"Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!" IV DOMENICA DI AVVENTO - 20 Dicembre 2015 Luca 1, 39-45 Due donne si incontrano, tutte e due sono incinte. Elisabetta già da un po', si comincia a vedere la pancia. Sono sei mesi che porta il suo bimbo in grembo. Un bimbo atteso, desiderato, sperato. Maria ha fatto per la prima volta questa esperienza e da poco. Un Bimbo inatteso, all'improvviso ha fatto irruzione nella sua vita. Due figli impossibili! Elisabetta è sterile, ormai avanti negli anni, si era quasi rassegnata a non avere un bambino. Maria è - addirittura - vergine. Non "conosce" un uomo. Non si aspettava che le venisse chiesto di mettere il suo corpo a disposizione "dell'oltre", dell'infinito, a fare spazio al Figlio che viene a condividere la vita degli uomini. Due figli che sono dono, che vengono dall'Alto, che esigono accoglienza, stupore, lo sguardo che allarga il cuore. Due figli che non sono solo della madre, sono figli che vengono dalle profondità della vita; sono figli che non possono mai essere totalmente loro, che dovranno lasciare andare per una missione... missione di annuncio, di testimonianza… che li porteranno entrambi ad una morte crudele. Donne che offrono il proprio corpo, la propria vita a qualcuno che viene dall'Alto, che non potranno mai "possedere". Ma - se ci pensate - non è così per ogni madre? Ogni figlio che nasce non è figlio di Dio? E - per chi non crede - non è il figlio della vita? Noi uomini possiamo costruire un tavolo, una sedia, un auto, addirittura un missile che va tra le stelle, ma un figlio, no! Un figlio viene dalla forza della vita e - per chi crede - un figlio viene da Dio e ogni figlio non è proprietà della madre e del padre. Ogni figlio è libero di andare per la sua strada e - credo - che a Maria e ad Elisabetta sia costato non poco lasciarli andare in una missione che sentivano pericolosa, che li portava ad affrontare la violenza e la cattiveria del mondo. Lasciarli andare non poterli proteggere e non sentirli nostri, sentirli figli che vengono dall'Alto, figli di Dio, ma - questo - non è il compito di ogni madre e di ogni padre? Un figlio non è del papà e della mamma, un figlio è di Dio! Un figlio è - soprattutto - di se stesso. Un figlio deve cercare la propria strada. Il papà e la mamma possono solo accompagnarlo, ma mai potranno possederlo: mai potrà essere totalmente figlio loro; sarà sempre il figlio della vita, sarà sempre il figlio di Dio! E - adesso - guardate un momento queste due donne e - soprattutto - quelle che di voi hanno fatto questa esperienza e che potrebbero, qui, parlare molto meglio di me... ricordino che cosa sono stati quei giorni... Anzitutto la gioia, lo stupore, la sensazione di qualche cosa di grande, di straordinario che cresce dentro di te, che dilata gli spazi della tua vita. Poi anche le ansie, le preoccupazioni: come sarà questo figlio? Nascerà sano? Cosa diventerà? Sarà una brava persona? Riuscirò a comunicare con lui, ad educarlo? Cosa vorrà fare nella sua vita? Certo! Molte volte desideriamo che il figlio sia come noi lo vogliamo. Abbiamo dei progetti per lui, ma - poi - si fa esperienza... che questo figlio - in fondo - è altro. Questo figlio deve andare per la sua strada. Questo figlio non posso accoglierlo che nel rispetto, nello stupore, nella meraviglia. Ed ecco - allora - che queste donne... (e la vostra esperienza) possono insegnarci a preparare il Natale, perché Natale è far nascere un figlio. Un figlio nella nostra vita, perché la nostra fede diventa vera quando Gesù nasce nella nostra esperienza. Quando sappiamo accoglierlo… allora è stupore, è gioia. La gioia che in questo racconto mitico è rappresentata da Giovanni Battista che nel seno della madre sussulta di gioia. Con questa gioia aspettiamo Gesù che nasce con noi. Poi anche con la domanda e - forse - la preoccupazione: "Che sarà? Che vorrà da me in quest'anno che viene? Cosa mi chiede? Come potrò seguirlo? Scoprirò qualche cosa della sua Parola? E che vorrà dirmi?" Ecco, l'attesa, l'accoglienza, spalancare il cuore come hanno fatto Maria ed Elisabetta: è questo prepararci al Natale! Sempre ricordando che quando Maria ascolta l'annunzio dell'Angelo l'unica cosa che sembra capire è che c'è una cugina, lassù sulle montagne, che può avere bisogno di lei e - allora - si dimentica di essere incinta, di avere qualche conato di vomito, qualche disturbo... prende e va! Va perché, aspettare una vita, accogliere una vita è soprattutto servizio, attenzione all'altro, disponibilità, fare spazio... prima di tutto a chi ci sta accanto e fare spazio a Dio, al Signore nel nostro cuore. Maria ed Elisabetta ci aiutino a preparare il Natale.