sì della fda a pimavanserin primo farmaco per la

SÌ DELLA FDA A PIMAVANSERIN PRIMO
FARMACO PER LA PSICOSI ASSOCIATA
ALLA MALATTIA DI PARKINSON
È stato dato il via libera dalla Psychopharmacologic Drugs Advisory Committee della US Food
and Drug Administration (FDA) a pimavenserin, un nuovo farmaco che aiuta a ridurre
allucinazioni, deliri e altri sintomi psicotici manifestati da alcuni pazienti affetti da malattia di
Parkinson (PD), senza influenzare i sintomi motori.
16 aprile 2016
È stato dato il via libera dalla Psychopharmacologic Drugs Advisory Committee della US Food
and Drug Administration (FDA) a pimavenserin, un nuovo farmaco che aiuta a ridurre
allucinazioni, deliri e altri sintomi psicotici manifestati da alcuni pazienti affetti da malattia di
Parkinson (PD), senza influenzare i sintomi motori.
Nonostante alcune preoccupazioni relative a un aumento del rischio di eventi avversi gravi (SAE),
compresa la morte, e il piccolo numero di pazienti testati, i membri della commissione hanno
determinato che questo farmaco orale (nome commerciale: Nuplazid) sviluppato dalla Acadia
Pharmaceuticals Inc. ha dimostrato di essere efficace e sicuro e che i suoi benefici superano i
rischi. In particolare, la commissione alla votazione si è espressa così: 12 a 2 sul fatto che lo
sponsor ha fornito prove sufficienti di efficacia, 11 a 3 riguardo alla sufficiente caratterizzazione
della sicurezza e 12 a 2 riguardo alla superiorità dei benefici del farmaco rispetto ai rischi.
«Anche se avremmo preferito vedere un trial più ampio e un effetto più forte, nel contesto di
questa grave malattia e considerando la mancanza di altri trattamenti prontamente disponibili che
siano facili da usare, questo rappresenta un passo in avanti» ha affermato il presidente della
commissione, David A. Brent, della Divisione di Psichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza
presso l’University of Pittsburgh School of Medicine.
Ridotti deliri, allucinazioni e agitazione senza influssi negativi sui sintomi motori
Pimavanserin è un agonista inverso del sottotipo recettoriale della serotonina 5-HT2A. A
differenza di altri antipsicotici, non determina dunque un blocco dopaminergico e quindi ha la
capacità di ridurre i sintomi di allucinazioni, deliri e agitazione senza influire negativamente sui
sintomi motori del PD. Non esistono altri farmaci approvati dalla FDA per la psicosi associata al
PD (PDP), che può verificarsi fino al 40% dei pazienti con PD in qualsiasi momento durante la
loro malattia. Si tratta di una condizione che può gravemente compromettere la qualità della vita
(QoL), causare enormi condizioni di stress ai familiari ed è stata associata con la necessità di
ricovero in casa di cura.
L’azienda produttrice aveva richiesto, e ottenuto, la designazione di “breakthrough therapy” da
parte della FDA e attualmente è in corso una revisione prioritaria per il prodotto. Per la riunione
del consiglio consultivo, Acadia ha presentato un singolo trial positivo di fase III della durata di 6
settimane (ACP-103-020), che ha valutato l'efficacia, la tollerabilità e la sicurezza di pimavanserin
(40 mg al giorno) in 199 pazienti con PDP. Sono stati inoltre presentati i risultati di altri tre studi
randomizzati controllati come informazioni di supporto, anche se nessuno è stato statisticamente
positivo rispetto all’endpoint primario e, di fatto, non hanno influito sull’esito dell’approvazione.
Per stabilire l'efficacia, la studio registrativo ha usato la 9-item Scale for the Assessment of
Positive Symptoms–Parkinson's Disease (SAPS-PD). Questa scala misura varie forme di
allucinazioni (visive, somatiche e uditive) e deliri (tra i quali soprattutto quelli patologici di
gelosia, che molti pazienti con PDP sembrano sviluppare).
Lo studio ha dimostrato che la differenza media di cambiamento su questa scala rispetto al basale,
valutata da esaminatori indipendenti, è stata di 3,1 punti (-5,79 per il gruppo di trattamento vs 2,73 per il gruppo placebo; p = 0,001). Si è rilevato anche un miglioramento significativo (p
=0,001) nella misura di efficacia secondaria, la Clinical Global Impressions Scale, valutata da
ricercatori non a conoscenza dei risultati alla SAPS-PD.
Gli outcome secondari erano rappresentati dai cambiamenti dei sintomi motori. Lo studio ha
utilizzato il punteggio combinato dell’Unified Parkinson’s Disease Rating Scale Part II (attività
della vita quotidiana) e Part III (esame motorio). In questo caso lo studio ha evidenziato che
pimavanserin ha raggiunto l'endpoint per la non inferiorità nei confronti del placebo.
Il rischio di eventi avversi gravi, compresa la morte, è risultato di 2,38 (p =0,05) per il farmaco
rispetto al placebo. SAE si sono verificati nel 7,9% dei pazienti trattati con pimavanserin contro il
3,5% dei soggetti inclusi nel gruppo placebo.
Alcuni commenti di esperti durante la sessione pubblica della commissione
Durante la sessione pubblica della riunione della commissione, un tema che è emerso da molti
medici è che i pazienti avevano provato ogni farmaco immaginabile, sempre mal tollerati o privi
di efficacia oppure fonte di preoccupazioni per la sicurezza d’uso, ma quando hanno assunto
pimavanserin «hanno ottenuto di nuovo la loro libertà».
Stanley Fahn, docente di Neurologia alla Columbia University e direttore emerito della Divisione
Disordini del Movimento all’Istituto Neurologico di New York, ha sottolineato che non esistono
davvero altri farmaci per questa condizione, e che pimavanserin non peggiora il PD, considerando
ciò «un fattore chiave».
L’aspetto interessante, secondo John E. Duda, professore associato di Neurologia alla Perelman
School of Medicine della University of Pennsylvania, a Philadelphia, era che i pazienti avevano
una media di 3 anni di psicosi prima di entrare in studio. «Questo fatto» ha detto «suggerisce che
le strategie di gestione tipiche, tra le quali l'uso di antipsicotici come clozapina e quetiapina - che
sono efficaci in molti pazienti - probabilmente sono stati provati e non sono riusciti a ottenere
effetti in molti pazienti, rendendo ancora più convincente l’argomento che questo farmaco più
recente è stato efficace».
Dawn F. Ionesco, del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School di Boston,
infine, ha voluto «applaudire l’azienda» per l'inclusione di valutatori esterni nel disegno dello
studio. «È un fatto veramente importante, in quanto riduce la possibilità di bias».