A Allelopatia: emissione, da parte delle radici o delle foglie delle piante, di sostanze che impediscono la nascita di altre piante della stessa specie in un raggio di alcuni metri dalla pianta preesistente. Fra le più note piante allelopatiche, il noce e la salvia, che crescono solitamente in singoli esemplari isolati, proprio perché le loro radici producono sostanze che inibiscono la germinazione di semi della medesima specie nel terreno limitrofo. Allettamento: prostrazione del culmo, cioè il fusto, sul terreno senza possibilità di rialzarsi. Alloctono: non originario della zona in cui l’organismo vive ed è diffuso; vi è stato introdotto dagli animali o dall'uomo (anche attraverso i mezzi di trasporto, come automobili e treni). Agricoltura integrata: ortofrutta ottenuta mediante un razionale impiego di prodotti di sintesi, utilizzati solo in caso estremo e sostituiti, ove possibile, da prodotti e mezzi biologici di lotta e di concimazione. Il prodotto integrato viene autocertificato da laboratori di analisi privati, poiché non esistono appositi organi di controllo. Agricoltura tradizionale: ortofrutta ottenuta mediante l'impiego di prodotti di sintesi sia per la concimazione che per la difesa fitosanitaria. Si effettuano controlli casuali presso i mercati ortofrutticoli per accertare una presenza di residui di fitofarmaci entro i limiti consentiti dalla legge. Agro‐ecosistema (o ecosistema agrario):: è l'ecosistema dato dall'ambiente campestre (coltivato) e dagli organismi viventi che esso ospita, uomo incluso. Alberata (o piantata): tipica sistemazione dei terreni di pianura soprattutto in Emilia Romagna, che consisteva nel lasciare, sui lati lunghi dei campi coltivati, una fascia di rispetto di 4‐6 m, completamente autonoma dal punto di vista colturale. Questa fascia, che serviva a dividere un terreno dall’altro, ospitava una piantagione di alberi (aceri, pioppi, olmi, gelsi) in filare su cui far appoggiare le piante di vite (“vite maritata”). Alburno: la parte più esterna del cilindro centrale del tronco, costituita da fasci xilematici vivi che attorniano lo xilema morto degli anni precedenti. Contiene i fasci vascolari che conducono la linfa grezza verso il fogliame, ove avverrà la fotosintesi. Azotofissazione: tutte le Leguminose hanno la capacità di ospitare nelle radici, all'interno di particolari noduli, i Rhizobium, batteri simbionti azotofissatori. Si tratta di microrganismi in grado di sfruttare l'abbondantissimo azoto atmosferico (in forma molecolare, che per i vegetali è indisponibile), tramutandolo in azoto ammoniacale e cedendolo così alla pianta, che risulta perciò avvantaggiata nella sua nutrizione rispetto agli altri vegetali. In cambio, i batteri ricevono gli zuccheri elaborati dalla pianta. Afide grigio: insetto (Dysaphis plantaginea) che per nutrirsi attacca, deformandoli e arrestandone la crescita, giovani germogli e frutti. Agricoltura biodinamica: metodo di coltura che non solo vieta l'impiego dei prodotti chimici di sintesi, limitando quelli permessi in agricoltura biologica, ma segue la filosofia steineriana (da Rudolf Steiner, lezioni di agricoltura, 1924) che vede il Cielo e la Terra (con le costellazioni, i minerali, le piante e gli animali) come un unico Organismo Vivente. L'agricoltore biodinamico incrementa la vitalità e la fertilità del terreno seguendone le leggi naturali. Gli allevamenti, i campi, i prati e i boschi vengono curati allo stesso livello. L'azienda produce da sé i concimi, i preparati biodinamici (che stimolano o curano l'Organismo Vivente), le sementi e il bestiame, in un perfetto ciclo chiuso. Agricoltura biologica: metodo di coltura che vieta l'impiego di prodotti chimici di sintesi, sostituiti con prodotti di origine naturale da somministrare per la lotta e la difesa in determinati periodi. Si avvale della prevenzione degli agenti patogeni (monitoraggio mediante trappole), delle rotazioni (ogni anno una specie diversa sullo stesso terreno), della diversificazione colturale (più specie coltivate in appezzamenti vicini) e della consociazione (più specie coltivate nello stesso appezzamento). Favorisce la ricostituzione di ambienti seminaturali, con la piantagione di alberi e siepi. Ha una resa per ettaro leggermente inferiore a quella dell'agricoltura tradizionale. I prodotti biologici, per essere riconosciuti e venduti come tali, devono essere certificati da un Organismo di Controllo autorizzato dal Ministero dell'Agricoltura. Alternanza di produzione: fenomeno per cui l’albero da frutto alterna un anno in cui la produzione dei frutti è insufficiente (anno di scarica) a uno in cui i frutti prodotti sono tanti, di piccola pezzatura e di qualità scadente (anno di carica). Durante quest’ultimo anno, la pianta non riesce a formare nuovi fiori per quello seguente, che avrà una fioritura e una produzione estremamente scarse. Le cause che concorrono a determinare questo fenomeno sono molteplicianomalo andamento stagionale, potature errate, concimazioni squilibrate soprattutto riguardo all’azoto, caratteristiche varietali. Per esempio, nel melo le cultivar soggette ad alternanza sono Renetta del Canada, Imperatore e Golden Delicious. Amento: infiorescenza a spiga, pendula e flessibile al vento, formata dai minuscoli fiori, generalmente maschili ma talora anche femminili, privi di peduncolo, cioè sessili, direttamente attaccati all’asse fiorale portante. Anemofila: impollinazione che avviene mediante il vento che trasporta i minuscoli e leggerissimi granuli pollinici, nella speranza di incontrare gli ovari femminili. Annaffiatoio a cipolla: irrigatore allargato con numerosi piccoli fori, per distribuire l'acqua gentilmente e uniformemente. Antociani: pigmenti coloranti nelle tinte comprese fra il rosso e il viola, tipici dei vegetali. Li troviamo nelle foglie (ove si vedono solo in autunno) e nei frutti. Contengono sostanze che, a detta della scienza medica, proteggono l’apparato cardiovascolare. Apparato boccale: il danno provocato dagli insetti sulle piante è in funzione della loro modalità di nutrizione. Alcuni di essi pungono e succhiano (pidocchi, psille, cocciniglie), altri "mangiano" la vegetazione (defogliatori) oppure il legno (xilofagi). Areale: zona geografica della quale la specie è originaria e nella quale generalmente è distribuita in forma spontanea. Asfissia radicale: mancanza di ossigeno nel terreno, dovuta sia a eccesso d'acqua che a compattamento della terra. Le radici non possono traspirare, né approfondarsi nel terreno per esplorarlo (per mancanza di spazi liberi tra le particelle di terreno). Associazione vegetale: in natura le diverse specie vegetali non compaiono in maniera casuale, bensì associandosi fra di loro sulla base dei fattori ambientali del territorio che le accoglie. La composizione in specie di un'associazione vegetale fornisce così molte informazioni sui fattori climatici e geopedologici del territorio nel quale essa si trova. Per esempio, un'associazione di pioppi, salici e ontani indica un clima continentale (freddo in inverno e caldo in estate) e un terreno a pH neutro‐basico molto umido. Autoctono: organismo originario della zona in cui vive ed è diffuso. Autotrofo, eterotrofo: dal greco autos “se stesso”, eteros “altro”, trojein “nutrire”, letteralmente “nutrirsi da sé” e “nutrirsi da altro”. Accestimento, accestire: modalità di accrescimento tipica delle graminacee usate per creare il tappeto eboso e di altre erbacee perenni. Consiste nella formazione di uno o più culmi (fusti), secondari, terziari, ecc., a partire dal culmo principale primario. Acqua decalcificata: l’acqua del rubinetto in molte zone d’Italia presenta un tenore in calcare più o meno accentuato, secondo una classificazione che va dalle acque "dolci" (prive di calcare) alle "dure" (con grandi quantità di calcare). Conviene informarsi presso l’azienda distributrice della propria città ed eventualmente utilizzarne l’acqua facendola bollire per una ventina di minuti o lasciandola riposare per due‐tre giorni prima di usarla per innaffiare. Vedi: pH. Allegagione: la fase, successiva all’impollinazione del fiore e alla fecondazione dell’ovulo, che dà luogo alla trasformazione dell’ovario fiorale in frutto (inizialmente chiamato “frutticino”). Ammendanti organici: stimolano l’attività batterica, ripristinano la fertilità e favoriscono la ritenzione idrica. Vedi Ammendanti. Ampio spettro: si dice di una sostanza o un prodotto non specializzato, in grado cioè di agire contro un’ampia gamma di funghi patogeni o di parassiti animali anziché contro uno solo. Autocompatibile, autofertile: varietà i cui fiori sono in grado di impollinare altri fiori della stessa varietà (e quindi della stessa pianta). Autoincompatibile, autosterile: varietà i cui fiori non sono in grado di impollinarsi a vicenda, ma necessitano dell’apporto di polline da parte di fiori di altre varietà. Afidi (o “pidocchi"): insetti appartenenti a diverse specie, di colore giallo, verde, grigio o nero, che per nutrirsi pungono e succhiano, deformandoli e arrestandone la crescita, i giovani germogli, le foglioline, i boccioli e i frutti. Possono trasmettere pericolosi virus vegetali, e quindi vanno combattuti fin dal loro primo apparire. Aghi: foglie, per così dire "concentrate", a causa della fortissima riduzione della lamina fogliare, avvenuta per minimizzare la superficie d’appoggio offerta alla neve. La loro cuticola è inoltre ispessita, conferendo l’aspetto rigido all’ago, per resistere meglio al freddo. Gli aghi rimangono sulla pianta per circa 3‐4 anni, dopodiché, durante la stagione vegetativa, vengono sostituiti man mano, proprio come i nostri capelli. Ammendamento, ammendante: aggiunta al terreno di sostanze di varia natura (organica e inorganica) per migliorarne la struttura (granulometria, porosità, tessitura, ecc.). Si tratta di sostanze che hanno il compito di alleggerire la struttura del suolo, favorendo così l’aerazione e la permeabilità dello stesso. Sovente, gli ammendanti, come effetto secondario, riescono anche a nutrire, seppure in maniera parziale o ridotta, il suolo. Arieggiatura, operazioni di: nel tappeto erboso. La verticuttatura si utilizza per ripristinare rapidamente la circolazione dell’aria nella parte basale della cotica su tappeti ben radicati, e consiste in una serie di incisioni lineari fino alla superficie del terreno (2‐3 mm), per tagliare il feltro. La scarificatura consiste in incisioni operate nel terreno fino a 5‐6 cm di profondità. La carotatura pratica veri e propri buchi nel terreno asportando i cilindretti di terra che ne derivano, in modo che nei fori possano penetrare agevolmente aria e acqua rivitalizzando le radici. B Botanica sistematica: branca delle scienze botaniche che si occupa specificamente della classificazione (ordinamento tassonomico) delle piante. Branca: ramo di due‐tre anni che porta rami di vario genere dell’anno, dardi e lamburde. Può portare anche una branca di due anni, che a sua volta porta dardi o lamburde. Brattea: foglia modificata, talora fino a diventare irriconoscibile poiché assume forme, colori e funzioni diverse dall’origine, per supplire a una determinata funzione per la quale la specie non possiede le strutture apposite. Le brattee possono così sostituire i petali della corolla, i sepali che formano il calice del fiore, i viticci con cui le piante rampicanti si aggrappano (e si chiamano “cirri”) ecc. Biotopo: dal greco bios, vita, e topos, luogo. È l'ambiente che accoglie gli organismi viventi, vegetali e animali di ogni ordine e grado, ed è composto di materia non vivente (aria, acqua, terra e roccia), per esempio il biotopo fluviale (circoscritto alla riva e alle sponde del fiume), il biotopo campestre (composto dai terreni coltivati), ecc. Bulbilli: gemme capaci di staccarsi dalla pianta madre e di dare vita a una nuova pianta. Possono essere collocati sotto terra, affiancati ai bulbi dai quali vengono originati, o sul fusto aereo, generalmente all'ascella delle foglie. Barbatella: pianta giovanissima di vite ottenuta per talea (vedi) e fornita di radici avventizie fascicolate distribuite in palchi (da cui il nome, perché i fasci delle radici assomigliano a una barba). Va messa a dimora in terra morbida. Può essere costituita da una porzione di ramo erbaceo o semilegnoso, o da una foglia. Non tutte le specie vegetali formano barbatelleè una proprietà connessa a una particolare disposizione dei fasci vascolari e alla presenza nella pianta di sostanze caratteristiche, vedi soprattutto le barbatelle della vite. Bifera: varietà che produce i frutti due volte per stagione. Biogas: gas naturale ottenuto come prodotto di scarto da parte di batteri anaerobi (cioè che vivono in assenza di ossigeno). Birdwatching: è l'attività naturalistica di osservazione degli uccelli, migratori e stanziali. Si pratica, muniti di un buon binocolo, generalmente all'interno di appositi capanni ben mimetizzati e situati vicino a luoghi di sosta, di rifugio e di nidificazione dei volatili. Le specie migratrici, visibili in autunno e in primavera, sono più numerose in prossimità di paludi, stagni, acquitrini, foci di fiumi, laghi e coste. Le specie stanziali sono visibili per tutto l'anno in pianura, in collina e in montagna. Borsa: una specie di branca (ramo) fruttifera, caratteristica del pero e del melo, che si è ingrossata perché contiene le sostanze nutritive che passano nel picciòlo (vedi) e di qui nel frutto. Può anche avere gemme laterali che danno dardi o brindilli. Brachiblasti: rametti molto accorciati, tanto che l'occhio inesperto può scambiarli per semplici protuberanze del macroblasto, cioè del ramo lungo, viceversa chiaramente riconoscibile. Brindillo: ramo di albero da frutto piuttosto sottile e non molto lungo presente sia su Pomacee sia su Drupacee. È provvisto di gemme a legno, ma in cima può avere, anziché una gemma a foglia, una gemma a fiore, nel qual caso si chiama “brindillo coronato”. Basso impatto ambientale: metodo di coltura che limita i suoi effetti sull’ambiente, utilizzando prodotti chimici di sintesi solo nei casi estremi (adottando nei restanti casi prodotti