a che cosa serve digerire - Istituto Comprensivo Spinea 1

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PRATICA EDUCATIVA
A che serve digerire
Per la svolgimento di attività scientifiche in modo correlato e organico.
Le situazioni motivanti: quelle in cui il sapere certe cose è indispensabile per capirne
altre.
La recita
Ho proposto ai bambini di sceneggiare quanto sappiamo sul percorso del cibo e di fare una specie di «recita sulla
digestione: accettano con entusiasmo.
Disponiamo i banchi in modo da formare un corridoio con uno slargo al centro: l’apertura ad una estremità sarà
la bocca, l’altra sarà l’ano; Lo slargo sarà lo stomaco; il primo pezzo del corridoio rappresenta l’esofago,
l’ultimo l’intestino. Parallelamente all’intestino poniamo un altro corridoio, per il momento senza principio né
fine, che sarà un pezzo di capillare. I banchi che formano la parete dell’intestino, come quelli che simulano la
parete del capillare, sono leggermente distanziati in modo da lasciare dei passaggi.
Alcuni bambini, a braccetto e stretti per mano, rappresentano il cibo. Nella bocca un compagno provvede a
dividerli in gruppi più piccoli, e poi a spingerli nello stomaco, attraverso l’esofago. Qui un altro ne separa alcuni
uno ad uno; poi tutti i bambini-cibo passano nell’intestino. Appena usciti dallo stomaco un altro compagno versa
loro addosso dei succhi immaginari prodotti separatamente dal fegato e dal pancreas: per azione di questi succhi
altri legami si sciolgono. Nell’intestino un ultimo intervento provvede a dividere ulteriormente alcuni gruppetti.
Abbiamo, a questo punto, bambini singoli e bambini in gruppi di due o di tre. I primi riescono a passare attraverso i buchi lasciati tra i banchi ed entrano nel “capillare”; quelli a gruppi, che non riescono a farlo, proseguono
la strada fino all’ano.
Si ripete il gioco più di una volta, finché i bambini si accorgono che coloro che entrano nel capillare dovrebbero
poi scorrervi dentro: altrimenti potrebbero tornare nell’intestino ripercorrendo in senso inverso la strada già fatta.
Oltre alla discussione ed alla lettura di libri, abbiamo introdotto così nel nostro lavoro altri due elementi:
l’esperimento (quello della filtrazione discusso nella parte precedente) (1) e il gioco.
(1) Vedi l’articolo precedente. “Le sostanze buone, le sostanze cattive”pubblicato sul n.13, 1°
febbraio 1984, a pag. 21.
Scelte didattiche
Queste esperienze, come altre che seguiranno, sono fatte per quanto possibile con materiali poveri, usuali: sia per
suggerire ai bambini riferimenti alla realtà in cui vivono, sia per aiutarli a superare l’idea che gli “esperimenti”
siano magiche prove della verità. Anche il gioco serve a ricondurre il “fare scienze” ad una dimensione cognitiva
abituale per i bambini: per loro è stato infatti più facile cercare coerenza in una situazione dove tutte le azioni o i
gesti erano connessi da un significato evidente che non nella discussione astratta sui processo della digestione,
da cui pure il gioco era nato. La recita ci è servita dunque per dare una “rappresentazione visibile” di quello che
accade nel nostro corpo, e i ragazzi hanno trasformato i diversi “passi” della digestione in gesti e situazioni di un
gioco che si svolge con una sua continuità e con una molteplicità di possibili alternative. Solo mimando l’intero
processo i ragazzi si sono resi conto, per esempio, che alcune delle spiegazioni date a parole ignoravano
passaggi importanti, oppure non davano indicazioni sufficienti per capire come, e con quali criteri il cibo può
entrare nel circolo sanguigno. Questa esperienza ci ha quindi dato lo spunto per porci domande più precise, su
processi sempre meglio definiti; inoltre in questo, come in altri momenti, il gioco ci è servito per riassumere le
cose che sapevamo, per evidenziare la necessità di ulteriore approfondimento e per suggerire modelli esplicativi.
