il chip che da` movimento al pensiero

Liceo Scientifico Marsala
IL CHIP CHE DA' MOVIMENTO AL PENSIERO
lunedì 08 ottobre 2007
Ultimo aggiornamento lunedì 08 ottobre 2007
Vuoi leggere un bell'articolo di divulgazione scientifica?Ecco "Il chip che dà movimento al pensiero" pubblicato oggi da "Il
Corriere della Sera".Lo troverai pure nella sezione "Articoli scientifici" nel menu a sinistra nella nostra home page.
BERGAMOSCIENZAIl chip che dà movimento al pensiero Il futuro? «Sconfiggere la paralisi con la forza del cervello»».
Intervista all'ideatore del «BrainGate» BERGAMO - Era una delle «star» più attese John Donoghue ieri alla quinta
edizione di BergamoScienza, festival di divulgazione scientifica che andrà avanti fino al 21 ottobre con conferenze, tavole
rotonde, mostre, incontri con gli studenti. Famoso come un «mago» questo Donoghue, visto che è riuscito a tradurre in
realtà la (finora) fantascientifica idea che si possano compiere azioni soltanto con la forza del pensiero. A 57 anni il
professore di neuroscienze della Brown University di Rhode Island è uno dei ricercatori di punta nell'ambito della protesi
neurali, ovvero di quelle astruse macchine che cercano di creare un dialogo fra il cervello umano e sofisticati algoritmi
informatici. Il successo per Donoghue arriva nel luglio dello scorso anno quando la rivista Nature pubblica in copertina la
foto del venticinquenne Matthew Nagle, il primo tetraplegico che grazie ad un microchip impiantato nel cervello (una
piastrina-sensore di 4 millimetri per 4 appoggiata sulla corteccia cerebrale, capace di insinuare nella sua profondità un
centinaio di elettrodi) riesce a spedire una email o a giocare con un videogame. Il ponte operativo con il mondo esterno è
un processore capace di tradurre in comandi per il cursore del computer gli impulsi nervosi del cervello di Matthew
rilevati dagli elettrodi e trasportati fuori dal cranio da un cavo ben visibile sulla sua testa (da qui il nome di uomo bionico).
Tutto ilsistemaha unnome suggestivo, BrainGate, una «porta» per il cervello. Inevitabile che dopo tanto clamore la prima
domanda che gli rivolgiamo, incontrandolo a Bergamo, sia sul seguito di queste sue ricerche che sfidano la corporeità
cercando di trovare strade di comunicazione alternative. Professore Donoghue, come stanno andando avanti gli
esperimenti con il BrainGate? Lo sta provando su altri pazienti? «Al momento attuale sono in corso due studi pilota che
devono sperimentare la sicurezza elepotenzialitàdi BrainGate finanziati dalla Company di cui sono fondatore insieme ai
miei collaboratori, la Cybernetics Neurotechnology Systems che ha sede nel Massachusetts. Questi studi, che
coinvolgono cinque pazienti ciascuno, sono stati approvati dalla Food and Drug Administration (l'ente federale che in
America regola farmaci e dispositivi medici, n.d.r) e dai comitati etici degli ospedali coinvolti negli esperimenti. Si tratta di
persone paralizzate; quelle che partecipano al primo studio lo sono diventate in seguito a traumi spinali, ictus o distrofia
muscolare; il secondo riguarda malati di sclerosi laterale amiotrofica. Fino ad oggi BrainGate è stato impiantato in quattro
pazienti tetraplegici, due in seguito ad un trauma spinale, uno colpito da sclerosi laterale, un altro, ancora, reduce da un
ictus. Se questo lavoro darà buoni risultati, ne faremo partire uno su più larga scala che richiederà, ovviamente,
l'approvazione dell'ente sanitario federale. La nostra ambizione è quella di restituire loro controllo, indipendenza e
possibilità di comunicare». Finora siete riusciti a tradurre i messaggi operativi del cervello in comandi per il cursore del
computer, ma si potrà con il solo pensiero muovere un arto artificiale e con una certa precisione? «Ne sono convinto. Uno
dei pazienti che ha partecipato a questi studi pilota è riuscito attraverso un braccio robotico ad afferrare una fetta di dolce
e a trasferirla nelle mani di un'altra persona. Visto il successo di quest'esperimento, abbiamo cominciato a lavorare
all'idea di associare BrainGate ad uno stimolatore muscolare in modo da ricostruire il percorso che in condizioni normali
fa sì che il movimento "pensato" si traduca in una contrazione muscolare. Pensiamo per ora a gesti semplici come
prendere in mano una tazza e portarla alla bocca. Ma noi siamo molto, molto, più ambiziosi: abbiamo la presunzione di
arrivare a garantire alle persone paralizzate il controllo delle gambe e della braccia. Condizione indispensabile per
questo è la miniaturizzazione di tutto il sistema: a questo proposito abbiamo in corso un progetto finanziato dai National
Institutes of Health e dalla mia Company per trasformare BrainGate in una specie di pace-maker, eliminando i fili e tutti
gli ingombranti accessori indispensabili oggi. Ci vorranno molti anni per tutto questo, ma sento che siamo sulla strada
giusta». Ma quando è realistico ipotizzare che BrainGate entri nella pratica clinica? C'è chi dice che avverrà in una
manciata di mesi, ma che sarà molto costoso... «Non faccio previsioni. Il prezzo? Finché non saremo vicini alla
commercializzazione, credo che abbia poco senso parlarne». Altre neuroprotesi sono allo studio per restituire una
qualche forma di vista ai ciechi e consentire ai sordi di sentire. Anche in questo ambito pensa che il successo sia
garantito, sia, in sostanza, solo questione di tempo? «Gli impianti cocleari per i sordi sono già una realtà: hanno ridato
l'udito a più 100.000 persone nel mondo. Una protesi per restituire la vista è già in sperimentazione: sei persone l'hanno
riacquistata, seppur in modo parziale grazie a questi dispositivi. Sì, sono convinto che questi "bioibridi" fra sistemi
biologici e fisico-elettronici siano la grande promessa — e scommessa — per il futuro». Franca Porciani
‘ Dopo il caso di Nagle abbiamo impiantato il dispositivo ad altri quattro tetraplegici e nuovi tentativi sono in corso
‘ Sono convinto che questi «bioidridi» fra sistemi biologici e fisici siano la grande scommessa del futuro Scarica il
programma di Bergamoscienza Franca Porciani
07 ottobre 2007
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