Corso Giardinaggio Dispensa Prof Croci per Iscritti

CURA DEI FIORI E ARBUSTI IN
GIARDINO
REALIZZAZIONE DEL TAPPETO ERBOSO
A cura del prof. Paolo CROCI
LE PIANTE IN GIARDINO
Con il termine albero si intende una pianta
legnosa perenne, capace di svilupparsi in
altezza grazie ad un fusto legnoso, detto
tronco, che solitamente inizia a ramificarsi a
qualche metro dal suolo. L'insieme dei rami e
delle foglie determina la chioma che può
avere forme diverse a seconda delle specie e
delle condizioni ambientali.
Gli alberi si distinguono dagli arbusti non per
le loro dimensioni ma per la presenza di un
tronco nettamente identificabile e privo per
un primo tratto di ramificazioni (esistono dei
salici - alberi a tutti gli effetti - con
portamento strisciante e alti solo pochi
centimetri).
a cura del prof. Paolo CROCI
Con il termine arbusto, si
è soliti indicare una pianta
da esterno nella quale è
presente un tronco
legnoso dal quale, vicino
al terreno, partono i rami
oppure nella quale il
tronco non è per niente
presente. L'altezza di
queste piante non supera i
5 metri.
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LE PIANTE IN GIARDINO
Art. 892. Distanze per gli alberi.
1. Tre metri per gli alberi di alto fusto. Rispetto alle distanze, si considerano alberi di alto fusto quelli il cui
fusto, semplice o diviso in rami, sorge ad altezza notevole, come sono i noci, i castagni, le querce, i pini, i
cipressi, gli olmi, i pioppi, i platani e simili.
2. Un metro e mezzo per gli alberi di non alto fusto. Sono reputati tali quelli il cui fusto, sorto ad altezza, non
superiore a tre metri, si diffonde in rami.
3. Mezzo metro per le viti, gli arbusti, siepi vive, le piante da frutto di altezza non maggiore di m 2,50. La
distanza deve essere però di un metro, qualora le siepi siano di ontano, di castagno o di altre piante simili che si
recidono vicino al ceppo, e di due metri per le piante di robinie.
La distanza si misura dalla linea di confine alla basi esterna del tronco dell'albero nel tempi della piantagione, o
dalla linea stessa a luogo dove fu fatta la semina. Le distanze anzidette non si devono osservare si sul confine
esiste un muro divisorio proprio o comune, purché le piante siano tenute ad altezza che non ecceda la
sommità del muro. (Art. 579. Codice Civile del 1865).
Il danno che gli alberi possono produrre al vicino deriva dall'ombra dei rami e dalle radici che possono
estendersi sottoterra anche per vari metri di lunghezza, provocando uno sfruttamento de terreno e potendo
minare le fondazioni del muro di proprietà del vicino. Gli alberi che nascono spontaneamente, a una distanza
inferiore a quella stabilita, debbono essere estirpati. L'albero, portato per sua natura a superare l'altezza del
muro divisorio comune o proprio, può essere conservato a distanza minore di quella prescritta, quando
venissero recisi i rami
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
•Art. 894. Alberi a distanza non legale
•II vicino può esigere che si estirpino gli alberi e le
siepi che sono piantati o nascono a distanza
minore di quelle indicate dagli articoli precedenti.
•Art. 896. Recisione di rami protesi e di radici
•Quegli sul cui fondo si protendono i rami degli
alberi del vicino può in qualunque tempo
costringerlo a tagliarli, e può egli stesso tagliare le
radici che si addentrano nel suo fondo.
•I frutti naturalmente caduti dai rami protesi sul
fondo del vicino appartengono al proprietario del
fondo su cui sono caduti.
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MESSA A DIMORA DELLE PIANTE
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POTATURA
Gli alberi ornamentali, in generale, non necessitano di periodiche potature, se non in casi
particolari, dovuti principalmente a motivi di sicurezza del traffico o delle persone, ed al fatto che
molte specie arboree hanno un naturale sviluppo non compatibile con l’esiguo spazio a
disposizione in ambiente urbano. In quest’ultimo caso la potatura periodica ha lo scopo di
contenere le piante entro modelli spaziali artificiali.
In frutticoltura ed in floricoltura (rose e arbusti) la potatura è invece necessaria per motivi ben
precisi, volti ad ottenere una produzione di frutta e fiori qualitativamente equilibrata,
commerciabile, redditizia.
A volte si rendono necessari interventi di potatura che sarebbero superflui se l’impianto fosse stato
progettato e realizzato scegliendo le specie più adatte e rispettando le esigenze delle singole
specie. Infatti, molto spesso le piante sono messe a dimora troppo fitte tra loro e troppo vicine alle
case e pertanto, occorre intervenire con potature frequenti per impedire agli alberi di toccare le
case.
Quando si verificano queste condizioni è spesso più conveniente diradare parte delle piante
abbattendole o trapiantandole, per dare alle rimanenti la possibilità di svilupparsi in uno spazio
maggiore con minori problemi sia di ordine biologico, sia per agevolare chi deve effettuare la
manutenzione
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POTATURA
Il sistema naturale di potatura prevede l’asportazione di rami completi, siano essi di
grandi o piccole dimensioni e non consente in alcun caso la capitozzatura della pianta
o il taglio effettuato a metà di un ramo, qualunque ne sia la dimensione;
Il taglio corretto sarà quindi effettuato in corrispondenza di una biforcazione e sarà
netto e parallelo alla superficie del ramo rimasto in modo da non lasciare monconi.
