La professione di fede e la preghiera dei fedeli Dopo l'omelia ed il silenzio, ci alziamo in piedi. Dio ha parlato, noi rispondiamo. La professione è lode; è anche ratifica di un'alleanza (Es 19), fatta con cognizione di causa: le letture hanno raccontato un Dio affidabile. La professione di fede va sulla linea del Battesimo. Ivi c'era una scelta di campo ("Rinuncio a…" "credo in". La risposta ha la stessa forma della Rivelazione. Infatti il credo racconta la storia di salvezza dalla creazione alla vita eterna. Non ripete la Bibbia né la accorcia: la interpreta. Coglie il filo rosso. La vede come ingresso di Dio nel tempo (tutti i verbi al passato), coinvolgimento nostro (tutti i riferimenti alla Chiesa ed i verbi al presente) e come superamento del contingente, del frammentario, della stagione del peccato e del pianto (verbi al futuro). Non pone tanto in rilievo la dimensione contenutistica (credo che) e neanche quella testimoniale (credo a). Con forza sottolinea la relazione (credo in). È una fiducia che va all'infinito: non è circoscritta, come nel caso in cui si veicolano informazioni o dati. La preghiera dei fedeli L'azione che viene dopo la professione di fede ha due nomi: - Preghiera universale. Qui l'accento cade sull'orizzonte, sullo spazio abbracciato - Preghiera dei fedeli. Si sottolineano i soggetti. Questa la successione delle invocazioni: a) per le necessità della Chiesa, b) per i governanti e per la salvezza di tutto il mondo, c) per quelli che si trovano in difficoltà, d) per la Chiesa locale. Non c'è una maniera più alta per dire chi è la Chiesa: locale-universale; relazionata con coloro che celebrano la stessa Eucaristia, con il territorio, con i responsabili della vita civile, con i fratelli nella fede di altri continenti. È proprio dentro il mondo e non accanto ad esso. È solidale nelle gioie e nelle speranze. 9° Incontro La professione di fede e la preghiera dei fedeli Esodo 19, 1-9 Simbolo degli Apostoli Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, mori e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen. Salmi 115 1 Alleluia.. Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera. 2 Verso di me ha teso l'orecchio nel giorno in cui lo invocavo. 3 Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi. Mi opprimevano tristezza e angoscia 4 e ho invocato il nome del Signore: «Ti prego, Signore, salvami». 5 Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. 6 Il Signore protegge gli umili: ero misero ed egli mi ha salvato. 7 Ritorna, anima mia, alla tua pace, poiché il Signore ti ha beneficato; 8 egli mi ha sottratto dalla morte, ha liberato i miei occhi dalle lacrime, ha preservato i miei piedi dalla caduta. 9 Camminerò alla presenza del Signore sulla terra dei viventi. 10 Alleluia. Ho creduto anche quando dicevo: «Sono troppo infelice». 11 Ho detto con sgomento: «Ogni uomo è inganno». 12 Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? 13 Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. 14 Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo. 15 Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli. 16 Sì, io sono il tuo servo, Signore, io sono tuo servo, figlio della tua ancella; hai spezzato le mie catene. 17 A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore. 18 Adempirò i miei voti al Signore e davanti a tutto il suo popolo, 19 negli atri della casa del Signore, in mezzo a te, Gerusalemme. PER ENTRARE IN ARGOMENTO Quando dico il Credo: non penso a nulla, o meglio… non capisco tutto di quello che dico dico, dico ma è meglio non pensarci Esodo 19, 1-9 1 Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. 2 Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte. 3 Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: 4 Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. 5 Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! 6 Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti». 7 Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutte queste parole, come gli aveva ordinato il Signore. 