organici o minerali e misure preventive), limitando le lavorazioni del terreno (una‐due all’anno), evitando la monocoltura, ecc. Biodiversità: termine che indica tutta la gamma della diversità biologica, cioè la ricchezza quantitativa delle specie (e varietà), la complessità degli ecosistemi, e la variabilità genetica. Fra le piante coltivate e gli animali da reddito, la biodiversità è in netto calo, a favore di poche varietà o razze, appositamente selezionate per ottenere la maggiore resa. Le innumerevoli varietà e razze del passato stanno scomparendo, abbandonate perché poco produttive o poco richieste dal mercato. Biologia: dal greco bios, vita, e logos, discorso. ָ la scienza che studia la vita, analizzando le modalità con cui ciascun tipo di organismo vivente (animale o vegetale, primitivo o evoluto) affronta la sopravvivenza. Bulbo: organo di riserva sotterraneo che comprende un fusto corto e largo dotato di radici all’apice inferiore, protetto da foglie modificate. Dal centro del bulbo procedendo verso l’esterno le foglie sono dapprima carnose e ripiene di sostanze di riserva, ma poi assumono via via una consistenza membranosa e infine pergamenacea, trasformandosi in "tuniche" squamose a funzione protettiva. È l’organo di sopravvivenza delle piante "geofite" durante la stagione sfavorevole (generalmente quella invernale). Bacca: tipo di frutto carnoso formato da una buccia (epicarpo) sottile, una polpa (mesocarpo) carnosa, e un “cuore” (endocarpo) polposo o liquido nel quale sono contenuti numerosi semi. Bacillus thuringiensis: batterio che produce spore a struttura cristallina totalmente innocue per i vertebrati, cioè per l’uomo e gli altri animali superiori. Se questi cristalli vengono ingeriti da larve di Lepidotteri (farfalle) o Ditteri (mosche e zanzare), liberano nell’intestino di esse una tossina che rapidamente ne causa la morte. È quindi un insetticida biologico molto selettivo, che non causa alcun danno alle altre specie di insetti utili. C Carboidrati: altra denominazione degli zuccheri, dovuta alla loro composizione, che è data da carbonio, idrogeno e ossigeno. Carpocapsa: Cydia pomonella, verme della mela. Carpoforo: dal greco, karpos = frutto e jerein = portare "portatore del frutto", è il corpo fruttifero dell'organismo fungino, cioè la parte evidente, visibile, che porta gli organi riproduttivi (spore). Per intenderci, è il fungo che comunemente vediamo o raccogliamo nei boschi. L'organismo fungino nella sua interezza è invece costituito da un'ampia parte sotterranea, denominata micelio. Calce spenta: composto di calcio, serve per correggere un terreno troppo acido o compatto perché ha un’azione più rapida del calcare. Si impiega anche come fertilizzante al posto del magnesio. Si può trovare anche sotto forma di calce viva, nel qual caso, prima di distribuirla sul terreno, è necessario trasformarla – appunto in calce spenta – dividendola in mucchietti e lasciandoli per qualche giorno esposti all’azione dell’umidità dell’aria. Ceduo: bosco destinato al taglio periodico per ricavarne legname, generalmente da ardere. Si tratta di boschi spesso impiantati dall'uomo proprio a questo scopo, utilizzando specie pollonifere (il cui apparato radicale emette più di un fusto, soprattutto se i fusti esistenti vengono tagliati), come querce, frassino, castagno, carpini, faggio, ecc. Il taglio avviene (o meglio, avveniva, visto che il riscaldamento a gas ha in gran parte ridotto o eliminato la pratica della ceduazione) ogni anno tra l'estate e l'autunno, riguardando una stessa pianta solo ogni 10‐15 anni. Cespitosa: i cui fusti si sviluppano a partire da un cespo unico, formando perciò cespi singoli, attorniati da terreno nudo. Cippatura: frantumazione dei residui di potatura e di manutenzione delle piante, per ricavarne materiali maneggevoli per dimensioni. I materiali cippati sono utili per pacciamature, concimazioni, combustione ecc., a seconda del grado di frantumazione. Crenato: detto del margine della foglia, a indicare una fitta serie di minuti dentini che ne increspano il bordo. Cutina: miscela di sostanze grasse impermeabili e di fibre di cellulosa a indurire la struttura. Cloni: insieme di organismi geneticamente identici derivanti da un solo fondatore mediante riproduzione agamica (cioè non sessuata, quindi senza rimescolamento genetico). Il clone possiede le stesse informazioni genetiche dell’organismo di partenza. L’esempio tipico è la pianta ottenuta per talea. Clorosi: malattia o disturbo della pianta che si manifesta attraverso la riduzione o la perdita della normale colorazione verde, per cui la pianta diviene color verde chiaro o giallo. È dovuta a condizioni (assenza di luce o carenza di ferro o di magnesio) che bloccano la normale produzione di clorofilla. Questa è un pigmento di colore verde, indispensabile allo svolgimento della fotosintesi clorofilliana, e ha una struttura chimica che differisce per un solo elemento (magnesio al posto di ferro) dall’emoglobina sanguigna animale. Concime ternario: è un concime che contiene azoto, fosforo e potassio (N‐P‐K) in parti uguali. L’azoto serve alla crescita dell’intera pianta, il fosforo ne rafforza le difese incentivando la produzione dei fiori, e il potassio mantiene le colorazioni brillanti. Cordone: fusto semplice con tante corte ramificazioni a frutto; può essere orientato in varie direzioni (doppio, semplice, inclinato, orizzontale semplice e doppio, verticale) e pertanto richiede poco spazio e portinnesti deboli). Calebassiforme: forma molto ingrossata alla base e poi restringentesi molto fino a chiudersi al picciolo, cioè con maggior sviluppo in lunghezza e poco in larghezza (esempioil frutto del pero Mirandino Rosso). Callo: ingrossamento più o meno pronunciato che si forma nella cicatrizzazione dei tessuti tagliati e combacianti nell’innesto. Cambio: più propriamente “zona del cambio”, la porzione di tessuti interni al fusto di alberi e arbusti ove ogni anno si formano nuovi vasi legnosi, idonei al trasporto di linfa grezza dal basso verso l’alto, e librosi, atti al trasporto della linfa elaborata in ogni distretto del vegetale. Capacità fotosintetica: la capacità che hanno tutte le piante verdi di produrre energia, sotto forma di sostanze complesse (zuccheri), a partire da elementi semplici (acqua, minerali, anidride carbonica, clorofilla e luce solare). Attraverso la fotosintesi clorofilliana la pianta ricava il nutrimento necessario alla sua sopravvivenza. Capacità rizogena: attitudine a produrre nuove, giovani radici, a sostituire radici danneggiate e a espandere nell'insieme l'apparato radicale. Caratteristiche pomologiche: parametri riferiti alla qualità del frutto. Colletto: punto di produzione delle parti aeree da parte dell’apparato radicale della pianta. Compost: insieme di sostanze organiche di scarto, di natura animale e vegetale, miscelate e fatte maturare per utilizzarle come concime organico. Qualunque sostanza organica, purché sana, può essere compostata. L’importante è smuovere il cumulo almeno una volta al mese (per almeno sei mesi), per consentire una perfetta maturazione del compost. L’impiego di compost non maturo (così come di letame non maturo, vedi) determina la bruciatura delle radici. Compostaggio: processo che consente di trasformare le sostanze organiche di scarto, di natura animale e vegetale (per esempio, residui di cucina, resti di potatura, fogliame, ecc.), in humus, cioè terra ricca di sali minerali. I residui vanno miscelati a terriccio (ed eventualmente a miscele di batteri o enzimi decompositori, per accelerare il processo), lasciando l'accumulo all'aperto e smuovendolo di tanto in tanto perché fermenti. Dopo un paio di mesi circa, la fermentazione termina e il compost è quasi maturo, cioè pronto per essere utilizzato come concime. Computo metrico estimativo: analisi dettagliata di tutti i lavori da eseguire, degli elementi tecnici e dei relativi prezzi fino alla completa realizzazione dell'opera (una casa, un fienile, un vialetto, un giardino ecc.), sommando tutti quelli dello stesso tipo che devono avere un medesimo prezzo unitario. Corimbo: infiorescenza con un asse principale su cui si inseriscono peduncoli fiorali più lunghi se inseriti in basso e viceversa, in modo che i fiori risultino tutti alla stessa altezza. Cornunghia: concime organico derivato dalla macellazione bovina. È data dai residui delle corna e degli zoccoli (unghie). Presenta un buon contenuto in azoto, che viene ceduto assai lentamente al terreno rimanendo disponibile per lungo tempo. Corteccia: quella che abitualmente definiamo “corteccia”, in gergo tecnico si chiama “ritidoma” o “scorza”, ed è per l’appunto costituita da cellule ormai morte, ma ugualmente robuste e compatte. La “corteccia”, secondo i botanici, è invece lo strato immediatamente sottostante a quello esterno, composto da cellule vive aventi il compito di ispessirsi per isolare i tessuti interni dall’ambiente circostante e, al tempo stesso, di dilatarsi per assecondare l’accrescimento del tronco. Sono queste stesse cellule che, l’autunno successivo, in parte moriranno per andare a far parte, negli anni a venire, della scorza. Crassulenta: pianta grassa, cioè dotata di un tessuto che trattiene la rara acqua disponibile, rigonfiandosi. Calcare attivo: parte di calcare presente nel terreno in una forma che passa in soluzione nell’acqua e può quindi essere assorbita dalle radici delle piante. Così, può disturbare o danneggiare le specie che non lo amano (piante calcifughe o acidofile). Calice: involucro fiorale, vale a dire la parte più esterna a funzione protettiva, costituito da un numero variabile di sepali di colore verde. Camefite: suffrutici o erbe perenni che portano le gemme tra il suolo e i 50 cm, protette da perule e dall’irraggiamento del calore riflesso dal suolo; più resistenti, presenti anche nella zona boreale. Campi‐catalogo (o giardini botanici): area nella quale si piantano specie arboree, arbustive o erbacee, scelte secondo un preciso criterio, che può essere quello delle varietà (antiche o recenti) per i fruttiferi e per le piante aromatiche, o delle specie (officinali, alpine, costiere, da siepe, di nutrimento per gli animali, ecc.). Poiché la funzione può essere anche didattica, nei campi‐catalogo ogni pianta deve essere dotata di cartellino che riporta il nome scientifico e quello comune. Cancro rameale: malattia provocata da un fungo (Nectria galligena) che colpisce le parti legnose ed è molto pericoloso per piante giovani situate in zone umide. Si manifesta con un annerimento localizzato del ramo o del tronco, all’apice del quale le foglie avvizziscono. Nel punto annerito si formano tumefazioni ed escrescenze, a volte con emissione di un liquido appiccicoso. È necessario tagliare subito la parte malata almeno 30‐50 cm al di sotto. Capolini: infiorescenze tipiche delle Composite (margherite, crisantemi, calendole, cicoria, dente di leone, ecc.), caratterizzate da un allargamento della parte apicale dello stelo fiorale, che si appiattisce a mo’ di disco accogliendo alla sommità i singoli fiori. Di norma, le Composite hanno due tipi di fiori, quelli “ligulati” (fiori del raggio), sterili e disposti all’esterno del capolino in una raggera che simula i petali, e quelli “tubulosi” (fiori del disco), fertili e collocati al centro dell’infiorescenza. Dunque, la margherita e le sue sorelle producono “falsi fiori”, utili per attirare l’attenzione degli insetti impollinatori. Cascola: fenomeno fisiologico assolutamente normale che consiste nella caduta di una parte più o meno consistente di frutticini durante la fase di allegagione. Di norma, cadono solo quei frutti che non avrebbero alcuna possibilità di svilupparsi sino alla fine, perché non fecondati, troppo deboli, malformati, o in competizione elevata con altri frutti nelle vicinanze (assai frequente a maggio e a volte prima del raccolto). Catena alimentare: passaggio dell’energia attraverso diversi livelli stabiliti in base alle modalità di nutrizione. Alla base ci sono le piante verdi, unici organismi che producono da sé l’energia. Seguono gli erbivori, i carnivori e i predatori obbligati, tutti "sfruttatori" dell’energia altrui. Cerchi delle streghe: i famosi "cerchi delle streghe" (o "cerchi delle fate"), molto in voga ai tempi dell’Inquisizione, sono stati così chiamati a causa delle scarse conoscenze biologiche. Scientificamente, sono dovuti all’andamento circolare del micelio, che provoca la nascita dei funghi in cerchio; ma nel XVII secolo vennero presi a prestito per giustificare la condanna a morte delle streghe che, si diceva, si riunivano entro questi circoli, dove l’erba cresce stentata (a causa degli essudati paratossici emessi dal micelio stesso). Cetonie: insetti Coleotteri, come le coccinelle, i maggiolini e i cervi volanti, caratterizzati da una bellissima livrea verde scuro metallizzato. Si tratta di ali modificate (elitre) che hanno perso la funzione di volo per acquisire quella di protezione del corpo molle. Il volo, pesante, rumoroso e irregolare, viene assicurato dal secondo paio d’ali, sottostanti alle elitre e ripiegate in fase di riposo. Concime organico: concime a base di sostanza organica (letame, cornunghia, farina d’ossa, guano, pellicino, pollina, ecc.) parzialmente decomposta, nella quale si trovano carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto (spesso con aggiunta di altri elementi) uniti fra loro in forma complessa. Le sostanze contenute vanno dapprima a nutrire i microrganismi del terreno, migliorandone così la vita biologica e indirettamente la struttura, e solo in un secondo tempo ridiventano elementi minerali semplici, cioè disponibili per le radici per tempi abbastanza prolungati. In genere serve a integrare l’azione dei concimi chimici, o li sostituisce quando il terreno è in ottima salute. Concime organo‐minerale: concime contenente sia elementi minerali sia sostanza organica. I primi garantiscono l’effetto immediato di nutrizione, poiché sono immediatamente disponibili per le radici delle piante; i secondi il nutrimento di lunga durata, perché impiegano alcune