Richard Boyle terzo conte di Burlington (1695-1752) Lord Burlington (1695-1752) non fu solo un mecenate ma fu anche un architetto. Nato nel 1694, nel 1714 parte per il Grand Tour per un anno, e ritorna nel 1715, già maggiorenne. Nel viaggio non è interessato all’architettura che scopre al suo ritorno sotto l’influenza di Campbell. Nel 1719 torna in Italia, questa volta per studiare il Palladio, e va a Vicenza e Venezia. Nel 1715, all’età di ventuno anni, Lord Burlington ritorna in Inghilterra dopo aver compiuto un Gran Tour in Europa e in particolare in Italia. William Kent (1684-1748) era di origini modeste, inizia come apprendista da un pittore di carrozze e di case. Nel 1714 incontra Burlington a Roma, mentre dipingeva a bottega dal Luti. Poi lo rincontra a Parigi e rientrano entrambi a Londra nel 1719. Con l’idea di circondarsi di artisti importanti per il suo programma di rinnovamento, Burlington offre la propria protezione allo scultore italiano Guelfi, che visse per anni ospite di Burlington. Nel 1715 esce il Vitruvius di Campbell e Burlington è estasiato nel vedere il favore di Campbell verso Palladio, e sceglie Campbell come modello e come maestro di architettura. Nel 1717 Burlington erige il primo edificio di sua creazione : il PADIGLIONE DI CHISWICK, che mostra la sua adesione ai principi di Campbell. Nel mentre Campbell ha l’incarico di modernizzare la casa di Burlington a Piccadilly, e trasforma. il prospetto nella prima facciata Palladiana di Londra. Poi eseguirà le altre imprese promosse da Burlington Burlington sentiva che si era di fronte ad una rinascita delle arti e voleva avere una parte importante in ciò, e quindi delinea un programma. Aveva uno scultore italiano (Guelfi), aveva favorito Campbell quale unico architetto che aveva riportato in vita la magnificenza e la semplicità degli antichi, e aveva un pittore : William Kent, che a Roma, per 10 anni, si era ispirato ai grandi pittori classici. Però il Guelfi venne congedato nel 1734 e tornò in Italia, mentre i rapporti con Campbell, nel 1720, sono tesi ed egli non collaborerà più con Burlington fino alla morte nel 1728. Kent, quando arriva in Inghilterra, si stabilisce da Burlington e vi resterà fino alla morte nel 1748, in un rapporto di grande amicizia e di condivisione di ideali comuni. Il compito che Burlington sentiva di avere, era quello di riaffermare le regole eterne dell’architettura, secondo i principi del Palladio e di Inigo Jones. Burlington era l’organizzatore, Kent era l’artista servizievole tuttofare. Burlington era la mente che sviluppava il Palladianesimo inglese, ma era privo di originalità, Kent era il decoratore originale. Villa Chiswick (1725-1729) Nel 1725 Burlington inizia a costruire la sua residenza s CHISWICK, vicino a Londra. La villa ricorda la Rotonda del Palladio e la Rocca Pisani dello Scamozzi. Infatti sia la casa di Chiswick che la Rotonda hanno una pianta di 68 piedi quadrati di superficie, sebbene il confronto delle due unità di misura indichi che la casa di Burlington sia di 3,5 metri più piccola. Interessato ai numeri che regolano le superfici Burlington aveva applicato le stesse misure della villa del Palladio anche alle stanze interne di Chiswick : le stanze più larghe dell’architetto vicentino misurano 26x15 piedi come le stanze di velluto rosso e verde di Chiswick.. Le stanze interne di Burlington hanno una forma più varia di quelle della Rotonda, in particolare sul retro dove una stanza rettangolare, che termina con due absidi, è affiancata da una stanza circolare e da una stanza ottagonale. La villa, come i progetti per York, rappresentano i suoi migliori esperimenti Vitruvio – Palladiani. Assembly Rooms (1731-1732) A York Burlington fece le Assembly Rooms, una delle opere più tipiche e importanti del Neopalladianesimo. Esse