Lo stress lavoro correlato come fenomeno psicopatologico

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Lo stress lavoro correlato
come fenomeno psicopatologico
Franco Cocchi
UOC Formazione Personale e Sviluppo Risorse
Azienda Usl 2 Perugia
Lo stress è una malattia?
Lo stress è una malattia?
Lo stress è una malattia?
Lo stress è una malattia?
Art. 28 D. Lgs.
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• 
3. Descrizione dello stress e dello stress da lavoro
•  Lo stress è uno stato, che si accompagna a malessere e
disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali che consegue
dal fatto che le persone non si sentono in grado di
superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei
loro confronti. L’individuo è capace di reagire alle
pressioni a cui è sottoposto nel breve termine, e queste
possono essere considerate positive, ma di fronte ad una
esposizione prolungata a forti pressioni egli avverte
grosse difficoltà di reazione
Inoltre, persone diverse possono reagire in modo diverso
a situazioni simili e una stessa persona può, in momenti
diversi della propria vita, reagire in maniera diversa a
situazioni simili
In Europa lo stress sul lavoro occupa il secondo posto tra i problemi
di salute legati all attività lavorativa, dopo il mal di schiena.
All interno dell Unione europea interessa oltre 40 milioni di persone
ed è la causa di oltre il 50% dei casi di assenteismo
Dalla conferenza
è emerso
con
chiarezza
che in Europa
costo
La prevenzione
dei
rischi
psicosociali
sul illavoro
umano ed economico dello stress e degli altri rischi psicosociali sui
conferenza
luoghi di lavoro
è in europea,
aumento.tenuta il 25 novembre 2002 a Bilbao
Le conclusioni sottolineano però che è tuttora possibile arrestare
ed invertire questa linea di tendenza.
Raccomandazioni della Conferenza
per contrastare lo stress psicosociale sul lavoro
• Sviluppo di nuovi strumenti e prassi per aiutare le organizzazioni a rispettare gli obblighi in materia di valutazione dei rischi in
tema di rischi psicosociali
• Valutazione sistematica degli esempi esistenti di buona prassi,
per identificare i fattori di successo e favorirne la trasposizione
ad altri luoghi di lavoro e ad altri settori
• Costituzione di una rete attiva di ricercatori, legislatori, parti
sociali e professionisti nel campo dell ambiente di lavoro per
condividere le informazioni e sviluppare strategie efficaci di lotta
allo stress
• Sistema efficace di monitoraggio della sicurezza e della salute
sul lavoro, fondato sulle esperienze nazionali e corroborato da
dati quantitativi e qualitativi
• Conoscenza dei rischi psicosociali
• Azioni concrete per la prevenzione: accrescere la consapevolezza del benessere sul lavoro e dei rischi psicosociali con
ulteriori iniziative fino al livello aziendale
LE CAUSE DI DANNO PSICHICO IN AMBIENTE
LAVORATIVO
Nell ambito lavorativo vengono riconosciute due categorie di
fattori in grado di determinare sofferenza psichica:
1. eventi traumatici
2. stress cronico
I traumi psichici
Che cos è un trauma capace di determinare patologia
psichica?
I due principali sistemi internazionali di classificazione delle
patologie psichiatriche (I.C.D. 10, D.S.M. IV) forniscono
questa definizione di evento traumatico:
un evento che ha comportato la morte, o una minaccia per la
vita, o una grave lesione, o una minaccia all integrità fisica,
propria o di altri, che ha comportato nella persona una
condizione di paura intensa, sentimenti di impotenza, o di
orrore .
Nel contesto lavorativo il più delle volte il trauma psichico è
associato ad eventi in cui il soggetto riporta gravi traumi fisici.
Rappresenta, tuttavia, un evento gravemente traumatico anche
il partecipare in qualità di spettatore o soccorritore ad eventi
gravi in cui sono coinvolte altre persone.
Parimenti si possono manifestare conseguenze psichiche
dall esposizione al rischio attuale per l incolumità fisica (es.
ritrovarsi coinvolti in una rapina sotto minaccia
delle armi).
L elemento chiave che determina lo sviluppo di una patologia è la
percezione soggettiva di minaccia per la vita, l impossibilità
percepita a ricevere aiuto, l esperienzadi paura estrema. Ciò spiega
perché soggetti diversi esposti alla stessa circostanza traumatica
possono sviluppare o meno un disturbo (Biondi, 1999).
