VACCINAZIONI: LIMITARE GLI EFFETTI COLLATERALI DR. ANTONELLO ARRIGHI, Specialista in Pediatria, Docente AIOT, Docente International Academy of PRM, Professore a Contratto Facoltà di Medicina Università degli Studi Parma “…Dopo la potabilizzazione delle acque, i vaccini rappresentano la più importante innovazione in Sanità Pubblica” (SA Plotkin). I vaccini sono stati una delle più importanti rivoluzioni nella storia dell’umanità; hanno contribuito, insieme al miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie, alla scomparsa di malattie che hanno provocato milioni di morti: la sconfitta prima del vaiolo e poi della difterite e della poliomelite ne sono l’esempio più evidente. L’interesse che i pediatri mostrano per le vaccinazioni è legato in gran parte al contenuto sociale di questa prevenzione primaria. Infatti se l’obiettivo primario della pratica vaccinale è difendere dal maggior numero di malattie infettive il bambino, l’obiettivo finale, più ambizioso, è di far scomparire la malattia da una popolazione o meglio ancora eradicare l’agente etiologico da ogni parte del mondo. Raggiungendo questo traguardo, sarà possibile successivamente arrivare alla sospensione della vaccinazione, come è stato fatto a suo tempo per il vaiolo. Negli ultimi trent’anni, la pratica vaccinale è stata notevolmente trasformata dalle nuove tecnologie e conseguentemente le vaccinazioni potranno avere, anche nel nostro futuro, un ruolo importante, contribuendo a soddisfare i bisogni di salute di una società che si caratterizza dal fatto di essere più vecchia, nella quale vengono scoperte infezioni emergenti e con una maggior povertà dei paesi del sud del mondo. Riguardo all’invecchiamento della popolazione, questo è correlato ad un aumento della speranza di vita che è passata da 35 anni nel 1750 a 45 anni nel 1840, raggiungendo i 55 anni nel 1900 ed i 65 nel 1950. Oggi l’aspettativa di vita è superiore agli 80 anni e tenendo conto di un aumento medio di 2,5 anni ogni decade, estrapolando si può affermare che potrebbe raggiungere i 100 anni tra 60 anni. Le vaccinazioni eliminando molte malattie infettive che avevano provocato milioni di morti ha contribuito in maniera preponderante a questo dato. La domanda chiave che gli studiosi si pongono è se la pratica vaccinale sarà in grado di dare un significativo contributo ai bisogni di salute dei membri di un 21° secolo che hanno una durata di vita superiore agli 80 anni; infatti oggi nei paesi sviluppati si ha una bassa percentuale di bambini e giovani adulti ed un alta percentuale di anziani e tali rapporti sono molto diversi da quelli per cui la maggior parte dei vaccini erano stati sviluppati. Analizziamo quali sono stati i progressi compiuti negli ultimi anni nella pratica vaccinale. 1. L’emanazione da parte di molti stati di un calendario vaccinale nazionale, promulgato dalle Autorità Sanitarie, allo scopo di rendere il più possibile omogenei i comportamenti al suo interno 2. Il passaggio per la poliomielite dalla schedula vaccinale con quattro OPV alla schedula sequenziale con due dosi di IPV+due dosi di OPV, in attesa di passare, come già avvenuto in Italia ed in altre nazioni alle quattro dosi di IPV; questo passaggio è strettamente legato alla scomparsa della poliomielite da virus selvaggio ed alla presenza di casi di polio paralitica post-­‐vaccinazione. 3. Un uso sempre più diffuso di vaccini combinati che hanno permesso con una sola iniezione di attuare una prevenzione verso malattie diverse. 4. La preparazione di due nuovi vaccini coniugati: quello contro il Meningococco C e quello esa e ora 13-­‐valente dello Pneumococco. 