Nell’asportare i rami cercheremo di ottenere una forma armoniosa e simmetrica,
eliminando per prima cosa i rami secchi o rotti, tagliando poi quelli che crescono
orientati verso il centro della pianta ed i ricacci verticali interni, in ultimo elimineremo
quelli che ne incrociano altri o che crescono paralleli o troppo ravvicinati tra loro.
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ERRORI DI POTATURA
LA CAPITOZZATURA
La capitozzatura è l’indiscriminato taglio di branche dell’albero per di ridurre le dimensioni dell’albero
e renderlo più sicuro.
La capitozzatura non è un metodo praticabile di contenimento e certamente non riduce il pericolo,
viceversa, nel lungo periodo, rende un albero più pericoloso.
LA CAPITOZZATURA STRESSA GLI ALBERI
La capitozzatura rimuove il 50-100% della chioma di un albero. Le foglie producono l’energia
necessaria alla vita delle piante, pertanto un albero improvvisamente defogliato può
temporaneamente “morire di fame”.
La severità della potatura può innescare un meccanismo di sopravvivenza: la pianta attiva le gemme
latenti forzando la rapida crescita di germogli attorno ad ogni taglio (ha bisogno di creare, nel più
breve tempo possibile, una nuova chioma). Se un albero non possiede l’energia di riserva sufficiente
a creare rapidamente una nuova chioma resterà gravemente danneggiato e rischierà di morire.
Un albero danneggiato è più vulnerabile ad attacchi di insetti e di malattie: ampie ferite da potatura
espongono alburno e durame agli attacchi; la pianta può non possedere l’energia sufficiente per
“difendersi chimicamente” dalle aggressioni; alcuni insetti sono attratti dai segnali chimici emessi dagli
alberi danneggiati.
LA CAPITOZZATURA NON FUNZIONA
Se lo scopo è di contenere le dimensioni dell’albero, la capitozzatura non funziona. Un albero deciduo,
dopo la capitozzatura, aumenta il tasso di crescita, nel tentativo di rimpiazzare rapidamente la
superficie fogliare perduta, necessaria per fornire nutrimento al fusto ed alle radici
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ERRORI DI POTATURA
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ERRORI DI POTATURA
POTATURA CONIFERE
Le conifere non si devono mai potare, se non per pulire il secco. Eppure
in giro si osservano decine di Cedrus a cui è stata tagliata la punta. Il
risultato è un bel mozzicone spoglio in alto, accompagnato da tanti bei
mozziconi laterali. Un albero capitozzato richiede poi due o tre anni di
lavoro per essere riportato alla normalità, perché i lunghi getti
disordinati che emetterà, dovranno essere "indeboliti" più volte con tagli
mirati sia di potatura verde che invernali. E con un potatore molto abile.
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TECNICHE DI POTATURA
SPUNTATURA
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TECNICHE DI POTATURA
SPERONATURA
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TECNICHE DI POTATURA
DIRADAMENTO
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ATTREZZI
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ATTREZZI
GLI ATTREZZI
Le forbici a cesoia richiedono uno sforzo maggiore per eseguire il taglio, in compenso
tollerano errori e maltrattamenti, le forbici ad incisione richiedono poco sforzo per
eseguire il taglio ma sono più delicate.
Le forbici a cesoia più note e diffuse sono quelle costruite dalla ditta svizzera Felco
mentre quelle ad incisione
I troncarami moderni sono tutti dotati di lama ad incisione e sono in grado di recidere
rami fino a 50 mm.
Gli svettatoi sono dotati di manici telescopici grazie ai quali possono raggiungere altezze
superiori ai cinque metri con una capacità di taglio che può superare i 40 mm. Sullo
stesso manico è possibile montare un seghetto per tagliare rami di grandi dimensioni.
Quando il diametro dei rami è inferiore a 25 mm, si possono utilizzare le forbici
telescopiche più leggere e veloci dello svettatoio.
I seghetti di concezione moderna, hanno la stradatura interna allo spessore della lama
che consente loro un taglio preciso e veloce. I seghetti con lama tradizionale non sono
consigliati per la potatura poiché lasciano la superficie del taglio scabrosa con il rischio di
favorire l’insediamento dei funghi e dei batteri.
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LE ROSE
Come molte altre piante , anche la rosa presenta
numerosissime specie e varietà che traggono la loro
origine in Europa ed Asia e sono particolarmente diffuse
nelle zone dell’emisfero boreale che presentano un clima
temperato e in quelle dell’Oceano Pacifico. La rosa, a
seconda della specie e della varietà, può avere un’altezza
che varia dai venti centimetri a molti metri; può avere uno
sviluppo a cespuglio, rampicante, strisciante, ad arbusto a
fiori grandi ecc. In genere, questo arbusto, si presenta
eretto ma può avere anche un fusto lungo e flessibile,
spiovente verso terra o rampicante, con foglie che si
compongono da cinque ad undici più piccole che
presentano margini seghettati, esse sono colore verde di
varie gradazioni e possono essere coperte da leggera
peluria a seconda della varietà.
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LE ROSE
Varietà di rose
E’ possibile distinguere le rose in sei grandi gruppi: rose botaniche, rose antiche, rose
moderne ed ibridi di Tea , rose miniatura, rose a cespuglio e rose rampicanti.
