LL - Comune di Bergamo

annuncio pubblicitario
a cura di:
Paolo Pantini
testi di:
Annalisa Aiello, Simone Ciocca, Patrizio Daina, Paolo Pantini
Museo civico di Scienze Naturali “Enrico Caffi” di Bergamo
La collaborazione tra Bas e Museo civico di Scienze Naturali su progetti ed iniziative di carattere ambientale
è ormai consolidata da oltre un lustro. Ci è pertanto sembrato giusto sostenere questa iniziativa editoriale,
finalizzata alla diffusione della conoscenza e alla sensiblità naturalistica, a fianco di chi coltiva da sempre
un’attenta cultura di conservazione e tutela ambientale. La conservazione e la difesa del paesaggio e
dell’ambiente naturale sono valori ormai largamente condivisi da istituzioni, imprenditori, opinione pubblica
e, sempre più spesso, considerati a ragione volano del rilancio turistico e dello sviluppo sostenibile delle
diverse attività presenti sul territorio.
La Valle Nossana, per la suggestione degli scenari naturali e degli scorci offerti, rappresenta un’occasione
imperdibile per coniugare il piacere di escursioni di medio impegno al fascino di percorrere luoghi, densi di
storia, pressoché incontaminati e di rara bellezza. Quest’area del nostro territorio riveste per Bas un’importanza essenziale perché al suo interno si colloca il bacino di raccolta delle Sorgenti della Nossana che dal
1975, con la realizzazione dell’acquedotto, contribuisce in maniera determinante a soddisfare il fabbisogno
idrico di Bergamo e di molti altri centri della provincia. Una risorsa estremamente preziosa che sgorga dal
cuore di rocce calcaree che si sono formate in ambiente marino oltre 200 milioni di anni fa. Una risorsa di
grande qualità come conferma un test comparativo effettuato dalla rivista “Altroconsumo” che definisce,
sulla base delle caratteristiche chimiche e batterieologiche, l’acqua di Bergamo una delle “potabili” più
buone d’Italia tanto da poter competere con numerose acque imbottigliate.
BAS
Bergamo Ambiente e Servizi S.p.A.
Introduzione
E’ per me un vero piacere vedere realizzato questo lavoro che stimo importante strumento di conoscenza di
zone a me particolarmente care. Proprio nella zona dell’Arera, e del Grem straordinariamente ricca di spunti
di ricerca e studio, ho infatti compiuto le mie prime osservazioni naturalistiche che, benché adolescenziali,
hanno sicuramente segnato la mia formazione in modo significativo. A prescindere da queste riflessioni
personali, mi pare giusto, in questa occasione, cogliere l’opportunità per fermare l’attenzione sull’impegno
nella sensibilizzazione e tutela della natura e della biodiversità che ha caratterizzato le scelte del Museo di
Scienze Naturali di Bergamo negli ultimi anni e di cui la mostra “Leggi di Natura. L’arca del 2000” inaugurata
nel 1998 è forse l’esempio più emblematico. Per la prima volta nel settore espositivo viene affrontato il tema
della protezione delle specie animali anche portando a conoscenza del pubblico le principali forme di tutela
oggi vigenti: istituzione di aree protette, Parchi nazionali e regionali e soprattutto l’adozione di una normativa espressa attraverso leggi e convenzioni internazionali allo scopo istituite. Una delle più significative è la
direttiva comunitaria Habitat con la quale è stata ideata la rete “Natura 2000” che, attraverso l’istituzione dei
Siti di Importanza Comunitaria (SIC), si pone come finalità la tutela ed il ripristino di habitat naturali e specie
minacciate allo scopo di garantirne la sopravvivenza e tutelare la biodiversità del continente europeo.
La provincia di Bergamo è particolarmente ricca di emergenze naturalistiche di grande rilievo sia in ambito
floristico che zoologico come testimoniato dalla notevole presenza di SIC sul territorio, 15 sono compresi
nei confini della nostra provincia, prevalentemente in territorio montano.
Questo lavoro, riguardante l’area compresa in uno di questi Siti di Importanza comunitaria, la Val Nossana
Cima di Grem, è stato pensato come guida da campo e propone tre itinerari con spunti di approfondimento
naturalistico. È rivolto agli escursionisti che potranno trovare utili spunti di osservazione e approfondimento sulle montagne che molte volte hanno percorso, ma anche a chi, interessato agli aspetti naturalistici,
potrà facilmente riconoscere lungo i sentieri ciò che sovente ha incontrato esclusivamente nei suoi studi.
Il territorio, certamente marginale per il turismo di massa, dal punto di vista naturalistico è collocato nel
cuore della fascia calcarea delle Orobie. Il monte Arera, che costituisce il limite occidentale del SIC, è da
sempre considerato un “tempio” per la fauna e flora endemici delle Alpi meridionali e, come tale, ci è sembrato doveroso considerarlo in una guida con queste finalità.
Nell’area interessata dai percorsi proposti, proprio perché estranea ai grandi itinerari escursionstici delle
Orobie, non sono presenti strutture recettive di grande impatto ma esistono ben sette piccoli rifugi di gruppi
locali che consentono, previo accordi con le associazioni che li gestiscono, la possibilità di pernottamento.
Utili a tale proposito sono la breve descrizione dei rifugi e l’elenco dei recapiti dei referenti che offrono
all’escursionista-naturalista la possibilità di informarsi sulle modalità di fruizione e favoriscono quelle potenzialità di turismo sostenibile che già la nostra provincia offre in molte parti del suo territorio montano.
Natura e Percorsi
5
Introduzione
IT2060002
Valle di Piazzatorre
Isola di Fondra
IT2060001
Valtorta e Valmoresca
IT2060003
Alta Val Brembana
Laghi Gemelli P.zo di Coca
IT2060008
Valle Parina
M. Torena IT2060004
Alta Val di Scalve
M. Corno Stella
M. Tre Confini
P.zo Diavolo
M. Pegherolo
r
F. B
P.zo Ponteranica
bo
Mezzoldo
Branzi
M. Torcola
F. Serio
F. Brembo
M. Cabianca
em
P.zo dei Tre Signori
M. Gleno
Valbondione
M. Spondone
P.zo Camino
P.zo d. Presolana
Piazza Brembana
IT2060007
Valle Asinina
Schilpario
M. Vigna Soliva
P.zo Arera
C.ma di Menna
Castione Presolana
C.ma di Grem
ez
F. Brem
zo
M. Alben
F. O
gl
io
IT2060001
Val Sedornia, Val Zurio
Pizzo della Presolana
F. B
F. Serio
bo
S. Pellegrino
za
lez
or
IT2060011
Canto Alto e
Valle del Giongo
F. D
Clusone
T. Enna
S. Omobono Imagna
Lovere
IT2060001
Val Nossana
Cima di Grem
Canto Alto
L. Endine
M. Torrezzo
Albino
Villa d'Almè
e
F. S
Ponte
S.Pietro
IT2060001
Valle del Freddo
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BERGAMO
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F. C
Trescore
Balneario
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L. d'Iseo
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Sarnico
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F. Ch
F. O
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F. B
re
IT2060012
F. A dell'Astino
Boschi
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a
e dell'Allegrezza
IT2060006
Boschi del Giovetto di Palline
F. S
e
Caravaggio
Romano di Lomb.
IT2060001
Boschetto della Cascina Campagna
lio
IT2060013
Fontanile Brancaleone
Treviglio
g
F. O
F. Ad
d
a
rio
Cologno al Serio
IT2060001
Bosco dell'Isola
15 Siti di Importanza Comunitaria
34.367 ha di superficie (12,4%)
9 Sic in area alpina (33.665 ha – 97,9%)
3 Sic in area collinare (678 ha – 2%)
3 Sic in area planiziale (54 ha – 0,1%)
6
Natura e Percorsi
e
Introduzione
È parso inoltre opportuno segnalare in questa sede le strutture museali presenti nella zona in quanto rappresentano una testimonianza del territorio dove sono collocate ed un’occasione in più per conoscere i
luoghi. Il Museo dei Magli e quello della Miniera presentano evidentemente un legame molto stretto con le
risorse naturali del luogo, così come il Museo Etnografico di Oneta nel quale, attraverso l’osservazione degli
oggetti d’uso, è possibile percepire l’ingegno delle genti che hanno popolato questi luoghi e le pratiche
agricole, zootecniche e manifatturiere che, nei tempi, hanno consentito di trasformare le ricchezze della
terra in risorsa vitale.
Concludo complimentandomi con gli autori ed auspicando che questo lavoro, oltre a costituire un valido
strumento di conoscenza, si affianchi ai Musei naturalistici nell’arduo sforzo di far conoscere, amare e
rispettare la Natura che regna, con le sue molteplici manifestazioni, al di fuori delle proprie mura.
Responsabile Musei Civici
Dott. Marco Valle
Tramonto dal rifugio Santamaria in Leten.
Natura e Percorsi
7
Sentieri di collegamento
Percorso 2. Valle dell’Orso - Conca di Camplano
Percorso 3. Val Parina
Confine del SIC Valle Nossana - Cima di Grem
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
Base cartografica IGM foglio n.077 Clusone, Scala 1:50.000 autorizzazione 6015 del 13.04.2005.
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
Premolo m 720
Baita Valmora m 1720
Rif. Santamaria in Leten m 1751
Sentieri n.° 245 e 240.
Tempo di percorrenza: andata 5 ore – ritorno 4 ore.
Il tracciato si snoda per buona parte lungo il versante idrografico destro della
Valle Nossana. Questa valle, nota anche come Val Dossana, si apre come un
solco fortemente inciso e con fianchi acclivi sul versante destro della Media
Valle Seriana.
L
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
L’avvio del percorso è a Premolo in località Bratte, un accesso ben visibile alla fine del nucleo principale
della frazione (indicazioni “Rif. Leten” e “Al Dossana”). Provenendo dalla strada provinciale della Val Seriana
si può notare come sia il paese di Premolo che quello di Parre (entrambi a circa 650 m s.l.m.), poggino
su una fascia di territorio quasi pianeggiante rialzata rispetto all’alveo del fiume Serio definito dai geologi
“terrazzo fluvioglaciale”. Per comprendere la sua formazione occorre sapere che circa 10 milioni di anni fa
il fiume Serio aveva scavato all’altezza di Premolo e Parre una valle dal fondo ampio e pianeggiante; più
tardi il fiume divenuto più ripido e più aggressivo a causa dell’innalzamento del territorio, scavò un nuovo
solco più profondo in cui tuttora scorre ed il terrazzo fluviale è quanto rimane dell’ampio letto di scorrimento
del fiume.
La prima parte del largo sentiero è stata recentemente attrezzata
a “percorso salute”. Si osservi come i muretti a secco posti in
prossimità dei punti di sosta a lato del sentiero siano stati costruiti
utilizzando blocchi di pietra locale, si tratta prevalentemente di calcari chiari appartenenti alla Formazione di Esino.
Inizialmente si cammina quasi in piano, in un bosco ceduo piuttosto giovane, ma ricchissimo di essenze: ai dominanti acero di
monte, nocciolo e orniello si aggiungono larice, abete rosso, pino,
sorbo montano, acero campestre, carpino nero, faggio, pioppo
tremulo, sorbo degli uccellatori, maggiociondolo, sanguinello e
sambuco. Questa abbondanza di specie è senz’altro conseguenza di un rimaneggiamento nella composizione arborea ad opera
dell’uomo. L’azione diretta di piantumazione ci fa trovare larici e
castagni, mentre lo sfruttamento forestale basato sul taglio della
legna, ancora attivissimo in questi luoghi e talmente tipico da es-
Sentiero della Val Nossana.
sere raffigurato sullo stemma comunale di Premolo, favorisce la presenza di alberi pollonanti e di arbusti. La
diversità degli alberi che partecipano alla formazione di questo bosco è una buona occasione per imparare
Panoramica sul terrazzo fluvioglaciale su cui poggia il paese di Parre, sul fondovalle Ponte Nossa.
Natura e Percorsi
11
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
STRATI DI ROCCIA LETTI COME PAGINE DI UN LIBRO DI STORIA
Le rocce che incontriamo lungo questo itinerario
mare e questo tratto della Valle Seriana appariva
appartengono prevalentemente alla formazione del
caratterizzato dalla presenza di estese piattaforme
“Calcare di Esino”, che comprende calcari chiari e
carbonatiche e scogliere coralline la cui sommità
dolomie grigio/nocciola formati in ambienti tipica-
veniva a trovarsi appena al di sopra di un mare lim-
mente marini all’incirca 230 milioni di anni fa du-
pido, con acque poco profonde, calde e tranquille.
rante quel periodo della storia geologica chiamato
Per milioni di anni sul fondo di questi antichi ba-
Triassico. In quei tempi il nostro territorio appariva
cini marini si sono depositati sedimenti ricchi in
completamente diverso rispetto a quello che vedia-
carbonati che dopo lunghi processi chimico-fisici
mo oggi: quasi tutte le terre erano sommerse dal
sono diventati i calcari che oggi incontriamo lungo
il percorso ed a testimonianza di
quell’antico mare rimangono i
fossili di organismi marini come
gasteropodi, alghe e stromatoliti
che frequentemente si possono
osservare all’interno delle rocce
stesse.
Circa 130 milioni di anni fa cominciarono a formarsi le Orobie e così
i lembi di crosta terrestre strizzati,
piegati ed infine sovrascorsi gli uni
sugli altri si innalzarono portando
alla luce queste rocce.
Frammento di calcare di Esino con fossile di gasteropode.
a riconoscere numerose specie che costituiscono il patrimonio arboreo delle nostre montagne. Alcune
specie vegetali sono particolarmente attraenti per i colori che regalano al paesaggio in stagioni diverse.
Nella tarda primavera le chiome di giovani foglie verdi sono ancor più brillanti per le fioriture del maggiociondolo, alberello dagli abbondanti grappoli di fiori
gialli simili a quelli della robinia; la calda tavolozza
dell’autunno attinge le tinte da larici e betulle dorati
e dagli avvolgenti ocra dei faggi; il sorbo montano
inargenta i sentieri abbandonando a terra le foglie e
adorna di gocce vermiglie le sue fronde nella stagione più fredda.
Una ricca fauna frequenta lo stesso bosco, probabilmente anch’essa favorita dalla diversificazione
ambientale indotta dall’opera di gestione forestale.
Oltre a numerosi passeriformi nidificanti tra cui il tor12
Pigne desquamate da uno scoiattolo.
Natura e Percorsi
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
do bottaccio, il luì piccolo, la cincia
mora e la ghiandaia, comprende
varie specie di mammiferi. Il loro avvistamento è quasi sempre fortuito
ma comunemente si rinvengono le
loro tracce. Sul terreno lo scoiattolo
lascia molti resti alimentari tipici
come i coni di abete rosso desquamati e le nocciole aperte o i nidi di
rami sugli alberi. Anche altri roditori
si nutrono di nocciole e in linea di
massima si possono riconoscere
dal modo in cui il guscio è stato rosicchiato. Spesso invece si accerta
la presenza di tasso, volpe e capriolo tramite il rinvenimento delle fatte.
Una prima deviazione sulla sinistra
denominata “I scale d’vall’aqua” costituisce un percorso che passando
appunto per la Vall’Acqua conduce
fino alle cime del Belloro e del Golla.
Sempre sul sentiero 245 due successivi pannelli segnaletici indicano
invece sporgenze rocciose prive di
Lo scoiattolo tipico abitante dei nostri boschi.
vegetazione: il “Coren de Brac” sulla destra e la “Corna dol Luf” sulla sinistra. La prima in particolare è una balza calcarea che merita una
breve sosta: pochi passi e si raggiunge un punto in cui è possibile avere una panoramica d’insieme sulla Val
Nossana. Spiccano in primo piano le morfologie delle pareti rocciose antistanti con le tipiche forme di erosione e di modellamento dei rilievi carbonatici. L’azione prolungata di agenti esogeni come acqua e vento e
le continue escursioni termiche hanno aggredito la roccia nuda incidendola lungo i fianchi più esposti ed
Panorama dal “Coren de Brac”.
Natura e Percorsi
Vaschetta di corrosione.