Un problema nuovo
(Una settimana dopo)
Si parla di nuovo del passaggio delle particelle di cibo dall’intestino ai capillari sanguigni: ci sono infatti bambini che non erano presenti la volta precedente, e anche quelli che c’erano hanno ancora bisogno di ripensare
insieme a quanto avevamo fatto. Alcune osservazioni riguardano proprio le difficoltà connesse con la
schematizzazione proposta: per alcuni è troppo lontano dall’immaginazione «fare come se» intestino e capillare
fossero solo corridoi paralleli di banchi. senza sistemi di comunicazione definiti. La maggior parte dei bambini
sente infatti la necessità di porre degli altri tubi per far passare le sostanze dall’intestino al capillare.
Discutiamo allora su questo punto:
- E’ proprio necessario che vi siano dei tubicini che uniscano i capillari all’intestino?
Francesco: A me non pare possibile che un capillare possa essere unito all’intestino, se no vanno a finire
all’intestino anche le altre sostanze del sangue.
Marco: Per me tra il capillare e l’intestino c’è come un passino.
Antonio: Io non sono d’accordo con Marco perché poi il sangue ci va dentro.
Anna Maria, Lei ha detto che tra l’intestino e il capillare c’é parete sottilissima…
Ins: Sono vicinissimi.
Anna Maria: Abbiamo fatto l’esperienza del bicchiere. Forse il capillare è vicino all’intestino, come l’acqua è
vicinissima alla bustina e diventa del colore della camomilla: quindi così potrebbero passare Le cose
dall’intestino al capillare...
Francesco: Allora queste pareti non si congiungono mai?
Marco: Io vorrei proprio sapere come è fatto l’intestino.
Anna Maria: ... Ma il cibo che va nel sangue o il sangue che va nell’intestino?
Cerco ancora di chiarire i diversi significati con cui usiamo la parola “passare”: uno riguarda il passare del cibo
nell’intestino, scorrendovi dentro; l’altro è il passare del cibo fuori dall’intestino, nel capillare, attraverso fori o
tubicini.
Mi sembra importante raccogliere i dubbi di Francesco e di Anna Maria e cerco di spiegare: le pareti non si
«congiungono» l’una all’altra, con nuovi sistemi di tubi, ma devono essere come «appoggiate» una sull’altra;
piccole particelle passano dallo scorrere del cibo nell’intestino allo scorrere del sangue nel capillare.
Mi sembra che questa spiegazione sia stata capita, ma siamo ben lontani dalla comprensione generale del processo. Per andare avanti, analizziamo ancora altri aspetti del problema. ripropongo nuovamente il nostro
obiettivo finale, la domanda a cui stiamo cercando di rispondere.
- A cosa ci serve il cibo?
Marco: Per tutte le sostanze che poi vanno nel sangue.
Fabio: Per vivere.
Antonio: Per dare più forza al sangue.
Francesco; Allora per il sangue!
Antonello: Per me questo cibo si trasforma in sangue.
Marco: Per dare forza ai muscoli.
Roberta: Per crescere ed anche per i globuli rossi.
Fabio: Per ingrossare le cellule.
Antonio: Si mangia per fare il sangue. Il cuore pompa il sangue ai polmoni, lì prende l’ossigeno e lo porta in tutte
le parti del corpo, dove prende l’ossigeno che non serve più e lo riporta ai polmoni.
Con i libri
Per poter dare un senso a queste affermazioni bisogna imparare ancora altre cose. Dalla discussione collettiva si
capisce che alcuni ragazzi stanno costruendo e puntualizzando un modello coerente di funzionamento del corpo,
ed è interessante notare come in esso siano coinvolte ed intrecciate le funzioni dell’apparato digerente,
respiratorio e circolatorio su questa base essi cercano di rispondere alle obiezioni dei compagni. Vi sono però
ancora molti altri ragazzi che non riescono a capire in che senso le risposte particolari possano poi essere utilizzate per rispondere alle domande generali con cui abbiamo iniziato il lavoro. E’ importante farli uscire dal
circolo chiuso «si mangia per crescere. si cresce perché si mangia», e pensiamo che con lavoro individuale. o
discutendo in piccoli gruppi, ogni ragazzo possa assumete da libri o da compagni quegli clementi che potranno
aiutarlo a trovare attraverso tappe intermedie una via per la spiegazione al problema.
Dopo una lunga discussione, i bambini decidono di formare gruppi per rispondere, ciascuno, ad una domanda
precisa.
Le domande rivolte ai singoli gruppi sono:
1) A cosa serve il cibo?
2) Come arriva il cibo nell’intestino?
3) Come fa il cibo a passare dall’intestino al sangue?
4) A cosa serve il sangue?
I bambini sfogliano e leggono pochi libri che abbiamo a disposizione: alcuni sussidiari, qualche volume illustrato
sul corpo umano, opuscoli sulla alimentazione. Quelli del primo gruppo non riescono ø collaborare. Dopo aver
cercato sui libri, danno ciascuno una propria personale risposta: il cibo serve per allungare le ossa, per dare forza
al sangue e ai muscoli, per trasformarsi in sangue e, come afferma Marco, per darci l’energia nucleare.
Rispondendo alla seconda domanda, i bambini hanno scritto: «Il cibo all’intestino arriva denso, perché
l’intestino per ultimo, divide le scorie cattive dalle buone».
Hanno fatto poi due disegni, copiando l’apparato digerente da due libri diversi per far capire qual è il percorso
seguito dal cibo.
Il terzo gruppo dà questa risposta: «Il cibo passa dall’intestino al sangue attraverso una sottilissima parete; per
esempio, il cibo passa dall’intestino al capillare come passa la sostanza del tè, che immerso nell’acqua, le fa
cambiare colore e le dà sapore. Attraverso la sottilissima parete passano solo i cibi ben digeriti».
Due bambini hanno risposto in questo modo all’ultima domanda:
“Le domande che ci possiamo porre sono tante. Nell’intestino, nel quale passa il cibo, ci sono minuscoli pezzi di
cibo che, attraverso il tessuto filtrabile, passano nel sangue. Ma noi ci possiamo chiedere: se passano fuori
possono anche rientrare? Però sono di più i minuscoli pezzi che escono dall’intestino. Quelli che escono vanno
a finire nel sangue, che li trasporta in altri tipi tessuti: li porta ai reni e le parti da eliminare si eliminano. Il
sangue fa il giro e va a finire vicino ai polmoni, il sangue dà piccoli pezzi che sono rimasti, e i polmoni danno
l’ossigeno che attraverso le vene viene portato a tutto il corpo”.
Questa volta dunque i libri sono usati per rispondere a domande vere e proprie, invece che per imparare o meno
a memoria domande e risposte contemporaneamente. I questa direzione di lavoro già il poter dare, sulla base
delle nuove informazioni delle proprie conoscenze e delle discussioni fatte insieme, risposte diverse da quelle del
libro di testo, e più soddisfacenti è stato utile ai ragazzi per aprirsi ai problemi, e per provare ad organizzare in
maniera coerente anche le cose via via immaginate o pensate.
Guardando nel suo complesso questa esperienza , e riflettendo sulla metodologia con cui ho cercato di condurla,
mi sembra sempre più evidente per ognuno di noi (ragazzi e adulti)imparare a capire quali problemi si pongono,
man mano che si va avanti con la costruzione coerente di una spiegazione, rappresenta un passo necessario verso
una autonomia di pensiero, e contribuisce a sviluppare quello che di solito viene chiamato un po’
pomposamente, spirito critico.
Ma cosa trasportano i capillari?
(Una settimana dopo)
Prepariamo nuove esperienze per chiarire meglio il problema del passaggio di particelle attraverso pareti o
membrane: mettiamo due tubi da dialisi (cellophan semimpermiabile), uno contenente sale, l’altro contenente
acqua pura, in due bicchieri pieni, rispettivamente, di acqua pura e di acqua molto salata. I bambini sono molto
interessati a vedere quello che succede: restano un po’ delusi quando dico che bisognerà aspettare almeno
l’indomani.
