Le grandi religioni a cura di Giuliano Stabile EBRAISMO e CRISTIANESIMO La religione con la quale il Cristianesimo ha il più stretto legame è l' Ebraismo perché Gesù era ebreo ed ebrei furono i suoi primi seguaci. Dall'Ebraismo il Cristianesimo trae una parte delle proprie Scritture (l'Antico Testamento), l'idea del Dio unico creatore rivelatore e guida della storia e le basi della sua visione morale. La divergenza sostanziale con l'Ebraismo sta nella credenza in Gesù Cristo Dio e uomo e nell'interpretazione di tutta la rivelazione biblica che da questa credenza in Cristo deriva. Il fatto che la maggioranza degli ebrei del I secolo non abbiano aderito alla predicazione dell'ebreo Gesù e che nei secoli successivi l'Ebraismo abbia continuato ad esistere e a svilupparsi ha portato ad aspre polemiche teologiche e politiche. Dal punto di vista teologico i cristiani hanno spesso pensato che il popolo ebraico, avendo rifiutato di credere in Gesù Cristo avesse perduto il diritto di considerarsi il popolo di Dio, e che la Chiesa fosse ormai il nuovo Israele che aveva sostituito l'antico Israele. Quando i cristiani conquistarono il potere nell'impero romano, cominciarono a perseguitare gli ebrei, limitandone le libertà e i diritti. Si diffuse anche la concezione per la quale gli ebrei avrebbero perduto il diritto alla propria terra destinata ormai da Dio al possesso dei cristiani. La storia secolare della presenza delle comunità ebraiche nei territori a maggioranza cristiana non è però solo di intolleranza e persecuzione, e testimonia uno scambio continuo creativo da ambedue le parti, anche se non mancano periodi ed episodi di straordinaria violenza e drammaticità. Dopo la Shoah, nelle chiese cristiane, soprattutto protestanti e cattoliche, si è sviluppata una radicale autocritica dell' antisemitismo cristiano che ha portato ad un diverso tipo di rapporti e ad una diversa teoria dei rapporti tra le due religioni. Olocausto e Shoah Il termine Olocausto definisce originariamente un tipo di sacrificio della religione greca, ebraica e dei culti dei Cananei nel quale ciò che si sacrifica viene completamente arso. Per estensione, si riferisce anche all'oggetto del sacrificio. Nella Tanakh, יolah è un termine ricorrente, specialmente in occasione di sacrifici rituali, di animali uccisi e bruciati sull'altare del tempio, tesi a sancire un rinnovo dell'alleanza tra il Dio di Israele e il proprio popolo. Nei culti cananei, tenutisi nello specifico nella valle dell'Hinnom, l'olocausto indica il sacrificio umano al dio Moloch. Nel greco antico (e successivamente nel latino come holocaustum) questo termine indicava un tipo di sacrificio religioso in cui il corpo della vittima animale, dopo l'uccisione, veniva bruciato completamente, così che nessuna parte commestibile poteva essere consumata. Questo rito religioso era praticato nelle epoche antica e arcaica sia nel mondo greco sia in quello ebraico come pure in altre civiltà dell'Asia Minore. Nell'italiano antico compare come termine poetico-letterario, derivato dal latino, con il valore metaforico di "sacrificio estremo", anche in forma aggettivata, ad esempio nella prosa di D'Annunzio che definisce "città olocausta" la città di Fiumedopo i bombardamenti. Diffuso in diverse lingue romanze solo come termine aulico, diventa un termine frequente nel linguaggio giornalistico britannico durante la seconda guerra mondiale per descrivere le gravi perdite umane militari e civili. Dal 1943 gli ambienti ebraici di lingua inglese utilizzano il termine per riferirsi allo sterminio degli ebrei in corso nell'Europa continentale. Uno dei primi utilizzi del termine olocausto da parte della stampa generalista si ha nella didascalia di una foto pubblicata il 7 maggio 1945 nelle rivista Life all'interno dell'articolo "German atrocities" relativa al rinvenimento dei prigionieri uccisi nel campo di Gardelegen. Dalla seconda metà del Novecento il termine "olocausto" è stato utilizzato per descrivere lo sterminio subito dagli ebrei d'Europa da parte della Germania nazista di Adolf Hitler, e in seguito, in modo estensivo, anche per indicare massacri o catastrofi su larga scala. A causa del significato religioso del termine, alcuni, ebrei ma non solo, trovano inappropriato l'uso di tale termine[18]: costoro giudicano offensivo paragonare o associare l'uccisione di milioni di ebrei a una "offerta a Dio". Il termine Shoah è stato adottato più recentemente per descrivere la tragedia ebraica di quel periodo storico. "Shoah" (in lingua ebraica )שואה, significa "desolazione, catastrofe, disastro". Questo termine venne usato per la prima volta nel 1940 dalla comunità ebraica in Palestina, in riferimento alla distruzione degli ebrei polacchi. Da allora definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica d'Europa.