13
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
ROCCE A TESTIMONIANZA DI RECENTI INTRUSIONI MAGMATICHE
Le porfiriti che incontriamo in quest’area sono roc-
formazione (Paleogene, circa 60 milioni di anni fa)
ce facilmente riconoscibili per il tipico colore chiaro
infatti è successivo rispetto a tutte le altre rocce se-
di fondo e gli isolati cristalli tabulari allungati di co-
dimentarie che affiorano nell’area presa in esame.
lor verde scuro. Questo tipo di rocce affiora in una
piccola e limitata zona lungo le pendici orientali del
Monte Belloro. La loro natura è di origine subvulcanica ed è legata alla rottura della crosta terrestre
prontamente occupata da intrusioni magmatiche
raffreddatesi molto lentamente e formanti tipiche
strutture di accumulo a forma di cupola con base
piana. Queste intrusioni, incassate entro le rocce
triassiche della Costa di Belloro, sono legate a fenomeni di magmatismo avvenuti durante le fasi più
recenti dell’Orogenesi Alpina, il periodo della loro
Frammento di porfirite su calcare.
aprendo talvolta profonde ferite, le forre. L’affioramento di roccia su cui si è saliti per avere l’ampia visuale
della valle porta invece i segni della dissoluzione superficiale che il calcare ha subito in tempi recenti ad
opera delle acque meteoriche. In particolare si notano le tipiche microforme che caratterizzano il carsismo
di superficie come le vaschette di corrosione e le piccole scannellature. Tornati sui propri passi, si noterà
che il tracciato principale attraversa in questa zona almeno tre lingue di pietrisco che scendono dal versante: si tratta di residui di discarica delle vecchie miniere della Costa di Belloro oggi ricoperti da recenti detriti
che si sono staccati dal versante sovrastante. Nel primo di questi scarichi, formato prevalentemente da
rocce calcaree, si trovano anche alcuni campioni di roccia che per
aspetto e colore appaiono completamente diversi rispetto ai circostanti: si tratta di rocce magmatiche
chiamate porfiriti. Procedendo nel
bosco un occhio attento scorge
senza difficoltà alcuni affioramenti
diversi dal solito calcare: sono i rari
punti in cui si presenta in superficie
un orizzonte costituito da brecce
carbonatiche.
Queste
particolari
rocce sedimentarie sono costituite
da frammenti di calcare di varie dimensioni
Particolare di breccia con cristallizzazioni e dissoluzioni intraclasti.
14
con
profili
spigolosi,
cementati tra loro da una matrice
Natura e Percorsi
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
“precipitata” dalle acque circolanti negli interstizi ricche di particelle fini e carbonato di calcio. Proseguendo lungo il sentiero principale si incontrano poi
in successione una fonte (Fontana d’Cà Loa) con
possibilità di approvvigionarsi d’acqua e uno stagno
artificiale (Possa d’Cà Loa), sito di riproduzione per
gli anfibi tipici delle aree boscate come le salamandre e le rane rosse, importante in quest’area dove le
acque superficiali scarseggiano. A circa 40 minuti
dalla partenza si incontra un bivio e scegliendo la
deviazione bassa che prosegue in piano sarà possibile, dopo aver costeggiato i ruderi di una baita,
sbucare nell’unico ampio prato del tratto inferiore
del percorso. Qui la visuale si apre sulla valle e si
può avere un’idea precisa di quanto profondamente
le acque abbiano scavato il fondo della forra. Lungo
il margine alto del prato un boschetto di betulle mostra la prima fase del rimboschimento delle aree
aperte. Nelle zone abbandonate e marginali, scar-
Betulle al margine di una radura.
samente frequentate dal bestiame in seguito alla riduzione dell’importanza economica dei pascoli, si insediano betulle e larici specie cosiddette “trasparenti”
alla luce perché hanno chiome non particolarmente fitte, così che anche ginepri e rododendri possono
vegetare nel sottobosco. Un’altra delle specie pioniere è il maggiociondolo, una fitta copertura boschiva di quest’ultimo favorisce infatti l’attecchimento del faggio che poco tollera nella fase
giovanile una forte intensità luminosa. Questo fenomeno ampiamente diffuso nel nostro territorio fa sì
che i prati ritornino gradualmente ad essere occupati dai boschi originariamente presenti. Poco dopo
Fioritura di maggiociondolo.
Natura e Percorsi
Rana rossa.
15
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
LA SORGENTE NOSSANA
La visita alla “Sorgente Nossana” merita di essere
molto permeabili. La risorgenza è determinata dalla
segnalata come possibile e breve deviazione da ag-
presenza di una faglia inversa (Faglia della Trinità
giungere al percorso qui proposto. La sorgente può
Nord) che innalzando strati impermeabili (marne,
essere raggiunta partendo da Parre Inferiore per-
calcari argillosi e argilliti appartenenti alle formazioni
correndo il sentiero Saplì oppure partendo da Ponte
di Gorno e di S. Giovanni Bianco) ostacola il nor-
Nossa percorrendo la via Sorgenti che fiancheggia
male corso delle acque sotterranee verso il Fiume
il torrente Nossa. La sorgente della Nossa, nota sin
Serio obbligandole così a sgorgare in superficie in
dai tempi più antichi, dal 1975 alimenta la rete idrica
prossimità dell’abitato di Ponte Nossa. Le dimen-
di oltre 29 comuni della provincia di Bergamo costi-
sioni della sorgente sono notevoli basti pensare che
tuendone così una delle principali fonti di approv-
l’edificio che racchiude le camere di raccolta delle
vigionamento, si trova in una forra a circa 500 m
acque occupa una superficie di ben 900 mq; la por-
s.l.m. e si configura come una sorgente di tipo car-
tata media annua oscilla tra i 900 e i 1.500 litri/sec
sico o più propriamente una risorgenza. Le rocce
raggiungendo picchi di 20.000 litri/sec in occasione
“serbatoio” che raccolgono questo vero e proprio
di periodi con precipitazioni atmosferiche particolar-
fiume sotterraneo appartengono alla formazione
mente intense. Si tratta di un’acqua oligominerale
rocciosa detta Calcare di Esino: rocce sedimen-
che sgorga a temperatura costante di circa 8,5°C
tarie chiare, costituite da calcari fratturati e quindi
con una durezza di 11°F.
16
Natura e Percorsi
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
Sorgenti della Nossana con particolare delle camere di raccolta.
Natura e Percorsi
17
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
Spettacolare fioritura di rododendro ferrugineo.
essere rientrati nel bosco, a destra del sentiero c’è un notevole esemplare di tasso, un albero sempreverde
dai frutti caratteristici: attorno al seme legnoso infatti si sviluppa una campanella gelatinosa di colore rosso,
grande come un mirtillo e chiamata arillo: l’unica parte non velenosa della pianta è proprio la sola polpa
dolciastra. Lungo questo tratto camminando può capitare di sentire sotto il sentiero il gorgogliare dell’acqua. Non si tratta di fenomeni carsici, bensì di tubature interrate della rete idrica: nella zona le sorgenti
vengono ampiamente sfruttate e in alcuni punti lungo il sentiero si incontrano alcune cabine di cemento per
il controllo e la regolazione delle acque. Dopo un’ora di cammino si giunge al bivio, segnalato con un cartello, che a destra porta al Rif. Santamaria in Leten e a sinistra alla Baita di Valmora. Proseguendo in quest’ultima direzione il percorso comincia a salire rapidamente; il fondo è sassoso e poco compatto e si attraversa un bosco a parco dove fa la sua
comparsa l’agrifoglio, ennesimo alberello tipicamente impreziosito in inverno da tonde bacche
scarlatte. E’ frequente il rinvenimento di rocce
fossilifere. Osservando attentamente i frammenti di roccia che si trovano anche lungo il
sentiero stesso sarà infatti facile riconoscere
fossili di gusci di molluschi gasteropodi e lamellibranchi oppure rinvenire resti di altri organismi
marini, come le alghe Dasycladacee, che centinaia di milioni di anni fa, nel nostro mare triassico, colonizzavano la porzione di piattaforma
Agrifoglio
18
carbonatica più vicina alla costa (piattaforma
Natura e Percorsi
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
interna). Qui la vegetazione comincia a cambiare. Inizialmente si cammina su balze rocciose esposte che
ospitano rododendri, betulle, e pini mughi ad habitus arbustivo frammisti a grandi esemplari di faggio, peccio e sorbo. Successivamente prendono il sopravvento aree di bosco maturo di abete rosso e faggio. In
queste zone il sottobosco comincia a presentare un cospicuo strato di lettiera e di rami secchi, habitat che
ospita una ricca e diversificata comunità di invertebrati che affiancata ai funghi nell’opera di demolizione
delle sostanze organiche morte, a sua volta costituisce il cibo per gli artropodi predatori della lettiera e per
gli insettivori. Non a caso proprio qui sulla destra, in un tronco spezzato di peccio ritto proprio accanto al
sentiero, si individuano con facilità due vecchie cavità scavate dal picchio nero per nidificare. Questo è il più
grande picchio europeo (raggiunge le dimensioni di una cornacchia), presenta piumaggio nero e vertice
vermiglio; come gli altri picchi si nutre per lo più di larve e di insetti xilofagi, qui abbondanti vista la concentrazione di tronchi caduti e marcescenti. Dopo poco si giunge al cascinetto di Costa Bruciata, a quota 1069
metri, ideale per una breve pausa. Manca ancora un buon dislivello prima di arrivare alle Baite di Valmora,
che verrà percorso sull’altro versante della valle, una volta attraversato l’alveo in cui scorreva il ruscello.A
causa delle captazioni, fatto salvo i periodi con prolungate precipitazioni, non c’è traccia di acqua superficiale. Il guado è inserito in un’ambientazione rocciosa dove può capitare di vedere il picchio muraiolo, è
questo un uccello associato alle pareti verticali e alle rocce nude, con becco sottile, lungo e leggermente
arcuato da cui l’accostamento ai picchi; le caratteristiche ali arrotondate mostrano lampi rossi e bolli bianchi
Picchio nero: il più grande picchio europeo.
Natura e Percorsi
19
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
LA FAUNA DEL SUOLO
Osservando attentamente tra le foglie del sottobosco è possibile scoprire un ecosistema in miniatura
dove la risorsa alimentare, formata dalle foglie morte e dai rami e tronchi al suolo, subisce un’opera
di demolizione fino alla mineralizzazione da parte
di microrganismi (in particolar modo batteri e protisti), funghi e animali. Questa comunità associata
al terreno, dalla lettiera al suolo profondo, è costituita da un’interessante varietà di gruppi zoologici.
Nel suolo ci si trova di fronte quindi ad una notevole
eterogeneità, con rappresentanti di nematodi (vermi
cilindrici spesso di dimensioni submicroscopiche),
gasteropodi (lumache e chiocciole), anellidi (lombrichi e affini), aracnidi (acari, ragni, opilioni, scorpioni
e pseudoscorpioni), crostacei isopodi (porcellini di
terra), chilopodi (centopiedi), diplopodi (millepiedi),
I colori iridescenti di un coleottero carabide.
pauropodi, sinfili, “apterigoti” (insetti primitivi privi
di ali) e un grande numero di altri insetti soprattut-
sotto della lettiera, è l’ambiente più conservativo tra
to coleotteri e fra gli imenotteri le formiche. L’azione
quelli terrestri, in quanto le sue condizioni microam-
di demolizione del materiale organico viene svolta
bientali tendono a mantenersi costanti nel tempo.
soprattutto da nematodi, anellidi, acari, isopodi, di-
Nel suolo infatti, sia in collina che in montagna, vi-
plopodi e apterigoti, mentre i predatori sono rappre-
vono numerose specie di invertebrati endemici (vedi
sentati in particolare da aracnidi, chilopodi e insetti
pag.47) con caratteri adattativi alla vita in questo
(coleotteri e formiche). Il suolo vero e proprio, al di
ambiente (riduzione di occhi e ali, depigmentazione).
Diplopode o millepiedi.
20
Natura e Percorsi
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
Formica.
Ragno.
Il terreno inoltre ospita microambienti temporanei
ad evoluzione veloce, costituiti da materiali in decomposizione quali sterco (soprattutto di mammiferi), cadaveri di vertebrati e invertebrati, funghi
marcescenti. Il numero di specie ospitate da questi
Pseudoscorpione.
ambienti è molto elevato e il loro ricambio, nel ciclo che va dalla colonizzazione alla completa umificazione dei materiali organici, è veloce. I principali
demolitori, sono ditteri e coleotteri di varie famiglie
mentre i coleotteri stafilinidi sono i predatori più abbondanti. Una buona guida ed un’osservazione accurata permettono di riconoscere i principali gruppi
citati ed ammirare l’estrema diversità che risiede nel
popolamento di questi particolari ambienti.
Lumaca
Natura e Percorsi
Chilopode o centopiedi.
21
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
quando, con voli leggeri da farfalla, si sposta da
un punto all’altro alla ricerca di piccoli animaletti.
Riprendendo il cammino si sale con decisione e
si costeggia una faggeta incantevole nei pressi
delle Baite Rinati che va poi a sfumare nei pascoli d’alta quota. Verso le cime sulla destra
sono ben visibili splendidi pinnacoli di roccia
mentre dai punti alti si apprezza il panorama sulla valle appena percorsa. Anche sul versante
opposto la vegetazione si dirada, con macchie
di pino mugo e rododendro irsuto che tenacemente crescono su fianchi a forte pendenza. Si
Il rifugio Santamaria in Leten.
sale a zig-zag l’ultimo tratto di prato, seguendo
la traccia sempre ben segnata che punta al vali-
co ormai visibile. In questi pascoli dove ancora è attiva la pastorizia oltre a pecci, faggi e mughi, tra le erbe
vegeta anche qualche ginepro. Dopo due ampi tornanti si raggiunge il passo e innanzi si svela l’ampia conca
di Valmora, sovrastata a nord-est dalla Cima di Valmora e dalla Cima di Leten. A questo punto si attraversa
tutta la piana fino alla base dei rilievi; in corrispondenza del ruscello si interseca un sentiero e si svolta a destra per una traccia che sale dolcemente e gira attorno al massiccio, l’ultimo che ci separa dalla piana del
Leten e dal Rifugio Santamaria. Quest’ultimo tratto richiede un’ora circa di cammino. Si passa attraverso un
piccolo gruppo di ontani verdi che formano un piccolo arbusteto d’alta quota e che indicano uno scorrimento di acque superficiali; successivamente prima che si possa scorgere il rifugio è richiesta un po’ di attenzione per non perdere la traccia che, seppur ben segnata, rischia di essere persa in un’ultima area rocciosa al
capo del massiccio. L’ultima discesa verso la Piana del Leten offre un interessante campionario di fossili, in
particolare scure tracce di bivalvi impresse sulle pietre. Il rifugio di Santamaria in Leten è un’ottima base di
partenza per ulteriori escursioni in quota verso il Monte Secco e le Cime di Fop e Vaccaro. In questa area
orchidee e uccelli dai colori vivaci che abitano le praterie invitano ancor più a fermarsi per una notte nel rifugio così da poter godere con calma il fascino di questi luoghi poco frequentati e meritevoli di attenzione.
Panorama della conca di Valmora.
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Natura e Percorsi
Percorso 1. Valle Nossana - Valle Gorgolina
ORCHIDEE ALLA VANIGLIA
Fiori delicati e a volte profumatissimi, le orchidee
bienti come boschi e torbiere. Ammirare, fotografa-
hanno sempre attirato l’attenzione di botanici e
re, disegnare e riconoscere le specie principali può
appassionati. Nel territorio della provincia di Berga-
essere un’attività molto stimolante che permette di
mo si contano ben 55 specie diverse alcune delle
apprezzare e far conoscere i piccoli gioielli naturali
quali si possono incontrare nei prati e nei pascoli di
offerti dal nostro territorio.
montagna. Generalmente non sono molto vistose
per dimensione; la nigritella dai petali rosso cupo
e la manina odorosa dalle corolle simili a porcellana però sono straordinarie per il delicato aroma di
vaniglia che emanano, proprio come la loro lontana cugina coltivata nelle isole tropicali. Altre orchidee come l’orchidea sambucina, la manina rosea,
l’orchidea dei pascoli, il testicolo di volpe, la platantera comune e l’orchide bruciacchiata si fanno notare per forme sorprendenti e colorazioni
che passano dal rosa carico al bianco verdastro.