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LE ROSE
Rose botaniche
Rose a cinque petali da cui si sono originate tutte le altre varietà.
Esistono sin dai tempi più remoti, crescono in natura
spontaneamente e sono le più resistenti agli attacchi di crittogame ed
insetti. Tra le varietà coltivate, che sono più di 100, si ricorda la Rosa
Canina, la Rosa Centifoglia, la Rosa Gallica, la Rosa rugosa. La rosa
Canina, molto diffusa in Italia, viene usata per le sue caratteristiche
farmaceutiche in infusi, tisane, creme, oli. Sembra infatti che abbia
proprietà antinfiammatorie e disinfettanti per l’apparato digerente.
Ha fiori rosa dai petali grandi e non molto profumati. La Rosa
Centifoglia è utilizzata per la preparazione di essenze per il suo
intenso profumo. Ha fiori di color rosa pallido, molte spine e foglie
larghe. I petali di Rosa Gallica sono utilizzati per preparare sciroppi e
marmellate, ed gli chef più arditi li utilizzano anche canditi per
decorare dolci o a crudo in insalate e macedonie. Ha petali color
rosso intenso, aculei uncinati e foglie di media grandezza. La rosa
Rugosa, originaria dell’Asia, ha un bellissimo colore rosa intenso o
bianco candido ed ha 5 petali, sopporta bene il freddo e produce
frutti simili al pomodoro ma non commestibili.
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LE ROSE
Rose antiche
Sono ibridi antichi di rose botaniche creati
spontaneamente o da appassionati, hanno un
profumo intenso ed alcune varietà sono rarissime
e conservate gelosamente in giardini di attenti
estimatori. A questo gruppo appartengono oltre
alle già citate rose Gallica, Centifoglia e Rugosa,
anche la Rosa Damascena, con fiori a forma di
coppa di color rosa pallido e dall’intenso
profumo; la Rosa Alba, molto resistente, con fiori
rosa o bianchi semplici o semi-doppi, coltivata sin
dal Medioevo; la Rosa Bourbon, pianta rustica dai
fiori grandi con molti petali rosa o bianchi; la Rosa
Moschata, con colori molto variabili che vanno
dal bianco, giallo, rosa al malva-cremisi e al
cremisi-scarlatto, tendente al porpora, con foglie
lucide e di color verde intenso.
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LE ROSE
Rose moderne ed Ibridi di Tea
Le rose Tea derivano il loro nome dal fatto che in oriente,
dove hanno origine, venivano utilizzate per la preparazione
di infusi e the. Oggi sono utilizzate per la creazione di
numerosi ibridi e sono diffuse in tutto il mondo. I fiori
assumono i colori più disparati, dal bianco, al rosa al rosso, e
gli arbusti hanno molte spine. Tra gli ibridi di Tea, ai quali
sono stati dati nomi assai suggestivi, ricordiamo il Blue
Moon, la Duke of Windsor, la Madame Butterfly e la Prima
Ballerina.
Rose miniatura
Derivano dall’ibridazione di Rosa Chinensis “Minima” con
ibridi di Tea e di Floribunda, sono coltivate sin dal XIX secolo
e ne esistono più di cinquanta varietà. Caratteristiche sono
le piccole dimensioni degli arbusti che non superano il
mezzo metro di altezza, i fiori che vanno dal rosa pallido al
rosso intenso e le foglie di color verde chiaro. Tra le varietà
più note vi sono la Baby Gold Star, la Cinderella, la Perla de
Alcanada e la Sweet Fairy.
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LE ROSE
Rose a cespuglio
Derivano dall’ibridazione di Rose
botaniche con rose antiche,
crescono in cespugli di piccole
dimensioni, hanno grandi e
profumati fiori rossi che si
raggruppano sui rami. Molto
resistenti, fioriscono in
primavera ed hanno
un’abbondante fioritura. Tra le
varietà vi sono la Golden
Chersonese, la Nevada e la
Wilhelm.
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LE ROSE
Rose rampicanti
Dette anche rose sarmentose, sono molto
belle per abbellire balconi, pergolati, giardini,
oppure per ricoprire tronchi d’albero o
colonne, dato il loro colore rosso intenso,
giallo, bianco adatto a creare eleganti giochi
di sfumature. Sono resistenti e facili da
coltivare anche in vaso, perché necessitano
di poche cure colturali. Tra le varietà si
possono annoverare: la Danse du Feu, la
Meg, la Pink Perpetue e la Polyantha.
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IMPIANTO DEL ROSETO
Nel procurarsi la pianta di rose da piantare, in funzione del periodo sceglieremo la tipologia
da acquistare. Mentre le piante con radici nude o avvolte vengono commercializzate da
novembre a marzo, le rose in vaso sono disponibili tutto l'anno.
Il periodo indicato per la piantagione - entro certi limi – cambia da zona a zona a secondo del
relativo clima, esso inizia a fine gennaio per arrivare a fine marzo, nelle zone con clima è
particolarmente rigido.
Se si dispone di un giardino, la prima cosa da fare è quella di scegliere il luogo dove piantare
la pianta. Le rose vanno piantate possibilmente in un posto ben soleggiato e riparato dal
vento. L’operazione deve essere preceduta dalla pulizia del suolo destinato a ricevere le
piante, da eventuali precedenti vegetazioni.
