RISPOSTE ALLE DOMANDE DI STORIA IN VISTA DEL COMPITO: 1) L’Europa dopo la grande guerra: il bilancio del conflitto, la ricerca di modelli per la partecipazione politica primaria. Il fascino del totalitarismo. La chiusura della Grande Guerra segna un punto decisivo di svolta nella storia del Novecento, perché rappresenta un punto di rottura con il passato. Quattro grandi imperi (Russo, Austro-ungarico, Germania, Ottomano) che avevano costituito i cardini della politica ottocentesca, si dissolsero, dando vita ad una serie di piccoli stati. Proprio la guerra, di cui non si può parlare di cause per gli effetti non previsti, è causa degli effetti e cambiamenti, oltre che geografici anche socio-politici del dopoguerra (anni '20 e '30). Il bilancio del conflitto conta ben 8 milioni di morti in guerra e 2 milioni di morti per la “spagnola” (un'epidemia). La mobilitazione primaria è costituita da: un piano economico, in cui si progetta un accrescimento dello stato incitando la popolazione a ricostruire le proprie città, andate distrutte durante la guerra, oppure contribuendo con il proprio lavoro nelle fabbriche (le donne già durante la guerra erano state impiegate in questo settore per dare sostentamento ai soldati al fronte e portare avanti l'economia dello stato); sul piano politico c'è la promessa dei governi di un miglioramento e del superamento di questa situazione difficile, grazie anche la promozione di riforme e nuove leggi; sul piano della vita quotidiana lo sviluppo dei mezzi di comunicazione contribuì a far crescere nuove identità di gruppo, non più basate sulla divisione tradizionale delle classi sociali, ma su comuni interessi, attività svolte nel tempo libero, inclinazioni culturali (radio, cinema, moda), in modo tale da creare dei nuovi modelli condivisi, diversi da quelli tradizionali. I nuovi modelli sono caratterizzati da un generale trend democratico: in Inghilterra prevale il socialismo riformista (un partito “laburista” che delinea un governo di carattere democratico dando una rappresentanza in governo ai lavoratori-operai); in Russia era stata più volte rieletta la Duma ed era stata proposta una riforma agraria da parte di Stolypin, non solo, anche il modello bolscevico aveva pensato ad una sovietizzazione del lavoro e della società, basato sulle teorie marxiste; nell'impero Austro-ungarico c'era stata la proposta di un “trialismo”, coinvolgendo nel governo uno stato slavo – la Bosnia – a fianco delle due potenze – Austria e Ungheria; in America la democrazia affermatasi con Wilson aveva dato speranza al sogno americano: “questa guerra totale sia la prima e l'ultima”, svanito con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Questi modelli democratici, però, non riscossero grande successo, un consenso generalizzato. Il discredito nella democrazia e il fenomeno della società di massa avevano approfondito il gap tra vecchio e nuovo mondo e avevano alimentato una crisi della fiducia nella razionalità, tanto che l'effetto è stato l'adesione a degli ideali e a delle ideologie, che poi si riveleranno essere totalitarie. Nell'esperienza della guerra si è vista in atto questa deformazione della realtà: “Vedo solo tenebre intorno a me, alle nostre spalle la rivoluzione e la guerra, dinanzi a noi il caos economico....il tempo sospetto della rivalutazione dei valori....la moda degli slogan” - Le confessioni di un borghese di Sandor Marai, un autore ungherese. 2) La diffusione della società di massa. I regimi totalitari: caratteri comuni (dispensa e lezioni). La società di massa è una società in cui i rapporti umani sono di carattere funzionale, dove ogni individuo ha una propria specificità nel lavoro e non viene considerato per la sua personalità o origine, ma solo ed esclusivamente a livello utilitario ed economico (la grande maggioranza della popolazione è coinvolta secondo modelli di comportamento generalizzato e nella visione culturale attraverso l'uso di mezzi di comunicazione di massa – mass media). Questo fenomeno è stato determinato anche dalla crisi della razionalità: la teoria della relatività di Einstein dava una nuova visione dell'universo basata su modelli non più chiari, mettendo in crisi l'intelligibilità del mondo (le teorie newtoniane erano chiare e razionali, quelli di Einstein sono irrazionali e ambigue); la teoria della psicoanalisi di Freud apriva la visuale al mondo dell'inconscio e dell'apparenza. La massa è quindi una moltitudine di persone politicamente passive, in cui ogni singolo individuo è definito come un uomo-massa, svuotato della propria storia, senza radici nel passato, dove i rapporti personali vengono meno e sono sottomessi dalla legge del mercato. Le condizioni per cui si è formata la società di massa (in prevalenza uomini appartenenti ad un ceto medio) furono la presenza di un forte apparato industriale e l'elevata urbanizzazione. La massa assume un ruolo importante nella società, tanto che a livello politico si vengono a formare partiti di massa (presenza evidente di una burocratizzazione e razionalizzazione – progressiva applicazione di una metodologia razionale in ambiti sempre più vasti dell'agire umano) e a livello culturale si venne a creare un costume collettivo (fenomeno della “moda”). Ma bisogna distinguere la democrazia di massa, dove l'individuo è direttamente posto in relazione con lo Stato tramite associazioni politiche (partiti), economiche (industrie), culturali (mass media); mentre nei regimi totalitari la massa veniva posta sotto controllo da parte dello Stato. Per determinare il consenso ad un regime totalitario c'era bisogno di controllare l'educazione nelle scuole delle nuovi generazioni (non solo i giovani, ma anche gli adulti) attraverso un indottrinamento, la mobilitazione ideologica, l'impiego sistematico dei mezzi di comunicazione di massa, la repressione politica e culturale del dissenso. Con la nascita della società di massa la manipolazione delle informazioni costituì sempre più un immediato potere (politico, economico, culturale). Con il termine totalitarismo si indicano quei regimi in cui lo Stato assunse un ruolo di carattere “autoritario” in modo “totale”. Il termine venne usato per la prima volta da Mussolini nel 1927 e fu ripreso da Giovanni Gentile nell'Enciclopedia Italiana alla voce “Fascismo”. Una definizione di questo termine è stata data da Hannah Arendt nel 1951: l'autrice individuò tre condizioni esistenziali al sorgere di questo fenomeno (1.il tramonto dello Stato nazionale e l'affermarsi dell'imperialismo, 2.stratificazione sociale, 3.individualizzazione della moderna società di massa). I regimi totalitari, come quello staliniano, nazista o fascista, hanno delle caratteristiche comuni: – elaborazione di un'ideologia onnicomprensiva e finalistica in cui l'individuo diviene strumento di realizzazione di un ordine superiore; – strumento essenziale il partito unico di massa guidato da un dittatore e da un gruppo ciecamente consacrato all'ideologia che si affianchi alla burocrazia statale; – il partito instaura un sistema di terrore fisico e psichico mediante una polizia segreta e un forte apparato di propaganda; – il regime totalitario detiene il monopolio dei mezzi di comunicazione di massa; – il regime totalitario controlla monopolisticamente tutti gli strumenti di lotta armata; – il regime totalitario detiene il controllo dell'intera economia. 