TEATRO COMUNALE DI CASALMAGGIORE Stagione Teatrale 2012 – 2013 Domenica 04 novembre 2012 ore 17.00: Presentazione Stagione teatrale ore 18.00: Da bambino il cielo* Bobo Rondelli incontra il poeta Franco Loi con Bobo Rondelli Franco Loi Fabio Marchiori I due artisti, uniti dalla stessa passione per la musica delle parole, evocheranno l'universalità del linguaggio poetico in un intenso duetto in cui canzoni, poesia, parole e pensieri, mossi dalla voce ispirata del poeta sono accompagnati dal cantante in un ascolto autentico e di grande empatia. Al centro ci saranno la parola e la poesia, ma al cuore di questo incontro c'è soprattutto la vita, le biografie di due uomini così lontani e allo stesso tempo così vicini, in un’idea vera e profonda di cultura. Se rimanere in ascolto di Franco Loi significa, anche, ripercorrere gli avvenimenti fondamentali della nostra storia contemporanea, la voce profonda e malinconica di Bobo Rondelli ci accompagna in terre desolate e allo stesso tempo appassionate, grazie al suo incandescente carisma segnato da una lieve timidezza bene evidenziati dal documentario “L'uomo che aveva picchiato la testa” che il regista Paolo Virzì gli ha dedicato nel 2009. Bobo Rondelli incontrò casualmente Franco Loi durante l'edizione 2009 della rassegna di poesia "ai margini del bosco" di Castiglioncello. Da allora il poeta italiano, candidato al Nobel per la letteratura nel 2005, e il cantautore livornese, duettano insieme nei festival e durante i concerti di Bobo Rondelli. Sabato 10 novembre 2012 – ore 21.00 Teatro della Cooperativa in coproduzione con Mittelfest con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto Next con il sostegno della Provincia di Trieste Giulia Lazzarini Muri – prima e dopo la battaglia * testo e regia Renato Sarti con Giulia Lazzarini musiche Carlo Boccadoro scene e costumi Carlo Sala - luci Claudio De Pace Premio Anima per la crescita di una coscienza etica Una grandissima e toccante performance di Giulia Lazzarini ci rende questo testo scritto sulla base di alcune testimonianze di infermiere, soprattutto quella di Mariuccia Giacomini. Con l’arrivo di Basaglia, il dialogo e il rispetto hanno preso il posto della violenza, rendendo labilissima la precaria distinzione tra la “normalità” di coloro che dovevano curare e la “follia” dei ricoverati. Scattava fra loro una complicità all'insegna della comprensione e della condivisione della umana sofferenza. La protagonista riflette sulla sua esperienza trentennale di infermiera e lo fa con una nostalgia particolare (quela del poeta, quela che te sa tropo ben che non pol tornar), ma soprattutto con la lucidità di chi si rende conto che la spinta straordinaria (di mutamento) di quegli anni si è affievolita e rischia di finire inghiottita dall’indifferenza generale. Camicie di forza, sporcizia, ricorso massiccio (a volte letale) a docce fredde, psicofarmaci, pestaggi, elettroshock. Lobotomia. Questo era il manicomio prima dell’arrivo di Franco Basaglia: un sorta di lager in cui sui ricoverati si perpetrava ogni tipo di coercizione e violenza. La legge Basaglia è uno dei punti più alti della storia della nostra democrazia. È stata una delle grandi conquiste di carattere sociale, umano e civile del nostro Paese. Dobbiamo conoscerla, difenderla, per riaffermare con forza che le lancette della storia non si possono – non si devono - riportare indietro. Sabato 17 novembre 2012 – ore 21.00 CRT Artificio, Change Performing Arts, Teatro Del Sale e Red Shoes Productions Maria Cassi My life with men… and other animals * La mia vita con gli uomini… ed altri animali scritto da Patrick Pacheco e Maria Cassi regia Peter Schneider con al pianoforte Antonino Siringo - direzione musicale James Edwards scene Gianni Carluccio - costumi William Ivey Long light design A.J. Weissbard - immagini Valeria Palermo tecnico suono e luci Diego Costanzo - direttore tecnico suono e luci Stefano Valle - direttore di scena Thaiz Bozano A Parigi, New York, Los Angeles, Tokyo sono pazzi di lei, la accolgono a suon di sold out mentre le testate più importanti le dedicano pagine paragonandola a Jacques Tati, Jerry Lewis, Charlie Chaplin. In Italia manco a dirlo è conosciuta da pochissimi. My life with men… and other animals è un’esilarante