X IL BHUTAN: ANTICHI TEMPLI NELLA NEBBIA, SACRE VETTE UNO DUEMILAOTTO COLORATE DALLE BANDIERE E FORESTE INCONTAMINATE ..…. 2 X BHAISAJYAGURU: IL MAESTRO DELLA MEDICINA LAPISLAZZULI, DALLA LA LUCE MEDICINA DELL’ANIMA …………...…..…. X LA MEDICINA 8 TRADIZIONALE TIBETANA: UNA BUONA AZIONE OGNI GIORNO FELICI ………………..…..… 14 RENDE SANI E yemayà focus La medicina della terra del drago tonante Medicina dell’equilibrio Intervista a Lobsang Lungrik studioso di filosofia buddhista e del Tantra. La sua formazione spazia dai trattati di medicina tibetana tradizionale, al riconoscimento dei principi attivi delle erbe curative fino alla preparazione dei farmaci. Quali sono i principi fondamentali della medicina tibetana? Simile a quella Ayurvedica, la medicina tibetana affida la parte diagnostica all'osservazione empatica del paziente mentre per la parte terapeutica è legata ad una sapere “antico”. La malattia è causata da un disequilibrio tra i 5 elementi: acqua, fuoco, terra, vento e spazio, che sono poi il frutto di tre stati mentali malsani: attaccamento, odio e ignoranza. Cosa si intende per disequilibrio? Bisogna partire dagli elementi presenti nell'uomo in parti diseguali, troppo o troppo poco. Il compito dei medici è di riportare l'equilibrio nel corpo somministrando quello che manca o al contrario, togliere o diminuire l'eccesso. Non dimentichiamo che la malattia cambia da persona a persona, ed è per questo che non si può sostenere un' unica cura valida, adatta ad un sintomo preciso. Ogni caso è un caso a sé e come tale va considerato. La medicina tradizionale del Bhutan Druk Tsendhen: la terra del drago tonante Il Bhutan è un piccolo paese grande come la Svizzera in cui vivono poco più di 1.200.000 persone di stirpe himalayana. È rimasto isolato dal resto del mondo fino a pochi anni fa; oggi soltanto 8.000 turisti all'anno visitano questo regno. Il Bhutan condivide molti aspetti culturali con il Tibet, tra questi la religione buddhista, più esattamente la scuola Kagyu (con uno spiccato accento tantrico) e la medicina tradizionale tibetana che ancor oggi, malgrado l’introduzione nei primi anni ’70 della medicina occidentale, rimane un punto fermo della politica sanitaria. A Thimphu, la capitale, c’è l’Istituto di Medicina Tradizionale che fornisce servizi medici e svolge attività di ricerca sulle piante medicinali del Bhutan per identificarne gli ingredienti secondo le antiche tradizioni e contribuire allo sviluppo di nuovi prodotti per la salute. L'Istituto dispone di una biblioteca ricca di volumi contenenti ricette risalenti all’introduzione del buddhismo tibetano, nel 1616, scritti e conservati nei monasteri, dove sia in passato che attualmente la maggior parte dei medici è stata istruita dai monaci. L’istituto medico è strutturato come il Mentseekhang di Lhasa e alla sua succursale di Dharamsala (India) dove è rifugiato il capo spirituale del paese tibetano, il Dalai Lama, e il governo in esilio. Come per la medicina tibetana i principali metodi di diagnosi sono l’esame del polso e del battito cardiaco, con un interesse alle indicazioni fornite da ogni singolo dito 2 della mano, l'osservazione della lingua e quella dell'urina. La palpazione del polso e della mano è una tecnica attraverso la quale vengono esaminate le funzioni degli organi interni in rapporto con il respiro del malato. Terapeuticamente, i bhutanesi possono contare su combinazioni a base di erbe, agopuntura (con l'uso di aghi d'oro), moxibustione e di piccoli interventi chirurgici eseguiti nel contesto del rituale buddista. L’ospedale di medicina “occidentale” si occupa principalmente del trattamento di malattie acute e gravi. L’erboristeria del Bhutan è simile a quella del Tibet, originariamente basata quasi esclusivamente su tisane e decotti ma oggi, con l'introduzione di moderne attrezzature, le miscele di erbe sono prodotte in pillole. Le formule utilizzate differiscono solo in minima parte rispetto a quelle tibetane per l’utilizzo di erbe locali meno diffuse negli altri paesi himalayani (Tibet, Nepal, Sikkim), i dati dell’OMS identificano in circa 600 le piante utilizzate (si arriva ad oltre 3000 con le varietà delle stesse famiglie). Il Bhutan “il regno del Drago” è anche detto Men Jong, la Terra delle piante medicinali, così chiamata per la fertilità delle sue valli, la lussureggiante flora e le immense foreste. Acciambellato sopra la pianura indiana, il paese si modella poco a poco, tappa dopo tappa, collina dopo collina, dalla giungla agli altipiani, dai 200 metri sopra il livello del mare all’immensa solitudine delle cime innevate oltre i 7500 metri. Queste differenze di altitudine che rivelano sia la vegetazione tropicale sia i grandi ghiacciai ha reso possibile alle È fondata solo sul principio di equilibrio e disequilibrio? Assolutamente no, le attività cerimoniali, spirituali e religiose sono parte integrante della terapia. Io accetto di curare solo individui disposti a seguire i 4 pilastri dell'esistenza: comportamento, alimentazione, medicina e taglio (nel senso di intervento medico come nel caso dei salassi). Medicina e buddismo sono correlati, la preghiera giornaliera e la meditazione sono essenziali per l'efficacia della cura. La nostra è una medicina a cui tutti possono accedere senza alcuna differenza. Siamo convinti che la sofferenza umana sia profondamente mentale prima ancora che fisica e come tale deve essere considerata e curata: la pratica buddhista (nel senso dei 4 pilastri) è la via da seguire per raggiungere la guarigione spirituale e quindi anche fisica. piante native in climi estremamente diversi di ambientarsi e crescere nello stesso paese. Nel sud verdeggiano foreste tropicali e subtropicali e il clima temperato favorisce la nascita delle piante collinari che fioriscono nelle valli e sulle montagne ad altitudini superiori rispetto a quelle europee. Il sistema medico bhutanese si basa su un concetto di medicina che va ben oltre quello occidentale: esso fa parte di una “miscela” tra cultura e tradizione in cui il buddhismo è l’influenza prevalente. La salute e la spiritualità sono inseparabili e insieme rivelano la vera origine di qualsiasi malattia. L'arte della guarigione è dunque una dimensione del sacro. La bandiera e il drago La bandiera è divisa in due triangoli rettangoli; quello giallo rappresenta la monarchia secolare, quello arancio rappresenta la religione buddhista. Sulla bandiera campeggia un Drago (chiamato Druk o Drago del Tuono) e rappresenta il Bhutan, che nei dialetti tibetani è conosciuto come la Terra del Drago tonante. Simbolicamente diverso dal drago della cultura mitologica europea, che ha caratteristiche demoniache e che solo nelle fiabe ritrova la sua positività, il drago del mondo himalayano è una creatura di grande potere creativo. Ha la capacità di cambiare dimensione a aspetto a sua volontà, coprendo interamente i cieli in talune occasioni e rendendosi completamente invisibile in altre. Durante l'equinozio estivo ascende in cielo, dove riposa fino all'equinozio d’autunno, momento nel quale discende in uno stagno profondo vivendo nel fango per tutto l'inverno. È simbolo del cielo e del potere dell'estate. Nella bandiera il drago stringe tra gli artigli dei gioielli che rappresentano il benessere. 3 Come vengono somministrati gli elementi riequilibratori? Erbe, radici, fiori, foglie e frutti sono preparati in pillole, polveri, tisane o pomate secondo il principio dei 6 gusti e delle 8 energie. I 6 gusti sono: dolce, amaro, aspro, piccante, salato e neutro e le 8 energie sono i 4 elementi in eccesso e in diminuzione. Le conoscenze necessarie per la raccolta e la preparazione sono vastissime: una particolare caratteristica non appartiene ad una specifica pianta, ma al contrario la posizione, l'altitudine in cui vengono raccolte o l'esposizione stessa al sole o meno rendono addirittura opposte le proprietà di una stessa pianta. www.lifegate.it Druk-Yul འ ག་ ལ Storicamente conosciuto come Lho Mon (terra meridionale delle tenebre), Lho Tsendenjong (terra meridionale del cipresso), Lhomen Khazhi (terra meridionale delle quattro vie d’accesso) questo Stato è il Bhutan. Gli stessi bhutanesi chiamano sé stessi Drukpa e chiama la propria patria Druk Yul, che significa "terra del drago" oppure Druk Tsendhen, "terra del drago del tuono", dal momento che la tradizione vuole che il tuono sia il ruggito dei draghi cinesi, la creatura che decora la bandiera nazionale. Superficie: 47.000 kmq Popolazione: 1.200.000 abitanti Densità: 16 abitanti per km² Capitale: Thimphu (60.200 abitanti) Popoli: 50% bothia, 35% nepalesi, 15% tribù indigene o migranti Lingua: dzongkha (lingua ufficiale), tibetano, nepalese (lhotsampa e altre) Religione: 75% buddhista, 25% induista Festa nazionale: 17 dicembre Il Bhutan della Lonely Planet Il Bhutan è un luogo straordinario, rimasto quasi completamente immune al passare del tempo. Situato al centro dell'imponente catena montuosa dell'Himalaya, è vissuto per secoli in una sorta di isolamento volontario, lontano dal resto del mondo. Da quando le sue porte sono state aperte, con diffidenza, nel 1974, i visitatori ne sono rimasti ammaliati: l'ambiente è incontaminato, il paesaggio e l'architettura sono maestosi, la gente è ospitale e affascinante e la cultura è unica nella sua purezza. Con un piede nel passato e un altro nel futuro, si avvia con fiducia verso la modernizzazione, intesa dal suo punto di vista, proteggendo fieramente la sua antica cultura, le sue risorse naturali e il suo stile di vita profondamente buddhista. La Storia I ritrovamenti archeologici indicano che il Bhutan era molto probabilmente abitato già nel 2000 a.C. Il buddhismo venne introdotto nel II secolo, anche se per tradizione la sua diffusione nel paese viene fatta risalire alla prima visita del Guru Rimpoche, nell'VIII secolo. Il Guru Rimpoche è una figura molto importante ed è considerato un secondo Buddha: i suoi poteri miracolosi comprendono la capacità di assoggettare i demoni e gli spiriti maligni; inoltre, riuscì a conservare i suoi insegnamenti e la sua saggezza nascondendoli sotto forma di terma (tesori nascosti) che vennero ritrovati più tardi da alcuni esploratori illuminati chiamati terton. Uno dei terton più famosi fu Pema Lingpa: i testi e gli oggetti da lui trovati, le danze religiose da lui composte e le opere d'arte da lui realizzate sono una parte vitale dell'eredità vivente del Bhutan. 