settimane prima di scindersi in elementi minerali disponibili. Conifere: letteralmente "piante (aghifoglie) portatrici di coni", cioè gli organi riproduttivi che si trasformano poi in "frutti", le pigne, contenenti i semi, tra i quali i più evidenti sono, nei pini costieri, i pinoli. Concimazione organica da sovescio: si attua incorporando nel terreno (sovescio) una coltura, di solito Leguminosa foraggera, allo scopo di migliorarne le proprietà fisiche, chimiche e microbiologiche. Può essere totale, se vengono interrate le piante intere, o parziale, se si interra solo parte di esse e la restante viene utilizzata come foraggio. Concimazione: operazione di nutrizione delle piante che si effettua con sostanza minerale o organica, di origine naturale o sintetica, in grado di fornire alla coltura uno o più elementi chimici necessari per lo sviluppo delle piante. Concime a lenta cessione: concime che viene rilasciato lentamente nel terreno, divenendo disponibile per le radici con gradualità e continuità per circa tre‐quattro mesi o più, a seconda della sua “qualità”. Concime bilanciato: concime che contiene i tre nutrienti principali (azoto, fosforo e potassio) in percentuale bilanciata, cioè uguale. Concime complesso: concime che contiene almeno due dei tre elementi principali della fertilità, cioè azoto, fosforo e potassio. Si tratta di concime binario se ne contiene due, e ternario se li possiede tutt’e tre. Concime minerale: concime a base di elementi minerali inorganici, come azoto (urea, nitrato d’ammonio, solfato ammonico, ecc.), potassio (solfato di potassio), fosforo (fosfati, perfosfati, ecc.), ferro (sequestrene, chelati, ecc.) e altri. Sono prodotti chimici di sintesi, immediatamente assorbibili dagli apparati radicali, ma possono facilmente venire dilavati nel terreno dalle piogge. Chiave analitica: strumento scientifico d’identificazione, basato sull’esame di una serie di caratteri discriminanti (soprattutto relativi ai fiori e ai frutti) che permettono di indirizzare il campione vegetale in esame verso gruppi di specie sempre più piccoli fino all’individuazione della specie. In pratica, una chiave analitica è data da una serie di alternative (di solito due o tre) concatenate, fra cui dobbiamo scegliere in base all’osservazione richiesta. Ogni gruppo di alternative è contrassegnato da un numero sulla sinistra e ciascuna possibilità riporta un altro numero in basso a destra, che rappresenta il gruppo di alternative successivo, fino ad arrivare a genere e specie. In alternativa, esistono tuttavia anche testi ‐ meno rigorosi dal punto di vista scientifico ‐ attraverso i quali l’identificazione si compie mediante fotografie e brevi descrizioni della specie, all’interno di grandi raggruppamenti basati sul colore dei fiori. Sono più semplici da utilizzare, ma sovente non contengono tutte le specie di una data area, e sussiste anche la possibilità di errore nell’identificazione, che avviene per lo più su base fotografica. Cimatura: asportazione dell’apice dei germogli, di solito effettuata durante la potatura verde, per provocare la formazione di gemme a fiore su quei germogli e sui rami o sulle branche da cui quelli partono. Si effettua anche per regolare la vegetazione nei getti troppo robusti. Per eseguirla correttamente, occorre una discreta pratica e una valutazione di vari elementi. Cipolla: accessorio dell’annaffiatoio, consistente in un irrigatore allargato con numerosi piccoli fori, per distribuire l’acqua gentilmente e uniformemente. Clima continentale e oceanico: il primo è caratterizzato da una grande differenza termica tra inverno, molto rigido, ed estate, assai calda, mentre il secondo mantiene una temperatura abbastanza uniforme, senza grandi sbalzi, durante tutto l’anno. Clima mediterraneo: il clima del nostro Meridione è di tipo subtropicale, caratterizzato cioè da inverni miti (minima termica non inferiore a 5 °C) e scarsamente piovosi, primavera e autunno mediamente piovosi, ed estati calde (massime superiori a 40 °C) e asciutte (non più di 800 mm di pioggia in un anno). Clorofilla: sostanza chimica indispensabile (insieme ad acqua, minerali, sole, anidride carbonica) per la realizzazione del processo di fotosintesi, che a sua volta consiste nella formazione di nutrienti complessi (zuccheri) necessari al nutrimento della pianta verde e quindi alla sua sopravvivenza. La clorofilla è di colore verde, e ha una struttura chimica che differisce per un solo elemento (magnesio al posto di ferro) dall’emoglobina sanguigna animale. Compattamento: pressatura della terra a ridurre gli spazi liberi, ove aria e acqua possano circolare. È causa, in situazioni estreme, di asfissia delle radici. Compatto, compattato: terreno le cui particelle componenti sono state avvicinate e schiacciate tra di loro, diminuendo o impedendo il passaggio dell’aria e dell’acqua, e l’allungamento delle radici. Il fenomeno è tipico dei terreni argillosi, ma si verifica anche in altri suoli (mai in quelli sabbiosi) dopo una decina d’anni dall’ultima lavorazione. Corolla: la parte generalmente più appariscente del fiore, contenuta all’interno del calice, e costituita dai petali, solitamente colorati e più o meno grandi e numerosi. La bellezza e la vistosità della corolla sono funzionali all’impollinazione, cioè servono ad attirare il maggior numero di insetti pronubi (impollinatori). Correttori del terreno (o ammendanti): sostanze di varia natura (organica e inorganica) che vengono aggiunte al terreno per migliorarne la struttura (granulometria, porosità, tessitura, ecc.) o il pH (vedi). Solitamente la alleggeriscono, favorendo così l’aerazione e la permeabilità del suolo stesso. Sovente, gli ammendanti, come effetto secondario, riescono anche a nutrire, seppure in maniera parziale o ridotta, il terreno. Gli ammendanti organici stimolano l’attività batterica, ripristinano la fertilità e favoriscono la ritenzione idrica. Esempi di ammendante sono il letame, la cornunghia, il guano, la pollina, la farina di sangue, il compost, la pratica del sovescio. Culmo: fusto tipico delle graminacee, dotato di nodi, pieni, e di lunghi internodi cavi. Cultivar (cv.): da cultivated variety, varietà prodotta dall’uomo, cioè coltivata, derivata mediante incrocio e/o selezione da una determinata specie. I fruttiferi (piante da frutto) coltivati sono in genere sempre cultivar. D Dardo: piccolo ramo rigido, quasi perpendicolare al ramo, di circa 8 cm al massimo, sorto da una gemma a foglia/a legno, che può essere liscio (più lungo, sino appunto a 8 cm) o rugoso (al massimo 1‐2 cm), terminante da giovane in una gemma appuntita a foglia/a legno, e dopo due o più anni in una gemma più tondeggiante a fiore/a frutto. Densità: riferito agli steli d’erba del prato, è la capacità della specie di accestire e produrre numerosi culmi, aumentando il numero di steli per mq. Dicasio: quando l’asse principale si arresta venendo sostituito da due assi secondari di uguale dimensione (cioè in modo dicotomico), che a loro volta producono a breve ciascuno altri due assi terziari, e così via. È un tipo di ramificazione frequente nelle infiorescenze. Dicotiledone: classe vegetale comprendente piante che portano nel seme due cotiledoni a nutrimento dell'embrione. Dinamismo della vegetazione: la vegetazione (cioè le associazioni di specie) in un dato ambiente non rimane mai immutata, ma tende a modificarsi nella sua composizione. Se non intervengono fattori negativi (generalmente dovuti all'uomo), essa tende spontaneamente verso associazioni sempre più evolute, fino a raggiungere un equilibrio perfetto, chiamato climax, nel quale può rimanere all'infinito, in assenza di cambiamenti ambientali. Quando le conifere vengono piantate, nel modo corretto, laddove dovrebbero regnare le latifoglie (querce, carpini, orniello, aceri, faggio, sorbi, ecc.), queste ultime tendono spontaneamente a ricomparire, da un certo momento in poi, sottraendo pian piano lo scettro alle conifere, che vanno incontro a morte naturale. Diploide: che possiede un normale corredo cromosomico, espresso anche nelle cellule del polline. Disaffinità: detta di un innesto, è l’incompatibilità fra la marza e il portinnesto che impedisce così un’unione durevole. Di solito, a qualche anno di crescita stentata del fruttifero segue la morte della parte innestata. È anche facile che un turbine di vento spezzi e stacchi l’innesto dal portinnesto. A essa si rimedia con il sovrinnesto. Doliforme: a forma di recipiente panciuto, come un piccolo orcio, chiuso all’imboccatura dal picciòlo. Decidua: specie che perde le foglie in autunno, rimanendo completamente spoglia durante l’inverno per limitare i danni da gelo. Deriva: effetto nocivo di spandimento di una sostanza (in genere fitofarmaci) su una superficie più ampia rispetto a quella da trattare, dovuto al vento o all’errata taratura dell’ugello d’irrorazione. Diffusione sessuale: attraverso semi, a loro volta derivati dall’unione dei gameti maschili e femminili. Se il seme germoglierà, dando origine a una nuova pianta, essa avrà caratteristiche genetiche provenienti da entrambi i genitori, ma non sarà identica a nessuno dei due. Dilavamento, dilavato: l’acqua che bagna il terreno tende a penetrarvi, per forza di gravità, scendendo in profondità fino a che non trova lo strato impermeabile dato dalla roccia madre. Durante questa discesa, gli elementi chimici solubili in essa si sciolgono e vengono trascinati, in misura maggiore o minore, dall’acqua nel suo percorso centripeto, diluendosi e impoverendo il terreno. Dioica: specie a sessi separati. Tutti i fiori maschili sono portati da un’unica pianta (pianta maschile), e viceversa per il sesso femminile. Per ottenere l’impollinazione e la fecondazione (e quindi per ricavare i frutti), è necessario possedere, accanto a una o più piante femminili, almeno una pianta maschile. Diradamento: operazione di eliminazione di una parte dei frutticini (in genere da un terzo a metà), praticata manualmente (con prodotti chimici nella frutticoltura industriale), avente lo scopo di favorire il raggiungimento di un’adeguata pezzatura da parte dei frutti rimanenti. Si attua in genere nelle annate di eccezionale allegagione, quando appare evidente che la pianta non è in grado di portare a sviluppo completo tutti i frutticini. Dormienza: fase di riposo durante la quale tutte le funzioni vitali rallentano fino a cessare, per riprendere poi al ripristino di condizioni ambientali favorevoli. Avviene in inverno per le piante originarie delle zone fredde, in estate per quelle delle aree tropicali. Drupa composta: infruttescenza ("multidrupa"), cioè frutto composto da tanti, minuscoli fruttini carnosi chiamati "drupeole". Per esempio, nel rovo comune (Rubus ulmifolius) le drupeole sono più di venti, mentre nel rovo di palude (R. caesius) sono solo due‐cinque, ma più grosse e ricoperte da una patina biancastra pruinosa. Ogni drupeola contiene un seme. Drupa: frutto con una buccia (epicarpo) sottile, una polpa (mesocarpo) carnosa, e un “cuore” (endocarpo) duro e lignificato a proteggere il seme, in genere singolo. E Esoscheletro: gli insetti, invertebrati, sono privi di scheletro osseo, al posto del quale hanno uno scheletro esterno chitinoso, cioè di un materiale rigido analogo a quello che compone le nostre unghie. Poiché il corpo dell'insetto continua ad accrescersi fino alla maturità, man mano che le dimensioni aumentano, l'esoscheletro diventa stretto, e l'animale lo deve cambiare, sostituendolo al di sotto con il nuovo, più grande. Essenze volatili: queste essenze, oltre alla funzione termoregolatrice, hanno il compito di allontanare, con il loro aroma, i fitofagi che potrebbero altrimenti essere tentati dall’affondare i denti nelle foglie verdi. Sono tipiche delle piante aromatiche. Eterotrofi: organismi incapaci di produrre da soli l'energia necessaria al proprio sostentamento. Si tratta in genere degli animali, che devono pertanto approvvigionarsi da fonti alimentari come le piante (eterotrofi erbivori) o gli altri animali (eterotrofi carnivori). Evapotraspirazione: la quantità di acqua che traspira dalla pianta, evaporando, a causa della temperatura elevata dell'ambiente circostante. Ecosistema: è l'insieme dei rapporti fra gli organismi viventi (biocenosi, data da piante e animali) e l'habitat inanimato che li accoglie (biotopo). Ogni biotopo, in base alle sue caratteristiche, consente la sopravvivenza di una diversa biocenosi, che a sua volta influisce sul biotopo in cui si trova modificandolo, generalmente in senso positivo (negli ecosistemi naturali). I due tipi principali di ecosistema sono quello terrestre e quello d'acqua, entrambi suddivisibili in numerosi ecosistemi più ristretti (per esempio, l'ecosistema campestre, l'ecosistema marino, l'ecosistema montano, l'ecosistema di palude, ecc.). Fra gli ecosistemi "innaturali" rientra anche l'ecosistema di città. La scienza che studia gli ecosistemi è l'ecologia. Ecotipo: pianta appartenente a una specie rispetto alla quale possiede qualche carattere morfologico (e quindi genetico) leggermente diverso in risposta a uno stimolo derivante dall'ambiente. Per esempio, la mela Annurca, originaria della Campania dove si presenta piccola, schiacciata, color rosso intenso e molto saporita, se coltivata nel Nord Italia risulta più grossa, allungata, rosso chiaro e poco gustosa. Edafica: propria del terreno. Eliofila: specie che ama il sole, i cui raggi anche intensi non provocano danni ma anzi favoriscono lo svolgimento dei processi vitali della pianta, che utilizzano ben il 90% dell’energia solare. All’opposto troviamo le piante cosiddette “sciafile”, cioè “amanti dell’ombra”, alle quali basta un 5‐10% dell’irradiazione totale. In mezzo fra le due categorie estreme sta la maggior parte dei vegetali, definiti perciò “tendenzialmente sciafili o eliofili”. In linea di massima, le piante giovani sono piuttosto sciafile e quelle adulte tendenzialmente eliofile, ma non è raro che una specie sciafila a Palermo divenga eliofila a Bolzano per sopperire alla minore insolazione della latitudine nordica. Epifita: dal greco epì fiton, “che