L’orchidea macchiata si fa notare per le foglie tipicamente macchiate di scuro sulla parte superiore
e oltre che nei pascoli è diffusa anche in altri am-
Manina rosea.
Natura e Percorsi
Orchidea dei pascoli.
Manina odorosa.
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Percorso 2. Valle dell’Orso - Conca di Camplano
Gorno m 1100
Bivacco Telini m 1720
Bivacco Mistri m 1800
Passo Grem m 1960
Baite di Camplano m 1830
Sentiero n.° 263 + n° 223 + n° 237.
Tempo di percorrenza: salita 3 ore e 30 minuti – discesa 3 ore.
Il territorio del comprensorio di Gorno offre all’escursionista la possibilità di
osservare bellissimi esempi di flora e fauna tipici della montagna bergamasca ma può dare anche l’occasione per provare piccole emozioni suscitate
dal ritrovamento di minerali e di fossili. Questi ultimi elementi naturali caratterizzano quest’area della valle del Riso tanto da far comparire nello stemma
comunale di Gorno una lampada da minatore e una conchiglia fossile.
G
Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
Giunti a Gorno si seguono le indicazioni per il rifugio Grem e si raggiunge così la strada alta a monte del
paese (strada di Grina): giunti al primo divieto di accesso si lascia la macchina e 50 metri dopo, sulla destra, si imbocca il sentiero: qui si trovano le indicazioni per il Cascinetto di Golla e per la cima di Grem, con
segnavia CAI n. 263 e n. 260. Dopo una dozzina di minuti si arriva ad un bivio e volendo proseguire verso
il Grem si prende il n. 263 (Cima Grem – sentiero rapido, bivacco E.Telini). Si procede quindi su questo
versante prativo, dirigendosi a sinistra e salendo a vista verso la cresta coperta da abeti rossi: in effetti su
questo pascolo le tracce sono molte ed è difficile mantenere quella principale. Come punto di riferimento
va perciò tenuto un piccolo valico tra la cima più alta e quella alla sua sinistra che, una volta arrivati, si vedrà
occupata da un roccolo di caccia. Le rocce che affiorano lungo questo itinerario appartengono a diverse
formazioni rocciose ma sono tutte accomunate dall’origine sedimentaria e dal periodo di formazione com-
preso tra i 235 e i 200 milioni di anni fa.
Il pendio che stiamo attraversando è occupato da un pascolo arbustato con ginepri, rose penduline e
biancospini. L’esposizione a meridione e il substrato calcareo lo rendono un versante termofilo asciutto che
favorisce tra gli altri la diffusione di un’appariscente fiore con un capolino del diametro di anche 10 cm, una
sorta di margherita spinosa priva di gambo, la carlina bianca. La carlina è una composita commestibile,
singolare anche per la capacità di chiudersi quando l’umidità è elevata; ciò avviene grazie all’igroscopia
delle squame argentate che circondano il capolino, che assorbono l’umidità atmosferica piegandosi verso
l’interno per proteggere i fiori nelle giornate uggiose. Questo sito si rivela di estremo interesse per la ricca
fauna che lo frequenta nel periodo primaverile ed estivo, in particolare alcune rare specie di passeriformi
migratori quali per esempio la bigia padovana e l’averla piccola. Inoltre le numerose pozze di abbeverata
presenti su questo versante costituiscono un prezioso ambiente riproduttivo per numerose specie di
anfibi e invertebrati acquatici.
Riprendiamo comunque a salire; una volta arrivati
all’appostamento di caccia, si scollina e si recupera
il sentiero segnato per il bivacco Telini, ormai visibile
di fronte a noi. La valletta ai nostri piedi è costellata di abeti rossi; questi si addensano sui declivi,
Pozza d’abbeverata.
Natura e Percorsi
Carlina bianca.
25
Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
SONO TUTTI CALCARI MA COSA HANNO DI DIVERSO TRA LORO?
Nel primo tratto del sentiero si incontrano piccoli
• F. di Breno: calcari stratificati di colore variabile (da
affioramenti appartenenti alle formazioni di Gorno,
grigio chiaro a nocciola fino a grigio scuro) spes-
del Metallifero Bergamasco e di Breno, mentre nel
so con presenza di cavità e pori riempiti da calcite
secondo tratto tornano a prevalere quasi in modo
bianca. Laminazioni algali (Dasycladacee) e livelli
assoluto affioramenti rocciosi appartenenti alla For-
fossiliferi con gasteropodi. Nel distretto minerario
mazione di Esino (vedi pag.12). Si tratta sempre di
di Gorno sono presenti livelli biancastri di argilliti
calcari formati in ambiente marino nel Triassico Me-
tufacee. Spesso contengono giacimenti minerari
dio-Superiore, tra loro però si possono notare alcu-
di zinco, piombo, argento, fluorite e barite. Il loro
ni caratteri che le differenziano e che testimoniano
ambiente di sedimentazione è tipico della piattafor-
piccole diversità nell’ambiente in cui è avvenuta la
ma carbonatica più interna caratterizzata da cicli di
loro sedimentazione.
deposizione (cicli peritidali) in ambiente prossimo
alla linea di marea.
Nella breve descrizione che segue inizieremo a trat-
Qui a fianco viene fornita la scala del tempo geologi-
tare i calcari che si sono formati in tempi più recenti
co con dettaglio sulle formazioni del Triassico Medio
per arrivare a descrivere quelli più antichi.
e Superiore che si incontrano lungo i sentieri proposti
• F. di Gorno: calcari grigio scuro nerastri ben stratificati con intercalazioni di marne e argilliti nere fissili
(proprietà delle rocce a suddividersi in lastrine parallele). L’ambiente di deposizione che caratterizza
queste rocce e un’ampia zona di laguna e baia a
sedimentazione carbonatico-marnosa (carbonatica e terrigena). Questa zona di mare è molto ricca
dal punto di vista faunistico ed infatti è ricorrente
in queste rocce la presenza di fossili, soprattutto
lamellibranchi.
Affioramento della sezione tipo della formazione di Gorno.
• Calcare Metallifero Bergamasco: calcari neri ben
stratificati con macchie di calcite bianca e talvolta
noduli di selce e mineralizzazioni di piombo e zinco.
I tipici ambienti di formazione di queste rocce sono
le piane di marea (piane tidali) prospicienti l’area lagunare con estese praterie algali nelle quali si concentrano importanti minerali utili: da qui deriva la
denominazione “Metallifero”. La presenza di fossili
è molto rara.
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Mineralizzazione di blenda su Calcare Metallifero Bergamasco.
Natura e Percorsi
Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
Natura e Percorsi
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Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
accompagnati da macchie di
faggi.
L’avifauna
nidificante
conta la presenza di bigiarella,
tordela, tordo bottaccio e luì
bianco e spesso è possibile avere la fortuna di avvistare
diversi uccelli che si dissetano
e fanno il bagno nella pozza
visibile al centro della valletta.
Il sentiero si fa presto irto attraverso una prateria. Guardando
sulla sinistra, lungo gli ultimi tratti
di pendio del fronte meridionale
della cima di Grem, sono ben
Imbocchi e discariche di miniere abbandonate.
visibili imbocchi e discariche di
miniere abbandonate. L’attività
mineraria ha infatti caratterizzato per secoli la vita degli abitanti di questa zona. Approssimandosi al bivacco
Telini, sempre lungo il sentiero, oppure osservando i blocchi di roccia ad esso prospicienti, è facile trovare
resti di alghe fossilizzate (Dasycladacee), soprattutto all’interno di rocce argillose biancastre. Dopo 1 ora e
20 minuti dalla partenza si raggiunge così il bivacco Telini. Qui, anche dall’attenta osservazione delle rocce
che costituiscono i muri e i pavimenti di questa piccola costruzione, potremo conoscere ed identificare le
diverse rocce presenti nella zona. Conci di roccia calcarea dai colori diversi, da grigio chiaro a più scuro
o quasi nerastri, alcuni dei quali con locali lenti di calcite, a volte caratterizzati da strutture di dissoluzione
carsica superficiale e molto spesso dalla presenza di fossili, visti tutti assieme testimoniano la complessità
e le diversità che caratterizzano dal punto di vista geologico l’ambiente naturale che stiamo visitando.
Dalla cresta del rilievo appena
scalato, proprio dietro il bivacco Telini, riprende la traccia che
conduce all’altro punto d’appoggio presente nella zona,
il bivacco Mistri.
Lì si arriva in mezz’ora circa,
percorrendo un primo tratto sul
crinale di un colle e un secondo
attraverso una valletta; in questa zona pendii a rocce sparse,
praterie sassose e punti riparati dove la neve persiste molto
a lungo, forniscono un ricco
campionario per interessanti
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Resti di alghe Dasycladacee fossilizzati.
Natura e Percorsi
Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
POZZE DI VITA
Le pozze di abbeverata per il bestiame sono piccoli ambienti per lo più di origine antropica rivelatisi
preziosi per moltissime forme di vita selvatica legate
indissolubilmente all’acqua, soprattutto in comprensori calcarei come questo dove le acque superficiali sono rare. Gli anfibi sono tra gli occupanti
più assidui e spesso le specie variano a seconda
della localizzazione dello specchio d’acqua: nei boschi, nei luoghi ombrosi e in alta quota si rinvengono facilmente le rane rosse, i tritoni crestati e le loro
I colori mimetici dell’ululone.
larve, in quelle dei versanti più caldi e soleggiati le
raganelle e gli ululoni. Fra gli invertebrati acquatici
può divertire l’osservazione delle soluzioni trovate da vari insetti per respirare in questo ambiente.
I gerridi sono emitteri che pattinano sul pelo dell’acqua sfruttando la tensione superficiale. Regolarmente appena sotto la superficie vengono a galla
piccoli subacquei per fare il cambio della scorta di
ossigeno: taluni sono ditiscidi o altri coleotteri che
Coleottero ditiscide.
trattengono l’aria sotto le elitre, altri sono le noto-
no sul fondo e pompano acqua fresca nell’addome
nette, grossi emitteri dalle zampe a paletta che nuo-
cavo come fosse un polmone; quelle delle damigelle
tano a testa in giù e respirano grazie a un velo d’aria
e delle effimere presentano espansioni addominali per
trattenuto da peli ventrali. Le larve delle libellule stan-
aumentare la superficie respiratoria.
Raganella.
Natura e Percorsi
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Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
osservazioni botanico-vegetazionali. Lungo il sentiero, sulla
sinistra, si incontra anche un
affioramento calcareo caratterizzato dalle tipiche microstrutture di dissoluzione legate al carsismo di superficie.
Questi particolari solchi nella
roccia sono una conseguenza
dell’azione solvente che le acque meteoriche hanno nei confronti dei calcari. Le incisioni
che qui incontriamo, chiamate
Incisioni carsiche superficiali (karren) visibili lungo il percorso.
in gergo tecnico karren, hanno
un andamento subparallelo,
una profondità di circa 3-4 cm ed una larghezza massima di 10 cm. Finalmente si giunge al Bivacco Mistri.
Questa struttura è stata costruita dai soci del “Gruppo Camòs” sulle rovine di una ex baracca di minatori
della Società Mineraria “English Crown Speler Limited”. Pochi metri sotto la costruzione, all’interno di una
piccola grotta, si trova una sorgente mentre tutt’attorno si apre dinanzi agli occhi un meraviglioso scenario:
in primo piano il paesaggio roccioso e pascolivo della Valle dell’Orso e sullo sfondo le vette della Cime di
Arrivo al bivacco Mistri.
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Natura e Percorsi
Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
UNA RICCHEZZA ECONOMICA E SOCIALE CHE ARRIVA DA SOTTOTERRA
Fin dall’antichità nel territorio della valle del Riso e
completamente cessate. Rimangono, a ricordare un
della val Parina furono sfruttate le miniere che resero
mondo che ha segnato per secoli la vita della gente
questo lembo di terra un importante polo estrattivo a
di queste montagne, solo gli imbocchi delle miniere
livello nazionale. La maggior parte della produzione
abbandonate da cui spesso si dipanano lunghi ed
mineraria, che fu per secoli il cardine dell’economia
articolati sistemi di gallerie sotterranee, così come
locale, proveniva dall’estrazione di alcuni minerali
gli accumuli a cielo aperto di discariche minerarie, e
come blenda, galena e calamina (Smithsonite) conte-
diverse costruzioni ormai in stato di abbandono e di
nuti all’interno di corpi lenticolari e ramificati custoditi
rovina adibite nel passato ad alloggi-baracche per i
all’interno di una porzione di roccia triassica cono-
minatori o alla lavorazione dei metalli (forni e laverie).
sciuta sia nella tradizione mineraria locale sia negli
studi specialistici di geologia come “Metallifero” bergamasco. L’attività mineraria legata alla coltivazione
di questi minerali risale all’epoca romana quando gli
schiavi “damnati ad metalla” venivano inviati ai lavori pesanti presso le miniere bergamasche. La lunga
tradizione nell’arte mineraria del distretto piombo-zincifero di Gorno-Oltre il Colle ebbe fine rapidamente
negli anni ottanta. Oggi tutte le attività estrattive sono
1910 ca. - Operazione di disgaggio in galleria.
1925 - Minatori in una galleria del Monte Arera.
1960 - Pian Bracca: il cavallante Lino Palazzi.
Campione di blenda proveniente da Gorno.
Natura e Percorsi
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Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
Grem, di Cima Foppazzi, del complesso del Monte
Golla e di altri rilievi minori. Nei dintorni del bivacco si possono trovare ancora tracce che testimoniano l’antica attività estrattiva che caratterizzava
questa zona come i resti di piccoli assaggi compiuti dalla compagnia mineraria nel secolo scorso.
Lasciato il bivacco si cammina sul sentiero segnato
ai piedi del versante orientale della Cima di Grem (n°
223), con i candidi macereti che ci accompagnano
Macereto nei pressi del bivacco Mistri.
sulla sinistra. Queste forme di deposito superficiale,
dette anche ghiaioni, sono semplicemente fasce di
detrito formate per alterazione e disgregazione della roccia in posto: dalla parete e dalle cime sovrastanti
costituite da calcare di Esino si staccano spigolosi blocchi di roccia a causa dell’azione del gelo e del disgelo e della forza di gravità cadono e si accumulano alla base della parete stessa a formare conoidi o fasce
regolari. Per via del substrato mobile e continuamente rinnovato questi habitat particolari sono occupati da
una vegetazione altamente specializzata. Le specie tipiche di questi ambienti, nonostante vengano seppellite in continuazione, possono praticamente rispuntare tra detriti facendo crescere rapidamente stoloni
e polloni striscianti. Radici e fusticini inoltre si distribuiscono a ventaglio tra gli interstizi intercettando così
sostanza organica, limo e sabbia dilavati dalla superficie che concorrono a formare un suolo, poco evoluto,
ma sufficiente per accumulare acqua e nutrienti. I
gialli papaveri e il doronico dei macereti sono i più
appariscenti, ma molti piccoli fiori possono far capolino tra i sassi.
Ecco un breve elenco di specie che suggerisce
quanta biodiversità può semplicemente originarsi tra
le macerie delle nostre montagne: biscutella montanina, gaglio del pizzo Arera, arabetta minore, iberidella alpina, linaria bergamasca, acino alpino, erba
storna, petrocallis dei Pirenei e silene a cuscinetto.
Silene a cuscinetto.
Sulla destra del camminamento invece il paesaggio
diviene man mano più suggestivo: inerpicandosi in
direzione del passo Grem si intuisce infatti come
l’altopiano attorno al Monte Golla sia un territorio
mosso e tormentato. Lo scenario che si apre dinanzi agli occhi è quello tipico dei paesaggi calcarei con
macro forme di carsismo di superficie: avvallamenti
e numerose depressioni di forma circolare, le doline, costellano il terreno verdeggiante tutto attorno,
Doline.
32
rendendo il paesaggio estremamente affascinante.
