Per ricordare Vittorio. Grazie per l’onore che mi è stato accordato di ricordare qui oggi Vittorio Grandi, grazie a Francesca alle figlie e al figlio, grazie al collega dirigente Luca Prono, grazie a tutti per aver scelto di ricordare Vittorio dedicandogli un’aula importante di questo Istituto, l’aula che più di ogni altra costituisce anche simbolicamente lo spazio dell’innovazione, lo spazio principe delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Vittorio è un maestro e un modello e non mi sbaglio se uso il verbo essere al presente perché i maestri come Vittorio restano vivi nella memoria, resta vivo il loro esempio, la loro vita e la loro esperienza, diventano modello per l’esistenza di tutti coloro che credono in un progresso che si alimenta con la conoscenza, con la ricerca, con la creatività. Sono così intense e vere le parole che hanno scritto i soci e i dipendenti delle Aziende della rete DI.CONET quando Vittorio è scomparso parole che piangono “un artefice e guida instancabile di un progetto industriale innovativo, coraggioso e di successo” e dichiarano che tutti insieme continueranno a portare avanti questo grande progetto. Nel web c’è un video molto bello che racconta la storia dell’impresa, del progetto straordinario di Vittorio, una storia che comincia nel 1974 quando Vittorio evidentemente sente di poter dare, dire e creare molto di più rispetto al ruolo di dipendente e comincia il percorso dell’impresa che consiste appunto nell’intraprendere e cioè mettersi in gioco, rischiare, avere il coraggio di porsi dei traguardi, fare delle scelte sapendo riconoscere e bilanciare costi e benefici, organizzare e organizzarsi, accrescere le competenze, conoscenze e capacità e in qualche modo trovare o creare riscontro favorevole e consenso nei confronti dell’ambiente con cui ci si confronta, quindi comprendere il contesto o in senso ampio il momento storico in cui si vive, in tutti gli aspetti, nel caso specifico comprendere come ha compreso Vittorio che il modello organizzativo vincente per la piccola e media impresa è quello della rete del network di imprese, un modello di organizzazione condivisa e partecipativa, che vede le aziende lavorare all’unisono per il comune obiettivo di crescere, aziende centrate sull’innovazione tecnologica, su innovativi approcci manageriali. Vittorio non era solo un creativo, un innovatore, un uomo che non si accontentava della prima soluzione possibile ad un problema di ordine tecnico, produttivo o aziendale e queste sue qualità erano parte della sua più vasta cultura alimentata dalla sua passione per la politica intesa come passione civile e impegno sociale ed è proprio da questa passione che nasce il suo interesse per la scuola per l’istruzione. Interesse soprattutto per le nuove generazioni per i giovani, le ragazze e i ragazzi che nella scuola devono trovare opportunità formative, risposte al bisogno, all’esigenza di sapere, al bisogno di conoscere e di acquisire consapevolezza delle attitudini di ciascuno per essere poi in grado di scegliere non un lavoro ma il lavoro. Il lavoro che sia una autentica realizzazione della persona. Ecco Vittorio credeva nel profondo valore formativo del lavoro: un’idea che oggi è finalmente stata rilanciata con forza dalla nuova e recente legge sulla scuola. Vittorio sentiva bene, avvertiva quella separazione tra la scuola, tra l’istruzione come da sempre è intesa e vissuta e il mondo del lavoro e ne vedeva gli effetti e le conseguenze sostanzialmente negative. La scuola non prepara ad affrontare il mondo del lavoro, gli studenti escono dalla scuola e dall’Università impreparati soprattutto perché non possiedono quelle competenze ritenute necessarie, imprescindibili per ogni tipo di ambiente di lavoro. Quelle abilità che, considerate generalmente caratteristiche naturali delle persone, sono invece il risultato di una completa esperienza formativa. La capacità di comunicare, di saper lavorare con gli altri (teamworking), di impegnarsi sapendo gestire il tempo, di prendere decisioni, di saper motivare e guidare il gruppo (leadership), la capacità di risolvere problemi con logica e creatività, la capacità di cambiare, sono quelle competenze indispensabili