corso intensivo sulla seduzione, l’amore, la morte e… l’olio d’oliva. Testo da lei scritto a quattro mani con Patrick Pacheco, giornalista del New York Times e biografo statunitense, non ché autore di teatro e di cinema. I costumi di William Ivey Long, star di Broadway. La regia di Peter Schneider artefice di musicals planetari (The Lion King, Sister Act) responsabile per la Disney di successi quali Chi ha incastrato Roger Rabbitt, La Sirenetta, Aladdin, La Bella e la Bestia. In questo spettacolo semi-autobiografico, Maria Cassi pone una domanda provocatoria: Quali regole seguiamo? Chi decide quali debbano essere?. Maria è una ribelle che impara a vivere secondo le regole, ma regole dettate da lei stessa e dal suo anticonformismo. Con la sua espressività, il suo innato senso del ridicolo e la sua voce appassionata, la carismatica artista traccia il suo sensuale percorso dalla ribellione alla libertà, alla vera liberazione. Strambi incontri con una madre repressiva, un fidanzato fedifrago, un americano pazzoide, uno chef-filosofo volubile ed una cara amica che, come lei, è una credulona in amore, la proiettano verso una meritata saggezza. Le sue brillanti riflessioni cercano una risposta alle eterne domande. Un one woman show costruito allo straordinario talento mimico e alla vocalità espressiva di Maria che, con disinvoltura, passa dall’italiano all’inglese, dal grammelot alla recitazione e al canto, regalandoci il ritratto di una donna autentica, capace d’incantare il pubblico italiano e internazionale. Giovedì 06 dicembre 2012 – ore 21.00 Teatro del Carretto Giovanna al rogo* adattamento e regia Maria Grazia Cipriani scene e costumi Graziano Gregori suoni Hubert Westkemper luci Angelo Linzalata e Fabio Giommarelli foto di scena Guido Mencari con Elsa Bossi e Nicolò Belliti, Giacomo Vezzani, Andrea Jonathan Bertolai voce inquisizione Dario Cantarelli Lo spettacolo non ha la pretesa di comprendere il personaggio di Giovanna, e neppure quello di abbandonarsi a letture basate su convinzioni personali. La sua vicenda reale si perde infatti nel mare delle interpretazioni, il più delle volte fantasiose o dettate dall’ideologia, sorte intorno al personaggio: divenuto nel corso del Novecento oggetto di nuove attenzioni, sia dal punto di vista artistico, con le molte versioni che ci hanno lasciato il cinema, la musica, il teatro…sia in termini storici, con la sua santificazione. Quella che abbiamo potuto vedere è una figura tragica, mistica visionaria stretta dai vincoli della rigida società del tempo, tradita, perseguitata e arsa viva dai potenti. Quello che abbiamo compreso è che la sua storia, dal processo di condanna a morte come eretica…a quello di riabilitazione… fino alla sua stessa santificazione, è stata e ancora continua ad essere oggetto di appropriazione e strumentalizzazione per finalità politiche di ogni genere. Anche per questo la vicenda di Giovanna resta attuale, fonte di suggestioni e domande aperte che, pur cambiando i tempi, mantengono una forza e una verità universale: quella di chi è vittima dell’abuso di qualsivoglia potere. "L’intento dello spettacolo è quello di ripercorrere le più significative versioni letterarie, supportate dalle fonti disponibili sulla vita di Giovanna, per approdare ad una proposta drammaturgica la cui struttura è costruita con l’alternarsi del tempo presente, in cui la protagonista sente e soffre la condanna ormai prossima, e il tempo passato, da lei rivissuto quale estrema ricapitolazione della propria esistenza." Maria Grazia Cipriani Sabato 15 dicembre 2012 – ore 21.00 Compagnia Enzo Cosimi Calore* regia,coreografia, scena, costumi Enzo Cosimi musiche a cura di Enzo Cosimi; Branca, Britten, Liquid-Liquid, Watson, Musica popolare africana disegno luci Stefano Pirandello abito Gianni Serra - gioiello Cristian Dorigatti interpreti Francesco Marilungo, Riccardo Olivier, Francesca Penzo, Alice Raffaelli nell’ambito del progetto RIC.CI / reconstruction italian contemporary choreography anni Ottanta-Novanta ideazione e direzione artistica Marinella Guatterini assistente alla direzione artistica Myriam Dolce coproduzione Torinodanza, AMAT Associzione Marchigiana Attività Teatrali, Arteven, Fabbricaeuropa, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Ravenna