Natura e Percorsi
Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
RAPACI DA ROCCIA
All’interno del territorio considerato, pascoli e aree
rocciose dominano nettamente il paesaggio, a discapito dei boschi che occupano una porzione limitata e marginale. Questa caratteristica si ripercuote
anche sugli uccelli rapaci che abitualmente frequentano la zona, in particolare in relazione alle necessità
ecologiche di costruzione del nido e di caccia. Per
questo motivo durante le escursioni capita di osservare più spesso rapaci quali l’aquila reale, il falco
pellegrino e il gheppio. Si tratta di uccelli indubbiamente differenti tra loro, a partire dalla taglia (stimata
da un’apertura alare che può arrivare a 230 cm per
l’aquila, di oltre un metro nel falco pellegrino e fino
a 80 cm nel gheppio) e dalla dieta (le vittime più
frequenti dell’aquila sono le marmotte, il falco pellegrino è specializzato nella cattura di altri uccelli di
medie dimensioni e il gheppio ha una alimentazione
Parete rocciosa ideale per la nidificazione di rapaci.
variegata che comprende micromammiferi, rettili,
fratti e sporgenze su pareti verticali di roccia per la
uccellini e insetti). Tuttavia ciò che accomuna questi
costruzione del nido e necessitano di ambienti aper-
uccelli è che in ambiente naturale sono legati ad an-
ti come prati e pascoli per la cattura delle prede.
La maestosa aquila reale.
Natura e Percorsi
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Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
Pinguicola alpina.
Insetto intrappolato su foglie di pinguicola.
Si noterà un passaggio attraverso una brevissima gola rocciosa, la cui origine si può probabilmente attribuire a fenomeni carsici di erosione. In questo sito il sole batte poco e l’umidità elevata del terreno presso la
parete permette la crescita della pinguicola o erba unta, una pianta carnivora. Foglie a rosetta a contatto col
terreno, è detta anche erba unta per l’aspetto lucido della foglia: solo i fiori, bianchi macchiati di giallo per la
pinguicola alpina e viola macchiata di bianco per la pinguicola comune, sono portati da un fusticino villoso e
ghiandoloso. Le foglie basali intrappolano l’insetto per azione di mucillagini appiccicose; successivamente
sono in grado di arrotolare su di sé il margine, di secernere all’esterno enzimi che digeriscono lentamente
la preda e infine di srotolarsi nuovamente pronte per una successiva cattura. Giunti in cima al passo la
vista si apre e il Monte Arera ci fronteggia in lontananza maestoso, quasi a sfidare la Cima Grem a noi
prossima sulla sinistra. Invece di salire al Monte Grem però si continua sempre verso Nord, avventurandosi
su un tracciato lineare che rimane in quota e va a cingere il massiccio della Cima Foppazzi e del Cimetto.
Se appena ripreso il cammino ci si rivolge nuovamente alla cima Grem si vedrà una maestosa parete rocciosa e alla base di questa, la tipica falda di detrito.
Questa parete verticale presenta una stratificazione ben visibile in cui il pacco di strati rocciosi non ha andamento orizzontale bensì inclinato in modo regolare verso Nord-Ovest di circa 40°. Tale giacitura testimonia
il sollevamento e il capovolgimento che gli strati rocciosi hanno subito in centinaia di milioni di anni quando,
spinti da immani forze tettoniche, si sono innalzati a formare le nostre montagne (orogenesi). La visuale che
ci accompagna a Nord-Ovest abbraccia il Menna, la Val Parina e due sue piccole valli laterali, la Val Secca e
il Vallone; le abitazioni visibili in lontananza sono quelle di Pra dell’Isola, località presso Zambla Alta. In questa zona capita talvolta di avvistare rapaci come il fiero falco pellegrino. Anche la cosiddetta “fauna minore”
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Natura e Percorsi
Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
è senza dubbio meritoria di attenzione, in particolare
sulle rocce del versante di destra è facile individuare,
cercando tra i sassi sul terreno, uno degli endemiti faunistici (vedi pag.47) che popolano questa area, non a
caso considerata importante per la tutela della biodiversità, si tratta del Megabunus bergomas un piccolo
aracnide appartenente all’ordine degli opilioni.
Al termine di questo lungo tratto in piano, ora contrassegnato come sentiero CAI n° 237, si sale velocemente
per poi scollinare e accedere ad un’area caratterizzata
nuovamente dalle tipiche depressioni circolari carsiche
del terreno. Visti i numerosi affioramenti rocciosi questa volta il paesaggio a doline appare a tratti quasi di
tipo “lunare”, soprattutto là dove la copertura vegetale
si fa meno presente. Sulle rocce calacaree tornano evidenti i segni e le incisioni causate dall’azione solvente
dell’acqua e tra i blocchi di roccia che si trovano lungo
il sentiero ricompaiono tracce di alghe fossilizzate.
In fine si giunge a un terrazzamento sotto il quale si
stende un’ampia conca prativa con una malga al cen-
Il Monte Arera visto da Passo Grem.
tro: è la piana di Camplano. Per accedervi si scende per un declivio ampiamente occupato da un’associazione vegetale dominata dal rododendro irsuto, che nel periodo della fioritura completa la scenografia
Veduta della conca di Camplano.
Natura e Percorsi
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Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
GIARDINI ZEN E TAVOLOZZE VARIOPINTE
Al ritiro della coltre nevosa, timidi e forse infreddoliti
fiori accompagnano e colorano la brevissima primavera montana: la soldanella, la viola gialla, la bartsia.
Poi, lì dove la neve tarda a sciogliersi e le temperature rimangono ancora basse per lungo tempo
germogliano minuscoli arbusti quasi appiccicati al
suolo che nell’insieme suggeriscono giardini zen.
Sono i salici e il camedrio alpino: la crescita lentissima di queste piante effettivamente dona loro
un portamento contorto assimilabile a quello dei
bonsai. Ai margini dei macereti e sui pendii sassosi invece si insedia generalmente una rada cotica
erbosa che, formando dei gradini di cespi compatti
dominati da una piccola erba, la carice rigida, riesce
a colonizzare ampie superfici di detrito ormai stabilizzato, con poco suolo evoluto ma ricco di calcio.
Da una certa distanza il firmeto sembrerebbe un
Primula glaucescente.
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Soldanella alpina.
Genziana porporina.
Natura e Percorsi
Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
green inglese, un campo da golf ben rasato ma poco curato. In effetti il tappeto
di carice rigida presenta una trama fitta
ma una tessitura grossolana, impreziosita comunque da altre erbe generose
di colori tra cui la primula glaucescente,
la genziana di Clusius, la genziana alata
o la stella alpina.
In suoli più evoluti le praterie sono dominate da folti cespi di sesleria e da altri tipi
di carice. Quest’ambiente appare come
un tappeto erboso vecchio di casa nostra, da poco rasato ma logorato dal
cane e usato da bambini che giocano
Stella alpina.
al pallone. Tuttavia nei periodi più miti dell’anno è
alpina, agli azzurri, ai viola e ai porpora di lino cele-
un continuo tripudio di fioriture multicolori grazie
ste, genziana porporina e della sua variante gen-
ai gialli di eliantamo rupino, cariofillata montana e
ziana punteggiata, genziana primaticcia, genzianella
arnica, ai bianchi di anemone narcissino e pulsatilla
germanica, ormino, viola di Duby, spillone alpino.
regalata dalle vette circostanti. Il silenzio di questi ampi spazi è, a tratti, rotto dagli acuti fischi delle marmotte
e nel terreno non abbiamo difficoltà a scorgere un gran numero di buchi che altro non sono se non gli
ingressi delle tane di questi singolari mammiferi. Con un po’ di fortuna è anche possibile distinguere, grazie
al magnifico pelo grigio sfumato di giallo rossastro, le marmotte che escono timidamente all’aperto.
Marmotta all’ingresso della tana.
Natura e Percorsi
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Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
IL CARSISMO: L’ACQUA COME AGENTE CHE SCOLPISCE E MODELLA LE ROCCE
Il carsismo è un fenomeno legato all’azione di dis-
il più fratturato possibile infatti le fratture permetto-
soluzione che le acque meteoriche esercitano su
no all’acqua di scorrere e di agire più in profondità.
particolari tipi di rocce dette solubili. Tra queste
Il carsismo inoltre è favorito anche dall’abbondanza
spicca una particolare famiglia detta delle rocce
di precipitazioni sia piovose che nevose (infatti non
carbonatiche (dolomie e soprattutto calcari).
c’è carsismo in zone desertiche ed in genere aride),
Di per se l’acqua piovana o nevosa non è poi così
e dalle basse temperature che favoriscono l’aumen-
aggressiva nei confronti delle rocce carbonati-
to dell’anidride carbonica disciolta nell’acqua.
che che, tanto più, essendo costituite quasi inte-
Questo fenomeno dà origine a numerose forme
ramente da carbonato di calcio (CaCO3) risultano
carsiche che possono essere in prima battuta es-
praticamente insolubili. Cos’è allora che permette
sere suddivise in strutture di superficie (epigee) e
l’innescarsi della dissoluzione di queste rocce?
strutture profonde (ipogee). In realtà tra loro esisto-
Le acque meteoriche per essere più aggressive de-
no strettissimi rapporti funzionali: le forme carsiche
vono in qualche modo divenire più acide e ciò ac-
di superficie sono legate a quelle profonde e in un
cade arricchendosi di anidride carbonica (CO2) che
certo senso ne costituiscono il proseguimento ver-
prendono dall’atmosfera. Come conseguenza si ha
so il basso. Un’ulteriore distinzione può essere inol-
la trasformazione dell’iniziale carbonato di calcio in
tre fatta sulla base delle dimensioni tra microforme
bicarbonato di calcio [Ca(HCO3)2] che può essere
(ordine del centimetro) e macroforme (dimensioni
asportato in soluzione.
decametriche).
Potendo semplificare ogni spiegazione il carsismo
Di seguito ci limitiamo a descrivere alcune delle
potrebbe essere riassunto con questa semplice
forme carsiche che più comunemente si posso-
relazione:
no osservare nel corso di un escursione sulle nostre montagne rimandando a testi specialistici per
ROCCE CARBONATICHE CaCO3
+
PIOGGIA H O
+
ANIDRIDE CARBONICA CO
=
2
2
un’analisi più approfondita del fenomeno carsico.
• Karren: termine tedesco facilmente traducibile
con “scannellature” con cui si intende rappresentare i tipici solchi di ruscellamento subparalleli, separati da increspature più o meno aguzze, legati ad
alterazione chimica della roccia. In italiano questo
BICARBONATO DI CALCIO Ca(HCO3 )2
È doveroso ricordare che la dissoluzione delle rocce
da parte delle acque è un processo lentissimo (circa
1 cm di roccia in 1.000 anni) che dipende da vari
fattori tra i quali la natura stessa della roccia: questa
infatti deve essere il più pura possibile (essere cioè
il più possibile ricca in carbonato di calcio) ma non
solo, l’ammasso roccioso in questione deve essere
38
Incisioni superficiali subparallele (karren).
Natura e Percorsi
Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano
termine viene spesso sostituito col termine “campi
queste depressioni è chiuso e permeabile: le doli-
solcati”. La loro lunghezza varia da pochi cm fino ad
ne non si riempiono mai d’acqua, al massimo nel
un massimo di sessanta, mentre la profondità non
giro di qualche ora questa viene sempre assorbita.
supera mai i due centimetri. Quando queste struttu-
Talvolta possono essere provviste di un inghiottitoio
re morfologiche evolvono per dimensioni (lunghezza
che raccoglie le acque meteoriche e le convoglia
nell’ordine di diversi metri e profondità di parecchi
nelle cavità sotterranee.
centimetri) prendono il nome di solchi carsici o solchi a doccia se il loro andamento è tortuoso.
• Fori e Crepacci: i primi sono delle minuscole cavità verticali circolari simili a delle piccole caverne;
i secondi sono dei solchi di larghezza e profondità
variabile impostati su microfratture.
Paesaggio carsico a doline.
I sistemi carsici comprendono anche strutture sotterranee. Le tipiche morfologie carsiche che si formano in profondità sono le gallerie e le grotte, luoghi affascinanti e misteriosi meta degli appassionati
di speleologia. Le gallerie si formano quando una
frattura della roccia viene completamente allargata
e l’acqua circola con una certa pressione come in
Microforme di dissoluzione superficiale.
una condotta forzata. Col passare del tempo l’acqua scava sempre più in profondità aprendo la via a
• Vaschette di corrosione: sulle superfici piane,
nuove gallerie. Le grotte invece si formano per con-
l’azione chimica svolta dalle acque meteoriche,
fluenza di più gallerie posizionate su livelli diversi che
porta alla formazione di particolari cavità chiuse a
possono essere collegati tra loro da pozzi verticali.
perimetro quasi circolare avente diametro variabile
Perché si formi un sistema di grotte carsiche costi-
da pochi centimetri ad alcuni metri. Al loro interno
tuito da più camere devono passare migliaia di anni.
si può trovare temporaneamente presenza di acqua
Spesso all’interno di queste camere sotterranee gli
stagnante.
speleologi scoprono “affreschi e decori” naturali
davvero suggestivi. Il bicarbonato di calcio presen-
• Doline: si tratta di depressioni del terreno con
te in soluzione nell’acqua percolante nel substrato,
forma variabile (a pozzo, ad imbuto, conica, a cio-
viene lentamente depositato sotto forma di cristalli
tola, a piatto) a seconda del rapporto tra diame-
di calcite (minerale non solubile in acqua) in tempi
tro e profondità. Il loro diametro può essere com-
molto lunghi (meno di 1 mm all’anno) dando spesso
preso tra 10 e qualche centinaio di metri, mentre
forma a spettacolari concrezioni. Le principali forme
la profondità varia tra 2 e 200 metri. Il fondo di
di deposito carsico sono le stalattiti, le stalagmiti.
Natura e Percorsi
39
Percorso 3. Val Parina
Zambla m 1200
Cascina Coppi m 1690
Baita Zuccone m 1790
Rif. Capanna 2000 m 2000
Sentiero n.° 221 + 237.
Tempo di percorrenza: salita 2 ore e 15 minuti – discesa 1 ora e 45 minuti
Il percorso che si snoda lungo il versante esposto a Sud della Val Parina e
giunge a Capanna 2000 passando per la baita Zuccone è inizialmente immerso in un bosco e prosegue poi tra praterie aride nel settore alto, superando la zona degli impianti di risalita a conquistare le pendici meridionali
del Pizzo Arera.
L
Percorso 3. Val Parina
L’escursione prende avvio in località Plassa, raggiungibile dall’abitato di Zambla Alta seguendo i cartelli che
riportano la scritta “Camping Arera”. All’ingresso del sentiero un paio di pannelli illustrano il “Sentiero dei fiori
Claudio Brissoni” e il rifugio “Capanna 2000”, punto di arrivo del nostro percorso.
Sempre all’inizio, sulla sinistra, troneggia un notevole esemplare di faggio, interrato per un paio di metri
e con un diametro di circa 1,10 m. In questo settore della valle il faggio si accompagna all’abete rosso
e assieme a questo risulta dominante nell’ambito forestale. Anche durante il periodo invernale l’avifauna
frequenta volentieri questo ambiente ed è facile imbattersi in vocianti stormi misti di passeriformi in cerca
di cibo tra le fronde.
TRA GLI AGHI DELL’ABETE
In inverno le aghifoglie sempreverdi offrono più di
altre piante opportunità alimentari per gli uccelli:
molte specie perciò sono divenute abituali frequentatrici del peccio o abete rosso.
Alcuni sono insettivori che ispezionano accuratamente i sottili rametti e la corteccia in cerca dei piccoli invertebrati che lì hanno cercato riparo. Il regolo,
il rampichino alpestre, la cincia mora e la cincia dal
ciuffo sono tra quelli che si prodigano in acrobazie
da equilibrista arrivando a percorrere i tronchi e ad
appendersi agli aghi a testa in giù, con lo scopo di
scovare le minuscole prede di cui si nutrono; ragnetti, bruchi e afidi sono catturati con becchi sottili
come pinzette.
