DERMATITE DA CONTATTO • Irritativa: Risultato di un effetto tossico locale, per contatto della pelle con sostanze chimiche irritanti, come saponi, solventi, acidi o alcali. Un irritante è definito come una qualsiasi sostanza capace di produrre danno cellulare se applicata per un tempo sufficiente e con una sufficiente concentrazione. • Allergica: forma di ipersensibilità di tipo ritardato, elicitata quando la pelle viene a contatto con una sostanza alla quale si era precedentemente sensibilizzata. DERMATITE IRRITATIVA DA CONTATTO AGENTI ETIOLOGICI: • Saponi e detergenti: • Soprattutto quelli progettati per rimuovere prodotti chimici industriali come olii minerali. Particolarmente esposti meccanici e macchinisti. Uno dei meno lesivi fra questi prodotti è il borato di sodio. • Sostanze abrasive come sabbia e pomice sono altamente irritanti. • Detergenti a secco. Sono ben tollerati a meno che non contengano abrasivi. L’uso ripetuto degli stessi stracci è sconsigliato, poiché il detergente e le sostanze tossiche che esso deve asportare vi si accumulano. Sono consigliabili tovaglioli a perdere preintrisi di detergente. • Acidi: • Acido solforico: manifattura di fertilizzanti, di fibre tessili, di esplosivi, di carta, di prodotti per la pulizia dei metalli, nelle batterie. • Acido cloridrico: produzione di fertilizzanti, di coloranti e pitture, di saponi, nella placcatura con metalli. • Acido cromico: nella produzione di alluminio anodizzato. • Acido Idrofluorico: nell’industria dei semiconduttori. • Acido fosforico: nella produzione di fertilizzanti chimici. • Alcali: • Idrossido di sodio • idrossido di potassio In laboratorio, nell’industria dei coloranti, degli sbiancanti, della carta • Sali di metalli: • Composti dell’arsenico nell’estrazione di rame, oro e altri metalli. • Ossido di calcio. Nella manifattura dell’acciaio e della carta. • Solventi derivati dagli idrocarburi: • Benzene, toluene, xilene. Per la rimozione del catrame. • Alcool metilico • Trementina. • Materiali strutturati: • Fibre di vetro • tessuti ruvidi. • Agenti fisici: raggi UV, raggi X, radiazioni ionizzanti, raggi laser, caldo, freddo e fattori meccanici. • Sostanze chimiche presenti nelle piante: come: acido formico, acido ossalico, acido acetico, enzimi proteolitici. Il contatto con piante che contengono furocumarine come il 5-metossipsoralene è responsabile di reazioni fototossiche in seguito ad esposizione a luce ultravioletta (UVA) con lunghezza d’onda 320-400nm. • Irritanti aerotrasmessi: polveri e vapori come segature e sostanze plastiche che vengono taglite, levigate, riscaldate. La principale barriera protettiva è lo strato corneo. Il suo spessore, le caratteristiche strutturali dell’epidermide e lo strato lipidico determinano la resistenza cutanea agli irritanti. La cute del volto, dei genitali, delle regioni di piega è più facilmente penetrabile, mentre il palmo delle mani e lapianta dei puedi sono relativamente resistenti. I follicoli piliferi e gli sbocchi delle ghiandole sudoripare costituiscono una porta di ingresso di sostanze nella cute, mentre il sebo e il sudore hanno una azione protettiva, ricoprendo e detergendo lo strato corneo. I soggetti di pelle nera sono più resistenti agli agenti irritanti. Soggetti affetti da dermatite atopica sono più suscettibili alla azione di sostanze irritanti e in particolare a quelle che provocano perdita di idratazione dei tessuti come i solventi. Meccanismi patogenetici: enzimi. Possono essere bloccati vari Vi può essere formazione di radicali liberi che danneggiano le membrane cellulari. Inoltre può essere disturbata la sintesi e la riparazione del DNA. I detergenti aggressivi danneggiano dapprima il film lipidico epidermico e poi i lipidi delle membrane cellulari. Il sodio lauril –solfato è un presente in alcuni shampoo a detergenti ed è un detergente aggressivo. I solventi organici provocano vasodilatazione e trombi