Identità, cittadinanza e crisi globale: Temi e percorsi per pensare e agire nel mondo "glocale" che cambia “L’uomo è divenuto un superuomo […] Ma il superuomo col suo sovrumano potere non è pervenuto al livello di una sovrumana razionalità. Più il suo potere cresce, e più egli diventa anzi un pover’uomo […] Le nostre coscienze non possono non essere scosse dalla constatazione che, più cresciamo e diventiamo superuomini, e più siamo disumani”. [Albert Schweitzer] Stefano Tomelleri ● Gianfranco Rusconi Francesca Forno ● Mario Salomone Miguel Benasayag ● Lapo Berti ● Aldo Bonomi ● Mauro Magatti Riccardo Solci ● Andrea Segrè ● Pierluigi Musarò ● Vanni Codeluppi Università degli Studi di Bergamo Dipartimento di scienze umane e sociali Lunedì 15 e Martedì 16 Aprile 2013 Aula conferenze - Complesso di Sant'Agostino Identità, cittadinanza e crisi globale: Pensare e agire nel mondo "glocale" che cambia Università degli Studi di Bergamo Dipartimento di scienze umane e sociali Aula conferenze - Complesso di Sant'Agostino 15 -16 Aprile 2013 Presentazione dei lavori: 1 Identità precostituite: lo slegame e la sofferenza contemporanea Le identità precostituite dal marketing pubblicitario, i nuovi malesseri, l'individualità e i beni materiali: alla riscoperta dei beni "relazionali". "Il consumo è apparentemente l’unica unità di misura, l’unico metro, l’unica possibilità di identificarsi e identificare l’altro." [E.Scarpellini] Il processo di identificazione che si è imposto nella società occidentale massificata postmoderna è il consumo di beni materiali. Le tecniche pubblicitarie, la televisione con i suoi reality e talk show, propongono all'individuo delle identità precostituite, inserendole all'interno di un particolare contesto sociale costruito e legandole a uno specifico stato d'animo, ma soprattutto ad una particolare merce e alla sua marca. Si tratta di una vacua illusione perché le identità precostituite sono per definizione effimere e molto fragili. Questa instabilità identitaria è tuttavia funzionale al mercato (e di conseguenza al capitalismo neoliberista) perché lo rinvigorisce in modo perpetuo attraverso il logoramento programmato dei beni materiali, seguendo la definizione di Serge Latouche. Possiamo facilmente constatare il passaggio della società della produzione di beni durevoli, alla società detta del consumo che si occupa prevalentemente di educare al consumo. La società non si occupa più, infatti, di tramandare alle generazioni future idee di civiltà e strumenti di analisi critica delle problematiche ora globali e non più solamente locali. Il neoliberismo sfrenato e il fine ultimo del marketing, cioè quello di generare bisogni inutili, autorigenerativi e incapaci di soddisfare (perché insito nella loro natura), hanno contribuito e plasmato la prima vera e propria società del desiderio infranto. Bauman chiama questa inclinazione " sindrome consumista" e l'associa alle idee della velocità, dell'eccesso e dello spreco. Il consumo non sta più (se mai lo è stato) nel possedere un bene materiale ma nell'appropriazione e nella sua rapida eliminazione. La produzione riguarda la creazione di oggetti utili con un "valore d'uso", il consumo è la "consunzione" degli oggetti. "Un'economia guidata dal desiderio è in ultima istanza animata, spinta e alimentata dall'eliminazione degli scarti ". È anche ormai risaputo che le malattie mentali, depressione e nevrosi, quasi sconosciute nel mondo agricolo preindustriale, sono diventante un problema sociale nell'Ottocento e nella prima metà del Novecento, tanto da dar origine alla psicoanalisi. Circa la metà della popolazione americana d'oggi fa uso abituale di psicofarmaci. Circa quarant'anni fa Konrad Lorenz metteva in guardia da questo sfrenato bisogno psicologico di "avere tutto subito" che permette alle industrie chimiche e farmaceutiche a diffondere con leggerezza medicamenti il cui effetto a lungo termine è assolutamente imprevedibile. Abituati alla concorrenza gli uni verso gli altri, all'ottimizzazione dei processi persino di tipo relazionale, e alle logiche profitto economico, l'uomo moderno