Nella cattiva stagione inoltre l’abete rosso rappresenta la salvezza per tutti quegli uccelli che si nutrono dei suoi semi. Il crociere ha addirittura sviluppato
un adattamento morfologico specifico per aprire le
squame delle pigne ed estrarre il nutriente seme
alato: il suo becco presenta la mascella e la mandibola uncinate che all’apice si incrociano. In questo
Crociere.
modo inserendolo tra due squame dello strobilo e
aprendo il becco, le divarica senza fatica ed estrae il
semi abbondano, visto che è sempre con tale nu-
pinolo. Stormi di questi affascinanti uccelli, il cui ma-
trimento che i genitori svezzano i piccoli nel nido.
schio ha una bella livrea rossa e la femmina verde,
Spesso a questi iper-specializzati estrattori di pinoli si
compiono talvolta invasioni stagionali sulle nostre
aggregano schiere di uccelli che ne sfruttano l’abi-
montagne seguendo la maturazione delle pigne.
lità attingendo ai coni già visitati o ai semi caduti:
Lo stretto legame del crociere con l’abete ros-
fringuelli, peppole, lucherini e venturoni risultano
so lo porta addirittura a nidificare in pieno inver-
i partner più assidui dei croceri durante i banchetti
no, se questo coincide con il periodo in cui i suoi
nelle peccete.
Natura e Percorsi
41
Percorso 3. Val Parina
Il primo tratto del sentiero n. 221 permette di osservare da vicino affioramenti rocciosi che lungo il lato
destro del tracciato sono caratterizzati da strati fortemente inclinati e localmente piegati. Proseguendo si
raggiunge il secondo tornante dove gli appassionati
di arrampicata si potranno cimentare in semplici esercizi vista la presenza di una piccola parete attrezzata
con punti di sostegno. In corrispondenza del tornante successivo vale la pena deviare per un brevissimo
Inizio del sentiero n. 221.
sentiero che conduce ad una pozza di abbeverata;
da questo punto con il bel tempo si ha una panoramica d’insieme in direzione della maestosa cupola del
Pizzo Arera. Il Monte Arera (2512 m), con la sua cima ben visibile anche dalla pianura bergamasca, dal
punto di vista geologico presenta una particolarità: la struttura dell’intero massiccio è caratterizzata da più
serie di sovrascorrimenti. Questi non sono altro che piani (o faglie), debolmente inclinati o sub-orizzontali,
lungo i quali alcune porzioni di roccia si muovono per scorrere sopra altre spinte da pressioni esercitate
all’interno della crosta terrestre. Tali pressioni sul Monte Arera hanno portato al sovrascorrimento, per ben
tre volte, dell’intero pacco di strati rocciosi dell’orizzonte del Calcare di Esino. Questo impilamento ha
portato ad innalzare il massiccio di circa 1.600 m con strati rocciosi ripetuti più volte il cui reale spessore
stratigrafico è in realtà di soli 500 m.
Questo permette di spiegare l’elevata altezza dei versanti rocciosi del Pizzo Arera e il fatto che lo stesso si
elevi con rara imponenza al di sopra dei monti circostanti. Ritornando lungo il tracciato principale l’escursionista attento si accorgerà che il sentiero che si sta percorrendo assume un aspetto più “polveroso” rispetto
al solito. Questa fine sabbia è conseguenza dello sgretolamento della roccia che qui affiora a tratti. La roccia
in questione è ancora di natura sedimentaria e come i
calcari già descritti si è formata nel lontano Triassico (circa 225 milioni di anni fa). La sua origine però, a differenza
delle restanti rocce carbonatiche non è di tipo chimico
e legata ai sedimenti depositati sul fondo degli antichi
bacini marini, bensì di tipo clastico-terrigeno e legata allo
smantellamento di un’antica catena vulcanica formatasi
nel Triassico Superiore e localizzata nell’attuale Pianura
Padana. Più specificamente è un’arenaria appartenente
alla formazione dell’Arenaria di Val Sabbia, caratterizzata da arenarie e siltiti di colore variabile da verdastro
a rossiccio, ben stratificate e prive di fossili. Dopo una
ventina di minuti dalla partenza dal bosco si passa a una
zona aperta, lambendo un punto con una faggeta a parco, cioè un rado gruppo di faggi maestosi (tra cui un
bellissimo esemplare con diametro di 1.5 metri) con un
sottobosco erboso. Si fanno ora presenti anche molti arbusti che vanno a costituire una fascia di transizione tra
42
Faggio.
Natura e Percorsi
Percorso 3. Val Parina
STRANEZZE DI NATURA: LE GALLE
Le galle sono curiose strutture delle piante indot-
rametti e le foglie non sarà difficile il rinvenimento
te da un organismo estraneo chiamato galligeno o
di curiose galle: le più cospicue sono quelle simili
cecidogeno. Tali organismi possono essere un in-
a rose sui rametti di salice che ospitano le larve di
setto, un acaro, un fungo o altri ancora che in una
un dittero e quelle a forma di goccia sulle foglie di
fase del ciclo vitale fase sono ospitati in un ingros-
faggio o di palla spinosa sulle rose, abitate da due
samento dei tessuti del vegetale di forma specifica
distinte specie di imenottero. Invece a quote mag-
e costante, la galla appunto. L’ipertrofia del tessuto
giori sui rododendri crescono galle tondeggianti e
è determinata da sostanze prodotte dal galligeno in
spugnose di colore chiaro, originate da un fungo.
associazione alla deposizione delle uova o all’attività
trofica della larva al suo interno. Uno degli aspetti
più sorprendenti di questo fenomeno è l’estrema
specificità con la quale varie specie galligene sono
associate alle specie vegetali ospiti e conseguentemente la possibilità di determinarle attraverso
l’osservazione della forma e della posizione della
galla sulla pianta. Il faggio, le rose e i salici sono le
specie che in queste località più facilmente ospitano
le opere di insetti produttori di galle. Ispezionando i
Rododendro ferrugineo, Exobasi.
Faggio, Mikiola fagi.
Rosa canina, Diplolepis.
Natura e Percorsi
Abete rosso, Sacchipha.
43
Percorso 3. Val Parina
i settori forestale e prativo; quest’area di passaggio
tra un ambiente e l’altro viene definita ecotono ed
è ecologicamente caratterizzata da una relativa ricchezza in entità faunistiche e botaniche. Gli arbusti
presenti localmente nella comunità sono i salici, le
rose, il ginepro comune e a quote maggiori il sorbo
alpino e il rododendro irsuto. I pur numerosi animali
sono di difficile osservazione ed è spesso più semplice la ricerca delle loro tracce; quando però tali
tracce sono sorprendenti come lo sono le galle, il
coinvolgimento è senz’altro maggiore. Continuando
Muri di contenimento e residui di discariche minerarie.
lungo il sentiero tornano a prevalere gli affioramenti calcarei tipici e alzando lo sguardo proprio sul lato opposto rispetto alla faggeta si possono scorgere i segni lasciati dall’uomo sulla montagna: la vista dei muri
di contenimento e delle discariche minerarie con gli imbocchi oggi recintati o chiusi da muri in cemento
fanno tornare alla mente i racconti dei nostri anziani che per anni hanno lavorato al buio nelle viscere della
terra alla ricerca di minerali ricchi in piombo e zinco.
Risalendo lungo il versante e guardando tra la massicciata della discarica mineraria sarà facile trovare
calcari nerastri mineralizzati (calcari del Metallifero
Lombardo vedi pag.26).
Come sui ghiaioni, lentamente la vegetazione erbacea colonizza anche questi macereti di origine antropica derivanti dalle estrazioni. Cespi di erbe alte
come la stipa calamagrostide e la melica cigliata
Particolare di strutture algali fossilizzate.
sono i primi evidenti avamposti che si insediano sulle superfici scoperte; una più attenta osservazione
tra le pietre può successivamente rivelare ingressioni di altre specie legate a questo tipo di substrato. Proseguendo continuano gli affioramenti di calcare: questi, avendo gli strati con la tipica immersione a franappoggio (strati inclinati secondo la direzione del versante), si raccordano al solco della carrareccia presentando
ai bordi del sentiero lastre di roccia su cui è facile ritrovare resti fossiliferi quali gasteropodi e molluschi vari.
Si giunge al rifugio Cà Arera (1600 m) comunemente detto rifugio SABA perché costruito dalla Società
Alpinistica di Bergamo Alta, edificio facilmente riconoscibile anche in lontananza vista la viva tinta rossa. Da qui si può salire attraverso pascoli aperti e
riprendere il tracciato principale più in alto evitando
di tornare indietro. E’ l’occasione per rendersi conto
di quanto le tipologie prative che ricoprono i pendii
di questi rilievi siano differenti una dall’altra. Nell’area
che stiamo considerando, questi cambiamenti, oltre
che dai fattori ambientali intrinseci come le caratte44
Vacca al pascolo.
Natura e Percorsi
Percorso 3. Val Parina
FOSSILI: TRACCE DI VITA DEL PASSATO
La paleontologia è la scienza che studia i fossili e
per fossile si intende ogni resto o impronta di organismo animale e vegetale vissuto nel passato e
conservato fino ai giorni nostri grazie a processi fisico-chimici detti appunto processi di fossilizzazione.
Molte delle successioni rocciose che incontriamo
durante gli itinerari proposti riportano testimonianze più o meno evidenti di organismi vissuti milioni
di anni fa. I fossili sono dei perfetti indicatori degli
Calcare fossilifero con resti di bivalvi.
ambienti nei quali tali organismi hanno vissuto: nel
nostro caso sono frequenti i ritrovamenti di fossili di
un ruolo di prim’ordine in quanto permette di rico-
specie marine quali resti, quasi completi, di bivalvi
struire la storia della vita sul nostro pianeta duran-
(lamellibranchi), modelli interni di gasteropodi e resti
te le ere geologiche, permette inoltre di fornire le
prove dell’evoluzione degli organismi, di datare con
notevole precisione gli strati geologici attraverso il
rinvenimento dei fossili guida, di trarre considerazioni paleoecologiche (ambienti del passato) e paleogeografiche (geografia del passato) e non ultimo
consente di fornire un valido supporto nel campo
industriale per la ricerca di minerali e idrocarburi.
Formazione di Gorno con resti di Myophoria kefersteini.
algali costituiti da diplopore che a volte appaiono
come tubicini ed altre come lamine sottili racchiuse
in strutture sferoidali (stromatoliti).
E’ importante ricordare che il processo di fossilizzazione è sempre un evento eccezionale, strettamente legato sia alla particolare composizione
chimica dell’organismo che muore, sia all’ambiente ove le spoglie dell’organismo si depositano.
In generale l’ambiente subacqueo è maggiormente
favorevole alla fossilizzazione rispetto a quello subaereo, dove meno frequentemente si verificano
le condizioni idonee alla fossilizzazione. Nell’ambito
delle Scienze Geologiche, la Paleontologia copre
Natura e Percorsi
Roccia con fossili di molluschi del Carnico.
45
Percorso 3. Val Parina
ristiche del terreno e la presenza di acqua, sono dovuti al grado di
presenza del bestiame da pascolo. Su questo versante asciutto
cresce prevalentemente il forasacco eretto ma nelle aree semipianeggianti dove il suolo è evoluto in uno spessore importante si trovano specie graminee diverse come la fienarola delle Alpi,
il fleolo alpino, l’aromatico paleo odoroso e la festuca nerastra; nei
pressi delle pozze di abbeverata invece suoli ricchi di acqua e nutrienti favoriscono la crescita di forti cespi di deschampsia, mentre
in pascoli degradati o eccessivamente sfruttati prevale l’erba cervina. In prossimità delle malghe o nelle aree di stabulazione delle
mandrie poi la vegetazione dei pascoli cambia vigorosamente.
L’azoto ammoniacale delle deiezioni degli animali condiziona apertamente la dominanza di specie specializzate a vivere in ambienti
Fienarola delle Alpi.
eutrofici: le grandi foglie del romice alpino dominano in modo quasi
assoluto, accompagnate dalle specie compagne ortica, senecio al-
pino e lo spinacio selvatico, il famoso “parùc” apprezzato in cucina e perciò raccolto in grande quantità.
Sovente mentre si cammina prendono il volo da terra uccelletti dal piumaggio marrone screziato che ricordano a prima vista i passeri. In realtà la maggior parte di questi volatili ha poco a che fare con i passeri e
dimostra abitudini terricole sia per il reperimento del cibo (semi e invertebrati) che per la costruzione del
nido, collocato a livello del suolo sotto cespi d’erba o rocce; ed è intuitivo come sia proprio l’assenza di una
folta copertura vegetale che ne celi le attività il motivo per cui questi uccelli adottano una livrea così mimetica e anonima. Nonostante un’osservazione ravvicinata permetta di distinguere ben tre specie distinte che
abitualmente nidificano in questa zona, è solo nella stagione riproduttiva che le differenze si fanno più evidenti: il prispolone, lo spioncello e l’allodola eseguono i canti per lo più durante un volo nuziale e sia il tipo
di traiettoria che il canto che la postura sono elementi che facilitano la determinazione. Il riconoscimento di
queste specie rimane comunque difficile nelle altre stagioni, visto che ad aggiungere confusione arriva dal
Nord Europa la pispola, altra specie poco appariscente amante dei prati. Ripreso il sentiero si oltrepassa
una malga sulla sinistra e un laghetto sulla destra per raggiungere il punto in cui arriva la seggiovia dismessa, caratterizzato da vecchi edifici dei minatori oggi riattati. Appena sopra tali costruzioni si trova un’area
protetta di particolare valore botanico. All’interno della zona recintata che una ventina di anni fa era allestita
ad orto botanico crescevano e crescono tuttora
molte di quelle interessanti specie che nel mondo
scientifico hanno reso famoso il massiccio dell’Arera e le cime circostanti; tutto il settore bergamasco
delle prealpi Lombarde è infatti ricco di endemiti botanici e faunistici in virtù delle particolari vicissitudini
climatico-geologiche che l’hanno interessato nelle
ultime centinaia di migliaia di anni. Oltre a ciò all’interno dell’area cintata sono presenti bellissimi affioramenti calcarei coi tipici esempi di incisione carsica
quali karren e solchi a doccia che modellano le roc46
Cartello che segnala l’area protetta di valore botanico.
Natura e Percorsi
Percorso 3. Val Parina
GLI ENDEMITI: UN TESORO DA SALVAGUARDARE
Il Monte Arera, così come altri massicci delle prealpi
lombarde, è molto conosciuto nell’ambito degli studiosi di botanica ed entomologia in quanto ospita
una flora ed una fauna molto particolare e ricca di
specie endemiche (endemiti).
Vengono definiti endemiti quelle specie il cui areale
di distribuzione è limitato a porzioni di territorio più
o meno vaste ma mai di dimensioni continentali. Si
possono così avere endemiti presenti in tutta la penisola italiana, oppure limitati all’arco alpino o a parti
di esso o, nel caso di molte specie ipogee, limitate
Salvastrella orobica.
ad una o poche località. La conoscenza degli endemiti riveste un ruolo fondamentale per la comprensione delle vicende storiche che hanno portato
alla formazione della fauna di una regione. Si tratta
dunque di testimonianze biologiche di grande valore scientifico e culturale e vanno assolutamente
protette unitamente ai loro ambienti, poiché, data la
limitatezza del proprio areale, sono specie a rischio.
L’area delle Prealpi centrali è una delle aree italiane
con maggiore presenza di elementi endemici, uno
dei fattori che ha contribuito a questo è stato l’alter-
Campanula di Raineri.
narsi di fasi glaciali e interglaciali che ha interessato
l’area alpina a partire da circa due milioni di anni
sca, scoperta nel 1911 dallo svizzero Chenevard,
fa che ha portato all’isolamento di popolazioni ed
studiata poi nel periodo post bellico dal prof. Lona
alla conseguente formazione di nuove specie. Tra
di Parma, il caglio del pizzo Arera studiata nel 1957
i numerosi endemiti botanici presenti sull’Arera e
dai tedeschi Merxmueller e Ehrendorfer, che vege-
nelle zone limitrofe segnaliamo la linaria bergama-
tano tra i macereti dell’Arera. Anche la salvastrella
Aglio dell’Insubria
Natura e Percorsi
Meringia della Concarena.
47
Percorso 3. Val Parina
Primula orecchia d’orso
Gaglio del Monte Arera.
48
Natura e Percorsi
Percorso 3. Val Parina
subria, la silene di Elisabetta
e la campanula dell’arciduca.
