Canzoni d'Amore e di Festa, Musica Selvatica, Racconti di Monferrato Yo Yo Mundi, “Munfrâ” “Un disco a chilometri zero che sta andando molto lontano” Questo album uscito per l’etichetta Felmay e distribuito da Egea - è il risultato di un lavoro di ricerca e composizione durato quattro anni. In occasione del loro decimo album ufficiale, gli Yo Yo Mundi si regalano un viaggio di esplorazione tra le (loro) terre di Monferrato. Un disco di musica “popolare” sospesa tra la musica “selvatica” della band acquese (fu Paolo Conte a coniare questa definizione), e un ventaglio di piccoli racconti scovati tra gli accadimenti della storia. In ben sei brani il gruppo di Acqui Terme affronta il canto in dialetto, una lingua imbastardita dal vento, antica eppure ancora così acerba, che a sua volta diventa suono. È un canto ingentilito e reso meno aspro - una scelta voluta -, un canto e una musica che non devono avere un tempo, ma che dal tempo sono segnati. Il risultato di questa ricerca a ritroso, tra le radici di un luogo come il Monferrato, diventa il germoglio di qualcosa di inedito e nuovo, qualcosa che prima non c’era, almeno non in questa forma, non con queste sfumature. “Siete riusciti in alcuni momenti a toccare l’antico che è come toccare il futuro”, scrive Paolo Conte (in una lettera al gruppo), arrivando a descrivere, con un colpo di pennello, quello che era il sogno da realizzare, quando nacque l’idea di “Munfrâ”. Sono tanti gli artisti che hanno offerto un contributo di unicità ed eccellenza, portando con sé una sarabanda di strumenti, eccoli tutti e trentanove: Hevia, Eugenio Finardi, Steve Wickham, Banda Osiris, Sergio Berardo (Lou Dalfin), Nabil Salameh e Michele Lobaccaro (Radiodervish), Mario Arcari, Betti Zambruno, Filippo Gambetta, Vincenzo Zitello, Fabio Rinaudo e Daniele Caronna (Birkin Tree), Maurizio Camardi, Claudio Fossati, Franco Minelli (Orchestra Bailam), Elisabetta Gagliardi, Andrea Masotti e Stefano Valla, Alex Leonte, Gianluca Dessì, Diego Pangolino, Dario pg Milan, Silvio Barisone, Luca Olivieri, Alessandro Pipino, Gino Capogna, Bandarotta Fraudolenta e Bertino Astori. E, simbolicamente, l’ospite numero quaranta è Paolo Conte, monferrino doc e, che partecipa a “Munfrâ” con questa prefazione: «Sto ascoltando dal mio Monferrato […] questo magnifico disco degli Yo Yo Mundi dedicato a queste terre (loro e mie). Sto apprezzando la tristezza colorata che hanno queste canzoni in cui il frequente uso del tono minore (questione che riguarda l’armonia) non crea tristezza e abbandono, ma danza continua di luce e ombra. […] Su questi antichi sobbalzi in due quarti e tre quarti, gli Yo Yo hanno lavorato con eccellenti orchestrazioni che infiammano e corteggiano la scatola magica, la fisarmonica, torre di Babe e regina di Saba». “Munfrâ” è un album dove alla canzone d'autore e al folk si fondono i suoni del mondo e le atmosfere ritrovate del “tempo del sogno”. Questo progetto dedicato al Monferrato è stato realizzato con il contributo e il patrocinio della Regione Piemonte e della Provincia di Alessandria. Buon ascolto e buon viaggio nel Munfrâ - Monferrato degli Yo Yo Mundi. 1 Tracking list 01. Munfrâ (Monferrato) | Il fiato, il respiro del mondo, il suono del legno e della pelle, il Monferrato che riemerge dalla memoria e diventa melodia e ritmo in questo brano scelto come apertura del disco caratterizzato dalle ghironde di Sergio Berardo dei Lou Dalfin e i fiati (musette bourbonnaise 16 e 24 pollici e tin whistle) di Fabio Rinaudo dei Birkin Tree. 02. Sstéila (Stella) | In questa filastrocca l’amore acerbo, le stelle della notte e il gioco si intrecciano ai colori, ai suoni, ai sapori della festa. Il violino di Steve Wickham duella con la fisarmonica, la voce di Elisabetta Gagliardi fa da controcanto alla voce solista e il cajon di Gino Capogna scatena il ritmo. 03. Il Grande Libro Dell’ombra | Oltre la vita c’è un grande libro dell’ombra. Tra le sue pagine riposano storie perdute, sconosciute, dimenticate. Ma quando queste pagine vengono sfogliate, ecco che i sogni diventano memoria e si intrecciano alla realtà. La cornamusa asturiana di Hevia ammanta di magia questo brano, così come l’intreccio dei bouzouki (Gianluca Dessì e Daniele Caronna) e le uilleann pipes e il tin whistle di Fabio Rinaudo. 04. ‘Dùma Ch’Andùma (Andiamo che andiamo) | Il mandolino suonato da Steve Wickham si intreccia alla fisarmonica di Fabio Martino. Gli Yo Yo hanno voluto dedicare questo brano a Dino Crocco, musicista e intrattenitore recentemente scomparso. 