intravasolari. Acidi e basi forti causano debaturazione proteica. Meccanismi Radicali liberi: • In seguito al contatto con l’irritante, viene accelerata la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS). Queste sono composti ad elevata attività ossidante, che hanno forte tendenza a donare ossigeno ad altre sostanze. Alcuni importanti ROS negli organismi viventi sono: • Radicale idrossilico, OH• Anione superossido, O2• Acqua ossigenata, H2O2 Le ROS danneggiano le cellule poiché ossidano gli acidi grassi di membrane, provocano idrolisi delle proteine, provocano rottura del DNA e alterazioni delle basi. L’irritazione può essere di lieve entità e provocare disturbi di rilievo solo se esercitata ripetutamente, o intensa e dare gravi manifestazioni in seguito a un solo contatto. Le manifestazioni cutanee acute vanno dunque da lieve eritema, a lesioni bollose, laghi di pus, fino alla erosione, alla ulcerazione, alla formazione di croste, e alla necrosi dei tessuti con perdita di sostanza. Quelle croniche consistono in ipercheratosi, lichenificazione, formazione di squame, e formazione di ragadi, indistinguibili dalla dermatite allergica da contatto cronica. Le lesioni sono nettamente localizzate all’area del contatto con l’agente irritante e non si verifica diffu Il sintomi principale è il bruciore. L’esempio più drammatico di reazione tossica è la necrosi tessutale acuta provocata da un acido forte o una base forte concentrati. Agenti meno nocivi richiedono più tempo. DERMATITE IRRITATIVA ACUTA Da acidi forti Gli effetti dannosi si manifestano nel giro di pochi minuti Da acido nitrico DERMATITE IRRITATIVA Da guanti intrisi di solventi Da scarpe Da solvente industriale pustole, laghi di pus Col tempo, se l’esposizione all’agente irritante non si ripete, tendono a guarire: • Le bolle si rompono • Lesioni siero-gementi • Erosioni asciutte e croste • Caduta delle croste • Comparsa di nuova epidermide • Alla fine: cute normale, anche se all’inizio eritematosa 1) Reazioni fototossiche : sono dovute a reazioni fotochimiche che causano alterazioni cutanee. Si manifestano come una dermatite irritativa da contatto. Reazioni tipo ustione solare, con eritema, edema, vescicole, bolle, croste. Sensazione urente. Compaiono già alla prima fotoesposizione. Sono dose dipendenti. Istologia: edema intracellulare, cheratinociti apoptotici – anche molto numerosi, modesto infiltrato linfocitario nel derma superiore. 2) Reazioni fotoallergiche: si forma un fotoallergene che inizia una risposta immunologica di tipo IV. Si manifestano come una dermatite allergica da contatto. Reazioni di tipo eczematoso: eritema, papule, vescicole, bolle, croste, desquamazione. Prurito. Non compaiono alla prima fotoesposizione. Non sono dose dipendenti. Istologia: spongiosi linfocitaria nell’epidermide, infiltrato linfocitario dermico denso. PATOGENESI DELLE REAZIONI FOTOTOSSICHE • Normalmente le molecole si trovano nel cosiddetto “ stato fondamentale” ed hanno una certa distribuzione degli elettroni negli spazi attorno al nucleo. • Quando una molecola assorbe l’energia dell’ultravioletto o della luce visibile, questa energia viene impiegata nel seguente modo: un elettrone dell’ultimo strato finora occupato salta ad un orbitale più esterno (di maggiore energia) ancora non occupato, e la molecola è promossa ad uno stato eccitato. • Per ciascuna molecola esiste una serie di stati elettronici, associati a più alti livelli di energia e a diversa distribuzione degli elettroni, chiamati “stato eccitato”. Un possibile stato eccitato di una molecola viene detto stato di singoletto eccitato. Si parla di singoletto eccitato quando come conseguenza del “salto” energetico dell’elettrone (dall’ultimo orbitale occupato al primo non occupato), la molecola in stato di eccitazione si ritrova con due elettroni esterni con spin opposti. Lo stato di singoletto eccitato dura pochi nanosecondi, dopodiché