è governato dall'angoscia (sia conscia che inconscia). Già nel 1972 lo psichiatra Jacques Lacan aveva individuato la precarietà della condizione esistenziale affermando la rapida ascesa dello "slegame" sociale. Egli intuisce inoltre che la causa è da ricercare nelle logiche del capitalismo, il quale non è stato solo uno dei modi più potenti di trasformare la società feudale a industriale, da contadina a urbana, da nazionale a globale, ma è stato un discorso che frantuma ancora oggi le relazioni affettive e solidali. Viene rovesciata anche l'ipotesi di Max Weber che trova la genesi spirituale del capitalismo nell'ascetismo protestante, nella rinuncia e nel sacrificio di sé. Il "discorso del capitalista" secondo Lacan, esalta il godimento a scapito di ogni forma di legame. Il sacrificio di sé tipico del primi capitalisti, è annullato dall'imperativo del consumismo, inteso come consumo di consumo. Tale discorso impoverisce nostre qualità mentali e pone dei forti limiti a quell'immaginazione creativa necessaria per interpretare in modo evolutivo le trasformazioni in corso. Il pervertimento dell'utile, ad esempio, indica che nell'attribuire un valore all'azione sociale, l'utile è il singolo parametro, che annichilisce qualsiasi altra dimensione dell'agire. Nella relazione con l'altro diventa prioritario avere un congruo tornaconto e le relazioni sociali tendono ad assumere un valore strumentale. I contesti sociali richiedono una velocità di esecuzione degli obiettivi imposti o sollecitati che lascia poco tempo per ritardi, eventi gratuiti, momenti di socialità e di ascolto e di condivisione. Oltre all'utilità e alla velocità è richiesto di rispondere a standard rigorosi, che stabiliscono criteri universali per essere più veloci ed efficienti nel raggiungimento dei risultati. Stiamo assistendo tutti, nella società occidentale contemporanea, al passaggio da una fiducia smisurata a una diffidenza altrettanto estrema nei confronti del futuro. Miguel Benasayag, psicanalista argentino, afferma che tale mutamento è sintomo di un’attuale rottura dello storicismo teleologico del passato, il fallimento cioè di quella credenza che stava a fondamento delle nostre società e che si manifestava nella speranza di un futuro migliore e inalterabile. Il messianismo scientifico che assicurava un domani luminoso e felice si è spento per quell'appiattimento spazio-temporale di cui siamo tutti testimoni. Questa idea di futuro impreciso e privo di speranze si è ulteriormente aggravata con l’invasione dell’individualismo postmoderno. Nessuna forma di solidarietà viene percepita positivamente perché in questa visione utilitaristica del mondo, l’umanità appare costituita da una serie di individui isolati che intrattengono tra loro innanzitutto delle relazioni contrattuali e competitive, facendo passare in secondo piano le affinità elettive, le solidarietà familiari o di altro tipo. Così come Georg Simmel rintracciava nella cultura del consumo la ricerca dell'identità individuale, Zygumunt Bauman vede nel consumo lo strumento che la società di massa ha assunto per superare l’incertezza di cui faceva riferimento Benasayag. Il consumo si è elevato a strumento per attribuire senso alle cose che ci circondano in un mondo dominato da una confusione crescente. Vittime di questa sindrome e di questo "paradosso dell'opulenza" (Musarò) secondo cui più consumiamo più siamo infelici, è essenziale ritornare alla creazione di legami e beni "relazionali" (Donati) cioè beni prodotti nella comunità e non concepibili come somma di beni individuali. La felicità è da cercarsi in beni non in vendita come quali fiducia, amicizia, cultura, solidarietà, giustizia ecc. 2 Quale progresso? Introduzione ai temi proposti dal seminario Crisi del rapporto tra capitale e democrazia, delle ideologie e della cittadinanza: percorsi per rifondare il ruolo della respublica e ritrovare l'etica per i suoi cittadini. "Forse l'umanità riconoscerà i propri errori quando comincerà a sentirne le conseguenze sul piano economico, ma allora molto probabilmente sarà troppo tardi". [K.Lorentz] Il Progresso in