Spiritualità
La PREGHIERA nell'islam,
di
nell'induismo e nel buddismo
L'idea è stata quella di capire che cosa pensano, dicono e fanno le persone quando pregano. Ho scelto tre
persone, un musulmano, il Sig. Abdel Kebir Hazim
Marocchino, mediatore culturale, un indu, il Sig. C.S.
Balagopal, Indiano, responsabile di un'agenzia viaggi e una buddista, la Sig.ra Udomsri Kwanmuang,
coadiuvata dalla Sig.ra Pitiporn Deemark, Tailandesi,
ambedue insegnanti.
Ho posto loro le seguenti otto domande:
1. A che cosa pensi quando preghi?
2. Come ti immagini Dio?
3. Che parole usi nella preghiera?
4. Usi delle formule nella preghiera?
5. Come ti senti dopo aver pregato?
6. Preghi per gli altri?
7. Che posizioni fisiche adotti durante la preghiera?
8. Quanto dura la tua preghiera?
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Quello che ne è uscito lo offro senza pretese, così come è
stato espresso. Nessun confronto, tanto meno una sintesi:
troppo diverse le culture, le visioni di Dio, le tradizioni
nazionali, ecc.
Si aggiunga poi la difficoltà della lingua: gli intervistati
pensano la preghiera nella loro lingua materna o in quella
liturgica ufficiale (l'arabo per il Sig. Hazim, il sanscrito per
il Sig. Balagopal e il tailandese per la Sig. Kwanmuang) che
durante l'intervista cercavano di tradurre in inglese... e che
io propongo in italiano...
Ho scelto apposta persone normali, non teologi, non esperti in religioni.
Posso solo affermare che quanto è stato detto, è stato affermato con convinzione e passione anche se con estrema
sintesi, dovuta alle circostanze, alle difficoltà predette e al
tempo a disposizione.
Ciascuno può registrare quello che gli piace e farvi qualche
riflessione.
Abdel Kebir Hazim - musulmano
1. Mi metto davanti a Dio e chiedo perdono, aiuto, che mi sia
guida nella vita. Sono sempre in ricerca per capire quale sia la
strada giusta da seguire.
2. Non come una persona umana, ma come un’energia di bene
dentro di me, una presenza. In realtà siamo il risultato del soffio
del suo spirito. Fatti a sua immagine.
3. Espressioni libere personali.
4. “Dio è grande e misericordioso” e poi la Sura di apertura, la
Sura 1: “In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.
La lode appartiene ad Allah, Signore dei mondi, il
Compassionevole, il Misericordioso, Re del Giorno del Giudizio.
Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto. Guidaci sulla retta via,
la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che
sono incorsi nella Tua ira, né degli sviati. Amin.
5. Come se mi fossi tolto un peso dallo stomaco. Mi sento sereno.
6. La preghiera per me è sempre universale.
7. Un inchino del busto a novanta gradi e poi una prostrazione a
terra, fronte a terra, che indica la mia sottomissione e la mia
disponibilità all’Altissimo.
8. La durata è varia, da pochi minuti cinque volte al giorno a una
preghiera più prolungata quando è fatta insieme nella moschea.
La preghiera comunitaria vale 27 volte quella individuale.
C.S. Balagopal - indu
1. Cerco di immergermi nella divinità, per me la Trinità: Brahma
il creatore, Vishnu il conservatore nell'esistenza, Shiva il
distruttore del male.
2. Me lo raffiguro secondo le immagini tradizionali dei nostri templi.
3. Ripeto i nomi della Trinità e i loro sinonimi e attributi
cantandoli e ripetendoli più volte in lingua Sanscrita o Malayalam.
4. Ci sono una serie di invocazioni che sappiamo a memoria.
5. Mi sento libero, in pace, al sicuro come un bambino nelle braccia
della mamma o del papà.
6. Nella mia preghiera non invoco la divinità per ottenere qualcosa
di specifico per me o per gli altri, ma cerco di entrare nello spirito
della divinità. Entrare nel divino significa automaticamente
entrare nella pace universale.
7. La posizione tradizionale nostra è quella di sedere con le gambe
incrociate.
8. Al tempio la preghiera dura due ore. N.B. Il Signor Balagopal
lamenta che oggi è bassissima la percentuale delle persone che
si recano al tempio, soprattutto tra i giovani, (e ammicca
aggiungendo che accade lo stesso per le chiese cristiane...) a meno
che non debbano affrontare degli esami importanti...
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Spiritualità
Udomsri Kwanmuang e Pitiporn Deemak - buddiste
1. Ho in mente la salvezza, la felicità, la salute mia, dei miei e di tutta
l'umanità, nonché ovviamente del Re della Tailandia.
2. Ho davanti agli occhi varie immagini del Budda, nei momenti cruciali
della sua vita come la nascita, l'abbandono della casa paterna,
l'illuminazione... soprattutto l'immagine che lo raffigura nel giorno
(Maka Busha ) che cade alla luna piena del terzo mese dell'anno
(quest'anno 2015, 2558 del calendario buddista, è caduto il 1° giugno).
In quel giorno, secondo la tradizione, egli ebbe i natali, giunse
all'illuminazione e morì: proprio alla stessa data.
3. Una formula che ripetiamo sempre tre volte è questa:
“Na mo tudsa pa ka wa to Ara ha to summa sumpud tudsa” che
significa: “Sia onore al Benedetto, al Degno, al Perfetto Risvegliato”.
5. Sento il cuore pieno di gioia perché sento in me la presenza del Budda
che mi sostiene.
7. Ci vestiamo in abito bianco quando andiamo al tempio e assumiamo
la posizione del loto con le gambe incrociate e il palmo della mano
destra posto aperto sopra quello della mano sinistra, appoggiati
entrambi sopra le gambe. Se siamo a casa ci poniamo dinanzi
all'immagine del Budda con davanti due candele accese, il bastoncino
d'incenso che brucia e alcuni fiori.
8. Al tempio la preghiera dura trenta minuti.
A casa, a seconda delle possibilità.
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Nella foto in basso: