5 S in alute C’è chi vive col mal di mare nel sangue Una delle più diffuse malattie del sangue è anche, stranamente, poco conosciuta dal grande pubblico. Si tratta di una malattia insidiosa perché può essere trasmessa ai figli, anche in forma molto grave, da genitori che presentano entrambi un’alterazione genetica ma sono “portatori sani”, cioè non presentano nessun sintomo e quindi rimangono ignari del rischio connesso alla procreazione. La vita del talassemico è scandita da continue trasfusioni e terapie impegnative che comunque non lo guariscono, ma si limitano a permettergli di sopravvivere: le speranze di vera guarigione sono affidate al trapianto di midollo e alle terapie che si profilano nello scenario medico del prossimo futuro. I n alcuni Paesi del sud-est asiatico e dell’Africa equatoriale, nelle nostre regioni insulari (soprattutto la Sardegna) e in quelle vicine al delta del Po è piuttosto frequente un’alterazione ereditaria del sangue: la talassemia. Il nome deriva dalla parola greca “thalassa”, che significa mare: si tratta infatti di una malattia che colpisce soprattutto le popolazioni che vivono nelle zone costiere e che, per via della sua notevole diffusione nel bacino del Mediterraneo, viene anche chiamata “anemia mediterranea”. La malattia consiste in un’alterazione dell’emoglobina, la proteina contenuta nei globuli rossi del sangue che ha la funzione di trasportare l’ossigeno ai tessuti e di eliminare da questi l’anidride carbonica, convogliandola ai polmoni dove viene eliminata. I globuli rossi dell’individuo talassemico sono più piccoli del normale e contengono un’emoglobina difettosa che non solo svolge in modo insufficiente la sua funzione, ma provoca anche la distruzione precoce dei globuli stessi, sia quelli che si stanno formando nel midollo osseo sia quelli già formati e circolanti, che vengono distrutti dalla milza. In tal modo si spiegano i sintomi della talassemia: innanzitutto anemia, in secondo luogo ingrossamento della milza e deformazioni dello scheletro, dovute a ingrossamento da “superlavoro” del midollo osseo. La malattia può manifestarsi a diversi livelli di gravità: nelle forme più gravi (talassemia major o morbo di Cooley) se non viene adeguatamente curata può risultare mortale già nell’infanzia e, in età adulta, può provocare cirrosi epatica, diabete insulinodipendente per alterazione del pancreas, disturbi cardiovascolari. Nelle forme lievi (talassemia intermedia) provoca anemia, ingrossamento della milza e calcolosi biliare, anche se questi sintomi sono in certi casi molto modesti o comunque compatibili con una buona qualità di vita. Inoltre il talassemico è un soggetto particolarmente TALASSEMIA E MALARIA: CHE RAPPORTO C’E? Dei circa 6.000 talassemici italiani, la maggior parte si concentra nella zona del delta padano e delle isole, aree in cui nel passato era molto diffusa la malaria. La ragione di questo curioso fenomeno è semplice: gli individui affetti da talassemia sono, proprio a causa della loro ma- TALASSEMIA UNO SGUARDO ALLE SPERANZE FUTURE La possibilità di effettuare diagnosi prenatale di talassemia apre la strada all’ipotesi di una terapia “in utero” con cellule staminali modificate geneticamente, che dovrebbero portare nell’organismo del feto il gene sano capace di correggere la malattia. In Italia sono già in corso ricerche e sperimentazioni in questa direzione. Un altro filone di ricerca, presentato recentemente a Palermo, studia la possibilità di affidare ad una particolare sostanza presente nel riccio di mare il “trasporto” del gene sano nel feto. sensibile alle infezioni. La necessità di attuare una terapia tempestiva impone di arrivare il più presto possibile alla diagnosi. In presenza di una anemia emolitica (ovvero con notevole distruzione di globuli rossi) o di anemia microcitica (ovvero con presenza di globuli rossi più piccoli del normale), specie in un paziente nato nelle zone “a rischio”, il medico dovrà prescrivere esami per determinare sia il tipo di emoglobina sia il numero e il volume dei globuli rossi; a questo scopo è utilissima l’elettroforesi, un esame che permette di analizzare le proteine. La terapia può essere, a seconda della gravità, soltanto farmacologica o anche trasfusionale. Nel primo caso si utilizzano antibiotici per contrastare le infezioni intercorrenti e a volte si somministra acido folico, una sostanza che l’organismo utilizza per produrre l’emoglobina. Nel secondo caso, per i soggetti con ta- lattia, più resistenti alla malaria. La loro sopravvivenza in queste zone è stata quindi favorita rispetto a quella dei sani (che invece morivano in gran numero di malaria). In altre parole, si è verificata una sorta di “selezione naturale” a vantaggio dei talassemici che man mano, unendosi fra loro, hanno generato molti figli affetti dalla malattia. lassemia major, sono necessarie trasfusioni di sangue ogni 15-20 giorni. Poiché le continue trasfusioni provocano accumulo di ferro nel cuore, nel fegato, nella milza, nel pancreas e nei reni, è indispensabile anche la somministrazione dei cosiddetti chelanti, cioè farmaci che si legano a questo metallo e ne permettono l’eliminazione. Fino a poco tempo fa i chelanti venivano somministrati tramite infusioni sottocutanee prolungate (12-14 ore al giorno), ma oggi è disponibile anche un farmaco che si assume per bocca e che sembra abbastanza efficace. La guarigione dalla malattia è possibile soltanto con il trapianto di midollo, che però può essere attuato solo in un certo numero di casi. L’arma migliore rimane perciò la prevenzione, affidata a screening che permettono di individuare i portatori sani della malattia e quindi di sconsigliare la procreazione alle coppie che presentano un significativo rischio genetico. Loredana Assunto LE DURE LEGGI DELLA GENETICA Il genoma di ogni individuo è costituito da coppie di cromosomi (uno dei quali di origine paterna e l’altro di origine materna). Ciascuna coppia presiede a specifiche funzioni e strutture dell’organismo. Quando entrambi i cromosomi della coppia 11, che presiede alla formazione dell’emoglobina, presentano un’anomalia, l’individuo si definisce omozigote per quell’anomalia ed è clinicamente malato. Consideriamo allora la situazione di una madre e di un padre che hanno nella coppia 11 un cromosoma normale e uno alterato (cioè sono eterozigoti). Nessuno dei due sarà malato di talassemia, ma se il loro figlio eredita entrambi i cromosomi alterati, sarà malato. Statisticamente, questo accade nel 25% dei casi. Se invece il figlio eredita un cromosoma alterato e uno normale (probabilità del 50%), sarà sano ma potrà trasmettere la malattia ai propri figli, nel caso che si unisca a un partner che ha la stessa condizione genetica. Solo nel caso che il figlio erediti entrambi i cromosomi sani (probabilità del 25%) non ci saranno problemi di sorta. info ➔ PER SAPERNE DI PIU’ Associazione Nazionale per la Lotta contro le Microcitemie in Italia Via Galla Placidia, 28 Roma - Tel. 06/4394642 Fondazione Futuro Senza Talassemia www.fnc.net/area/fst/ Associazione Lotta Alla Talassemia www.altferrara.it/latalassemia.htm