Festival, Teatro Pubblico Pugliese Calore, titolo del primo lavoro coreografico di Enzo Cosimi, debutta a Roma nel settembre del 1982 all’Anfiteatro del Parco dei Daini di Villa Borghese con il suo ensemble Gruppo Occhèsc. Il pezzo impostato su un’energia vigorosa e ritmi serratissimi, era nato per interpreti non- danzatori pur riconoscendosi in pieno in una scrittura di danza. Nel primo breve scritto sullo spettacolo Cosimi scriveva: la realtà è devastata da gelide atmosfere, pensiamo di voler “annusare” una nuova aria, un nuovo vento in cui l’energia nel suo ritornare al nulla senza illusione, abbia come qualità un senso di profonda serenità, di caldo, di calma relativa. Lo spettacolo è un viaggio visionario dove all’interprete è richiesto un processo di regressione che serve come traccia per disegnare un età dell’infanzia e dell’adolescenza infinita. Giuseppe Bartolucci, teorico del nuovo teatro mai dimenticato, scriveva sullo spettacolo: qui la ginnastica e la danza si fanno avanti e vengono corrose, il sudore è accettato come passaggio, la fisicità è fatta pervadere di accensioni a catena e senza fine, la risorsa del riposo e dell’intervallo non viene accettata di principio. Quindi ben venga un progetto illuminante di recupero del repertorio della Coreografia contemporanea italiana, auspicando che le nuove generazioni di autori e di spettatori possano dare un nuovo sguardo alla nostra memoria storica coreografica. Enzo Cosimi Sabato 12 gennaio 2013 – ore 21.00 Cantieri Teatrali Koreja di Lecce Centar Za Kulturu di Smederevo (Serbia) con il sostegno di Teatro Pubblico Pugliese BRAT (fratello)* Cantieri per un’opera rom da “Opera del Mendicante” di John Gay con Miljan Guberinic, Ajnur Ibraimi, Damir Kriziv, Sead Kurtisi, Vukosava Lazic, Marija Miladinovic, Marija Mladenovic, Ana Pasti, Darko Petrovic, Igor Petrovic, Maria Rosaria Ponzetta, Ajnur Redzepi, Emran Sabani, Senad Sulejmani, Marko Stojanovic, Danijel Todorovic, Andjelka Vulic ideazione e regia Salvatore Tramacere musiche Admir Shkurtaj eseguite dal vivo da Giorgio Distante, Redi Hasa, Admir Shkurtaj PREMIO INTERNAZIONALE “TERESA POMODORO” PER IL TEATRO DELL’INCLUSIONE Un’occasione quasi unica per vedere questo Brat, lavoro tratto da L’Opera del Mendicante di John Gay. Quel mondo tragi-comico dove malviventi, puttane, truffatori giocano il loro buffo valzer sottoforma d’operetta è una giusta prospettiva per raccontarci e raccontare gli stereotipi che accompagnano da sempre la comunità rom. Un lavoro che cerca di mettere in ridicolo proprio quello stereotipo che da sempre la cultura occidentale nutre nei loro confronti. Brat è una sorta di commedia musicale che, con ironia e leggerezza, si fa portavoce di un atto di denuncia. Undici non attori rom e otto giovani attori serbi hanno assunto ruoli da commedia dell'arte, facendosi testimoni di una cultura, la propria. Una cultura che, come i piccoli ladruncoli che loro mettono in scena, è destinata a soccombere. Quest’incontro lascerà in noi una rinnovata voglia di “vedere” teatro, per i ragazzi rom invece, “fare” teatro è stata la scoperta, con meraviglia, di una nuova vocazione; quasi una necessità. Sabato 19 gennaio 2013 - ore 21.00 Popular Shakespeare Kompany in collaborazione con produzione Oblomov Films Teatro Metastasio Stabile della Toscana e Festival shakespeariano - Estate teatrale veronese La tempesta * di William Shakespeare regia Valerio Binasco con (in o.a.) Valerio Binasco, Fabrizio Contri, Fortunato Cerlino, Andrea Di Casa,, Simone Luglio, Gianmaria Martini, Deniz Ozdogan, Fulvio Pepe, Giampiero Rappa, Sergio Romano, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati musiche originali Arturo Annecchino scene Carlo de Marino - costumi Sandra Cardini Ufficio stampa Giulia Calligaro, Desiree Colapietro Petrini, Claudia Alì E’ nata una nuova compagnia, la Shakespeare Popular Kompany. Battesimo ufficiale La Tempesta. La compagnia si impegnerà, ogni anno, a mettere in scena un classico per offrire al pubblico grandi testi, in un momento in cui la crisi sta ridimensionando le messe in scena. La Tempesta ha nel ruolo del protagonista lo stesso Valerio Binasco, pluripremiato sia come regista che come attore in più momenti di una carriera che