LA RETE A 50 Hz. CALCOLO DELL’INDUZIONE MAGNETICA E DEL SUO ANDAMENTO CON LA DISTANZA Autore Fausto Gelmini Docente Igiene e Sicurezza del Lavoro Come intuitivo, il ruolo della rete di distribuzione a 50 Hz (che genera campi e.m. oscillanti con lunghezze d’onda di dimensioni continentali, 6000 km) è così prevalente rispetto a ogni altra forma di distribuzione dell’energia da rendere necessario un esame specifico. Anzitutto, riprendendo la nozione di ripartizione del campo e.m. in funzione della relazione tra dimensioni della sorgente e lunghezza d’onda, possiamo concludere che, in tutti i casi, ci si trova in zona di campo reattivo, ovvero in quella zona di spazio ove: • i vettori elettrico e magnetico sono indipendenti (non essendo qui legati dalla relazione d’impedenza, valida per distanze superiori alla lunghezza d’onda), • qualunque tentativo di valutare l’entità del problema dovrà prevedere la misura di entrambi, • a tutti i fini pratici del rischio, è quasi sempre rilevante il solo campo magnetico. Infatti, essendo le correnti di solito molto elevate (perché derivate dalla trasformazione in bassa tensione della rete di media tensione), i gradienti del campo elettrico sono decisamente bassi (sussistono poche centinaia di volt tra le fasi). Quindi è improbabile la presenza di hot spots di campo elettrico, mentre sarà particolarmente complesso l’andamento del campo magnetico, che si presenta come un’onda di bassa impedenza, quindi in grado di penetrare facilmente all’interno della quasi totalità dei materiali (solo quelli ferromagnetici possono tentare di ostacolarla). L’interazione con i tessuti organici si esplicherà prevalentemente con una generazione di correnti indotte dalle variazioni del campo magnetico. Consideriamo ora alcune morfologie tipiche dei sistemi a bassa tensione, che rappresentino schematicamente i principali elementi tecnologici della produzione e del trasporto dell’energia elettrica: le spire (elemento costitutivo dei trasformatori) e i cavi, monofase o polifase, raggruppati in coppie o terne. Qui si vuole solo fornire agli interessati un insieme di rapidi algoritmi che permettano di valutare con approssimazione accettabile il valore del vettore induzione magnetica in punti posti a distanza r dalla sorgente. Questo può essere di particolare importanza nelle valutazioni a priori, ad esempio quando si voglia valutare la variazione di induzione dovuta a modifiche o potenziamento degli impianti, o a una ricollocazione delle tratte, e la conseguente entità di una schermatura. Si faccia attenzione al fatto che nelle formule che seguono, l’induzione magnetica B viene misurata in microtesla (μT), le correnti I in ampére (A), le distanze in metri (m) e le superfici A in metri quadrati (m2). Naturalmente B e I vanno intesi come valori efficaci. • Sorgenti di campo a spira chiusa. Sia data una spira di corrente di superficie A (in realtà si tratta quasi sempre di spire multiple, nel qual caso A deve intendersi come somma delle superfici delle singole spire), percorsa da una corrente I. Dal punto di vista magnetico, tale spira rappresenta un dipolo; in altri termini è equivalente a una lastra magnetizzata, che rivolge il suo lato Nord a chi vede la corrente circolare in senso antiorario. Questi dipoli producono campi magnetici dall’andamento abbastanza complesso, che decadono come l’inverso del cubo della distanza secondo l’espressione: I⋅A r3 B = 0,2 ⋅ Se ne deduce che l’andamento di B attorno a un trasformatore, pur partendo da valori molto elevati, decresce molto rapidamente allontanandosi dal trafo. • Sorgenti da conduttore singolo. L’induzione generata da un conduttore rettilineo di lunghezza infinita, percorso dalla corrente I, decresce in ragione inversa alla distanza, secondo l’espressione: B = 0,2 ⋅ I r Questa espressione si applica anche alle correnti di ritorno lungo tubi, cavi di terra, alimentazione di treni o mezzi di trasporto pubblico. Si noti che questo è il caso di minimo decremento, quindi l’influenza di cavi singoli e lontani dal ritorno sul valore di B è quella massima fra le varie configurazioni possibili. • Sorgenti da sistemi monofase. Nel caso di una coppia di conduttori rettilinei e paralleli, percorsi da corrente in opposizione di fase (ad esempio la rete di alimentazione domestica, dove i conduttori sono separati da una distanza d piccola rispetto alla distanza di osservazione r, l’induzione B diminuisce come l’inverso del quadrato di quest’ultima: B = 0,2 ⋅ I ⋅d r2 Si noti che, dimezzando la separazione d fra i conduttori, dimezza anche B. • Sorgenti da sistemi trifase. Nel caso di un sistema trifase bilanciato (corrente nulla di centro stella), con conduttori spaziati d, il campo ha un andamento simile a quello dei sistemi monofase: B = 0,346 ⋅ I ⋅d r2 Tuttavia, se il sistema non è bilanciato e le correnti di ritorno sono di intensità IR, il campo prevalente è quello dovuto allo sbilanciamento delle fasi, ovvero: B = 0,2 ⋅ IR r Si osservi che, anche nel caso dei sistemi trifase a tre o quattro conduttori e con le limitazioni derivanti dalle esigenze di dissipazione termica, è consueto raccogliere i cavi in configurazioni a trifoglio o quadrifoglio, conseguendo in tal modo una sostanziale diminuzione dell’induzione magnetica B. Cenno sulle correnti indotte da campi alternati a 50 Hz. • Come noto, tensioni variabili inducono correnti nei conduttori e quindi anche nei tessuti corporei. Le correnti che percorrono una struttura collegata a terra si dicono di corto circuito. Nel caso del campo elettrico e per un corpo umano di altezza h, queste correnti possono essere approssimate con la relazione Icc = 5,4⋅h2⋅E, dove Icc venga misurato in μA, h in m ed E in kV/m. • Sotto un traliccio da 220 kV, la corrente che percorre un corpo umano è dell’ordine di 80 μA. • Anche un campo magnetico variabile induce una tensione e provoca di conseguenza la presenza di una densità di corrente nei tessuti. Si può stimare che un campo di circa 500 μT generi, all’altezza del bacino del soggetto, una densità di corrente dell’ordine di 1 mA/m2. Questo valore dovrebbe essere confrontato con il risultato di analisi sperimentali, secondo le quali nel corpo umano si generano fisiologicamente densità di corrente dell’ordine di 10 mA/m2. • In realtà, anche se esiste un valore oggettivo della corrente di corto circuito sopportabile (detta anche valore di rilascio, ovvero la soglia oltre la quale non è possibile abbandonare volontariamente un oggetto stretto nelle mani, ≈ 9 mA per gli uomini e ≈ 6 mA per donne e bambini), le densità di queste correnti indotte, legate alla frequenza del campo, sono poco correlabili con le densità di corrente tipiche dei processi fisiologici.