16 Musica 17 Giornata della Memoria Janáček Philharmonic Orchestra Sinfonica Giornata della Memoria venerdì 27 gennaio Janáček Philharmonic Orchestra Dvořák e i suoi allievi. Una generazione annientata dalla Shoah Reinhard Seehafer direttore Il sostegno che Antonín Dvořák ha spesso voluto fornire con generosità ai musicisti delle generazioni più giovani, è senz’altro un interessante filo rosso che unisce i compositori presentati in questo programma sul piano umano e della creatività artistica. Per i due musicisti della generazione successiva il legame è invece la persecuzione nazista, la distruzione della propria carriera artistica, dei propri diritti fondamentali e di ogni possibilità di vita dignitosa e infine la spietata eliminazione fisica. 2 introduzione di Andrea Penna programma Rudolf Karel (1880 – 1945) Slovanské Scherzo – Capriccio op. 6 Erwin Schulhoff (1894 – 1942) Concerto per pianoforte e orchestra op. 43 Molto sostenuto Sostenuto Allegro alla jazz Antonín Dvořàk (1841 – 1904) Sinfonia n. 4 Allegro Andante sostenuto e molto cantabile Scherzo: Allegro feroce - Trio Allegro con brio - Poco meno mosso Rudolf Karel incontrò Antonín Dvořák come insegnante di composizione nel 1904, anno finale dei suoi corsi al Conservatorio di Praga, nonché anno della prima stesura dello Scherzo-Capriccio slavo in do minore. Quest’opera giovanile, rivista poi nel 1911, risente, prima ancora che dell’influenza del più celebre compatriota, di un marcato influsso caikovskijano, che emerge sia nella sezione centrale dal tratto più lirico, che nel vivido finale, mentre è ancora del tutto assente ogni elemento della successiva ricerca del compositore, volta a superare i moduli del linguaggio tardoromantico con l’uso di un’austera politonalità. Lo Scherzo-Capriccio venne poi pubblicato nel 1912 dall’editore Simrock, l’editore di Dvořák, cui probabilmente il maestro avesse introdotto, con spirito d’incoraggiamento, il giovane allievo. Come tutti i musicisti della sua generazione, Karel si dovette confrontare con la gigantesca catastrofe della Grande Guerra, che peraltro aveva coinciso con un ulteriore passo del faticoso e articolato percorso di assimilazione sociale compiuto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento dagli ebrei europei. Parte essenziale dell’inserimento nel corpo sociale dei cittadini di religione ebraica fu infatti proprio l’inquadramento nei ranghi militari per la partecipazione alla difesa della patria, con meriti che verranno regolarmente umiliati e sviliti durante le persecuzioni nazifasciste. Rudolf Karel in servizi militari austroungarici d’informazione, si trovava in a Stavropol allo scoppio della guerra e venne conseguentemente internato, riuscendo poi a evadere. Divenne rapidamente una figura di spicco del panorama musicale della nuova repubblica cecoslovacca: professore di composizione al Conservatorio di Praga nel 1919, continuò a sviluppare il suo stile, particolarmente in campo 3 Jitka Čechová pianoforte di Andrea Penna Anche Erwin Schulhoff, nato a Praga nel 1894 da genitori ebrei tedeschi, figura fra gli allievi di Dvořák al Conservatorio di Praga negli anni immediatamente successivi al diploma di Karel. Grazie a una raccomandazione dello stesso Dvořák, Schulhoff poté proseguire gli studi a Vienna, cui seguì un lungo perfezionamento, prima con Max Reger a Lipsia fra il 1908 e il 1910, poi a Colonia. Grazie a una borsa di studio, poté frequentare nel 1913 una serie di lezioni con Debussy, incontro fondamentale per il suo sviluppo artistico. Arruolatosi nell’esercito austroungarico durante la guerra, venne ferito e subì un forte shock, al seguito del quale maturò un profondo cambiamento delle sue posizioni estetiche e ideali, avvicinandosi al comunismo e alle posizioni degli artisti Dada, frequentando figure di primo piano come Otto Dix e il poeta Theodor Däubler. Pianista di notevole talento, vincitore del premio Mendelssohn nel 1914, conobbe un crescente successo in Germania e anche a Londra e Parigi, per la capacità di affrontare con uguale agio il grande repertorio, le nuove composizioni moderniste e le improvvisazioni jazzistiche: introdotto alla musica nordamericana dal pittore George Grosz, diventò in breve un vorace collezionista di dischi di jazz, accumulando una delle più