spazia dal cinema al teatro come l’esperienza dedicata proprio al Bardo al teatro Garibaldi di Palermo, entrata nella storia del teatro italiano. “La Tempesta è uno dei testi più misteriosi e affascinanti del teatro mondiale e deve il suo fascino proprio al suo mistero… cercare il bandolo della matassa è inutile; è molto meglio puntare dritti al cuore della matassa, e perdersi. Qual è il cuore de La Tempesta? Per me è un dramma (malinconicamente) giocoso sulla fine della civiltà, sulla fine della vita e sulla fine delle cose in generale”. trattasi di una delle pièce più ‘magiche’ di Shakespeare, appartenente alla sua ultima fase creativa, quella dei ‘romances’, in cui rielabora in dimensione mitica e sacrale le grandi tematiche delle tragedie e commedie precedenti, a partire dalla lotta intestina per il trono – qui quella di Prospero, il legittimo Duca di Milano fatto esiliare dal fratello Antonio sull’isola misteriosa, dove si rincontreranno dopo il naufragio e la Tempesta -, a quella del teatro nel teatro – e infatti è questo uno dei pochi casi in cui il Bardo rispetta le tre unità aristoteliche – e a quella degli scherzi e incroci amorosi che sono sempre rivelatori di altro – come accade a Miranda, figlia di Prospero, e Ferdinando, figlia del Duca di Napoli amico del fratello usurpatore Antonio. Qual è la lezione per noi oggi? “Che c’è solo da comprendere. E comprendere non è perdonare. È arrendersi. Alla fine, resterà solo l’eroismo degli arresi. E Prospero, con fatica, si arrende. Anche se – dicono- ha vinto”. Spiega in conclusione Binasco. Domenica 27 gennaio 2013 – ore 21.00 anagoor coproduzione Trento Film Festival, Provincia Autonoma di Trento, Centrale Fies, Operaestate Festival con il sostegno di APAP Network Culture Program of European Union L.I. LINGUA IMPERII* con Anna Bragagnolo, Mattia Beraldo, Moreno Callegari, Marco Crosato, Paola Dallan, Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Eliza Oanca, Monica Tonietto e con Hannes Perkmann, Hauptsturmbannführer Aue Benno Steinegger, Leutnant Voss voci fuori campo di Silvija Stipanov, Marta Cerovecki, Gayanée Movsisian, Yasha Young, Laurence Heintz traduzione e consulenza linguistica Filippo Tassetto costumi Serena Bussolaro, Silvia Bragagnolo, Simone Derai video Moreno Callegari, Simone Derai, Marco Menegoni musiche originali Paola Dallan, Simone Derai, Mauro Martinuz, Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Monica Tonietto musiche non originali Komitas Vardapet, musiche della tradizione medievale armena video Moreno Callegari, Simone Derai, Marco Menegoni drammaturgia Simone Derai, Patrizia Vercesi regia Simone Derai Rigoroso ed emozionante, il lavoro di Anagoor mescola parole e visioni, scardina generi e categorie svelando in modo definitivo un talento compositivo sorprendente. La ricerca parte da fenomeni storici acclarati, che hanno visto uomini farsi predatori di altri uomini, e nel XX° sec. hanno intriso il suolo d’Europa del sangue di milioni di persone. Una ferita inferta al cuore civile di un continente, alle sue terre, ai suoi confini fino al Caucaso, intreccio fittissimo di lingue e di popoli. Anagoor pur convinti che la diffusione della documentazione storica sia fondamentale e ogni attività di informazione e divulgazione sia primaria via all’educazione della mente e dello spirito, ci propone un percorso teatrale che stimola una riattivazione della memoria su un piano diverso da quello dell’informazione o della narrazione attraverso i documenti; un percorso in grado di suscitare l’immemorabile, quel sepolto che lascia sgomenti e che proprio per questo - o per la natura stessa che accomuna tutti i fatti umani - è sottoposto ad un processo di oblio. Fortemente ispirati dalle prime pagine de I sommersi e i salvati di Primo Levi ed alle sue riflessioni sulla sfuggente memoria umana e sulla memoria specifica dell’olocausto scelgono in verità di attingere ad opere letterarie di autori appartenenti a generazioni successive, parole di uomini che non hanno visto e vissuto quell’orrore in prima persona, ma alla cui coscienza riemerge la necessità di ricordare con tutto il disagio e la problematicità che questo confronto comporta. GIORNO DELLA MEMORIA Martedì 29 gennaio 2013 – ore 21.00 Compagnia