la molecola restituisce l’energia assorbita • o sotto forma di luce • o sotto forma di calore • o può convertirsi a un nuovo stato eccitato: il tripletto eccitato, che contiene meno energia dello stato di singoletto eccitato, e nel quale i due elettroni hanno lo stesso spin. • o, dà origine a una reazione chimica, fornendo un fotoprodotto Le parole «singoletto» e «tripletto» si riferiscono allo spin degli elettroni esterni e non allo stato di eccitazione. • Singoletto è una situazione nella quale i due elettroni esterni hanno spin opposto, e quindi la somma dei momenti angolari di questi spin è uguale a 0. • Tripletto è una situazione nella quale i due elettroni esterni hanno lo stesso spin, e quindi la somma dei loro momenti angolari è diversa da 0. La maggior parte delle molecole allo stato fondamentale si trovano in uno stato di singoletto (ovviamente non eccitato) ossia con i due elettroni esterni con spin opposti. Da qui, se in seguito alla somministrazione di energia un loro elettrone salta in un orbitale più esterno, i due elettroni esterni del nuovo assetto avranno ancora spin opposti, e si dice che la molecola è passata a uno stato di singoletto eccitato. L’ossigeno molecolare (O2) allo stato fondamentale fa eccezione, perché si trova normalmente nello stato di tripletto (non eccitato), ossia con due elettroni esterni, ciascuno nel suo orbitale, con lo stesso spin. In seguito alla somministrazione di energia, questi due elettroni si ritrovano a condividere lo stesso orbitale e ad avere spin opposto. Si dice allora che la molecola di O2 è passata allo stato di singoletto eccitato. Come per le altre molecole allo stato eccitato, questa configurazione “contiene” più energia ed è instabile. Dunque, anche l’ossigeno tende a restituire l’energia ricevuta, o sotto forma di energia termica, o come energia luminosa, o come energia chimica. Le molecole in stato eccitato possono: • trasferire direttamente la loro energia all’ossigeno, inducendovi uno stato di singoletto eccitato. • catturare elettroni reagendo con altre molecole che divengono così radicali liberi. Questi a loro volta partecipano a una serie di ossido-riduzioni che risultano nella formazione di perossido di idrogeno e che provocano danni cellulari. Viene definita come radicale una molecola con un elettrone non accoppiato altamente reattivo in un orbitale esterno, una molecola che è quindi in grado di avviare una serie di reazioni a catena mediante la rimozione di un elettrone da un’altra molecola allo scopo D’altra parte, la stessa struttura elettronica dell’ossigeno fa sì che, anche in condizioni di normalità, esso vada facilmente incontro a riduzione per aggiunta di un elettrone, il che comporta la formazione di radicali di ossigeno che causano danno cellulare. Il trasferimento di elettroni all’ossigeno risulta nella formazione in sequenza dei seguenti intermedi: O2 Ossigeno 1° e – O2- Superossido 1° e – + 2H+ H2O2 Perossido di idrogeno 1° e – + 1H+ H 2O + idrossilico OH• radicale 1° e – + 1H H2O Quindi, i radicali liberi che si formano dall’ossigeno sono : • Anione superossido (O2 – ) • Perossido di idrogeno (H2O2) • Radicale idrossilico (OH•) Il perossido di idrogeno di per sé non e un radicale libero, ma viene convertito a radicale idrossilico tramite: • La reazione di Fenton, in presenza di Fe+ Fe2+ + H2O2 → Fe3+ + OH• + OH – • O la reazione di Haber-Weiss O2 – + H2O2 → O2 + H2O + OH• Fra questi radicali quello idrossilico è il più pericoloso perché è coinvolto nella perossidazione lipidica, che genera a sua volta altri radicali liberi. Ne risultano danni alle membrane cellulari. Inoltre i radicai liberi ossidano proteine, acidi nucleici, provocano la formazione di dimeri della timina, e i prodotti di queste ossidazioni danno il via a processi di transduzione di segnali* che portano alla produzione di mediatori dell’infiammazione, come alcune prostaglandine e alcune