4 Prima del XVI secolo nelle valli governavano clan e famiglie nobili, sempre in discordia fra loro e con il Tibet. La situazione cambiò nel 1616, con l'arrivo di Ngawang Namgyal, un monaco proveniente dalla scuola buddhista Drukpa Kagyu in Tibet. Egli insegnò in tutta la regione e presto divenne il capo religioso con il titolo di Shadbrung Rimpoche. Represse gli attacchi dei lama rivali e delle forze tibetane e unificò il paese. Il sistema politico da lui introdotto durò fino all'inizio del XX secolo. La cultura Il Bhutan sembra per molti versi oscillare tra l'era contemporanea e il Medioevo: i monaci trascrivono gli antichi testi buddhisti su computer portatili, gli arcieri vestiti in maniera tradizionale utilizzano archi e frecce in acciaio e il mercato delle videocassette a noleggio è attivo anche se non c'è la televisione. Il Bhutan è “un museo vivente” perchè i suoi dzong e i suoi templi antichi sono ancora al centro della vita moderna. Ultimo stato buddhista dell'Himalaya, ogni aspetto della vita è guidato dall'etica del buddhismo Drukpa Kagyu. Tutta l'arte, la danza, il teatro e la musica bhutanesi trovano le loro radici profonde nel buddhismo: i dipinti non vengono prodotti per i turisti, ma per scopi religiosi; le feste non sono curiose rivisitazioni di eventi passati, ma manifestazioni vive di una fede nazionale; e quasi tutta l'arte, la musica e la danza rappresentano la lotta tra bene e male. Queste tradizioni possono essere viste in tutto il loro splendore durante le spettacolari feste religiose che durano diversi giorni: i tsenchu. La prima nazione di no-smoking Il Bhutan ha proibito il tabacco! Nel Bhutan è illegale fumare in pubblico o vendere tabacco. La multa per chi viola la legge equivale a $232, più di due mesi del salario medio di un lavoratore. Il paese del chilli Il chilli è usato anche più che in India, ma differentemente da altri paesi asiatici e del mondo, il peperoncino non è usato come una spezia per aromatizzare gli alimenti ma come un vegetale. http://it.wrs.yahoo.com/_ylt=A1f4cfZoYvNHDL0AzZkbDQx./SIG=13or1p4vl/EXP=1207219176/**http%3A//it.search.yahoo.com/search Il piatto nazionale è l’ema %3Fp=info%2Bbhutan%26ei=UTF-8%26rd=r1%26fr=megaup%26pstart=1%26b=11 datshi (peperoncino rosso e formaggio). L’ambiente Il Bhutan confina con il Tibet (Cina) a nord e a nord-ovest e con l'India in tutte le altre direzioni. Virtualmente, tutto il territorio del paese è montuoso. La vetta più alta è quella del Kuhla Gangri (7554 m) al confine con il Tibet. Si possono distinguere tre regioni geografiche: le alte vette dell'Himalaya a nord, le colline e le valli nel centro e le pianure ai piedi delle colline a sud. I suoi grandi fiumi hanno contribuito alla creazione della sua geografia e il loro enorme potenziale idrico ha contribuito allo sviluppo dell'economia. Grazie a secoli di isolamento, alla sua popolazione ridotta e ai suoi estremi topografici, l'ecosistema del Bhutan è rimasto virtualmente intatto e può vantare una vastissima varietà di habitat naturali e una ricca gamma di specie animali e vegetali. Secondo la legge bhutanese, il 60% del territorio del regno rimarrà destinato alla foresta. Ci sono 165 specie di mammiferi, tra cui molti animali rari e in via di estinzione, come il langur dorato (una scimmia), il leopardo delle nevi e il panda rosso (nella foto). I bhutanesi scelgono il governo Comprende un gran numero di piatti, soprattutto riso rosso, carne (maiale, manzo, pollo e yak), pesce, formaggio. La maggior parte della gastronomia tradizionale è piuttosto piccante. Molto comuni sono anche i puta (spaghetti di grano saraceno), gli hontay (ravioli di grano saraceno riempiti con formaggio e spinaci), i momo (ravioli di farina riempiti con carne o formaggio e cavolo), il dheysee (riso dolce con lo zafferano), il suja (tè con burro salato). Kira e Gho 25 Marzo 2008 Il Bhutan non è più una monarchia assoluta. Per la prima volta gli abitanti del regno himalayano hanno potuto scegliere democraticamente il loro governo. Vincitore a larghissima maggioranza è risultato Jigmi Thinley, leader del Partito del Bhutan unito e già due volte premier. La cucina Bhutanese Alla sua coalizione sono andati 44 dei 47 seggi della camera bassa. Nello scorso dicembre si erano tenute le consultazioni per la camera alta. Il voto è stato voluto dalla famiglia reale, che punta a una pacifica transizione verso la monarchia costituzionale. 5 Tutti i cittadini bhutanesi sono tenuti, sulla base del codice per l'abbigliamento nazionale (driglam namzha) ad indossare, in pubblico, i vestiti tradizionali (kira è quello delle donne e gho quello degli uomini). Il canone tibetano Il Canone tibetano è l'opera che raccoglie i sutra, i tantra e in generale le scritture buddhiste ritenute importanti per la tradizione del Buddhismo Vajrayana. Il canone fu composto dal monaco Butön (Bu ston) (1290 - 1364) ed è diviso in due parti: Kangyur (bKa'-'gyur) e Tengyur (bsTan'gyur). Nella prima sono raccolte le opere espressione diretta degli insegnamenti dei Buddha o dei Bodhisattva, nella seconda i commenti e gli scritti delle varie scuole e lignaggi del Buddhismo tibetano. Giacché Butön aveva escluso dal canone gli insegnamenti Nyingmapa questi furono raccolti da Ratna Lingpa (Ratna gLing pa) (1403 1478) in un'opera intitolata Nyngma gyubdun (rNying ma rgyud'bum). Il Canone tibetano fu dato alle stampe in tibetano la prima volta a Pechino nel 1411 e solo nel 1742 in Tibet in 333 volumi. Lo sforzo cui tendeva il canone fu quello di accettare nel Kangyur i testi di cui si possedesse l'originale sanscrito o pali, cassando i testi di cui esisteva oramai la sola traduzione tibetana o cinese. Così solo pochi sutra del Buddhismo Theravada trovarono posto nel canone rispetto ai sutra del Mahayana. Il buddhismo tibetano Le origini del popolo tibetano sono piuttosto misteriose, si sa però che i tibetani discendono da tribù nomadi piuttosto bellicose, che solo intorno al VII secolo cominciarono a costituire un'unità politica con i re della valle di Yarlung e, in particolar modo, il Tibet divenne una potenza di una certa rilevanza con il re Songtsen Gampo (618-649), che portò il suo regno ad espandersi sia verso l'India sia verso la Cina. Con l'introduzione del Buddhismo nella casa reale, comincia l'affermazione della dottrina del Buddha in Tibet, a distanza di 1100 anni dalla sua predicazione, avvenuta lungo il bacino del Gange in India. È infatti durante il regno di Songtsen Gampo che sorse Lhasa, che significa "luogo degli dei", venne edificato il Jokhang, uno dei più antichi templi buddhisti, e furono tradotti i primi testi sacri. Nell'VIII secolo, salì al trono Trisong Deutsen, seguace del Buddhismo, che dovette affrontare la resistenza delle popolazioni tibetane ad accettare il Buddhismo, con a capo i nobili, che si proclamarono difensori della religione autoctona, il Bon. Su consiglio del filosofo indiano Santarakshita (Acarya Bodhisattva), il re chiamò Padmasambhava, un grande yogin dotato di enormi poteri che, secondo la leggenda, sconfisse alcuni di questi demoni, ma ne risparmiò molti altri piegandoli a divenire difensori della nuova religione. In seguito a questa vittoria, venne edificato il monastero di Samye 6 (762-766), dove vennero istruiti i primi monaci tibetani e dove cominciò la traduzione in lingua tibetana dei testi del canone buddhista. Infine, nel 779 il Buddhismo fu dichiarato religione di stato; per questo motivo Padmasambhava è considerato il padre del Buddhismo tibetano e viene chiamato "Guru Rimpoche" (Maestro Prezioso). Il Buddhismo, dai tempi della predicazione originaria del Buddha Sakyamuni, si era fortemente differenziato, erano nate scuole e correnti diverse, tra le quali le principali sono: l'Hinayāna (il "Piccolo Veicolo" o scuola meridionale), il Mahāyāna (il "Grande Veicolo" o scuola settentrionale) basate sui Sutra, e il Vajrayāna (Veicolo di Diamante) basato sui Tantra. Fu quest'ultima corrente a penetrare in Tibet tramite Padmasambhava; tuttavia in Tibet erano presenti anche esponenti della scuola buddhista cinese "Chan" che malgrado l’affermazione della “linea” indiana riuscirono a tramandare alcuni precetti. Dopo il governo marcatamente filobuddhista del sovrano Ralpachen (815838), il nuovo re Langdarma scatenò una violenta reazione anti-buddhista durante la quale vennero chiusi i templi e bruciati i testi tradotti, dei quali si salvarono solo alcune copie. La situazione precipitò quando un monaco uccise Langdarma nell'842, determinando un lungo periodo di guerre civili, ma anche un periodo di grave crisi per il clero buddhista. Intorno al IX-X secolo nacque la scuola Nyingma, detta "degli antichi" che si basava sulle opere tradotte a Samye, e su Padmasambhava, che con i suoi discepoli nascose gli scritti in luoghi segreti in attesa di una loro riscoperta in tempi più propizi: questi testi vengono detti "terma" e vi confluiscono elementi buddhisti tantrici ed elementi bon. I terma vennero in effetti riscoperti nei secoli XII e XIV, e fu allora che gli insegnamenti di questa scuola furono codificati nella "Raccolta degli antichi tantra". Uno dei terma principali è il famoso "Bardo thodol", noto come "Libro tibetano dei morti”. Nell'XI secolo si verifica una rinascita del Buddismo che si deve a un principe della dinastia di Yarlung che divenuto monaco sentì l'esigenza di restaurare il Buddhismo monastico e invitò in Tibet alcuni studiosi; uno di loro, Rinchen Sangpo portò molti testi buddhisti. Il sovrano volle conoscere anche il maestro indiano Atisha (982-1054) con il compito di tradurre i testi sacri ed impartire insegnamenti, il più noto fu la "Lampada per il sentiero dell'Illuminazione", ancora oggi considerato uno dei più importanti insegnamenti del Buddhismo tibetano. I tibetani considerarono Atisha come un Buddha vivente, e accettano di buon grado l'importanza data al maestro (guru o lama), ed ancor oggi sopravvive la definizione di "Lamaismo". Proprio da Atisha e dai suoi discepoli nacque la scuola Kadam che nel XIV verrà riformata e verrà chiamata scuola Gelug, ad opera di Lama Tzong Khapa. Nel X secolo nasce la scuola Kagyu che comprende due filoni: il primo è noto come "Shangpa" e venne inaugurato da Kyungpo Naldjor dopo aver studiato a lungo in India e in Nepal ed enfatizza molto la trasmissione orale e lo yoga; il secondo è "Dagpo" che si rifà ad una lunga tradizione che va da Naropa, a Marpa e Milarepa, che fu maestro di Dagpo stesso, conosciuto come Gampopa (XI-XII secolo). La scuola Sakya prende il nome dal monastero di Sakya, fondato nel 1073 da Konchog Gyalpo. Grazie all'insegnamento di importanti lama questa scuola raggiunse, nel XIII secolo, un grande potere religioso e politico in Tibet, quando dopo l'invasione mongola, il Buddhismo della scuola Sakya divenne la religione di stato dell'impero mongolo, salvando così il Paese delle Nevi da ulteriori invasioni. Nel XIV secolo Lama Tzong Khapa riformò radicalmente la scuola