Un evento assume, cioè, una dimensione psicotraumatica allorché
supera la capacità della persona di comprendere ciò che accade e di
mettere in atto adeguate strategie di adattamento cognitivo o
comportamentale.
Viene perciò considerato traumatico ogni avvenimento
che:
a)  coinvolga fortemente una persona con una intensa
partecipazione emotiva
b)  sia tale, per la intensità, o per l incongruenza con
l organizzazione mentale della vittima, da superare
le capacità di elaborazione cognitiva della stessa
Questa componente soggettiva varia da persona a
persona e una stessa persona può trovarsi in
diversi momenti della sua vita in condizioni
emotive che gli consentono una maggiore o minore
capacità di elaborare, l evento traumatico.
Lo stress
Il termine è mutuato dall ingegneria industriale e indica lo
sforzo a cui è sottoposto un materiale, ma è divenuto, nel
linguaggio medico e psicologico un termine indicativo di una
condizione genericamente pericolosa per la salute psico-fisica
o per la vita.
Negli organismi viventi rappresenta l insieme delle reazioni
adattative ad eventi potenzialmente dannosi, a situazioni di
sovraccarico emotivo e/o cognitivo.
Lo studio e il termine stesso di stress fu
introdotto nel 1936 da Hans Selye
con un saggio pubblicato sulla rivista
Nature (A syndrome produced by
diverse nocuous agents).
Selye lo definisce: uno stato di tensione
aspecifica della materia vivente, che
si manifesta mediante trasformazioni
morfologiche tangibili in vari organi, e
particolarmente nelle ghiandole
endocrine che stanno sotto il controllo
dell'ipofisi anteriore
Hans Hugo Bruno Selye (Vienna 1907-Montreal 1982) medico
fisiologo. Direttore dell’Istituto di Medicina e Chirurgia Sperimentale alla
Università di Montreal. E’ il padre del moderno concetto di stress su cui
ha pubblicato oltre 1.500 articoli e 30 volumi tra cui, i più noti, Stress
without Distress (1974) e The Stress of Life (1956).
Le sue teorie e scoperte gli fecero meritare l’appellativo di "Einstein
della medicina."
Distress ed eustress
•  Lo stress è la condizione in cui l'organismo si trova esposto a
fattori interni e/o esterni (stressor)che tendono ad alterarne
l’equilibrio inclusa la risposta dell'organismo stesso.
•  Questa condizione, tuttavia, non rappresenta qualcosa di
necessariamente nocivo, in condizioni normali lo stress risulta
funzionale alla sopravvivenza di tutte le specie animali, e
l’assenza dei meccanismi di stress sarebbe incompatibile con
la vita.
•  Perciò si distingue fra eustress che indica una risposta
fisiologica adattativa, e distress che indica invece quelle
condizioni di "discrepanza" tra lo stimolo e la risposta, cioè
quando le richieste ambientali vanno oltre le reali capacità di
risposta dell’individuo, determinando una maggiore
vulnerabilità allo sviluppo di malattie.
Fight-or-Flight
Il fisiologo Walter Cannon coniò il paradigma fight-orflight response(attacco o fuga) per descrivere la
risposta del nostro organismo allorché percepisce
una minaccia o un pericolo. Si tratta di un
meccanismo primitivo, biologico, che serve a fornirci
forza, potenza e rapidità necessari ad evitare
minacce ed attacchi fisici.
Questi meccanismi sono attivati “automaticamente”,
cioè non necessitano di un comando volontario e
cosciente, dal sistema nervoso autonomo,
responsabile di molte funzioni corporee come la
digestione, il battito cardiaco, la pressione
sanguigna, la temperatura corporea.
•  La risposta fight-or-flight è regolata
da due parti del SNA:
•  Il Sistema Nervoso Simpatico che è
responsabile dell’avvio della risposta
ogni volta che vi sia una sensazione
di pericolo o dolore
•  Il Sistema Nervoso Parasimpatico
che è responsabile del ritorno
fisiologico ad uno stato di
omeostasi, cioè di equilibrio e
neutralità allorché il pericolo non sia
più imminente e attuale
Sotto l’azione del sn parasimapatico il
respiro è lento e così la frequenza
cardiaca, la tensione muscolare
decresce e l’individuo prova una
sensazione di calma e tranquillità
•  In sintesi il primo eccita gli organi
che innerva, mentre il secondo opera
in senso inibitorio
•  IL SNA è controllato dall’ipotalamo, una
ghiandola sottocorticale le cui cellule nervose
producono sostanze chiamate neurosecreti, che
arrivano alla Ipofisi e la stimolano a produrre
ormoni, in particolare adrenalina e cortisolo.