citochine, fra le quali il Tumor Necrosis Factor e le interleuchine. Sono responsabili di infiammazione, di fotoinvecchiamento e foto- carcinogenesi. *In biologia la trasduzione di segnale è il meccanismo che converte uno stimolo meccanico o chimico in una specifica risposta cellulare In condizioni fisiologiche le reazioni di ossidazione avvengono attraverso il trasferimento di elettroni ad accettori appropriati, come il NAD+ e il FAD che vengono poi ossidati nell’ambiente protetto dei mitocondri, in opportune cstene di ossidazione. Il passo terminale nel quale l’ossigeno è ridotto ad acqua è catalizzato dalla citocromo-c ossidasi che fa sì che il processo avvenga senza la formazione si intermedi. Dermatiti fototossiche sistemiche Dopo ingestione di una quantità sufficiente di un farmaco fotosensibulizante: tranquillanti, antidepressivi, antipsicotici, antimicotici, antibiotici (tetracicline, ac.nalidixuco) Patogenesi: formazione di fotoprodotti tossici come radicali liberi e specie di ossigeno reattive. Bersagli: DNA e membrane cellulari (membrane plasmatiche, lisosomiali, mitocondriali). Spettro di azione: UVA Clinica: ustione solare “esagerata”, entro ore dall’esposizione. Eritema, edema, vescicole, bolle, confinate alle aree fotoesposte. Talvolta pigmentazione. Al fototest: UVA MED molto più basso del normale, che si normalizza progressivamente dopo l’escrezione del farmaco. Il MED è l’unità di misura per le ustioni solari (minimum erythema dose), che è la minima esposizione all’ultravioletto che produce un eritema a margini netti nella sede dell’irradiazione, 24 ore dopo una singola esposizione. Le manifestazioni scompaiono dopo l’escrezione del farmaco. Dermatite fototossica da tetraciclina Impiegata nella terapia dell’acne Da terapie topiche per l’acne Dermatiti fototossiche topiche: per contatto accidentale o a scopo terapeutico con il fotosensibilizzante seguito da irradiazione UVA. Sostanze fotosensibilizzanti: • Furocumarine (origine vegetale: frutta, verdure, usati in profumeria, come l’olio di bergamotto, • Catrami: agenti terapeutici, lastricazione delle strade, impermeabilizzazione di tetti.. • Rosa bengala per la diagnostica oftalmologica Le fitodermatiti: sono dermatiti fototossiche topiche con reazione infiammatoria per contatto con alcune piante che contengono furocumarine ed esposizione alla luce, es. fichi, crisantemi ed ombrellifere, come sedano, carote, prezzemolo, finocchio. Sintomi: Dolore urente, prurito Segni: • Eritema, edema, vescicole, bolle, confinati alle regioni fotoesposte e venute a contatto con il fotosensibilizzante. • Pigmentazione postinfiammatoria. • Nel caso delle fitodermatiti: Strisce di forma bizzarra, con pattern artificiale, che indicano l’artefatto. Pigmentazione residua con la stessa forma. Fitodermatite da furocumarine La presenza di queste sostanze nella cute, dovuta al contatto con certe piante, magnifica l’effetto della luce solare, al punto che dosi normalmente non eritemigene di UV producono un effetto simile a quello di una fotoustione. Dermatite fototossica da estratto di primula + esposizione UVA a scopo cosmetico Fitodermatite da umbelliferae (la paziente ripuliva il giardino) Da bagno di sole in un prato Bolla intra- e subepidermica Istologia: edema intracellulare, cheratinociti apoptotici,anche molto numerosi, in dipendenza della gravità, necrosi dell’epidermide. Edema del derma superiore. Scarso infiltrato linfocitario nel derma. • Esposti giardinieri, individui che fanno uso di rasaerba a filo rotante, (lesioni multiple alle gambe), soggetti addetti al trasporto di sostanze vegetali (dermatite alle mani). Sono fototossici: carote, prezzemolo, sedano, il crisantemo, il cardo selvatico. • Caratteristiche strisce di eritema e bolle con intenso prurito e a volte dolore. •Pigmentazione fotoesposizioni. postinfiammatoria che si accentua alle successive Altre forme di dermatite fototossica