importanti raccolte europee. Il Concerto n.2 op. 43 risale al 1923, nei momenti iniziali di questo intenso periodo creativo, immediatamente dopo il suo rientro a Praga, dove Schulhoff lavorava anche alla radio e come critico musicale al giornale “Prager Abendblatt”. Caratterizzato da una scrittura pianistica brillante e eclettica, il Concerto n.2 presenta un disinvolto incrociarsi di stilemi tardo romantici e influenze francesi, particolarmente nel primo movimento, mescolati a continui riferimenti agli idiomi del jazz, utilizzati nella sezione successiva come elementi di un vocabolario modernista più che come reali riferimenti stilistici, con un gusto che rimane profondamente europeo anche quando intende riprodurre ritmi e sonorità della jazz band. Se si eccettua qualche passaggio del primo movimento, lo spazio per la cantabilità è piuttosto ridotto e il materiale tematico resta scarno e frammentario, mentre l’orchestra durante gli interventi del solista si limita spesso a un ruolo di accompagnamento. Il concerto si risolve nel movimento conclusivo, una sorta di fox trot stralunato che precipita e si trasfigura ben presto nell’accesissima, liberatoria coda finale. L’anno successivo alla stesura di questo concerto Schulhoff otterrà un vantaggioso contratto editoriale con l’Universal, che sarà rescisso solo nel 1931 a causa delle pressioni naziste. Nel frattempo le posizioni comuniste andavano radicalizzandosi, nel 1932 aveva messo in musica il Manifesto di Marx e Engels, mentre di lì a poco iniziarono i viaggi in URSS. La sua posizione in Germania si andava sempre più compromettendo finché la sua opera Flammen viene bandita prima di vedere la luce e il nome di Schulhoff venne inserito fra i primi musicisti dell’arte degenerata nella mostra del 1938. Con l’occupazione tedesca della repubblica ceca Schulhoff fu costretto ad adattarsi a lavorare sotto falso nome, mentre la speranza di emigrare in Unione Sovietica, avendo ottenuto la cittadinanza per sé, la moglie e i figli e il relativo visto di espatrio, si dissolse a pochi giorni dalla partenza, con la denuncia del patto Molotov-Ribbentrop e l’esplodere della guerra di Russia: seguì l’arresto e la prigionia in condizioni durissime nella fortezza di Wülzburg, dove venne lasciato morire di tubercolosi, a soli quarantotto anni, nell’agosto del 1942, mentre ancora si sforzava di lavorare alle sue due ultime sinfonie. Soltanto con il centenario della sua nascita il rinascere dell’interesse per Schulhoff ha permesso a un pubblico più vasto di conoscere la grande qualità della sua produzione musicale, soprattutto delle opere per pianoforte. Con la sinfonia di Antonín Dvořák dobbiamo compiere invece un notevole salto all’indietro, negli anni iniziali della fondazione di quella scuola musicale all’ombra della quale si sono formati sia Karel che Schulhoff, entrambi destinati poi a seguire percorsi diversi nello sviluppo delle rispettive carriere artistiche. La Quarta Sinfonia in re minore di Antonín Dvořák segna infatti l’emancipazione pressoché definitiva del giovane compositore dall’influenza della musica romantica tedesca, specie di Wagner, per approdare alla sintesi di un personale linguaggio identitario, che costituirà un esempio fondamentale 5 4 operistico e con sei sinfonie fino al 1938. Il suo acceso antinazismo si evince anche dall’impulso patriottico dell’Ouverture rivoluzionaria, composta nel 1941 quando già era entrato a far parte di un gruppo di resistenza segreta contro l’occupante nazista. Arrestato dalla Gestapo nel 1943 e internato nel campo di Pancrak, Karel fu trasferito nel gennaio 1945 nella fortezza di Theresienstadt, dove morì, fra torture e condizioni di vita spaventose dopo due mesi. Durante la durissima detenzione mostrò un temperamento incrollabile e con mezzi di fortuna, gessetti e pezzi di carta e legno riuscì anche a ultimare la sua opera più nota, il toccante e luminoso Nonetto per fiati ed archi. Eseguito dalla radio cecoslovacca in suo onore nel 1945, subito dopo la fine della guerra, divenne il suo brano più noto, simbolo della capacità dell’animo umano di resistere con la bellezza davanti alla barbarie dell’annientamento fisico e morale. per la nuova scuola nazionale ceca. Ultimata nel 1874, sulle prime della sinfonia si ascoltò in concerto