sta sopra una pianta”. L’esempio tipico sono alcune orchidee e le tillandsie (“piante mangiafumo”). Epigeo: che cresce o sta sopra il livello del terreno. Equilibrio ecologico: l'equilibrio verso il quale la natura (l'ecosistema) tende sempre in modo spontaneo. In un ambiente, in un ecosistema, è necessario che tutti gli elementi che lo compongono siano in equilibrio fra di loro e con il clima, cioè il terreno deve contenere una sufficiente quantità di minerali per nutrire un determinato quantitativo di piante, delle quali si ciba un certo numero di animali erbivori che a loro volta vengono mangiati da un determinato numero di predatori. Se l'ecosistema è in equilibrio e non intervengono fattori di disturbo, può rimanervi per sempre. Ma spesso si verificano modifiche (dovute in genere all'uomo) che, per esempio, impoveriscono la terra, o riducono le piante, o eliminano parte degli erbivori o dei carnivori. In qualunque punto agisca il disturbo, l'equilibrio è compromesso per tutti gli elementi in gioco, perché lo squilibrio che si crea si ripercuote su tutta la catena alimentare. E la natura cercherà in tutti i modi di ripristinare l'equilibrio. Ecologia: dal greco oikos, casa, e logos, discorso. È la scienza che studia l’ambiente, la "Casa" di tutti noi, nella sua totalità, cioè analizza i rapporti fra gli organismi viventi e l’habitat inanimato che li accoglie (cioè gli ecosistemi). Nata per valutare gli ambienti naturali, oggi l’ecologia si applica allo studio anche di ambienti "innaturali" come le città e perfino le singole abitazioni. Effetto lente: è causato dalle goccioline d’acqua appoggiate sulle foglie quando vengono colpite dai raggi solari. Determina l’ustione del tessuto fogliare. Emicriptofite: erbe perenni o bienni che portano le gemme a livello del suolo, ben protette dalle foglie, dalla neve e dal calore del suolo; molto resistenti e tipiche dell’emisfero boreale (il nostro) Endemico: tipico di una determinata zona o regione geografica circoscritta, e pertanto presente solo in essa e non oltre. Endocarpo: parte più interna (centrale) del frutto, racchiusa dall’epicarpo e dal mesocarpo, delegata a ospitare e proteggere i semi. Epicarpo: parte più esterna del frutto (in genere la buccia), avente il compito di proteggere la polpa (mesocarpo) e i semi (endocarpo). Erbe cespitose perenni: sono le tipiche graminacee (sesleria, nardi, festuche) e carici da pascolo alpino, dal portamento a ciuffo, con foglie corte e rigide, abbastanza gradite a mucche e cavalli all’alpeggio. Oggi sono di gran moda come specie a bassa manutenzione per il giardino. Ermafrodita: organismo o parte di esso avente nella medesima struttura gli organi riproduttivi di entrambi i sessi. La grande maggioranza dei fiori è ermafrodita, portando nel singolo fiore sia gli stami con le antere contenenti il polline (organi maschili), sia il pistillo (organo femminile formato da stimma, stilo e ovario con gli ovuli). F Fattori geomorfologici: fattori che riguardano la geologia e la morfologia di un territorio. La geologia di un'area consiste nel tipo di roccia situato in profondità sotto il terreno superficiale. La morfologia di un'area è data dall'insieme di rilievi, rocce affioranti, dossi, valli, fiumi, laghi ecc. che si trovano in un dato territorio. Farina di sangue (o sangue secco): concime organico costituito dal sangue animale sterilizzato ed essiccato (prodotto di scarto della macellazione). Fascia pedoclimatica: fascia altitudinale o latitudinale nella quale sono presenti determinate condizioni di terreno (dal greco pedos) e di clima. A ogni fascia pedoclimatica corrisponde una precisa fascia vegetazionale. Fase fenologica: momento del ciclo biologico della pianta. Nella fase fenologica di fioritura, si distingue la fase di bocciolo, quella di antesi, cioè di apertura del fiore, e quella di senescenza, cioè di appassimento. Feromóni: particolari sostanze molto volatili, di origine organica, prodotte in natura da ghiandole specifiche degli insetti femmine in particolare (ma in molte specie anche dai maschi), che attirano a distanza, portate da correnti d’aria, gli insetti maschi. Tali sostanze possono essere sintetizzate chimicamente perché si conosce la composizione degli odori sessuali di alcuni insetti dannosi. Sono sostanze che non danneggiano l’ambiente, e si utilizzano entro le apposite trappole. Fiorone: frutto del fico bifero, che matura per primo, verso giugno. Fitosociologia: scienza che studia come le diverse specie si associano fra di loro in natura, ricavandone indicazioni sul tipo di ambiente che le ospita, sulle vicissitudini che l'ambiente stesso ha avuto, e sull'evoluzione futura della vegetazione e quindi dell'ambiente. Flora locale: ogni zona d’Italia ha una sua composizione floristica tipica, che è stata studiata e descritta da uno specifico manuale, generalmente di tipo divulgativo ma compilato con rigore scientifico. Al di là delle classiche “Flora mediterranea”, “Flora appenninica” e “Flora alpina”, troviamo Flore emiliano romagnole, trentine e altoatesine, sarde, pugliesi, e tante altre ancora, di norma corredate di un’ampia documentazione fotografica che agevola indubbiamente l’identificazione dei nostri campioni. Il medesimo discorso vale anche per molti Paesi esteri, fermo restando però che la reperibilità di questi testi in Italia non è sempre agevole (se importati, sono spesso in inglese o altra lingua straniera). Flora microbica: un buon terreno sano è sempre dotato di una robusta flora microbica, cioè di numerosi microrganismi (batteri, funghi e animaletti vari) che hanno il compito di aiutarlo a “funzionare bene”. Per incentivarne la presenza, oltre a somministrare un adeguato apporto di sostanza organica, dobbiamo accertarci che il pH tenda alla neutralità o all’alcalinità, e far sì che l’arieggiamento sia sufficiente, vuoi attraverso una buona percentuale di scheletro (pietrisco, ciottoli e ghiaia), vuoi mediante interventi cadenzati di carotatura e verticuttatura. Follicoli: frutti secchi, cioè con pareti sottili e rigide, che si aprono spontaneamente a maturità, lungo una linea a mo' di cerniera, liberando molti semi. Forma a: portamento che si ottiene attraverso un particolare tipo di potatura praticata fin dal secondo anno d’età della pianta. Fotosintesi clorofilliana: la funzione che permette a tutte le piante verdi di produrre energia, sotto forma di zuccheri complessi, a partire da acqua, minerali, anidride carbonica, clorofilla e luce solare. Quest'ultima, in inverno, è sovente troppo scarsa per dare l'avvio al processo, mentre la temperatura troppo rigida ostacola l'assorbimento dell'anidride carbonica. L'acqua nel suolo invece si può congelare, trattenendo i minerali disciolti in essa, e non può pertanto venire risucchiata dalle radici. Franco: portinnesto ottenuto da un seme della stessa specie che vi è innestata sopra. Quando si dice melo innestato su franco, significa che quel melo è innestato su una pianta proveniente a sua volta da un seme di melo. Fumaggine: con questo termine si intende lo sviluppo di incrostazioni scure e fuligginose sulla superficie degli organi aerei, soprattutto foglie e germogli. Ciò è determinato da microrganismi fungini, che si sviluppano a spese della melata (sostanza zuccherina) che ricopre le parti di pianta infestate da afidi. La presenza di fumaggine, quindi, è un'ulteriore spiacevole conseguenza della presenza dei pidocchi. Per allontanare la fumaggine si consigliano abbondanti lavaggi della vegetazione. Funghi saprofiti: specie utili all'ecosistema perché si nutrono di sostanza organica morta decomponendola negli elementi originari e permettendo il ricircolo della materia, indispensabile per le piante superiori. Falsa semina: preparazione del terreno due settimane prima della semina, in modo che la lavorazione interrompa la dormienza dei semi situati in superficie, provocando la nascita delle piantine infestanti. Dopo 15 giorni si procede con l’estirpazione o il pirodiserbo, e si riprepara il letto per la vera semina. Avendo germinato quasi tutti i semi superficiali, per circa 20 giorni difficilmente ne germinano altri, permettendo alla specie coltivata di svilupparsi e di occupare gli spazi liberi. Falso frutto: frutto la cui struttura non proviene dallo sviluppo dei tessuti dell’ovario, bensì da altre componenti il fiore (in genere dal ricettacolo). Tipici falsi frutti sono la mela e la pera (dove il vero frutto, derivante dall’ovario, è il cosiddetto “torsolo”) e la fragola (i cui veri frutti sono i semini incastonati sulla polpa rossa, derivante però da tessuti accessori). Fanerofite e nanofanerofite: alberi o arbusti che portano le gemme al di sopra di 50 cm da terra, protette solo da perule; sono poco resistenti e tipiche della zona tropicale e subtropicale. Fascia vegetazionale: fascia altitudinale o latitudinale nella quale è presente una determinata vegetazione, cioè determinati tipi di associazioni vegetali. La vegetazione è dovuta alle condizioni pedoclimatiche della fascia in cui quelle piante sono collocate. Fattori pedologici: inerenti lo strato più superficiale del terreno, e comprendenti la tessitura, il pH, il tenore in calcare, la capacità naturale di drenaggio, ecc. Feltro: ammasso di residui vegetali conglobati fra loro, derivante dallo sfalcio non rimosso e da altri rimasugli di steli e foglie. Si forma sulla superficie del terreno che ospita il tappeto erboso, proprio alla base degli steli e delle foglie prative, che tendono a venire soffocati nel loro fabbisogno d’aria. Anche il terreno ne risente, perché il feltro “impermeabilizza” nei confronti dell’acqua e degli scambi con l’atmosfera. Filatura: allungamento degli steli nella zona dell’internodo, determinato dalla ricerca della luce necessaria ma insufficiente. Fitodepurazione: tecnica che utilizza alcune specie vegetali per depurare le acque di scarico (acque reflue) industriale o abitativo. Oltre a certe alghe, si utilizzano specie acquatiche quali l’alisma (Alisma plantago) e la lisimachia (Lysimachia vulgaris), e specie palustri (di luoghi umidi), come la cannuccia (Phragmites australis), la tifa (Typha latifolia), l’iris d’acqua (Iris pseudachorus), la menta (Mentha aquatica). Queste piante assorbono l’acqua inquinata e trattengono al proprio interno (o annullano) le sostanze nocive all’ambiente. Fitofarmaci: sostanze attive e miscele destinate a proteggere i vegetali dagli organismi nocivi, conservarli, eliminare piante indesiderate, favorire o regolare i processi vitali. Spesso viene usato impropriamente come sinonimo il termine “pesticida”, dalla trasposizione del termine anglosassone pesticide (pest = insetto, avversità) che andrebbe tradotto con “insetticida” o “antiparassitario”. Si possono identificare degli interventi standard o "di base" che vanno eseguiti nella generalità dei casi per prevenire le avversità più gravi e frequenti. Foglie cotiledonari: le prime foglie che qualunque seme produce nel momento in cui germina vengono prodotte dai cotiledoni, vale a dire dall’apposito tessuto di riserva presente nel seme. Sono foglie che hanno il compito di produrre per il germinello la primissima fornitura di energia (mediante la fotosintesi clorofilliana), utile perché le riserve del seme si esauriscono proprio con la germinazione. Sono foglie “d’emergenza”, a crescita rapidissima, che altrettanto rapidamente esauriscono il loro compito: non appena la quantità d’energia prodotta è sufficiente a far emettere alla piantina le prime due foglie vere, le foglie cotiledonari ingialliscono, si seccano e cadono. Foglie imparipennate: foglie composte, cioè date da un lungo picciolo (asse centrale) sul quale sono inseriti i piccioli delle singole foglioline, opposte l’una all’altra. Caratteristica della foglia imparipennata è la presenza di una fogliolina apicale che rende dispari il numero complessivo delle foglioline portate dalla foglia composta. Foglie lobate: foglie la cui lamina è suddivisa da un terzo fino a metà in lobi (in numero variabile: 3‐5‐7 ecc.) mediante incisioni che partono dal margine. Forme biologiche: sono l’insieme degli adattamenti messi in atto dalle diverse specie per superare la stagione climaticamente avversa (generalmente quella fredda, ma talora quella calda, a causa della siccità). Secondo il botanico Raunkiär (1934) si distinguono cinque forme biologiche: camefite, emicriptofite, fanerofite e nanofanerofite, geofite/elofite o idrofite, terofite. Formula chimica della fotosintesi: 6CO2 + 6H2O = C6H12O6 + 6O2 + 648 Kcal. Fotosintesi clorofilliana: processo, tipico delle piante verdi, di formazione di nutrienti complessi (zuccheri), a partire da elementi semplici (acqua, minerali, sole, anidride carbonica). Attraverso la fotosintesi la pianta ricava il nutrimento necessario alla sopravvivenza. Franco: detto di Portinnesto (vedi) o di Terreno (vedi). G Gimnosperme: grande raggruppamento botanico comprendente specie i cui fiori non possiedono l'ovario, ragione per cui gli ovuli sono nudi, direttamente appoggiati alle squame del cono (o pigna). Oltre alle Conifere (araucaria, pini, abeti, larici, cedri, sequoia, tassodio, cipressi, thuia, ginepri) vi appartengono il Ginkgo biloba dalle foglie a ventaglio, il velenoso tasso e la curiosa cycas, i cui semi vengono spesso ‐ impropriamente ‐ definiti "uova" a causa della loro forma. Guano: concime organico derivante dallo sterco (sterilizzato ed essiccato) di uccelli marini dell’oceano Pacifico depositato sugli scogli. È ricchissimo di azoto. Guanti da lavoro: i bulbi di tulipani, narcisi e giacinti sono velenosi per la presenza di sostanze tossiche quali, rispettivamente, cristalli di ossalato, narcissina (alcaloide) e tuliposidi (glucosidi). Il contatto prolungato con la pelle provoca fastidiose dermatiti che partono dalla punta delle dita (le dita di tulipano sono una patologia tipica di floricoltori e giardinieri) per estendersi poi a mani, braccia, bocca, gambe e genitali, con forte infiammazione e prurito. Ingerire porzioni di bulbo provoca invece bruciore e infiammazione del tubo gastrointestinale, gastroenterite, vomito, diarrea, convulsioni, edema