Vi è oramai sufficiente evidenza scientifica che mostra come gli
organismi ripetutamente sollecitati da fattori stressogeni
tendano a rispondere in maniera maladattiva cioè con una
continua risposta attacco-fuga o con una sorta di
esaurimento delle risposte a situazioni di minaccia.
In particolare, inoltre, per i meccanismi neuroendocrini conivolti
l esposizione prolungata a fattori stressogeni diminuisce le
difese immunitarie
La "sindrome di adattamento generale“ secondo Selye è
infatti caratterizzata da ipertrofia corticosurrenalica,
ipotrofia timo-linfatica e ulcere emorragiche a livello
gastrico.
Interpretando il fenomeno quale conseguenza di una risposta sistemica
dell'organismo, Selye ha distinto tre fasi:
•  In una prima fase, detta "di allarme", promossa dalla
presenza dello stressor l'individuo riconosce il pericolo
insito nello stimolo
•  Segue poi una fase detta "di resistenza", nella quale
assume un ruolo fondamentale l’attivazione dell’asse
ipotalamo-ipofisi-surrene (asse HPA), e che è
caratterizzata dalla messa in atto di un complesso
programma sia biologico che comportamentale che
sostiene la risposta allo stressor
•  La fase di resistenza può tuttavia esitare, per tutta una
serie di fattori legati allo stimolo e/o all'individuo, in
una fase detta "di esaurimento", nella quale si verifica
una critica riduzione delle capacità adattative
dell’organismo, instaurandosi una condizione propatologica, ovvero predisponente allo sviluppo di
malattie
Dallo stress alla malattia
(Pathways Linking Psychological Stress to Disease)
la risposta endocrina suscitata dagli stressors fornisce il percorso chiave.
I due sistemi di risposta endocrini particolarmente reattivi allo stress
psicologico sono:
- l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) e
- il sistema simpatico-surrenale-midollare (SAM)
Il cortisolo, l‘effettore primario di attivazione HPA negli esseri umani,
regola un vasta gamma di processi fisiologici, tra cui le risposte
antinfiammatorie; il metabolismo dei carboidrati, dei grassi, delle
proteine , e la gluconeogenesi.
Allo stesso modo, catecolamine,che vengono rilasciati in risposta
all'attivazione SAM, esercitano una funzione di regolazione sul sistema
cardiovascolare, polmonare, epatico, muscolo scheletrico e del
sistema immunitario.
La loro attivazione prolungata o ripetuta può interferire con il controllo di
altri sistemi fisiologici, con conseguente aumento di rischio di disturbi
fisici e psichiatrici.
(Cohen, Janicki-Deverts, Miller, JAMA, October 10, 2007—Vol 298, No. 14)
La sindrome da stress negativo
da: ISPESL, Lo stress in ambiente di lavoro.Linee guida per datori di lavoroe responsabili dei servizi di
prevenzione,Roma 2002
disturbi psicofisiologici
• disturbi del sonno
• anomalie cardiovascolari: aumento della frequenza cardiaca e della
gettata cardiaca
con conseguente sintomatologia soggettiva di palpitazioni
• dispnea
• ipertensione arteriosa
• iperglicemia
• iperidrosi
• disturbi digestivi
• tensione muscolare generalizzata connessa ad irrequietezza psicomotoria
• modificazione del quadro biologico con effetti immunodepressivi:
- aumentata suscettibilità alle malattie infettive (batteriche, virali,
parassitarie)
Disturbi comportamentali ed emozionali
• irritabilità
• depressione
• scarsa concentrazione
• impoverimento del senso di autostima
• turbe del comportamento alimentare (ipo o iperalimentazione);
• inibizione generalizzata o sovreccitazione;
• tabagismo
• abuso di sostanze
Esempio: le patologie mobbing correlate
•  Alterazioni dell equilibrio emotivo
depressione, desiderio di isolamento, alterazioni dell umore,
abbassamento della autostima, diminuzione della libido
•  Disturbi psicosomatici
cefalea, dolori muscolari, problemi gastrointestinali,
tachicardia, palpitazioni e infarti del miocardio, disturbi
dell equilibrio come vertigini, disturbi cutanei, dermatosi
•  Disturbi del comportamento
disordini alimentari, ricorso all alcool o aumento del
tabagismo, consumo di farmaci e/o psicofarmaci, aumento
dell aggressività anche verso sé stessi
Psicopatologie
• Disturbo dell Adattamento (DDA)
• Disturbo Acuto da Stress (DAS)
• Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS)
• Disturbo dell Adattamento
(Dsm IV)
A. Lo sviluppo di sintomi emotivi o comportamentali in risposta ad uno o più fattori
stressanti identificabili che si manifesta entro 3 mesi dell'insorgenza del fattore, o dei
fattori stressanti.
