PERCORSO CENTRO STORICO GENOVA RISORGIMENTALE 1) In Piazza Acquaverde (adiacente alla Stazione Principe) abitò per un certo periodo Luigi Coltelletti. Oltre ad essere stato uno dei partecipanti alla spedizione dei Mille, del quale fu uno dei cassieri, cioè si occupava di tenere sotto di sé il capitale a disposizione delle Camicie rosse, fu anche il miglior amico di Giuseppe Garibaldi sotto la Lanterna. In particolar modo egli aveva l’incarico di curare le situazioni da gossip attorno all’Eroe dei due mondi. 2) Palazzo Reale, situato nell’attuale Via Balbi e originariamente denominato proprio Palazzo Balbi (dal nome della famiglia genovese che lo aveva fatto edificare nel 1600), fu dimora dei SAVOIA, la famiglia a capo del Regno del Piemonte e di Sardegna e successivamente del Regno d’Italia. 3) In Via Lomellini c’è l’edificio in cui nacque il famosissimo patriota genovese GIUSEPPE MAZZINI. Attualmente è sede del MUSEO DEL RISORGIMENTO. 4) Terminata Via Lomellini si accede a Via del Fossatello dove troviamo la Pasticceria Marescotti-Cavo. Chissà quante volte i patrioti genovesi, o che di Genova fecero un loro rifugio, andarono ad assaporare i dolci di questa antica pasticceria. Ho voluta inserirla nel percorso in quanto uno dei suoi dolci più famosi è la cosiddetta TORTA MAZZINI. Perché si chiama così? Si chiama in questo modo perché se ne è scoperta la ricetta grazie ad una lettera che Mazzini spedì a sua mamma dal suo esilio in svizzera e che è stata recentemente recuperata nella casa natale dell’intellettuale. Bianchi d’uova montati a neve, farina, zucchero, mandorle et, voilà, la torta è pronta! Semplice da preparare, no?!! Un poco più avanti, lato opposto, troviamo la FARMACIA MOJON. È un’antica farmacia che al tempo del Risorgimento serviva come base d’appoggio per i patrioti democratici ed era gestita dai fratelli che hanno dato il nome alla farmacia: MOJON. La moglie di uno di loro, di nome BENEDETTA MILESI, fu la fondatrice della prima sezione femminile della CARBONERIA. 5) Via Cairoli, dove visse per un certo periodo AGOSTINO BERTANI, il medico della spedizione dei Mille e della Repubblica romana, che tentò di curare inutilmente Goffredo Mameli. Il motto di Bertani era: “Curo i poveri per carità, gli amici per affetto e i ricchi per denaro”. 6) Proseguendo ci troviamo in Via Garibaldi, anticamente chiamata Via Nuova, è attualmente Patrimonio Unesco per l’Umanità. In tale via, oltre a trovarsi numerosi e splendidi palazzi sede di importanti musei (Palazzo Rosso, Palazzo Bianco, ecc.) si trova anche Palazzo Tursi, luogo del Consiglio Comunale. Nel cortile interno sono presenti alcune targhe commemorative che celebrano gli episodi più famosi del Risorgimento e i nomi dei patrioti liguri che morirono mentre compirono l’impresa di unire l’Italia. In questa via, al numero 6, Palazzo Doria Spinola, nacque una delle patriote più famose di Genova: ANNA SCHIAFFINO GIUSTINIANI, detta NINA. Donna dal carattere ribelle ma follemente innamorata del Conte Cavour, per il quale si tolse la vita gettandosi dal terrazzo della sua abitazione. 7) Scendendo poi verso il Porto Antico, in Piazza della Maddalena abitava BIANCA REBIZZO, una delle più importanti patriote del Risorgimento. Fu l’amante di Rubattino (chi caspita è?! Vi starete chiedendo… keep calm; tutto vi sarà spiegato a tempo debito…) e una grande amica di Mameli. 8) Sempre in discesa, sulla sinistra, troviamo Vico Casana. Qui, al numero 9, per un certo periodo abitò ROSOLINO PILO, patriota siciliano che ebbe il compito, nel marzo del 1860, di precedere Garibaldi in Sicilia per infiammare gli animi dei siciliani e indurli alla rivolta contro i Borboni. Sempre in questa via troviamo la più antica TRIPPERIA (cioè dove si prepara la trippa) di Genova. Anche qui venivano a mangiare spesso Mazzini, Bixio e altri famosi personaggi. Fra questi, anche Giuseppe Verdi, il quale, così come tanti altri vip dell’epoca, andavano a mangiare questo piatto anche in un’altra tripperia famosissima: OSTERIA TULIDANNA (oggi non più esistente), che si trovava in Via San Sebastiano. 