A secondo della tipologia e della grandezza delle piante, bisogna scavare una buca adeguata,
per creare spazio sufficiente alla crescita delle radici. Prima di inserire la pianta di rosa nella
buca è opportuno realizzare un letto di 4-5 cm di spessore con il miscuglio miscelato a
composta e concime organico. Successivamente si ripongono le radici sul letto e si ricoprono
con la stessa miscela di terreno.
Se si piantano più piante di rose bisogna lasciare uno spazio sufficiente tra le varie buche, di
circa mezzo metro per i rosai ad albero, per arrivare a quasi un metro per le rose rampicanti.
La piantagione delle rose rampicanti deve essere eseguita a 30-40 cm dal muro destinato ad
ospitarle.
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IMPIANTO DEL ROSETO
Per quanto riguarda la normale e ordinaria manutenzione, almeno una volta all’anno (fine
marzo/ inizio aprile), bisogna aggiungere al terreno fertilizzante organico o artificiale, ricco di
potassio e magnesio, e procedere alla necessaria potatura.
Le piante di rose hanno bisogno di essere innaffiate con frequenza e in abbondanza, nonché
devono essere protette accuratamente dal gelo. A tal fine, durante le stagioni fredde è
opportuno coprirle con concime organico o paglia.
Dovendo piantare rose dove c’erano altre rose, è necessario sostituire almeno 30 cm di terra
oppure lasciare a riposo il terreno per almeno un anno.
Il terreno è “stanco” e contaminato dalle tossine emesse delle radici delle rose che vivevano lì,
che risultano dannose per le nuove rose.
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IMPIANTO DEL ROSETO
TERRENO
Le rose tendono a prediligere terreni leggermente acidi ed hanno una chiara preferenza per
quelli argillosi ma evitando il ristagno d’acqua. Il pH ideale è 6,5/7, ma si adattano anche a
terreni alcalini.
E’ possibile effettuare aggiunta di terricci sub-acidi
CONCIMAZIONE D’IMPIANTO
Scavare una buca di diametro di 50 cm e di altrettanta profondità, mettere sul fondo 5/6 kg di
letame maturo oppure 0,5/1 kg di stallatico pellettato o in polvere e coprire con terra fino alla
profondità giusta per poter posare la rosa.
Quindi chiudere la buca con la terra precedentemente scavata con l’aggiunta di terriccio
universale, premere e bagnare bene.
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IMPIANTO DEL ROSETO
POTATURA ED INZAFFARDATURA
Prima di piantare le rose a radice nuda, bisogna accorciare i rami a metà della loro
lunghezza (15-20 cm), poi bisogna spuntare le radici e inzaffardarle, ossia immergerle in
una poltiglia composta da acqua, terriccio e ossicloruro di rame.
Questa pratica serve ad accellerare la radicazione delle rose
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IRRIGAZIONE
Il fabbisogno di acqua delle rose varia in relazione all’andamento climatico. Normalmente per un
arbusto di medie dimensioni bastano 12-15 litri di acqua 2 volte alla settimana.
Quando la temperatura aumenta bisogna ridurre l’intervallo tra una somministrazione e l’altra. Le
rose devono essere bagnate da sotto, poichè l’acqua a contatto con le foglie provoca l’insorgenza
di funghi.
Dopo l’impianto e durante l’attecchimento le rose vanno bagnate a mano.
Per quanto riguarda l’irrigazione di mantenimento, un ottimo sistema è costituito dal tubo
gocciolante che viene posizionato ai piedi delle rose e viene azionato da un programmatore
elettronico.
Regole fondamentali
Una delle regole fondamentali è quella di apportare acqua in modo regolare, affinché non ci
siano sbalzi tra siccità e apporto eccessivo di acqua. Come abbiamo detto in precedenza, nel
periodo estivo e in quello primaverile le innaffiature devono essere più abbondanti, attenzione
però a non esagerare perché anche la rosa teme i ristagni idrici e un eccessivo apporto di acqua
potrebbe favorire la comparsa di funghi come Botrytis e Peronosposa, provocando malattie come
le muffe, indebolimento della pianta e la mancata apertura e sviluppo di germogli e boccioli. Cosa
sarebbe la pianta della rosa senza i suoi meravigliosi e coloratissimi fiori?
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IRRIGAZIONE
Rose in vaso
Naturalmente anche per le rose coltivate in vaso l’acqua è un elemento fondamentale che deve
essere fornito alla pianta in maniera regolare e nella giusta quantità; è appunto questa quantità
che, a volte, può diventare anche un problema: sia troppa sia poca, in alcuni casi, porta
all’ingiallimento delle foglie. E allora che fare? Anche qui dobbiamo seguire delle regole
semplici ma ben precise e necessarie. Innanzitutto non dovremo mai fare asciugare
completamente il terreno, ma neanche bagnarlo troppo perché, come detto l’eccesso di acqua
può provocare danni molto gravi. Riguardo alla quantità di acqua necessaria, durante il periodo
estivo si potranno innaffiare le rose anche due volte al giorno, mentre negli altri periodi un po’
meno, in quello invernale pochissimo.
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CONCIMAZIONE
La concimazione ha lo scopo di nutrire le piante per migliorarne ed aumentarne la fioritura.
