Cinghiali, gabbiani e piccioni in città, che fare?

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gli animali selvatici in citta
Introduzione
L’uomo, sin dall’epoca dei castellieri ha scelto di vivere in
forma stabile sul territorio triestino trovandosi ad interagire
con le innumerevoli specie animali che già lo abitavano. Da
allora l’uomo ha iniziato un lungo processo di trasformazione
dell’ambiente, tagliando boschi, costruendo abitazioni, coltivando campagne, allevando animali domestici e svolgendo
svariate altre attività.
Oggi in provincia di Trieste vivono oltre 236.000 persone e un
numero ben più elevato di altri animali appartenenti a circa
400 specie selvatiche diverse, le quali convivono negli spazi
abitati dall’uomo trovandovi facilmente cibo, rifugio e luoghi
per riprodursi.
La convivenza dell’uomo con gli animali selvatici offre l’opportunità di fare incontri interessanti e di osservare comportamenti e abitudini diverse dalle nostre, anche se talvolta
possono generare disturbo o apprensione. Conoscere meglio
gli animali selvatici, nostri vicini di casa, è quindi importante per migliorare la convivenza reciproca e per ridurre degli
eventuali conflitti.
Questa pubblicazione vuole contribuire a garantire una maggior tutela delle persone e della fauna che vive sul territorio
della provincia di Trieste.
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Gli animali selvatici sono protetti
Ogni specie animale ha un proprio ruolo e una propria utilità nell’ecosistema. Molte attività umane provocano danni
agli ambienti naturali e di conseguenza tante specie animali
stanno diminuendo rapidamente. Per questo motivo tutti gli
uccelli, i mammiferi (ad eccezione di ratti e talpe), i rettili, gli
anfibi sono protetti dalla legge. Le persone che li uccidono,
li catturano, li maltrattano o li disturbano inutilmente, sono
punibili con sanzioni pecuniarie o penali; è punibile anche chi
distrugge, danneggia o asporta i nidi e le uova degli uccelli.
Cosa fare con gli animali in difficoltà
Gli animali feriti o in difficoltà possono essere raccolti solo
dopo avere ricevuto l’autorizzazione dell’Amministrazione
provinciale di Trieste o dalle forze dell’ordine. Nei casi dubbi i
guardiacaccia della Polizia ambientale della Provincia valuteranno se la cattura è necessaria o meno. L’animale deve essere comunque liberato o portato presso un centro di recupero
convenzionato. A Trieste il Centro recupero animali selvatici
si trova presso la sezione dell’ Enpa inoltre l’associazione
“Liberi di volare” accoglie rondini, rondoni e balestrucci. In
caso d’incidenti stradali che coinvolgano la fauna selvatica è
obbligatorio assicurare un intervento di soccorso per gli animali, avvisando tempestivamente le forze dell’ordine.
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Il Colombo
Il colombo o piccione selvatico (Columba livia), un tempo diffuso solo nelle aree rupestri del Carso, è attualmente presente sia negli ambienti naturali sia in quelli urbani, quasi esclusivamente in una forma domestica. Pertanto i colombi che
vivono a Trieste sono i discendenti di animali selvatici che nel
corso dei secoli sono stati allevati per scopi alimentari, ornamentali o ricreativi.
Il colombo che vive negli ambienti rupestri è un uccello abituato a vivere in colonie alimentandosi essenzialmente con semi
e granaglie. Si riproduce tra marzo e settembre, deponendo
mediamente 2 uova che entrambi i genitori covano per 17-18
giorni. I nidiacei rimangono nel nido per 25-37 giorni (nei mesi
estivi la permanenza nel nido è minore). Il colombo che vive in
città nidifica sugli edifici e può farlo anche nei mesi autunnali
e invernali. La sua dieta è varia e adattata alle risorse alimen-
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tari facilmente reperibili in città. Il colombo è un abile e veloce
volatore e può percorrere decine di chilometri in un giorno; in
ambito urbano, dove le disponibilità alimentari sono abbondanti, gli spostamenti sono ridotti. La durata media della sua
vita è stata valutata in 3-5 anni.
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Come prevenire i danni?
Negli ambienti urbani i colombi tendono a passare gran parte
del tempo appollaiati sugli edifici, riducendo le attività di volo.
Nei siti frequentati da colonie di colombi si formano concentrazioni di escrementi che possono rappresentare una fonte
di rischio sanitario a causa degli agenti patogeni che si sviluppano e permangono in tali depositi.
E’ opportuno procedere periodicamente alla pulizia di tali siti.