3) Il programma unificante e le fasi dell’edificazione del Comunismo sovietico. Le tre fasi. ((La rivoluzione del byt nell’edificazione del comunismo sovietico dal colpo di stato bolscevico all’età staliniana; Spiega sinteticamente il significato della NEP nel processo di edificazione del comunismo sovietico .L’’età” di Stalin, La ripresa del programma massimo. L’ eliminazione dei Kulaki in quanto classe e la pianificazione dell’industrializzazione). Il programma di fondo di Lenin sta nel modificare la teoria marxista in modo da creare una società senza classi, un laboratorio antropologico oltre che politico e sociale. Bisogna modificare in vista di questo piano il modo di vivere degli uomini, la loro quotidianità con una rivoluzione definita dal termine russo “byt”, cioè l'essere nella sua quotidianità. Se l'essere crea la coscienza, allora l'uomo nuovo avrebbe potuto creare una nuova coscienza e un nuovo mondo. Il Comunismo sovietico si delinea in tre fasi: 1) Il comunismo di guerra: (dalla presa del potere da parte dei bolscevichi 1917 al 1921): il partito bolscevico, una volta salito al potere, rivoluzionò gli istituti della famiglia, del matrimonio e della scuola. La piramide sociale venne rovesciata: la classe dirigente è quella del proletariato, mentre la vecchia classe dirigente, costituita da aristocratici, è costretta a lasciare i propri alloggi e i propri poteri. Vennero organizzate un nuove forze di polizia, poiché nessuno poteva fidarsi di nessuno (si diffondeva il terrore); ma questa polizia, invece di adempiere ai propri doveri basandosi su delle norme o leggi comuni, era dotata di pieni poteri e quindi poteva agire senza alcun limite o norma vincolante (la polizia di Lenin, detta V.C.V, legittimava qualsiasi esecuzione, fucilazione senza processo equo soprattutto di oppositori al regime o coloro che erano stati considerati “nemici potenziali” del regime – chiunque poteva identificarsi come un potenziale nemico). Le scuole formano individui senza un loro pensiero personale, tutti uguali, istruiti in base agli ideali e alle idee del regime (educazione ideologica). Il matrimonio civile viene svincolato da quello religioso. La religione viene considerata “l'oppio” del popolo e strumento per la propaganda diviene il cinema, il teatro, la radio, la televisione...(per dare agli uomini un nuovo oggetto di adulazione, credenza e speranza). 2) La NEP (dal marzo 1921 al 1929): non c'è una modifica del programma, ma uno strategico indietreggiamento dal punto di vista economico, in quanto la popolazione non era pronta ad una rivoluzione dell'economia (bisognava prima risanare le casse dello Stato). Ci fu un decreto dell'espulsione nei campi di concentramento dell'intelligentia russa, poi decapitata (niente libertà di parola e di stampa, soprattutto contro il regime). Nel 1926 venne emanato un codice sulla famiglia e sul matrimonio, in cui anche se uno dei due coniugi voleva il divorzio, poteva divorziare senza alcun processo in tribunale o documenti da firmare. Questo fatto mette in evidenza un soggetto svincolato dalla realtà e manipolato con l'isolamento e l'estraniamento. Nel 1929 Stalin decretò l'eliminazione di tutte quelle associazioni e società svincolate dal controllo dello Stato: i lavoratori, soprattutto del ceto contadino, non erano più indipendenti, ma erano salariati dello Stato – i “Kolchoz”). 3) Presa di potere da parte di Stalin: nel 1930 Stalin abolisce la classe sociale dei Kulaki (contadini benestanti) ridistribuendo le loro terre e mandandoli nei Kolchoz (associazioni di lavoratori che dipendevano direttamente dallo Stato). Chi si opponeva veniva brutalmente punito (circa 10 milioni di famiglie vennero deportate). Il progetto di Stolypin di una riforma agraria condotta da contadiniproprietari fallì miseramente. Gli anni 1929 e 1930 furono anni di pace (niente guerre), ma caratterizzati da massacri di milioni di contadini, una diminuzione della produzione agraria e di conseguenza una crisi epidemica e carestie (1931-32). Nonostante ci siano guerre fra i poveri per la fame, il regime continuò ad esportare cereali all'estero. Nel 1937 i dati di censimento indicano una diminuzione della popolazione di (non so bene il numero – è roba degli appunti) milioni rispetto al 1934. Stalin, intanto, nega l'evidenza e spiega tutto usando la “favola” del sabotaggio. 4) Richiama i fattori storici essenziali per mettere a tema la crisi dello stato liberale e le origini del fascismo in Italia. Dopo la vittoria mutilata (non viene rispettato il Patto di Londra per cui l'Italia avrebbe dovuto annettere la Dalmazia → di conseguenza gli italiani occuparono la città di Fiume nel 1919) e i trattati di pace del dopoguerra, lo stato liberale dovette affrontare numerosi problemi: la protesta sociale del 1919, le nuove elezioni politiche, la presenza di nuovi partiti politici di massa. Sulla scena politica acquistarono maggiore peso le forze socialiste e cattoliche: nel 1919 grazie a Luigi Sturzo, un sacerdote siciliano, nacque una forza politica di ispirazione cattolica, ma aconfessionale, il Partito popolare italiano (Ppi) (vedi fine dell'atteggiamento astensionista con i Patti Lateranensi del 1929 dei cattolici tenuto dopo la conquista di Roma – breccia di Porta Pia del 1870 - a causa del “non expedit” dell'intransigente Papa Pio IX). Il Partito socialista (Psi) si consolidò su esempio della rivoluzione sovietica, accendendo speranze rivoluzionarie. Dopo le dimissioni di Nitti nel giugno del 1920 sale al potere Giolitti, sotto a quest'ultimo tra il 1920 e il 1921 l'economia italiana entra in crisi a causa dei ritmi forzati della guerra, con un effetto a catena che colpì industrie e banche (Giolitti decide di non reprimere questi scioperi, come quella dell'occupazione della fabbrica di Torino, per non rischiare l'espansione della rivolta). Oltre a ciò, ci fu la questione adriatica nel novembre del 1920 risolta con il trattato di Rapallo. Quest'ultimo stipulato tra Italia e Jugoslavia, riconosce agli italiani i territori di Trieste, Istria e Gorizia, mentre alla Jugoslavia sarebbe rimaste la Dalmazia, ad eccezione della città di Zara (italiana); mentre Fiume fu dichiarata città libera, solo nel 1924 diverrà italiana. Nel 1919 Benito Mussolini, direttore del Popolo d'Italia, diede l'origine al movimento fascista con la fondazione, avvenuta a Milano, dei Fasci di combattimento. Il movimento fascista nacque sulla base di un programma nel complesso generico ed eterogeneo che acquistò ben presto un ruolo strategico. Nei confronti di questa crisi Facta e Bonomi non seppero come comportarsi e come affrontare i vari problemi venutisi a creare, perciò l'unica soluzione a questo clima generale fu quella di Mussolini, che decise di intervenire in modo da mostrare fermezza e autorità di fronte al caos sociale. Solo nel 1921 il movimento si trasformò in Partito nazionale fascista (Pnf) e nel 1922, un anno dopo, Mussolini con un gran numero di fascisti al suo seguito marciarono su Roma e Vittorio Emanuele II gli aprì le porte del potere (per evitare una guerra civile). Ma la marcia su Roma fu solo un colpo intimidatorio, perché nel complesso il Fascismo salì al potere legalmente. 