Possiamo distinguere due momenti precisi di concimazione:
• CONCIMAZIONE D’IMPIANTO effettuata al momento della messa a dimora delle piante
• CONCIMAZIONE DI PRODUZIONE effettuata regolarmente una o più volte all’anno
Gli elementi nutritivi di un terreno si distinguono in:
1) – MACROELEMENTI PRINCIPALI:
Azoto, Fosforo, Potassio
2) – MACROELEMENTI SECONDARI:
Calcio, Ferro, Magnesio, Zolfo
3) – MICROELEMENTI:
Boro, Manganese, Molibdeno, Rame, Zinco
a cura del prof. Paolo CROCI
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CONCIMAZIONE
AZOTO (Simbolo N)
È la sostanza che serve per l’accrescimento delle piante; viene assimilata dal terreno in svariati
modi: attraverso la pioggia, mediante la decomposizione organica di parti vegetali presenti sul
terreno, con la concimazione sia organica sia minerale fatta dall’uomo.
La presenza equilibrata di azoto mostra piante di un bel colore verde intenso; quando, invece,
l’azoto è carente le foglie hanno apici e nervature giallastre.
Una quantità troppo elevata di azoto può stimolare eccessivamente la crescita e lo sviluppo di
una pianta rendendola meno resistente alle malattie.
FOSFORO (Simbolo P)
È la sostanza che agevola la fioritura e l’accrescimento e un miglior sviluppo dell’apparato
radicale.
La carenza di fosforo procura piante stentate con foglie pallide i cui bordi assumono una
colorazione rossastra e tendono a seccarsi; la fioritura viene ritardata.
POTASSIO (Simbolo K)
È la sostanza che aiuta le piante a resistere al freddo, alla siccità e all’attacco dei parassiti.
La carenza di potassio procura ingiallimento e necrotizzazione fogliare oltre che
peggioramento nella qualità dei fiori .
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CONCIMAZIONE
FERRO (Simbolo Fe)
È la sostanza che insieme al magnesio rappresenta un componente principale della molecola della
clorofilla; insieme a vari enzimi regola i processi vitali di una pianta.
La clorosi (carenza di ferro) si manifesta con la colorazione gialla delle foglie a partire da quelle più
giovani.
La carenza di ferro può essere curata con la somministrazione di appositi prodotti ed è reversibile,
vale a dire che le foglie da gialle ritornano a colorarsi di verde.
MAGNESIO (Simbolo Mg)
È la sostanza che insieme al ferro rappresenta un elemento essenziale della molecola della
clorofilla, molto importante per la fotosintesi clorofilliana (processo di nutrizione delle piante).
La carenza di magnesio si manifesta sulle foglie più vecchie (di solito le basali) che presentano aree
decolorate in bianco o in giallo.
La carenza di magnesio può essere curata con una opportuna concimazione ma la decolorazione
delle foglie è irreversibile vale a dire che le foglie (basali impallidite o ingiallite)non diventeranno
più verdi.
RAME (Simbolo Cu)
Insieme al ferro partecipa alla produzione della clorofilla oltre che essere un costituente di molti
enzimi necessari alla regolazione dei processi vitali della pianta.
La carenza di rame si manifesta con macchie ed ingiallimenti fogliari.
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CONCIMAZIONE
CONCIMAZIONE
D’IMPIANTO
CONCIMAZIONE
DI PRODUZIONE
Viene eseguita al momento dell’impianto con letame maturo
inserendolo nel fondo della buca in misura di 4 Kg per pianta. E’
importante che non sia direttamente a contatto con le radici
Viene normalmente eseguita a fine inverno e in autunno ma
nelle rose che fioriscono ripetutamente è bene eseguirla
anche in giugno con concimi chimici complessi a lenta
cessione di azoto e possibilmente arricchiti di microelementi
a cura del prof. Paolo CROCI
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POTATUTA DELLE ROSE
Il periodo ideale per operazione di potatura varia un
po’ in funzione del clima in cui ci troviamo, ma
generalmente può andar bene a partire da fine
autunno, verso Novembre sino a Febbraio/Marzo.
Comunque ad ogni condizione climatica, deve
corrispondere un adeguato periodo di intervento.
Se il clima è freddo e umido come può esserlo
quello del nord Italia, la potatura della rosa va
rimandata sino all’inizio della primavera, questo per
evitare che l’intervento di potatura possa
sottoporre la pianta al freddo molto rigido quando
la ferita dovuta al taglio non è ancora ben essiccata.
Il taglio dei rametti deve essere sempre netto, come
prima cosa accertarsi dunque che le forbici usate
per potare siano ben affilate, si devono evitare tagli
irregolari o peggio “sfilacciati “ poiché potrebbero
veicolare malattie o indurre essiccamento del ramo
reciso.
a cura del prof. Paolo CROCI
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POTATURA DELLE ROSE
La tecnica di potatura è diversa a seconda del portamento delle
rose; valgono comunque alcune regole generali:
•Bisogna sempre tenere presente, inoltre, che la maggior parte
delle rose produce i fiori sui rami dell'anno. Per questo motivo,
se si pota nel periodo sbagliato, si rischia di compromettere la
fioritura della stagione. Ci sono peraltro delle rose che fioriscono
sui rami dell'anno prima (es. in genere tutte le rose rampicanti e
alcune rose a cespuglio). Queste rose dovranno essere potate
appena dopo la fioritura.