Al fine di evitare la frequentazione degli edifici da parte dei volatili è possibile apporre dissuasori di appoggio di tipo meccanico che ne impediscano lo stazionamento, come ad esempio
piani inclinati sui cornicioni e davanzali, fili e spirali oppure reti
antintrusione nei cortili. Ovviamente tali dissuasori devono
essere incruenti e non devono assolutamente rappresentare
un pericolo per l’incolumità dei colombi stessi o di altre specie
di uccelli presenti nell’area.
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Il Gabbiano reale
Il gabbiano reale (Larus michahellis), è una specie che vive e
nidifica da tempi immemorabili lungo le nostre coste ma a
causa di un naturale processo di espansione, s’incontra anche nel centro della città di Trieste, dove si riproduce dagli
anni’80. Questo fenomeno è favorito sia dalla sicurezza offerta dai tetti piatti degli edifici, che simulano delle piccole
isole inaccessibili ai mammiferi predatori sia dall’elevata disponibilità alimentare. Abile volatore, abitualmente si nutre
di pesci, di giovani uccelli, di piccoli mammiferi, di invertebrati
e di risorse alimentari legate agli ambienti urbani quali rifiuti
e cibi per animali domestici.
Tra marzo e maggio depone 2 - 3 uova che si schiudono dopo
circa un mese di cova effettuata da entrambi i genitori. Gli
immaturi s’involano dopo 35 - 40 giorni e rimangono nei
pressi del nido per diverse settimane, seguiti dai genitori che
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provvedono alle loro cure fino alla fine dell’estate, quando i
giovani si disperdono, allontanandosi anche per centinaia
di chilometri. Verso il quarto anno di vita, al raggiungimento
della maturità sessuale, l’uccello ha cambiato gradatamente
il piumaggio da bruno screziato a grigio-bianco, diventando
tendenzialmente sedentario, anche se molte femmine durante l’inverno usano allontanarsi dalle aree riproduttive.
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La durata media della vita di questi uccelli è di 10 -15 anni,
ma in condizioni favorevoli può superare i 20 anni di età.
marsi nei pressi del nidiaceo, in via precauzionale è pertanto
consigliato utilizzare un caschetto o un ombrello. Nel caso in
cui ci siano dei lavori non urgenti da eseguire nei pressi del
nido è opportuno aspettare l’involo del giovane gabbiano o
pianificare i lavori al di fuori del periodo riproduttivo.
Al fine di prevenire la nidificazione e lo stazionamento dei
gabbiani è possibile installare delle reti antintrusione.
Cosa fare se s’incontra un gabbiano reale?
Il gabbiano reale non è un animale pericoloso per l’uomo, ma
è molto protettivo nei confronti della prole. Specialmente gli
individui che vivono in città, abituati alla presenza umana,
tendono a difendere i pulcini con decisione, avvicinandosi con
impeto alle persone.
I piccoli sostano nei pressi del nido ma, attorno alle 4 o 5 settimane di vita alcuni soggetti possono cadere dai tetti, senza
avere la capacità di rialzarsi in volo dal terreno. Questi piccoli trascorrono ancora alcuni giorni a terra camminando e
sbattendo le ali ogni tanto per rafforzare la muscolatura utile
al volo e generalmente dopo qualche giorno si allontanano
spontaneamente. Se invece giovani o adulti, finiscono in spazi di piccole dimensioni circondati da alte mura, non sono in
grado di uscire da soli. In tal caso sarebbe opportuno catturare l’animale, magari aiutandosi con un retino o con un telo
e liberarlo nelle vicinanze, in un ampio e tranquillo spazio
aperto. E’ importante porre attenzione nello spostare il volatile perchè il becco del gabbiano è robusto e tagliente; a tale
fine è opportuno chiedere o l’autorizzazione per spostarlo o
l’intervento dei guardiacaccia provinciali. Dovendosi avvicinare a un nidiaceo in difficoltà è prudente osservare sempre i
genitori che, estremamente vigili e protettivi, cercheranno di
attaccare il potenziale “predatore/soccorritore” con rumorosi
voli radenti , talvolta con il rilascio di escrementi o raramente
con una beccata sulla testa. Dovendo assolutamente soffer-
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Il Cinghiale
Il cinghiale (Sus scrofa) è un animale che frequenta abitualmente il territorio della provincia di Trieste. Negli ultimi decenni, con l’espandersi della boscaglia, numerosi esemplari
provenienti dalla vicina Slovenia si sono spostati nelle aree
carsiche. Nel 1990 l’Osservatorio faunistico della Provincia di
Trieste stimava in un centinaio i cinghiali presenti sul territorio. Essendo il cinghiale una specie con un’alta capacità riproduttiva (una media di 5 cuccioli a parto) e anche a seguito
della fuga di numerosi capi da un allevamento nei pressi della
Cava Faccanoni, la popolazione è aumentata rapidamente.