dell'esofago e della laringe con difficoltà di respirazione. In più, del narciso risultano tossici anche le foglie, i fiori e perfino il profumoun mazzo di narcisi collocato in una stanza chiusa dà sonnolenza, vertigini e nausea. Gemma: vedi Occhio. Geofite/elofite o idrofite: piante bulbose o acquatiche che portano le gemme sotto terra o sott’acqua molto ben protette; sono assai resistenti. Globulare: di forma tondeggiante con dimensioni assai ridotte. Glumette: foglie modificate che avvolgono più o meno strettamente il seme. Tipiche delle Graminacee. Grafiosi: malattia dell’olmo provocata da un parassita (Ceratocystis ulmi) e diffusa da insetti scoliti, che porta a disseccamento l’albero. Negli anni ’90 sono state decimate intere popolazioni di olmi, soprattutto nel Nord e Centro Italia, compresi esemplari centenari, senza poter fare nulla per salvarli. Oggi sembra che il patogeno non sia più così aggressivo. Grappolo: infiorescenza costituita da un asse principale sul quale si dispongono alternati i fiori muniti di peduncolo (gambo). H Humus: sostanza propria del terreno, costituita da particelle di terra inframmezzate a sostanza organica (cioè composti di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto) in fase avanzata di decomposizione a opera dei microrganismi del terreno stesso, e a sostanza inorganica (cioè sali minerali) che è già disponibile per l’assorbimento da parte delle radici. I Ipogeo: che cresce sottoterra, sotto il livello del terreno. Introdotto: quando una specie, vegetale o animale, non è originaria della zona in esame, ma viene immessa in quel dato territorio, si dice che è "introdotta" o "alloctona". Invaiatura: cambiamento di colore del frutto, che segna il passaggio dalla fase acerba a quella di maturazione, nella quale esso assume il colore definitivo. Inzaffardatura: procedura riguardante i fruttiferi (ma anche rosai o altri arbusti) a radice nuda. Appena prima della piantagione, se ne immerge per una decina di minuti l’apparato radicale in un secchio contenente una miscela di acqua, terra fertile e letame (1:1:1), con lo scopo di rivitalizzare le radici e nutrirle in questo momento delicato. Ife: tipiche dei funghi, sono sottili filamenti sparsi nel terreno a formare il micelio (paragonabile alle radici), o raggruppati a dare il corpo fruttifero, o carpoforo, cioè il fungo visibile e, all'interno di esso, a costituire l'imenio, cioè l'organo riproduttivo che produce le spore. Impalcatura: la posizione dalla quale si dipartono due branche (rami) opposte dal tronco principale secondo assi orizzontali che si succedono in altezza. Il primo palco è il più basso, seguito dal secondo, e così via. Impianto a filare: piantagione delle piante l’una in fila all’altra, a distanza regolare. Consigliabile per piante di ridotte dimensioni e con portamento tendenzialmente colonnare, o in caso di spazio limitato e disposto per il lungo. Impianto a quadrato: le piante sono sistemate a distanza uguale le une dalle altre sia in una direzione che nell’altra, e alla stessa distanza si possono aggiungere via via o in entrambe le direzioni, se il terreno è grande, o in una sola direzione se è invece stretto. Impianto a quinconce: le piante sono sistemate a distanza uguale le une dalle altre, ma con distanze un po’ superiori rispetto a quelle richieste dal quadrato, perché nel mezzo del quadrato si trova una quinta pianta, e pertanto la piantagione è a cinque anziché a quattro. A seconda poi della conformazione dell’appezzamento (come sopra) si ha un’aggiunta in una sola direzione o in due o più. Incompatibile: detto di portinnesto o innesto, che possiedono caratteristiche tali da manifestare un’impossibilità a sopravvivere rispettivamente in un dato terreno o in contiguità di tessuti con il portinnesto. Detto anche del polline, che non è in grado di fecondare ovuli della stessa pianta e varietà. Infeltrimento del prato: rete di residui organici vegetali che si forma alla base dei culmi d'erba, soffocandoli e rallentando le possibilità di scambio tra il terreno e l'ambiente aereo. Infrangimento: operazione che consiste nella spezzatura dei succhioni per inattivarli o dei rami per aumentare la produzione di fiori (rododendro) o frutti (limone). Intacco, intaccatura: operazione che si effettua in inverno, tagliando e asportando un piccolo cuneo di corteccia, sopra o sotto la gemma di un ramoal di sopra per provocare lo sviluppo della gemma, al di sotto per ridurlo. Ibridazione: fecondazione che avviene mediante polline di altra varietà, per ottenere una nuova cultivar (si protegge con un cappuccio il fiore da fecondare, si preleva il polline desiderato e lo si applica con un pennellino sul fiore liberato). Ibrido: organismo vegetale o animale derivante dall’incrocio fra due specie diverse. È un evento relativamente frequente in natura fra le specie vegetali, mentre è operato dall’uomo fra specie animali (es. l’ibridazione fra asino e cavallo). In genere l’organismo che ne deriva è sterile (es. mulo e bardotto), quindi non può essere utilizzato per la riproduzione: il principio vale anche per i vegetali. In copertura: in presenza di piante. Si riferisce in genere alla concimazione, da somministrare quando le piante sono ben sviluppate, e non al terreno nudo. In tempera: riferito a un terreno il cui grado d’umidità è tale da fornire le migliori condizioni per la lavorazione. Non è né troppo bagnato, né troppo asciutto. Infiorescenza a spiga: numerosi fiori disposti senza picciolo lungo un asse. Innesto: vedi Marza, Occhio. Internodo: porzione di ramo compresa fra un nodo e il successivo. Ha solo la funzione vegetativa di accrescimento in lunghezza del ramo stesso, ma non contiene nessuna parte di tessuto atta alla propagazione della pianta, a differenza del nodo. È bene che l’internodo non sia troppo lungo, perché spesso è indizio di filatura per mancanza di luce o per soverchio vigore. Irrigazione a goccia: sistema d’irrigazione costituito da sottili tubi esterni che raggiungono tutte le piante, in corrispondenza del cui colletto è situata un’apertura nel tubo (forellino o gocciolatoio) attraverso la quale esce l’acqua. È un sistema che consente di irrigare anche con bassa pressione dell’acqua e scarsa portata, perché non richiede la fuoriuscita di un fiotto continuo, bensì di singole gocce per un tempo prolungato. La posa in opera e la manutenzione sono abbastanza dispendiose, ma vengono in seguito compensate da un notevole risparmio idrico, perché l’acqua erogata raggiunge direttamente la pianta. Irrigazione a pioggia: sistema d’irrigazione costituito da tubature interrate dalle quali, a distanza prestabilita e regolare, emergono irrigatori soprachioma o sottochioma (più consigliabili perché consentono un minore dispendio d’acqua, che raggiunge direttamente il terreno) dai quali l’acqua si diffonde a getto continuo o spezzato. Sebbene sia un sistema meno costoso per posa in opera e manutenzione, comporta una notevole spesa in termini di acqua consumata, che è certamente maggiore rispetto a quella effettivamente ricevuta dalle piante coltivate. L Lamburda: rametto in genere molto breve, caratteristico delle Pomacee. Termina con una gemma apicale a legno (lamburda vegetativa) o con una gemma mista (lamburda fiorifera). Latifoglie caduche: piante a foglia larga che cade in autunno. Lenticelle: piccole aperture disposte sulla “corteccia” delle piante legnose o sulla buccia dei frutti. Sono leggermente rilevate e consentono di ossigenare i tessuti che si trovano subito al di sotto. Letame: concime organico derivante dai bovini. Va utilizzato solo una volta maturo, per evitare che l’azoto presente in quantità elevata bruci le radici. Di norma la maturazione avviene lasciando il cumulo di deiezioni all’aperto, esposto agli agenti atmosferici e rivoltato almeno una volta al mese (come il compost), per almeno sei mesi. È ricco di elementi nutritivi. Lame elicoidali: lame del tosaerba disposte su di un cilindro rotante ad asse orizzontale, ideali su prati molto fini dove il taglio perfettamente netto regala l’effetto a strisce. Sono sconsigliate sull’erba alta e, generalmente, si impiegano per usi professionali. Lame orizzontali: lame del tosaerba disposte orizzontalmente, che ruotano a grande velocità su di un asse verticale. È il dispositivo più economico e diffuso, adatto a ogni tipo di prato hobbistico, dove si sopporta un taglio non proprio netto. Larvicida: sostanza efficace contro le larve degli insetti nocivi. Lenta cessione: riferito al concime, che viene rilasciato lentamente nel terreno, divenendo disponibile per le radici con gradualità e continuità per circa tre‐quattro mesi. Lotta integrata: metodo di difesa in cui si limita al minimo, e solo ai casi conclamati di danneggiamento, l’impiego di prodotti chimici di sintesi, adottando nei restanti casi prodotti organici o minerali, sistemi biologici di lotta e misure preventive. M Microflora batterica: per lungo tempo i batteri (primi organismi viventi nella scala evolutiva) vennero classificati fra i vegetali (flora), pur non essendo in realtà né animali né vegetali. La microflora batterica è costituita da una miriade di batteri diversi, ciascuno presente in qualche milione di esemplari, ma aventi tutti dimensioni minime, cioè microscopiche (dal greco micros, piccolo). Monofita: tipico del prato, costituito con un'unica specie vegetale. Multidrupa (o drupa composta): infruttescenza, cioè frutto composto da tanti, minuscoli fruttini carnosi chiamati “drupeole”, a loro volta nient’altro che drupe (vedi) in miniatura. Per esempio, nel rovo comune (Rubus ulmifolius) le drupeole sono più di venti, mentre nel rovo di palude (R. caesius) sono solo due‐ cinque, ma più grosse e ricoperte da una patina biancastra pruinosa. Ogni drupeola contiene un seme. Maceri: raccolte d'acqua stagnante che servivano a macerare la fibra grezza della canapa per sfilarne più agevolmente la fibra richiesta per la tessitura. La canapa, mietuta a luglio, soggiornava sino a fine agosto nei maceri, premuta con lastroni di pietra. I maceri, più o meno estesi, erano situati in genere vicino alla casa contadina e, quando non erano occupati dalla canapa, servivano come "piscina", lavatoio per i panni e bacino d'irrigazione. Diffusi principalmente nella Val Padana orientale, oggi i maceri sono stati spesso riempiti di terra, perdendo così il ricordo dell'antica coltura. Mammellonato: del frutto, tondeggiante a forma di mammella (con l’esclusione della protuberanza del capezzolo). Margotta: sistema di propagazione che non stacca la pianta figlia dalla pianta madre finché la figlia non è ben radicata. È poco usata per le piante da frutto, mentre lo è per le piante d’appartamento. Si intaglia la corteccia di un ramo o semplicemente si taglia un triangolo al di sotto di un nodo. Poi si pone un foglio di plastica morbido tutt’intorno e lo si chiude con un legaccio al di sotto dell’incisione, lo si riempie di terriccio morbido e lo si inumidisce un poco. Indi lo si chiude con un legaccio al di sopra come si è fatto sotto. Quando si vedono le radici ben sviluppate attraverso la plastica trasparente, si taglia il ramo della pianta madre al di sotto della legatura in basso, lo si sfascia dalla pellicola e lo si pianta in terriccio morbido. Si bagna il giorno dopo perché il taglio abbia il tempo di asciugarsi e non marcisca. Mazzetto di maggio: nasce da un dardo molto corto, che ha una gemma a foglia/a legno in cima, e tutt’intorno invece ha un gruppo di gemme a fiore/a frutto. Melasso: residuo della lavorazione della polpa delle barbabietole da zucchero, utilizzato come concime organico. Meristema: tessuto giovane in attivo e rapido accrescimento, generalmente localizzato agli apici radicale e vegetativo. Viene utilizzato in laboratorio per prelevare piccole porzioni che, opportunamente allevate in maniera adatta, sono in grado di ricostituire una pianta figlia esattamente identica alla pianta madre (clone). Metalli pesanti: piombo, rame, zinco, cromo, cobalto, cadmio ecc. sono così chiamati per il loro elevato peso atomico. Hanno la caratteristica di essere inutilizzabili o tossici per i vegetali. Quando nel terreno sono presenti in quantità elevate, disciolti nell'acqua che viene assorbita dalle radici, la pianta può morirne, se non è in grado di accumularli in particolari depositi interni, dove rimangono isolati per sempre. Analizzando certune specie erbacee, soggette a questa modalità di accumulo, è possibile stabilire il tasso di inquinamento del terreno su cui le piante si trovano. Micelio: tipico dei funghi, è una rete di filamenti, le ife, che possono essere sterili o vegetative, con funzione assorbimento delle sostanze nutritive e di ingrandimento dell’organismo fungino, oppure fertili o sessuate, a funzione riproduttiva. Esistono pertanto miceli vegetativi paragonabili, per funzione, alle radici e al fusto delle piante verdi, e miceli sessuati, paragonabili agli organi riproduttori dei vegetali superiori. Il micelio normalmente non è visibile ma, al momento stagionale più opportuno, dà luogo alla formazione del carpoforo, cioè del corpo fruttifero (che nei funghi superiori è la parte commestibile, il porcino o l’ovolo buono per intenderci). Il micelio, di colore bianco, fa parte dell'organismo fungino, solo che normalmente non è visibile per la sua collocazione ipogea. Serve alla sopravvivenza dell'organismo, poiché assorbe acqua e sali minerali, e, nei funghi simbionti, si "lega" alle radici degli alberi per ricavarne gli zuccheri elaborati. Micologia: la scienza che studia i funghi, di ogni ordine e grado (patogeni delle colture, muffe, lieviti, funghi superiori mangerecci e non). Gli appassionati di micologia si dedicano solitamente ai funghi mangerecci, che includono i notissimi porcini, ovoli, gallinacci, prataioli, e anche i tartufi. Maggese: millenaria pratica agronomica che consiste in una precisa successione di lavorazioni svolte quando il terreno viene lasciato a riposo (incolto) per un periodo di tempo variabile (al massimo un anno). Ha lo scopo di far recuperare alla terra le