filosofia indica una trasformazione per gradi, ciascuno dei quali costituisce un miglioramento rispetto a quello precedente e tutti insieme si inscrivono in un processo lineare e continuo. A questa definizione è sottintesa una concezione della storia universale per la quale essa tenderebbe verso un miglioramento continuo e illimitato – inteso come accumulo di conoscenze, di avanzamenti nel campo delle condizioni materiali oppure morali dell'umanità – che non esclude momenti di stasi o di parziale regresso, senza che ne sia però intaccata la tendenza di fondo. È già successo nel corso della storia che l'idea di Progresso è stata criticata e rifiutata, basti pensare a Nietsche, Marx e la scuola di Francoforte. Oggi questo interrogativo si ripropone sotto altre sfumature: la crisi economica riflette una situazione ben più grave che intacca numerosi altri ambiti. In primis la crisi delle ideologie e della politica, non più riconducibile alla sua etimologia originaria e cioè l'amministrazione della città, ha atrofizzato la partecipazione dei cittadini nell'interesse dei beni comuni. Con il perpetrarsi delle logiche di consumo, unico modello di cittadinanza offerto, da qualche decennio è in discussione l'identità stessa delle categorie sociali e del confine tra pubblico e privato. Identità fragili in un mondo sempre più complesso: nella società si sono diffusi nuovi malesseri e nuove sofferenze al posto del miracoloso benessere che il marketing contemporaneo cerca di inculcare nelle menti di ciascuno. Non meno importante al tema della cittadinanza si lega la crisi del welfare e dell'Unione Europea. Il modello europeo è stato fin dall'inizio un nuovo modo di pensare coesione tra stati aventi come minimo comun denominatore una cultura europea che ha avuto il modo di crescere, di innovarsi e di affermarsi in questi decenni. È necessario riproporre e ricreare nuove basi di questa identità culturale ancor prima che di congiuntura economica. La cornice di tutto ciò è l'ambiente, tenuto sempre in secondo piano, che non smette di lanciare i suoi allarmi di insostenibilità delle condizioni attuali per le generazioni odierne e future. La diseguale distribuzione delle ricchezze, il sovrappopolamento del pianeta, l'inquinamento, la perdita della biodiversità, la penuria delle risorse alimentari e dell’approvvigionamento idrico sono solo alcuni degli esempi che si possono fare e che ci rendono consapevoli dello stato di emergenza in cui verte la nostra biosfera. Possiamo ancora credere valido un modello che indichi la crescita esponenziale e il consumo illimitato di risorse, specialmente in un mondo finito come il nostro? È opportuno fin da subito considerare l'aspetto qualitativo dello sviluppo. Ci si è resi conto che una più equilibrata distribuzione della ricchezza tra i gruppi sociali, la tutela dell'ambiente, valori collettivi e istituzioni adeguate non sono solo un imperativo etico da perseguire, ma delle condizioni che sostengono il processo di sviluppo rendendolo regolare nel tempo: è da queste idee che nasce il concetto di sostenibilità. Tutte queste crisi ci costringono giustamente a ripensare sia l'idea di uno sviluppo appiattito sulla crescita, sia il ruolo della collettività e dei singoli. È tempo di rinnovare nuova cultura politica di tutti i cittadini, basata sull'onestà intellettuale, capace di non confondere sempre i mezzi con i fini ma di educare ed educarsi a capire il valore collettivo delle proprie azioni e ciò che ne conseguirà. Che questo seminario di riflessione culturale sia una fucina di idee e di prassi per favorire un nuovo senso di responsabilità civica, che lentamente sta emergendo all'interno dell'opinione pubblica, contro i promotori della disgregazione e dei facili luoghi comuni che in tempi di crisi, si sa, hanno più forte eco. 3 Cittadinanza e consumi Valore sociale e politico degli atti di consumo: cittadini attivi e consumatori responsabili. "È interessante quanto grottesco pensare come la “legge del consumo” si sia impossessata di pressoché tutti gli ambiti delle sfere umane." [V.Codeluppi] L'educazione al consumo