5. L’entrata in commercio del vaccino contro la Varicella ed il Rotavirus. Analizziamo ora le diverse fasce di età in relazione ad i diversi bisogni di salute connessi con la pratica vaccinale. Neonati e bambini. Questo è il gruppo di età che più è servito dalle vaccinazioni; attualmente è raccomandato che i bambini vengano immunizzati contro: Difterite, Tetano, Pertosse, virus Epatite B, Haemophilus Influentiae tipo B, Polio virus, Streptococcus Pneumoniae, Morbillo, Parotite e Rosolia. A questo programma si aggiungono, quando previsto, il Meningococco C, la Varicella, i virus Influenzali ed il virus dell’Epatite A. Adolescenti. I programmi prevedono la vaccinazione per le ragazze verso il Papilloma virus ed il vaccino contro il Meningococco A, C, Y e W135. Inoltre vaccini di richiamo per Difterite, Tetano e Pertosse e Virus Influenzali. Adulti. Vaccinazioni programmate verso i ceppi emergenti di virus influenzale e vaccinazioni di richiamo verso tetano e possibilmente anche verso difterite, pertosse, pneumococco e meningococco. Anziani. Un obiettivo futuro per poter sviluppare nuovi vaccini saranno gli anziani, un gruppo per il quale i vaccini non erano stati all’inizio progettati; un nucleo di persone nelle quali l’invecchiamento del sistema immunitario, li rende più vulnerabili a molte infezioni verso le quali erano precedentemente immuni. Una sfida futura sarà programmare frequenti vaccinazioni di richiamo, con vaccini potenziati con adiuvanti specificatamente progettati per stimolare un sistema immunitario invecchiato; si ricorda ad esempio l’adiuvante olio-­‐in-­‐acqua MF59 (Novartis) che viene utilizzato contro l’influenza stagionale in diversi paesi europei. Vaccini per gruppi particolari di utenti. Viaggiatori: i viaggiatori di ogni età dovrebbero essere vaccinati contro le malattie che possono contrarre nella zona che visitano. Molte sono le infezioni che andrebbero prevenute: colera, dengue, E.Coli enterotossigena, influenza, virus epatite A e B, encefalite giapponese, malaria, meningococco (gruppi A, B, C, Y, W e X), paratifo, rabbia, shigella, tbc, febbre tifoide, febbre gialla, virus dell’encefalite da zecche. Alcuni vaccibni esistono già, altri sono in fase di sperimentazione. Infezioni emergenti. Sono state più di 30 infezioni emergenti durante gli ultimi 15 anni. Tra queste l’AIDS, la SARS, l’influenza aviaria e suina e da enterovirus 71 (EV.71); ma anche infezioni riemergenti come colera, antrace, dengue, difterite, malattia da virus ebola, malaria, tubercolosi, infezione da virus del nilo, meningococco X e peste. Tra queste l’HIV e la malaria, con significativa morbilità e mortalità, ancora prive di efficaci vaccini, ma con programmi ambiziosi di ricerca. Povertà. “Le malattie infettive sono una delle principali cause di povertà” Uno studio su Science del 2008 rivela che nell’Africa sub-­‐sahariana, quando un caso di meningite da meningococco colpisce una famiglia, il reddito della stessa deve essere per diversi anni dirottato per curare il membro della comunità; questo provoca una spirale di bisogni che conduce a povertà. Bill Gates in un recente discorso all’OMS ha affermato: “…Le persone sane possono guidare economie fiorenti”. I vaccini sono gli strumenti più efficaci per combattere in modo rapido le malattie infettive nei paesi a basso reddito e fornire loro l’opportunità di combattere la povertà. Esempi di ciò sono la vaccinazione verso il meningococco C ed il tipo A che hanno dato risultati stupefacenti, eradicando la malattia da interi paesi in poco più di un anno. Un certo numero di vaccini, disponibili già in paesi ad alto reddito, sono necessari per combattere la povertà; tra questi epatite A, B, virus influenza, meningococco (siero gruppi A, B, C, Y e W135), rabbia, rotavirus, virus febbre gialla. Ci sono però ostacoli allo sviluppo di vaccini per paesi a basso reddito; in primis la nostra società non ha interesse a sviluppare vaccini che sono necessari solo in paesi poveri ma che non hanno mercato in paesi ad alto reddito; inoltre i vaccini sono ottimizzati per paesi evoluti e non per le necessità mediche di paesi a basso reddito. Anche la diffusione di vaccini nei paesi low reddito avviene generalmente 10-­‐20 anni dopo la loro