B. Questi sintomi o comportamenti sono clinicamente significativi come evidenziato da
uno dei seguenti:
1) marcato disagio che va al di là di quanto prevedibile in base all'esposizione al fattore
stressante
2) compromissione significativa del funzionamento sociale o lavorativo (scolastico).
C. L'anomalia correlata allo stress non soddisfa i criteri per un altro disturbo specifico, e
non rappresenta solo un aggravamento di un preesistente disturbo.
D. I sintomi non corrispondono a un Lutto.
E. Una volta che il fattore stressante (o le sue conseguenze) sono superati, i sintomi non
persistono per più di altri 6 mesi.
I Disturbi dell'Adattamento sono codificati in base al sottotipo secondo i sintomi
predominanti:
• Con Umore Depresso
Con Ansia
Con Ansia e Umore Depresso Misti
Con Alterazione della Condotta
Con Alterazione Mista dell'Emotività e della Condotta
Non Specificato
• Disturbo Acuto da Stress (Dsm IV)
A. La persona è stata esposta ad un evento traumatico in cui erano presenti entrambi i
seguenti elementi:
1) la persona ha vissuto, ha assistito o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno
comportato la morte, o una minaccia per la vita, o una grave lesione, o una minaccia all'integrità fisica,
propria o di altri
2) la risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore.
B. Durante o dopo l'esperienza dell'evento stressante, l'individuo presenta tre (o più) dei
seguenti sintomi dissociativi:
1) sensazione soggettiva di insensibilità, distacco, o assenza di reattività emozionale
2) riduzione della consapevolezza dell'ambiente circostante (per es., rimanere storditi)
3) derealizzazione
4) depersonalizzazione
5) amnesia dissociativa (cioè incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma).
C. L'evento traumatico viene persistentemente rivissuto in almeno uno dei seguenti modi: immagini,
pensieri, sogni, illusioni, flashback persistenti, o sensazioni di rivivere l'esperienza; oppure disagio
all'esposizione a ciò che ricorda l'evento traumatico.
D. Marcato evitamento degli stimoli che evocano ricordi del trauma (per es., pensieri, sensazioni,
conversazioni, attività, luoghi, persone).
E. Sintomi marcati di ansia o di aumentato arousal (per es., difficoltà a dormire, irritabilità, scarsa
capacità di concentrazione, ipervigilanza, risposte di allarme esagerate, irrequietezza motoria).
F. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale,
lavorativo o di altre aree importanti, oppure compromette la capacità dell'individuo di eseguire compiti
fondamentali, come ottenere l'assistenza necessaria o mobilitare le risorse personali riferendo ai
familiari l'esperienza traumatica.
G. Il disturbo dura al minimo 2 giorni e al massimo 4 settimane, e si manifesta entro 4 settimane
dall'evento traumatico.
H. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un
farmaco) o di una condizione medica generale, non è meglio giustificato da un Disturbo Psicotico
Breve, e non rappresenta semplicemente l'esacerbazione di un disturbo preesistente.
Disturbo Post-traumatico da Stress(Dsm IV)
A. La persona è stata esposta ad un evento
traumatico nel quale erano presenti
entrambe le caratteristiche seguenti:
1) la persona ha vissuto, ha assistito, o si è
confrontata con un evento o con eventi che
hanno implicato morte, o minaccia di morte,
o gravi lesioni, o una minaccia all'integrità
fisica propria o di altri
– 2) la risposta della persona comprendeva
paura intensa, sentimenti di impotenza, o di
orrore. Nei bambini questo può essere
espresso con comportamento disorganizzato
o agitato.
