In Minnesota tra intensità e crimini
- Giacomo Giossi, USA,24.08.2016
NARRATIVA. "La terra dei sogni . Trilogia del Minnesota" di Vidar Sundstøl pubblicato da Einaudi
Vidar Sundstøl con soli tre titoli: La terra dei sogni, I morti e I corvi è già diventato un autore di
culto. L’autore norvegese ha vinto nel 2008 il prestigioso Riverton Prize per La terra dei sogni che
apre la trilogia pubblicata ora con il medesimo titolo da Einaudi (pp. 848, euro 26, traduzione di
Maria Teresa Cattaneo).
La particolarità della scrittura di Sundstøl va ricercata in una attenta costruzione dell’intensità che
scaturisce da un confronto quasi sensoriale dei protagonisti con l’ambiente circostante. Un
confronto audace e silenzioso, fatto di respiri e ombre, colori sfuocati e improvvisi movimenti.
Sundstøl interpreta il genere thriller in chiave ambientale: un’angosciante dinamica che si dipana
con sorprendente intreccio tra la Norvegia e un selvaggio e invernale Minnesota.
L’autore supera i canoni del genere non riducendo lo stesso a elemento strumentale, ma
interpretando appieno il senso di una narrazione realistica e che fa della trazione emotiva e dei
contrasti imprevisti, tra i personaggi e le loro abitudini, il senso di una scrittura attenta e aderente
al contesto.
La Trilogia del Minnesota qui proposta audacemente da Einaudi in unico corposo volume è allora un
viaggio nell’epica storica della contea di Cook tra nativi americani e un agente della forestale di
origine scandinava che s’imbatte nel cadavere di un turista norvegese.
Costruzione classica per una struttura romanzesca che scava nella storia locale inizialmente con
l’ironia snob per una passione a tratti un poco fanatica delle culture locali intese come colore e
tradizione, di seguito invece addensando coincidenze inquietanti e similitudini impressionanti nei
fatti che avvengono in contemporanea rispetto a quella che è la storia di un territorio che vive
fortemente una relazione distopica tra attualità e passato.
Mischiando origini e identità, territori e culture Sundstøl compie l’impresa di un grande affresco
narrativo capace di coinvolgere il lettore in una storia realmente globale, per certi versi tipicamente
contemporanea; un racconto a tratti intimo ed epico senza mai che le due tensioni risultino opache o
artefatte. I boschi selvaggi e la natura incolta restituiscono riferimenti che possono risalire fino
all’alba di un territorio e della sua scoperta.
A rivelarsi è il sapore dell’America, quella dei pionieri e quella del presente spesso isolata e turbata
all’interno dei propri universi confusi tra paure dell’oggi e mitologie di un passato sempre
rassicurante. L’autore norvegese capovolge le ovvietà di un conformismo sociale come le abitudini
dei propri stessi personaggi, genera un effetto sia di stracciamento sia di liberatorio riconoscimento
verso i drammi e le inspiegabili coincidenze della vita. Un libro al contempo fatalista e fortemente
deciso nel raccontare i fatti, a darne loro forma attraverso una contestualizzazione mai banale
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