di interesse professionale: da prodotti dell’industria petrolifera e in particolare catrami. Farmaci assunti per os come le tetracicline, gli antinfiammatori non steroidei, l’amiodarone, gli psoraleni sono fototossici, per cui i soggetti che li assumono dovrebbero evitare i lavori all’aperto. DERMATITE IRRITATIVA DA CONTATTO CUMULATIVA La maggior parte delle dermatiti professionali rientra in questa categoria. L’esposizione cronica a sostanze irritanti ed essiccanti come acqua, olii, idrocarburi, cemento, catrami, conduce a questo tipo di dermatite. I guanti sono usati per proteggere le mani da insulti ambientali, ma essi stessi possono essere causa di dermatiti attraverso un meccanismo di occlusione e di abrasione. Inoltre: Agenti fisici, come sabbia, polvere, tessuti , carta Secrezioni del corpo (urine, feci, saliva, sudore, secrezioni che fuoriescono dalle ferite o da emuntori infetti. Etiologia e patogenesi Il fattore cruciale è la ripetuta esposizione ad irritazioni di basso grado, che a lungo andare superano i meccanismi di difesa della cute. Fra i gruppi di persone esposte a possibili condizioni irritanti non tutte svilupperanno una dermatite. Le variabili in gioco includono: • Capacità tampone: la superficie cutanea ha un pH di circa 5,7 e la cute è in grado, entro certi limiti, di tamponare sia soluzioni acide che basiche. • Capacità di trattenere acqua. Lo strato corneo non contiene soltanto cheratina ma anche acqua e sostanze lipofile, che vengono rilasciate dai cheratinociti quando evolvono in corneociti. Inoltre i lipidi raggiungono lo strato corneo anche attraverso le ghiandole sebacee. Le sostanze in grado di trattenere l’acqua sono conosciute come fattore idratante naturale e consistono di aminoacidi, zuccheri e lipidi. Nel modello di «mattoni e malta» dello strato corneo, i corneociti sono i mattoni e i lipidi epidermici costituiscono la malta. Una mancanza di lipidi epidermici o una loro variazioni quantitative, specialmente una perdita di ceramidi, riduce la capacità di trattenere acqua e favorisce la secchezza. In questo modo la funzione barriera è danneggiata, aumenta la perdita di acqua transepidermica ed è più facile la penetrazione delle sostanze tossiche. • I lipidi contenuti nel sebo e quelli forniti dai cheratinociti formano il film lipidico cutaneo, he viene a sua volta diluito dal sudore. Esso ha proprietà antimicrobiche. Clinica Sedi interessate: di solito il dorso delle mani, il più spesso quella dominante e la superficie estensoria degli avambracci. Simultanea presenza di manifestazioni acute e croniche. eritema, edema, e bolle e croste, desquamazione, lichenificazione e ragadi. Lesioni asimmetriche e non nettamente demarcate. Si va da forme lievi, con modesta desquamazione e lichenificazione A forme gravi, Con ragadi ed ipercheratosi. Di solito il coinvolgimento palmare indica un eczema disidrosico, ma può essere il risultato di una dermatite irritativa Da pastelli a cera Da detergenti energici in un odontoiatra Ballonizzazione dei cheratinociti, necrosi del’epidermide, degenerazione reticolare, bolla intraepidermica e poi, anche subepidermica. Edema del derma papillare, , infiltrato linfocitario interstiziale e perivascolare. Terapia • • • • • Steroidi topici nelle forme acute Creme protettive Creme emollienti Detergenti poco aggressivi Guanti di cotone (risciacquati bene dopo il lavaggio) • Essenziale la prevenzione DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO Viene definita come allergia la malattia che consegue ad una risposta del sistema immune ad un antigene che sarebbe di per sé innocuo. La dermatite allergica da contatto è una forma di ipersensibilità ritardata o di tipo IV. Questo tipo di ipersensibilità è mediato da linfociti T antigene-specifici, che qui funzionano essenzialmente nello stesso modo di quando forniscono una risposta difensiva ad agenti infettivi. Patogenesi Tipici