•La maggior parte delle rose è innestata. Utilizzando infatti un
portainnesto vigoroso si ottiene un apparato radicale meglio
sviluppato. Durante la crescita della pianta accade sovente che
dalle radici si formino dei polloni (riconoscibili per il diverso
fogliame). Anche questi rami producono fiori, ma sono spesso di
scarso valore ornamentale e per questo motivo devono essere
recisi. Il taglio deve essere netto e radente il punto della radice
da cui il ramo spunta. Se il pollone cresce lontano dalla pianta
non è sufficiente tagliarlo a terra, ma si dovrà risalire fino alla
radice.
a cura del prof. Paolo CROCI
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POTATURA DELLE ROSE
Rose antiche Per le rose antiche, la pratica della potatura non rappresenta un'operazione strettamente
necessaria. Le rose antiche ricadono, infatti, in quel gruppo di piante di tipo informale ad alberello, il
cui pregio principale sono la naturalezza e l'aspetto spontaneo irregolare, quasi selvatico. Se si
eccettua l'eliminazione delle parti secche e vecchie, le rose antiche non presentano particolari
necessita' di potatura; tuttavia, qualche piccolo intervento e' in grado di favorire la produzione di fiori
e la salute delle piante. Dopo 3-4 anni dall'impianto, la crescita della pianta puo' essere agevolata
mediante l'eliminazione di alcuni rami piu' vecchi, tagliandoli alla base e con la cimatura dei rimanenti.
Queste operazioni garantiscono i migliori risultati se eseguite immediatamente dopo la fioritura.
Come per le rose moderne tradizionali, i rami laterali delle rose antiche che hanno prodotto fiori,
possono essere tagliati durante l'inverno, al fine di ottenere una maggiore produzione di fiori la
primavera successiva. Un altro suggerimento e' quello di sfoltire i rami troppo fitti all'interno della
pianta e di accorciare quelli troppo lunghi nel caso in cui si corra il rischio di danni provocati dal vento.
La moltiplicazione per talea Alcune ma non tutte le varieta' di rosa, possono essere propagate per
talea, ottenendo buoni risultati.
a cura del prof. Paolo CROCI
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POTATURA DELLE ROSE
Rosai a cespuglio
Piante giovani
Tutte le rose piantate nel periodo invernale si devono potare all'inizio della primavera. Le
rose piantate invece in primavera si potano quando si mettono a dimora . Si tagliano
tutti i rami danneggiati e quelli che crescono verso l'interno in modo da formare una
specie di scodella . Potare sempre in corrispondenza delle gemme rivolte verso l'esterno.
Si lasciano circa 3-4 gemme.
Piante adulte
Si potano al massimo i rosai sviluppati poco o male, in modo da farli irrobustire. Con una
potatura leggera, infatti, i rami deboli tendono ad allungarsi ancora, indebolendosi
ulteriormente. Si potano invece moderatamente quelli vigorosi, in modo che possano
sfogare la loro esuberanza nella vegetazione e nella fioritura. Una potatura eccessiva di
questi rami, infatti, farebbe crescere un sacco di polloni che toglierebbero linfa ai rami
destinati alla fioritura. Eliminare poi tutti i polloni che si sono sviluppati durante
l'inverno. Tagliare tutti i rami secchi o danneggiati e quelli vecchi. Come regola generale,
devono essere lasciate tre-quattro gemme sui rami più deboli e cinque-sei gemme sui
rami più robusti. Potare sempre in corrispondenza delle gemme rivolte verso l'esterno.
a cura del prof. Paolo CROCI
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POTATURA DELLE ROSE
Rosai ad alberello
Piante giovani e adulte
Le rose ad alberello si potano come i rosai a cespuglio.
Tenere comunque presente le caratteristiche delle
varietà coltivate.
Piante giovani
Le rose rampicanti devono essere potate lasciando i
rami più robusti (si lasciano cinque o sei gemme) e
tagliando i rami più deboli.
Piante adulte
Come già detto, devono essere generalmente potate in
estate, dopo la fioritura. Si tagliano i vecchi rami che
hanno fiorito più di una volta. I rami di un anno devono
essere accorciati a due-tre gemme. Tagliare in ogni caso
tutti i rametti secondari. Eliminare i fiori appassiti e la
vegetazione che fosse nata dalle radici della pianta
innestata.
a cura del prof. Paolo CROCI
Potare sempre in
corrispondenza
delle gemme che
crescono verso
l'esterno.
Tagliare tutti i rami
danneggiati
e quelli che crescono
verso l'interno
in modo da formare
una sorta di scodella
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POTATURA DELLE ROSE
Rosai in miniatura a cespuglio (polyantha)
Piante giovani
Tutte le rose piantate nel periodo invernale si devono potare all'inizio della primavera. Le rose
piantate invece in primavera si potano quando si mettono a dimora.
Il primo anno dopo il rinvaso si taglieranno tutti i rami a tre-cinque gemme secondo la robustezza.
Piante adulte
Eliminare tutti i polloni che si sono sviluppati durante l'inverno. Tagliare tutti i rami secchi e
comunque danneggiati. Come regola generale, devono essere lasciate cinque-sei gemme. Potare
sempre in corrispondenza delle gemme rivolte verso l'esterno.
a cura del prof. Paolo CROCI
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POTATURA DELLE ROSE
Rosai rampicanti
Piante giovani
Le rose rampicanti devono essere potate
lasciando i rami più robusti (si lasciano
cinque o sei gemme) e tagliando i rami più
deboli.