5) Il Fascismo italiano: origini, ideologia, ragioni dell’affermazione. Le fasi del ventennio fascista: indica le fasi del ventennio fascista (in forma cronologica (da..a..)e spiega le ragioni per le quali gli storici definiscono il fascismo italiano come totalitarismo imperfetto o tentativo di totalitarismo. Gli albori del movimento fascista li abbiamo nel 1919 quando Benito Mussolini fonda i “Fasci di combattimento”. Una definizione di Fascismo ci viene data dall'Enciclopedia Treccani del 1932, redatta da Mussolini. Il Fascismo respinge l'astrattismo e le idee teologiche, poiché vuole essere una dottrina realistica. Per agire tra gli uomini entra nel processo della realtà e quindi nella quotidianità per impadronirsi dell'agire umano. Il Fascismo coincide con lo Stato cioè con la coscienza che ogni uomo fa parte della storia stessa. Nulla di umano o di spirituale esiste e tanto meno ha valore fuori dallo stato: in questo senso il fascismo è totalitario. Possiamo declinare il fascismo come totalitarismo imperfetto, perché non tutte le realtà sono state travolte dall'ideologia, ad esempio la monarchia e la Chiesa (hanno mantenuto nei certi limiti la loro funzione). La monarchia, nonostante la poca affidabilità poiché Vittorio Emanuele II aveva aperto le porte del potere a Mussolini, costituisce un elemento di continuità con il Regno di Italia, infatti alcuni potevano pensare che per essere italiani non bisognava essere per forza fascisti. La Chiesa, invece, sotto il papato di Paolo VI sostiene che gli uomini sono figli di Dio e che meritino quindi rispetto (la persona è posta al centro). La Chiesa, essendo “afascista” e consapevole di non poter contrastare il regime, vuole almeno poter continuare la sua missione, ovvero salvare la cultura (l'educazione cattolica: la fede senza la cultura non c'è). Il consenso al Fascismo fu determinato dal fatto che quest'ultimo si proponeva come difensore dei valori morali, che erano stati perduti nel corso dei numerosi conflitti e delle tensioni continue (senso di paralisi a causa degli scioperi), poteva favorire gli interessi di alcune classi sociali (es. l'episodio delle camicie nere, che durante uno sciopero dei trasporti a Milano fecero mobilitare i treni facendo salire i passeggeri gratis; la gente reagì applaudendo, ma non tanto per il programma fascista, ma per potersi spostare in città). Le forza antifasciste non seppero coalizzarsi contro il partito fascista, perché era l'unico partito che avrebbe potuto mobilitare l'economia e le attività in generale della vita quotidiana. Nessuno avrebbe appoggiato il Fascismo se non per ragioni di convenienza e slogan non diretti (nascosti in azioni apparentemente buone, non pericolose). Solo nel 1925 Mussolini si assume tutte le responsabilità degli atti illegali e da quel momento in poi cade ogni prospettiva di miglioramento e si manifesta il progetto totalitario fascista. La seconda fase del Fascismo inizia con l'anno 1929 e si protrae fino alla fine del fascismo stesso. Grande importanza assume l'anno 1938 sia per la politica interna sia per la politica estera: il blocco dei vincitori (Italia, Inghilterra, Francia) si sfalda, l'Italia si allea progressivamente alla Germania; per quanto riguarda la politica interna Mussolini assume lo stesso grado di carica del monarca (viene chiamato il “duce”) e approva le leggi razziali, nel 1939 l'Italia invade l'Albania, per realizzare l'obiettivo espansionista del nazismo tedesco. Intanto la Germania si stava espandendo in Polonia, Austria e Ceco-Slovacchia. Ci si sta avviando verso la guerra, l'Italia però entrerà in guerra solo nel 1940. 6) Fornisci un quadro sintetico delle cause e delle conseguenze della grande crisi del 1929. Quali ripercussioni ebbe, in particolare, sull'esperienza della repubblica di Weimar? A circa 10 anni dalla fine della grande guerra ,l'economia mondiale non si era totalmente ancora ripresa. In America le disponibilità finanziarie indirizzavano capitali verso la speculazione edilizia e verso la compravendita dei titoli in Borsa .Tra le ragioni principali che innescarono la crisi ci fu certamente la compressione dei salari che limitava la possibilità di acquisto della popolazione. Una crisi di sovrapproduzione di merci, dovuta anche alla ripresa dell'economia ,non avente più bisogno dell'aiuto americano. La diminuzione della domanda americana, frenò le esportazioni in molti paesi, facendo calare il commercio mondiale. Gli stati uniti cercarono di rimpatriare i capitali investiti in altri paesi. Ciò ebbe gravi ripercussioni soprattutto in Germania che aveva avuto grossi prestiti dagli USA a causa degli alti costi delle riparazioni che il trattato di Versailles le aveva addebitato .Negli anni successivi alla guerra si era inoltre diffusa l'idea di un arricchimento veloce grazie alle speculazioni finanziarie in Borsa, e fu così che l'americano medio fu spinto a investire in Borsa e a reinvestire subito dopo quello che aveva precedentemente guadagnato. Alla fine ottobre del 1929 il sistema di compravendita azionaria ,troppo cresciuto su deboli basi, entrò in crisi, crisi che ebbe la sua manifestazione più clamorosa nel crollo di Wall Street. Il credito si contrasse ,le banche si trovarono in difficoltà, diminuirono gli investimenti e di conseguenza l'occupazione. Nelle vite politiche internazionali si accentuarono i nazionalsocialismi. In particolare nella repubblica di Weimar il governo basato su un'alleanza tra la socialdemocrazia e partiti di centro si divise. Si avviò un periodo di crescente instabilità politica ,che acuì le tensioni create dalla crisi. In questo cima si aprì uno spazio all'espansione del nazionalsocialismo, un movimento che fino ad allora aveva avuto un seguito molto ristretto, alla guida di Adolf Hitler. Hitler voleva conquistare il potere attraverso un consenso di massa. Di qui l'esigenza di organizzarsi e di condurre una propaganda capillare, cui gli effetti della crisi fornirono un terreno favorevole. 7) Analogie e differenze nell’ascesa del fascismo italiano e del nazionalsocialismo tedesco. ANALOGIE: - ascesa legale del dittatore al governo - il partito fascista e quello nazista divengono gli unici partiti leciti e ammessi - il partito fascista e quello nazista nascono dopo conflitti sociali e l'appoggio dei conservatori - lo stato non è solo garante, ma anche uno stato etico (un soggetto→ vedi lo stato per Hegel) - la popolazione aveva sottovalutato l'aspetto ideologico di questi partiti DIFFERENZE: FASCISMO DI MUSSOLINI NAZISMO DI HITLER - a livello internazionale l'Italia si stacca dalle - a livello internazionale mette in discussione il potenze vincitrici (Francia e Inghilterra) per trattato di Versailles e attua una politica allinearsi con la Germania espansionista (Hitler vuole riunire tutte le regioni europee abitate da tedeschi – es. Ceco Slovacchia, Polonia + la città di Danzica) - la tradizione romana rimane (lo Stato di Diritto - lo Stato è visto non come uno Stato di Diritto, ma romano) come uno Stato etnico (folk, etnia ariana). La società borghese e la società popolare vengono riunite in un'unica società (GEMEINSCHAFT) caratterizzata dalla coesione dei cittadini aventi in comune l'ideologia e il senso di dovere verso il dittatore totalitario. - l'Italia entra in guerra nel 1940 - La Germania entra in guerra nel 1939 - totalitarismo imperfetto - totalitarismo perfetto 8) Hitler al potere. Ideologia e prassi del nazionalsocialismo. L'antisemitismo e le tre soluzioni. Nel 1933 il partito nazionalsocialista ottiene la maggioranza e Hitler sale al potere come cancelliere. Elementi basi dell'ideologia Hitleriana furono principalmente