commercializzazione nei paesi sviluppati. Tecnologie per lo sviluppo dei vaccini. I primi vaccini furono preparati utilizzando microrganismi uccisi o vivi attenuati; poi siamo passati a vaccini che utilizzano componenti più o meno purificati di agenti patogeni (vaccini a sub unità o split) o tossine detossificate. Questi vaccini sono stati quelli che hanno avuto un ruolo preponderante per l’eliminazione di molte malattie infettive. Oggi tecnologie come il DNA ricombinante, la glicoconiugazione, la genomica, l’utilizzo di nuovi adiuvanti, hanno reso i vaccini molto più sicuri. Riguardo agli adiuvanti, abbandonato dopo la segnalazione di frequenti e gravi reazioni avverse il Mercurio (Thimerosal) rimangono ancora i sali di Alluminio; l’industria punta molto, per il futuro, su le emulsioni a base di liposomi tipo AS04 (GlaxoSmithKline), o su adiuvanti composti da sali di alluminio e un TollLike receptor (TLR) utilizzato nel vaccino contro il papilloma virus. Parallelamente a queste affermazioni sulla validità della pratica vaccinale è opportuno ribadire una serie di concetti generali che già da tempo avevano dimostrato la loro importanza. • • La necessità di notificare le malattie infettive come elemento essenziale della programmazione delle future vaccinazioni. La necessità di identificare gli effetti collaterali spiacevoli o le vere e proprie complicazioni delle vaccinazioni, rendendo noto a tutti, senza pudori, che la vaccinazione è una pratica non esente da rischi, da effetti collaterali a volte anche molto gravi. Riguardo a quest’ultimo punto vorrei fare alcune considerazioni Squilibrio immunitario Th2 a seguito di vaccinazioni Il sistema immunitario ha due funzioni separate e in equilibrio tra di loro, Th1 e Th2. Con Th1 è indicata l'immunità mediata da fagociti, primaria difesa contro funghi, virus e protozoi; con Th2 è indicata l'immunità umorale indipendente dai fagociti (IgE, IgM, IgG), che produce anticorpi specifici. Alla base di ogni problema immunologico c'è uno squilibrio tra le funzioni Th1 e Th2. La risposta davanti ad uno stesso stimolo può essere sia Th1 che Th2, dipende dallo stato immunologico della persona. Le vaccinazioni spostano l'equilibrio Th1/ Th2 verso la predominanza di Th2. Un vaccino diminuisce l'immunità mediata da linfociti (Th1) del 50%, due vaccini insieme del 70%. I vaccini riducono il numero di globuli bianchi, la capacità fagocitante dei neutrofili polimorfonucleari, la vitalità dei linfociti, la segmentazione dei neutrofili. In presenza di una funzione Th2 predominante, una vaccinazione porterebbe la funzione Th2 a predominare ancora di più, aggravando lo squilibrio del sistema immunitario e predisponendo l'individuo a sviluppare asma, eczema, allergie primaverili, intolleranze alimentari (Dr. Philip F. Incao, 1997). “una vaccinazione eccita e "rinforza" l'immunità umorale ed indebolisce quella cellulare...” Se ciò accade quando il bambino ha solo pochi mesi di vita e la sua immunità cellulare è in via di formazione, la conseguenza sarà una forte diminuzione del suo meccanismo naturale di difesa e una maggiore sensibilità a contrarre infezioni in genere. Meccanismi di interazione dei vaccini con il nostro sistema immunitario I vaccini, tutti i vaccini, sono immunosoppressori (per la precisione deprimono Th1). Essi riducono la nostra immunità attraverso molti meccanismi importanti: 1. I vaccini contengono sostanze chimiche (formaldeide) e metalli tossici (mercurio non più praticamente presente e alluminio) che hanno un forte effetto di depressione immunitaria (Th1, ridotto numero di macrofagi). Il mercurio è il più allergizzante dei metalli insieme al nichel (Th2, iperattività IgE, IgM). 2. I vaccini contengono tessuti e materiale DNA/RNA di altri animali, che hanno l'effetto di deprimere il sistema immunitario attraverso un meccanismo di rigetto dell'organismo di cellule estranee. 