solo lo Scherzo, eseguito a Praga nello stesso anno in un concerto diretto da Smetana. La sinfonia venne udita nella sua interezza soltanto nel 1892, in un concerto al Teatro Nazionale di Praga diretto dallo stesso compositore, ormai celebre: una sorta di personale saluto alla nazione prima della partenza per gli Stati Uniti, viaggio finanziato anche con un contributo statale ottenuto fra l’altro grazie alla presentazione della partitura della Quarta Sinfonia. I due movimenti esterni, più mossi, sono animati dalla scrittura vivida e carica di energia che sarà poi tipica della maturità di Dvořák, con un costante ricorso al gioco di contrasti fra gli elementi tematici: il primo movimento presenta una struttura classica in forma sonata, con l’opposizione fra un primo tema di baldanzosa vigoria e un secondo di tenera effusione lirica; il movimento conclusivo propone invece una combinazione fra la forma sonata e il rondò. Il secondo movimento, Andante sostenuto e molto cantabile, fu il primo a essere completato e costituisce il primo gruppo di variazioni in un movimento sinfonico mai scritto da Dvořák. È stato spesso notato come il tema affidato a trombe, corni e clarinetti sembra ricordare, per tonalità e armonie la marcia dei pellegrini del Tannhauser di Wagner; tuttavia la scrittura sobria e sapiente delle cinque variazioni rimanda piuttosto all’amatissimo Brahms e garantisce una felicissima coesione interna che fa fluire con incantevole morbidezza ciascuna variazione nell’altra. Lo Scherzo, strutturato in forma A-B-A, si caratterizza per la marcata pulsazione ritmica, di gusto popolaresco, con un tema che Dvořák tornerà a usare nel ciclo pianistico a quattro mani “Dalla foresta boema”; il trio mantiene il tono rustico ma rimanda a un tempo di marcia, che suggerisce l’immagine suggestiva di una banda militare che prima si avvicina per poi scomparire in lontananza. Andrea Penna Jitka Čechová completa i suoi studi in pianoforte al Conservatorio e all’Accademia delle Arti di Praga, perfezionandosi successivamente a Parigi e Friburgo. Ha vinto numerosi concorsi internazionali tra cui: Concorso Smetana di Hradec Kralové (1986, 1988 e 1990), concorso Chopin di Marianskélazne (1987 e 1989) e la J. N. Hummel Competition a Bratislava (1991). Le sue performances sia come solista sia in recitals l’hanno vista protagonista nelle più importanti sale da concerto di Austria, Francia, Germania, Scozia, Spagna, Bulgaria, Inghilterra, Stati Uniti, Sud Africa e Giappone, ospite di importanti istituzioni orchestrali quale l’Orchestra sinfonica di Monaco, la South- Western Radio Simphony Orchestra e l’Orchestra Sinfonica di Bamberg, la Praga Sinfonia Orchestra, l’Orchestra della Radio di Montevideo. Durante una tournèe in Germania ha promosso il concerto per pianoforte e orchestra composto per lei da Zdenek Lukas ottenendo un successo incredibile. Già pianista del Trio Smetana, affianca alla sua carriera solistica un impegno assiduo nella musica da camera specializzandosi nel reperotorio di compositori dell’Est Europa. Il Trio Smetana ha inciso per Intercord, Supraphon, BMG, Koch Internationale, Lotos e Cube e ha realizzato sette registrazioni dell’Opera Omnia pianistica di Smetana per la Supraphon. 7 6 Jitka Čechová pianoforte Reinhard Seehafer studia direzione d’orchestra, composizione e pianoforte a Berlino e Weimar con Kurt Masur e Rolf Reuter ottenendo la qualifica di direttore con Leonard Bernstein e Otmar Suitner. Ancora studente, nel 1980, consegue il Premio “Felix Mendelssohn-Bartholdy”. Nel 1982, dopo i successi raggiunti con Madama Butterfly di Puccini, ottiene un incarico alla Komische Oper di Berlino dove collabora con registi e coreografi di grande spessore artistico come Harry Kupfer, Joachim Herz e Tom Schilling. Nel 1989 diventa Direttore principale e Direttore artistico del teatro lirico di Görlitz e nel 1991 istituisce il progetto artistico interculturale EUROPERA di cui è Direttore artistico fino al 1998. Dirige orchestre di fama mondiale, tra le quali: Staatskapelle di Dresda, Lipsia Gewandhaus Orchestra, la Staatskapelle Weimar, Filarmonica di Dresda, Robert Schumann Philharmonie, Lipsia Symphony Orchestra, Berlin Konzerthaus Orchestra, Arthur Rubinstein Philharmonic Lodz, PKF – Praga Philharmonia, Janacek