due: -spazio vitale: rientra in vigore il mito della Grande Germania e della superiorità della potenza tedesca. Hitler vuole fare saltare il contratto di Versailles e riottenere i territori sottrattegli. Vi è quindi il bisogno della formazione di un nuovo esercito. -vincolo di sangue: teoria della razza ariana. I tedeschi sono uniti nella razza . Si instaura una concezione nazista di popolo: il folk come etnia. Gli uomini acquistano valore identificandosi nel popolo organizzato con lo stato. L'ideologia nazista non poteva intendere un popolo senza stato come quello ebraico. Si era inoltre diffusa l'idea del complotto ebraico, secondo cui agenti infiltrati pensavano di organizzare un complotto per la conquista della Germania:" il male dipende dal nemico identificato come agente del male stesso". Nel 1935 le leggi di Norimberga sancirono la discriminazione razziale contro gli ebrei. Furono vietati i matrimoni misti fra soggetti di "razza inferiore" e appartenenti alla razza ariana. Teorie e discriminazioni, se non che violenze, aumentarono nei confronti del popolo ebraico fino alla proclamazione delle tre soluzioni terminali che Hitler prescrisse per questo popolo: -espulsione -accentramento -concentramento Ci fu una vera e propria ghettizzazione, con una volontà oppressiva. Tra il 1941-42 si verificò lo studio della soluzione finale: eliminazione fisica degli ebrei. Le persecuzioni contro gli ebrei si inscrivevano in un più generale piano di "difesa" della razza, cioè di salvaguardia della "purezza" e della superiorità del popolo tedesco. A questo fine era prevista la sterilizzazione forzata di coloro che erano ritenuti improduttivi, affetti da disabilità fisiche o mentali. 9) La Seconda Guerra Mondiale: lo scoppio, le prime fasi e le alleanze. Il 1settembre del'39 Hitler realizzò il piano per l'occupazione della Polonia(corridoio di Danzica). infatti le truppe della Wehrmacht passarono il confine attuando il metodo della guerra lampo con l'utilizzo di corazzate che puntarono verso il centro grazie all' aiuto anche della minoranza tedesca in Polonia e alla aeronautica militare tedesca(Luftwaffe). dopo che la conferenza internazionale chiesta da Mussolini non si verificò, il 3 settembre la gran Bretagna e la Francia dichiararono lo stato di guerra; il 17 settembre l'Unione sovietica entrò nel territorio polacco stabilendo una linea di demarcazione con la Germania ufficializzata nel 27.il 30 novembre l'Urss attaccò la Finlandia che fu costretta dopo una strenua resistenza a firmare la pace e a cedere dei territori in posizione strategia sul Golfo di Finlandia; dopo aver conquistato una buona parte dell' Europa centro-settentrionale Hitler puntò alla conquista della Francia per rivendicare l'umiliazione di Versailles. L'attacco fu il 10 maggio del 40 coinvolgendo anche Belgio Olanda e Lussemburgo ,paesi neutrali. Il 14 giugno i tedeschi entravano a Parigi mentre i profughi francesi si dirigevano verso il sud del paese. Il 22 giugno fu firmato l’armistizio con a capo del governo francese Petain( esponente destra); cosi la Francia si divise in due parti quella settentrionale(fascista) e quella centro-meridionale con la repubblica di Vichy; in Francia si venne a formare un governo di tipo autoritario con una politica di collaborazione subalterna alla Germania nazista ponendo fine così alla terza repubblica francese. I successi delle armate del Reich “favorirono” l’entrata dell’ Italia nella guerra,10 giugno ’40, con la dichiarazione di guerra consegnata agli ambasciatori francese e britannico da parte del ministro degli esteri Galeazzo Ciano; l’Italia attaccò la Francia attraverso il confine sud- orientale trovando molte difficoltà a causa della resistenza francese e dell’impreparazione militare italiana, tuttavia riuscì ad ottenere la firma dell’armistizio il 24 giugno riuscendo a guadagnare una fascia di territorio di 50 km.; inoltre l‘Italia attaccò anche la Grecia e africa settentrionale con scarso successo: infatti dopo una prima fase vincente in Africa l’esercito italiano dovette subire la controffensiva britannica e nonostante l’aiuto della Germania si riuscì a mantenere il controllo solo della parte orientale della Libia; questo acuì la crisi del consenso nei confronti del fascismo. Dopo la Francia Hitler attaccò la Gran Bretagna attraverso l’operazione “Leone marino” avviata nel luglio del ’40 che prevedeva il bombardamento della città, di insediamenti industriali e di obiettivi militari attraverso l‘aviazione tedesca(Luftwaffe) ; nonostante ciò il progetto di invadere la Gran Bretagna falli grazie alla resistenza del paese che divenne simbolo della lotta antitedesca; durante la battaglia d’Inghilterra le potenze dell’ asse (Italia, Germania e Giappone) stipularono il patto tripartito*(per spiegazione vedi alleanze dell’ asse) a cui aderirono in seguito Romania, Bulgaria, Jugoslavia e Slovacchia. Dopo il fallimento italiano per la conquista della Grecia Hitler si occupò della situazione Balcanica invadendo la Jugoslavia il 6 aprile del ‘41 smembrandola e mettendola sotto l’influenza italo- tedesca; poco dopo nel maggio del ’41 i due eserciti conquistarono la Grecia e Creta importanti basi nel Mediterraneo. Alleanze: inizialmente l’ Asse era costituito dalla Germania, Italia e Giappone; l’Italia era legata alla Germania dal patto tripartito* 27 settembre del ’40 (chiamato anche asse Roma- Berlino- Tokyo in cui si riconoscevano le aree di influenza in Europa e Asia) e il patto d’acciaio (aiuto reciproco in caso di pericolo per la sicurezza di una delle due parti) e il patto anticomintern( patto di alleanza politica contro l’ Unione Sovietica) mentre il Giappone dal patto anticomintern e il patto tripartito. successivamente si uniscono la Romania(protezione militare e territori unione sovietica), la Slovacchia(aiuti economici), l‘Ungheria il 20 novembre del ’40, la Bulgaria nel ’41 (in cambio della alleanza avrebbe ricevuto la Tracia), Finlandia e Serbia. Alleati: Gran Bretagna, Stati Uniti, Unione Sovietica; oltre a questi la Francia, Cina (divenuta cobelligerante dopo l’ attacco di Pearl Harbor) unione sud africana e i paesi del centro America. 10) Dall'alleanza Ribbentrop-Molotov all'invasione dell'unione sovietica. A causa dello scarso potenziale bellico, la Russia nell'obiettivo di tutelare i propri confini, decise di firmare un patto di non-aggressione direttamente con la Germania. Il 23 agosto del 1939 i due ministri degli esteri, il tedesco Joachim von Ribbentrop e il sovietico Vjaceslav Skrjabin detto Molotov, sottoscrissero il patto, che in un protocollo separato definiva le rispettive zone di influenza nell'area baltico-polacca. Dopo una settimana dalla firma del patto, il 1 settembre 1939 le truppe tedesche della Wehrmacht attaccarono la Polonia. Ad attacco iniziato, Gran Bretagna e Francia inviarono alla Germania una nota richiedente il ritiro delle truppe del Reich entro i suoi confini. Proseguendo nel conflitto la Germania attuò la conquista della Polonia grazie ai all'applicazione dei canoni della guerra-lampo. Tra il settembre del 1939 e la primavera del 1940 il leader russo Stalin intraprese diverse iniziative belliche. Le truppe sovietiche invasero alcune regioni della Polonia orientale. Stalin spartì con Hitler e impose la “protezione” sovietica a Lituania, Estonia e Lettonia; attaccò poi nel novembre del 1939 la Finlandia, la quale aveva rifiutato