Per quanto riguarda gli animali
ben 39 specie endemiche segnalate all’interno del Sito di
Importanza Comunitaria Cima
Grem-Val Nossana. Tra gli
ambienti più ricchi di endemiti
risultano le grotte nelle quali sono segnalati i coleotteri
Boldoriella carminatii, Pseudoboldoria gratie e Pseudoboldoria krugeri orobica e lo
pseudoscorpione Chthonius
Sassifraga della Presolana.
comottii. Di grande interesse
sono i macereti nei quali sono
orobica, scoperta nel 1829, dal medico valtellinese
segnalate numerose specie tra le quali i due Opilio-
Massara, sui versanti settentrionali delle Orobie e
nidi: Mitostoma orobicum e Megabunus bergomas.
studiata dal botanico Moretti. Sulle pareti del ver-
Il coleottero Byrrhus picipes orobianus si rinviene
sante nord dell’Arera, si può osservare la sassifraga
invece nelle zone ricche di muschi in prossimità di
della Presolana; trovata per la prima volta dal tede-
accumuli di neve. Tra la fauna edifica vanno segna-
sco Engler nel 1894 sulla Presolana.
lati i coleotteri carabidi Trechus insubricus, T. monti-
Recentemente nel 1992 Fenaroli e Martini, due Ita-
sarerae e il coleottero stafilinide Leptusa areraensis
liani, trovarono in Val Camonica una nuova specie,
areraensis, nel 2004 è stata descritta dell’area una
rinvenibile anche sull’Arera oltre i 1700 metri, la me-
nuova specie Trechus kahleni a riprova di quanto ci
ringia della Concarena.
sia ancora da indagare sull’area. Anche tra gli in-
Altre specie endemiche con areale compreso nel
vertebrati rinvenibili sulla vegetazione troviamo taxa
distretto Insubrico, dal lago di Garda al lago di
meritevoli di attenzione quali il coleottero crisome-
Como, sono altrettanto interessanti e vanno per
lide Crisolina fimbrialis longobarda e il lepidottero
questo motivo citate: la viola di Duby, l’aglio dell’In-
Schytris arerai recentemente descritto.
Schytris arerai.
Natura e Percorsi
Megabunus bergomas.
49
Percorso 3. Val Parina
ce basse e nude quasi a formare in miniatura un
esteso massiccio roccioso con creste e valli. Incamminandosi in direzione della Cascina Coppi, merita
volgere lo sguardo tutt’attorno per cogliere il panorama d’insieme: se la giornata lo permette, spiccano nel cielo azzurro le cime calcaree del Menna a
Nord-Ovest, dell’Arera verso Nord, del Grem ed infine dell’Alben a Est. Poco più in là della cascina si
lascia il tracciato segnato come n. 221 per mantenersi su quello più largo che continua verso destra;
si passa in prossimità di un laghetto, dove in lontananza e su per il pendio si possono ancora vedere
muretti di contenimento delle discariche di minerale
Mineralizzazione di calcite.
sterile costruiti durante i lavori di coltivazione. Giunti a circa 1800 m di quota, in corrispondenza di un tornante, ci si imbatte in una deviazione rappresentata dal sentiero n. 237, che deviando dal tracciato più
largo prosegue in quota verso la baita Zuccone. Incamminandoci in questa direzione, si ha l’occasione di
incontrare numerosi affioramenti rocciosi: strati di calcari chiari e massicci con strutture carsiche di superficie e ricchissimi in fossili di alghe e gasteropodi si alternano ad affioramenti con strati argillosi nerastri fissili molto alterati (formazione di Gorno) e ben verticalizzati. Spesso sul terreno si rinvengono anche campioni
di roccia con bellissime mineralizzazioni di calcite. Arrivati alla baita Zuccone si può fare una sosta: di fronte all’edificio si erge il massiccio del Monte Arera, col tipico cappello in roccia viva. Nella stagione invernale
capita di osservare nei pressi di baite e rifugi di queste zone alcuni uccelli che, spinti dalla fame, si fanno
meno timidi. Il gracchio alpino ad esempio è un corvide gregario avvistabile in stormi vocianti anche nelle
altre stagioni e che col suo becco giallo fruga volentieri tra i rifiuti e gli scarti alla ricerca di un facile boccone;
allo stesso modo specie più caratteristiche e discrete come il fringuello alpino e il sordone trovano più facilmente briciole e insetti
nei pressi delle costruzioni occupate dall’uomo piuttosto che sui
pendii occupati dalla neve, lasciandosi così avvicinare con più facilità. Dalla baita Zuccone il sentiero 237 prosegue verso le sorgenti del torrente Parina e la Conca di Camplano. Invece di avventurarci per il pur interessante itinerario, ci limitiamo ad individuare
sul versante che ne viene attraversato la massiccia presenza della
Salvastrella orobica, una pianta erbacea della famiglia delle Rosacee esclusiva delle province di Bergamo e Sondrio che cresce nei
punti dove c’è scorrimento d’acqua. Di fronte alla Baita Zuccone
si sale invece verticalmente per una decina di metri in direzione del
Pian Cansaccio, fino ad incrociare sulla sinistra la traccia segnata
con i bolli rossi che percorreremo per raggiungere in circa quindici
minuti il rifugio Capanna 2000, già visibile in lontananza. Nei dintorni numerose pareti di roccia nuda rappresentano la vetrina per
Sassifraga di Vandelli.
50
l’esibizione di alcuni fiori poco esigenti e con un sorprendente liNatura e Percorsi
Percorso 3. Val Parina
Fringuello alpino.
vello di adattamento. Tali specie hanno la caratteristica di vivere nelle nicchie e nelle fessure delle rupi con
pochissimo suolo, ma producono molta sostanza organica e alcune lasciano le foglie morte attaccate al
fusto per molto tempo. La primula orecchia d’orso, la campanula di Raineri, l’aquilegia di Einsele e la telekia
sono tra quelle che appunto vegetano in stretti spacchi nella roccia, allo stesso modo di piccoli arbusti
contorti come il ramno e la vedovella celeste. Un gruppo di fiori si è addirittura meritato un nome che indica
la loro specializzazione nel crescere dalle fenditure quasi a voler spaccare davvero il sasso con le radici:
sono le sassifraghe, qui presenti con Sassifraga retica, S. della Presolana, S. di Vandelli e la S. verdazzurra.
Il rifugio Capanna 2000 è una struttura d’appoggio ideale presso la quale sostare più o meno a lungo in
vista di eventuali ulteriori escursioni sul massiccio dell’Arera e in altri comprensori del SIC.
Panorama dell’ alta Val Parina.
Natura e Percorsi
51
Percorso 3. Val Parina
ALI DAI MILLE COLORI
Percorrendo i sentieri di montagna è facile essere
attratti dai mille colori di farfalle posate fra il verde
dell’erba e l’azzurro del cielo. Alle quote più basse il
giallo brillante della cedronella e della colia, l’intenso
arancio dell’aurora, il cangiante azzurro dell’eros, e
il bianco lucente del pieride della senape attraggono l’attenzione così come la varietà dei colori delle
vanesse. Questi magnifici colori sono dovuti alla
presenza, sulle ali delle farfalle, di squame di dimensioni molto ridotte. Si tratta di minuscoli cuscinetti
d’aria di diversi colori che, come tessere di un mosaico, compongono disegni unici, irripetibili e caratteristici di ogni specie. Tutte queste bellissime far-
Colias crocea.
falle compiono il loro ciclo vitale deponendo le uova
sulle piante erbacee che costituiranno il nutrimento
Diverse sono le abitudini di vita e di volo delle varie
per i bruchi. Nei mesi estivi con il compimento della
specie, la cedronella e l’aurora fanno la loro com-
metamorfosi si ha lo sfarfallamento degli adulti alati.
parsa con i primi raggi di sole della bella stagione: in
primavera si vedono volare fra i fiori che sbocciano
precocemente come i crocus, le primule e le viole.
Gruppi di ali azzurro argentato posate sulle foglie
apicali o sui germogli di diverse leguminose appartengono al licenide eros. Spostando lo sguardo un
po’ più in alto, si può osservare il volo lento e per
lo più solitario delle vanesse dell’ortica e del cardo.
Guardando attentamente la vanessa del cardo si
possono notare audaci evoluzioni di volo che fanno
parte del rituale che precede l’accoppiamento.
Squame di farfalla fotografate a forte ingrandimento.
Ad alta quota invece a farla da padrone sono le farfalle appartenenti al genere Erebia. Durante l’intera
stagione calda è facile imbattersi in farfalle di piccole
e medie dimensioni, apparentemente di colorazione
uniforme bruna o marrone scura, che se osservate
da vicino rivelano la presenza di macchie arancioni
più o meno ornate da ocelli puntati di bianco.
Le erebie hanno un volo frullato normalmente vicino al suolo, il numero di individui è spesso molto
elevato attorno ai rivoli d’acqua dei torrenti dove si
riuniscono in gruppi per bere e fra l’erebia etiope,
Un’Erebia accumula calore al sole.
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l’erebia a piedi neri e l’euryale si può intravedere il
Natura e Percorsi
Percorso 3. Val Parina
Bruco di falena si nutre su una foglia.
I vivaci colori di avvertimento del Zigene.
minuto Cupido minimus. Questa farfalla appartiene
di Crocota lutearia, elegante geometride alpino.
alla famiglia dei licenidi, amante sia di zone aride e
Ali blu o verde scuro iridescente, con punti rossi o
steppose che di ambienti umidi di alta montagna, è
bianchi sono caratteristiche delle Zigene tra le quali:
una delle specie più piccole che vola da noi aven-
Zygaena filipendulae, Z. carniolica ed Z. ephialtes
do un’apertura alare spesso inferiore al centimetro.
si possono incontrare in piena estate lungo i sen-
Accanto alle farfalle a volo diurno, contraddistinte
tieri delle nostre montagne. L’ indole estremamen-
da bellissimi e vivaci colori, vi sono le falene: farfalle
te pigra di queste falene fa si che siano facilmente
con ali meno appariscenti e caratterizzate in genere
avvicinabili anche da parte dei predatori, ma que-
da volo crepuscolare o notturno.
ste variopinte farfalle hanno un’inaspettata quanto
E’ una distinzione di comodo che permette di af-
efficace arma di difesa costituita dalle sostanze
frontare con maggiore semplicità lo studio di
tossiche di cui sono dotate che servono a renderle
questo ricco ed estremamente variegato gruppo
particolarmente disgustose e alquanto inappetibili.
di insetti. Questo criterio trova però alcune ecce-
La loro inconfondibile colorazione, chiamata appun-
zioni. All’escursionista può capitare ad esempio
to di avvertimento, funge da monito nei confronti dei
di notare piccole e coloratissime falene volare in
possibili predatori che in questo modo preferiscono
modo lento e pesante fra le praterie fiorite. Nu-
evitare di mangiarle: tale stratagemma, è utilizzato in
vole colorate di arancione indicano la presenza
natura da molte specie animali.
Un gruppo di Licenidi.
Natura e Percorsi
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Glossario
Arenarie: rocce sedimentarie detritiche costituite da particelle le cui dimensioni
sono comprese tra 1/16mm e 2mm (sabbie).
Artropodi: invertebrati con zampe articolate, corpo suddiviso in capo, torace ed
addome rivestito da chitina.
Attività trofica: attività che riguarda la nutrizione.
Bivalvi: classe di molluschi con guscio calcareo conosciuti anche come lamellibranchi il cui nome significa letteralmente “due valve”.
Blenda: principale minerale di zinco (ZnS); sinonimo: sfalerite.
Brecce: rocce sedimentarie costituite da frammenti spigolosi cementati tra loro
ed aventi dimensioni maggiori di 2-4 mm.
Calamina: termine normalmente usato dai minatori per indicare miscele di
emimorfite, idroginzite e smithsonite; minerale industriale utile per
l’estrazione dello zinco.
Calcari: rocce sedimentarie costituite principalmente da carbonato di calcio
(CaCO3) generalmente sotto forma di calcite che per origine possono
essere di natura organica, chimica oppure detritica; dà effervescenza
con acido cloridrico diluito (HCl 5%) a freddo.
Calcite: minerale (CaCO3) biancastro o incolore molto comune nei sedimenti; si
forma tanto per precipitazione chimica, per evaporazione di soluzioni
cariche di bicarbonato di calcio, quanto per estrazione ad opera di
organismi marini e di acqua dolce.
Dasycladacee: famiglia di alghe tipiche di ambiente marino.
Depigmentazione: perdita della colorazione.
Detrito: materiale sedimentario non consolidato, frammenti o particelle di
materiale che derivano dall’alterazione e/o dall’erosione di rocce
preesistenti.
Doline: avvallamento imbutiforme che si forma sulla superficie di terreni calcarei a causa della soluzione del bicarbonato di calcio ad operata delle
acque meteoriche.
Ecosistema l’insieme degli esseri viventi, dell’ambiente e delle condizioni fisico-chimiche che, in uno spazio delimitato, sono inseparabilmente legati tra
loro, sviluppando interazioni reciproche.
Ecotono: è una condizione di transizione fra due o più comunità diverse, ad
esempio tra una foresta ed una comunità erbacea. E’ una zona di
confine in cui convivono specie proprie delle comunità adiacenti.
Endemismo: fenomeno per cui una varietà, razza, specie di organismo rimane circoscritta ad un’area geografica limitata.
Endemita: varietà, razza o specie di organismo che vive in un’area geografica
limitata.
Esogeni: termine usato per descrivere processi che si verificano sulla superficie
terrestre, per es. alterazione o erosione; contrario endogeno: processo
che si genera all’interno della Terra.
Eutrofico: ambiente acquatico ricco di sostanze nutritizie.
Natura e Percorsi
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Glossario
Facies: somma di tutte le caratteristiche come il tipo di roccia, i minerali contenuti, le strutture sedimentarie, i fossili contenuti, ecc., che caratterizzano un sedimento depostosi in un dato ambiente. Lo studio della
distribuzione delle facies permette di eseguire ricostruzioni paleogeografiche.
Faglia inversa:
piano di frattura da molto inclinato a verticale lungo il quale due
porzioni di roccia, solitamente sottoposte a compressione, tendono
a muoversi con conseguente innalzamento ed abbassamento di una
parte rispetto all’altra.
Faglia: frattura di una roccia in cui si è verificato un movimento relativo delle
parti a contatto.
Falda di detrito: accumulo di frammenti e materiale grossolano provenienti dall’alterazione superficiale meccanica della roccia, si forma ai piedi di dirupi e
ripidi pendii in seguito a semplice trasporto per gravità.
Fissili: rocce che hanno la proprietà di dividersi in lastre sottili lungo piani
subparalleli.
Formazione: corpo roccioso avente caratteristiche fisiche ben definite ed omogenee
ed una precisa posizione stratigrafica.
Galena:
Gasteropodi:
più importante minerale (PbS) ricco in piombo, tipico colore grigio
metallico.
gruppo di molluschi marini, di acqua dolce o terrestri con conchiglia
calcarea univalve e generalmente avvolta a forma di elica.
Ipertrofia: aumento di volume di un organo o tessuto per aumento di volume
degli elementi che lo compongono.
Karren:
Lamellibranchi:
depressioni a forma di canaletti in rocce calcaree causate dalla dissoluzione ad opera dell’acqua (carsismo di superficie).
molluschi marini e di acqua dolce provvisti di una conchiglia a due
valve poste lateralmente attorno al corpo dell’animale.
Marne: rocce sedimentarie con prevalente composizione terrigena argillosa
Molluschi:
organismi invertebrati tipici di habitat terrestre, marino e di acqua dolce, comunemente provvisti di conchiglia secreta dal mantello e muniti
di un muscolo (piede) che si modifica nei vari gruppi (gasteropodi,
bivalvi, cefalopodi, ...).
Orogenesi:
lungo processo che, attraverso la deformazione della crosta terrestre,
porta alla formazione delle catene montuose.
Piane di marea: piana costiera interessata dalla fluttuazione delle maree; piana tidale.
Piattaforma carbonatica:
vasto corpo roccioso calcareo di origine organica; indica quella parte
di piattaforma continentale dove, essendo minimo l’apporto di detrito,
la deposizione è prevalentemente calcarea.
Piattaforma continentale:
prolungamento della crosta continentale in direzione del mare aperto;
inizia dopo la linea di costa e il suo margine esterno (massimo 200m di
profondità) è la scarpata continentale che raccorda la piattaforma con
la zona abissale.
Piattaforma:
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parte marginale e poco profonda di un bacino.