antigeni che causano ipersensibilità piccole sono molecole altamente reattive che penetrano facilmente attraverso il corneo intatto, specialmente se suscitano prurito che a sua volta provoca il grattamento. Tipici agenti responsabili Queste molecole reagiscono con proteine dell’ospite, formando dei complessi proteina-aptene. Questi vengono processati e legati alle molecole del Complesso Maggiore di Istocompatibilità (MHC) e, così modificati, vengono riconosciuti come antigeni dai linfociti T. Come la risposta ad un evento infettivo, la risposta di ipersensibilità cutanea di tipo ritardato ha due fasi: Sensibilizzazione Elicitazione. Quando il paziente viene a contatto per la prima volta con l’antigene, questo penetra nella cute e induce una cascata di eventi che risulta nella sensibilizzazione. La riesposizione all’antigene porta alla presentazione dell’antigene a linfociti T- memoria, già sensibilizzati, e al conseguente rilascio di citochine e fattori chemiotattici che risultano nelle caratteristiche manifestazioni cutanee (elicitazione). Sensibilizzazione Le cellule di langerhans catturano e processano l’antigene dispiegandolo sulla loro superficie. Nel contempo migrano per via linfatica ai linfonodi regionali. Nei linfonodi le cellule di Langerhans incontrano i linfociti T naive, giunti per via ematica, e a questi presentano l’antigene esposto sulla loro membrana cellulare, attivandoli anche per mezzo di molecole co-stimolatrici. Le prime cellule coinvolte sono i linfociti CD4 (linfociti Helper) I linfociti T così attivati si trasformano in cellule T effettrici antigene-specifiche (cellule-memoria)e proliferano. Infine lasciano il linfonodo per mezzo dei linfatici efferenti e si immettono nel circolo sanguigno. Di qui fanno ritorno alla pelle dove ha inizio la fase di elicitazione: La ulteriore esposizione all’antigene dei linfociti T attivati (cellule memoria) porta al rilascio di citochine come l’interferone gamma e le interleuchine IL 2, IL4, IL6, IL8 e IL17. Con conseguente stimolazione dei cheratinociti e rilascio di citochine come: interleuchina 1, interleuchina 6, Tumor Necrosis Factor alfa e GM-CSF (Granulocytemacrophage colony stimulating factor), nonchè chemochine come l’interleuchina 8 (CXCL8) Ne risulta una ulteriore accensione della infiammazione con richiamo di monociti e loro maturazione in macrofagi attivati, deputati a distruggere l’antigene. Se il sistema di cellule T è danneggiato, la capacità di fornire una risposta di ipersensibilità di tipo ritardato è compromessa, come nella dermatite atopica, nella psoriasi e nell’HIV/AIDS. Un altro fenomeno è la tolleranza: un esempio è che se un allergene viene somministrato per la prima volta per os, è più difficile in seguito sensibilizzare il soggetto. Una modalità tipica di reazione cutanea allergica da contatto si svolge in seguito a legame dell’antigene alle molecole del MHC di classe I. E’ il caso della dermatita allergica acuta scatenata dall’edera velenosa tramite una sostanza chimica in essa contenuta, il pentadeca-catecolo. Si tratta di un composto liposolubile che penetra facilmente attraverso le membrane cellulari e finisce nel citosol, dove viene degradato e poi traslocato nel reticolo endoplasmico. Qui viene legato alle molecole del MHC di classe 1 ed esposto sulla superficie delle cellule presentanti l’antigene. Questo viene quindi riconosciuto dai linfociti CD8 (linfociti killer), che distruggono le cellule presentanti l’antigene, oltre a produrre mediatori dell’infiammazione. L’altra modalità, di gran lunga più frequente, prevede l’internalizzazione dell’aptene entro vescicole endocitiche, dove questo viene processato e legato alle molecole del MHC di classe II. L’antigene modificato viene esposto sulla superficie della cellula dendritica presentante l’antigene e presentato ai linfociti CD4, che rilasciano citochine attivando ulteriormente l’infiammazione e