– B. L'evento traumatico viene rivissuto persistentemente in
uno (o più) dei seguenti modi:
– 1) ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento, che
comprendono immagini, pensieri, o percezioni. Nei bambini
piccoli si possono manifestare giochi ripetitivi in cui vengono
espressi temi o aspetti riguardanti il trauma
– 2) sogni spiacevoli ricorrenti dell'evento. Nei bambini possono
essere presenti sogni spaventosi senza un contenuto
riconoscibile
– 3) agire o sentire come se l'evento traumatico si stesse
ripresentando (ciò include sensazioni di rivivere l'esperienza,
illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback,
compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di
intossicazione). Nei bambini piccoli possono manifestarsi
rappresentazioni ripetitive specifiche del trauma
– 4) disagio psicologico intenso all'esposizione a fattori
scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a
qualche aspetto dell'evento traumatico
– 5) reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti
interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche
aspetto dell'evento traumatico.
– C. Evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e
attenuazione della reattività generale (non presenti prima del
trauma), come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:
– 1) sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate
con il trauma
– 2) sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del
trauma
– 3) incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma
– 4) riduzione marcata dell'interesse o della partecipazione ad attività
significative
– 5) sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri
– 6) affettività ridotta (per es., incapacità di provare sentimenti di
amore)
– 7) sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es.
aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli, o
una normale durata della vita).
– D. Sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del
trauma), come indicato da almeno due dei seguenti elementi:
1) difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno; 2) irritabilità o
scoppi di collera; 3) difficoltà a concentrarsi
4) ipervigilanza; 5) esagerate risposte di allarme.
– E. La durata del disturbo (sintomi ai Criteri B, C e D) è superiore a 1
mese.
Epidemiologia dei disturbi ansia
Fonte: WHO/World Mental Health (WMH) Survey Iniziative (Acta Psychiatr Scand 2004: 109: 21‒27)
•  Cohen, Janicki-Deverts, Miller,
(Psychological Stress and Disease,
October 10, 2007—Vol 298, No. 14)
JAMA,
Una rassegna degli studi su stress e
malattia ha trovato significativi legami
fra
-  Stress e depressione
-  Stress e rischio cardiovascolare
-  Stress e immunodeficienza acquisita
-  nessuna evidenza fra stress e cancro.-
I fattori di stress al lavoro (Kasl 1991)
Aspetti temporali della giornata di lavoro e dell'attività
lavorativa
a) lavoro a turni, in particolare turni a rotazione
b) lavoro straordinario indesiderato o numero "eccessivo" di
ore
c) doppio lavoro
d) ritmo di lavoro condizionato dal sistema di retribuzione
e) ritmo di lavoro accelerato
f) tempo insufficiente per rispettare le scadenze di lavoro
g) inadeguata programmazione dei cicli di lavoro e di riposo
h) variazioni non programmate della quantità di lavoro
assegnata
i) interruzioni
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Contenuto dell'attività lavorativa
a) lavoro frammentario, ripetitivo, monotono che prevede
compiti poco variati
b) mancanza di autonomia, indipendenza, controllo
c) utilizzo delle competenze disponibili
d) opportunità di acquisire nuove competenze
e) vigilanza mentale e concentrazione prolungate
f) incertezza delle mansioni o delle richieste
g) contraddittorietà delle mansioni o delle richieste
h) risorse insufficienti in relazione all'impegno o alle
responsabilità necessari per portare a termine il lavoro
(per esempio: competenze, apparecchiature, struttura
organizzativa)
Rapporti interpersonali nel gruppo di lavoro
a) possibilità di interagire con i colleghi (durante il lavoro, nelle
pause, dopo il lavoro)
b) dimensione e coesione del gruppo primario di lavoro
c) riconoscimento per i risultati ottenuti nel lavoro
d) sostegno sociale
e) sostegno strumentale
f) equa distribuzione del lavoro
g) molestie
Rapporti interpersonali con i supervisori
a) partecipazione ai processi decisionali
b) feedback e riconoscimento da parte dei supervisori
c) possibilità di ricevere un feedback dalla supervisione
d) grado di rigore della supervisione
e) sostengo sociale
f) sostegno strumentale
g) incertezza o contraddittorietà delle richieste
h) molestie
Condizioni dell'organizzazione
a) dimensione dell'organizzazione
b) struttura (ad esempio: struttura orizzontale con
pochi livelli all'interno dell'organizzazione)
c) lavoro alla periferia dell'organizzazione
d) prestigio relativo delle mansioni svolte
e) struttura organizzativa non chiaramente definita
(attribuzione delle responsabilità, presupposti
organizzativi per conflitti di ruolo e ambiguità)
f) burocrazia organizzativa (amministrativa) e
procedure incongrue (irrazionali)
g) politiche discriminatorie (per es. nelle decisioni sui
licenziamenti o le promozioni)
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