Natura e Percorsi
Glossario
Porfiriti:
rocce magmatiche ipoabissali contenenti cristalli di minerali di discrete
dimensioni.
Rocce argillose: gruppo di rocce sedimentarie detritiche comprendenti argille, scisti
argillosi, silt e marne (granulometria molto fine <1/256 mm).
Rocce sedimentarie:
rocce formate dall’accumulo, dalla compattazione e dalla cementazione di sedimenti originatisi dal disfacimento di rocce preesistenti.
Roccia magmatica:
roccia che si forma dal raffreddamento e dalla cristallizzazione di una
massa incandescente (magma).
Sedimentazione marnosa:
accumulo di sedimenti carbonatici contenenti dal 35% al 65% di materiale argilloso (particelle dalla granulometria < 1/256 mm).
Siltiti:
Sorgente:
Sovrascorrimenti:
Stalagmiti:
Stalattiti:
rocce sedimentarie detritiche costituite da particelle di materiale avente dimensioni comprese tra 1/16 e 1/256 mm.
emergenza di acque sotterranee sulla superficie terrestre dovuta a
cause naturali.
faglie inverse con piano di movimento sub orizzontale.
concrezioni di forma conica che salgono dal pavimento delle grotte.
pinnacoli a forma conica che pendono dal soffitto delle grotte.
Strobilo: falso frutto delle Conifere, composto da bratte che proteggono gli ovuli
e poi i semi.
Stromatoliti:
Triassico:
lamine piane o variamente ondulate in cui si alternano straterelli scuri e
chiari osservabili in rocce carbonatiche; strutture deposizionali laminate
formate da tappeti algali che intrappolano fango e piccoli granuli carbonatici trasportati dalle onde di marea.
nome dato al Sistema della scala cronologica della storia della Terra
che segna l’inizio dell’Era Mesozoica, suddiviso in tre epoche inizia
circa 250 milioni di anni fa e si conclude circa 200 milioni di anni fa.
Xilofagi: animali che si nutrono di legno.
Natura e Percorsi
57
Bibliografia
• AAVV – Le foreste della Pianura Padana. Un labirinto dissolto. Quaderni Habitat. 2001 Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio - Museo friulano di storia naturale, comune di Udine.
• Aeschimann D., Lauber K., Moser D.M., Theurillat J.P. – Flora alpina voll. 1-3. 2004 Zanichelli editore,
Bologna.
• Aichele D. e R., Schwegler HW. e A. – Che fiore è?. 1990 Manuali Sonzogno, Milano.
• Arduini P., Teruzzi G. – Fossili. 1986 Arnoldo Mondadori Editore, Milano.
• Arnold E.N., Burton J.A. – Guida dei rettili e degli anfibi d’Europa. 1985 Franco Muzzio Editore, Padova.
• Azzoni A., Zanchi A. – Itinerari geologici in Val Seriana. 1989 Club Alpino Italiano.
• Benedetti L., Carissoni C. – Andar per rifugi e oltre, volume 2. 1997 Edizioni Junior, Bergamo.
• Benedetti L., Carissoni C. – Andar per rifugi e oltre, volume 3. 1998 Edizioni Junior, Bergamo.
• Bouchner M. – Impariamo a riconoscere le tracce degli animali. 1998 Istituto Geografico de Agostini,
Novara.
• Brichetti P., Gariboldi A. – Riconoscere gli animali dalle tracce. 1992 Giovanni De Vecchi Editore, Milano.
• Bruun B., Singer A. – Uccelli d’Europa. 1997 Arnoldo Mondadori Editore, Milano.
• Carta dei sentieri e dei rifugi – Alpi Orobie centro occidentali zone 1-2. CAI sezione A. Locatelli Bergamo. 2002 Ingenia Editori.
• Carta Geologica della Provincia di Bergamo. 2002 Provincia di Bergamo.
• Carta Kompass – n° 104 Foppolo, Val Seriana.
• Carta topografica d’Italia scala 1:50.000 – foglio n° 077 Clusone. Istituto Geografico Militare, Firenze.
• Chinery M. – Farfalle d’Italia e d’Europa. 1990 Istituto Geografico de Agostini, Novara.
• Chinery M. – Guida agli insetti d’Europa. 1987 Franco Muzzio Editore, Padova.
• Corbet G., Ovenden D. – Guida dei mammiferi d’Europa. 1986 Franco Muzzio & C. Editore, Padova.
• Dibona D. – Dizionario universale della montagna. 2002 Newton & Compton editori, Roma.
• Mottana A., Crespi R., Liborio G. – Minerali e rocce. 1977 Arnoldo Mondadori Editore, Milano.
• Novàk I., Severa F. – Impariamo a conoscere le farfalle. 1983 Istituto Geografico de Agostini, Novara..
• Pozzi G. – Farfalle d’Italia e d’Europa – 1990 Editoriale Giorgio Mondadori, Milano.
• Provincia di Bergamo – Alta Valle Seriana. Guida alla scoperta di storia, ambiente e cultura. 2000 Provincia di Bergamo, Settore Cultura e Turismo.
• Provincia di Bergamo – Itinerari geologici Val Seriana. Alcuni facili itinerari per conoscere i caratteri fisici
del territorio. 1997 Provincia di Bergamo, Settore Cultura e Turismo.
• Società Geologica Italiana (a cura di) - Guide Geologiche Regionali, 11 itinerari Alpi e Prealpi lombarde.
1991 BE-MA editrice, Roma.
• Zahradnìk J., Cichar J. – Impariamo a conoscere gli animali. 1982 Istituto Geografico de Agostini,
Novara.
Natura e Percorsi
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Indice specie
abete rosso Picea excelsa
erebia a piedi neri Erebia melampus
acero campestre Acer campestre
eros Polyommatus eros
acero di monte Acer pseudoplatanus
etiope Erebia aethiops
acino alpino Acinos alpinus
euryale Erebia euryale
aglio dell’Insubria Allium insubricum
faggio Fagus sylvatica
agrifoglio Ilex aquifolium
falco pellegrino Falco peregrinus
allodola Alauda arvensis
festuca nerastra Festuca nigrescens
anemone narcissino Anemone narcissiflora
fienarola delle alpi Poa alpina
aquila reale Aquila chrysaetos
fleolo alpino Phleum alpinum
aquilegia di Einsele Aquilegia einseleana
forasacco eretto Bromus erectus
arabetta minore Arabis pumila
fringuello alpino Montifringilla nivalis
arnica Arnica montana
fringuello Fringilla coelebs
aurora Anthocharis cardamines
gaglio del Monte Arera Galium montis –arera
averla piccola Lanius collurius
genziana alata Gentiana utriculosa
bartsia Bartsia alpina
genziana di Clusius Gentiana clusii
betulla Betula pendula
genziana porporina Gentiana purpurea
biancospino Crataegus monogyna
genziana primaticcia Gentiana verna
bigia padovana Sylvia nisoria
genziana punteggiata Gentiana punctata
bigiarella Sylvia curruca
genzianella germanica Gentianella germanica
biscutella montanina Biscutella laevigata
gheppio Falco tinnunculus
caglio del pizzo Arera Galium montis-arera
ghiandaia Garrulus glandarius
camedrio alpino Dryas octopetala
ginepro alpino Juniperus communis
campanula dell’arciduca Campanula raineri
gracchio alpino Pyrrhocorax graculus
campanula di Raineri Campanula raineri
iberidella alpina Hutchinsia alpina
capriolo Capreolus capreolus
larice Larix decidua
carice rigida Carex firma
linaria bergamasca Linaria tonzigii
cariofillata montana Geum montanum
lino celeste Linum alpinum
carlina bianca Carlina acaulis
lucherino Carduelis spinus
carpino nero Ostrya carpinifolia
luì bianco Phylloscopus bonelli
castagno Castanea sativa
luì piccolo Phylloscopus collybita
cedronella Gonepteryx rhamni
maggiociondolo Labornum anagyroides
cincia dal ciuffo Parus cristatus
manina odorosa Gymnadenia odoratissima
cincia mora Parus ater
manina rosea Gymnadenia conopsea
colia Colias crocea
marmotta Marmota marmota
crociere Loxia curvirostra
melica cigliata Melica ciliata
deschampsia Deschampsia cespitosa
meringia della Concarena Moehringia concarenae
doronico dei macereti Doronicum grandiflorum
nigritella Nigritella rhellicani
eliantamo rupino Heliantemum oelandicum
nocciolo Corylus avellana
erba cervina Nardus stricta
ontano verde Alnus viridis
erba storna Thlaspi rotundifolium
orchide bruciacchiata Orchis ustolata
Natura e Percorsi
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Indice specie
orchidea dei pascoli Traunsteinera globosa
sassifraga retica Saxifraga hostii rhaetica
orchidea macchiata Dactylorhiza maculata
sassifraga verdazzurra Saxifraga caesia
orchidea sambucina Dactylorhiza sambucina
scoiattolo Sciurus vulgaris
ormino Horminium pyrenaicum
senecio alpino Senecio cordatus
orniello Fraxinus ornus
sesleria Sesleria varia
ortica Urtica dioica
silene a cuscinetto Silene acaulis
paleo odoroso Anthoxanthum alpinum
silene di Elisabetta Silene elisabethae
parùc Chenopodium bonus- enricus
soldanella Soldanella alpina
peccio Picea excelsa
sorbo alpino Sorbus chamamespilus
peppola Fringilla montifringilla
sorbo degli uccellatori Sorbus acuparia
petrocallis dei Pirenei Petrocallis pirenaica
sorbo montano Sorbus aria
picchio muraiolo Tichodroma muraria
sordone Prunella collaris
picchio nero Dryocopus martius
spillone alpino Armeria alpina
pieride della senape Leptidea sinapis
spinacio selvatico Chenopodium bonus- enricus
pinguicola alpina Pinguicola alpina
spioncello Anthus spinoletta spinoletta
pinguicola comune Pinguicola vulgaris
stella alpina Leontopodium alpinum
pino mugo Pinus mugo
stipa calamagrostide Achnantherum calamagrostis
pioppo tremulo Populus tremula
tasso Taxus baccata
pispola Anthus pratensis
telekia Telekia speciosissima
platantera comune Platanthera bifolia
testicolo di volpe Coeloglossum viride
primula glaucescente Primula glaucescens
tordela Turdus viscivorus
primula orecchia d’orso Primula auricola
tordo bottaccio Turdus philomelos
prispolone Anthus trivialis
tritone crestato Triturus carnifex
pulsatilla alpina Pulsatilla alpina
ululone Bombina variegata
raganella Hyla intermedia
vanessa del cardo Vanessa cardui
ramno Rhamnus pumila
vanessa dell’ortica Aglais urticae
rampichino alpestre Certhia familiaris
vedovella celeste Globularia cordifolia
rana rossa Rana temporaria
venturone Serinus citrinella
regolo Regulus regulus
viola di Duby Viola dubiana
robinia Robinia pseudoacacia
viola di Duby Viola dubyana
rododendro irsuto Rhododendrum hirsutum
viola gialla Viola biflora
romice alpino Rumex alpinum
volpe Vulpes vulpes
rose Rosa sp., R. pendulina, R. canina
zigena della coronilla Zygaena ephialtes
salamandra Salamandra salamandra
zigena della filipendula Zygaena filipendulae
salici Salix sp.
zigena della lupinella Zygaena carniolica
salvastrella orobica Sanguisorba dodecandra
sambuco Sanbucus nigra
sanguinello Cornus sanguinea
sassifraga della Presolana Saxifraga presolanensis
sassifraga di Vandelli Saxifraga vandelli
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Natura e Percorsi
I rifugi
RIFUGIO ALPE GREM – 1098 m
Questo rifugio non ha solo un valore escursionistico, ma
riveste una grande importanza per la cultura della Valle
del Riso, è il mondo delle miniere l’ambiente che lo circonda e lo ha generato in quanto fu adibito nel passato
ad alloggio per i minatori.
Nella zona sono numerose le testimonianze della secolare attività estrattiva che si è svolta nel passato su queste montagne. Ora le miniere sono abbandonate ma nei
dintorni si respira ancora il fascino misterioso della miniera e quando capita, come spesso accade, di incontrare un vecchio minatore, allora la sua testimonianza fa
rivivere il mondo duro, seppure affascinante, del “popolo
del sottosuolo”. Nei pressi del Rifugio le amministrazioni comunali di Gorno e Oneta, in collaborazione con
le scuole e varie associazioni della Valle del Riso, hanno realizzato un percorso che con appositi pannelli
illustra in modo didattico il lavoro in miniera e descrive l’ambiente naturale circostante.
Collocazione territoriale: comune di Oneta.
Altitudine: 1098 m.
Proprietà: comune di Gorno.
Gestione: Gruppo Sci Alpinistico Camós – Gorno.
Posti letto: trentadue; sala da pranzo e bar.
Apertura: tutti i giorni in agosto; fine settimana da giugno a settembre; negli altri mesi
su richiesta di gruppi e comitive.
Manifestazioni: Il 15 agosto di ogni anno si celebra la S. Messa a cui segue una sagra alpestre con piatti e giochi tipici.
Via di accesso: da Gorno per strada carrozzabile che giunge a cinque minuti dal rifugio. Da
Villassio, capoluogo di Gorno, sentiero 249 in ore 1,30; dalla Plassa, contrada di Oneta, sentiero 239, in 45 minuti; dal Colle di Zambla, sentiero 233, in
1 ora.
Natura e Percorsi
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I rifugi
BIVACCO ENRICO TELINI – 1650 m
Posto sul crinale di Preda Balaranda, uno dei luoghi più
panoramici della valle del Riso, il bivacco offre una vista stupenda sulla conca di Clusone, sulle montagne
della Val di Scalve, sul Croce Domini, sulla Presolana,
sul Grem, sul Golla, sull’Alben, sulle “cime inuguali” di
manzoniana memoria (il Resegone e le Grigne), mentre
più lontano è possibile scorgere le Alpi Occidentali con il
Rosa e il Cervino infine, spesso oltre un mare di nebbia,
gli Appennini.
Anche qui vi sono resti dell’attività mineraria e all’ingresso gli Alpini di Gorno hanno voluto ricordare l’antico lavoro dei loro avi con una artistica inferriata e vecchie
fotografie. Il bivacco è intestato a Enrico Telini, che fu alpino e uomo esemplare, apprezzato cineoperatore
e sensibile cultore delle tradizioni locali. Sul percorso che porta al bivacco si ammira il “Ròcol di Masù”,
scultura arborea, che testimonia la fervente attività venatoria ispiratrice, già nel lontano 1760, dell’abate
Gerolamo Guarinoni da Gorno autore del poema in versi sciolti dal titolo “L’uccellatura”.
Collocazione geografica: comune di Premolo.
Altitudine: 1650 m.
Proprietà: Gruppo Alpini di Gorno.
Gestione: Gruppo Alpini di Gorno – tel. 035 708045
(Luigi Furia – Responsabile Gestione).
Posti letto: dieci – sala pranzo: venti coperti.
Apertura: da maggio a settembre tutte le domeniche. Il locale invernale è sempre aperto.
E’ gestito in proprio e di norma si servono solo vivande di conforto, perciò è
necessario che gli escursionisti portino i viveri.
Manifestazioni: L’ultima domenica di agosto si celebra una S. Messa alla stele della Madonnina degli Alpini, vicina al bivacco, a cui segue un rancio alpino.
Vie d’accesso: da Gorno in auto fino all’Alpe Grina, da qui si prende il sentiero n. 263 che in
ore 1.20 porta direttamente al bivacco; si può seguire anche il sentiero 260
fino ad un ampio canalone, dove ha avvio un nuovo sentiero sulla sinistra,
segnato con freccia, che porta al bivacco; sempre seguendo il sentiero 260
si può arrivare alla baita Foppelli, quindi si guadagna la forcella sulla sinistra
e, sempre girando a sinistra, si segue il crinale fino a giungere al bivacco.
Il bivacco è raggiungibile anche dalla contrada Plassa di Oneta e dal Colle
di Zambla in circa 2 ore.
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Natura e Percorsi
I rifugi
RIFUGIO BAITA GOLLA – 1760 m
Il rifugio Baita Golla appartiene alla Sottosezione Cai
di Leffe ed è nato dalla ristrutturazione della baita Cascinetto dell’Alpe Golla. Si trova in un ampia conca ai
piedi del “mammellone” chiamato Matto di Golla che,
attraverso una forcella, si congiunge alla cima Golla
(m 1982), da dove si può godere di una vista stupenda.