Corrado Abbati Bulli & Pupe musical di Frank Loesser adattamento italiano di Corrado Abbati esclusiva nazionale su licenza di Music Theatre International Show New York regia Corrado Abbati Bulli e Pupe ha debuttato a Broadway nel 1950 totalizzando ben 1200 repliche (quasi 5 anni ininterrotti) e già nel 1951 ha vinto il premio come miglior musical. Il successo dello spettacolo teatrale ha ispirato l'omonimo film con Marlon Brando e Frank Sinatra che ha portato Bulli e Pupe ad essere famoso in tutto il mondo. Bulli e Pupe è considerato da molti come il musical perfetto perché vi si ritrova il classico spirito dei grandi successi di Broadway dove ad una variegata ambientazione si unisce una musica sempre varia e vivace in un crescendo dove il ritmo dello spettacolo si fa sempre più incalzante e travolgente. Elegante, energico, spensierato, comico e romantico dove tutto funziona grazie al simpatico libretto di Abe Burrows e alle vivaci e immortali musiche di Frank Loesser, è la nuova produzione, in esclusiva per l'Italia, della Compagnia Corrado Abbati. Un nuovo grande spettacolo che vedrà in scena un cast di oltre 20 artisti con voci importanti, coloratissimi costumi, balletti mozzafiato e scene eleganti. FUORI ABBONAMENTO Martedì 05 febbraio 2013 – ore 21.00 Fondazione Salerno Contemporanea - Teatro Stabile di Innovazione Festival Benevento Città Spettacolo Ferdinando* di Annibale Ruccello con Nino Bruno, Arturo Cirillo, Monica Piseddu, Sabrina Scuccimarra scene Dario Gessati - costumi Gianluca Falaschi luci Badar Farok - musiche Francesco De Melis regia Arturo Cirillo Capolavoro della drammaturgia di Annibale Ruccello (1956-1986), al suo debutto Ferdinando fu giudicato uno degli spettacoli più significativi della stagione. Con questo nuovo allestimento, Arturo Cirillo è al suo terzo incontro col drammaturgo stabiese, dopo le fortunate prove de Le cinque rose di Jennifer e L’ereditiera (Premio Ubu), tutte ospitate in questo teatro.. Campagna napoletana, agosto 1870: il Regno delle Due Sicilie è caduto e la baronessa borbonica Donna Clotilde (Sabrina Scuccimarra) nella sua villa vesuviana si è “ammalata” di disprezzo per il re sabaudo e per l’Italia piccolo-borghese nata dalla recente unificazione. A fare da infermiera all’ipocondriaca nobildonna è Gesualda, cugina povera e inacidita dal nubilato, ma segreta amante di Don Catellino, prete di famiglia corrotto e vizioso. I giorni passano tutti uguali, tra pasticche, decotti, rancori e bugie. A sconvolgere lo stagnante equilibrio domestico è l’arrivo di un sedicenne dalla bellezza efebica che, rimasto orfano, viene mandato a vivere da Donna Clotilde, di cui risulta essere un lontano nipote. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, riaccendendo passioni sopite e smascherando vecchi delitti. Ma chi è davvero Ferdinando? “Il desiderio per un inafferrabile adolescente, nato da un inconsolabile bisogno d'amore, matura nella mente di personaggi disperati, prigionieri della propria solitudine, esacerbati dall'abitudine. Allora tutto l'aspetto storico mi è apparso una finzione, un teatro della crudeltà mascherato da dramma borghese, in cui anche la lingua, il fantomatico napoletano in cui si sostanzia Donna Clotilde, è esso stesso lingua di scena, lingua di rappresentazione, non meno del tanto "schifato" italiano. Insomma mi pare che con Ferdinando, ancora una volta e ancora di più, Ruccello faccia fuori i generi, sessuali e spettacolari, per mettere in scena l'ambiguo e il sortilegio”. Arturo Cirillo Venerdì 22 febbraio 2013 – ore 21.00 Stabile/Mobile Compagnia Antonio Latella in collaborazione con Teatro Stabile di Napoli, Nuovo Teatro Nuovo Don Giovanni, a cenar teco* da Molière drammaturgia Antonio Latella e Linda Dalisi regia Antonio Latella con Caterina Carpio, Daniele Fior, Giovanni Franzoni, Massimiliano Loizzi, Candida Nieri, Maurizio Rippa, Valentina Vacca scene e costumi Fabio Sonnino - disegno luci Simone De Angelis assistente scene e costumi Graziella Pepe - sarta realizzatrice Cinzia Virguti realizzazione scene Marco Di Napoli - assistenti volontari Maria Conte e Davide Calvaresi regista assistente e movimenti Francesco Manetti Antonio Latella, regista fiore all’occhiello del teatro italiano in Europa, con il suo Don