è particolarmente efficace perché non soltanto i media ma tutte le istituzioni sociali sono sempre più interessate da una logica di tipo consumistico. Prosegue, infatti, quel processo tipico delle società capitalistiche che già Marx aveva individuato come "mercificazione" della società e "feticismo del prodotto". La cultura del consumo non si accontenta più di aumentare d'intensità nel suo ambito specifico - quello dell'acquisto dei beni - ma si estende anche a quegli spazi della società in cui in precedenza non era presente. Così moltiplica le dimensioni e il numero dei "santuari" in cui acquistare i prodotti (supermercati, ipermercati, centri commerciali, discount) (Codeluppi) . Il consumatore è attratto dal gioco di costruzione della sua identità attraverso le merci, dalla libertà apparentemente infinita di scegliere i prodotti che gli sono offerti. Con il risultato che l'attività di scelta diventa più importante di ciò che si è scelto e il piacere insito nello shopping è maggiore di quello che può procurare la merce una volta acquistata. Il consumo sembra funzionale all’attribuzione di senso alle cose che ci circondano in un mondo dominato da una confusione crescente. Al consumatore si cerca quindi di far credere che sta vivendo in un mondo ideale dove le condizioni di vita migliorano continuamente e dove tutti i suoi desideri possono essere appagati. Secondo il sociologo polacco Bauman "lo scopo del gioco del consumo, non è tanto la voglia di acquisire e possedere né di accumulare ricchezze in senso materiale, tangibile, quanto l'eccitazione per sensazioni nuove, mai sperimentate prima." Il consumo è il presupposto di cittadinanza, secondo Mazzette e Sgroi; il consumatore diventa l'identità principale presa in considerazione dalle politiche di rigenerazione urbana. Considerare l'evoluzione della città come luogo da visitare, spettacolarizzato e in continua concorrenza l'un con l'altro, significa che le popolazioni urbane prima che cittadini sono consumatori. Il loro accesso alle risorse della città si realizza non in quanto portatori di doveri e diritti a prescindere dalle loro capacità economiche , ma in quanto portatori di specifiche domande di consuma da soddisfare. Ciò ha comportato l'esclusione di molte persone e un grave problema di coesione sociale. Bisogna prendere atto, secondo Pierluigi Musarò, che il consumismo è anche un universo di valori, significati, relazioni sociali e organizzazione territoriale che influiscono sul nostro immaginario. Occorre cogliere la dimensione culturale e politica del consumo, riconoscergli un ruolo nel processo intersoggettivo di costruzione della realtà, per poterlo adottare come lente di analisi delle interdipendenze planetarie a livello sociale, culturale, politico ed economico. Quindi, prosegue Musarò, piuttosto che contrapporre la figura del consumatore a quella del cittadino, sarebbe più utile valutare la persona nella sua totalità, in quanto consumatore e al contempo produttore di valore, da non ridurre alla sola accezione economica. È necessario lavorare per un paradigma capace di riconoscere come le nostre pratiche di consumo rappresentino più un atto politico che una scelta privata: uno strumento attraverso cui rispettare il pianeta e solidarizzare con quanti lo abitano, promuovere la democrazia e partecipare alla costruzione di un futuro più sostenibile. 4 La crisi della biosfera Verso Expo 2015 "Feed the planet, energia per la vita": nutrizione, sostenibilità, responsabilità e meno spreco. "Non ereditiamo la terra dai nostri avi, ce la facciamo prestare dai nostri figli." [Antoine de Saint-Exupéry] Lo status di emergenza, diffuso in broadcast in ogni minuto e al più grande numero di persone dalla multitelevisione odierna, è legato probabilmente anche ad altro un malessere generale, sottaciuto o meglio ridimensionato, di cui noi tutti siamo complici: la devastazione del nostro habitat naturale. Di allarmi ne sono suonati tanti a partire dal 1962 quando una biologa americana, Rachel Carson scrisse un libro "Primavera Silenziosa", remando contro l'industria chimica e i fertilizzanti