Piante adulte
Come già detto, devono essere
generlamente potate in estate, dopo la
fioritura. Si tagliano i vecchi rami che hanno
fiorito più di una volta. I rami di un anno
devono essere accorciati a due-tre gemme.
Tagliare in ogni caso tutti i rametti secondari.
Eliminare i fiori appassiti e la vegetazione che
fosse nata dalle radici della pianta innestata.
Rosa rampicante giovane. Deve
essere potata asportando o
tagliando vigorosamente i rami più
deboli, mentre quelli più forti
vengono accorciati
Rosa rampicante adulta.
I rami secondari devono essere tutti potati.
Lasciare solo i rami dell'anno più
vigorosi e promettenti..
a cura del prof. Paolo CROCI
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POTATURA DELLE ROSE
CIMATURA ROSA
La cimatura della rosa è quella tecnica con la quale viene asportata la
parte superiore di un ramo o fusto e serve per formare la pianta.
Lo scopo della cimatura della rosa è quello di favorire lo sviluppo delle
gemme laterali che di solito vengono inibite dalla gemma principale che
si trova in alto.
Si possono effettuare due tipi di cimatura:
CIMATURA PRECOCE quando il bocciolo fiorale è appena formato
asportando circa 25 cm di stelo facendo il taglio al di sotto della prima
foglia composta da cinque foglioline; in questo modo la pianta di rosa
reagisce formando pochi steli.
CIMATURA TARDIVA si fa quando il ramo è lignificato e la gemma ha le
dimensioni di un cece. La cimatura delle rose si effettua allo stesso modo
descritto sopra. Con questa seconda cimatura si ottengono getti.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LA PROPAGAZIONE DELLE ROSE
Il sistema più semplice per propagare le rose è
senz'altro la moltiplicazione per talea, sia perchè
questa tecnica è facilmente realizzabile anche da un
amatore alle prime armi, sia perchè può essere
applicata con buoni risultati praticamente a tutte le
specie di rosa, dalle specie tipiche alle rose arbustive
tradizionali, dalle sarmentose a quelle in miniatura,
senza che si verifichino gli inconvenienti legati all'altro
grande metodo di moltiplicazione, cioè l'innesto.
Infatti operare un innesto richiede esperienza ed
abilità, tra l'altro, nello scegliere fusti idonei e nel
praticare l'incisione nella corteccia. Inoltre, talvolta le
piante moltiplicate per innesto possono inselvatichire.
In questo caso sotto il punto d'innesto si sono
sviluppati germogli, la cui crescita è più veloce
rispetto alla parte innestata soprastante. Se questi
germogli selvatici prendono il sopravvento causano
l'indebolimento e determinano una crescita stentata
o persino alla morte della vegetazione superiore,
quella sviluppatasi dall'innesto da noi operato.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LA PROPAGAZIONE DELLE ROSE
Il periodo migliore per moltiplicare le rose con la tecnica della talea è compreso tra le ultime
settimane d'agosto e le prime di settembre, anche se alcuni autori sostengono che il periodo di
tempo nel quale effettuare le talee si protrae fino ad ottobre, anzi che è proprio ottobre il mese
più adatto per la moltiplicazione per talea delle rose. Le talee si prelevano da un ramo
semilignificato. Esse devono avere una lunghezza minima compresa tra i 10-15 cm e devono
essere abbastanza robuste.
E' molto importante rivolgere la nostra attenzione alle modalità con le quali viene effettuato il
taglio. Il taglio con il quale vengono preparate le talee deve essere netto e praticato sotto il
nodo. Il nodo è quella parte del fusto dove troviamo le gemme e le foglie, ed è infatti dal nodo
che si svilupperanno le radici, una volta che la talea avrà attecchito. Le talee, prima di essere
impiantate, devono essere private di quasi tutte le foglie, eccetto quelle che si trovano nella
parte apicale, che dovranno comunque essere tagliate trasversalmente a meta. Questa
operazione permette di ridurre enormemente la traspirazione, ovvero la perdita di liquidi che
avviene attraverso le foglie; senza questo artificio la talea si impoverirebbe eccessivamente di
liquidi e l'attecchimento potrebbe essere più difficoltoso. Per ridurre le possibilità di insuccesso
è consigliabile inoltre trattare le talee con ormoni radicanti. La procedura è molto semplice:
infatti è sufficiente immergere la base delle talee negli ormoni radicanti e procedere
immediatamente dopo alla piantagione.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LA PROPAGAZIONE DELLE ROSE
La piantagione si effettua in contenitori abbastanza profondi perché la talea
deve essere interrata per circa 2/3 della sua lunghezza. La piantagione può
essere effettuata indifferentemente in un grande contenitore che ospita un
gran numero di talee oppure in vasetti singoli. Le talee dovranno rimanere
in questa collocazione dai 12 ai 24 mesi, secondo il grado di sviluppo delle
pianticelle.
La procedura di espianto sarà diversa se le talee sono state coltivate in
singoli vasi o insieme in un unico contenitore. Ogni talea che avrà attecchito
nel proprio vasetto potrà essere posta a dimora o collocata in un vaso più
grande direttamente col pane di terra, e non andrà incontro ad una crisi di
trapianto, dato che l'apparato radicale rimane integro. Questa operazione
può essere effettuata in qualsiasi periodo dell'anno senza alcuna difficoltà,
appunto perché non viene alterata integrità del pane di terra e delle radici.