Kadam trasformandola nella nuova scuola Gelug (i Virtuosi) accentuando l'importanza della disciplina monastica, e degli studi filosofici e psicologici. Questa scuola conobbe una larga diffusione e divenne la più potente delle scuole: ad essa appartengono anche il Dalai Lama (che però può prendere insegnamenti da maestri di tutte le scuole), e il Panchen Lama, ossia la seconda autorità spirituale del Tibet (attualmente è un bambino prigioniero nelle mani dei cinesi). Il principale insegnamento è il "Lam-rim" (il sentiero graduale verso l'Illuminazione), una combinazione di sutra e di tantra che conduce gradualmente dalle conoscenze di base fino alla completa realizzazione. Panchen Lama Nome: Gedhun Choekyi Nyima Nato il 25 aprile 1989 a Lhari, Tibet Il Panchen Lama aveva sei anni quando, nel 1995, il governo Cinese lo ha rapito assieme ai suoi genitori. All’epoca, Amnesty International lo definì “il più giovane prigioniero politico del mondo”. Panchen Lama è il titolo che i tibetani conferiscono alla seconda più importante personalità del Tibet. "Panchen" significa "Grande Studioso", i tibetani ritengono che il Panchen Lama sia il protettore di tutti gli esseri senzienti del mondo. Per tradizione, dopo la morte del Panchen Lama, il Dalai Lama ne riconosce la reincarnazione e, viceversa, il Panchen Lama riconosce la reincarnazione del Dalai Lama. Crescendo un Panchen Lama “di regime”, le autorità cinesi ritengono che alla morte dell’attuale Dalai Lama il falso Panchen Lama riconosciuto da Pechino sceglierà come massima autorità del Tibet, una figura “fantoccio” gradita al Partito. www.italiatibet.org 7 Il Vinaya stesso, il codice di regole monastiche, è quello sanscrito dei Mulasarvastivadin. Dato che ormai l'India era sotto il controllo islamico e tutte le università buddhiste e monasteri erano stati distrutti il canone tibetano rappresenta l'estremo tentativo di salvare la tradizione indiana del Buddhismo. La struttura del Canone tibetano Kangyur: - Vinaya - Prajñaparamita - Avatamsaka - Ratnakuta - Sutra - Tantra Tengyur: - Lodi - Commentari ai sutra - Commentari alla Prajñaparamita - Logica Madhyamika - Trattati Yogacara - Abhidharma - Commenti al Vinaya Racconti - Manuali tecnici (medicina, chimica, grammatica ecc.) Buddha della medicina Descrizione per Prof. Dott. Lokesh Chandra La figura centrale è Bhaishajyaguru, il medico delle passioni umane, il guaritore infallibile dei malati, l’ideale del samsara. È del colore del lapislazzuli, blu come il buio e conosciuto anche come Akshobhya’s. Bhaishajyaguru tiene nella mano sinistra una ciotola con la pianta di mirabolano (susino) che rappresenta proprio la medicina. La ciotola ha dodici facce che simboleggiando le sue dodici soluzioni per aiutare gli esseri umani. La sua espressione è calma e serena. È affiancato in alto da due fratelli Bodhisattvas: Suryaprabha, la luce del sole, e Chandraprabha, la luce della luna. Il dodici yaksha (spiriti demoniaci) proteggono l’umanità con la grazia divina di Bhaishajyaguru, ognuno nei dodici mesi e nelle dodici parti del giorno, mentre Suryaprabha e Chandraprabha governano sul giorno e sulla sera. In alcuni disegni sono rappresentati anche i 4 guardiani del mondo e protettori dei punti cardinali (maharajika) e i dieci custodi delle direzioni (dikpala): Brahma su un'oca, Indra su un elefante, Agni su una capra, Yama su un bufalo indiano, Nairrita su un cadavere, Varuna su un mostro di mare, Vayu su un cervo, Kubera su un cavallo, Ishana su un toro, Prithivi su un maiale. Bhaisajyaguru Il Buddha della Medicina e la Medicina di Buddha Bhaisajyaguru (dal sanscrito "Maestro della Medicina"; in cinese Yàoshī Fó (藥師佛); giapponese Yakushi Nyorai (薬師如来); coreano Yaksa Yeorae (약사여래); tibetano Sman-bla) o più formalmente Bhaisajyaguruvaidūryaprabha ("Maestro della Medicina dalla Luce Lapislazzuli"), in giapponese Yakushirurikō Nyorai (薬師瑠璃光如来), noto anche come Buddha della Medicina o Maestro delle Cure, è il Buddha che rappresenta la medicina, o nel Buddismo Mahāyāna l'aspetto curativo del Buddha storico Shakyamuni. In Tibet e in Bhutan la religione e la cultura buddistica ancora sopravvivono. Tutto il Dharma è basato sulla pratica genuina che libera dal ciclo perverso della sofferenza: la malattia, una volta considerato che la sofferenza esiste, diventa “alleata” e gli individui possono guardare più profondamente in sé stessi scoprendone la causa; e quando è 8 evidente che la causa è dipendente da certe condizioni, si può cominciare a rimuovere l’assunto. Buddha ha insegnato molte soluzioni che i popoli himalayani hanno preservato e migliorato durante i secoli. Ci sono molti metodi per “svegliare” l’energia, per “rimuovere” lo squilibrio e per “promuovere” la guarigione: praticare la meditazione, usare i cilindri di preghiera, accendere l’incenso, attaccare le bandiere di preghiera sono più vicini alle tradizioni popolari mentre l’agopuntura, la moxibustione e l’erboristeria necessitano di approfondite conoscenze ma sono altrettanto utili per la cura della malattia. ) il Shakyamuni ( fondatore storico del buddismo (500 a.C.) raccolse in quattro libri gli insegnamenti di base della medicina, caratterizzati dal concetto che la malattia è essenzialmente radicata in cause psicosomatiche riconducibili ad una forma di “confusione spirituale”. Sua Santità il Dalai Lama insegna che sebbene non sia identificabile un punto d’inizio della malattia è però possibile ricondurre il tutto ai tre veleni principali. Prayer flags Questi veleni sono le radici della malattia, le emozioni contraddittorie: l’avidità, l'odio e l’ignoranza. Il Dalai Lama insegna che una volta “ripulite” le nostre credenze sbagliate sia poi possibile raggiungere uno stato di benessere luminoso, finalmente liberi dai condizionamenti, e che questo stato di benessere possa restare tale in eterno. Gli antichi insegnamenti ci raccontano che soltanto praticando la medicina di Buddha, o soltanto vedendo un'immagine di Bhaishajyaguru, o sentendo pronunciare il suo nome si possono ottenere benefici inimmaginabili. Meditare sul Buddha della Medicina, il Supremo Curatore (o Sangye Menla in tibetano) è non solo un metodo molto potente per curare e aumentare le capacità curative proprie e altrui, ma anche per superare le malattie interiori dell'affezione, dell'astio e dell'ignoranza. È quindi molto venerato per alleviare le malattie e le sofferenze fisiche e mentali. Nel Buddhismo tibetano il potere del Buddha della Medicina è la benedizione più potente per curare e per risvegliare l'innata saggezza curativa che è presente in ogni individuo. È uso recitare un mantra; il più conosciuto è “Om Mani Padme Hum”, che invoca la potenza spirituale e benedizioni di Chenrezig, l'incarnazione della compassione, la natura risvegliata della mente di ogni essere, l'amore e la compassione primordiali. “Chenrezig è all'interno di noi perché amore e compassione non siano solo qualità della mente ma essenza della nostra vera natura”. Un modello di guarigione olistico "Se si medita sulla medicina di Buddha, oltre a raggiungere un maggior grado di cultura e diffonderne i concetti e l’essenza stessa, si sperimenterà un aumento delle energie curative e una diminuzione delle cause fisiche e mentali della malattia riducendo la sofferenza." “La vera natura della medicina di Buddha è la natura stessa di Buddha, l’essenza per raggiungere il risveglio. La verità del risveglio presuppone la consapevolezza del corpo e della mente, ed è quindi in sintonia con gli insegnamenti buddhisti." Lama Tashi Namgyal Thrangu Rinpoche 9 Le bandierine di preghiera, Lung-ta, contengono preghiere di buon auspicio e mantra. Vengono piantate fuori delle case, affinchè le vibrazioni benefiche del vento assicurino felicità, lunga vita e prosperità. L'approccio spirituale buddistico, probabilmente di origine sciamanica, e caratterizzato dagli elementi di iconografia tantrica, rappresenta gli aspetti quotidiani: compassione, correttezza, coraggio, rispetto, pace, sapienza, ecc. in una visione armonica dell’esistenza. Tradizionalmente sono utilizzati i colori che rappresentano i cinque elementi buddisti: il giallo identifica la terra, il verde rappresenta l’acqua, il rosso simboleggia il fuoco, il bianco è il vento/aria e il blu è il cielo/spazio. Tenzin Gyatso Tenzin Gyatso (Taktser, 6 luglio 1935) è il 14° Dalai Lama, premio Nobel per la pace nel 1989 ed esponente della dottrina della nonviolenza. Vive dal 1959 in esilio in India, a Dharamsala con un seguito di 120.000 tibetani con i quali a formato il geoverno in esilio. È molto bene recitare il mantra Om mani padme hum, ma mentre lo si fa, si dovrebbe pensare al suo significato, perché il valore di queste sei sillabe è grande e vasto... La prima sillaba Om [...] simbolizza il corpo, la parola, e la mente impure del praticante; e simbolizza anche il corpo, la parola, e la mente pura di un Buddha [...] Il cammino è indicato dalle seguenti quattro sillabe. Ma-ni, significa gioiello, ovvero l’intenzione altruista di diventare illuminati ed essere avvolti da compassione ed amore. Le due sillabe, pad-me, rappresentano il fiore di loto a simbolizzare la saggezza. La purezza deve essere raggiunta attraverso una indivisibile unità di metodo e saggezza, simbolizzate dalla ultima sillaba hum, che indica l’indivisibilità [...]. Quindi le sei sillabe, om ma-ni pad-me hum, significano che dipendendo dalla pratica di un “percorso” che sia l'unione indivisibile di metodo e saggezza, si può trasformare un corpo, una parola, ed una mente impure nel corpo, parola, e mente nobili di un Buddha". www.wikipedia.it Om Mani Padme Hum Questo mantra è sicuramente il più usato e diffuso anche perché cantarlo non richiede l’iniziazione da parte di un Lama. Le sue origini sono Indiane e nel passaggio in Tibet è cambiata la pronuncia perché i suoni del sanscrito erano troppo difficili da pronunciare. Sanscrito: Om Mani Padme Hum mantra di Avalokiteshvara Tibetano: Om Mani Peme Hung mantra di Chenrezig Il suono della verità Il mantra Om Mani Padme Hum non è facilmente traducibile e riconducibile ad un’unica frase e un unico concetto filosofico-religioso. Il Dharma è basato sulla scoperta di Buddha e Buddha ha tramandato molti metodi diversi per rimuovere le cause della sofferenza, non esiste un solo metodo perché la guarigione è condizionata da fattori differenti, ma alla radice di ogni metodo c’è la pratica della compassione. Il buddismo Mahāyāna, o grande veicolo, attraverso il percorso verso la completa liberazione dalle varie illusioni e concezioni errate riguardo alla esistenza fenomenica richiama alla continua compassione perché praticandola tutti gli esseri umani ne possono trarre grandi vantaggi. È come una grande nave che riporti tutti gli uomini all'universo attraverso l’oceano della sofferenza. All'interno del Mahāyāna il Buddha ha 10 rivelato la possibilità di trarre beneficio attraverso lo stato del “risveglio” che si può realizzare collegando i propri pensieri a quelli di Buddha. Nella maggior parte delle tradizioni religiose si pregano le divinità nella speranza di ricevere la loro benedizione, nella tradizione buddhistica la benedizione, la potenza e le qualità dell'essere illuminato non provengono da una fonte esterna ma sono innate ed è compito di ognuno risvegliarle. Nella pratiche di visualizzazione possiamo immaginare di essere noi stessi Buddha, preferibilmente il Buddha della compassione, Chenrezig. Nella visualizzazione ci connettiamo con il corpo, la voce e la mente del Buddha: per la postura ed i gesti ci colleghiamo al Suo corpo, per recitare a memoria le parole della liturgia e per ripetere i mantra ci connettiamo con la Sua voce e per immaginare i pensieri e i concetti del Buddha ci connettiamo con la Sua mente. Nel Vajrayāna (buddhismo tantrico) si recitano e si medita sui mantra che rappresentano una sorta di unione di suono e vuoto; essi non hanno nessuna realtà intrinseca, ma sono semplicemente la manifestazione del suono puro sperimentato simultaneamente con il suo contrario, il vuoto. Attraverso i mantra ci si stacca dalla realtà contingente del discorso-suono per sperimentare l’altro aspetto, maya, l’illusione, il silenzio-vuoto in quell’eterno percorso verso la trasformazione nella consapevolezza illuminata. Cilindri da preghiere I più comuni hanno un cilindro di metallo avvitato intorno all’impugnatura di metallo o di legno. Il cilindro e il rotolo inciso con il mantra in esso contenuto, vanno fatti ruotare su loro stessi con un movimento del polso. "Il mantra Om Mani Padme Hum è facile e potente perché contiene l'essenza di tutti gli insegnamenti. Quando si canta la prima sillaba Om la benedizione prende forma, si perfeziona la pratica della generosità, Ma perfeziona i concetti dell’etica e della compassione; ni aiuta a perfezionare la pratica della tolleranza e della pazienza; Pad, la quarta sillaba, aiuta nel camino della perseveranza, me permette di realizzare la concentrazione e Hum conduce verso la perfezione della sapienza” (Guru Rimpoche) Così il mantra aiuta a realizzare la perfezione nelle sei pratiche, dalla generosità alla sapienza. Il cammino delle sei perfezioni è quello fatto tre volte da tutti i Bhudda. Le sei sillabe purificano i sei reami dell’esistenza nelle sue sfaccettature del Samsara. Purificazione Samsara Om beatitudine / orgoglio dèi Ma gelosia/concupiscenza dèi gelosi Ni passione / desiderio creature umane Pad stupidità / pregiudizio animali Me avarizia / possessività fantasmi aggressività / odio demoni Hum Nei paesi asiatici le immagini dei mantra sono spesso intagliate sulle pietre o dipinte sulle pareti. Quando il mantra è dipinto a colori essi sono tradizionalmente: Om = bianco, Ma = verde, Ni = giallo, Pad = celeste, Me = rosso, Hum = nero o blu scuro. Il Buddha della medicina nel tempio di Toji Kyoto: Toji Temple, sede centrale del buddismo Shingon Yakushiruriko Nyorai con Suryaprabha, il sole raggiante, e Candraprabha, il chiaro di luna (i due fratelli Bodhisattvas), circondato dai 12 yaksha. Legno intagliato e lamina laccata, periodo Momoyama, 1603. 11 I modelli più grandi sono utilizzati all’esterno, per invocare le benedizioni spirituali. Anche in questi i rotoli con i mantra sono posti all’interno (quelli alti anche due metri contengono innumerevoli copie dei mantra o centinaia di volumi sacri) mentre l’esterno è decorato e intagliato con le sillabe del mantra di Chenrezig. La tradizione fa risalire le ruote al 400 a.C., descritte da un pellegrino cinese proveniente dal Laddakh. Spesso il movimento rotatorio viene alimentato dall’acqua che scorrendo dai ruscelli di montagna viene incanalata in particolari circuiti interni in grado di far girare le ruote. Le ruote devono girare in senso orario perché le sillabe del mantra vanno visualizzate nel loro ordine corretto. La Medicina Tibetana Considerazioni di Sua Santità il Dalai Lama Un fattore comune a tutti gli esseri umani è che essi desiderano realizzare la loro felicità evitando di soffrire. Il desiderio del benessere fisico e mentale completo è l’espressione principale di questo livello di felicità. Quando ci ammaliamo prendiamo alcune misure in grado di aiutarci a recuperare lo stato di equilibrio. Quando siamo ammalati ci sentiamo come menomati, che le nostre capacità vengono meno e di conseguenza la salute non argomento di interesse personale, ma una preoccupazione universale che dovremmo condividere tutti con maggiore responsabilità. Credo che il sistema medico tibetano possa contribuire per mantenere la mente sana e il corpo sano. Come il sistema indiano e cinese, la medicina tibetana considera la salute come uno stato di equilibrio, raggiungibile con dieta, stile di vita, condizioni stagionali e mentali che se “disturbate” creano disordine nell’equilibrio naturale. Nel diagnosticare questi disordini il medico tibetano utilizza innanzitutto i propri sensi ed esamina i polsi dei pazienti, l'urina e il suo aspetto generale. Riesce a stimare l'equilibrio generale dell'individuo valutando tutto l’insieme. Il Mandala: le forze cosmiche si manifestano Mandala è una parola che in sanscrito significa cerchio o ciclo. È associata alla cultura veda ed in particolar modo alla raccolta di inni o libri chiamata Rig Veda che è uno dei testi sacri più antichi della storia dell'umanità. Il termine Mandala è usato anche per indicare un disegno composto dall'associazione di diverse figure geometriche, le più usate delle quali sono il punto, il triangolo, il cerchio ed il quadrato. Queste figure rappresentano spesso solo una base su cui vengono poi aggiunti altri oggetti. Il Mandala rappresenta secondo i buddhisti il processo secondo cui il cosmo si è formato dal suo centro; attraverso un articolato simbolismo consente una sorta di viaggio iniziatico che permette di crescere interiormente. I buddhisti riconoscono, però, che i veri Mandala possono essere solamente mentali, le immagini fisiche servono per costruire il vero Mandala che si forma nella mente della gente e vengono consacrate solo per il periodo durante il quale è utilizzato per il servizio religioso. Al termine del lavoro, dopo un certo periodo di tempo, il mandala viene semplicemente "distrutto", spazzando via la sabbia di cui è composto. Questo gesto vuole ricordare la caducità delle cose e la rinascita, essendo la forza distruttrice, anche una forza che dà la vita. Il termine Mandala (lett. cerchio) si ritrova in varie culture, tra cui quella buddhista, mentre il corrispettivo induista è lo Yantra (lett. strumento). Lo Yantra è simile al Mandala, tuttavia le due tecniche si differenziano per la complessità: lo Yantra è molto più schematico, limitandosi ad usare figure 12 geometriche e lettere in sanscrito, mentre nel Mandala sono rappresentati anche - in maniera talvolta particolareggiata - luoghi, figure ed oggetti. Non vi è al mondo un altro disegno simbolico così universale come il mandala; esiste da sempre, compare in tempi diversi e in ogni cultura visto che il più antico mandala sin qui conosciuto è una "ruota solare" paleolitica scoperta nell’Africa del sud. Ma mirabili esempi di mandala cristiani si trovano già nel primo Medioevo, mostrando perlopiù Cristo nel centro ed i quattro evangelisti o i loro simboli ai quattro punti cardinali. Inoltre possiamo osservare figure mandaliche nei rosoni delle nostre chiese, nei labirinti, nelle forme di certi templi, come pure nei siti etruschi e romani. Anche la natura attorno a noi spesso si presenta sotto forme mandaliche: nella frutta, nelle pietre, nei fiori, tra gli alberi, su nel cielo. Oltre ad essere disegnati i mandala vengono anche "vissuti": in India esiste la danza del mandala, tra gli indiani Navaho la persona da curare viene collocata al centro del cerchio disegnato sul terreno mentre in occidente l’idea del centro e del cerchio protettivo si ritrova in numerose danze popolari oltre che nel girotondo dei bambini. I Mandala hanno una tradizione antichissima e, nello scorso secolo, anche un grande studioso della psicologia occidentale ne ha fatto uno strumento di studio delle personalità dell'uomo. Si parla dello psicanalista svizzero Carl Gustav Jung (26 luglio 1875 Kesswil - 6 giugno 1961 Küsnacht), Che sull'argomento ha scritto quattro saggi dopo averli studiati per oltre venti anni. Secondo Jung, durante i periodi di tensione psichica, figure mandaliche possono apparire spontaneamente nei sogni per portare o indicare la possibilità di un ordine interiore. Il simbolo del mandala, quindi, non è solo un’affascinante forma espressiva ma, agendo a ritroso, esercita anche un’azione sull’autore del disegno perché in questo simbolo si nasconde un effetto magico molto antico: l’immagine ha lo scopo di tracciare un magico solco intorno al centro, un recinto sacro della personalità più intima, un cerchio protettivo che evita la "dispersione" e tiene lontane le preoccupazioni provocate dall’esterno. Ma c’è di più: oltre ad operare al fine di restaurare un ordinamento precedentemente in vigore, un mandala persegue anche la finalità creativa di dare espressione e forma a qualche cosa che tuttora non esiste, a qualcosa di nuovo e di unico. Come afferma Marie-Louise Von Franz (allieva di Jung), il secondo aspetto è ancora più importante del primo ma non lo contraddice poiché, nella maggior parte dei casi, ciò che vale a restaurare il vecchio ordine, comporta simultaneamente qualche nuovo elemento creativo. www.wikipedia.it Sowa Rigpa L’arte della medicina tibetana Sowa Rigpa è stata insegnata e pratica in Asia centrale da più di 2500 anni. Oggi questo metodo naturale di cura è praticato in Tibet, Nepal, Bhutan e in Mongolia e si sta estendendo negli Stati Uniti d’America, in Canada e in Europa. Secondo i testi tibetani, il corpo umano è basato sui cinque elementi cosmici: terra (solidità), acqua (fluidità), fuoco (calore), vento (mobilità) e spazio (circolazione). Questi cinque elementi devono essere armonizzati ed equilibrati per ottenere uno stato di salute ottimale. Il trattamento spesso consiste in consigli dietetici e coinvolge il comportamento e lo stile di vita. Non mancano la somministrazione di principi erboristici e l’indicazione delle terapia da seguire. Per medicine si intendono tutti i rimedi naturali: erbe, prodotti minerali e prodotti organici che siano stati preparati seguendo antiche ricette. Questi ingredienti hanno il vantaggio di essere poco costosi, facilmente reperibili e manifestano pochi effetti collaterali. La medicina tibetana è profondamente integrata con la pratica del buddhismo e fa propria la teoria olistica di indivisibilità tra mente e corpo. Fisico e salute richiedono una circolazione equilibrata delle tre energie di base: energia sottile o vento (rlung), bile (mkhrispa) e flemma o muco (badkan). Il vento è legato ai disordini derivanti dallo stress, la bile è legata ai disordini del caldo come le infiammazioni e il muco è legato ai disordini della digestione. 