A Borgo l'intervento di Becchetti «Le relazioni non si possono comprare Dipendono dai nostri investimenti» di GABRIELLA BRUGNARA «Viaggio molto e posso confermare che il vostro è un territorio fortunato per ragioni di carattere storico ed economico. A ciò si aggiungono gli investimenti lungimiranti che ne fanno in assoluto una territorio leader in quanto a disponibilità di capitale sociale, una delle tre regioni leader in Italia insieme a Toscana ed Emilia Romagna. In tale contesto, va considerata altresì la vostra re altà delle banche al servizio del territorio, il vostro sistema di credito cooperativo che io ammiro molto. Se noi andiamo a guardare gli indicatori statistici, è oggettivo che tali istituti abbiano fatto molto meglio e di più per il territorio rispetto alle banche tradizionali». A fornire questa visione assai lusinghiera a proposito della «felicità» che caratterizzerebbe la nostra regione è Leonardo Becchetti, ordinario di economia politica all'Università di Roma «Tor Vergata» e presidente del comitato di Banca etica. Sarà proprio Becchetti con L'economia della felicità. Come uscire dalla crisi in modo sostenibile ad aprire venerdì alle 20.30 il ciclo «Pensiero in evoluzione. Quattro serate parlando di scienza». L'iniziativa, organizzata dall'Istituto di istruzione «A. Degasperi» in collaborazione con la Cassa rurale di Olle, Samone e Scurelle e la biblioteca comunale di Borgo Valsugana, avrà luogo a Borgo all'auditorium dello stesso istituto «A. Degasperi». Il 22 febbraio sarà quindi Marco Avanzini, responsabile della sezione di geologia e paleontologia del Museo di scienze di Trento, a parlare de Le strane trame dell'evoluzione. Dai dinosauri all'uomo attraverso le montagne d'Italia; il 5 aprile Giorgio Vallortigara, ordinario di neuroscienze e direttore del CIMeC dell'università di Trento presenterà Nati per credere. Darwin e l'evoluzione del cervello. La rassegna si chiuderà il 12 aprile con Roberto Battiston, ordinario di fisica sperimentale all'università di Trento, che interverrà su La terra vista dallo spazio. L'evoluzione tecnologica e il futuro del nostro paese. A Leonardo Becchetti abbiamo chiesto qualche anticipazione sul suo intervento di venerdì. «L'economia della felicità»: come declinerà il tema nell'incontro di Borgo Valsugana? «Lo farò partendo dalla situazione contemporanea, in cui viviamo una crisi a quattro facce: economica, ambientale, finanziaria, di felicità. Mi soffermerò su quelle io ritengo siano le cause che la determinano: il modo angusto e riduzionista di misurare il valore attraverso degli indicatori di benessere, il modo angusto di misurare il valore delle relazioni umane, o riduzionismo antro- pologico, il modo altrettanto angusto di concepire la vita di azienda. Le soluzioni devono essere quelle dell'imparare a misurare in modo diverso il valore, prendendo in considerazione tutto il cammino sin qui fatto dagli indicatori, affinché essi possano diventare i nuovi indicatori dei politici. È necessario altresì stimolare il voto col portafoglio e riformare la finanza internazionale». «Economia» e «felicità»: due concetti che, anche al senso comune, appaiono assai distanti. Come istituire tra essi un legame tangibile? «La realtà è che gli economisti per molto tempo avevano posto una relazione tra felicità e crescita del Pil. Ciò fino a che una branca di studi economici che nasce con il paradosso di Easterlin, o paradosso della felicità (definito nel 1974 da Richard Easterlin), ricercando le ragioni per la limitata diffusione della moderna crescita economica, mise in luce che nel corso della vita la felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza. Quando aumenta il reddito, e quindi il benessere economico, la felicità aumenta fino a un certo punto, poi comincia a diminuire. Da ciò prende origine un filone di pensiero e di studio empirico sui fattori che rendono possibile costruire l'economia della felicità. La crescita economica non deve spiazzare i beni rela- zionali e meritori che non si possono comprare e dipendono dalla virtuosità, da un investimento che si è fatto, ad esempio, in sport, cultura e in molteplici altri ambiti della vita sociale». Non è forse il «costo» del tempo quello che nel presente mette più in crisi il rapporto «felicità-economia»? «Il tempo a disposizione é sempre minore e questo compromette la qualità della vita relazionale. A partire dal secondo dopoguerra il reddito delle persone é aumentato e, in parallelo, non solo un'ora dedicata alle relazioni costa, ma accanto a ciò si sono sviluppate tante possibilità di svago. I beni di comfort spesso ci stordiscono invece di dare felicità, e ci portano a sprecare il tempo che potrebbe essere dedicato all'acquisizione di una abilità, o a coltivare le relazioni. Tra l'altro il bene di relazione è fragile, non basta la decisione personale di investire in esso: potremmo, paradossalmente, essere lungimiranti, investire bene, ma trovarci poi in una situazione in cui venga a mancare la reciprocità». La strada del commercio equo e solidale può contribuire all'«economia della felicità»? «Diciamo che l'idea è diventata ormai di moda, ma ci sono stati tantissimi pionieri che molto tempo fa hanno capito l'importanza di creare partnership per migliorare le condizioni del sud del mondo. Centrale in tal senso il "voto col portafoglio", l'idea che lo shopping è politico perché quando compriamo e risparmiamo possiamo premiare le aziende all'avanguardia dal punto di vista della sostenibilità. Un atteggiamento etico che può spostare concretamente l'asse dell'interesse delle imprese, creando un effetto "imitativo" e dando un segnale al mercato di maggior democrazia. Ciascuno di noi può essere protagonista in tutti i campi, le decisioni non passano sopra le nostre teste, tutto passa attraverso la domanda dei consumatori.