in ogni ambiente di lavoro ma in sostanza in ogni realtà, competenze che la scuola, troppo concentrata sugli apprendimenti disciplinari, troppo ancorata alla lezione trasmissiva, alla memorizzazione di contenuti, non ha ancora incluso nella didattica. Vittorio mi raccontava dei risultati che ottenevano i giovani studenti che accoglieva in azienda nei periodi estivi o durante gli stage e mi raccontava della loro soddisfazione e si chiedeva in quale modo, in quale misura fosse possibile creare una vera sinergia, una collaborazione sistematica tra scuola e mondo del lavoro per raggiungere il traguardo di una vera formazione completa per i giovani. Il lavoro come scelta positiva che realizza la persona. Credo che Vittorio oggi avrebbe salutato con soddisfazione l’opportunità che rappresenta l’alternanza scuola lavoro che è stata introdotta dalla recente legge di riforma. Mi sarebbe piaciuto sentire il suo parere sulla questione del numero di ore che nel triennio anche i Licei devono fare nelle aziende, nelle imprese, nei luoghi di lavoro. Mi sarebbe piaciuto collaborare con lui e chiamarlo come docente, formatore che sa promuovere quell’apprendimento che consiste sia nel sapere che nel saper fare. Mi sarebbe piaciuto sentirlo raccontare ai miei studenti quali siano stati i passaggi necessari per passare da dipendente, eccellente installatore di impianti a imprenditore capace di stare al passo con la velocità dello sviluppo tecnologico, creatore egli stesso di continue soluzioni innovative , da un’azienda a una rete di aziende con un’organizzazione articolata e partecipata, efficiente e produttiva che valorizza l’imprenditorialità. Vorrei dire a Vittorio quanto questo modello organizzativo sia di grande valore nei diversi settori della produzione e dei servizi perché coniuga l’autonomia delle scelte con la necessaria collaborazione e il sostegno reciproco nel perseguimento di obiettivi comuni, unisce garantendo la libertà, si fonda sul rispetto e sulla lealtà e valorizza il merito di ciascuno. Alle scuole già dall’anno duemila fu assegnata l’autonomia sollecitando e invitando ciascuna istituzione a costituire reti e quindi forme di collaborazione in tutti gli ambiti: dall’insegnamento all’amministrazione, dall’organizzazione alla gestione al fine di perseguire e raggiugere più efficacemente gli specifici traguardi educativi e formativi. Sono passati 16 anni e sono poche le autonomie scolastiche capaci di mettersi in rete di costituire e far funzionare network di scuole per migliorare l’organizzazione e la gestione del servizio d’istruzione. Caro Vittorio la scuola non ha ancora imparato la lezione e vive ancora separata dalla società e dalla realtà e pensa caro Vittorio, c’è ancora chi dentro e fuori della scuola (e non sono pochi) sostengono che persino le parole azienda e impresa debbano essere tenute lontane da un mondo che si vuole mantenere sterilmente e autolesionisticamente separato. Vittorio auspicava la collaborazione tra scuola, aziende, imprese, mondo del lavoro e territorio in una società più giusta capace di colmare il divario sociale che invece è diventato mostruoso, le molte ricchezze prodotte in mano a pochi, a pochissimi, quando invece oggi si potrebbero già sconfiggere definitivamente miseria e fame. Vittorio una volta mi aveva detto che secondo lui il capitalismo era fallito io lo avevo contraddetto facendogli notare che semmai il capitalismo era più che mai il modello trionfante ma evidentemente non avevo inteso il suo ragionamento: quel fallimento consisteva per Vittorio nel non aver realizzato quei risultati straordinari che con l’enorme ricchezza delle risorse create e realizzate si potrebbero ampiamente conseguire. Intendeva cioè riferirsi a quella giustizia sociale quella giusta ripartizione che potrebbe essere consentita dalle ricchezze disponibili in natura e create dal lavoro degli uomini ciò che è ancora lontanissimo dal trovare realizzazione. Questi pensieri facevano parte delle idee politiche, dell’idea di società, idee alte e umanissime che erano le idee di Vittorio, idee che resteranno nella nostra mente insieme al ricordo di Vittorio, nel nostro cuore. Ozzano dell’Emilia, 30 aprile 2016 Lamberto Montanari