13 Il medico ideale deve essere disposto ad ascoltare il paziente e ascoltare sé stesso, migliorare la propria sapienza medica attraverso lo studio, ma soprattutto è colui che mostra sempre compassione. Credo fortemente che il nostro sistema medico sia uno dei mezzi mediante i quali i tibetani possano contribuire alla salute dell’umanità. Sowa Rigpa in Bhutan Breve storia dei medici e della medicina bhutanese Quando Shabdrung Ngawang Namgyel arrivò in Bhutan nel 1616, il suo ministro della Religione, Drukey Tenzing, che era anche un apprezzato medico, iniziò l'insegnamento e la diffusione del Sowa Rigpa. Anche se ci sono stati alcuni medici inviati in Tibet prima di allora, solo dal 1616 è iniziata la tradizione del Sowa Rigpa che si è sviluppato solo in parte indipendentemente dalle sue origini tibetane, e sebbene i testi di base utilizzati siano gli stesse, alcune piccole differenze nella pratica la rendono una tradizione anche bhutanese. L'ambiente naturale, con la sua eccezionale e ricca flora ha permesso lo sviluppo di una farmacopea che non ha equivalente in nessuna parte del mondo. Esistono poche conoscenze sui medici che hanno contribuito allo sviluppo del Sowa Rigpa dall’arrivo di Shabdrung Ngawang Namgyal (1594-1651, il fondatore della tradizione buddhista Kagyu in Bhutan) ai nostri giorni, quelli della dinastia Wangchuck (1907oggi). Sua Maestà Ugyen Wangchuck, primo re di questa dinastia, aveva alla sua corte personale un medico, Dungtsho Pemba appartenente ad una famiglia che ha promulgato la tradizione medica di generazione in generazione. Corpo-mente-spirito Filosofia della medicina tibetana La medicina tibetana è un sistema medico molto antico basato sulla filosofia buddhista. Essa spiega che tutto il creato (uomini, animali, terra, cielo, stelle) comprese le cose inanimate derivano dalla mente e dai cinque elementi. La mente è considerata la “radice” perché tutte le esistenze e tutti i momenti dipendono dai suoi movimenti; è la forza creatrice di ogni fenomeno esterno ed interno. La mente e i cinque elementi si manifestano in forma di energia contraddistinta in tre aspetti, tre umori: energia sottile o vento (rLung), bile (MKhrispa, pronuncia Tripa) e flemma (Badken). Questi umori, o principi, sono la quintessenza dell'energia che continuamente fluisce nel corpo umano e mantiene l’individuo in salute attraverso la consapevolezza mentale. I tre principi favoriscono uno stato di benessere solo quando sono in equilibrio ed armonia, al contrario, la perdita di questo equilibrio rappresenta la malattia. Questo è il concetto centrale della teoria generale, eziologia, patologia, diagnosi e del trattamento del corpo-mente nella medicina tibetana. È quindi attraverso la manifestazione graduale dell’energia mentale, umorale e fisica che la struttura della teoria e della pratica della medicina tibetana si concretizzano. Centinaia dei medici hanno indagato, lavorato e scritto numerosi commentari sulla pratica, sulla materia medica, sulle esperienze cliniche includendo anche la storia della medicina tibetana e hanno 14 tramandato questa vera e propria arte alle generazioni future. Trattamento I disordini costituzionali e i disordini di carattere psicopatico e patologico sono trattati con una visione olistica utilizzando le diete e comportamenti specifichi, piante medicinali e rimedi minerali, terapie esterne, rituali spirituali buddhisti, meditazione, yoga tibetano, ecc. per restituire armonia, equilibrio e ripristinare i tre sistemi umorali. Fonti storiche Il testo principale è il Gyudshi (rGyud = quattro, bzi = tantra o radice), tradotto da testi medici dal sanscrito al tibetano, “I quattro tantra medici”, è il più conosciuto e completo, basato sul concetto di corpo-mente e che offre un’ampia panoramica sulle pratiche basate sulla filosofia buddistica. È composto da quattro volumi: Tsa-gyud (tantra della radice) in 6 capitoli, Shad-gyud (tantra della spiegazione) in 31 capitoli, Men-ngag-gyud (tantra della tradizione orale) in 92 capitoli e infine Chima-gyud (ultimo tantra) in 27 capitoli. Il concetto di corpo-mente Il sistema medico tibetano è una medicina del “corpo-mente” in cui la mente ha un ruolo essenziale per la salute fisica perché è in grado di determinare il benessere e la malattia. Dopo morte, il corpo scompare ma la mente continua il suo viaggio nelle vite successive senza più interferenze; la mente è “materia prima”, crea l’anima e individua il mondo esterno. La mente A differenza della medicina occidentale, quella orientale pone le proprie fondamenta proprio sull’elemento “mente” perché essa è considerata il centro; creatrice e distruttrice, la mente naturale è luminosa, illimitata e senza inizio. Secondo il buddhismo essa ha la qualità e la capacità di svilupparsi allo stato più alto dell’illuminazione. È come un cristallo puro. Ma la mente è nata sotto il segno dell'ignoranza che, benché provvisoria e transitoria, oscura la luce più intima e profonda della sapienza, come la polvere oscura la brillantezza e la luminosità del cristallo. L’ignoranza La mente che “ignora” non può vedere i fenomeni veri e non può compenetrarsi se non nello stato dell’illusione. Lo stato dell’illusione conduce la mente a percepire una visione errata della realtà che crea dolore e sofferenza. L'energia del vento sottile è infatti la parte impura della mente ed oscura la luce della mente primordiale. L'ignoranza imprigiona la chiarezza e le facoltà mentali, producendo i condizionamenti mentali che consentono al corpo fisico di manifestare fragilità ed impermanenza in quel processo identificabile come la radice della malattia. Il vento sottile Fin dall'inizio la mente è accompagnata dal vento sottile, anche chiamato “veicolo della mente”, che contiene i cinque elementi: terra, acqua, fuoco, aria e spazio. Quei venti sottili sono delle pseudo-energie e sono causa del corpo fisico e delle “particelle” del samsara esterno. Ci sono cinque tipi di “particelle” menzionate nel buddhismo: le particelle dello spazio si manifestano per prime e producono le particelle dell’aria. L’aria produce il fuoco e il fuoco produce l’acqua. Alla fine le particelle terrestri vengono prodotte dall'acqua e cominciano a formare il mondo materiale. Perciò il vento svolge un ruolo molto importante insieme con la mente e le particelle degli elementi della natura. Modernizzazione e felicità interna lorda Con il diffondersi dei moderni mezzi di comunicazione (oggi il 28% delle famiglie possiede un televisore, l’11% un telefonino e circa il 3% un computer) i cittadini bhutanesi stanno entrando in contatto tra loro e il resto del mondo. E non è un traguardo da poco per il paese, attraversato da un’unica strada così accidentata, stretta e tortuosa che per percorrere i 250 km che copre (in linea d’aria) da est ad ovest, ci vogliono ben tre giorni. Teorizzato nel 1972 dal Re, il concetto di felicità interna lorda, indice alternativo al Pil per misurare il benessere di un paese, è ora preso in considerazione anche da studiosi ed economisti della comunità internazionale. Jigme Singye Wangchuk (nella foto in basso), sovrano del Bhutan, dichiarò che “la felicità interna lorda è più importante del prodotto interno lordo”. I 4 pilastri della felicità interna lorda sono: sviluppo sostenibile, tutela ambientale, salvaguardia delle tradizioni culturali e buon governo. Sul piano macroeconomico, infatti, la prosperità e il benessere sono ancora prevalentemente misurati in termini di Pil. E questa misura rispecchia inesorabilmente la forma, i contenuti e i valori della società. Ma il Pil è un indicatore economico che non considera le condizioni e la gratificazione dei lavoratori. Del resto, lo dicevano poeti e filosofi dell’antichità: la felicità va ricercata dentro, non nei beni materiali. Sembra proprio che gli economisti moderni stiano imparando la lezione. National Geographic Italia 15 Il padre, Dungtsho Gyeltshen, aveva studiato in Tibet nel famoso Lhasa Medical School di Chagpori. Dungtsho Pemba acquistò la fama di essere il miglior medico del paese è fu chiamato a servire alla corte di Sua Maestà Jigme Wangchuck. Un altro medico famoso presso la corte reale fu Mahaguru, un uomo definito santo che si preparava da solo i medicinali quando aveva bisogno di prescriverli ai propri pazienti. Nella prima metà del XX secolo si ricorda un altro famoso medico Dungtsho Chimi Gyeltshen che dopo aver soggiornato in Tibet per 16 anni divenne il medico personale della sorella minore del secondo Re Ashi Kenchock Wangmo. Il primo medico a lavorare direttamente per il governo è stato Dungtsho Pema Dorji (attuale direttore del Istituto Nazionale di Medicina Tradizionale). Le preparazioni bhutanesi L'ospedale di medicina tradizionale nazionale di Thimphu tratta più di 30.000 pazienti. Esiste una sezione responsabile della raccolta delle materie prime e della produzione delle medicine tradizionali sulla base delle formule tradizionali usando, però, le più moderne tecnologie. Il repertorio conta più di 2990 tipi diversi di materie prime, l’85% è disponibile sul mercato interno e il restante 15% viene importato dall’India. La medicina tradizionale deriva da tre fonti principali: 1) piante medicinali Ngomen (impianti di alta quota), Throgmen (piante sotto gli 8000 metri sul livello del mare) e Tsimen (resine) 2) sostanze minerali: Rinchen (pietre preziose), Domen (minerali di base) 3) sostanze di origine animale: Sogcha (parti di animali) Una medicina alternativa Come la medicina indiana, l’Ayurveda, la medicina tibetana considera la malattia come il risultato di uno squilibrio nel ritmo biologico o di squilibrio all'interno dei tre principi dell'energia, delle sette componenti e dei tre escrementi. Nel visitare un paziente, il medico comincia con l’esame della costituzione che può essere una combinazione dei tre principi energetici. In seguito viene determinata la causa dello squilibrio e consigliati i metodi migliori per ripristinare l'armonia. Naturalmente quelli presenti in questa monografia sono accenni non in grado di esplicitare completamente l’estrema complessità della medicina tibetana. Il corpo umano è composto da: sette componenti (latte, sangue, carne, tessuto adiposo, ossa, midollo ed essenza tre tossine (feci, urina e traspirazione) tre principi di energia (vento, bile e flemma). La correlazione delle tre attività è diversa per ogni individuo e può servire come base per classificare i tipi o le costituzioni umane. Energia Funzione del corpo Costituzione umana Vento Controllo del movimento e delle funzioni fisiche come la circolazione, la respirazione, le capacità intellettive, gli impulsi e la parola. Creativo, veloce ad imparare e altrettanto veloce a dimenticare. Eccitabile, vivace, divertente. Lunatico, conduce una routine quotidiana irregolare. Impulsivo Bile Sovraintende il calore interno e controlla la digestione, l’assimilazione degli alimenti e il metabolismo di base. Mente acuta. Concentrato e ordinato. Assertivo, ha fiducia in sé. Competitivo ma impaziente. Buon oratore, abile leader. Flemma Mantiene e regola il normale funzionamento e l'equilibrio delle energie. Compiacente, rilassato, misurato, lento, affettuoso. Affidabile e fedele Impara lentamente ma non dimentica più. Autosufficiente. 