Aiutati dal foraggiamento effettuato da cacciatori e zoofili,
colonizzano ben presto anche le aree periurbane e urbane.
Nel marzo del 2012 le Riserve di caccia, che comprendono il
90 % del territorio provinciale, hanno censito la presenza di
circa 300 cinghiali. E’ però percezione comune che il loro numero sia di molto maggiore.
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Come vive il cinghiale?
Il cinghiale è l’antenato selvatico del maiale, con cui può tuttora accoppiarsi e generare prole fertile. E’ una specie onnivora che si nutre d’invertebrati, radici, cereali, frutta (ghiande, castagne, susine, mele, uva matura), non disdegnando
ortaggi, animali morti (anche di grandi dimensioni) e piccoli
mammiferi. Nelle aree di alimentazione si possono notare
numerose zolle di erba sollevate con il muso alla ricerca di
vermi o radici. Durante il giorno ama riposare nel folto della
vegetazione e verso l’imbrunire si sposta alla ricerca dei suoi
cibi preferiti. Giornalmente può percorrere anche diversi chilometri utilizzando piste abituali, individuabili dalle impronte
sul terreno o dai varchi di circa 60-80 cm di diametro creati
nei cespugli. Ama rotolarsi nelle pozze d’acqua per poi togliersi il fango e i parassiti esterni dal corpo strofinandosi sui
tronchi degli alberi. I maschi adulti di oltre 3 anni vivono solitari e s’incontrano con le femmine solo quando queste diventano fertili, generalmente durante l’inverno. I clan familiari,
composti da 5 a 20 individui, riuniscono più femmine di età
diversa, spesso figlie e nipoti della capobranco e giovani maschi. I piccoli, dal peso di qualche etto, nascono in primavera,
ma in caso di abbondante disponibilità alimentare possono
venire alla luce anche in altri periodi dell’anno. Alla nascita
presentano un mantello di colore grigio nocciola con striature orizzontali lungo i fianchi che durano fino ai 3-4 mesi di
vita. Successivamente il manto diventa marrone-rossiccio e
dopo il 2° anno di età marrone-nerastro. Possono vivere sino
a 8-10 anni ed oltre, raggiungendo, nella popolazione urbana, gli 80 kg di peso nelle femmine e i 120 kg nei maschi; gli
esemplari provenienti dalla Slovenia possono raggiungere
tuttavia dimensioni e pesi nettamente superiori.
Come prevenire i danni da cinghiale?
I metodi più efficaci per evitare l’ingresso dei cinghiali indesiderati sono le recinzioni alte circa 100 cm e formate da muri o
reti metalliche rigide (rete elettrosaldata con maglie di 10x10
cm e fili del diametro di 5 mm). Un altro metodo di prevenzione efficace è il “pastore elettrico” opportunamente tarato
per il cinghiale (un recinto con 2 o 3 fili metallici alimentati da
una centralina che fornisca una tensione di almeno 4000 Volt
sull’intero perimetro). Su aree piccole e per periodi limitati
si possono usare prodotti che utilizzano sostanze repellenti
atte a ridurre il rischio d’intrusione.
Al fine di ridurre i rischi d’incidenti stradali con cinghiali o altri animali selvatici, soprattutto nelle ore serali e notturne, è
opportuno guidare con particolare prudenza, moderando la
velocità e osservando attentamente i bordi della strada.
Cosa fare se s’incontra un cinghiale?
I cinghiali che vivono negli ambienti naturali sono diffidenti
nei confronti dell’uomo e grazie al loro olfatto e udito tendono ad evitarlo. Gli individui che vivono nelle aree urbane sono
diventati confidenti, soprattutto a causa delle offerte di cibo
da parte di alcuni cittadini; in tal modo i cinghiali sono stati
abituati ad avvicinarsi senza timore all’uomo, alle sue abitazioni e alle strade urbane.
Il cinghiale generalmente non è pericoloso per le persone ma,
se si trova in trappola e non riesce ad allontanarsi, se è ferito
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o se una femmina avverte un pericolo per i suoi piccoli, allora
può manifestare la sua aggressività. Tale comportamento di
solito si esplicita con un paio di passi rapidi in direzione della
persona che lo minaccia, emettendo qualche grugnito e rizzando i lunghi e rigidi peli della schiena. Generalmente si tratta di avvertimenti per allontanare l’intruso e se ignorati, l’animale può aggredire con qualche morso più o meno deciso.