promuovendo la distruzione dell’antigene da parte dei macrofagi. Una reazione di questo tipo è quella scatenata dai cationi bivalenti, come il nickel, che alterano la conformazione delle molecole MHC di classe II alle quali sono state legate e provocano la risposta dei T-linfociti. DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO Epidemiologia Nessuna preferenza di sesso, di età, di razza. Eventuali differenze dipendono dal pattern di esposizione. Es. l’allergia al nichel si manifesta più frequentemente nelle donne probabilmente perché sono più esposte al contatto con gioielli. Pazienti affetti da dermatite atopica sono teoricamente più difficilmente sensibilizzabili, ma, poiché possiedono una barriera cutanea meno efficace, sono più esposti a tutte le sostanze potenzialmente sensibilizzanti e finiscono per avere più dermatiti allergiche da contatto. Importante l’esposizione per motivi professionali a determinati allergeni. Fattori predisponenti locali: • Cute danneggiata, poiché è più facile per potenziali allergeni penetrare lo strato corneo. Quindi: danni da acidi o alcali, ragadi o erosioni, macerazione e preesistenti dermatiti di qualsiasi tipo. • Tipo di esposizione: es. i metalli contenenti nichel sono più allergizzanti quando presenti in orecchini con foro e piercing. Fase di induzione Importanti: • • • • Composizione chimica dell’allergene Concentrazione Stato della cute Durata dell’esposizione • Composti con anello benzenico para-sostituito sono forti allergizzanti • Nichel (gioielli) e bicromati (malta) sono sensibilizzanti deboli, ma sono molto più frequentemente causa di dermatiti allergiche a causa delle frequenti esposizioni, ripetute per anni. DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO Allergeni più comuni: • Nickel: metallo color argento, contenuto in vari oggetti metallici, in gioielleria, nelle fibbie, nelle borchie. • Neomicina solfato: antibiotico per uso topico, in unguenti antibatterici, creme per le emorroidi, colliri e preparazioni otoiatriche. • Balsamo del Perù: sostanza odorosa naturale presente in alcuni profumi e in alcune spezie ( chiodi di garofano, cannella) • Formaldeide: gas incolore usato nei cosmetici, nelle medicazioni, nei tessuti, nelle pitture, negli smalti. E’ rilasciato con il fumo di sigaretta e con gli scarichi delle automobili. In soluzione acquosa come formalina è un fissativo per istologia. •Allergeni del corpo e delle secrezioni di acari di materiale alimentare conservato (acari del grano, della farina, della frutta secca) come ad esempio l’Acarus Siro. Fase di induzione Importanti: • • • • Composizione chimica dell’allergene Concentrazione Stato della cute Durata dell’esposizione • Composti con anello benzenico para-sostituito sono forti allergizzanti • Nichel (gioielli) e bicromati (malta) sono sensibilizzanti deboli, ma sono molto più frequentemente causa di dermatiti allergiche a causa delle frequenti esposizioni, ripetute per anni. Quindi: • Dermatiti da contatto con piante e prodotti vegetali • Poison ivy (Rhus toxicodendron e Rhus radicans) • Famiglia della primula ( benzochinone) • Composita (responsabile di riniti allergiche da fieno e da contatto aerotrasmesse) • Calendula • Liliacee, comprese cipolle, aglio, giacinti e tulipani) • Spezie (cannella e vaniglia) • Con medicazioni topiche ( colliri, gocce otologiche, creme, pomate e unguenti, ovuli vaginali. • Con abiti • Formaldeide negli abiti non-stiro • Abiti scuri, calze da donna, indumenti di pelle, tinti con coloranti azoici o antrachinonici, tessuti verdi, colorati con cromati. • Bottoni metallici (nichel) • Gioielli sia bigiotteria che certe leghe di oro o argento (nichel) • Cosmetici • profumi, conservanti nelle creme cosmetiche • formaldeide e resine negli smalti e nelle unghie finte • tioglicolati nei liquidi per permanenti, DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO Clinica Tipiche lesioni