Giovanni ci accompagna tra donne e geometria, postulati matematici e passioni sfrenate, fino alla ricerca dell'equazione dell'amore. Razionalità e istinto sono alla base dello spettacolo. Una vicenda che si alterna tra le continue conquiste del fascinoso galantuomo e i discorsi artefatti e spesso inconcludenti del suo fedele servo Sganarello che sostiene l’amore puro e tenta in ogni modo di dissuadere e recuperare l'animo del nobile padrone. E’ un essere schiavo del suo amore per l’amore stesso, innamorato del genere femminile e di ogni suo esemplare, senza mai farsene possedere davvero, godendo del rischio e del gioco di sottomettere una donna per poi fuggire verso una nuova avventura. Ricco di citazioni celebri lo spettacolo alterna sapientemente l’uso di diversi generi e riesce ad essere contemporaneamente un brillante show, uno splendido estratto di commedia dell’arte e puro cabaret. Sabato 09 marzo 2013 – ore 21.00 Compagnia Sandro Lombardi Un amore di Swann* di Marcel Proust - traduzione di Giovanni Raboni drammaturgia Sandro Lombardi regia di Federico Tiezzi scene Pier Paolo Bisleri - costumi Giovanna Buzzi luci Gianni Pollini - immagini digitali Antonio Giacomin con Swann Sandro Lombardi Odette Elena Ghiaurov Madame Verdurin Iaia Forte Parte essenziale del primo volume della Ricerca del tempo perduto, Un amore di Swann è un romanzo nel romanzo e pare pensato anche come “dramma” di grande, tragicomica teatralità. Tre i personaggi principali: Charles Swann, ricco ed elegante uomo di mondo; Odette de Crecy, bella cortigiana raffinata e opportunista per la quale l’uomo perde la testa; infine Madame Verdurin, ricchissima e snob, a capo di un salotto nel quale nascerà l'amore tra Swann e Odette. Un amore di Swann è la storia di un tormento, di un amore che diventa ossessione, malattia, rovina: una vicenda di passione, gelosia, tradimenti nella Parigi della mondanità di fine Ottocento. Intorno alle vicende di questa liaison si muove un mondo che pare collocarsi tra Balzac e Molière: i Verdurin, prepotenti e incolti, l'insipido dottor Cottard, il pittore presuntuoso Biche, la zia di un pianista ex-portinaia, l'accademico Brichot, tanto intelligente nella sua professione quanto idiota come uomo di mondo... Personaggi che conferiscono alla vicenda un tono da commedia. Swann, avvezzo a frequentare il più bel mondo parigino, pur di vedere Odette, che è habituée del salotto Verdurin, si abbassa a entrare in relazione con questi oscuri personaggi, fino a ridursi a mendicare i loro inviti. La passione che divora Swann è il tema di questo spettacolo: amore come gelosia, tradimento, ansia, angoscia, solitudine. Ma anche gioia di possesso, condivisione, forza sensuale... Insieme ritratto di una società in via di disfacimento e analisi accorata ma anche spietata dei moti dell'animo e delle leggi dell'amore, Un amore di Swann offre la possibilità di una drammaturgia asciutta e tagliente, spumeggiante di toni comici e drammatici, dolenti e ferocemente ironici. Così, una storia apparentemente scontata, diventa il più moderno strumento di indagine su come un uomo possa rovinarsi per una donna "che non era neanche il mio tipo!". Sabato 23 marzo 2013 - ore 21.00 Babilonia Teatri Pinocchio di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani con Enrico Castellani, Paolo Facchini, Luigi Ferrarini, Riccardo Sielli e Luca Scotton collaborazione artistica Stefano Masotti e Vincenzo Todesco scene, costumi, luci e audio Babilonia Teatri organizzazione Babilonia Teatri e BaGS Entertainment grafiche Franciu collaborazione Operaestate Festival Veneto con il Contributo di Comune di Bologna e Regione Emilia Romagna patrocinio Emilia Romagna Teatro Fondazione Pinocchio è un progetto di Babilonia Teatri e Gli amici di Luca laboratorio teatrale presso la Casa dei Risvegli Luca De Nigris realizzato col contributo della Fondazione Alta Mane-Italia Babilonia Teatri, è compagnia tra le più lucide ed efficaci della scena contemporanea. Pinocchio è nato dall´incontro con “Gli amici di Luca”, compagnia attiva in seno all´omonima associazione di volontariato che a Bologna si occupa di persone uscite dal coma. Insieme, le due realtà hanno elaborato l´opera di Collodi per riflettere sulla vita, sulla sua fragilità e la sua