05 Carvé 1928 (Carnevale 1928) | Il testo di questa canzone racconta del carnevale festeggiato in Acqui Terme alla fine degli anni Venti, e in particolare di un carro allegorico a forma di dirigibile. È un inno giocoso alla festa e alla compagnia. La sezione fiati della Bandarotta Fraudolenta e la lap steel guitar esaltano l’atmosfera di frontiera già connaturata in questa canzone. 06. Na Bèla Còrba Ed Nìule (Un bel raccolto di nuvole) | Luigi Tenco guarda dall’alto la sua terra in un giorno d’estate. È il momento in cui tutti gli abitanti, immobili per il gran caldo, attendono l’arrivo del vento del Monferrato. Per poi, grazie al sollievo offerto dalla brezza profumata di mare, iniziare finalmente a festeggiare il raccolto con balli e prelibatezze culinarie. Ecco un frammento del testo: “Vedrai, vedrai quest’anno avremo un bel raccolto di nuvole e i fienili gonfi di pezzi di cielo”. In questo brano Steve Wickham al violino, Sergio Berardo alla ghironda e Dario pg Milan al rullante. 07. Arcanssél (Arcobaleno) | Brano d’atmosfera con Vincenzo Zitello all’arpa celtica, Mario Arcari ai fiati e Fabio Rinaudo alle uilleann pipes. 08. Léngua Ed Ssu (Lingua di Sole) | YYM e Banda Osiris insieme per questo brano che racconta l’attesa della primavera, i turbamenti che precedono il suo arrivo – immaginati come una fisarmonica che ci tormenta – e il sospetto che le sensazioni che ci pervadono siano le stesse che trasformano il mondo. 09. Sstéila Féssta (Stella Festa) | Breve reprise strumentale di Sstèila con il violino “transilvano” di Alex Leonte e le percussioni di Diego Pangolino. 2 10. Tè Chi T’éi? (Tu chi sei?) | In questo brano c’è il racconto del Monferrato come luogo di incontro e di integrazione. Due uomini si incontrano in un prato "che sembra il mare", uno è un abitante del luogo l'altro è uno straniero – è la voce suadente di Nabil Salameh dei Radioderwish -. Si chiedono entrambi nella loro lingua tu chi sei? E poi spezzano il pane, bevono il vino. E si riconoscono come "uguali". Nella canzone spiccano l’oud di Franco Minelli, i fiati di Maurizio Camardi e la batteria di Claudio Fossati. 11. Trapulìn | La Lachera è un rito carnevalesco che si svolge nel comune di Rocca Grimalda, in provincia di Alessandria. Tra i protagonisti della rappresentazione troviamo il Trapulin, ma ci piace ricordare che questo termine viene usato anche come tenero vezzeggiativo. Il brano è caratterizzato dal dialogo lieve tra la fisa degli Yo Yo e l’organetto di Filippo Gambetta. 12. Rataràura (Pipistello) | L’introduzione è una filastrocca dedicata alle creature notturne. La canzone è invece un allegro canto dedicato alla diversità, spesso percepita come fastidiosa, riconosciuta come follia, se non addirittura ritenuta un pericolo. Il ballo del pipistrello è un gioco in musica che mette a confronto la cosiddetta normalità con le stranezze e i comportamenti bizzarri tipici di tutto ciò che è “fuori dall’ordinario”. Rataràura è uno dei brani definiti “capolavori” da Paolo Conte (insieme a Sstéila e Orsanti). 13. Rabdomantiko | Gli YYM hanno voluto dedicare questa canzone – che narra di un rabdomante romantico – all’acqua bene comune, alla difesa dell’acqua pubblica e alla prossima campagna referendaria. La voce femminile è quella di Betti Zambruno i fiati di Mario Arcari (collaboratore tra gli altri di De André e Fossati), il basso tuba del professor Macrì (Banda Osiris). 14. Léngua Ed Ssu: El Bâl (Lingua di sole: il ballo) | Toccante reprise di Léngua Ed Ssu con Andrea Masotti alla müsa e Stefano Valla al piffero. 15. La Ballata Del Tempo Del Sogno | Un pennello ci racconta la leggenda del Monferrato: l’amore proibito tra Aleramo e Alasia, la loro fuga nei pressi di Albenga, il momento in cui lui sparigliò gli avversari irrompendo sul campo di battaglia. E, dopo questo atto di eroismo, il perdono del padre di Alasia l’Imperatore Ottone I –. Così ad Aleramo venne concesso di marcare - a cavallo, in soli tre giorni e tre notti – quel territorio che gli sarebbe stato assegnato in proprietà e governo. La leggenda vuole che Aleramo, prima della corsa, ferrasse lui stesso il cavallo adoperando un mattone - mun' - e così il cavallo fu ferrato - frhà' -, da qui il nome: Monferrato. E la voce di Eugenio Finardi rende magistralmente l’epica romantica di questa canzone. 16. Orsanti | Gli “Orsanti” erano artisti musicanti, ammaestratori e incantatori originari dell’Appennino parmense, provenienti dalle valli del Ceno e del Taro. Emigranti girovaghi alla ricerca di una vita migliore, attraversavano l’Europa esibendosi nelle strade e nelle piazze in occasione delle feste e delle fiere. Bonus track. Carvé 2011 (Carnevale 2011) | Travolgente reprise strumentale di Carvé 1928 arrangiata da Giorgio Penotti e interpretata dalla Bandarotta Fraudolenta. 3