eczematose: • Chiazze eritematose ben demarcate, con vescicole, bolle ed essudazione, in fase acuta, • Placche lichenificate e desquamanti quando la dermopatia si cronicizza. Le lesioni sono localizzate all’area di contatto con l’allergene. Nel caso di saponi e shampoo le lesioni sono, naturalmente, più diffuse. Prurito DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO ACUTA (da Edera velenosa) Dermatile allergica acuta da contatto: eritema, vescicole e papulovescicole. Patch test: cloroacetofenone DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO Al cuoio delle scarpe Dermatite allergica da contatto acuta, da prodotto cosmetico per i capelli Vescicole ed essudazione DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO Allergia ad una resina a base di formaldede contenuta nello smalto per unghie. Allergia all’eosina contenta il un rossetto Dermatite allergica da fiammiferi Sesquisolfuro di fosforo Fosforo rosso amorfo Anilina Bicromato di potassio DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO CRONICA Può seguire una fase acuta o comparire su una dermatite irritativa cronica preesistente. Pattern simmetrico, bordi meno netti e possibile diffusione a distanza (di tipo papulo-vescicoloso). Epidermide ispessita e desquamante. A volte c’è lichenificazione, dovuta al grattamento. Da coloranti aromatici e solventi della gomma DEMATITE ALLERGICA DA CONTATTO CRONICA A volte aspetti simil-disidrosici. Al mercaptobenzotiazolo contenuto nei guanti di gomma Ai bicromati in cementista DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO CRONICA Al dorso delle mani, come nell’eczema dei cementisti DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO Dovuta alla glutaraldeide (in un tecnico di laboratorio) Dermatite allergica da contatto cronica dei polpastrelli, con coinvolgimento dell’iponichio DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO SISTEMICA Da esposizione per via sistemica (per iniezione, ver via orale, per somministrazione nasale, per supposte) in pazienti che avevano già manifestato una allergia da contatto a quella sostanza. Dermatite allergica da contatto sistemica, da supposte lassative che contenevano balsamo del Perù DERMATITE FOTOALLERGICA Un aptene,applicato localmente o assunto per via sistemica, sotto l’azione degli UV, si lega alle normali proteine della cute formando un fotoallergene che scatena una risposta immune. Quando, in un secondo tempo, l’UV e il fotoallergene interagiscono nella cute, si sviluppa una reazione allergica, usualmente di tipo ritardato. •Principali fotosensibilizzanti sistemici: Clorpromazina (anche nel personale sanitario che somministra il medicamento), diuretici tiazidici, sulfaniluree (ipoglicemizzanti orali). •Fotosensibilizzanti topici: Benzofenone e acido paraminobenzoico, usati come schermi solari, profumi, antibatterici in prodotti per l’igiene personale (Salicilanilidi, esaclorofene). Dermatite pruriginosa, confinata alle regioni cutanee esposte alla luce e all’allergene, caratterizzata da eritema, papule, vescicole, talvolta bolle. DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO Spongiosi linfocitaria con microvescicolazione Vescicola intraepidermica ricca di linfociti e cellule di Langerhans Vescicola intraepidermica con numerosi linfociti, DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO Patch test: Gli allergeni selezionati vengono versati entro speciali vaschette, le “camere Finn” e poi applicati sulla cute mediante speciali cerotti. Dopo l’asportazione del cerotto le sedi di applicazione vengono marcate per identificare la posizione dei vari allergeni. La lettura avviene da 72 ore a una settimana dopo l’applicazione. DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO Terapia • Allontanamento dell’allergene identificati come responsabili. o degli allergeni • Corticosteroidi locali e, se necessario, per via sistemica. • Antistaminici per os