Philharmonic Orchestra, Orchestra Nazionale di Bolshoi Teatro Minsk, Jerusalem Symphony Orchestra, l’Orchestra Sinfonica di Roma, Amazonas Filarmonica di Manaus, Orchestra dell’Arena di Verona, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, Hermitage Orchestra di San Pietroburgo, Orquesta Sinfonica del Estado de Mexico. Ha diretto in Europa, Cina, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti, Sud America e Giappone. Lavora con artisti come Theo Adam, Jessye Norman, Ivry Gitlis, Hillel Zori, Uto Ughi, Rainer Goldberg, Michel Lethiec, Mischa Maisky, Johannes Moser. Come compositore la sua produzione si caratterizza per una vivace pluralità: tra le composizioni principali Parable, il Trio Six variations sur une theme des trouveres, Amadeus-Fantasy, Land of Enchantment, Piano-Quintet. Nel 2010 riceve il “Gellert Prize” per gli straordinari successi artistici conseguiti nella Germania centrale. Dal 1998 al 2013 è fondatore e Direttore musicale della Europa Philharmonie. Nel 2012 debutta al Teatro Filarmonico di Verona alla guida dell’Orchestra dell’Arena con Pulcinella di Stravinsky e Il Mandarino meraviglioso di Bartók. Il suo repertorio spazia da quello tradizionale a quello più moderno, include anche nuove produzioni e anteprime e vanta circa 800 produzioni operistiche: La Bohème Tosca e Turandot di Puccini, La Traviata, Otello e Rigoletto di Verdi, Fidelio di Beethoven, Die Zauberflöte, Don Giovanni, Così fan tutte di Mozart, Albert Herring di Britten, Jenufa di Janácek, Der Freischütz di Weber, Carmen di Bizet, Orphée et Eurydice di Gluck, Candide di Bernstein. Come pianista si esibisce in Francia, Polonia, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Italia, con solisti della Deutsche Oper Berlin, Semperoper Dresden, Staatskapelle Weimar, Gewandhaus-Quartett di Lipsia e la New York Philharmonic. Dal 2014 è ideatore e direttore artistico della “Altmark Festspiele” Festival. 9 Reinhard Seehafer direttore La Janáček Philharmonic Orchestra è un’orchestra sinfonica classica, con sede in Ostrava (Repubblica Ceca). Dal 2014 Heiko Mathias Förster ne è il direttore artistico. La compagine nasce da una precedente Orchestra Radio fondata nel periodo tra le due guerre grazie alla presenza a Ostrava di musicisti come Paul Hindemith, Leoš Janáček, Sergei Prokofiev e Igor Stravinsky. L’attuale grande orchestra sinfonica è stata fondata nel 1954 e si è presto affermata come una delle principali orchestre ceche, iniziando fin da subito una serie di tournée all’estero e dando avvio a una collaborazione, intensificatasi con gli anni, con direttori e solisti di fama mondiale. La Rivoluzione di Velluto e i due decenni successivi hanno visto l’orchestra esibirsi in importanti tournée in tutto l’Occidente, anche al fianco di grandi voci della lirica come Placido Domingo e Jose Carreras o di star come Diana Ross: negli stessi anni Christian Arming diventa il direttore artistico più giovane nella storia dell’orchestra. Le più recenti tappe artistiche includono concerti con star dell’opera come Anna Netrebko e Jonas Kaufmann, con direttori e solisti come Antoni Wit, Mikhail Jurowski, Olga Kern, Johannes Moser e la partecipazione a eventi musicali in alcuni dei principali festival e spazi concertistici a livello mondiale: Warsaw Autumn Festival, Arts Centre Seoul, Konzerthaus Wien, Tonhalle Zurich, Theatre des Champs-Elysées Paris per citarne alcuni. New York, Seoul, Parigi, Pechino e Monaco figurano tra le tappe più recenti dei suoi tour. Specializzata soprattutto nel grande repertorio sinfonico da Dvořak a Smetana e Janáček l’orchestra incide per etichette quali Naxos, Brilliant Classics, New World Records, Stradivari Classics e molte altre. 11 10 Janáček Philharmonic Orchestra Prossimi appuntamenti 28, 29 gennaio Prosa Cirque Éloize Cirkopolis direzione artistica e regia di Jeannot Painchaud 1 febbraio Palcoscenico Jazz Corner Mattia Cigalini Adamas Mattia Cigalini, sax Paolo Birro, pianoforte Marc Abrams, contrabbasso Mauro Beggio, batteria 5 febbraio A misura di famiglia L’infanzia del mago di Marina Allegri regia di Maurizio Bercini Comune di Pordenone Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Provincia di Pordenone comunale giuseppeverdi.it Eroica Vivida Diversa Tutta un’altra stagione 16 Musica 17