chimici e seminando nell'opinione pubblica il seme del dubbio. Da questo germoglio fiorirono numerosissimi pensieri e prassi (WWF, Greenpeace, Worldwatch Istitute, IPCC, etc.): non possiamo più permetterci di non sapere. Nel 1972 uscì il primo rapporto del Club di Roma, "I limiti allo sviluppo" che ci avvertiva dell'impossibilità di una crescita esponenziale in un mondo dalle risorse finite come il nostro. La biodiversità sta scomparendo, le specie vegetali ed animali spariscono ad una velocità impressionante (i mari e gli oceani sono pressoché privi di vita), vi è uno spreco immane di energia e di acqua, i combustibili fossili sono ancora la principale fonte energetica dei paesi industrializzati e non, l'inquinamento di ogni genere e la produzione dei rifiuti non accenna ad arrestarsi e l'incubo degli armamenti nucleari non si è spento. Sono solo alcuni degli esempi che si possono fare in merito alla catastrofe ecologica in cui verte il pianeta Terra. Siamo ad un punto di non ritorno, urge un cambiamento di paradigma che deve andare oltre anche al concetto di sviluppo sostenibile emerso nel 1972 alla conferenza di Stoccolma. Ognuno deve fare la sua parte per interiorizzare questa grave situazione. Gli esempi per comprendere dei nuovi paradigmi stanno emergendo sempre di più: Serge Latouche, riprendendo l'idea di economia di Karl Polanyi, la convialità di Ivan Illic, la decrescita Nicholas Georgescu-Roegen, rivendica la liberazione della società occidentale dalla dimensione universale economicista. Milano, candidata vincente per Expo 2015 si è attivata per offrire una riflessione importantissima: "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Scopo principale è la riflessione sulle problematiche legate all'alimentazione quali l'approvvigionamento di cibo, l'educazione alimentare, gli OGM e la sostenibilità nella sua tripartizione - sociale, economica e ambientale. Sarà dunque una grande opportunità capace di valorizzare allo stesso tempo dimensione locale e globale, ricerca accademica e mercato del lavoro, educazione e attività ludiche, innovazione e tradizione, riflessione e ideazione di nuove prassi per vivere in sintonia con la madre Terra e con il prossimo. In un mondo dove si spreca troppo, la sfida è sviluppare un paradigma alternativo finalizzato a ridurre i nostri consumi senza necessariamente modificare il nostro livello di benessere. Seguendo le idee di Andrea Segrè, professore dell'Università di Bologna e fondatore di "Last Minute Market", "bisogna cercare la sostenibilità dei processi, oltre che dei prodotti, per affermare una logica nuova, quella della sufficienza, che sia in grado di intervenire in modo concreto sui modelli di consumo, riducendo a monte lo spreco delle risorse". Che questa preziosa parte del seminario ci introduca e ci anticipi ad Expo 2015, focalizzandoci sullo spreco alimentare, sull'importanza dell'alimentazione e sulla responsabilità collettiva a cui tutti noi non possiamo sottrarci. Andrea Sem Castelli Associazione DiversaMente InFormati - UNIBG Bibliografia: Gianluigi Della Valentina, “Storia dell’ambientalismo in Italia. 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Prospettive di analisi del consumo nella società globale" Franco Angelo, Roma, 2006 Identità, cittadinanza e crisi globale: Temi e percorsi per pensare e agire nel mondo "glocale" che cambia Università degli studi di Bergamo - Dipartimento di scienze umane e sociali Aula conferenze - Complesso di Sant'Agostino Lunedì 15 Aprile 2013 Stefano Paleari - Rettore dell'Università degli Studi di Bergamo Giuseppe Bertagna - Direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali - UNIBG Stefania Gandolfi - Cattedra UNESCO: Diritti dell’uomo ed etica della cooperazione internazionale Identità precostituite: lo slegame e la sofferenza psicosociale Le identità precostituite dal marketing pubblicitario, i nuovi malesseri, l'individualità e i beni materiali: alla riscoperta dei beni "relazionali". Stefano Tomelleri modera Miguel Benasayag e Riccardo Solci Quale progresso? Crisi del rapporto tra capitale e democrazia, delle