forza, sulle scelte che facciamo o non facciamo. La realtà è mostrata in tutta la sua drammaticità per smuovere l’indifferenza e l’anestetizzazione progressiva delle nostre coscienze verso certe problematiche. Il portato è grave, ma i toni sono leggeri. Pinocchio è il simbolo per antonomasia della scelta tra il bene e il male, il piacere e il dovere ma qui le prospettiva mutano e non c’è più nulla di scontato. Il paese dei balocchi è un ricordo lontano, temuto e desiderato. Pinocchio è una scelta di campo. Ascoltare il grillo parlante o il gatto e la volpe, andare a scuola o entrare nel teatro di mangiafuoco, seguire lucignolo o chiedere consiglio alla fata, ubbidire al padre o fare di testa propria. Pinocchio è le nostre tentazioni. Le nostre contraddizioni. Le nostre bugie. È questo il paese dei balocchi? Sabato 13 aprile 2013 – ore 21.00 Compagnia Enzo Moscato ‘ Ta-kai-ta ’ (Eduardo per Eduardo) di Enzo Moscato con Isa Danieli e Enzo Moscato regia Enzo Moscato scena Tata Barbalato – luci Cesare Accetta ‘Tà-kài-Tà’ (‘Questo e Quello’ , in greco antico ), non è un testo ‘da’ ma ‘su’ Eduardo De Filippo. “(…) il mio è solo un timido tentativo d’affaccio sugli abissali paesaggi interiori del celebre drammaturgo napoletano. Non ho ,né potevo, né volevo avere pretese di biografo o di psicologo o di filologo teatrale dell’ultima ora! Ho, invece, perché m’incuriosiva, centrato la mia attenzione (e immaginazione) sui sentimenti del Rammarico e del Dolore. Il primo, diretto, com’è noto, verso la città, verso Napoli. Il secondo, verso,i suoi controversi e misconosciuti rapporti famigliari. Nella fattispecie, sullo struggimento e senso di Perdita irreparabile che Eduardo provò con la morte prematura dell’adorata figlioletta Luisella. E’ qui che veramente l’Eduardo-privato mi è sembrato straordinariamente vicino al poetico universale di Shakespeare! A Lear, certamente, per il legame genetico-femminile che costui tiene con le figlie; ma anche con il Prospero della Tempesta, per la consapevolezza e la dignità della Sconfitta: del cuore, ma anche dello spirito, che, poi, in senso lato, potremmo pure definire “cultura”. A questo punto, non so né vorrei dire altro. Non mi è mai piaciuto dare al pubblico “dritte” o suggerimenti pregressi che possano in qualche modo influenzarne giudizio e gusto. Posso solo dire che sia io che Isa Danieli ci siamo situati sempre … almeno dieci passi indietro rispetto a colui di cui, con fantasia, ma, a tratti, anche con raziocinio ed esattezza, parlavamo… E, poi, sì, certo… anche con parecchio gioco. Un gioco di coriandoli, di frasi, di ricordi, di citazioni, orme di gesti. Un gioco fatto da bambini. O per dei bambini. E pertanto vivido e solare, ma anche, a momenti, intriso di astrusi, strani vocalizzi, tristi nenie, sbilenchi danzamenti, insieme a sperdute invocazioni dal fitto buio di un sogno”.Enzo Moscato Sabato 20 aprile 2013 – ore 21.00 Planet3/Dreamachine, ZTL-Pro, Armunia/Festival Inequilibrio Reality ideazione e performance Daria Deflorian e Antonio Tagliarini a partire dal reportage di Mariusz Szczygieł REALITY, traduzione di Marzena Borejczuk, Nottetempo 2011 disegno luci Gianni Staropoli consulenza per la lingua polacca Stefano Deflorian, Marzena Borejczuk e Agnieszka Kurzeya collaborazione al progetto Marzena Borejczuk con il contributo di Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali in collaborazione con Fondazione Romaeuropa / Palladium, Teatro di Roma e PAV residenze Armunia/Festival Inequilibrio, Ruota Libera/Centrale Preneste Teatro, Dom Kultury Podgórze patrocinio Istituto Polacco di Roma con il sostegno di Nottetempo, Kataklisma/Nuovo Critico Istituto Italiano di Cultura a Cracovia, Dom Kultury Podgórze ringraziamenti Janusz Jarecki, Iwona Wernikowska, Melania Tutak, Magdalena Ujma and Jaro Gawlik Realtà, reality senza show, senza pubblico. Essere anonimi e unici. Speciali e banali. Avere il quotidiano come orizzonte. Come Janina Turek, donna polacca che per oltre cinquant’anni ha annotato minuziosamente ‘i dati’ della sua vita: quante telefonate a casa aveva ricevuto e chi aveva chiamato (38.196); dove e chi aveva incontrato per caso e salutato con un “buongiorno” (23.397); quanti appuntamenti aveva fissato (1.922); quanti regali aveva fatto, a chi e di che genere (5.817); quante volte aveva giocato a domino (19); quante volte era andata a teatro (110); quanti programmi televisivi aveva visto (70.042). 