16 La Puja Nella cultura del buddhismo himalayano esiste anche un metodo per essere di beneficio a molte persone: la celebrazione della "puja" (per accumulare merito e purificare la propria mente, il corpo e le energie). La Puja di Tara, di Amitayu e del Buddha della Medicina sono utili principalmente per la salute o per la lunga vita; la Puja della Divinità dall'Ombrello bianco e del Sutra del Cuore aiutano ad evitare le influenze negative; la Puja di Mahakala, Kalarupa, Palden Lhamo e dei protettori sovramondani serve principalmente a proteggere i pensieri rivolti al Dharma e le pratiche di Dharma; la Puja di Vajrasattva, Jamantaka, Guhyasamaja, Chakrasamvara, Kalachakra e delle divinità superiori aiuta in particolare a purificare le negatività e la mente; la Puja di Manjusri, Chenresig, Maitreya e Vajrapani aiutano in particolare, rispettivamente, a sviluppare Saggezza, Compassione, Amorevolezza e Potere; la lettura di testi come il Sutra della Prajnaparamita di ottomila versi ed il Sutra delle vite di mille Buddha sono utili principalmente a creare un legame con quei Buddha ed i loro insegnamenti. Tsheringma: un tè differente Una bustina di tè in una tazza d’acqua calda (senza zucchero e latte) e birra, riscaldata per un paio di minuti per avere un buon sapore e un colore migliore. Il tè non solo dà una sensazione calmante e rinfrescante, ma aiuta a migliorare le condizioni del cuore, del fegato, e dell'apparato digerente, e non ci sono effetti collaterali! Si parla di Tsheringma, un tè costituito da soli due ingredienti: petali di cartamo o zafferanone (Carthamus tinctorius), in bhutanese Gurgum, un tonificante cardiaco e uno stimolante nervoso che secondo la letteratura medica tradizionale aiuta nella cura di tutte le disfunzioni del fegato e il secondo è la corteccia della radice di una pianta della stessa famiglia della cannella (Cinnamomum tamala) nome locale Shing-Tsha, che aggiunge sapore e aiuta nei processi digestivi e nella regolarizzazione dei movimenti intestinali. 17 Piante del Bhutan La vegetazione prevalente delle zone montuose è composta da conifere: il Cedro Deodara, l’Abies Pindrow e l’Abies Picea Morinda (abeti), il Picea Smithiana e il Pinus Excelsa Wallichiana a ricordarci l’antica tradizione dei profumi, degli oli essenziali e degli incensi di questa zona, da sempre apprezzati per le loro proprietà (un alambicco datato 3000 a.C. ce ne da testimonianza). Le oltre 400 specie di Rhododendron e la Betula Utilis sono diffusissime sulle pendici montane, insieme con il Berberis lycium, Prinsepia utilis, Viburnum Nervosum e tante altre erbe. Il Panax Ginseng è molto ricercato, quasi estinto (il Pen-Tsao, un manoscritto cinese di 4.700 anni fa ne descriveva le proprietà terapeutiche); sono diffusi anche l’Ephedra, la Rhodiola, lo zafferano (Crocus sativus), il Rabarbaro di montagna, l’Elleboro, la Serratula. Altre piante usate nell’erboristeria sono: il cartamo (Carthamus Tinctorius), la liquirizia (Glycyrrhiza Glabra), il sandalo rosso e bianco (Pterocarpus Santalinus e Santalum Alba), la Saussurea Lappa. Un proverbio locale conferma che una persona non soccomberà alle malattie in una zona dove Terminalia chebula, Terminalia bellerica, Emblica officinalis e Tinospora cordifolia sono disponibili. Tantra di Kalachakra Tantrismo e astromedicina Per favore Lama dell'Azione Vajra, grande Rigden Benedicimi affinché realizzi che il mio corpo é il mandala dell'universo e affinché lo trasformi in un contenitore puro come il cristallo di energia vitale e spirituale. Benedicimi affinché realizzi che nascita, vita e morte del mio corpo sono nascita, vita e distruzione del cosmo. Benedicimi affinché realizzi che la mia colonna vertebrale é il Monte Meru, che i cinque colori della mia pelle e dei miei organi sono i suoi cinque volti colorati, e affinché il mio corpo e la mia mente possano divenire un contenitore puro di questa energia elementare positiva. Benedicimi affinché il flusso dell'energia vitale, le gocce e i venti rotanti nei miei chakra e nei miei canali sono il flusso dell'energia cosmica e la rotazione dei corpi celesti. Benedicimi affinché realizzi che le 28 case lunari sono i miei denti e che le 12 case dello zodiaco sono nel mio cuore e nel mio chakra dell'ombelico. Possano il mio corpo e la mia mente divenire un puro contenitore di questa energia positiva celeste. Benedicimi affinché realizzi che i miei canali destro e sinistro sono il sole e la luna. Possano il mio corpo e la mia mente divenire un puro contenitore di questa energia positiva solare e lunare. Benedicimi affinché realizzi che il mio canale centrale (Tsa Uma) é Rahu. Possano il mio corpo e la mia mente diventare un puro contenitore di questa energia vitale, positiva ed essenziale. Il tantrismo può definirsi come una psicologia pratica, una medicina, una filosofia e una spiritualità naturale. La tradizione tantrica tramanda una conoscenza sciamanica, astorica e apolide, che sfugge ai parametri della ratio storica e sociale. Forse per questo la scienza medica tibetana, che si fonda sui testi tantrici antichi e, in particolare sullo Sri Kalachakra Tantra (che costituisce la base del sistema astrologico tibetano) e su “I quattro tantra medici”, può apparire così lontana e, nello stesso tempo, in virtù del principio secondo il quale gli opposti si attraggono, così affascinante agli occhi del ricercatore occidentale. Una verità scientifica, quando perde il senso della propria relatività, diviene superstizione. Conoscere una visione dell'uomo, del corpo e della realtà lontana da quella a cui il proprio mondo è assuefatto non può che aiutare a liberarsi dall'ipnotismo delle certezze, la qual cosa, in un'epoca di livellamento e massificazione, è certamente straordinaria. Il medico tibetano è innanzitutto astrologo. La scienza medica in Tibet non è scindibile dalla conoscenza della astrologia. Fino a pochi anni fa gli studi della medicina e dell'astrologia tibetane erano riservati ai lama, i monaci buddhisti di più alta levatura. Ma in tempi recenti questi studi sono stati aperti anche ai laici. Oggi a Dharamsala vi è un centro di alti studi tibetani, il Tibetan Medical & Astrological Institute, dove è possibile attraverso un percorso di formazione, che dura dai sei a i dieci anni, acquisire le conoscenze necessarie per operare in qualità di medico e astrologo. Nella visione dell'astro-scienza medica tibetana, la vita di ciascuno può essere 18 influenzata da tre fattori: i pianeti e i loro movimenti, il Karma, ovvero gli effetti delle azioni passate e, infine, gli spiriti benevoli o malevoli. Anche la salute è soggetta ai medesimi fattori, oltre che allo stile di vita e alla dieta. L'uomo, il suo corpo e la sua psiche sono composti dagli stessi cinque elementi che manifestano l'intero universo; la malattia, che può essere concepita come uno squilibrio tra gli elementi, può venire curata attraverso l'ausilio di medicine composte dai medesimi cinque elementi preparati secondo principi riequilibranti. Lo studio della medicina risulta, dunque, inscindibile dalle conoscenze astrologiche. Esercitando una leggera pressione con i polpastrelli delle dita sul polso del paziente, l'astro-medico è in grado di avvertire il pulsare dei principali organi vitali e di costatarne le condizioni di salute. Le pulsazioni vitali del corpo variano a seconda delle stagioni, essendo in sintonia con la pulsazione vitale dell'universo. Ne consegue che il medico che non abbia simultaneamente una buona conoscenza del calendario lunare - sulla base del quale vengono stabilite le stagioni e vengono scanditi gli anni - non è in grado di effettuare una buona diagnosi attraverso l'ascolto delle pulsazioni del polso. Nella tradizione tibetana è detto che la conoscenza astrologica è la chiave di tutte le porte del sapere. Senza la conoscenza delle fasi lunari e dei loro effetti sugli elementi, non è possibile raccogliere le erbe che servono come medicamenti nel periodo giusto e tanto meno trattarle in maniera adeguata. La causa della malattia è sempre da ricercarsi nell'inconsapevolezza o ignoranza che porta l'uomo a dimenticare l'aspetto simbolico del corpo e delle cose, le quali sono frutto del potere di immaginazione dell'animo umano e non hanno un'esistenza oggettiva, indipendente dalla facoltà umana di immaginarle. L'ignoranza dell'aspetto simbolico degli eventi e della non-oggettività delle cose è alla base dell'attaccamento a sé e all'oggetto. L'attaccamento genera le tossine della paura ed è all'origine della malattia. Molti rimedi consistono nell'incitamento a compiere opere di bene e donazioni. Gli amuleti e le medicine a base di erbe vedono enormemente potenziato il proprio effetto se il paziente assume un atteggiamento mentale di distacco, ancorandosi al fermo suolo della nonoggettività delle cose. La medicina tibetana rappresenta l'eredità di un passato antico, di una conoscenza sciamanica propria dell'uomo che viveva in condizione di piena armonia con la natura. Questa scienza è stata conservata dal popolo tibetano in esilio e può costituire uno spunto di riflessione importante per tutti coloro i quali desiderano prendersi cura della propria salute attraverso un atteggiamento mentale positivo, mediante l'utilizzo di risorse non-animali e di procedure mediche non-invasive di Selene M. Calloni Williams Astrologia tibetana In Tibet si utilizzano due sistemi di riferimento astrologici: Jyùnzis, basata sulle combinazioni degli elementi, e Gàrzis, basata sulla disposizione di stelle e pianeti; la prima è originaria del Tibet (pur con influenze cinesi), la seconda di estrazione buddhista (il buddhismo è giunto in Tibet dall’India). L’origine dell’astrologia Jyùnzis si può far risalire all’originaria cultura e religione bon-po del Tibet con successivi innesti derivati dalla vicina Cina. Il suo insegnamento fu iniziato da un maestro di nome Shenrab Niwo. In seguito, con il matrimonio del re del Tibet con una principessa cinese e con l’arrivo del buddismo dall’India, l’astrologia tibetana si è molto sviluppata. 