3. I vaccini alterano il rapporto di linfociti T helper/ linfociti suppressor. Tale parametro è un indicatore chiave del grado di funzionalità del sistema immunitario. 4. I vaccini alterano l'attività metabolica di neutrofili polimorfonucleari (NPM) e riducono la loro capacità fagocitante. Gli NPM rappresentano la difesa dell'organismo contro batteri e virus. 5. I vaccini sovraccaricano il nostro sistema linfatico con grandi molecole di proteine che essendo state iniettate direttamente nel sangue, non sono state adeguatamente ridotte dai processi digestivi. la vaccinazione non fa altro che realizzare quello che tutto il corpo e il sistema immunitario cercano di evitare o prevenire quando in contatto con un virus: ovvero l'iniezione immette la proteina tossoide direttamente nel sangue, senza che siano state attivate le difese locali e fagocitarie, offrendogli accesso libero ed indisturbato verso alcuni target più delicati ed in questa fase estremamente vulnerabili (neurologico, endocrino, etc.). E’ dimostrato che i vaccini indeboliscono fortemente il sistema immunitario a livello generale e quindi le difese immunitarie aspecifiche dell'organismo, con un picco di debolezza immunitaria a circa 10-­‐12 giorni dalla vaccinazione e con una durante nel tempo variabile da 1 a 6 mesi. Questa fase, sembra non sia molto nota ai medici che vaccinano. È anche vero che un vaccino potenzia però la difesa immunitaria specifica verso quella malattia per cui è stato fatto il vaccino (perché aumenta gli anticorpi specifici verso l’antigene utilizzato). Non va però scordato che le difese aspecifiche sono MOLTO più importanti di quelle specifiche e che se si somministrano tutti i vaccini disponibili difendiamo (forse) i nostri figli verso una decina di germi, ma i tipi di germi (batteri e virus) patogeni e quindi potenzialmente pericolosi sono alcune centinaia e quindi le vaccinazioni ci difendono da pochi germi e abbattono le nostre difese aspecifiche che sono invece capaci di proteggerci da qualsiasi germe. Visto il "successo" della prima vaccinazione di massa, quella per il vaiolo, e i progressi nel campo dell'immunologia e della biologia, si è pensato di combattere anche le altre malattie infettive facendo terra bruciata intorno agli agenti di queste malattie, privandoli del terreno sul quale si possono riprodurre, sviluppare. Il ragionamento non fa una grinza, se si ragiona solo in termini di malattie e non di persone: o meglio le persone sono considerate ma sempre come potenziali malati. Inoltre, il gran numero di vaccinazioni che vengono annualmente e massivamente eseguite sta modificando i germi che, ovviamente, cercano di adattarsi ai vaccini e di sopravvivere (modificandosi) agli anticorpi specifici che il vaccino fa produrre all'organismo. Infatti, stiamo assistendo ad un numero sempre maggiore di malattie "diverse" dalle solite: ci sono pochi casi di pertosse comune, ma sempre più casi di forme pertussoidi che posso esser si legate anche ad altri tipi di agenti etiologici ma anche alla bordetella pertussis modificata e verso la quale gli anticorpi del vaccino non hanno ovviamente azione. Lo stesso sta accadendo anche con il vaccino del morbillo che sta facendo emergere forme atipiche di morbillo. Rapporti tra Gruppo Sanguigno e Reattività ad i Vaccini. Gli studi del Dr. Einrich Kremer affermano che, a seconda del gruppo sanguigno posseduto e a seconda della predominanza di un tipo di cellule immunitarie (o T o B) ci sono reazioni diverse all'aggressione da parte di virus o di altre sostanze tossiche per l'organismo. È osservabile che gli individui con gruppo sanguigno di tipo 0 hanno di consueto forti reazioni immunitarie con cellule di tipo T, per cui di fronte ad una vaccinazione a virus vivi (tipo l'antipolio Sabin o l'antimorbillosa) reagiranno violentemente, talvolta con gravi conseguenze (paralisi, meningite, anafilassi ecc.), senza però poi manifestare altre patologie a lungo termine (sebbene lo stress vaccinico possa