l'assistenza militare dell'URSS, dopo un'eroica resistenza dovette capitolare; nel giugno del 1940 fu la volta della Romania. Nell'aprile del 1940 Danimarca e Norvegia caddero sotto la potenza nazista. Il 10 maggio 1940 le truppe tedesche invasero il Lussemburgo, l'Olanda e il Belgio e penetrarono nel territorio francese. Lo scontro decisivo avvenne presso Sedan. Alcune divisioni tedesche dilagarono nella pianura francese, altre si diressero verso la Manica, attraverso questa manovra il 14 giugno i tedeschi entrarono a Parigi. Il governo francese venne affidato al maresciallo Philippe Petain che firmò a Compiègne un armistizio con la Germania. La Francia venne divisa in 2 zone: una settentrionale, sotto il controllo del Reich, l'altra sotto l'amministrazione francese avente sede a Vichy. Intanto Mussolini il 10 giugno 1940 dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, l'offensiva italiana sulle Alpi diede dei risultati deludenti e il 24 giugno la Francia stipulò l'armistizio con l'Italia. Dopo il crollo della Francia, l'Inghilterra restò da sola a combattere. Ciononostante Winston Churchill rifiutò la proposta di pace avanzata da Hitler. Così nel luglio del 1940 ebbe inizio una violenta offensiva aerea, che doveva essere la premessa allo sbarco tedesco nell'isola (operazione “Leone Marino”), fu contrastata efficacemente dagli inglesi. Nell'agosto del 1940 gli italiani occuparono la Somalia britannica e avanzavano verso l'Egitto, ma furono costretti ad arrestarsi per l'insufficienza degli armamenti. Così gli inglesi iniziarono il contrattacco che li portò alla conquista di tutta l'Africa Orientale italiana. Nel dicembre del 1940 gli inglesi occuparono la cirenaica, a questo punto Mussolini fu costretto ad accettare i rinforzi del generale tedesco Rommel che scacciò gli inglesi dalla cirenaica. Nell'ottobre del 1940 Mussolini attaccò la Grecia per riacquistare credibilità sul piano internazionale, tuttavia questa oppose una forte resistenza e contrattaccò invadendo l'Albania. Nell'aprile del 1941 gli italiani, con il supporto tedesco, occuparono la Jugoslavia e la Grecia. Nelle acque del mediterraneo l'Italia subì due gravi colpi: il 13 novembre del 1940 la flotta venne affondata dagli inglesi a Taranto; il 27-28 marzo 1941 fu sconfitta dalla flotta britannica a capo Matapan. Il 27 settembre 1940 Germania, Italia e Giappone sottoscrissero il patto tripartito, un'alleanza militare di mutuo soccorso. Aderirono al Patto, nel novembre, anche l'Ungheria e la Romania; nel 1941 la Bulgaria. A seguito dell'intervento tedesco nei Balcani i rapporti tra Reich e URSS si erano incrinati, inoltre la ricchezza di risorse della Russia costituiva un obbiettivo appetibile per la Germania. Il 22 giugno del 1941 Hitler attaccò di sorpresa la Russia (operazione “Barbarossa”). L'avanzata seguì tre direttrici: verso Leningrado, verso Mosca, verso l'Ucraina e il mar Nero. Il piano tedesco non riuscì a causa di vari imprevisti. Dopo la cruenta battaglia di Mosca (16 novembre- 5 dicembre 1941), l'8 dicembre i russi passarono alla controffensiva. La guerra-lampo sul fronte orientale si trasformò così in una guerra di posizione, destinata a favorire chi disponesse di maggiori risorse e quindi di maggiori possibilità di resistere. 11) La fase del predominio tedesco e l'occupazione dell'Europa. Dopo la presa di Parigi da parte dei nazisti, verificatasi il 14 giugno 1940,e la presa della Polonia, ottobre 1940,la Gran Bretagna si ritrovò sola a combattere contro questa potente nazione che si stava espandendo in tutta Europa. Dopo il rifiuto della proposta di pace che Hitler le aveva fatto, in cambio del riconoscimento delle posizioni acquisite, il primo ministro Winston Churchill impersonò agli occhi del mondo la volontà del popolo britannico di resistere a oltranza. Nel 1940 ebbe inizio l'operazione Leone Marino, nome in codice del progetto che i nazisti prepararono per l'invasione della Gran Bretagna. Ma contro la superiorità navale britannica ,la Germania non riuscì a vincere neanche schierando i suoi caccia bombardieri . Agli occhi del mondo la Gran Bretagna assunse il ruolo di nazione simbolo della lotta antitedesca. Il 27 settembre 1940 Germania, Italia e Giappone sottoscrissero il Patto Tripartito, che delimitava le rispettive sfere di influenze in Asia e Giappone e garantiva il reciproco aiuto militare ed economico dei membri. Le truppe tedesche ,con l'appoggio di quelle italiane, il 6 aprile 1940 invasero la Jugoslavia ,che dopo qualche mese venne smembrata e posta sotto l'influenza italo - tedesca. Nello stesso anno gli eserciti tedesco e italiano occuparono la Grecia e l'isola di Creta. Forte della posizione di superiorità conquistata dai tedeschi, Hitler poté dare spazio a uno dei punti cardine del suo programma: conquistare lo spazio a Est dell'Europa sottomettendo le popolazioni slave. Il 22 giugno 1941 ebbe inizio l'operazione Barbarossa. I grandi successi iniziali del Reich vennero frenati dalle piogge d'autunno, ma anche dalla strenua resistenza dell'esercito sovietico e dalla sempre più forte organizzazione di gruppi partigiani. Il disegno hitleriano di mettere subito fuori gioco l'Unione Sovietica non era riuscito. Ai tedeschi non solo mancò la vittoria decisiva, ma essi dovettero anche prendere atto che la tattica sovietica della terra bruciata rendeva particolarmente difficili i rifornimenti. La Russia occidentale fu comunque occupata e sottoposta a una guerra di sterminio. Alla metà del 1942,la Germania, con al fianco L'Italia, dominava in Europa su una superficie di più di 6 milioni di chilometri quadrati, alla quale si aggiungevano le aree occupate dell'Africa settentrionale. L'occupazione dell'Europa rispondeva al progetto teorizzato dal nazionalsocialismo di costruire un Nuovo Ordine europeo. Attraverso legami di alleanza e soluzioni politico-amministrative differenziate a seconda delle aree, il sistema di governo tedesco dominava incontrastato. 12) Il genocidio degli Ebrei. Nei confronti degli Ebrei il regime nazista scatenò una persecuzione tale, che assunse le dimensioni di un genocidio. Nella prima fase della guerra si intensificò la politica di discriminazione razziale inaugurata dalle leggi di Norimberga del 1935, nelle quali gli Ebrei si vedevano privati dei loro diritti politici e civili. Agli Ebrei fu imposto di portare come riconoscimento esteriore la stella gialla: la stella di David. In certe aree dell'Europa orientale, fu loro imposta la segregazione nei ghetti. A partire dal 1939 iniziarono i rastrellamenti e le deportazioni di massa verso i campi di prigionia e di lavoro, i lager, nei quali erano rinchiusi anche i cosiddetti “asociali”: omosessuali, zingari e emarginati. Nei lager vigeva una rigorosa gerarchia e un disumano sfruttamento dei deportati: in condizioni fisiche e climatiche terribili i prigionieri sopravvivevano solo pochi mesi. Nel 1942 venne messa in atto da Hitler la cosiddetta “soluzione finale”, cioè un piano sistematico di annientamento degli ebrei in Europa attraverso l'eliminazione fisica dei prigionieri. Coloro che non erano abilitati a lavorare nei lager venivano uccisi nelle camere a gas oppure nei forni crematori. Chi era in grado di lavorare veniva costretto a prestare la propria opera al servizio del Reich in condizioni di schiavitù, talvolta sottoposto a fatiche inutili tese a fiaccare lo spirito, a umiliare e annientare la