19 Benedicimi affinché realizzi che le mie 28 vertebre sono le 28 costellazioni divine. Possano il mio corpo e la mia mente diventare un puro contenitore di questa energia vitale, positiva, divina e celestiale. Benedicimi affinché realizzi che le sette parti del mio volto (occhi, orecchie, naso, bocca, lingua, mento, fronte) sono i sette pianeti (sole, luna, mercurio, marte, venere, saturno e giove). Possano il mio corpo e la mia mente diventare un puro contenitore di questa energia positiva planetaria. Benedicimi affinché realizzi che le mie 12 costole sono le dodici case dello zodiaco negli aspetti solare e lunare. Possano il mio corpo e la mia mente divenire un puro contenitore dell’energia positiva archetipica. Benedicimi affinché realizzi che i miei milioni di atomi e cellule sono le stelle dei paradisi. Possano il mio corpo e la mia mente diventare un puro contenitore di questa energia positiva stellare. Benedicimi affinché realizzi che i miei chakra sono la grande rotazione delle galassie. Possano il mio corpo e la mia mente diventare un puro contenitore di questa energia positiva universale. Benedicimi affinché realizzi che l'anno é il Re di Shambhala, che i 24 mesi solari e lunari sono i 24 ministri, che i giorni sono i guerrieri e che le ore e i secondi sono le loro potenti armi. Comprendendo l'aspetto astrologico e come utilizzare i canali sottili, i venti degli elementi e le gocce, possa diventare libero dal tempo lineare, sperimentare il passato, presente e futuro come un eterno "adesso" e danzare nella sfera senza tempo. T.Y.S. Lama Gangchen Danza Cosmica dell’Estasi Cham Shabdrung Le 7 rappresentazioni più importanti CHHO-SHEY, danza della canzone religiosa. La rappresentazione ricorda come Tsangpa Jerey nel XIII secolo sconfisse e convertì il demone tutelare del lago di Tsari Tsokar situato nel circuito di pellegrinaggio del monte Dakpa Shelri, il luogo più sacro del sud est del Tibet. DRANYEN CHAM, danza con la chitarra. I danzatori indossano pesanti abiti di lana e calzari tradizionali di feltro, la tunica è nera, la camicia gialla, il copricapo rotondo e portano una spada. DURDAG, danza dei signori dei luoghi di cremazione. I danzatori portano maschere bianche con le sembianze di un teschio. GURU TSHEN GYE, danza delle otto manifestazioni di Guru Rimpoce. Vengono rappresentate le otto forme che il Guru assunse per poter portare il messaggio di liberazione ai vari tipi di esseri. SHA-NA CHAM, danza dei cappelli neri, eseguita normalmente da 21 danzatori SHA-NA NGA CHAM, danza dei capelli neri con il tamburo. I danzatori danzano battendo ritmicamente un tamburo il cui suono rappresenta la religione. TUNGAM, danza delle divinità terrifiche. I danzatori portano abiti di broccato, calzari di feltro e maschere dall’aspetto terrificante. È una spettacolare danza. I Cham: le danze degli sciamani I Cham sono uno straordinario insieme di musiche sacre, danze in costume con maschere rituali, riti religiosi ed esorcistici, eseguite da monaci ed anche da laici nei Cham minori, il tutto immerso in un attento ma allegro e rilassato assiepamento di persone che esibiscono i migliori abiti tradizionali e godono di un atteso momento di gioiosa convivialità. Il Cham è diffuso tra la maggior parte delle popolazioni di origine tibetana di cultura buddhista Vajrayāna. Nell’arco himalayano oltre al Bhutan le aree dove il Cham è stato preservato ininterrottamente in modo più vigoroso in India sono lo Zanskar, il Laddakh (qui il più famoso si svolge a Hemis), lo Spiti e il Sikkim; in Nepal nel Mustang e in modo minore nel Kumbhu. Anche nel Tibet occupato le autorità cinesi in alcuni monasteri hanno consentito di riprenderne la tradizione. In Bhutan i Cham sono il veicolo culturale principale per le espressioni artistiche di musica, canto e danza, con un utilizzo di costumi e maschere molto elaborati. Questa forma era presente già all’inizio dei tempi storici della cultura tibetana: il primo Cham è attribuito a Guru Rimpoce (Padmasambhava), che prima di recarsi in Tibet secondo la tradizione orale eseguì una danza dove oggi sorge il monastero di Kurjey in Bumthang per domare lo spirito di una divinità locale. Alcune rappresentazioni traggono la loro origine proprio dall’epoca in cui il grande Guru visitò queste regioni, quindi dall’VIII secolo, e ne rievocano le gesta, come ad esempio avviene nello Yakchoe di Ura. La diffusione del Cham corrisponde all’ingresso della cultura buddhista in un mondo sciamanico ed esprime molto 20 concretamente la sintesi delle due anime himalayane: l’unione del misticismo adottato dai saggi buddhisti dell’India con le potenti capacità di divinazione e di rapporto con l’occulto dei devoti del Bon, capacità che furono sviluppate in un contesto naturale animato da forze soverchianti. Le rappresentazioni degli Dzong principali sono esecuzioni impeccabili che si concentrano sul messaggio religioso e storico, mentre nei Cham di carattere più locale alcune parti sono eseguite da gente comune, che a volte aumenta l’intensità del proprio coinvolgimento con abbondanti bevute, e l'intero evento è spesso immerso in un contesto di gioiosa e animata festa popolare. Le rappresentazioni di danza si svolgono all’aperto, nel cortile principale dello Dzong o di fronte al tempio principale del monastero, o a volte in uno spazio specifico utilizzato per i Cham, come a Paro, mentre le cerimonie di preparazione necessarie per l’attivazione delle forze esoteriche che animano l’evento e alcune delle danze specificamente legate a questi riti sono quasi sempre eseguite all’interno di un tempio. La partecipazione della gente è corale: siedono assieme bambini, anziani e persone di ogni professione, tutti con indosso il proprio abito migliore. L’atmosfera è spontanea e rilassata ma anche attenta; molti osservano recitando dei mantra, le persone si siedono comodamente formando un grande cerchio attorno ai danzatori e a momenti di forte concentrazione seguono abbondanti merende e un sereno stare insieme. Le altre rappresentazioni ā Ogni Cham è composto da un insieme e una sequenza di diverse cerimonie, atti e danze e spesso si riscontrano l’inserimento di trame e danze specifici di quell’evento. Alcune forme sono però molto ricorrenti se non quasi d'obbligo, come ad esempio Sha-Na Cham, la danza dei cappelli neri. A lato una descrizione delle rappresentazioni più frequentemente eseguite; un elenco abbastanza completo ma non esaustivo. I nomi utilizzati sono quelli più comunemente utilizzati in Bhutan e sono riportati nel nostro alfabeto seguendo la traslitterazione più usuale. Si tenga presente che le stesse danze in alcune località possono venir chiamate con nomi diversi; o una danza può essere divisa in diversi atti o, al contrario, più forme possono essere accorpate in un unico atto - con nomi ad hoc. Le denominazioni di atti e danze sono in ordine alfabetico e non per ordine di importanza. Tra le varie rappresentazioni che compongono i Cham ce ne sono 7 la cui creazione viene attribuita dai bhutanesi allo Shabdrung, il grande illuminato che fondò l’attuale Bhutan nel XVII secolo. www.amitaba.net I dodici anelli della ruota dell’esistenza Nel margine esterno della "ruota dell'esistenza" sono raffigurati (dall'alto in basso e in senso orario) dodici anelli, dodici tipi di reazioni a catena che hanno luogo ad ogni istante per portare in azione quello che chiamiamo "esperienza quotidiana". 1. All'Ignoranza (donna cieca) s'incatenano i seguenti nodi: 2. "Formazioni volitive" (tornio da vasaio); 3. "Coscienza" (scimmia che salta tra i rami); 4. Aggregato psicofisico" (due uomini in barca); 5. "Sensi" (casa con sei aperture); 6. "Coppia di amanti"; 7. "Sensazione" (freccia in un occhio); 8. "Sete di vivere" (un bevitore); 9. "Attaccamento alle forme di vita" (raccoglitore di frutta da un albero); 10. "Divenire" (coppia di sposi); 11. "Nascita" (donna partoriente); 12. "Morte" (uomo che trasporta un cadavere). Le cose avvengono da un momento all'altro, lasciando impronte sul "flusso di coscienza". È ciò che chiamato karma, che letteralmente significa "azione", e che qui indica piuttosto il risultato delle azioni impregnate del "flusso di coscienza". Tale "flusso" è concepito dal buddhismo come un continnum mentale, non limitato solo alla vita presente, bensì radicato in esperienze passate e proiettato in esistenze future. 21 BUMTHANG TERCHAM, danza di consacrazione del luogo. DRAMITSE NGA CHAM, danza dei 16 suonatori di tamburo. DE-GYE, danza degli otto tipi di spiriti (degli Yaksas, Mamos, Shindes, Gyelpos, Tsens, Dus, Lus e Lhas). DOLE RAKSHA CHAM, danza dello spirito guida dei morti (Raksha) del monastero di Dole. GING DANG TSHOLING, danza del paradiso del Guru. GINGSUM [o Gynging], danza dei tre tipi di Ging (divinità tutelari): con i bastoni (Gyu-Ging), con le spade (Dri-Ging) e con i tamburi (Nga-Ging). GUANG DRUG PAWOS, danza degli eroi con i 6 tipi di ornamento. KYECHAM, danza degli accompagnatori. PACHAM, danza degli eroi. PHOLE MO-LE, danza dei nobiluomini e delle dame. RAKSHA MA-CHAM, danza del giudizio dei morti. SHACHAM, danza dei cervi. SHAWA SHACHI, danza del cervo e dei cani. SHINJE YAB YUM, danza di Manjushri, il bodhisattva della saggezza, nella forma del Signore della Morte con la sua consorte. www.amitaba.net Dharma Dal sanscrito “fissare” definisce il complesso delle prescrizioni morali, religiose e legali che costituiscono il codice della disciplina cui doveva attenersi il fedele del brahmanesimo (indù). Nella metafisica buddhista comprende le forze ultime (facoltà sensoriali, vizi, virtù, forza vitale, ecc.), e non ulteriormente riducibili, in cui tutta la realtà si risolve, e che nascono e muoiono in funzionale dipendenza reciproca: forme fenomeniche della legge universale. Guru Termine vedico avente il significato di venerabile, che in India definisce una persona degna del massimo rispetto e venerazione. Dapprima riservato al padre ed alla madre, il titolo si è poi esteso alla persona responsabile dell’educazione di un’altra. È in uso sia presso i brahmani che presso i Sikh. Hinayana Termine sanscrito dal significato di "Piccolo Veicolo", indicante una forma di buddhismo sorta nel