Napoleone Bonaparte erede imperfetto della Rivoluzione francese. Napoleone Bonaparte (1769-1821), occupa un posto importante nella storia e nell’immaginario europeo tra XVIII e XIX secolo. Con lui si inaugura un periodo di straordinaria preponderanza francese sulla scena politica e militare europea, limitata solo dalla potenza coloniale inglese. Ciò che impressiona maggiormente è la sua incredibile ascesa al potere. Non era un discendente di una dinastia monarchica; la sua famiglia, originaria della Corsica apparteneva al ceto medio. Come nel caso di Oliver Cromwell assistiamo ad una ascesa al potere da parte di un generale di umili origini. In entrambi i casi, la loro conquista del potere segue sconvolgimenti politici di vasta portata, gli unici nella storia europea che hanno visto due sovrani (Carlo I Stuart e Luigi XVI Borbone) processati e condannati a morte. Napoleone si presenta come un personaggio bifronte: da una parte egli è l’erede della rivoluzione che, contro i governi europei che vogliono imporre il ritorno della dinastia borbonica in Francia, vuole garantire ai francesi il diritto acquisito di scegliersi la propria forma di governo. Ma, d’altra parte, Napoleone incarna anche un principio monarchico che riacquista forza; per molti francesi, stanchi delle faide e delle violenze della guerra civile, si tratta di affidare il potere ad un uomo forte in grado di imporsi sulle due posizioni estreme presenti nel paese: i filo monarchici (che desiderano il ritorno dei Borbone e la restaurazione della monarchia) e i cosiddetti giacobini (chiamati così in ricordo del più famoso club di rivoluzionari). Napoleone tenta e riesce a farsi accettare dalla maggioranza degli uni e degli altri. La svolta militare della rivoluzione 1795. Entra in vigore la Costituzione dell’anno III, ma non risolve il problema dei disordini in Francia. Una clausola, che prevede che i due terzi dei membri delle nuove camere devono essere eletti tra i membri della Convenzione, scatena a Parigi, il 4 ottobre, un’insurrezione dei monarchici che viene repressa da uno sconosciuto generale di sicura fede repubblicana: Napoleone Bonaparte. Alla fine di ottobre viene nominato il primo Direttorio. Deve affrontare una situazione difficile: nonostante alcuni successi militari, la pace con la Prussia e la Spagna, la trasformazione delle Province Unite in repubblica batava sotto il controllo francese, la Francia è ancora in guerra con la Gran Bretagna, l’Impero e il regno di Sardegna. Il Direttorio adotta misure restrittive sia nei confronti dei monarchici che nei confronti dei repubblicani radicali (detti Giacobini). Nel 1796 viene sventata a Parigi una cospirazione di stampo democratico-egualitario (la congiura degli eguali) guidata da Francois-Noel (detto Babeuf) e Filippo Buonarroti. Per affrontare la doppia emergenza bellica (interna ed esterna) il direttorio si affida ad una soluzione di tipo militare. Innanzitutto si organizza un attacco contro l’Impero e il regno di Sardegna in due direzioni: una prima armata, più importante ha il compito di varcare il Reno ed impegnare il grosso delle truppe imperiali; una seconda armata, di forze ridotte, deve attraversare le Alpi per tenere impegnate le truppe del regno di Sardegna. Ma proprio questa seconda armata, guidata dal giovane generale napoleone Bonaparte ottiene delle straordinarie vittorie. Costringe alla resa il regno di Sardegna, conquista Milano e Mantova e minaccia di arrivare a Vienna dal sud. Il 17 ottobre 1797 viene firmata la pace di Campoformio: l’Impero riconosce alla Francia la sovranità sui Paesi Bassi meridionali e la Lombardia e ottiene in cambio Venezia, mettendo così la parola fine alla millenaria storia della repubblica marinara. La Francia, che già aveva ottenuto dal regno di Sardegna Nizza e Savoia, esercita il predominio sul suolo italiano. Questa egemonia si deve