dignità della persona. Nonostante i tentativi di mascherare le atrocità e minimizzare l'entità della catastrofe i sovietici e gli anglo-americani giunsero in tempo per vedere le atrocità del nazismo. Il calcolo delle vittime della macchina di morte tedesca è approssimativo: si stima che nei campi di sterminio siano morti più di 6 milioni di Ebrei e mezzo milione di zingari, oltre ai cosiddetti “asociali”. Come nella prima guerra mondiale, l'amministrazione dei campi di lavoro era affidata alle SS, che crearono un'enorme ed efficiente macchina burocratica in grado di organizzare lo sterminio di milioni di persone. Nel dopoguerra lo stato di Israele ha espresso ufficialmente la propria riconoscenza ai “giusti”, che negli anni 1939-45 sottrassero degli ebrei dalla deportazione e dalla morte. A Gerusalemme, presso il monumento nazionale che ricorda la Shoah (sterminio), nel 1962 venne inaugurato il “viale dei giusti”, dove è piantato un albero in nome di ogni non ebreo che ha ricevuto l'onorificenza. Durante la guerra, il nazismo hitleriano non riuscì a infondere i suoi principi in tutta Europa, infatti si svilupparono una serie di movimenti resistenziali in aree differenti: nei paesi occidentali, nell'Europa orientale e balcanica, in Grecia, in Jugoslavia e Germania ( la “Rosa bianca”). Per quanto riguarda le rivolte antinaziste la più clamorosa, attuata dagli Ebrei stessi, fu quella del ghetto di Varsavia nel 1943. Le condizioni di sovraffollamento, fame, le malattie, gli stenti ne fecero un luogo di morte, così migliaia di Ebrei decisero di opporsi, utilizzando le armi, contro i tedeschi consapevoli di essere votati alla sconfitta, ma desiderosi di testimoniare attivamente la propria opposizione. Quando i nazisti attuarono l'ultimo attacco alla città il 19 aprile del 1943, incontrarono una fiera resistenza che si protrasse fino al 12 maggio. Alla fine il ghetto risultò completamente distrutto e più di 56mila persone vi morirono e 36mila deportate. 13) Gli anni 41 e l'intervento americano. Il 1941 è l'anno che vide l'espansione del conflitto a livello mondiale, e l'affermazione della potenza dell'Asse Berlino-Roma-Tokyo. Si aggiunsero infatti i seguenti nuovi fronti: mentre continuava a sostenere la battaglia contro l'Inghilterra, Hitler attaccò il fronte orientale, conquistando Jugoslavia (aprile) e Grecia (maggio) ed avanzando nel territorio dell'Urss (giugno, Operazione Barbarossa) da Leningrado al Mar Nero, infrangendo così il patto Molotov–von Ribbentrop di non reciproca aggressione e cogliendo Stalin impreparato (poiché aveva previsto l'attacco solo al termine dello scontro contro l'Inghilterra). Il bacino del Mediterraneo pullulava di confronti navali per il dominio degli stati africani che davano sul mare (es: l'Italia perdono territori nell'Africa orientale ma ne guadagnano sul fronte libico). Nell'Estremo Oriente il Giappone, dopo aver firmato un patto di non aggressione con la Russia (aprile), si espanse nell'area dell'Asia Sud-Orientale (luglio: conquista Vietnam), finendosi per scontrare contro gli interessi di Inghilterra e Stati Uniti d'America. Questi nell'agosto strinsero un forte sodalizio firmando la Carta atlantica, dichiarazione che fissava, a fine guerra, la ricostruzione assoluta dell'ordine democratico, rifiutando mutamenti e volontà territoriali. Messo alle strette, il Giappone decise di attaccare, all'improvviso senza alcuna dichiarazione, la base navale statunitense di Pearl Harbor (7 dicembre 1941), provocando danni e vittime elevati. Il giorno successivo, definito l'attacco “Day of Infamy”, il presidente Roosevelt dichiarò guerra al Giappone, e a ruota seguirono Inghilterra e gli alleati del Commonwealth. 14) La svolta degli anni 42-43. In Europa: Nella prima metà del 42, le forze del Tripartito dominarono incontrastate su tutti i fronti (Europa, Africa, Pacifico). Però, fra il 1942 e il 1943, lo svolgersi del conflitto subì una svolta decisiva a vantaggio deli Anglo-Americani: dopo gli straordinari successi nipponici, gli USA ribaltarono la situazione, conseguendo vittorie nel Mar dei Coralli e costringendo il Giappone ad interrompere la sua avanzata per salvaguardare i territori già acquisiti. In Africa, dopo che il generale tedesco Rommel era riuscito a penetrare in profondità nel territorio egiziano, il generale inglese Montgomery guidò la controffensiva alleata che culminò nella battaglia di El Alamein (23 ottobre- 4 novembre 1942), con la sconfitta degli Italo–tedeschi. Così, Nel maggio 1943 tutto il Nord Africa era sotto le mani degli Alleati, che potevano così concentrarsi ad attaccare l'anello debole del Tripartito (l'Italia) (conferenza di Casablanca). Nel luglio del 1942 era iniziata la terribile battaglia russa di Stalingrado. La città venne assediata per sette mesi poiché Hitler aveva ordinato la resistenza ad oltranza, ma nel febbraio 1943 i sovietici costrinsero i tedeschi alla resa (la più grande sconfitta tedesca dall'inizio della guerra), e le armate tedesche ed italiane iniziarono a ritirarsi disordinatamente dal fronte russo. La campagna d’Italia, il crollo del regime fascista, la Repubblica di Salò e l’armistizio dell’8 Settembre: Dopo la vittoria in Africa, gli Anglo-Americani avevano assunto il controllo del Mediterraneo e poterono rivolgersi all’Italia. Il primo passo fu l’occupazione dell’isola di Pantelleria. Poi, il 10 luglio, gli Alleati sbarcarono in Sicilia; il 23 luglio occuparono Palermo e nel giro di un mese si impadronirono di tutta l’isola. Gli Anglo-Americani venivano accolti dalla popolazione come dei liberatori. Il loro sbarco fece precipitare in Italia la crisi del fascismo, che già aveva perso molti consensi in seguito agli insuccessi militari, al malcontento della popolazione dovuto ai violenti bombardamenti, agli scioperi degli operai (1° a Torino, marzo '43), e al ritorno di esponenti antifascisti prima espatriati. La caduta del fascismo fu definitiva quando, nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, il Duce venne messo in minoranza dal Gran Consiglio del fascismo, di cui facevano parte Dino Grandi e il genero Galeazzo Ciano, ed il re Vittorio Emanuele III, riconosciuta la prevedibile disfatta del regime, rimosse Mussolini dalla carica di primo ministro e lo fece arrestare (prigionia del Gran Sasso); fu quindi affidato l’incarico di formare un nuovo governo al generale Pietro Badoglio. Di fronte al progressivo deterioramento della situazione militare, Badoglio prese contatto con gli Alleati e il 3 settembre 1943 a Cassibile, firmò l’armistizio, reso pubblico l’8 settembre successivo. Iniziava così un periodo particolarmente travagliato per l’Italia: infatti né alla popolazione né all’esercito vennero fornite le indicazioni necessarie per far fronte alla nuova situazione. Il re e Badoglio abbandonarono Roma per trasferirsi a Brindisi e mettersi sotto la protezione degli Alleati. La Germania reagì all'armistizio occupando con il suo esercito l’Italia centrale e settentrionale. Il 9 settembre gli alleati sbarcarono a Salerno, ma la loro avanzata venne fermata dai Tedeschi che si attestarono lungo la linea Gustav, una linea difensiva avente il principale centro di resistenza a Cassino, in provincia di Frosinone. L’offensiva alleata quindi venne bloccata fino alla primavera del 1944. Intanto, il 12 settembre 1943, i Tedeschi liberarono Mussolini dalla prigionia del Gran Sasso, il quale pochi giorni dopo costituì a Nord un nuovo stato fascista sottomesso alla Germania, la Repubblica Sociale Italiana, con capitale a Salò, sul Lago di Garda. Da quel momento iniziò in Italia la lotta di liberazione. 