Economia dei mercati agricoli

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Economia dei mercati agricoli
Il mercato
Il concetto di mercato
In passato il mercato era definito come il luogo fisico dove avviene la compravendita di
merci. Una definizione più moderna e rispondente alla realtà attuale è quella di un insieme di
realtà economiche che rappresentano, idealmente, il luogo d’incontro della domanda e
dell’offerta di determinati beni o servizi.
L’esistenza di un mercato è legata alla presenza dei seguenti elementi:
a)I soggetti economici interessati e le loro scelte, in altre parole:
•La domanda, vale a dire l’insieme di soggetti che in un determinato momento ed in un
determinato luogo fisico o ideale sono interessati all’acquisto di un determinato bene economico;
•L’offerta, in altre parole l’insieme dei soggetti che, nelle medesime condizioni, sono interessati
alla vendita dello stesso bene economico;
•Il prezzo, come risultato delle scelte dei suddetti soggetti economici.
b)La presenza dell’oggetto di scambio (bene economico) e le modalità con cui è definita la
transazione (qualità e quantità del bene e vincoli istituzionali).
I vincoli istituzionali, in campo agricolo, sono costituiti da disposizioni dell’Autorità
Pubblica, tese di solito a controllare la produzione allo scopo di sostenere i redditi degli agricoltori.
Tra queste ricordiamo:
•Dazi doganali sulle merci importate che hanno un prezzo più basso di quelle prodotte in Italia o
nell’Unione Europea;
•Contingentamento, cioè limitazione, dei prodotti importabili dall’estero per un anno, sempre per
limitare la concorrenza dei prodotti esteri sul mercato nazionale;
•Ammasso dei prodotti, in cui lo Stato interviene allo scopo di regolare la distribuzione di
determinati prodotti, nell’interesse della produzione nazionale;
•Sostegno dei prezzi, di cui parleremo nel capitolo relativo alla PAC (politica agricola
comunitaria).
Il mercato, in sostanza, nasce dall’interesse dei diversi soggetti allo scambio di beni
economici. In passato quest’ultimo assumeva la forma del baratto (merce con altra merce). Questa
forma di scambio presentava limiti e difficoltà evidenti, legati all’indivisibilità di molti prodotti o
alla loro conservabilità. Si passò, quindi, alla compravendita (merce in cambio di moneta),
utilizzando in una prima fase, come moneta, prodotti rari e perciò di un certo valore (conchiglie,
pietre preziose ecc.). In una seconda fase anche questi ultimi furono sostituiti con la moneta, prima
solo metallica e poi anche cartacea.
L’unica differenza tra queste due forme di scambio risiede nella forma di pagamento, mentre
rimane inalterata la logica dello scambio, cioè la molla che lo fa avvenire. Essa è legata al concetto
d’utilità marginale dei diversi beni, definita come l’utilità generata dal consumo dell’ultima dose
di bene. Ricordiamo che l’utilità di un bene economico, cioè la sua capacità di generare
soddisfazione in chi lo consuma, è massima per la prima dose del bene, ma diminuisce per le dosi
successive (Legge dei rendimenti decrescenti).
In sostanza c’è interesse allo scambio da parte dei due gruppi di soggetti che
costituiscono la domanda e l’offerta, fino al punto in cui le unità marginali dei beni scambiati
si eguagliano tra loro. Oltre questo limite l’interesse allo scambio non c’è più, sia negli acquirenti
sia nei venditori, perciò non vi sono ulteriori scambi.
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La domanda
Si dice domanda la quantità di prodotto che un determinato soggetto economico è
disposto ad acquistare ad un determinato prezzo.
È opportuno distinguere due tipi di domanda:
•La domanda individuale, definita come la quantità di beni che un certo individuo acquisterebbe
sul mercato ad un certo prezzo;
•La domanda globale che è, invece, la somma delle domande di tutti i componenti di una società.
È indubbio che l’acquisizione di un bene da parte dei consumatori comporta un certo
sacrificio economico, poiché:
•Ogni bene economico ha un prezzo, stabilito dal mercato;
•Il reddito a disposizione del consumatore è limitato (vincolo di bilancio).