sono delle sale da ballo e da riunione dove l’aristocrazia della città poteva riunirsi, usarle per lo svago, e dove sarebbero fiorite le arti liberali. Tra i promotori aristocratici c’era Sir William Wentworth. Il primo incarico spetta all’architetto Wakefield, ma alla sua morte il Consiglio Direttivo delle Assembly Rooms, con una lettera, contattò Burlington il 4 maggio 1730 chiedendogli di fare un edificio e lasciandogli carta bianca su come farlo, ma richiedendogli solo una sala da ballo, una sala da gioco, una sala rinfreschi e una cucina o stanza per preparare il tè. Il 15 giugno 1830 viene acquistato il terreno e il 18 novembre il Consiglio Direttivo dice di avere ricevuto il progetto di Burlington. A Il primo marzo 1731 è posta la prima pietra e nell’agosto del 1732 l’edificio è terminato. I costi furono più alto del preventivo ma l’opera si concluse rapidamente. Burlington, pur avendo specifiche richieste tecniche da soddisfare, non partì da queste per impostare il progetto, ma si pose il problema di come avrebbero risolto il problema gli antichi, per quanto riguarda le grandi sale per le feste? E trova nei Quattro Libri del Palladio una grande sala per le feste. Questo disegno del Palladio si basava sulla descrizione delle sale costruite “alla maniera degli Egizi” contenute in alcune delle grandi case degli antichi, che aveva ripreso dal trattato di Vitruvio. Rifacendosi a Vitruvio - Palladio Burlington era convinto di aver ricreato un luogo di intrattenimento alla maniera degli antichi, e quindi interpretando esattamente lo spirito dell’antichità. Non si sa perchè la definisce “Sala degli Egizi”, ma da allora il termine diventerà di uso comune. I disegni del Palladio riportano la Sala degli Egizi in sezione e solo per una parte in pianta, per cui non si conosceva la lunghezza della sala. Ma dato che Burlington, commentando l’edificio, nota la grande similitudine della Sala Egizia con le Basiliche antiche, individua la soluzione recuperando in larghezza le sei colonne della ricostruzione del Palladio della Sala Egizia, e per la lunghezza le 18 colonne della versione, sempre Palladiana, della Basilica Antica. Burlington giunse ad inserire nel progetto la loggia aperta, tipicamente mediterranea, che corre ininterrotta attorno alle quattro pareti interne, sopra le navate laterali. Una critica che fu portata alla sala erano i corridoi e gli intercolunni troppo stretti, entrambi di due diametri di colonna (come nei disegni del Palladio). Nella serie di sale circolari e absidate che circondano la grande sala, Burlington sviluppa idee sperimentate per la prima volta a Chiswick. Anche in queste sale si rifaceva al Palladio del Palazzo Thiene (che Burlington ammirava profondamente), dove erano presenti una serie di stanze rettangolari e ottagonali ai lati di una sala bi absidata. Ma palladio le usa anche nella ricostruzione di una casa romana, delle terme romane, e quindi Burlington si sente autorizzato a considerarle come una caratteristica dell’edilizia civile antica. La facciata delle Assembly Rooms è forse l’elemento più audace di tutto l’edificio. Tra le due ali di un portico ricurvo si aprivano delle arcate sorrette da colonne. Ma questo prospetto (che tentava di interpretare l’architettura della Roma Imperiale) fu sostituito nel 1828 da una facciata classica. Probabilmente fu l’architetto Leoni, che al tempo faceva parte del circolo di Burlington, a suggerirgli l’idea della Sala Egizia. In una sua raccolta di disegni (DEIGNS FOR BUILDINGS BOTH PUBLIC AND PRIVATE, fa un progetto con una sala egizia centrale, che dedica a Burlington. La tavola è datata 1729, poco prima del progetto delle Assembly Rooms. La Sala Egizia è forse la realizzazione pi austera del Classicismo del primo ‘700 in Europa. L’interno e l’esterno si rifanno, come