sostanze nutrienti necessarie alla crescita delle piante coltivate, preparando il suolo alla semina dei cereali. Oggi si chiama set aside. Mallo: pericarpo del frutto del noce. Marza (o nesto, o oggetto): piccola porzione (lunga 30‐50 cm) di un ramo giovane (di due‐tre anni), non ancora del tutto lignificato (diametro 1‐2 cm), sano e robusto (che non sia un succhione), fruttifero, che presenta almeno due gemme, la quale viene inserita (innestata) con metodi vari d’innesto su di un’altra (detta “portinnesto”) munita di apparato radicale. La marza deve essere dotata di gemme sane e robuste. Le marze si prelevano al momento dell’innesto; se preparate in anticipo, vanno conservate in sabbia umida. Melata: liquido viscoso e zuccherino, rappresentato dagli escrementi di alcuni insetti (afidi, psilla e cocciniglie). La vegetazione, soprattutto le foglie, quando ne è imbrattata appare lucida e appiccicosa, rappresentando spesso un substrato di crescita per crittogame (funghi) agenti della fumaggine. Mesocarpo: parte intermedia del frutto, generalmente costituita dalla polpa. È avvolta dall’epicarpo e contiene l’endocarpo. Micorriza: stretto legame fra il micelio (cioè le "radici") di un fungo e le radici di un albero o arbusto. Il micelio può avvolgere esternamente le radici (formando un manicotto evidente al microscopio) o penetrare al loro interno. La micorriza serve alla sopravvivenza del fungo, altrimenti incapace di nutrirsi, e migliora la qualità della vita dell’albero perché il micelio esplora una zona di terreno molto maggiore di quanto fanno le radici della pianta. Microclima: l’insieme delle condizioni climatiche che si creano vicino al suolo in un’area di estensione limitata (a volte pochi metri quadri). Micron: un millesimo di millimetro (0,001 mm). Microrganismi: i microrganismi sono tutti quegli organismi viventi che hanno dimensioni minime (invisibili a occhio nudo), vale a dire batteri e funghi. Fra i batteri, alcuni possono sopravvivere solo in presenza di ossigeno (aerobi) che utilizzano (come noi) per vivere; altri invece vivono solo in assenza di ossigeno (organismi anaerobi); altri ancora infine possono sopravvivere in entrambe le condizioni, anche se ne preferiscono una delle due. Migliorare il suolo: l’alternanza di pioggia e siccità, di calore e di gelo, di brina e di neve contribuisce alla decomposizione della sostanza organica, rendendo disponibili gli elementi minerali utili alle piante. Inoltre, favorisce la frantumazione delle zolle di terra e modifica la struttura rendendola più adatta alla perlustrazione da parte delle radici. Mulching: operazione di triturazione dei residui vegetali, per renderli rapidamente disponibili alla decomposizione a opera degli agenti atmosferici e dei microrganismi del suolo. Si effettua con il residuo di tosatura dell’erba del prato. Monoiche: specie in cui la medesima pianta produce fiori a sessi separati, cioè fiori maschili e fiori femminili. Nei primi sono contenuti solo gli stami con le antere e il polline, mentre nei secondi è presente unicamente il pistillo. N Neanide: tutti gli insetti depongono uova. L'individuo che fuoriesce dall'uovo può essere una larva (vale a dire uno stadio molto diverso dall'adulto per forma e dimensioni), oppure una neanide. Quest'ultima presenta caratteristiche morfologiche simili all'insetto adulto, solo che è molto più piccola. Nebulizzazione: scomposizione del getto di liquido in particelle (gocce) il cui diametro dipende dalla regolazione (taratura) dell’ugello irroratore. Un liquido nebulizzato forma perciò una nube di goccioline che si espande su di un’area più vasta di quella che colpirebbe il getto unitario, e che ricade al suolo più lentamente. Nettare: liquido prodotto dai fiori impollinati dagli insetti per attirarli. È contenuto nei nettarii, piccole sacche alla base dei petali all’interno del fiore. Per raggiungere il nettare, l’insetto è costretto a sporcarsi di polline o a sfiorare l’ovario, compiendo l’opera di impollinazione. Nodo: piccola porzione di tessuto localizzata sul ramo e contenente strutture (gemme) atte alla propagazione della pianta e allo sviluppo di elementi differenziati come la foglia o il fiore. La disposizione dei nodi sul ramo è generalmente regolare, con distanza regolata dall’internodo. O Organismo di controllo (o Ente di certificazione): ente, autorizzato dal ministero dell'Agricoltura, incaricato di controllare e di certificare le aziende che praticano l'agricoltura biologica e i prodotti che ne derivano. I tecnici dell'ente visitano periodicamente (e inaspettatamente) l'azienda iscritta controllando che tutto il ciclo di coltivazione e produzione rispetti le norme indicate per il metodo colturale biologico. Gli enti svolgono anche opera di divulgazione, anche mediante corsi, su questo metodo. Esiste anche un Organismo di controllo per l'agricoltura biodinamica, che svolge i medesimi compiti per il metodo colturale biodinamico. Olio essenziale: è la parte della pianta in cui sono concentrati tutti i principi attivi, che sono alla base di qualunque preparato fitoterapico. L'essenza (principio attivo) è disciolta in una sostanza oleosa, che viene estratta dalla pianta con tecniche diverse. La concentrazione lo rende molto più efficace di altri preparati, ma l'impiego deve essere più accorto. L'olio essenziale si assume versando direttamente le gocce in bocca, oppure su una zolletta di zucchero, o diluendole in acqua bollente. Si usano anche per fumenti, di cui si aspirano i vapori, o per massaggi sulla pelle. Ovicida: sostanza efficace contro le uova degli insetti nocivi, delle quali provoca la morte. Occhio (o scudo, o gemma): piccola sporgenza all’ascella di una foglia, appuntita, semicoperta da scaglie, e spesso da una parte e dall’altra è accompagnata da due gemme quasi invisibili. La gemma centrale può essere dormiente, anche per più anni, oppure vegetante, cioè pronta a svilupparsi in un ramo a foglia o a fiore. In particolare, l’innesto a occhio a gemma dormiente o vegetante si fa prelevando con un coltellino dal rametto (marza) della varietà che ci interessa uno scudetto, partendo da un taglio orizzontale al di sotto e poi prelevando una sorta di ovale (quando si taglia la marza, si devono togliere tutte le foglie lasciando sulla marza solo il picciolo) con una gemma dormiente se l’innesto si fa in agosto‐settembre, e con una gemma vegetante se l’innesto si fa in primavera. Oidio: malattia provocata da funghi (Podosphaera leucotricha, Oidium farinosum, ecc.) che danneggiano le foglie, su cui compaiono macchie biancastre ("mal bianco") e farinose. Si instaura in condizioni climatiche di umidità persistente e temperatura non troppo alta (primavera, autunno). P Perigonio: corolla formata, anziché da sepali esterni verdi e petali interni colorati (come avviene nelle Dicotiledoni), da un’unica “fila” di elementi, i tepali di tinte vistose. È la corolla tipica delle Monocotiledoni. Perule: foglie modificate da un ispessimento di lignina, che le rende rigide e robuste, aventi il compito di proteggere dai rigori e dalle intemperie invernali le sottostanti gemme fogliari. La presenza di eventuali cere le rende impermeabili alla pioggia, mentre una fitta peluria contribuisce a isolare il delicato contenuto (il germoglio) dai rigori esterni. Piantine micorrizzate: alberi o arbusti nelle cui radici si è instaurato uno stretto legame con il micelio (cioè le "radici") del fungo. L'inoculo si pratica in laboratorio, oppure avviene spontaneamente in natura laddove esistano altre piante tartufigene. Il micelio può avvolgere esternamente le radici (formando un manicotto evidente al microscopio, ectomicorriza) o penetrare al loro interno. La micorriza serve alla sopravvivenza del fungo, altrimenti incapace di nutrirsi, e migliora la qualità della vita dell'albero. Poco sensibile: mediamente resistente alla presenza del patogeno. Polifita: tipico di tappeto erboso, costituito da più specie vegetali. Propoli: resina ricavata da gemme di pioppi, betulle, salici, ippocastano, pini, abeti, querce, olmi, impastata con saliva e utilizzata dalle api come isolante per sigillare crepe e come disinfettante per imbalsamare insetti imprigionati nell'alveare. Contiene anche flavonoidi, oli essenziali, terpeni, acidi aromatici, cera. È antibiotica, antivirale, antinfiammatoria, anestetizzante, cicatrizzante, disinfettante, fungicida, immunostimolante, antiossidante. La propoli viene impiegata anche nel biogiardinaggio per difendere le piante da attacchi fungini (oidio, fumaggine, ticchiolatura, ruggine) e da insetti (afidi e cocciniglie). Pack: confezione per piante arbustive o arboree tolte dal terreno, che ne consente la sopravvivenza (in fase di riposo) per un paio di mesi, e di più se conservate in cella frigorifera. È costituita da un involucro in materiale plastico accoppiato con un foglio d’alluminio, riempito con torba, truciolame, vermiculite o altro materiale semi‐inerte a proteggere le radici nude, impedendone così la disidratazione. Palmetta: fusto verticale dal quale partono rami orizzontali o obliqui; necessita di un sostegno sotto forma di palatura a spalliera o a controspalliera, di muro o di recinzione. Panello: residuo della lavorazione di frutti e semi oleosi (per esempio, ricino), riutilizzabile come concime organico. Partenocarpía:: sistema di diffusione asessuata (propagazione vegetativa), cioè senza bisogno di impollinazione, che garantisce il mantenimento della specie ma non la mescolanza genetica, poiché le caratteristiche provengono solo dalla pianta madre. In caso di condizioni ambientali improvvisamente avverse, tutte le piante scompariranno, perché tutte uguali tra loro. Pellicino e cornunghia: sono concimi naturali derivati dalla macellazione bovina. Il pellicino è costituito dai residui di lavorazione delle pelli, mentre la cornunghia è data dai residui delle corna e degli zoccoli. Entrambi hanno un buon contenuto in azoto, che viene ceduto assai lentamente al terreno. Pianta “in succhio”: momento in cui esiste un’attiva circolazione della linfa all’interno della pianta. Si accerta scostando leggermente la “corteccia”se l’operazione risulta facile, significa che i tessuti sono morbidi e cedevoli perché ricchi di linfa; in caso contrario appariranno coriacei e tenacemente attaccati alla zona sottostante (la pianta non è in succhio) e pertanto gli innesti non sono fattibili e, compiendoli ugualmente, non riescono perché si seccano. Piantata: tipica sistemazione dei terreni di pianura soprattutto in Emilia Romagna, che consisteva nel lasciare, sui lati lunghi dei campi coltivati, una fascia di rispetto di 4‐6 m, completamente autonoma dal punto di vista colturale. Questa fascia, che serviva a dividere un terreno dall'altro, ospitava una piantagione di alberi (aceri, pioppi, olmi, gelsi) in filare su cui far appoggiare le piante di vite ("vite maritata"). Piante dioiche: specie a sessi separati. Tutti i fiori maschili sono portati da un'unica pianta (pianta maschile), e viceversa per il sesso femminile. Pollína: concime organico costituito dallo sterco (sterilizzato ed essiccato) del pollame. È ricchissimo di azoto prontamente disponibile (non bisogna esagerare con la somministrazione). Processo di umificazione: insieme dei processi di trasformazione della sostanza organica fresca in humus (sostanza inorganica di facile assimilazione), a opera dei microrganismi del terreno. Prodotto chimico di sintesi: prodotto basato su uno o più principi attivi chimici sintetizzati in laboratorio. È il caso dei concimi inorganici o dei fitofarmaci. Propàggine: metodo di propagazione analogo a quello della margotta perché la pianta figlia rimane attaccata alla pianta madre finché non ha ben radicato. Si effettua inclinando verso terra un ramo flessibile, interrandolo in una tagliola che si ricopre bene di terra, tenendolo ben fermo con un rametto piegato a V o una forcella. Quando ha radicato (e si vede scostando un poco il terriccio con garbo), si taglia 5‐10 cm prima, si pianta in terra morbida e si ferma legandolo a un tutore. Pistillo: vedi Ermafrodita. Plantula: piantina appena nata da seme, circa fino allo stadio di due foglie vere. Pacciamatura: il terreno attorno al seme viene coperto con materiali di varia natura (cartone, film di plastica nera, paglia, foglie secche, residuo di sfalcio dell’erba, corteccia tritata, gusci di frutta secca ecc.) per impedire la nascita delle malerbe. I materiali di natura organica si decompongono lentamente, restituendo sostanza organica al suolo. Pagina: faccia della foglia. La pagina superiore è quella rivolta verso la luce ed è spesso liscia e lucida; quella inferiore è perforata dai microscopici stomi, infinitesimali aperture per gli scambi con l’ambiente, e presenta di solito il rilievo dei vasi contenenti la linfa; può anche essere pelosa. Pannocchia (o Racemo): infiorescenza composta da altre infiorescenze, esattamente da grappoli (o racemi), a loro volta costituiti da un asse principale sul quale si dispongono alternativamente i fiori muniti di peduncolo (gambo). Pappo: ciuffo di peli eterei che circonda il seme componendo così un frutto "alato". Ha il compito di lasciarsi trasportare dal vento, per diffondere lontano il seme. Parassita (fungo): un fungo (o altro organismo, come batterio o virus) che si nutre a spese di vegetali (o animali) vivi, eventualmente portandoli anche a morte. Parassita (pianta): una pianta parassita in senso stretto infila i propri austori direttamente nel floema (vasi del libro) per prelevare dalla pianta parassitata la linfa elaborata, cioè i carboidrati prodotti dall’ospite mediante la fotosintesi clorofilliana a partire da acqua e sali minerali. Il parassita è facilmente riconoscibile perché, pur avendo sembianze vegetali, presenta un colorito giallognolo o bianchiccio, essendo privo di clorofilla (la sostanza che partecipa all’operazione di fotosintesi). Patògeno: che genera malattia, oppure (come sostantivo) organismo animale (per esempio un insetto) o vegetale (per esempio un fungo) che provoca malattia. Pericarpo: eventuale involucro esterno del frutto. Se