«Il senso comune è ...la "filosofia dei non filosofi"
cioè la concezione del mondo assorbita
acriticamente dai vari ambienti sociali e culturali
in cui si sviluppa l'individualità morale dell'uomo
medio» Gramsci
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE
Per Gramsci il senso comune si contrappone alla
filosofia, cioè a quell'ordine intellettuale che
costituisce una «unità» e una «coerenza» nella
coscienza individuale, perché non si fonda su
una riflessione critica, su una problematizzazione.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE
Il senso comune è caratterizzato dunque,
immediatamente, da una adesione totale e
illimitata a una concezione del mondo elaborata
estrinsecamente, che si manifesta in un
atteggiamento cieco e in una obbedienza
irrazionale a principi e precetti indimostrabili e
«non-scientifici». Si muove nell'ambito delle fedi e
delle credenze, è quasi una religione.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE


Il non filosofo è un filosofo che si ignora.
E’ un individuo che non è stato educato, che
non ha e non può ancora avere una chiara
coscienza della realtà. Tuttavia egli lavora, cioè
«agisce sul mondo» e lo trasforma.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE

Ogni azione pratica, ogni trasformazione del
reale passa necessariamente attraverso una
conoscenza, anche empirica, del mondo
esterno, che si radica nel rapporto attivo fra la
conoscenza e il reale.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE

Il senso comune contiene elementi positivi che si
fondano su una conoscenza parziale della realtà
(parziale nel senso che non è concettualizzabile
né teorizzabile) ma che costituisce comunque
una conoscenza.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE

È dunque una «filosofia», ma una filosofia senza
metodo, senza unità dialettica fra teoria e
pratica, una sorta di mosaico «disgregato,
incoerente, inconseguente, conforme alla
posizione sociale e culturale delle moltitudini di
cui esso è la filosofia»
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE


Il senso comune, che costituisce una sorta di
fede, è un aggregato composito di elementi
eterogenei mutuati dall'esperienza individuale e
da una concezione del mondo mal assimilata.
Spesso viene definito «realistico» perché si
richiama al «prodotto immediato della
sensazione grezza», alla reazione «istintiva» o
«intuitiva» che non è risultato di un'analisi
concreta e ragionata, ma di una «impressione
generale» spontanea.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE
La prima mossa di Gramsci è di denaturalizzare la
nozione di senso comune cioè di storicizzarla
radicalmente.
La seconda mossa di Gramsci è di relativizzarla non
solo diacronicamente, lungo il corso storico delle
società umane (quel che ieri era «senso
comune» oggi non lo è più e viceversa) ma
anche sincronicamente, rispetto alle diverse
stratificazioni (classi e gruppi sociali) di una
medesima società: nella quale può coesistere e
anche confliggere una pluralità di «sensi
comuni»
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE

Il senso comune si fonda, si elabora e si
costituisce su un terreno ideologico estraneo
all'insieme delle conoscenze da cui deriva. Non
è dunque «innocente» o neutrale, ma ha una
precisa funzione: assume una filosofia prodotta
da uno strato di intellettuali legati alla classe
dominante, la fa propria meccanicamente,
l'adatta ai propri bisogni immediati e la innalza a
norma di vita, a principio morale, a «ordine del
mondo».
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE

Ha dunque la funzione di verità assoluta perché
sembra sorta direttamente dalla massa, dal
«buon senso» popolare. Riferirsi a questa
coscienza ideale o buona coscienza, custode
popolare della saggezza e delle «verità eterne»
equivale a riferirsi indirettamente alla concezione
del mondo della classe dominante di cui il senso
comune è il riflesso alterato.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE

Nel senso comune, secondo Gramsci, «si può
trovare ciò che si vuole». L'analisi della sua
composizione, oltre all'aspetto disomogeneo che
testimonia i diversi elementi che ha preso a
prestito dalla «realtà» presente, rivela anche una
serie di strati culturali sovrapposti che sono
sopravvivenze arcaiche di elementi del passato
conservati e integrati, fra i quali si rendono
evidenti «elementi religiosi», residui di
superstizioni di origine scientifica ecc.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE

Il senso comune è una realtà che cambia: è un
prodotto storico. Da un lato, non è immutabile e
permanente, ma si trasforma e quindi non c'è più
un senso comune, ma più d'uno.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE

Esso si trasforma, cioè un senso comune si
sostituisce a un altro o, in altri termini, aderisce
fedelmente alle modificazioni della struttura
sociale e accoglie la concezione del mondo
della nuova classe che, di volta in volta, è
diventata dirigente e ha sostituito quella che
deteneva precedentemente il potere.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE

Il senso comune tende a resistere all'«intrusione»
di una nuova filosofia, e la sostituzione non è né
immediata né totale e, per un certo periodo, il
nuovo senso comune coesiste con l'antico. Di
qui, la pluralità, la disparità le cui cause, oltre che
di ordine storico, sono anche di ordine formale e
sono funzione del gruppo sociale nel quale si
radica il senso comune: c'è un senso comune
contadino, un senso comune operaio ecc.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE

Il senso comune, questo «concetto equivoco,
contraddittorio, multiforme», deve essere
superato; tale superamento è uno degli scopi
della filosofia della prassi. Esso si oppone alla
presa di coscienza delle masse e le sottopone al
dominio intellettuale della classe dominante la
quale, in forza di prodigiose inversioni, è riuscita a
far diventare la sua filosofia «senso comune», a
fondare la sua concezione del mondo come
«filosofia del popolo», a fare in modo che gli
schiavi si credano liberi perché il padrone è
diventato interno a loro stessi, è diventato la loro
coscienza morale, la loro coscienza politica.
GRAMSCI E IL SENSO COMUNE