15) La Resistenza in Europa e in Italia. La politica messa in atto dalla Germania e da Hitler suscitò la formazione di gruppi via via sempre più organizzati che sfociarono nella lotta armata contro il nazionalsocialismo. Questo fenomeno prese il nome di Resistenza e si diffuse in tutti i paesi occupati ma, in particolare, ebbe uno sviluppo esponenziale dopo l’invasione da parte delle truppe tedesche dell’Unione Sovietica del 1941, in quanto vi fu la mobilitazione in massa dei sostenitori del movimento comunista. La Resistenza armata ebbe caratteristiche diverse da Paese a Paese in base alla condizione contingente in quel determinato territorio. Bisogna però distinguere la situazione dell’Europa da quella Occidentale a quella Orientale. Nei paesi occidentali seppur composta da orientamenti diversi la Resistenza di ogni paese combatté unita per riconquistare l’indipendenza. Nei paesi orientali invece vi fu una duplice lotta ovvero: contro gli invasori ma anche tra i differenti schieramenti politici che la componevano. Da ricordare, inoltre, il caso particolare della Germania in quanto la Resistenza tedesca non aveva lo scopo di piegarsi all’invasore straniero ma bensì di combattere e opporsi al nazionalsocialismo. Questi gruppi però difficilmente riuscirono a comunicare tra loro a causa dell’efficiente apparato poliziesco, nonostante gli sforzi profusi. Da ricordare il gruppo della “Rosa Bianca” composto da giovani studenti che si occuparono di fare propaganda antinazista, che nel 1943 furono scoperti e tutti giustiziati. In Italia la Resistenza prese forma in maniera un po’ differente dagli altri paesi. Dopo l’annuncio dell’armistizio del 1943 si svilupparono nell’Italia meridionale degli episodi di Resistenza contro le violenze causate dai tedeschi in ritirata che si lasciarono alle spalle una scia di sangue. In seguito all’occupazione tedesca dell’Italia centro-settentrionale, si formarono le prime bande armate. Erano formazioni composite che avevano al proprio interno persone con ideali diversi ma con uno stesso scopo: liberare l’Italia. Dopo un primo periodo di aggregazione i gruppi partigiani cominciarono ad organizzarsi e diventarono relativamente omogenei sulla base degli orientamenti politici preminenti all’interno di ciascuno di essi. I più numerosi furono: le Brigate Garibaldi di ispirazione comunista, le Brigate Matteotti di fede socialista e i gruppi di Giustizia e Libertà (Gl). Nell’Italia Settentrionale la Resistenza riuscì a liberare in qualche modo anche alcune zone che diventarono delle piccole Repubbliche Partigiane dove si riscoprì la democrazia dopo tanti anni di dittatura. Il Reich e le milizie repubblichine attuarono però pesanti rastrellamenti e deportazioni allo scopo di frenare le iniziative partigiane. Nel 1944 l’avanzata alleata ebbe un brusco rallentamento a causa degli attriti tra alleati e partigiani ma, dopo il duro inverno a cavallo tra il 1944 e il 1945 acuito dai sempre più frequenti rastrellamenti e dai continui scontri interni, le bande dei volontari riuscirono a sopravvivere e nella primavera del 1945 riprese con forza l’offensiva alleata e le azioni della Resistenza, mentre le forze del Reich cedevano su tutti i fronti. 16) L’ultima fase del conflitto: il crollo del Reich, la morte di Mussolini, Hiroshima e Nagasaki. Nel 1943, mentre gli alleati anglo-americani davano il via alla campagna d’Italia, l’Unione Sovietica contrattaccò sul fronte orientale tedesco costringendo l’esercito teutonico a ripiegare. Fu l’inizio della caduta del Terzo Reich che avrà luogo nel 1945 in seguito alla conquista di Berlino. Alla fine del 1943 vi fu un’importantissima conferenza: la conferenza di Teheran, dove Roosevelt Churchill e Stalin si riunirono per coordinare l’azione bellica già programmata per l’anno successivo ovvero lo sbarco in Normandia (Francia). I tre esponenti però avevano posizioni diverse sull’operazione. Stalin premeva per alleggerire il peso delle armate tedesche ad oriente, Roosevelt credeva che solo un attacco diretto avrebbe portato alla vittoria mentre Churchill era preoccupato dell’espansione sovietica. Si raggiunse l’accordo secondo cui le aree polacche e baltiche ritornassero ai sovietici come prima del 1939. Allora nel giugno del 1944 vi fu lo sbarco in Normandia dell’esercito anglo-americano che mise in campo un imponente schieramento di uomini e mezzi che portò 2 mesi di resistenza tedesca all’apertura di una via verso sud dove, insieme alle truppe guidate dal generale De Gaulle, portarono a compimento la liberazione del territorio francese. Intanto nel 1944 mentre era in corso la battaglia di Normandia alcuni ufficiali attentarono alla vita del Führer per poter concludere l’armistizio con gli anglo-americani e concentrarsi contro i sovietici, ma essa fallì portando con sé una durissima repressione che portò al suicidio di numerosi ufficiali coinvolti fra i Rommel. Nelle conferenze di Mosca (1944) e di Jalta (Crimea, 1945), Churchill Roosevelt e Stalin si riunirono ancora per definire la divisione territoriale e politica dell’Europa. La Germania sarebbe stata divisa in quattro parti governate rispettivamente da Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica. Per quanto riguarda la delicata situazione della Polonia il nuovo governo doveva scaturire dall’accordo tra la componente e quella filo-occidentale. Nella conferenza di Jalta inoltre si posero le fondamenta della futura “Organizzazione delle Nazioni Unite” (ONU). Nella primavera del 1945 la morsa alleata si strinse attorno alla Germania e intorno a Berlino. Il 30 Aprile 1945 Hitler, ormai consapevole della fine della guerra, si suicidò lasciando il comando del Reich a Karl Dönitz che il 7 Maggio 1945 firmò l’atto di capitolazione. Contemporaneamente alla caduta del Reich vi fu la caduta della Repubblica Sociale Italiana (RSI) che tra il 24 e il 26 Aprile 1945 cadde sotto l’azione congiunta degli alleati e della Resistenza che liberarono l’Italia. Mussolini che vide rifiutati le sue richieste di intavolare delle trattative tento di fuggire in Svizzera travestendosi da soldato tedesco ma, scoperto da un gruppo di partigiani, venne catturato e fatto prigioniero a Dongo (Como). Il 28 Aprile 1945 Mussolini venne giustiziato e il suo cadavere fu appeso per i piedi ed esposto a Piazzale Loreto ovvero fu trattato nello stesso modo in cui Mussolini trattò 15 partigiani. La fine del Terzo Reich e della RSI non significò la fine della guerra, che proseguì nel Pacifico. Il Giappone tentò la via delle trattative ma senza successo in seguito alla conferenza interalleata di Potsdam secondo la quale il Giappone doveva scegliere tra resa incondizionata e distruzione totale. In seguito al rifiuto giapponese, il presidente degli Stati Uniti Truman, decise di utilizzare per la prima volta nella storia la bomba atomica. Furono sganciate due bombe una il 6 Agosto 1945 su Hiroshima l’altra il 9 Agosto 1945 su Nagasaki. Fu una strage e un atto di forza per dimostrare la potenza degli Stati Uniti anche e soprattutto all’Unione Sovietica. Il 15 agosto l’imperatore giapponese Hirohito accettò la resa senza condizioni firmata poi il 2 Settembre 1945. La Seconda Guerra Mondiale era finita. 