presente, è disposto ad avvolgere l’epicarpo e di solito è costituito da tessuti robusti e consistenti. Petali: vedi Corolla. pH: grado di acidità (pH <6), alcalinità (pH >7) o neutralità (pH= 6‐7) di una sostanza (liquido, terreno, ecc.). È determinato dalla presenza nel suolo, spesso in forma libera (cioè assorbibile dalle radici), di ioni ferro, alluminio o manganese (acidità) e di ioni calcio, magnesio o potassio (basicità). Nel suolo è la sua reazione chimica, che può variare dalla massima acidità (pH= 0) all’estrema basicità o alcalinità (pH= 14); dipende dall’origine geologica del terreno e la sua modifica avviene solo insistendo con correttori per tempi lunghi. Pianta infestante: qualunque pianta non sia gradita laddove è cresciuta. Detta anche malerba, va estirpata appena spunta, perché le sue radici entrano in competizione con quelle delle piante coltivate per l’assorbimento dell’acqua e dei minerali. Pianta simbionte: pianta con la quale si crea la simbiosi, per esempio nel caso delle micorrize. Pirodiserbo: bruciatura delle piante infestanti mediante apposita attrezzatura. Pollone: germoglio proveniente dalle radici di alcune specie (tiglio, querce, ciliegio, susino ecc.), e sviluppato anche ad alcuni metri dalla pianta d’origine. Per utilizzarlo per nuove piante, si scava e si taglia la radice a 10 cm circa da una parte e dall’altra, e si pianta. Se lasciato indisturbato si lignifica progressivamente a formare una sorta di cespuglio arboreo. Portinnesto (o soggetto): gli alberi da frutto (ma anche alcune piante ornamentali) necessitano di un portinnesto, che permette la moltiplicazione, tramite l’innesto, di varietà altrimenti non propagabili. La scelta del portinnesto è fondamentale, perché determina le dimensioni e la resistenza della pianta di per sé (quindi può migliorarne le caratteristiche), mentre l’innesto (o marza) governa la tipologia del frutto. Portinnesto franco, selvatico: il franco è un portinnesto proveniente dal seme prodotto da una pianta appartenente alla stessa specie o varietà innestata, e porta a piante di maggiori dimensioni che entrano più tardi in produzione. Il selvatico è un portinnesto nato spontaneamente o in vivaio, provenendo dal seme di una pianta selvatica, e garantisce una maggior purezza genetica, una più elevata uniformità di prodotto, e una notevole robustezza. Pressione osmotica: quando la pressione radicale è minore di quella dell’acqua contenuta nel suolo, le radici sono in grado di assorbire l’acqua stessa e i sali minerali in essa disciolti. Prodotti chitino‐inibitori: sostanze che bloccano la formazione della chitina, la sostanza che costituisce lo scheletro esterno (una sorta di guscio rigido) degli insetti. L’involucro di chitina viene periodicamente cambiato dagli insetti man mano che si accrescono, producendone uno nuovo di dimensioni maggiori. Se la produzione della chitina viene interrotta, l’insetto non riuscirà a produrre il nuovo involucro e, trovandosi privo di protezione e sostegno, morirà. Produzione integrata: metodo di produzione agricola in cui si limita al minimo, e solo ai casi conclamati, l’impiego di prodotti chimici di sintesi, adottando nei restanti casi prodotti organici o minerali e misure preventive. Propagazione vegetativa: un sistema di diffusione asessuata (per esempio, la partenocarpia del caco) che garantisce il mantenimento della specie ma non la mescolanza genetica, poiché le caratteristiche provengono solo dalla pianta madre. In caso di condizioni ambientali improvvisamente avverse, tutte le piante scompariranno, perché tutte uguali tra loro. Pruina: patina formata da una polvere biancastra appoggiata sulla superficie della buccia, avente il compito di proteggere dagli agenti atmosferici e dai raggi solari il frutto. R Rizoma: fusti sotterranei, striscianti in orizzontale, con capacità di produrre radici e gemme per fusti aerei e quindi per nuove piante. Rizomatoso: che produce fusti sotterranei orizzontali, in grado di produrre nuove piante. Radici avventizie: radici che, anziché formarsi come di norma dal colletto della pianta dirigendosi in basso verso il terreno, spuntano da parti insolite (in questo caso dalle foglie, ma può verificarsi l’emissione anche da parte di fusti). Necessitano anch’esse, seppure in tempi più lunghi, di un substrato terroso entro il quale approfondarsi per svolgere le proprie funzioni. Relitto glaciale: specie che durante l'ultima glaciazione si è spinta molto più a Sud del proprio areale attuale, e che ivi è rimasta grazie a condizioni microclimatiche più fredde rispetto alla zona circostante. Riforestazione: pratica di piantagione di specie arboree su terreni privi di alberi. Si tratta generalmente di campi un tempo coltivati e poi abbandonati, situati in collina e in montagna, spesso con pendenza elevata che richiede un adeguato trattenimento del terreno per evitare fenomeni di frane e smottamenti. Le radici arboree sono appunto in grado di trattenere le particelle di terreno. Racemo (o grappolo): infiorescenza semplice costituita da un asse principale lungo il quale si formano singoli fiori muniti di peduncolo. Rami a frutto (o rami a fiore): dotati prevalentemente di gemme a frutto. Le gemme a frutto possono poi essere: a fiore, tipiche delle Drupacee (schiudendosi originano uno o più fiori), oppure miste, tipiche di Pomacee e kiwi, che contengono contemporaneamente sia abbozzi di germogli (come le gemme a legno), sia abbozzi di organi riproduttivi (come le gemme a fiore). Rami a legno (o rami a foglia): sono forniti di sole gemme a legno (a foglia), le quali schiudendosi danno luogo a formazioni vegetative (rami o foglie). Rami misti: rami che portano sia gemme a foglia/a legno sia gemme a fiore/a frutto, e possono essere lunghi anche 30 cm. Resilienza: la capacità di ripristinare lo status quo ante, cioè la posizione o lo stato originario. Pressando le foglie d’erba, esse non si schiacciano al suolo. I rami delle conifere, piuttosto elastici, si piegano sotto il peso sino a un momento prima del punto di rottura, quando interviene appunto la resilienza che, sfruttando l’elasticità, determina una rapida piegatura in senso opposto, provocando la caduta della neve e riposizionando il ramo secondo la direzione iniziale. Resistente: pianta che non risente minimamente della presenza del patogeno, il quale non è in grado di causarle alcun danno. Ricettacolo: parte terminale del peduncolo fiorale da cui si formano tutti i pezzi che compongono il fiore, e che permane a trattenere il frutto. La mela e la pera sono “falsi frutti”, perché la polpa proviene dal ricettacolo anziché dai tessuti dell’ovario (come di norma avviene nei frutti): il vero frutto è la parte centrale (tórsolo) nella quale sono alloggiati i semi contenuti in un incavo delimitato da sottili membrane pergamenacee (logge). Rosetta: gruppo di foglie sovrapposte e disposte a cerchio, inserite allo stesso livello sul fusto o sul rizoma. Rullatura: ultima operazione da compiere, dopo la pulizia, la fresatura, la deposizione degli impianti sotterranei (illuminazione, irrigazione, drenaggio), e il livellamento con il rastrello o la rete, per preparare il letto di semina. Serve a uniformare il terreno per accogliere la semente, e a compattarlo un po’ nel caso in cui sia troppo soffice. Anche subito dopo la semina e la rastrellatura della semente per distribuirla uniformemente, può servire una rullatura leggera che interri lievemente i semi, rendendo difficoltoso l’approvvigionamento da parte degli uccelli granivori e favorendo la germinazione. Ruscellamento: rivoli d’acqua che scorrono velocemente, concentrati in alcune zone del terreno. S Spora (fungina): cellula riproduttiva analoga per funzione ai semi delle piante superiori, in grado di resistere per un certo tempo in condizioni ambientali avverse (cioè, generalmente, siccitose); si forma nell’imenio, l’intreccio di ife nel cappello del fungo. In ogni ambiente le spore fungine sono presenti a miliardi, ma poche sono quelle dannose e ancora più difficile è per queste ultime trovare l’ambiente adatto alla loro germinazione. Le spore dei funghi parassiti, trasportate dal vento e poi attivate dalla pioggia, dall’acqua d’irrigazione o dalla rugiada, sono pronte ad aggredire i fruttiferi soprattutto se le piante sono in condizioni (ambientali o sanitarie) non ottimali. Stoloni: fusti aerei, striscianti, con capacità di radicare ai nodi e in grado di produrre nuove piante. Gli stoloni sono fusti allungati che strisciano sul terreno e, ai nodi, segnalati da un grappolo di foglie, emettono radici dando origine a nuove piantine, diffondendosi così "a macchia d’olio". Stomi: microscopiche aperture ovali situate di norma sulla pagina inferiore delle foglie, il cui movimento di apertura e chiusura è comandato da un complesso meccanismo basato sul turgore cellulare. Hanno il compito di aprirsi, di norma di giorno, per far entrare l’anidride carbonica indispensabile alla fotosintesi. Durante questa apertura tuttavia, è normale che fuoriesca per traspirazione un certo quantitativo d’acqua che evapora. Succhione: chiamato anche, impropriamente, “pollone”, è un germoglio proveniente dalla zona del colletto o della ceppaia di taluni alberi. Poiché i succhioni provengono soprattutto dal portinnesto, sono molto vigorosi e con andamento eretto: se si lasciano indisturbati, lignificano progressivamente a formare una sorta di cespuglio che toglie vigore all’innesto, portandolo progressivamente a morte. Syringing: “ciclo a siringa”, cioè la funzione di doccia rapida, indicata per raffrescare l’erba nelle ore più calde della giornata: il raffreddamento viene determinato sia dall’acqua traspirata sia dall’acqua evaporata. Gli irrigatori vengono attivati per uno‐cinque minuti un paio d’ore prima dell’ora più calda della giornata, ed eventualmente anche due volte al giorno, se la calura lo rende necessario. Saprofita: fungo che si nutre di sostanza organica morta, decomponendola e permettendo il ricircolo della materia. Sarmentosa: i cui fusti sono dotati di aculei per arrampicarsi. Suoli salati: fra le analisi preliminari all’impianto del tappeto erboso, soprattutto nelle zone costiere è necessario il controllo della salinità del terreno, andando a ricercare in particolare i cloruri solubili in acqua. Altrettanto necessaria è l’analisi dell’acqua che si utilizza per l’irrigazione, poiché anch’essa potrebbe rivelare un contenuto di cloruro di sodio superiore alla norma. Suoli silicei: le rocce silicee sono povere di carbonati danno origine nel tempo a suoli che in superficie presentano un pH abbastanza acido. Stolonifera e radicante ai nodi: gli stoloni sono fusti aerei allungati che strisciano sul terreno e, ai nodi, segnalati da un grappolo di foglie, emettono radici dando origine a nuove piantine, diffondendosi così "a macchia d'olio". Stress idrico: situazione di stress da carenza d'acqua. Suberosa: ispessita dalla deposizione di suberina sulle pareti cellulari delle parti più vecchie della pianta, cioè quelle più esterne. La suberina è una sostanza impermeabile, avente la funzione di ridurre l'evaporazione dell'acqua e di isolare dalle alte temperature dell'ambiente esterno (il sughero è un pessimo conduttore di calore). Substrato: terreno, inteso come insieme di caratteristiche fisiche e chimiche. Suffrutice: pianta perenne di piccola taglia, con gemme portate appena al di sotto del colletto, ben protette nel terreno, e con lignificazione della sola parte basale dei rami, mentre la parte superiore rimane di natura erbacea e può seccarsi durante l’inverno. Sono suffrutici la salvia, la lavanda, il rosmarino ecc. Scasso: lavorazione straordinaria del terreno da eseguirsi qualche mese prima della piantagione di alberi o arbusti che producono frutti. Deve raggiungere almeno i 40 cm di profondità se il terreno è sciolto o se si pianteranno arbusti, e gli 80‐100 cm quando il terreno è argilloso o per piantare alberi. Scheletro: quantità di pietrisco nel terreno. Sciafila (umbrofila): pianta che si trova bene all'ombra, cioè in una collocazione a nord, nord‐est o nord‐ ovest, perché abbisogna di poca luce per vivere. Sclerenchima: particolare tessuto meccanico, costituito da sovrabbondanza di fibre di lignina, fortemente cellulosiche, avente il compito di sostenere, di mantenere eretto il vegetale. Sono tipicamente costituiti da tessuti sclerenchimatici il tronco e i rami di tutte le piante legnose. Sensibile: pianta non resistente alla presenza del patogeno, il quale le causa danni anche accentuati. Sfemminellatura: si applica soprattutto alle piante di pomodoro, melanzana e peperone, ma anche alle Cucurbitacee. È un’operazione che si effettua quando la pianta incomincia a produrre i boccioli. Consiste nell’eliminare tutti i getti laterali che si formano all’ascella fra i rami e il fusto. Simbionte: fungo il cui micelio è incuneato (micorriza) in radici di alberi vivi, da cui ricava zuccheri fornendo in cambio acqua e minerali. Simbiosi mutualistica: quando due o più organismi vivono in uno stretto rapporto di dipendenza scambiandosi vicendevolmente sostanze utili o fornendo l'uno all'altro un qualche tipo di vantaggio. Sistematico: modalità di classificazione delle piante che inquadra ogni genere e specie in famiglie e ordini posizionati in base al loro grado evolutivo. Per esempio, i ranuncoli stanno all’inizio della sistematica delle Angiosperme, mentre le orchidee ne chiudono la scala. Sistemico: proprio di un fitofarmaco che, pur essendo assorbito da un solo organo della pianta (es. le radici o le foglie), viene poi traslocato mediante la linfa in tutti i distretti della pianta, proteggendoli nei confronti di attacchi dei patogeni. Sostanze di riserva: principalmente carboidrati (amidi), necessari per la sopravvivenza della pianta allorquando, per svariati motivi, non è in grado di fotosintetizzare. Sovrinnesto: capita che tra il portinnesto (scelto in base alle caratteristiche compatibili con quelle del terreno) e la varietà innestata (scelta per il gradimento) possa esserci una disaffinità (vedi). In questo caso è necessario sovrinnestare