748 quaderni trovati alla sua morte nel 2000 dalla figlia ignara ed esterrefatta. Mariusz Szczygieł scrive nel reportage che ci ha fatto scoprire questa storia “Nella routine quotidiana succede sempre qualcosa. Sbrighiamo un’ infinità di piccole incombenze senza aspettarci che lascino traccia nella nostra memoria, e ancor meno in quella degli altri. Le nostre azioni non vengono infatti svolte per restare nel ricordo, ma per necessità. Col tempo ogni fatica intrapresa in questo nostro quotidiano affaccendarsi viene consegnata all’ oblio. Janina Turek aveva scelto come oggetto delle sue osservazioni proprio ciò che è quotidiano, e che pertanto passa inosservato.” Nessuno stupore se una scelta del genere la fa un’artista visiva come Sophie Calle, in fondo niente di diverso delle opere immaginate da Michel Houellbecq nel suo ultimo libro, La carta e il territorio dove il protagonista passa quindici anni a filmare dettagli casuali del fogliame intorno a casa. Quello che mette uno strano brivido addosso nello scorrere la vita nei dettagli di questa anonima casalinga di Cracovia, è che non è un’opera artistica, non è un paradosso intellettuale, non è rivolto in nessun modo ad un pubblico. Per sua scelta personale, aveva cominciato intuitivamente a nobilitare il proprio trantran quotidiano. Perché? “A chi vuole capire il teatro che si fa oggi, a chi vuole avere un'idea del teatro che si farà nei prossimi anni suggerirei di non perdere lo straordinario Reality… Col suo parlare dimesso, falsamente naturale, la Deflorian fa sfoggio di un talento mostruoso, quasi inarrivabile (…)Renato Palazzi. Mercoledì 15 aprile 2013 – ore 21.00 We Kids Trio Francesco Patti altosax Giuseppe Cucchiara contrabbasso Stefano Bagnoli batteria Tutto nasce in Sicilia nelle estati 2010 e 2011, tra Vittoria e Piazza Armerina, due cittadine che da alcuni anni hanno un ruolo divulgativo di grande rilevanza per il Jazz nazionale con i loro rispettivi Festivals, Workshop e Concorsi. Tra i tanti giovani talenti partecipanti, con due di loro Bagnoli sperimenta un primo incontro diprova. Il gioco funziona e ufficialmente nasce il Trio. Repertorio di brani originali, standard sviluppati a cavallo tra la tradizione Swing più classica e la voglia di sperimentare nuove vie stilistiche. WE KIDS, oltre l’ironia del nome, intendendo la musica come appassionata sterminatrice di ogni età anagrafica! Lasciar scorrere il tempo imparando dai giovani che imparano a loro volta, entrare in un vortice inesauribile di scambi da cogliere e con cui crescere. La musica fa il resto. Omar Sosa “EGGŪN: The Afri-Lectric Experience” Omar Sosa pianoforte, Fender Rhodes, electronics Marque Gilmore batteria Childo Tomas basso elettrico Leandro Saint-Hill sax, flauto Peter Apfelbaum sax, percussio Joo Kraus tromba Il nuovo album di Omar Sosa nasce grazie alla commissione da parte del Barcelona Jazz Festival nel 2009 che gli ha chiesto di comporre e produrre uno spettacolo in tributo del classico di Miles Davis “Kind Of Blue” da registrare in occasione del suo cinquantesimo anniversario. Guidato da diversi elementi musicali e motivi di “Kind of Blue”, Omar ha scritto una suite di musiche in onore dello spirito di libertà sprigionato dal determinante lavoro di Davis. Eggun, che vede anche la presenza di una tromba e due sassofoni, rappresenta il mezzo attraverso cui gli elementi musicali dell’Africa formano e sviluppano la melodia. Le strutture jazz che ne risultano sono ulteriormente arricchite dall’utilizzo raffinato ed espressivo dell’elettronica. Al centro di questo nuovo album c’è il groove dell’Africa. Eggun, nella pratica spirituale Ifà praticata in Africa Occidentale e nelle diverse espressioni della diaspora Africana, sono gli spiriti di coloro che ci hanno lasciato, sia i nostri familiari sia coloro che rappresentano le nostre guide spirituali. FUORI ABBONAMENTO Teatro Comunale di Casalmaggiore Via Cairoli 57, Casalmaggiore (Cr). 0375 200434 www.teatrocasalmaggiore.it e-mail: [email protected] Informazioni e Prenotazioni: 0375 284496 e-mail: [email protected] Fax 0375 200251