anche al particolare entusiasmo che molti italiani manifestarono per le idee repubblicane che arrivavano dalla Francia. In quei mesi, le popolazioni dei ducati padani e dei territori pontifici confinanti diedero vita ad una Repubblica Cispadana (filo francese) che adottò per la prima volta il simbolo del tricolore (sul modello di quello francese). Poco dopo la repubblica Cispadana viene inglobata nella più vasta repubblica Cisalpina (con la Lombardia), mentre in Liguria la fine della fatiscente repubblica oligarchica di Genova dà origine alla repubblica Ligure. Anche lo Stato pontificio cede sotto i colpi delle truppe francesi e nel febbraio del 1798 viene proclamata la repubblica romana. Il re di Napoli, Ferdinando IV di Borbone, cercò di intervenire in soccorso al Papa ma il risultato fu catastrofico. Alla fine del 1798 Napoli viene occupata dai francesi che promuovono la nascita della repubblica partenopea mentre Ferdinando IV trova rifugio in Sicilia, protetto dagli inglesi. Sconfitto l’Impero e tutti gli stati satelliti, solo la Gran Bretagna si oppone alla Francia repubblicana. Il Direttorio intende minacciare i commerci britannici con l’India e l’Estremo Oriente organizzando una spedizione in Egitto, guidata ancora da Napoleone. Questi sconfigge l’esercito britannico nella Battaglia delle Piramidi (1798), ma la flotta francese, ormeggiata nelle acque di Abukir, viene annientata dalla flotta inglese guidata dall’Ammiraglio Horatio Nelson. Bonaparte decide di tornare in Francia. Sul piano interno il Direttorio usa ancora una volta la forza militare. Il problema principale da affrontare è la vittoria dei monarchici nelle elezioni dell’Aprile del 1797. L’esercito è però guidato da generali imbevuti di ideali repubblicani e questi aiutano il direttorio ad effettuare un colpo di stato 8detto di fruttidoro, 4 settembre 1797) che annulla le elezioni e procede con l’epurazione dei filo monarchici. Ma la situazione è ancora molto instabile e delicata e dopo una serie di atti di banditismo e di saccheggi da parte dei contadini armati, la situazione politica oscilla pericolosamente dall’altra parte portando i giacobini alla vittoria nelle elezioni dell’aprile del 1798. Il Direttorio reagisce con un nuovo colpo di stato (il 22 floreale, 11 maggio), con cui annulla le elezioni. L’abate Emmanuel-Joseph Sieyès, in accordo con il generale Bonaparte, decide di organizzare un colpo di stato militare che ha la sua attuazione il 18 brumaio (9 novembre) del 1799. I due Consigli vengono epurati dall’esercito, il Direttorio viene sciolto e il potere viene assunto da tre uomini che si autoproclamano “Consoli” della repubblica: Sieyès, Bonaparte e Roger Ducos. Ufficialmente la presenza di tre consoli dovrebbe garantire stabilità, anche grazie alla preminenza del potere esecutivo su quello legislativo. In realtà il potere è solo nelle mani di chi è in grado di controllare l’esercito, cioè Napoleone Bonaparte. Infatti, una nuova Costituzione, detta dell’anno VIII, entra in vigore il 25 dicembre del 1799 e assegna il controllo delle due assemblee legislative ai tre consoli. Ma Napoleone, con la carica di primo console, esercita di fatto il predominio. Dal consolato all’impero La scelta di affidare il potere ad un uomo forte ha una duplice origine: innanzitutto il Direttorio non era in grado di portare a termine la rivoluzione; poi, sul fronte esterno, si era formata una nuova coalizione antifrancese (Gran Bretagna, Russia, Impero, Prussia, Impero ottomano, Svezia e regno di Napoli). Gli effetti della ripresa bellica si vedono, all’inizio, soprattutto in Italia, dove vengono abbattute le “repubbliche sorelle” che erano state costituite sul modello francese. A Napoli, ad esempio, la repubblica partenopea cade sotto i colpi dell’esercito “sanfedista” (cattolici, difensori della santa fede), guidato dal Cardinale Fabrizio