Particolarmente suggestive risultano le pareti verticali
affacciate sulla Valle Dossana che, con le evidenti stratificazioni, rappresentano un libro geologico aperto sulla
storia del nostro territorio. Nell’area circostante sono evidenti gli aspetti della vita agreste dove il tempo è
segnato dall’opera dei mandriani e dei pastori che portano al pascolo mandrie e greggi.
Collocazione geografica: comune di Premolo.
Altitudine: 1760 m.
Proprietà: Sottosezione Cai di Leffe.
Gestione: Sottosezione Cai di Leffe – tel. 035 737084 (venerdì sera dopo le ore 21,00)
Panizza Alessandro (035 732766).
Posti letto: venticinque - sala pranzo: trenta coperti.
Apertura: da maggio a settembre tutte le domeniche.
Vie di accesso: da Gorno su strada carrozzabile fino all’Alpe Grina, da qui seguendo il sentiero n. 260 in 2 ore; dal Rifugio Alpe Grem in due ore; dal bivacco Telini 20
minuti.
Natura e Percorsi
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I rifugi
BIVACCO MISTRI - 1790 m
Il bivacco sorge all’inizio della valle Gorgolina, un dolce
vallone carsico adagiato ai piedi del bastione roccioso
posto ad est della cima Grem (2049 m). La località nel
passato era nota come “Rifugio Ècc” (rifugio vecchio),
poiché vi sorgeva uno dei primi rifugi della bergamasca,
ricavato da un antico fabbricato adibito a ricovero dei
minatori e donato dalla Spelter, società mineraria inglese, al Cai di Bergamo. Durante la Prima Guerra Mondiale l’edificio fu semidistrutto e non più ricostruito.
L’attuale bivacco, costruito dal GSA Camós di Gorno, è
costituito da un piccolo reparto invernale, sempre aperto, e una parte principale che viene aperta a cura dei
soci del Gruppo. Il bivacco è intitolato a Giovanni Mistri, uno dei soci fondatori del gruppo Camós e per
anni presidente del sodalizio.
Collocazione geografica: comune di Oneta.
Altitudine: 1790 m.
Proprietà: comune di Gorno.
Gestione: Gruppo Sci Alpinistico Camós - Gorno.
Posti letto: dieci.
Apertura: su richiesta dei soci.
Manifestazione: l’ultima domenica di luglio di ogni anno si celebra una S. Messa sulla cima di
Grem, alla quale segue il rancio presso il bivacco.
Via d’accesso: da Gorno con strada carrozzabile fino a poco prima della baita bassa di
Grem, da qui seguendo la dorsale del pascolo si raggiunge la baita alta, poi
per segnavia fino al bivacco, in un ora e quaranta minuti. Dal bivacco Telini
in 30 minuti. Dalla Plassa di Oneta in due ore e trenta minuti. Dal Colle di
Zambla in 2.45 ore.
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Natura e Percorsi
I rifugi
RIFUGIO SANTAMARIA IN LETEN – 1765 m
Il rifugio sorge al centro dell’ampia conca pascoliva dell’Alpe Leten, dove l’estate i mandriani conducono le loro mucche al pascolo. Ha mantenuto l’intitolazione “Santamaria”
dal nome della azienda agricola che, fino agli anni ’40 del
secolo scorso, portava le proprie mandrie fin quassù dalla
lontana pianura cremonese. A nord del rifugio è schierata
la catena che ha come cima più alta Cima del Fop (2.315
m). Il rifugio è gestito da un gruppo di escursionisti nossesi
(Gars: Gruppo amici rifugio Santamaria) ed è quasi sempre chiuso. Solitamente, se si esclude il periodo invernale,
il rifugio viene concesso a chi ne richiede l’uso temporaneo. Sia la cucina che il dormitorio sono attrezzate
di tutto. Chi lo raggiunge deve comunque portarsi i viveri. La struttura è dotata di acqua corrente e luce
fornita da pannelli solari.
Collocazione geografica: comune di Parre.
Altitudine: 1765 m.
Proprietà: comune di Ponte Nossa.
Gestione: Gruppo amici rifugio Santamaria
tel. 035 701537 - 348 5625687 (Reginaldo Peracchi).
Posti letto: venti.
Apertura: Il rifugio è solitamente chiuso. Per avere le chiavi telefonare al sig. Reginaldo
Peracchi via Marconi, 47 Ponte Nossa.
Manifestazioni: la prima domenica di luglio si svolge la festa del rifugio.
Vie d’accesso: dalla frazione Bratte di Premolo per la valle Dossana (sentieri n. 245 e 242)
e in 4 ore lo si raggiunge. Da Capanna 2000 sull’Arera, che si raggiunge con gli impianti di risalita, si raggiunge attraverso Camplano, in 2 ore.
Dai bivacchi Telini e Mistri, si raggiunge baita Foppazzi e da qui attraverso il
“Sapèl del Cà” si guadagna il pascolo di Camplano e poi il rifugio, in circa 2 ore.
Da Valcanale, attraverso il Passo del Re, in 2.30.
Natura e Percorsi
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I rifugi
RIFUGIO CA’ D’ARERA – 1600 m
Il rifugio è frutto della trasformazione di un fabbricato
adibito nel passato ad abitazione del guardiano delle
miniere dell’Arera, di cui si trovano ancora gli imbocchi
nelle immediate vicinanze. Il minerale cavato confluiva
poi a Gorno, dove si trovavano la direzione delle miniere e gli impianti di arricchimento.
La struttura è stata realizzata dalla Società Alpinistica
Bergamo Alta (Saba), per dare ai suoi associati la possibilità di avere un punto di appoggio per le escursioni sulle
vette circostanti. Nei pressi è stata edificata una cappelletta dedicata a S. Barbara, la protettrice dei minatori.
Collocazione geografica: comune di Oltre il Colle.
Altitudine: 1600 m.
Proprietà: Società Alpinistica Bergamo Alta.
Gestione: Saba – tel. 035 574642 (Cesare Capelli) – 035 572249 (Eugenio Carissoni).
Posti letto: ventiquattro – sala pranzo: cinquantacinque coperti.
Aoertura: da metà luglio ai primi di settembre, occasionalmente durante i fine settimana.
Pur essendo aperto a tutti, la Saba non effettua servizio di ristorazione nei
confronti degli escursionisti.
Manifestazioni: la prima domenica di settembre di ogni anno si tiene la festa del rifugio.
Vie d’accesso: da Zambla Bassa per carrozzabile fino alla località Plassa, da qui seguendo a piedi lo sterrato (segnavia 221) si giunge al rifugio in 1.15 ore.
Dal Colle di Zambla si segue la strada che porta sull’Alpe Zambla e poi seguendo il sentiero in quota si è al rifugio.
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Natura e Percorsi
I rifugi
RIFUGIO CAPANNA 2000 - 2000 m
Il rifugio sorge sul costone sud-ovest del Pizzo Arera, a fianco
della stazione d’arrivo della seggiovia (attualmente non più funzionante), a circa duemila metri di quota. La vista si apre sulle
montagne che fanno da corona a Oltre il Colle. Da qui parte
il “Sentiero dei fiori intitolato a Claudio Brissoni” che permette di ammirare la ricchezza della flora che contraddistingue il
massiccio dell’Arera e le vette calcaree delle Prealpi orobiche.
Anche qui sono presenti le testimonianze dell’attività mineraria,
che per secoli ha interessato la Val Parina e la Valle del Riso.
A pochi passi dal rifugio si può visitare una breve galleria in cui
sono conservati alcuni attrezzi utilizzati nell’attività estrattiva.
Collocazione geografica: comune di Oltre il Colle.
Altitudine: 1960 m.
Proprietà: comune di Oltre il Colle.
Gestione: Rizzi Attilio 034595096 (rifugio) - 034672889 (abitazione).
Posti letto: 40 – coperti: 70.
Apertura: in inverno sabato e domenica in estate tutti i giorni.
Vie d’accesso: dalla località Plassa per la strada sterrata (segnavia 221) si raggiunge il rifugio
in 2.15 ore; dal Colle di Zambla si segue il sentiero che porta all’Alpa Zambla
per poi puntare alla baita Zuccone e da qui si guadagna il costone dove sorge il rifugio in 2.20 ore. Il rifugio è raggiungibile anche da Valcanale attraverso
i passi Branchino e Vedro.
Indirizzo web: http://spazioinwind.libero.it/capanna2000/index.htm
Natura e Percorsi
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I Musei del territorio
MUSEO DEI MAGLI DI PONTE NOSSA
Via dei Magli, Ponte Nossa - Telefono: 035.704473 - Fax 035.703631 (Comune)
e-mail: [email protected] - sito Web: http://web.tiscali.it/associazione_magli
Il Museo è costituito da un locale principale e da altri due adibiti ora a esposizione didattica. Cartelli e
disegni illustrano le fasi di lavorazione, gli utensili usati e quelli fabbricati dei quali viene esposto un campionario. Nel locale centrale si trovano, il grande martello con il manico costituito da un tronco, azionato
da un albero motore in legno, e la pesante mola, che possono ancora essere messi in funzione a scopi
didattici, mossi dalle due ruote, ancora visibili all’esterno dell’edificio.
Orari di apertura: Luglio ed Agosto (su prenotazione il resto dell’anno):
Martedì 10.00 - 12.00, Sabato e Domenica 15.00 - 17.00
Ingresso € 0,52 - Servizio guide sig. Eugenio Epis tel. 035 701366
MUSEO ETNOGRAFICO DI ONETA
Via Verdi - Oneta - Telefono: 035707117
e-mail: [email protected] - sito Web: http://www.comune.oneta.bg
Il museo è nato per iniziativa di Francesco Epis, che ha raccolto per oltre trent’anni testimonianze e
memorie storiche della vita quotidiana e dell’economia della valle. Fra gli oggetti presenti si segnalano
vecchie fotografie di personaggi del paese, una raccolta di macchine da cucire per uso familiare, la prima
televisione installata nella Valle del Riso, un grande paiolo ancora utilizzato nelle feste paesane e numerosi
attrezzi che testimoniano la faticosa vita del contadino divisa tra agricoltura, allevamento e taglio del bosco.
Orari di apertura: Domenica: 14.00 - 16.00
Visite guidate: è possibile effettuare visite in orari diversi previa prenotazione. Ingresso gratuito
MUSEO MINERALOGICO “FRANCO PALAZZI”
Via Funivia s/n - Oltre il Colle - Telefono referente: 034595313 - Comune di Oltre il Colle: 034595015
Il Museo contiene più di 2.000 campioni di minerale, locali e provenienti da tutto il mondo. La raccolta
ha avuto inizio dalla raccolta personale di Franco Palazzi, ex-minatore, a cui è dedicato. Ha una sezione
dedicata alla storia dei minatori e della miniera (chiusa nell’anno 1982), con attrezzi, fotografie e mappe.
Inaugurato nel 1994, si stanno ultimando lavori alle infrastrutture (accesso e servizi per disabili ed adeguamento impiantistico)
Orari di apertura: Da Aprile a Ottobre festivi, 1-20 Agosto tutti i giorni: ore 15.00 – 18.00.
Da Novembre a Marzo festivi: ore 15.00 – 17.00
Aperto anche su prenotazione.
Natura e Percorsi
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Ringraziamenti e referenze fotografiche
RINGRAZIAMENTI
Per la realizzazione di questo pur breve volumetto è stato prezioso il contributo di molte persone.
Un ringraziamento particolare a Marco Valle promotore e sostenitore di questo progetto e a Rossana Pisoni
per l’attenta e paziente rilettura critica del testo. Grazie ad Anna Paganoni e Matteo Malzanni per i preziosi consigli e l’aiuto nella ricerca delle fotografie. Un ringraziamento va anche a tutti coloro che ci hanno
accompagnato nel corso delle escursioni e delle ricerche sul campo, in particolare a Elisabetta Ferrario,
Omar Lodovici e Melania Massaro. Fondamentale inoltre il contributo di: Franco Valoti, Luciano Gelfi, Gibellini Carlo, Giuseppe Ravasio che hanno concesso l’utilizzo delle loro fotografie.
Doveroso inoltre un ringraziamento al Comune di Oltre il Colle per la concessione delle foto d’archivio del
Museo Mineralogico, al sindaco di Gorno Giampietro Calegari a Luigi Furia e Reginaldo Peracchi per le
preziose informazioni sui rifugi della zona.
REFERENZE FOTOGRAFICHE
Nel caso di fotografie di autori diversi presenti nella stessa pagina viene indicata la posizione della foto
specificando alto (a), centro (c), basso (b), destra (d) e sinistra (s).
Annalisa Aiello/Archivio fotografico Museo “E. Caffi”: 13bd - 14a - 25 - 28a - 30 - 32a - 32b - 33a - 38 - 39 - 42
- 44a - 44c - 46bd - 50bs - 51b - 70
Archivio fotografico Museo Mineralogico di Oltre il Colle: 31as - 31ad - 31bs - 72
Francesco Cantoni/Archivio fotografico Museo “E. Caffi”: 21ad - 21bs
Riccardo Falco: 15a
Elisabetta Ferrario: 18b - 48a
Luciano Gelfi: 37b - 46a - 47bs - 50a
Carlo Gibellini: 66 - 68
Peter Huemer: 49bs
Omar Lodovici/Archivio fotografico Museo “E. Caffi”: 10 - 65
Matteo Malzanni/Archivio fotografico Museo “E. Caffi”: 26b - 31bd - 45
Baldovino Midali: 19 - 33b - 41
Paolo Pantini/Archivio fotografico Museo “E. Caffi”: 4 - 7 - 11 - 12 - 13a - 13bs - 14b - 15bs - 15bd - 18a
- 20 - 21as - 22 - 23 - 24 - 28b - 29b -32c - 34 - 36 - 37a - 40 - 44b - 49bd - 51a - 52a - 52b - 53 - 54
- 58 - 60 - 63 - 64 - 69 - 74 - 76 - 78 - 79
Giuseppe Ravasio: 47bd - 48b - 49a
Franco Rodeghiero/Archivio fotografico Museo “E. Caffi”: 26a
Marco Valle/Archivio fotografico Museo “E. Caffi”: 29a
Franco Valoti: 25 - 29c - 35 - 43 - 47a - 47c - 52c
ILLUSTRAZIONI
Simone Ciocca: 16-17
Paolo Pantini: 6 - 27
Natura e Percorsi
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Indice
Introduzione .......�
5
Carta dei sentieri ............................................................................................................................... 8
Percorso 1. Valle Nossana – Valle Gorgolina ................................................................................ 10
Strati di roccia letti come pagine di un libro di storia ..................................................................... 12
Rocce a testimonianza di recenti intrusioni magmatiche ............................................................... 14
La sorgente Nossana ................................................................................................................... 16
La fauna del suolo ........................................................................................................................ 20
Orchidee alla vaniglia .................................................................................................................... 23
Percorso 2. Valle dell’Orso – Conca di Camplano ........................................................................ 24
Sono tutti calcari ma cosa hanno di diverso tra loro? .................................................................... 26
Pozze di vita .�
29
Una ricchezza economica e sociale che arriva dal sottosuolo ....................................................... 31
Rapaci da roccia .......................................................................................................................... 33
Giardini zen e tavolozze variopinte ................................................................................................ 36
Il carsismo: l’acqua come agente che scolpisce e modella le rocce .............................................. 38
Percorso 3. Val Parina ..................................................................................................................... 40
Tra gli aghi dell’abete .................................................................................................................... 41
Stranezze di natura: le galle ......................................................................................................... 43
Fossili: tracce di vita del passato .................................................................................................. 45
Gli endemiti: una ricchezza da salvaguardare ............................................................................... 47
Ali dai mille colori .......................................................................................................................... 52
Glossario ..........�
55
Bibliografia .......�
59
Indice delle specie citate ................................................................................................................ 61
I rifugi ................�
65
I musei del territorio ........................................................................................................................ 73
Ringraziamenti e referenze fotografiche ...................................................................................... 75
Indice ................�
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Finito di stampare aprile 2005
Progetto grafico e stampa Poligrafica s.r.l. - Dalmine
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