Per ricollegarmi ad alcune delle cose dette nelle discussioni precedenti mi sono procurata in un laboratorio di
chimica due diversi Sali di calcio, il cloruro e il fosfato di calcio. I bambini li mettono in acqua: il cloruro si
scioglie mentre il fosfato si deposita sul fondo. Questo diverso comportamento li meraviglia perché, dicono, c’è
il calcio in tutti e due i sali.
Facciamo allora un gioco con dei mattoncini «lego»:
facciamo finta che i mattoncini rossi siano calcio. Legando un mattoncino rosso con uno bianco si avrà un tipo di
composto; legandolo con uno verde, oppure mettendoli insieme in posizioni diverse, si avranno altri tipi di
composti. con diverse forme e diverse proprietà. Continuiamo a giocare con le costruzioni trovando tutte le
forme possibili con due e tre mattoncini, e cercando di trovare analogie con il processo della digestione:
dividiamo un grosso blocco in pezzi più piccoli, che vengono poi messi insieme ed utilizzati per costruire
strutture diverse dal blocco di partenza Chiedo ai bambini che cosa questo gioco può aiutare a capire, se serve a
spiegare qualcosa della digestione e se adesso finalmente sappiamo a Cosa serve digerire.
Ma alcuni ragazzi non sono ancora convinti;
Antonello:; Chi ce lo ha detto che l’intestino manda il cibo .al capillare? Il capillare serve per portare il sangue a
tutto il corpo, e quello invece è il cibo.
Ins.: Chi risponde ad Antonello?
Antonello: Io ho detto: chi te Io dice che il capillare sta appoggiato all’intestino? E poi questo è cibo, e nel
capillare ci sta il sangue
Anna Maria: Abbiamo detto che i pezzettini di cibo vanno nell’intestino, dove vengono lavorati ancora, e
vengono fatti diventare tutti piccoli.
Antonello: Ma tu mi dici come possano diventare, non come possono andare nel capillare!!
Anna Maria: Tu fai l’esperimento col te: senza acqua il tè sta nella buste filtro, poi ci va l’acqua ed il tè esce
fuori e va nel bicchiere.
Alcuni bambini guardano con attenzione quanto accade ai sali di calcio osservando il cloruro di calcio che si è
sciolto in acqua, Stefano esclama (finalmente!!): “non è il sangue che diventa calcio, è il calcio che passa e ci si
scioglie dentro”
Nessuno però riesce ancora, a dare una risposta chiara alle due domande di Antonello, per cui bisognerà vedere
se effettivamente i capillari passano vicino all’intestino o se il cibo può attraversare le pareti. Bisognerà inoltre
vedere come è fatto il sangue.
Alcuni bambini propongono di guardare sui libri, perché «qualcuno prima l’ha visto e poi l’ha scritto».
E allora come si forma il sangue?
Intanto, guardando le nostro soluzioni. faccio notare ad Antonello che, come nell’acqua si è sciolto il sale di
calcio. così probabilmente anche nel sangue si possono sciogliere delle piccole cose e trasportarle: il sangue è
anche un liquido. Egli cerca di capire se il cibo si trasforma in sangue (e quindi il sangue è solo cibo trasformato)
oppure se il sangue ha una sua identità. una sua natura che viene conservata anche se dentro ci va il cibo.
Antonello: Ma allora come ha fatto a formarsi il sangue?
Ins: Il problema di come si forma il sangue, è lo stesso problema di come si formano la pelle, le ossa i muscoli...
Antonello: Si, ho capito. Nel sangue possa il cibo, delle cose piccolissime. Ma all’inizio ci doveva essere qualcosa per formare il sangue?