Ruffo, sostenuto dagli inglesi. Con l’arrivo nella penisola dell’esercito russo-imperiale, simili sollevazioni sanfediste mettono fine alle altre esperienze repubblicane. Napoleone non si rassegna a perdere la pres sui territori italiana. Dopo il ritiro dei russi dalla coalizione antifrancese (erano stati sconfitti in Svizzera), varca nuovamente le Alpi e sconfigge le forze sarde e imperiali a Marengo (1800). Nel 1801 viene firmata la pace con l’impero a Lunéville e nel 1802 con la Gran Bretagna ad Amiens. Ma un successo diplomatico fondamentale è certamente rappresentato dal Concordato firmato con la Santa Sede nel luglio del 1801, in base al quale il papato riconosce la repubblica francese e la vendita dei beni ecclesiastici ottenendo in cambio il riconoscimento del cattolicesimo come religione della maggioranza dei francesi. I vescovi saranno designati dal primo console e nominati dal Papa. Tuttavia, al fine di affermare la supremazia dell’autorità statale, Napoleone emana i cosiddetti “articoli organici”, che limitano gli effetti del concordato e dispongono l’uguaglianza dei culti in Francia. Stabilizzata la situazione generale, nel 1802 Napoleone si fa proclamare “console a vita” attraverso un plebiscito “addomesticato”. Alcuni ulteriori decreti incrementano i suoi poteri fino a che, il 18 maggio 1804, viene ratificata con un nuovo plebiscito la costituzione dell’anno XII che trasforma la carica di primo console in quella di imperatore dei francesi. La Francia non è più una repubblica, ma un impero. A benedire questa scelta anche il papa, Pio VII, che durante una cerimonia solenne, nella Cattedrale di Notre Dame de Paris, il 2 dicembre del 1804 consacra Napoleone imperatore porgendogli la corona che egli stesso si pone sul capo. Viene creata anche una nuova aristocrazia ereditaria. Nuovi titoli nobiliari, volti a ridisegnare l’élite francese, vengono concessi a militari e funzionari fedeli all’imperatore. Nello stesso tempo Napoleone si impegna in una serie di riforme sociali importanti: procede al riordino delle finanze pubbliche e del sistema giudiziario e promuove una sostanziale opera di codificazione del diritto. Nel 1804 promulga il Codice Civile sintesi giuridica di molte conquiste della rivoluzione: ▪ libertà individuale ▪ libertà del lavoro ▪ laicità dello Stato ▪ uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge ▪ abolizione del feudalesimo A questo seguiranno il Codice di commercio (1807) e il Codice penale (1810). Rafforza gli apparati di sicurezza, in particolare attraverso un potente corpo di polizia. La monarchia amministrativa Con Napoleone, per la prima volta in Europa, si verifica un fenomeno che gli storici chiameranno cesarismo (per la somiglianza al modo in cui nella Roma antica, la dittatura di Cesare pose fine all’esperienza repubblicana): un uomo solo fonda il suo potere autoritario sul controllo dell’esercito ma si preoccupa di legittimare il suo potere tramite un plebiscito. Per i francesi Napoleone rappresenta la sicurezza della fine dei contrasti politici interni. La chiave del mutamento introdotto da Napoleone è la riforma amministrativa. Le procedure esecutive della macchina statale rispecchiano le tecniche di comando proprie dell’ambito militare. Le figure chiave diventano i prefetti che controllano i dipartimenti e i sottoprefetti che amministrano i loro circondari. In ogni ambito lo Stato pretende un ruolo sempre più incisivo che, da un lato, comporta un netto miglioramento ma, dall’altro lato, comporta la sottomissione di un’intera società ad un potere assoluto e imperscrutabile. Napoleone comprende anche la grande importanza che riveste la formazione del personale amministrativo. Si tratta di un gruppo sociale enorme, in continua crescita numerica e di importanza: chi ne fa parte gode di un salario sicuro e di un corrispondente ruolo sociale. Lo Stato assume la