costituire in questo caso l'atto di partenza di malattie degenerative come il diabete o la sclerosi multipla). Gli appartenenti agli altri tre gruppi, invece, hanno solitamente forti reazioni di tipo anticorpale (con cellule immunitarie di tipo B) e quindi di fronte alle vaccinazioni reagiranno con una maggiore "sopportazione" nell'immediato e a breve termine, salvo poi, al contrario, manifestare nel lungo periodo patologie altrettanto gravi come asma, neurodermiti, allergie, poliartrite cronica ecc. dovute ad un eccesso di produzione di anticorpi conseguente lo shock della stimolazione artificiale del sistema immunitario. Per fare alcuni esempi di reazioni in rapporto al gruppo sanguigno, il gruppo B ha una maggior reazione di tipo neurotossica; quindi maggior pericolo di danni neurologici se viene praticata una vaccinazioni contenente sostanze neurotossiche come il mercurio ed altri additivi. Il gruppo A è sensibile al sistema gastro-­‐ intestinale, di conseguenza sarebbe meglio evitare vaccini vivi (presi per via orale). Vi è quindi già una differenza fra la vaccinazione di un bambino con gruppo sanguigno 0 e uno con gruppo A. Tutti, invece, vengono ufficialmente vaccinati allo stesso momento, con lo stesso vaccino, con la stessa dose e con la stessa modalità di somministrazione. Della differenza fra i gruppi non se ne parla minimamente, nemmeno tra quelli che sono contro le vaccinazioni. In considerazione di queste affermazioni ritengo che sia utile cercare di preparare un bambino che deve effettuare le vaccinazioni con dei rimedi che contrastino la depressione del sistema immunitario indotta e facilitino l’espulsione delle sostanze tossiche, prodotti catabolici della reazione infiammatoria e della risposta immunitaria, dagli organi emuntori dell’organismo. Da vari anni utilizzo routinariamente un protocollo da me ideato ed i risultati ottenuti sono estremamente incoraggianti: gli effetti collaterali, anche quelli più lievi, sono praticamente scomparsi e non ho mai avuto, in chi ha assunto detti rimedi, problematiche a distanza di tempo gravi da collegare alla vaccinazione. Lo schema preventivo che utilizza rimedi di Medicina Fisiologica di Regolazione è il seguente: • • CITOMIX: 10 granuli il giorno della vaccinazione almeno 2 ore prima, poi 2 granuli al dì per i 7 giorni successivi. LYMPHOMYOSOTgocce: 10 gocce mattino e sera da 3 giorni prima del vaccino a 7 dopo. CITOMIX© è un interessante rimedio nel quale la peculiare associazione tra un pool di citochine ed i rimedi animali e vegetali entrambi in low dose, fa di questo composto un potente stimolatore e regolatore del sistema immunitario in senso aspecifico. Notevole importanza riveste la presenza di IL1β per la sua azione di innesco della risposta “difensiva” infiammatoria, di INF-­‐γ che ha azione sinergica con IL1β, stimola della maturazione dei Linfociti T CD8+ e ha azione sinergica con GCSF per l’attivazione dei macrofagi. Ricordo inoltre che il GCSF determina una stimolazione e differenziazione dei progenitori dei granulociti ed è il fattore prodotto dai macrofagi in risposta ad un’infezione batterica. LYMPHOMYOSOT© attua un efficace azione disintossicante, consentendo un drenaggio delle tossine e ottimizzando la funzione del sistema linfatico che in questo periodo e in relazione alle vaccinazioni è più sovraccaricato di altri distretti. In Conclusione ritengo che le vaccinazioni abbiano avuto e possano avere un indubbio valore anche per le generazioni future, ma è opportuno anche considerare gli eventi avversi collegati a detta pratica, analizzarne la fisiopatologia e instaurare possibilmente una terapia preventiva che ne limiti l’incidenza. A tal proposito auspico che il protocollo da me proposto possa essere usato su larga scala visti i risultati e l’assenza di effetti collaterali. …Dedicato a Giulia, mia paziente dalla nascita, affetta da sindrome di Rett comparsa dopo la 2^ dose di esavalente!