L’andamento della domanda di un certo bene dipende dai seguenti fattori:
1.complesso dei bisogni del consumatore;
2.ricchezza disponibile;
3.utilità marginale attribuita al bene.
Graficamente essa si presenta come una curva che ha l’andamento descritto nella figura che
segue, nella quale sull’asse delle x è indicata la quantità di prodotto mentre sull’asse delle y è
riportato il prezzo. La curva della domanda mostra come la domanda aumenta al diminuire del
prezzo, fino ad un massimo in corrispondenza del prezzo zero.
Fig. 1. 1 Curva della domanda di un bene: la domanda diminuisce all’aumentare del
prezzo.
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La curva della domanda di un certo bene può variare col tempo, se cambiano i gusti dei
consumatori ed il benessere sociale (reddito). Nel breve periodo c’è una domanda statica; nel
lungo periodo c’è una domanda dinamica. È importante anche distinguere tra domanda al
consumo di un bene, (domanda primaria) e domanda alla produzione (domanda derivata). La
domanda primaria dipende direttamente dal consumatore finale; la domanda derivata riguarda i
fattori produttivi che l’imprenditore deve utilizzare per produrre il bene stesso.
L’offerta
Si dice offerta la quantità di bene che un soggetto economico è disposto a vendere ad un
determinato prezzo.La curva dell’offerta, riportata nella figura 2, mostra che l’offerta aumenta
all’aumentare del prezzo, e viceversa.
Fig. 1. 2 Curva dell’offerta di un bene: l’offerta aumenta all’aumentare del prezzo.
L’andamento della curva dell’offerta, per i prodotti agricoli, dipende molto anche da:
•andamento meteorologico (grandinate, gelate, siccità) ed epidemie del bestiame;
•progresso tecnico (nuove varietà di piante erbacee ed arboree, nuovi portainnesti, miglioramento
genetico degli animali, tecniche agronomiche e d’allevamento più moderne);
•aumento del costo di fattori produttivi (materie prime, lavoro, tributi, tassi d’interesse bancari
ecc.);
•perdita di potere d’acquisto della moneta (inflazione);
•fattori istituzionali, già esaminati nel primo paragrafo, tesi a controllare la produzione allo scopo di
sostenere o stabilizzare il reddito degli agricoltori.
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Elasticità della domanda e dell’offerta
L’elasticità (e) rappresenta il grado di reattività della domanda (o dell’offerta) alle variazioni
di prezzo. Si misura dividendo la variazione percentuale della quantità domandata (od offerta), per
la variazione percentuale del prezzo:
e = variazione % della quantità domandata (od offerta)
variazione % del prezzo
Si afferma che la domanda è elastica se è molto sensibile alle variazioni di prezzo (e > 1). I
beni voluttuari o di lusso hanno una domanda elastica. Si afferma che la domanda è anelastica o
rigida quando essa è poco sensibile alle variazioni di prezzo (e < 1). I prodotti di prima necessità,
come la maggior parte dei prodotti agricoli, hanno una domanda rigida.
Per quanto riguarda ancora la domanda, è importante anche l’elasticità in rapporto agli
aumenti di reddito. Vi sono, infatti, dei beni con domanda elastica rispetto al reddito, come i beni
industriali ed i servizi; vi sono, invece, altri beni con domanda rigida rispetto al reddito, come la
maggior parte dei prodotti agricoli. Tra questi ve ne sono alcuni (i beni poveri) che addirittura
hanno un’elasticità negativa, nel senso che la loro domanda diminuisce all’aumentare del reddito.
Anche l’offerta ha un suo grado d’elasticità variabile. È rigida l’offerta di beni naturali non
riproducibili (terreni) o difficilmente riproducibili o trasferibili (edifici, impianti, macchinari) o dei
prodotti agricoli non conservabili.
Fig. 3 Elasticità della domanda rispetto al prezzo
prezzo
Fig. 4 Elasticità dell’offerta rispetto al
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