forma di un’anonima e imperscrutabile catena di comando e anche lì dove rimane ben visibile la figura del monarca il nuovo sistema di regole porta a parlare di una “monarchia amministrativa”. I burocrati sono i protagonisti di questa monarchia amministrativa e, grazie a loro, il potere di Napoleone si consolida. A sostenere questo ruolo della burocrazia interviene anche una nuova etica del servizio pubblico, ispirata a valori di dedizione alla patria e al bene collettivo. Rimane fondamentale la conferma dei principi egualitari della rivoluzione. A tutti vengono offerte le opportunità e, a tale scopo, Napoleone riforma il sistema di istruzione superiore creando i licei statali (1802) e le scuole pubbliche di eccellenza (Ecole polytechnique e Ecole normale superieure), dove si formano i quadri dell’amministrazione pubblica. L’egemonia francese in Europa e le sue conseguenze Preoccupata per la forza del regime napoleonico, la Gran Bretagna riprende la guerra a partire dal 1803. La Dieta del Sacro Romano Impero aveva concesso a Napoleone di creare nei territori tedeschi un movimento filo francese in funzione antiasburgica. Così, l’imperatore Francesco II aveva proclamato l’impero d’Austria (ereditario). La gran Bretagna promuove una terza coalizione antifrancese. Ne fanno parte: Gran Bretagna, impero austriaco, Russia, Svezia e regno di Napoli. La flotta britannica di Nelson distrugge quella francese a Trafalgar, nei pressi di Cadice, ma le truppe austro-russe subiscono una terribile disfatta dall’armata napoleonica ad Austerlitz, nella battaglia dei tre imperatori, il 2 dicembre del 1805. Nella successiva pace di Presburgo, l’Austria cede una serie di territori (Veneto, Dalmazia, Istria) al neonato Regno d’Italia – erede della repubblica cisalpina che per un breve periodo, 1802-1805, era diventata repubblica italiana – il cui sovrano è lo stesso Napoleone. Nel corso del 1806 l’imperatore dei francesi ridisegna la cartina europea creando una serie di stati satelliti della Francia a capo dei quali inserisce suoi congiunti: ▪ regno d’Olanda – fratello, Luigi Bonaparte ▪ regno di Napoli – fratello, Giuseppe Bonaparte ▪ Germania – istituita la Confederazione del Reno (con Napoleone “protettore”) Nell’agosto del 1806, l’imperatore Francesco II proclama la fine del Sacro Romano Impero. La Prussia cerca di resistere e organizza una quarta coalizione antifrancese, ma Napoleone sconfigge prima i prussiani e poi i russi. Con la pace di Tilsit (1807) siglata con i russi, Napoleone decide di dimezzare la Prussia creando: ▪ regno di Vestfalia – fratello, Girolamo Bonaparte ▪ granducato di Varsavia (dal 1812 regno di Polonia) - affidato al sovrano di Sassonia Unico ostacolo rimasto all’egemonia francese sull’Europa: Gran Bretagna. Napoleone decide di isolarla economicamente dal continente. Il 21 novembre 1806 decreta, per la Francia e tutti i paesi satelliti, il “blocco continentale” vietando qualunque traffico con la Gran Bretagna. In questa drammatica fase, il contrabbando britannico assume grandi proporzioni e l’economia francese, di stampo mercantilistico, non si dimostra in grado di sostituire la produzione inglese (in considerazione anche del fatto che in Gran Bretagna era in corso la rivoluzione industriale). Per rendere più efficiente il blocco attraverso il controllo delle coste, napoleone ordina l’occupazione dello stato pontificio, che viene annesso al regno d’Italia, mentre Pio VII, che ha scomunicato l’imperatore, viene deportato a Savona. Il Portogallo si rifiuta di applicare il blocco e rischia un invasione franco-spagnola che viene scongiurata solo da uno sbarco delle forze inglesi. Nel frattempo, approfittando di una crisi dinastica, l’imperatore decide di spodestare il re di Spagna e insediare sul trono il fratello Giuseppe, già re di Napoli. La corona di Napoli viene concessa a Gioacchino Murat, abile