Ins.: Ti stavo dicendo che problema di come si forma il sangue è lo stesso, per esempio, di come si forma la
pelle. Quando si forma un bambino, dall’uovo, nella pancia della mamma, prima di nascere, si sviluppano i
muscoli, le ossa, la pelle, il sangue.. Per adesso non ci è possibile spiegare come si formano tutti questi organi,
ma vediamo le cose che il sangue può fare: si forma come il sangue; può trasportare le cose che vi si sciolgono ti
formi come sangue; può trasportare le cose che vi si sciolgono dentro perché è un liquido, ma anche un liquido;
circola in tutto il corpo, me resta sangue, anche se si sciolgono pezzetti di cibo dentro…
Con tutta la classe, abbiamo di nuovo simulato il passaggio di particelle di cibo dall’intestino al capillare In
questo modo: una fila di banchi, un po’ distanziati, divide la stanza in due reparti. In uno di questi ci sono
numerosi bambini, nell’altro ce ne sono pochi. A un mio segnale, i bambini cominciano a camminare
disordinatamente. Muovendosi, urtandosi e spingendosi, alcuni attraversano la fila di banchi. Ad un mio secondo
segnale si fermano tutti e, a questo punto, contiamo i bambini presenti da una parte e dall’altra: in genere è
aumentato il numero dei bambini presenti nel reparto in cui prima ce ne erano di meno, anche se non sono
necessariamente gli stessi che c’erano all’inizio.
Qualche conclusione
A parte il divertimento provocato dall’inevitabile confusione, i ragazzi sembrano abbastanza stupiti dal risultato,
e chiedono di ripetere il gioco parecchie, volte.
Questo gioco rinforza l’idea del passaggio attraverso una parete, e suggerisce che passano più bambini “da dove
ce né di più a dove ce ne è di meno”; in questo senso si mette in evidenza la necessità di mantenere una
“differenza di concentrazione” per continuare a far passare più bambini dal reparto più pieno a quello più vuoto.
Naturalmente ci vorranno ulteriori momenti del lavoro per chiarito questo punto.
I risultati della nostra dialisi sono abbastanza interessanti: ci accorgiamo, assaggiando, che “tutto è salato”
Infatti, nel bicchiere dove avevamo messo l’acqua pura e il tubo con sale in granelli, ora abbiamo acqua salata
sia nel bicchiere che nel tubo; nell’altro, dove avevamo messo l’acqua salata e il tubo pieno di acqua pura,
abbiamo ora acqua salata sia nel bicchiere, che nel tubo.
Facciamo quindi numerose ipotesi sulla struttura dell’acqua, del sale e soprattutto del tubo, per spiegarci come
mai, attraverso pareti che sembrano così “ impermeabili” (tanto che tubi pieni si possono asciugare all’esterno, e
restano asciutti), possono invece passare sia acqua che sale.
I ragazzi hanno ovviamente delle difficoltà a connettere i significati delle diverse discussioni, giochi,
esperimenti, proposti in maniera apparentemente frammentaria, e a servirsene per trovare una risposta al
problema posto all’inizio del lavoro: in parte perché non hanno mai lavorato in questo modo, ma soprattutto
perché hanno a disposizione un patrimonio di conoscenze povero, disorganizzato e insufficiente a rispondere a
domande non convenzionali. Ci sembra importante mettere in evidenza ancora una volta quanto il desiderio di
arricchirlo nasca facilmente in situazioni “motivanti”, in quelle cioè in cui sapere certe cose è indispensabile per
capirne delle altre.
Avendo molto più tempo a disposizione, o potendo organizzare un programma complessivo di educazione
scientifica sarebbe realmente possibile arricchire questa esperienza: ad esempio introducendo senza forzature,
elementari modelli di struttura delle materia, semplicemente raccogliendo e sviluppando alcuni dei suggerimenti
o delle ipotesi dei ragazzi; studiando e facendo esperimenti sulle soluzioni, sulla diversa solubilità delle sostanze,
sugli effetti della concentrazione… si potrebbe chiarire, proseguendo su questa stessa linea, un concetto di
concentrazione… tutto questo per poter avviare lo studio di varie discipline in modo correlato e organico.
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