I casi di persone ferite senza provocazione sono comunque
molto rari. Va tuttavia tenuto presente che possiedono una
dentatura assai robusta, temibile negli adulti, caratterizzata
dalla presenza di lunghi ed affilati canini, sporgenti e ricurvi in
forma di “zanne”.
Il “cinghiale di città” può talora allontanarsi in presenza delle
persone o continuare “beatamente” le sue attività. In qualche
caso il “cinghiale confidente” può avvicinarsi perché si aspetta
di ricevere qualche offerta di cibo. E’ sempre prudente mantenersi ad una distanza di sicurezza tale da non innervosire
l’animale. Nel caso d’incontri ravvicinati non serve scappare di
corsa ma è meglio allontanarsi con lentezza e attendere che
sia l’animale stesso a spostarsi. Il cinghiale è particolarmente
infastidito dalla presenza dei cani, parenti stretti del lupo suo
abituale predatore; vanno perciò sempre rigorosamente condotti al guinzaglio e tenuti a buona a distanza.
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Cosa non fare?
Attenzione, non date mai da mangiare a colombi, gabbiani
e cinghiali, non ne hanno assolutamente bisogno. Queste
specie sono estremamente abili a procurarsi da sole il cibo
migliore e le loro popolazioni sono comunque in crescita. Alimentarli vicino alle case, alle strade e alle campagne aumenta il rischio di incidenti e intrusioni indesiderate.
Questa semplice norma comportamentale consentirà di
garantire una migliore tutela a queste specie animali, nel rispetto dei cittadini e delle loro diverse sensibilità. In tal senso
sono state emanate specifiche ordinanze comunali che prevedono delle sanzioni pecuniarie per chi non le rispetta.
I cinghiali prediligono gli ampi e fitti cespugli come i roveti,
che utilizzano sia per le soste diurne che per la riproduzione;
se volete evitare che si fermino a riposare nei pressi della vostre abitazioni, provvedete a ripulire le aree circostanti.
Cosa fare?
Se sospettate atti di bracconaggio, se trovate un animale
selvatico in difficoltà o morto o se avete subito danni alle coltivazioni agricole, segnalatelo ai guardiacaccia della Polizia
Ambientale Territoriale della Provincia di Trieste.
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numeri utili
informazioni
Provincia di Trieste - Polizia Ambientale e Territoriale
lunedì e giovedì dalle 8 alle 17
martedì, mercoledì e venerdì dalle 8 alle 14
tel. 040 37981 - [email protected]
Stazione forestale di Trieste
tel. 040 214515 - [email protected]
Maya srl
recupero animali selvatici
dalle 14 di sabato o prefestivo fino alle 8 di lunedì o postfestivo
tel. 800531009
Associazione Liberi di Volare
recupero rondoni, rondini e balestrucci
tel. 345 5273513
Centro recupero animali selvatici
c/o ENPA, via Marchesetti 10/8
consegna di animali selvatici feriti
tutti giorni dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 20
tel. 040 910600
Stazione forestale di Duino
tel. 040 2070153 - [email protected]
Centro didattico naturalistico di Basovizza
tel. 040 3773676 - [email protected]
Museo Civico di Storia Naturale di Trieste
Sportello Natura
tel. 040 6758658 - sportellonatura@comune .trieste.it
Ufficio Zoofilo del Comune di Trieste
tel. 040 6754304
In caso di urgenza
Carabinieri 112
Polizia di Stato 113
Vigili del fuoco 115
Guardia di Finanza 117
Polizia locale del Comune di Trieste 040 366111
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a cura di:
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Provincia di Trieste Area Coordinamento del Territorio
Comune di Trieste
LIPU Sezione di Trieste
coordinamento:
Ilario Zuppani
testi:
Roberto Valenti, Ilario Zuppani
fotografie:
Enrico Benussi, Sergio Derossi, Giovanna Mitri, Roberto Valenti, Ilario
Zuppani
collaborazioni:
Enrico Benussi, Mario Burlin, Marco Dinetti, Gabriele Facchin, Umberto
Fattori, Luigino Felcher, Matteo Giraldi, Andrea Marsan, Diego Masiello,
Pierpaolo Olla, Manlio Palei, Fabio Perco, Maurizio Rozza, Roberta Soldà,
Tarciso Zorzenon
illustrazioni:
Michele Colucci, Giuliana Renzi
progetto grafico:
Sergio Derossi
si ringrazia per la disponibilità:
Caffè Teatro Verdi di Trieste
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Prima edizione: 2014
Stampato presso:
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Trieste
Tutti i diritti riservati
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