comandante dell’esercito, che aveva sposato la sorella di Napoleone, Carolina. Un ulteriore tentativo di reazione si avrà con la formazione di una quinta coalizione antifrancese nel 1809 che si conclude con la sconfitta dell’esercito austriaco a Wagram e l’occupazione di Vienna. Le condizioni di pace imposte da Napoleone sono molto dure: la supremazia francese viene sancita da una alleanza e dal matrimonio di Napoleone con la figlia dell’imperatore d’Austri, Maria Luisa d’Asburgo. Nel 1811 l’impero francese avrà un erede di sangue reale: Napoleone Francesco, re di Roma. Ma gli stessi concetti esportati dai francesi, come quello di patria, basato sulla capacità di autodeterminazione del popolo-nazione, si ritorceranno contro. Una serie di malcontenti si tramuterà in numerose insurrezioni in molti territori occupati. Le insofferenze si registrano maggiorente in alcuni territori tedeschi ma soprattutto in Spagna (insurrezione di Madrid del 2 maggio 1808), dove la guerra viene condotta attraverso piccoli combattimenti che prendono il nome di guerrilla e vede il coinvolgimento della popolazione locale, la resistenza passiva all’appoggio logistico, la partecipazione attiva. Il tramonto dell’impero napoleonico Dopo una fase di alleanza franco-russa, che permette alla Russia di espandersi nel Caucaso e in Finlandia, i rapporti tra i due imperi si deteriorano quando lo zar decide di riprendere i traffici commerciali con la Gran Bretagna rendendo inefficace il blocco continentale. Napoleone decide allora di invadere la Russia nel giugno del 1812. Con un imponente esercito di 700.000 uomini avanza sul suolo russo fino ad arrivare a metà di settembre ad occupare Mosca. Ma la città si presenta ai francesi con un aspetto spettrale: è stata abbandonata e viene data alle fiamme dai russi. Intanto arriva il gelido inverno e Napoleone temendo l’assenza di rifornimenti e stanco della tecnica attendista del generale russo Michail Kutuzov, ordina la ritirata. La lunga marcia di ritorno, con le truppe stremate dal gelo e continuamente attaccate ai fianchi dai russi, è disastrosa. La Grande Armée, al suo rientro in Francia, conta solo 50.000 uomini. Cogliendo il sintomo di debolezza, le potenze europee si organizzano in una sesta coalizione, nel 1813. In Spagna la guerriglia dà vita ad una insurrezione su larga scala che caccia i francesi e riporta i Borbone sul trono. Napoleone, dopo piccoli successi viene sconfitto a Lipsia (16-19 ottobre 1813), nella “battaglia delle nazioni”. Le forze alleate invadono la Francia e occupano Parigi. L’imperatore è costretto ad abdicare e sul trono francese vengono riportati i Borbone, nella persona del conte di Artois, fratello di Luigi XVI, che prende il nome di Luigi XVIII. Il trattato di Parigi (maggio 1814) riporta la Francia ai confini del 1792 e nei territori ad essa assoggettati tornano le vecchie dinastie. Napoleone viene esiliato all’isola d’Elba, che gli viene assegnata come possedimento. Ma in Francia, la restaurazione dei Borbone si manifesta subito difficile: sono troppi i cambiamenti avvenuti nella società francese. L’insofferenza per l’avvento di un nuovo periodo di crisi viene avvertita da Napoleone che, nel Febbraio 1815 fugge dall’Elba e sbarca in Francia accolto con entusiasmo dal popolo e dall’esercito. Luigi XVIII è costretto a fuggire e le potenze europee organizzano un’altra coalizione (settima ed ultima). Le forze britanniche, guidate dal duca di Wellington, con l’appoggio dell’esercito prussiano, sconfiggono l’esercito francese in Belgio, nella famosa battaglia di Waterloo (18 giugno 1815). La breve stagione napoleonica dei “cento giorni” si chiude definitivamente. Luigi XVIII ritorna in Francia e Napoleone viene esiliato in un piccolo possedimento britannico sperduto nell’oceano Atlantico, l’isolotto di Sant’Elena dove, controllato a vista, morirà il 5 maggio 1821.