17) Le conferenze interalleate. 1) Conferenza di Casablanca (in Marocco, gennaio '43). Fu la prima conferenza interalleata importante: Roosevelt, Churchill e De Gaulle decisero di organizzare lo sbarco in Sicilia, allo scopo di invadere l’Italia (che veniva considerata il “ventre molle” dell'Europa, come disse Churchill), aprire un altro fronte di guerra in Europa (oltre a quello orientale russo), dare un po' di respiro ai russi, costringere i tedeschi a spostare parte dei loro soldati verso l'Italia e provare a utilizzare la nostra penisola come una specie di “autostrada” per l'invasione della Germania. 2) Conferenza di Teheran (in Persia, novembre '43). Fu la prima occasione nella quale si riunirono i cosiddetti Tre grandi: Stalin, Roosevelt e Churchill. Essi si accordarono sulla data e sulle modalità esecutive dello sbarco in Normandia, sull'entrata in guerra dell'URSS contro il Giappone dopo la sconfitta della Germania e sulla creazione, dopo la guerra, dell'ONU. 3) Conferenza di Jalta (in Crimea, febbraio '45). I Tre grandi dichiararono che la guerra contro la Germania sarebbe continuata senza condizioni fino alla capitolazione totale e definitiva dei nazisti. Allo stesso tempo, resero pubblica una dichiarazione in cui si invitavano tutti i Paesi europei liberati dall'occupazione nazista allo svolgimento di elezioni democratiche. Essi inoltre lanciarono la proposta di una conferenza (da tenere in aprile a San Francisco) in cui discutere l'istituzione di una nuova organizzazione mondiale: le Nazioni Unite (ONU). Infine, i Tre grandi annunciarono lo smembramento, il disarmo e la smilitarizzazione della Germania a guerra finita, come prerequisiti per la pace futura. Lo “smembramento” si risolse poi nella divisione della Germania in due: Germania est e Germania Ovest (situazione che finì solo nell'89 con il crollo del comunismo). Furono anche fissate le riparazioni dovute dalla Germania agli Alleati. NB: Gli storici ritengono che la conferenza di Jalta sia la “data di nascita” del “secondo” Novecento e segni l'inizio della cosiddetta Guerra fredda fra USA e URSS. 4) Conferenza di Potsdam (in Germania, agosto '45). A Potsdam si incontrarono Truman (il nuovo presidente americano, dopo la morte di Roosevelt), Stalin e Churchill. Essi stabilirono i confini tra Polonia e Germania sulla linea dei fiumi Oder-Neisse e fu deciso che tutta la popolazione tedesca presente in Polonia, Boemia, Moravia, Slovacchia e Ungheria dovesse essere espulsa e assorbita in Germania. La Germania fu suddivisa in quattro zone di occupazione, amministrate dalle tre potenze vincitrici (a cui si sarebbe aggiunta la Francia). Berlino sarebbe stata divisa in quattro e, successivamente, due settori (ovest alleato, est sovietico). Truman lanciò un ultimatum al Giappone: se non si fosse arreso, sarebbe stato “completamente distrutto”. Conclusioni: Queste quattro conferenze dimostrarono che i “politici” alleati, cioè i governi degli stati alleati, erano in grado di mettersi d'accordo molto meglio, e molto più velocemente, di quanto facevano nell'Asse Hitler e Mussolini. Questo discorso vale soprattutto per le prime due conferenze, nelle quali, a guerra ancora in corso, furono pianificati gli sbarchi in Sicilia e in Normandia, sbarchi poi puntualmente realizzati. Ciò, quindi, permise alle forze armate alleate di muoversi sempre in modo efficace, dal momento che i generali alleati avevano “sopra di loro” dei governi coesi, uniti su cosa fare e come, quando e dove farlo. In altre parole, i generali alleati potevano mettere molto bene in pratica sul piano militare ciò che prima i politici alleati avevano stabilito sul piano politico: questo è uno dei motivi principali per cui, alla fine, l'Asse (e Hitler) persero la Seconda Guerra Mondiale: i rapporti fra il governo fascista e quello nazista, infatti, furono molto difficili e, in generale, pessimi, così come, di conseguenza, i rapporti fra i rispettivi alti comandi militari, sia in Africa sia in Russia. Perciò Italia e Germania si trovarono a dover combattere spesso ciascuna per conto proprio, su due binari paralleli che non si incontrarono quasi mai. 18) Gli esiti della Guerra e i trattati di pace. Le conseguenze della seconda guerra mondiale in termini di bilancio delle perdite umane furono ancora più disastrose rispetto alla Grande guerra: le vittime delle barbarie ammontarono a circa quaranta milioni di individui, e furono assai più numerose tra i civili che tra i militari a causa soprattutto dei bombardamenti a tappeto su vaste aree abitate (es: Coventry nel '40 e Dresda nel '45 completamente distrutte o i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki). Il genocidio degli ebrei messo in atto dalla follia nazista, pari a sei milioni di uomini, donne e bambini, rimane un simbolo dell’orrore di questo conflitto. La guerra oltre a provocare immani distruzioni (soprattutto nei paesi europei), ebbe profonde ripercussioni anche sul sistema internazionale. Uno degli effetti più importanti dei negoziati di pace fu infatti quello di stabilire il ruolo egemone degli USA nel nuovo ordine politico ed economico in campo internazionale (accordi di Bretton Woods, luglio 1944), davanti alle rovine dell’Europa, cui elargì il Piano Marshall (aprile 1948). Nel febbraio 1945 alla Conferenza di Yalta, in Crimea, si incontrarono i tre "grandi" W. Churchill, F.D. Roosevelt e J.V. Stalin i quali stabilirono la suddivisione dell’Europa in due sfere d’influenza: l’Occidente agli anglo-americani, l’Oriente all’URSS, che si era affermata come la potenza militare antagonista agli Stati Uniti e nuova minaccia per il mondo occidentale. Quindi nell’Est europeo, sotto la guida dell’Unione Sovietica, si affermarono i vari regimi comunisti (in Romania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia) che avrebbero costituito insieme all’URSS un’organizzazione di mutua assistenza economica, il Comecon (1949) e poi una vera e propria alleanza militare, con il Patto di Varsavia (1955). Dall’altro lato, i principali paesi dell’Europa occidentale (tra cui l’Italia), sotto la guida degli Stati Uniti, si unirono in un’alleanza militare, la NATO (North Atlantic Treaty Organization, 1949) che avrebbe dovuto scongiurare il pericolo comunista con una difesa reciproca. Sempre nello stesso anno, in una Germania occupata dalle forze vittoriose, nascevano la Repubblica Federale Tedesca, in mano agli Alleati, e la Repubblica Democratica Tedesca, nella zona sovietica. Praticamente la seconda guerra mondiale aveva diviso il continente in due, come disse Churchill, una "cortina di ferro" separava l’Europa dell’Est da quella dell’Ovest. Di qui la formazione di due blocchi contrapposti, Est ed Ovest appunto, intorno ai quali si polarizzerà il sistema delle relazioni internazionali nel secondo dopoguerra (e fino al crollo dei regimi comunisti, alla fine degli anni ’80): il cosiddetto sistema della "guerra fredda", basato sul “l'equilibrio del terrore nucleare”. Per contrastare il potere di questi Blocchi, a seguito della Conferenza di San Francisco (aprile 1945) fu istituita una nuova entità sovranazionale, l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che andava a sostituire la precedente ed inadeguata Società delle Nazioni, più potente perché le venne conferito il potere di adottare misure operative concrete (come l'invio di truppe armate) in caso di crisi o crimini internazionali.