9) E a proposito di quel mangione di Verdi… tornando indietro e scendendo in Piazza di Soziglia 98, troviamo la PASTICCERIA KLAINGUTI. In questa storica pasticceria andavano a gustare delle autentiche prelibatezze alcuni dei grandi intellettuali del Risorgimento, come Mazzini. Tuttavia la fama della pasticceria è legata principalmente al fatto che ospitò spesso colui che viene definito come il più grande compositore della storia della musica italiana, per l’appunto GIUSEPPE VERDI. Essendo, dunque, un noto ghiottone, che amava in modo particolare la torta Zena, specialità della casa. Inoltre, proprio in suo onore, crearono la BRIOCHE FALSTAFF (dal titolo di un’opera lirica, l’ultima, del Maestro), che ancora oggi si può gustare assieme alla torta Zena… gnam gnam… 10) In Piazza Campetto esisteva la LIBRERIA ANTONIO DORIA. Era una libreria frequentata da molti intellettuali del Risorgimento, soprattutto DEMOCRATICI. Naturalmente era l’ambiente ideale per organizzare i complotti e qui si discuteva e ci si scambiavano opinioni sui libri letti e che avevano come tema principale l’unità d’Italia. Spesso subivano le perquisizioni dei poliziotti, ma i patrioti che la bazzicavano riuscivano a scappare poiché tale locale aveva un’uscita su un cortile interno che permetteva poi una facile via di fuga. 11) Attenzione: siamo arrivati in Piazza Banchi: centro fondamentale nella storia plurisecolare di Genova e che nell’800 era luogo nei cui vicoli prospicienti si trovavano hotel e trattorie molto frequentate. Fra Vico Denegri e Via Ponte Reale si trovava l’HOTEL FEDER, albergo di lusso nel quale soggiornarono molti ospiti illustri del 1800. In questo edificio si davano appuntamento per i loro incontri amorosi anche la Marchesa Anna Schiaffino (sposata con il Marchese Giustiniani), e il Conte CAMILLO CAVOUR. Lei era follemente invaghita di lui, il quale, invece, pensava molto di più alla sua carriera politica. Quando lui la lasciò, lei fu talmente disperata che si tolse la vita lanciandosi nel vuoto dal terrazzo della sua villa. E pensare che, come già scritto in precedenza, era un’autentica ribelle, una rivoluzionaria, una repubblicana convinta che, però, venne sedotta da un monarchico come Cavour e che addirittura per lui si tolse la vita… Datemi retta, oh fanciulle: mai struggersi d’amore per un maschio… non ne vale certo la pena… Un passo ancora e poco dopo Piazza Banchi si trovava molto tempo fa un altro albergo famoso: l’HOTEL DE FRANCE, nel quale soggiornò, fra gli altri, Alexandre Dumas, il famoso scrittore de “I tre moschettieri” e grande ammiratore di Garibaldi. 12) Sterziamo verso sottoripa e la proseguiamo per un tratto fino a Piazza Caricamento, dove si trova la statua di RAFFAELE RUBATTINO (eccolo qui che ritorna…) l’armatore (l’imprenditore nei cui cantieri si costruiscono le navi) al quale vennero “rubate” le navi Piemonte e Lombardo con le quali partì da Quarto la Spedizione dei Mille. Era l’amante di Bianca Rebizzo, ricordate? Quella di Piazza Maddalena, che lo convinse a sostenere l’unità d’Italia proprio facendosi rubare i due piroscafi. Rientrando in Sottoripa, dalle parti di Vico S.Raffaele, c’è la trattoria da Carlotta. Una volta esattamente dove ora c’è questo locale, si trovava l’OSTERIA U RUSCIANIN. Era un luogo di incontri clandestini di molti patrioti, i quali proprio da questi tavoli giuravano fedeltà alla causa italiana cantando: “Siam pronti alla morte l’Italia chiamò!”. Sempre in questo locale si ritrovarono molti giovani volontari le sere precedenti la Spedizione dei Mille. 13) In Via delle Grazie 13 nacquero i fratelli Ruffini, Jacopo, Agostino e Giovanni. Il maggiore dei tre, cioè Jacopo, era grande amico e coetaneo (cioè nato nello stesso anno) di Mazzini. Venne incarcerato nelle torri di Palazzo Ducale, dove nel 1833 morì suicida per non rivelare i nomi degli altri patrioti con i quali aveva organizzato i Moti. Un altro dei fratelli Ruffini, Giovanni, diventerà famoso in esilio in Inghilterra dove scriverà uno dei romanzi più celebri dell’epoca e nel quale egli esalterà il sacrificio di tutti coloro che combattevano per liberare e unire l’Italia. Questo libro, il cui titolo è “Il Dottor Antonio”, in Inghilterra sarà un best seller e contribuirà a far appassionare gli inglesi alla causa italiana, che essi poi sosterranno attraverso generosi aiuti economici. Vicino, troviamo Via dei Giustiniani, dove a quel tempo c’era lo spaccio di caffè di Caterina Gasperini, grande amica di Mazzini e fervente patriota. 