il portinnesto con una varietà compatibile con la varietà finale prescelta e poi sul sovrinnesto innestare a breve distanza la varietà desiderata. Specie pioniera: organismo (batterio, pianta o animale) di poche esigenze, il che consente la sopravvivenza in ambienti inospitali per altre specie più evolute. Per esempio, certi tipi di batteri sopravvivono fino a ‐40 °C e altri sino a +80 °C, i pini in generale si insediano laddove nessun'altra pianta si azzarderebbe per povertà del suolo o per avversità climatiche, i millepiedi possono vivere anche in anfratti polverosi dove il terreno è quasi inesistente. Le specie pioniere inoltre, a fine ciclo, arricchiscono l'ambiente di sostanze che favoriscono l'arrivo di specie un po' più esigenti, permettendo così l'evoluzione dell'area. Speronatura: formazione di rami corti, con due‐tre gemme, su un ramo. Spuntatura: asportazione di un tratto di ramo. Stallàtico: vedi Letame. Senescenza: fase terminale della vita di una pianta o di una sua parte, durante la quale i tessuti incominciano a degradarsi, decomponendosi. Salinità: parametro che esprime la concentrazione di sali solubili nel terreno e viene normalmente determinato attraverso la misurazione della conducibilità elettrica. Una salinità troppo elevata comporta una riduzione dell’assorbimento idrico, uno sviluppo stentato delle piante e, molto spesso, la comparsa di fenomeni di fitotossicità, causati da concentrazioni eccessive di elementi come sodio, cloro, ecc. Scacchiatura: in primavera, operazione preventiva di asportazione dei germogli in soprannumero, per rafforzare le gemme restanti. Scapo fiorale: stelo che porta i fiori, generalmente raggruppati in infiorescenze su di un unico scapo. Sclerofille: foglie sempreverdi che, per resistere principalmente alla calura estiva senza disseccarsi e appassire, sono divenute coriacee e resistenti grazie alla presenza di cellule sclerenchimatiche, cioè dalla parete ispessita e indurita. Semenzale: piantina che si è appena sviluppata da seme. Sesto d’impianto: è la distanza di piantagione di specie arboree, da frutto o da legno. Le misure variano in base a diversi fattori, quali terreno, vigore della varietà e forma d’allevamento. In sostanza si ottiene una precisa geometria per la piantagione, la cui disposizione segue criteri di razionalità, di migliore utilizzo dello spazio disponibile, e di più agevole esecuzione delle operazioni colturali. Siconio: falso frutto del fico, che ha origine dal ricettacolo fiorale, a forma quasi di pera, il quale si ingrossa, arricchendosi di sostanze zuccherine, e contiene dentro di sé numerosissimi frutti, che erroneamente chiamiamo semi. Silique: frutti secchi simili per forma ai legumi, ma con un processo di formazione leggermente diverso. Soglia di tolleranza: livello di presenza di un’avversità che crea un danno economico sulla coltura almeno pari o superiore al costo dell’intervento di difesa. Sostanza organica: sostanza complessa, formata da composti di carbonio, idrogeno, ossigeno, (azoto), che in questo caso è presente nel terreno sotto forma morta, per esempio fogliame e rami in decomposizione, ecc. Verrà perciò decomposta dai microrganismi del terreno, per ritornare sostanza semplice, cioè singoli elementi o sali minerali. Fra i microrganismi decompositori ci sono i funghi saprofiti, i batteri, i lombrichi, i millepiedi, i porcellini di S. Antonio, le lumache, ecc. Questi microrganismi alimentandosi con la sostanza organica morta la scompongono in elementi minerali che vengono restituiti al terreno mediante le escrezioni, divenendo così disponibili per le radici delle piante. Sovescio: la coltivazione, durante i tempi morti (cioè senza coltivazioni), di specie capaci di restituire azoto al terreno, come le leguminose (compresa l’erba medica), la senape e il crescione. Poco prima di ricominciare a coltivare il terreno, si incorpora a esso la coltura (sovescio). Può essere totale, se vengono interrate le piante intere, o parziale, se si interra solo parte di esse e la restante viene utilizzata come foraggio. Spadice: infiorescenza a spiga, cioè con fiori disposti simmetricamente all’asse e attaccati a esso (senza peduncolo), ma con asse carnoso e ingrossato. Specie ruderali: specie che hanno sviluppato adattamenti ad ambienti ricchi di sostanza organica (in genere lasciata dall’uomo sotto forma di rifiuti di vario tipo) ma fortemente disturbati (cioè con calpestamento o movimento di terra frequenti). Spora (batterica): forma di resistenza mediante la quale l’organismo supera un periodo di condizioni sfavorevoli alla sua sopravvivenza in forma vivente. La spora è caratterizzata infatti da una parete esterna molto spessa, che isola completamente l’organismo al suo interno, consentendogli entrare in una fase di dormienza, di "letargo" (se paragonato all’analogo fenomeno animale). Quando le condizioni ambientali ridiventano favorevoli, l’involucro esterno si scioglie e il batterio ritorna vitale in tutte le sue funzioni. Sostanze umettanti: facilitano la penetrazione dell'acqua nei terreni aridi o compatti; si usano all'inizio o alla fine della stagione. T Talea: porzione di ramo (la gemma deve essere sempre al di sopra della cicatrice del picciolo della foglia caduta, e il taglio in basso deve essere appena sotto un nodo) da 10 a 50 cm, erbaceo o legnoso, che, piantata in terra in condizioni “ottimali”, cioè in un terreno leggero (vedi) tenuto un po’ umido, e a una temperatura di 21‐22 °C, radica e forma una nuova pianta. Per facilitare l’emissione di radici si possono usare i prodotti radicanti appositi, in polvere o liquidi. Termofila: letteralmente specie “amanti del caldo”, cioè piante che raggiungono l’optimum bio‐fisico oltre i 25 °C. Vivono dunque in aree a clima mite (generalmente mediterraneo), dove la temperatura non scende (o quasi) sottozero e non compie escursioni repentine. Terofite: piante annuali che si perpetuano da un anno all’altro solo tramite seme, che nella zona mediterranea viene prodotto già in maggio‐giugno, dopodiché la pianta ha concluso il ciclo biologico e può seccarsi. Terreno argilloso (o terreno pesante, o terreno compatto): è un terreno che contiene più del 40% di argilla, la frazione più fine delle particelle che compongono il terreno. Manifesta una forte coesione fra le particelle allo stato secco e un’elevata plasticità allo stato umido. Se non ha una buona struttura può diventare asfittico. Terreno compatto: vedi Terreno argilloso. Terreno di medio impasto (o terreno franco): contenente sabbia, limo e argilla in proporzioni tali che le loro caratteristiche chimico‐fisiche si completano a vicenda. È un terreno molto adatto per i fruttiferi. Terreno franco: vedi Terreno di medio impasto. Terreno humifero: terreno ricco di sostanza organica (vedi) in fase avanzata di decomposizione a opera dei microrganismi del terreno stesso, inframmezzata alle particelle di terra e a sostanza inorganica (cioè sali minerali), che è già disponibile per l’assorbimento da parte delle radici. Terreno leggero (o terreno sabbioso): formato da sabbia, torba, foglie, ecc., adatto per far radicare le talee, per far nascere piantine da semi, ecc. La sabbia supera il 50‐60% in peso nella composizione del terreno. In piena terra è di facile lavorazione, ma richiede attenzioni per l’irrigazione e la concimazione, perché tende a non trattenere né acqua né concimi. Terreno pesante: vedi Terreno argilloso. Terreno sabbioso: vedi Terreno leggero. Ticchiolatura: malattia provocata da funghi (Venturia inaequalis, Fusicladium dendriticum, ecc.) che danneggiano foglie e frutti, su cui compaiono macchie nere e crostose. Si instaura in condizioni climatiche caldo‐umide ("nebbia"). Tomentoso: ricoperto da una fine e fitta peluria, che serve a proteggere i tessuti sottostanti. Torba: proviene dalle torbiere, ambienti molto umidi, dove l’acqua ristagna sul terreno, per sua natura incapace di drenarla. In genere si tratta di aree alpine su suolo acido. Le piante che vi si trovano, in genere muschi e sfagni, al termine del loro ciclo vitale non si decompongono se non solo parzialmente, andando a formare con i loro i residui la torba, tanto utile nel giardinaggio. Trappole a feromoni: erogatori di feromoni sessuali (riprodotti in laboratorio) che agiscono sui maschi dei lepidotteri (farfalle) impedendo l’accoppiamento. Ne esistono di vari tipi a seconda della modalità d’azione: con feromoni che disorientano il maschio, attirandolo verso un falso richiamo; con feromoni che confondono il maschio, che non è più in grado di trovare la femmina; trappole “cromotropiche”, che attirano gli insetti con il loro colore; trappole collose, che invischiano gli insetti che vi si posano. Le trappole possono essere acquistate, anche in un numero esiguo di esemplari, nei Consorzi agrari o presso i garden center più riforniti. Tubero: radice ingrossata a contenere abbondanti sostanze di riserva, che servono in primavera per la nuova produzione di parti aeree. L’esempio più noto è la patata. Esaminiamo i tuberi uno per uno, scartando quelli disseccati o svuotati, come pure quelli ammuffiti o danneggiati. Solo tuberi turgidi e sani potranno regalarci le attese fioriture. Taglio di ritorno: operazione di recisione (potatura) effettuata su una branca allo scopo di bloccarne l’accrescimento in lunghezza. In genere si esegue poco al di sopra di un ramo di debole sviluppo (per esempio, un brindillo) o di un intero ramo di ordine inferiore. Torbiera: ambiente molto umido, dove l’acqua ristagna sul terreno, per sua natura incapace di drenarla. In genere si tratta di aree alpine su suolo acido. Le piante che vi si trovano, in genere muschi e sfagni, al termine del loro ciclo vitale non si decompongono che parzialmente, andando a formare mediante i residui la torba tanto utile nel giardinaggio. Traspirazione: perdita d'acqua sotto forma di vapore da parte delle foglie, causata dal calore dell'aria, esattamente come avviene nell'uomo con la sudorazione. Turbinato: con forma a spirale, riferito a un frutto. Tiflodromi: acari, le cui larve svernano sulle gemme e la cui forma adulta è predatrice del ragnetto rosso del melo. Tagliola: procedura per conservare durante tutto l’inverno arbusti o fruttiferi a radice nuda acquistati in autunno, dei quali non è possibile effettuare subito la piantagione. Si scava una buca orizzontale di dimensioni circa equivalenti a quelle delle piante, le quali vanno appoggiate inclinate (semisdraiate) al suo interno. Si ricopre la buca e le piante con terra, avendo cura di celare bene le radici, lasciando fuoriuscire solo una parte dei rami. Tempera ("in tempera"): il cui grado d'umidità è tale da fornire le migliori condizioni per la lavorazione. Terreno “in tempera”: terreno il cui grado d’umidità è tale (né troppa, né troppo poca) da fornire le migliori condizioni per la lavorazione. Terricciato: letame maturo mescolato a terra. Tollerante: che risente della presenza del patogeno ma con sintomi di malattia poco evidenti e senza riduzione di produttività. U Unifero: varietà che produce i frutti una sola volta per stagione. V Viticci: foglie (in questo caso germogli fogliari) modificate in lunghi filamenti che si arrotolano legandosi al supporto. Varietà: vedi Cultivar. Vasi: sistema di canali, ascendenti e discendenti, che si dipanano dalle radici sino alle foglie passando attravero il fusto e i rami, per il trasporto della linfa grezza ed elaborata. I canali ascendenti (che si chiamano "legno") veicolano linfa grezza, cioè acqua ed elementi minerali assorbiti dal terreno mediante le radici, la quale linfa deve raggiungere le foglie per partecipare alla fotosintesi. I canali discendenti (chiamati "libro") trasportano linfa elaborata, cioè contenente zuccheri e altre sostanze utili, dalle foglie verso tutti i distretti della pianta per nutrirne i tessuti. Verticilli: gruppi di tre o più foglie inserite allo stesso nodo del fusto, tutt’attorno a esso o in posizione opposta. Vocazione: in riferimento all’insediamento di una specie vegetale, è l’insieme dei fattori ambientali pedoclimatici (del terreno e del clima) propri del territorio in esame e adatti alla sopravvivenza duratura di quella determinata specie di pianta. Aree non vocate non consentono l’insediamento duraturo della specie. Vocazione arborea: l'idoneità delle condizioni di un territorio a ospitare determinate specie di alberi. Nel caso delle piante spontanee, la vocazione arborea si ricava dalla fascia vegetazionale del territorio in esame. Nel caso degli alberi coltivati, la vocazione arborea deriva dall'incontro fra le esigenze della specie vegetale e i fattori pedoclimatici e geomorfologici che si hanno in quel territorio. X Xerofile: piante che vivono bene in un clima secco e caldo, perché possiedono meccanismi di adattamento a queste condizioni normalmente sfavorevoli. Z Zona degli agrumi: zona entro la quale vengono coltivati gli agrumi, comprendente le fasce costiere e planiziali delle coste del Mediterraneo. Zona dell'olivo: zona entro la quale viene coltivato l’olivo, comprendente le fasce costiere, planiziali e collinari del Mediterraneo. Zona della vite: zona entro la quale viene coltivata la vite, comprendente le fasce planiziali e collinari del Mediterraneo e le fasce planiziali e pedecollinari dell’Europa centrale. Zona climatica medioeuropea: in Italia dalle Alpi sino al crinale dell'Appennino settentrionale e alla valle del Marecchia. È caratterizzata da un clima continentale, con inverni freddi, estati calde e pioggia in primavera e autunno. Zona mediterranea: Penisola, Isole, e Liguria a sud del crinale appenninico e delle Alpi Marittime. Il crinale appenninico la divide dalla zona medioeuropea in maniera netta a occidente e in Emilia, mentre in Romagna si adotta il limite convenzionale della Valle del Marecchia fino a Rimini. Inverni freschi ed estati molto calde e secche, con pioggia tra l'autunno e la primavera. Zona retrodunale: procedendo dalla battigia verso l'interno, è la zona ove le dune sabbiose sono ormai alte e consolidate dalla presenza di piante con imponente apparato radicale.