particolari, alla Roma Imperiale. E ciò dimostra come Burlington considerasse l’architettura classica non più basata sugli edifici o progetti del Palladio, ma direttamente sull’interpretazione palladiana dell’architettura romana. Burlington considera le Assembly Rooms come un traguardo insuperabile, e da ora si ritirerà sempre più dalla vita pubblica e attiva, pur rimanendo una autorità dietro le quinte. L’opera ebbe elogi e critiche. Le critiche, però, furono rivolte più agli aspetti funzionali che non estetici. Modifiche drastiche all’edificio sono apportate nel 1859 con un progetto della ditta Atkinson che, per agevolare la circolazione interna, demolì due parti dei muri laterali della sala centrale, che interruppero lo sfondo “necessario” ad esaltare il colonnato. Holkham Hall (1731-1732) HOLKHAM è la residenza di Lord Leicester nel Norfolk, e addotta le soluzioni di Tottenham e Chiswick ma a scala pi grande. L’edificio è iniziato nel 1734 ed è attribuito a Kent, assistito però dal proprietario di Holkham, Thomas Coke, e da Lord Burlington in particolare. La pianta, insolita, è simile a Tottenham, così come l’alzato delle ali. Il principio dei corpi ”staccati” è applicato qui fedelmente. Anche il carattere generale dell’edificio, dato dal carattere monumentale della casa e dall’aspetto casalingo delle ali, richiama Tottenham e Chiswick. Il blocco principale segue le concezioni architettoniche di Burlington, e la parte centrale del blocco meridionale ripete lo schema della facciata principale di Chiswick, con il portico corinzio esastilo sul piano terra bugnato. Questa copia ingrandita di Chiswick è inserita in una facciata che riprendeva gli schemi stereotipati dei progetti dele ville del ‘700, che avevano un portico centrale e due torri d’angolo con serliane, sistema usato per la prima volta da Campbell a Houghton nel 1722 (dove Kent decorò gli interni). L’impronta di Burlington si vede nella eliminazione del mezzanino, che a Houghton era un elemento importante. L’idea di una residenza di campagna con un unico piano principale, senza il mezzanino tipico dell’architettura domestica, era cara a Burlington che la associava alla villa classica. Di conseguenza le torri di Holkham sono incredibilmente simili a quelle della facciata di Tottenham Park di Burlington. Sia negli alzati, che nelle piante di Kent, si riconosce l’impronta di Burlington. A Holkham la Galleria delle Sculture, con le absidi, la serliana centrale e le due stanze attigue ottagonali, è una citazione letterale di Chiswick. Ma la novità più sorprendente è la sala centrale principale. Le sale palladiane di Houghton, di Moor Park e di altre ville, seguono lo schema fissato da Inigo Jones nella Queen’s House : un cubo alto due piani contornato da una tribuna retta da mensole. Kent imposta la sala su pianta quadrata e crea un colonnato lungo il perimetro interno, ed un’abside sul lato opposto all’ingresso. Questo allontanamento dal tipo tradizionale della grande sala è dovuto allo spunto ricevuto dalle Assembly Rooms di York, dove Burlington seguì lo schema di Vitruvio della “Sala Egizia” secondo l’interpretazione del Palladio. Seguendo questo schema Burlington riteneva che avrebbe interpretato fedelmente lo spirito dell’antichità classica. Da quel momento Burlington raccomandò di sostituire la sala tradizionale con la Sala Egizia Così la Sala di Holkham ha il rapporto tra la larghezza della navata e il diametro delle colonne pari a 2:1, lo stesso rapporto della versione palladiana della “Sala Egizia” (che però è senza abside). L’abside deriva dalla ricostruzione palladiana della Basilica Classica, che è molto simile alla sala egizia. Poi c’è l’associazione, che non ha precedenti, di sala e scale nello stesso ambiente. Kent realizzerà idee simili anche in altri edifici.