14) Saliamo un bel po’ e finalmente giungiamo da Goffredo! Non è una trattoria, bensì il nome di MAMELI, famoso per aver composto i versi del nostro inno nazionale. Nacque in Piazza San Bernardo 30, dove ancora una lapide ne ricorda la nascita. Mai più si sarebbe aspettato che il suo inno, inizialmente denominato “Il canto degli italiani”, sarebbe diventato un giorno l’inno ufficiale della nazione italiana. Ma quante volte ne abbiamo ascoltato solo la musica… però… se il testo è per l’appunto di Mameli, la musica fu composta da un’ altra persona di nome MICHELE NOVARO. Questo compositore lesse per la prima volta il testo di Mameli a Torino, in casa di amici. Appena terminata la lettura fu colpito da un’emozione incredibile, tanto che corse subito nella sua abitazione per comporne la partitura. Ebbene, tutti non sanno che questo Novaro era anch’egli genovese e che, scherzi del destino, nacque proprio a pochi passi da Piazza S. Bernardo!! Infatti, la sua casa era situata in Vico Veggetti. Incredibile ma vero: Il nostro inno nazionale creato da due patrioti genovesi nati a pochi passi l’uno dall’altro!! 15) Mameli, il povero ragazzo che a soli 22 anni morì dopo atroci sofferenze per difendere la Repubblica di Roma del 1849, ebbe come grande amico e come testimone oculare del suo tragico destino FEDERICO CAMPANELLA, che visse per qualche tempo in Salita Pollaiuoli 12. Proprio di fronte alla sua abitazione ci imbattiamo nell’antico CAFFÈ DEGLI SPECCHI, fondato da Felice Dagnino, un fedele mazziniano (ovvero seguace di Mazzini) convinto sostenitore dell’unità d’Italia e della Repubblica. Il suo locale era naturalmente solo una copertura, poiché in alcune zone di esso si radunavano i patrioti per progettare rivolte contro gli austriaci e gli stessi Savoia. 16) Oramai siamo usciti dai vicoli e spostandoci verso Piazza De Ferrari arriviamo in Via XXV aprile, nel 1800 denominata Via Carlo Felice. Proprio in questa strada, dove oggi troviamo molte boutique eleganti, c’era il negozio di frutta e verdura di TERESA SCHENONE, detta la TEIXANIN. Chi era costei ? Era una donna del popolo, che in una giornata del 1834 aiutò un giovane dalla folta capigliatura e dalla barba rossastra, il quale cercava rifugio dagli sbirri (poliziotti) che lo stavano braccando. La donna, non solo lo nascose, ma gli diede anche degli abiti da contadino del marito e un tozzo di pane e del formaggio per quando avrebbe ripreso il cammino. Teresa mai più avrebbe pensato che quel giovinastro al quale aveva dato rifugio, cibo e vestiti, un giorno sarebbe diventato famoso… infatti… si trattava … nientemeno che di … GIUSEPPE GARIBALDI!! Molti anni dopo lei gli scrisse una lettera perché suo marito aveva perso il lavoro. Garibaldi, che ancora se la ricordava bene, non esitò un momento e prendendo carta e penna scrisse al Sindaco di Genova. Ebbene, poco tempo dopo, il consorte della Teixanin venne assunto come portiere presso uno stabile di Piazzetta Luccoli. Sulla strada parallela, l’attuale Via Roma, c’era invece la LIBRERIA GRONDONA, dove si incontravano regolarmente GOFFREDO MAMELI e NINO BIXIO, il braccio destro di Garibaldi. A due passi da lì, abbiamo il teatro Carlo Felice (fu inaugurato nel 1828, alla presenza dello stesso Carlo Felice e di sua moglie Maria Cristina di Savoia) nella cui vicina piazza è esposta proprio la statua equestre di Giuseppe Garibaldi. Per la gioia dei pigroni il viaggio nel Centro storico risorgimentale è terminato… ma non il percorso della giornata… infatti ci dirigiamo verso via XX settembre per arrivare poi in bus fino al capolinea del 15. Destinazione QUARTO, luogo dal quale iniziò la strepitosa SPEDIZIONE DEI MILLE. Qui Garibaldi, all’alba fra il 5 e il 6 maggio 1860, uscì da Villa Spinola (oggi Villa Carrara) e, seguito da un manipolo (gruppo) di fedelissimi, attraversò la strada e si diresse verso lo scoglio da cui partì per l’impresa che è rimasta nella storia d’Italia e che lo ha trasformato in un’autentica leggenda, amata o odiata, esaltata o denigrata, ma certamente conosciutissima non solo in tutta la Penisola, bensì in tutto quanto il Mondo.