8 Tutto il popolo rispose insieme e disse: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!». Mosè tornò dal Signore e riferì le parole del popolo. 9 Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano sempre anche a te». È sorprendente e toccante che Dio ricerchi un contatto, un collegamento con le sue creature attraverso un uomo. In quali occasioni ci siamo resi conto che Dio vuole stabilire una relazione con noi e quali persone possono aver mediato questa volontà? Quali tempi e spazi nelle nostre giornate sono consacrati all'ascolto di Dio? Abbiamo mai fatto esperienza di un ascolto prolungato e intenso in un ritiro spirituale? Quali motivazioni ci spingono alla lettura della Sacra Scrittura? COMMENTO AL TESTO BIBLICO Il popolo arriva finalmente alle pendici del Sinai. Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte» (Esodo 19,1-3). YHWH parlò di nuovo a Mosè, su quello stesso monte dove lo aveva chiamato per la prima volta, dove gli aveva rivelato la sua vocazione di liberatore del popolo oppresso in Egitto - la Bibbia sa che i luoghi non sono tutti uguali per ascoltare e capire bene le voci. Ora, dopo le piaghe, la liberazione, il mare aperto, gli inni, le fame, la sete, la guerra, Mosè ritorna su quello stesso monte, e, ancora una volta, la Voce gli parla: «Il Signore disse a Mosè: "Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano per sempre anche a te"» (19, 9). E gli parla coinvolgendo, ancora, nel suo discorso anche la natura. YWHW gli aveva sempre parlato ricorrendo al linguaggio della natura: il roveto, le rane, la grandine; e poi il mare aperto. Ora, prima del grande evento dell’Alleanza, con la voce di YWHW arrivano anche la nube, i tuoni, i lampi, il fumo, il fuoco, il suono forte del corno. Suoni naturali che diventano parole, tonalità di quella stessa voce che lo aveva chiamato per nome, che gli aveva continuato a parlare durante la liberazione e l’Esodo. All’uomo biblico, quell’Adam figlio del cielo (Elohim) e della terra (Adamah), non bastano le voci umane per poter parlare e vivere. Nel suo dialogo vuole coinvolgere tutto l’universo e le sue tante voci. Nelle grandi teofanie - e questa del Sinai è certamente una delle più grandi teofanie dell’umanità - solo una sinfonia di voci è adeguata per dialogare con il Dio della voce. Per raccontare che cosa stava accadendo su quel monte, le sole parole umane non bastavano. Non bastavano nemmeno quelle di YHWH: occorrevano anche le altre parole della terra. La natura partecipa agli eventi degli uomini. Non abbiamo altro ambiente dove dar vita alle nostre storie. Ma è particolarmente presente durante la celebrazione delle alleanze (Mosè e il popolo qui stanno per rinnovare l’alleanza con YWHW), che sono eventi troppo grandi per poter essere espresse solo con le nostre parole. Il discorso della vita è un incontro tra le parole del cielo, quelle degli uomini e quelle della terra. Un matrimonio, un patto ricomposto dopo anni di dolore, coinvolge la natura, la terra, il cielo. E tutto parla e ci parla, e tutto entra nelle foto, nei ricordi: e ricordiamo tutto, dettagli umani e naturali. L’arcobaleno dopo la pioggia che bagnò la sposa fu un linguaggio forte come le parole e le lacrime che ci eravamo scambiate quel giorno. La fraternità nel mondo è più grande della fraternità tra gli umani: fratello sole, sorella luna. Se la natura è creazione, allora è viva, viva come noi; e se è viva comunica, parla, partecipa, accompagna tutte le vicende umane. Ma occorrono occhi capaci di vedere i segni e orecchi capaci di riconoscere questi altri suoni, troppo semplici e veri per essere capiti dalla nostra cultura del virtuale e del consumo. Reimpariamo a guardare la natura con gli occhi dei bambini, dei poeti, dei profeti, dei mistici, che sanno vedere e udire diversamente e di più. Perché la terra e il cielo non hanno smesso di parlarci, attendono solo di incontrare di nuovo le nostre parole.