3 febbraio: SAN BIAGIO protettore della gola.

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3 febbraio: SAN BIAGIO protettore della gola.
I miei alunni dell’Istituto Professionale, ponevano quotidianamente la solita domanda: Professore,
che santo è oggi? con la speranza di ritardare la lezione di matematica, conoscendo la mia tendenza
a dilungarmi poi sull’argomento. Intuivo la furbata, ma mi conveniva rispondere, soprattutto
perché suscitando il loro interesse riuscivo a ridurne la vivacità, mentre provvedevo ad annotare sul
registro, gli assenti, l’argomento della lezione ed altro. Con un’occhiata al calendario, (anche loro
conoscevano la mia scappatoia) comunicavo il nome del santo appena letto ed inventavo, proprio
così, qualche notizia sulla sua vita: miracoli, martirio, ecc. Si potrebbe obbiettare che sarebbe
bastato prepararsi in anticipo. Avrei fatto il loro gioco. In quel caso la matematica sarebbe andata a
farsi benedire!
Senza la provocazione degli alunni, ormai anch’essi vecchi, importuno voi, dopo aver dato, ogni
mattina, un’occhiata al calendario.
Oggi 3 febbraio ricorre la festa di San Biagio. San Biagio chi era costui? Direbbe Don Abbondio,
se anziché quello di Carneade gli fosse balenato alla mente il nome di San Biagio. Non
dimentichiamo invece che San Biagio, protettore della gola, è il compatrono insieme a San Rocco
(si fa per dire) della nostra città, retta da Sant’Antonio (Il Santo dicono a Padova, lì considerato il
santo per eccellenza).
Dico compatrono perché le due chiese parrocchiali, cui fanno riferimento i due territori: lato nord e
lato sud, da via Regina Margherita, sono rispettivamente, l’una dedicata a San Biagio (Chiesa
Matrice) e l’altra (S.Maria la Pinta) caratterizzata dalla devozione a San Rocco.
Ma mentre la grande diffusione del nome Rocco (Ruaccu) fra gli abitanti di Amantea, testimonia il
grande attaccamento popolare al Santo, non altrettanto può dirsi di San Biagio. Pochi gli esempi
della presenza di questo nome fra i nati nel nostro comune. Un solo nome ora mi viene in mente,
quello del figlio dell’amico prof. Lello Frangione (ideatore della rubrica: uomini, idee e memorie di
amantea3), il giovane Biagio Frangione, brillante medico e specializzando in ortopedia
all’Università “La Sapienza” di Roma.
Hanno avuto un bel da fare, con tutte le benedizioni delle gole elargite negli anni, Don Filippo
Aloisio prima e Padre Francesco Celestino poi, per cercare di rinverdire una devozione al Santo
forse mai esistita, purtroppo con risultati modesti.
Non so se le gole degli amanteani hanno avuto benefici in termini di guarigioni (bisognerebbe
chiederlo agli otorinolaringoiatri che qui esercitano), ma dalla misura dell’incremento della
devozione a San Biagio è da ipotizzare che i problemi di gola sona ancora lungi da essere risolti.
Nella scena 3 del I° atto della Tosca di Puccini, il sagrestano replica a Cavaradossi:
Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi!
Lungi da me! San Biagio è davvero il patrono di tutte le persone che soffrono di malattie alla gola,
oltrechè degli animali selvatici e dei cardatori.
Ezio di Amida in Mesopotamia (527-565 d.C.) che aveva studiato medicina ad Alessandria d’Egitto
ed era divenuto esponente rappresentativo della medicina bizantina, cita San Biagio nel suo trattato
Libri medicinales - Βιβλία ἰατρικὰ - in 16 libri, considerato valido sino al Rinascimento:
« Aliud. Ad eductionem eorum, quae in tonsillas devorata sunt. Statim ……..gutture dic: Blasius
martyr o servus Christi dicit, aut adscende, aut descende. »
« Se la spina o l'osso non volesse uscire fuori, volgiti all'ammalato e digli «Esci fuori, osso, se pure sei
osso, o checché sii: esci come Lazzaro alla voce di Cristo uscì dal sepolcro, e Giona dal ventre della
balena.» Ovvero fatto sull'ammalato il segno della croce, puoi proferire le parole che Biagio martire e
servo di Cristo usava dire in simili casi «O ascendi o discendi »
Il principe Filippo di Edimburgo, proferiva forse le parole: «O ascendi o discendi », ovviamente in
inglese, rivolto alla suocera, la Regina Madre (della Regina Elisabetta), che particolarmente ghiotta
di pesce, era capace, nella foga di inghiottirlo, di farne conficcare qualche spina nella gola. Non si
conoscono gli effetti degli interventi verbali del principe sulla paziente. Quello che è certo è che
Elizabeth Angela Marguerite Bowes-Lyon, madre dell'attuale sovrana Elisabetta II ed essa stessa
regina dal 1936 al 1952, visse 102 anni.
Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo
della "pax" costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici
con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l'occidentale Costantino e l'orientale Licinio. Il
suo nome è frequente nella toponomastica italiana - in provincia di Latina, Imperia, Treviso,
Agrigento, Frosinone e Chieti - e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo
guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore
per i mali di quella parte del corpo. A quell'atto risale il rito della "benedizione della gola",
compiuto con due candele incrociate. La venerazione del santo orientale è arrivata in Europa in
tempi molto antichi e fu molto diffusa nel Medio Evo. La ragione vera della devozione a San Biagio
non è ancora stata chiarita. Innumerevoli chiese sono dedicate a lui e molte località ritengono di
avere sue reliquie, da Maratea a Taranto ed a Ragusa, dall'Abbazia di San Biagio nella Foresta
Nera a San Biagio di Callalta.
Il corpo di Biagio era stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma secondo la tradizione, nel
732, una parte dei resti mortali venne imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una
improvvisa tempesta troncò però il loro viaggio a Maratea, dove in una chiesetta che poi diventerà
l’attuale basilica, vengono conservate quelle reliquie. Dalla basilica sorta sulla spianata della
sommità del monte San Biagio, si gode uno dei più bei panorami su tre regioni della costa tirrenica
meridionale: la Calabria, la Basilicata e la Campania. Sulla spianata è stato eretto nel 1963 il
famoso bianco “Cristo di Maratea” statua alta 21 metri. Esso domina con le braccia aperte verso il
mare, l’ampio tratto di costa che va dal Capo Palinuro, al Golfo di Sapri, alla Costa di Maratea,
all’Isola di Dino e giù giù fino al capo Cetraro ed al Capo Amantea.
San Biagio, il cui culto ad Amantea potrebbe essere stato importato proprio da Maratea, si festeggia
il 3 Febbraio nella chiesa cattolica e l'11 Febbraio nella chiesa orientale. Ecco perché propongo a
Padre Francesco d’incominciare a muoverci verso oriente, da Salonicco ad Istambul, per essere in
tempo utile all’appuntamento dei festeggiamenti lì previsti per l’11. Ancora!
E' rappresentato spesso con in mano due candele incrociate o in una grotta attorniato dagli animali.
In Germania, Svezia ed Ungheria San Biagio è venerato tra i 14 santi ausiliatori cui si rivolgono i
devoti che chiedono aiuto in caso di malattia.
La chiesa matrice di Amantea non possiede purtroppo statue processionali, ma la magnifica cornice
barocca in legno dorato, posta sopra l’altare maggiore, riccamente scolpita ed intagliata da volute e
motivi floreali, di bottega di scuola napoletana del XVII° sec., contiene una tela raffigurante San
Biagio, opera del pittore Giuseppe Curcio di Fiumefreddo, attivo nei primi decenni del ‘900.
La cornice conteneva la tela della Madonna del Suffragio, cui in origine era dedicata la chiesa,
prima che vi avesse sede la parrocchia di San Biagio. Quindi il culto di San Biagio viene importato
ad Amantea, molto dopo la fondazione della chiesa avvenuta nel 1677. Il Santo è ancora raffigurato
nella chiesa, nell’affresco della parete sinistra dell’abside, Il martirio di San Biagio, eseguito
intorno al 1930 da Carmelo Zinatore e Diego Grillo, pittori di Pizzo Calabro. Un episodio della vita
del santo in un eremo tra belve ammansite, è una riproduzione su tela del pittore amanteano Pedrito
Bonavita, di un affresco, irrimediabilmente danneggiato
dall’umidità, posto sulla parete destra.
C’è una sua statua di San Biagio anche su una guglia del
Duomo di Milano, la città dove in passato il panettone
natalizio non si mangiava mai tutto intero, riservandone
sempre una parte per la festa del nostro santo. Tuttora, agli
inizi di febbraio, si vende a Milano il panettone di san Biagio.
Passeggiando per la città, non è strano, nelle vetrine di
pasticcerie, panetterie e gastronomie, trovare panettoni in
vendita con forti sconti (per la verità, la tradizione imporrebbe
di vendere due panettoni al prezzo di uno, ma non tutti la
rispettano). L’usanza è dovuta ad una curiosa storia miracolosa accaduta nei secoli passati ad un tal
frate tale Desiderio, che aveva pian piano consumato un panettone lasciatogli da una donna perché
lo benedicesse. Desiderio, guardando il cesto, ormai privo del panettone, sperava che la donna lo
avesse dimenticato. Ma quando il 3 febbraio si recò per ritirarlo, quale non fu la meraviglia del
frate: il cesto prima vuoto era colmo di panettoni!
Dante Perri
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