periodo che va da cento anni dalla morte di Buddha al I secolo d.C. L’Hinayāna sottolinea l’individualità dell’illuminazione, il raggiungimento del Nirvana attraverso un metodo essenzialmente passivo, basato sul non fare, l’essenza di Buddha considerato un uomo comune, il realismo che porta ad un’interpretazione del buddhismo in senso storico-etico. Questa dottrina è anche definita dai suoi stessi seguaci theravada (dottrina degli antichi). Piccolo dizionario esoterico tibetanobhutanese Bon Prima dell'introduzione del buddhismo, le tradizioni animistiche erano comuni in tutte le regioni himalayane, compreso il Bhutan. Il sole, la luna, il cielo ed altri elementi naturali erano parte integrante della tradizione e della dottrina trasmesse oralmente di generazione in generazione. Bon deriva da una parola tibetana è indica proprio i racconti degli sciamani che compivano esorcismi, riti di sepoltura e divinazioni contro i demoni che minacciavano la lo scorrere tranquillo della loro esistenza. Importata dal Tibet e dall’India, forse nell’VIII secolo, la dottrina Bon trasse notevoli benefici dalle influenze buddhiste alimentandone a sua volta alcuni rituali popolari. Lamaismo È una religione basata sulle credenze e sulle istituzioni del Tibet, derivate dal buddhismo mahāyāna. Introdotto dal Nepal nel 632 d.C., ad opera del re Sron-brtsan-sgam-po, e sovrapposto all'originaria religione sciamanistica Bon, il buddhismo mahāyāna venne permeato di elementi tantrici nel 747 per iniziativa del filosofo indù Padmasambhava, e riformata più tardi dal "mago" bengalese Atisa (9821054), dal monaco Rinc'en-bza-po (958-1055) e nel XIV secolo da Tsonk'a-pa (1357-1419), fondatore della setta Gelugs-pa. Nel XIV secolo questa setta, affermando la reincarnazione di alcuni Bodhisattva in corpi-fantasma (sprul-sku), fissò le basi per una monarchia sacerdotale, quella lamaistica, che ha governato il Tibet fino a pochi decenni fa. I Lama tibetani furono anche protagonisti della conversione dei 22 Mongoli, e attraverso la dinastia mongola Yüan (1280-1378), il lamaismo si affermò anche in Cina, dove verrà seguito fin sotto la dinastia manciù dei Ching (16441911). Nel Lamaismo l'orientamento filosofico del buddhismo originario è stato profondamente modificato da contaminazioni della religione Bon (esorcismo, magia, strapotere sacerdotale) e del mantra (ritualismo, culto di divinità minori, di religiosi e di incarnazioni viventi del Buddha o lama incarnati). L'organizzazione della gerarchia lamaista, sotto molti aspetti simile a quella cattolica, si concretizza nelle figure del Dalai-lama, con poteri politici e sede a Lhasa fino all'occupazione cinese del Tibet, e del Tashi-lama, con poteri essenzialmente religiosi e sede a Tashi-lhum-po, considerati la doppia incarnazione del Bodhisattva tibetano Chenresik. Il Dalai-lama era assistito dai k'am-po (consiglieri) e dai lama dei monasteri più importanti. L'autorità politica del Lamaismo è stata tuttavia vanificata nel 1959 con l'occupazione militare del Tibet da parte della Cina comunista. Il Lamaismo sopravvive oggi nel Tibet, e presso comunità tibetane esuli in territorio indiano. Om Parola sacra, frequente all’inizio di molti mantra come indicazione di saluto alla divinità. La sillaba Om rappresenta lo stesso Braman, come la stessa Trimurti. Secondo la tradizione indiana l’Om ha potenti poteri occulti: infatti sarebbe il suono originario che, attraverso le caratteristiche vibrazioni dell’apparato vocale, porta all’estasi dell’assoluto. Karma Termine sanscrito che significa opera. In età vedica indicava un atto rituale o sacrificale. Più tardi tale termine indicò il peso, il fardello, il bagaglio, costituito dall'insieme delle azioni attive e passive, buone e cattive, anche appartenenti alle vite precedenti, compiute da ogni individuo. Tali azioni producono un frutto od una conseguenza (phala) che costringono l'anima (ātman) all'emigrazione di esistenza in esistenza, determinando la sofferenza e la reincarnazione, fino alla totale estinzione del Karma stesso. Sono stati dedicati vari testi alla spiegazione del come possa avvenire questa rivelazione organica. Nella lettura originaria, Aum, nel Medioevo le tre lettere erano mantenute divise e, a seconda della loro vibrazione, A significava Vishnù, U significava Shiva, ed M significava Brahma: il Tre in Uno, il più profondo mistero di Dio attraverso le tecniche dell’estasi-Yoga. Buddha Nome derivato dal vedico avente il significato di svegliato, illuminato; è l'appellativo dato al Buddha storico, Gautama Siddharta, della stirpe principesca degli Sakya, il fondatore del Buddhismo e successivamente ad altre personalità od entità in cui il Buddha, l'archetipo supremo, si realizza, sia in epoche diverse nel mondo terreno, sia nella sfera soprasensibile. In campo figurativo l'iconografia del Buddha è molto tarda, compare in epoca Kusana nel Gandhara ed a Mathura, mentre fino ad allora la figura divina era stata rappresentata da oggetti simbolici (trono, turbante, ecc.). Ben presto però, oltre ad innegabili elementi ellenisticiromani, vennero accolte nell'iconografia buddhista molte convenzioni simboliche dell'induismo. Il Buddha era raffigurato con particolari caratteristiche corporee (ciuffo di capelli e protuberanza cranica, usnisa, rilievi carnosi tra le sopracciglia, urna, orecchie dal lobo allungato) ed in prefissato atteggiamenti di tipo yoga delle mani e dei piedi (mudra). Queste intendono simboleggiare specifiche qualità (atteggiamento del dono, danamudra, di chiamare a testimone la terra, bhumisparsamudra, gesto della protezione, abbamudra). Ai sette Buddha del passato (Vipasyin, Sikhin, Visyabhiy, Krakasunda, Kanakamuni, Kasyap) che hanno prceduto nelle passate ere cosmiche (Kalpa) la nascita del Buddha storico, ed a quello del futuro (Maitreya), che saranno destinati ad aumentare grandemente di numero fino a superare la ventina, si aggiungeranno infinite varietà di manifestazioni del Buddha considerato entità prima, archetipo poi, come la Pentade Suprema (Amitabha, Amoghasiddi, Aksobhya, Ratnasambhava, Vairocana). Tantrismo Indirizzo dell'evoluzione religiosa indiana, sia induista che buddhista, fondato sui Tantra, individuabile nei seguenti punti: reinterpretazione delle nozioni religiose alla luce della pratica rituale, con conseguente sostituzione dell'esperienza alla speculazione, processo simile all'empirismo religioso; potenziamento della personalità fino a conseguire la transumanazione, che nell'induismo significa identificazione con la divinità, mentre nel buddhismo significa il superamento della condizione umana o conseguimento della buddhità. L'ascesi tantrica, distinta dall'ascesi tradizionale, è quella che comunemente viene chiamata yoga. www.guruji.it 23 Nirvana Termine sanscrito traducibile in estinzione. Ultimo fine della via indicata da Buddha, è essenzialmente ciò che sta al di là dell'Essere e del non-Essere, della realtà e della non-realtà. In sintesi è quanto va oltre qualsiasi affermazione o negazione, in sé incondizionato, assoluto ed ineffabile. Samsara Termine sanscrito derivato da sam e sr, scorrere insieme, ovvero trasmigrazione. Indica il concetto cardine di tutta la speculazione indiana strettamente connessa alla nozione di karma. Definisce l'ininterrotto ciclo delle morti e delle rinascite cui lo spirito è soggetto per una dolorosa necessità cosmica individuale, alla quale ci si sottrae soltanto attraverso la liberazione (moksa). Rappresenta il fine a cui tendono tutte le pratiche yoghiche indiane. Il concetto di Samsara viene negato unicamente dai materialisti (Carvaka), che però negano l'immortalità dello spirito. www.guruji.it La situazione in Tibet Non potevo terminare questo mio “viaggiare” all’interno della medicina di Buddha e della medicina tradizionale tibetana e bhutanese senza una chiara presa di posizione verso il continuo genocidio del popolo tibetano che continua da anni nel silenzio di molti e che forse, in questi giorni, riesce finalmente ad essere percepito nella sua reale drammaticità attraverso le immagini e le news dei media. Non posso tacere dopo essermi commossa solo pochi giorni fa, sulla strada da Phuentsholing a New Jalpaiguri di fronte ad una delle marce di protesta al grido di: see you at Lhasa, free Tibet! Non posso non condividere che ”il governo di Pechino non può sostenere che il Tibet è questione d'esclusivo interesse interno: le violazioni dei diritti dell'uomo sono doloroso patrimonio universale, senza barriere e senza confini. Una cultura plurisecolare distrutta, un ambiente naturale devastato, la popolazione autoctona ridotta ad una minoranza ghettizzata in casa propria, una sanguinaria e costante oppressione. Persecuzioni, torture e discriminazione razziale sono la paura quotidiana dei tibetani, tanto che, dal 1950 ad oggi, si contano più di un milione di vittime. La cultura e la religione sono state rase al suolo, con la distruzione del 99,98% dei monasteri, la lingua tibetana è messa al bando, milioni di cinesi hanno colonizzato l’Altopiano, tanto che oggi si contano circa 6 milioni di tibetani e 8 milioni di cinesi; i tibetani costituiscono una minoranza in casa propria. Inoltre si è dato il via allo sfruttamento selvaggio del territorio con il disboscamento indiscriminato e lo sfruttamento selvaggio delle risorse ambientali”. Sono importati testimonianze di solidarietà le conferme che il premier inglese Gordon Brown, quello francese Nicolas Sarkozy, la famiglia imperiale giapponese e il segretario dell’Onu Ban Ki Moon (forse perchè subissato dalle e-mail di protesta che si possono inviare dal sito www2.beppegrillo.it/iniziative/free_ti bet.php) diserteranno la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino. Anche noi possiamo gridare la nostra protesta in vari modi, suggerisco di esporre la bandiera del Tibet (www.italiatibet.org) Siamo tutti tibetani! Tutti i testi (dove non diversamente indicato) e le immagini (escluse quelle sotto indicate) sono di proprietà esclusiva dell’Associazione Yemayà, e non possono essere né riprodotti, né utilizzati, ne copiati senza il consenso dei responsabili. Da Wikipedia l’emblema e la cartina del Bhutan di pag. 4, da internet le immagini: panda rosso (pag. 5), Bhudda della medicina (pag. 8), bandiere da preghiera (pag. 9), mandala (pag. 12-13), Dalai Lama (pag. 12), Sovrano del Bhutan (pag. 15), erboristeria (pag. 17), Bhudda (pag. 18); gentilmente concessa da Giuseppe Vavassori la foto in alto a pag. 17. 2008 © Associazione Yemayà yemayà Questa monografia non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene pubblicata senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 www.yemaya.it 24 focus