ideologie e della cittadinanza: percorsi per rifondare il ruolo della respublica e ritrovare l'etica per i suoi cittadini. Gianfranco Rusconi modera Aldo Bonomi, Lapo Berti e (Mauro Magatti) Martedì 16 Aprile 2013 Cittadinanza e consumi Valore sociale e politico degli atti di consumo: cittadini attivi e consumatori responsabili. Francesca Forno modera Pierluigi Musarò e Vanni Codeluppi La crisi della biosfera Verso Expo 2015 "Feed the planet, energia per la vita": nutrizione, sostenibilità, responsabilità e meno spreco. Mario Salomone modera Andrea Segrè Identità, cittadinanza e crisi globale: Pensare e agire nel mondo "glocale" che cambia “L’uomo è divenuto un superuomo […] Ma il superuomo col suo sovrumano potere non è pervenuto al livello di una sovrumana razionalità. Più il suo potere cresce, e più egli diventa anzi un pover’uomo […] Le nostre coscienze non possono non essere scosse dalla constatazione che, più cresciamo e diventiamo superuomini, e più siamo disumani”. [Albert Schweitzer] Università degli Studi di Bergamo - Dipartimento di scienze umane e sociali Lunedì 15 Aprile 2013 Aula conferenze - Complesso di Sant'Agostino Inizio dei lavori: Stefano Paleari - Rettore dell'Università degli Studi di Bergamo Felice Rizzi - Cattedra UNESCO: Diritti dell'uomo ed etica della cooperazione internazionali Giuseppe Bertagna - Direttore del dipartimento di scienze umane e sociali UNIBG h.10.00 - Identità precostituite: lo slegame e la sofferenza psicologica Le identità precostituite dal marketing pubblicitario, i nuovi malesseri, l'individualità e i beni materiali: alla riscoperta dei beni "relazionali". Stefano Tomelleri - Università degli studi di Bergamo - Dipartimento di scienze umane e sociali Modera: Miguel Benasayag - Psichiatra e filosofo, ricercatore presso l'università di Parigi e Buenos Aires Riccardo Solci - Università di Verona Pausa pranzo h. 15.00 - Quale progresso? Crisi del rapporto tra capitale e democrazia, delle ideologie e della cittadinanza: percorsi per rifondare il ruolo della respublica e ritrovare l'etica per i suoi cittadini. Tavola Rotonda Gianfranco Rusconi - Università di Bergamo - Direttore del Dipartimento di Scienze aziendali, economiche e metodi quantitativi Modera: Aldo Bonomi - Fondatore consorzio AASTER, editorialista de "il Sole24ore", LIB21 Lapo Berti - Economista, Ufficio garante del commercio e scrittore Mauro Magatti - Università Cattolica di Milano - Dipartimento di sociologia Dibattito Identità, cittadinanza e crisi globale: Pensare e agire nel mondo "glocale" che cambia “Negli esseri umani sono all'opera entrambe queste due tendenze: quella ad avere, possedere e quella ad essere, a condividere, a sacrificarsi, che deve la propria forza alle condizioni specifiche dell'esistenza umana e al bisogno insopprimibile di superare il proprio isolamento mediante l'unione con gli altri. [...] Siamo chiamati a decidere quale delle due modalità vogliamo coltivare”. [Erich Fromm] Università degli Studi di Bergamo - Dipartimento di scienze umane e sociali Martedì 16 Aprile 2013 Aula conferenze - Complesso di Sant'Agostino Programma della mattina: h.10.00 - Cittadinanza e consumi Valore sociale e politico degli atti di consumo: cittadini attivi e consumatori responsabili. Francesca Forno - Università degli studi di Bergamo - Dipartimento di scienze umane e sociali, Cittadinanza sostenibile Modera: Pierluigi Musarò - Università di Bologna - Dipartimento di sociologia dei processi culturali e della comunicazione, YODA Vanni Codeluppi - Università di Modena e Reggio Emilia - Dipartimento di scienze della comunicazione Pausa pranzo Programma del pomeriggio: h.15.00 - La crisi della biosfera Lo stato di emergenza in cui verte la nostra biosfera è giunto da tempo ad un punto di non ritorno: verso un nuovo paradigma di cittadinanza ecosostenibile planetara. Mario Salomone - Università degli studi di Bergamo - Dipartimento di scienze umane e sociali Modera: Luciano Valle - Università di Pavia - Dipartimento di Filosofia, Centro di Etica Ambientale di Bergamo h.18.30 - Dibattito, conclusioni e chiusura del seminario