Invece, quando espiantiamo le talee che hanno attecchito in un unico
contenitore, è impossibile conservare il pane di terra e l'integrità delle
radici a causa del groviglio di radici che si è formato nel terreno. Questo è il
motivo per cui questa operazione dovrà essere effettuata necessariamente
in inverno, nel periodo di riposo vegetativo.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LA PROPAGAZIONE DELLE ROSE
Il terriccio dove vengono poste le talee di rosa deve
possedere requisiti di leggerezza e permeabilità all'acqua.
Una composta leggera facilita la radicazione; infatti le radici
della pianta penetrano agevolmente in questo substrato
mentre un substrato molto compatto rallenterebbe la
radicazione e lo sviluppo generale della pianta. Inoltre un
substrato leggero facilita la circolazione dell'aria e
dell'acqua.
La permeabilità all'acqua implica l'assenza di ristagni:
l'acqua in eccesso deve defluire via dai fori di scolo del
vaso. In un terriccio pesante, ciò non si verifica,
l'attecchimento delle talee di rosa è fortemente
pregiudicato, perché si fa concreta la possibilità di
marcescenza delle talee.
Il terriccio consigliato per le talee di rosa è composto da
torba e sabbia in parti uguali. Inoltre la torba, avendo un
alto potere di assorbimento, assicura alle talee quella
umidità necessaria in un periodo stagionale dove le
temperature sono molto alte.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LA PROPAGAZIONE DELLE ROSE
Le talee, subito dopo la piantagione, trovano una situazione climatica che non è svantaggiosa di per
se, ma può comunque creare loro problemi. L'esposizione alla luce diretta del sole deve essere
evitata ponendo il contenitore con le talee in un luogo parzialmente ombreggiato. Questo
accorgimento consente di evitare alle talee una eccessiva traspirazione. Infatti esse, non avendo
ancora un apparato radicale, non potrebbero assorbire la quantità d'acqua di cui abbisognano, ed
esaurirebbero velocemente le sostanze di riserva presenti al loro interno. In queste condizioni lo
sforzo richiesto per attecchire sarebbe enorme.
L'alta temperatura ambientale che si registra tra la fine di agosto e l'inizio di settembre non è
oggettivamente un elemento negativo: infatti temperature abbastanza alte facilitano la radicazione
delle talee. Però le alte temperature aumentano la possibilità che il terriccio rilasci molta
dell'umidità, necessaria alle talee per radicare. Per evitare questo inconveniente è sufficiente
collocare le talee in un luogo meno esposto ai raggi solari ma sarà fondamentale annaffiare le talee
molto spesso in modo tale che il terriccio sia costantemente umido.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
MALATTIE DELLA ROSA CAUSATE DA FUNGHI
BOTRITIS CINEREA
Le foglie della rosa si presentano ricoperte da una caratteristica
muffa grigia Questa malattia è causata da un fungo, la Botritis
cinerea detta anche "muffa grigia" che può attaccare tutte le parti
della pianta.
Nel caso più grave i boccioli fiorali si piegano. talora i petali possono
presentare delle piccole macchie brune.
Rimedi: poichè è un fungo molto frequente nelle rose che si
manifesta se non si effettuano gli opportuni accorgimenti di
disinfezione quando vengono aperte delle ferite nella pianta
volontariamente (potatura, ecc.) o involontariamente, è bene fare
dei trattamenti preventivi oltre che agronomici (eliminazione delle
parti colpite dal roseto e fare in modo che nella pianta non ristagni
l'acqua) a base di specifici antibotritici quali i Benzimidazoli o i
Dicarbossimidici o con fungicidi a più ampio spettro d'azione quali
Diclofuanide, Ttiran ed altri.
Dopo la potatura si consiglia di trattare sempre le rose o con
l'impiego di Poltiglia bordolese o con i fungicidi indicati sopra.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
TICCHIOLATURA
Le foglie delle rose si presentano macchiate di nero
Questa malattia è dovuta ad un fungo la Diplocarpon
rosae detta "macchia nera".
Come conseguenza dell'attacco la pianta di rosa appare
defoliata e fortemente indebolita. La malattia si
manifesta con numerose macchie sulle foglie da pochi
mm a 3 cm, rotondeggianti isolate e via via confluenti di
colore viola nerastro. Le foglie colpite alla fine
ingialliscono, si accartocciano e cadono prematuramente.
La patologia si manifesta anche sui piccioli e sui giovani
germogli. Le foglie più vecchie sono in genere meno
sensibili al fungo.
Rimedi: come sempre la lotta è sia agronomica che
chimica: eliminare parti morte della pianta di rosa e dal
terreno circostante, evitare i ristagni d'acqua sulla pianta
e mantenerla sempre ben aerata. La lotta chimica va
effettuata con prodotti quali i Benzimidazoli, Triforine,
Clorotalonil, Mancozeb o Maneb.
Bisogna ricordare che se non si vuole ricorrere a prodotti
chimici ha una certa efficacia anche il trattamento con
Bicarbonato di sodio.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
RUGGINE
Si manifesta in genere in primavera sui germogli e sui piccioli delle rose:
piccole pustule di colore aranciato che provocano la deformazione delle
parti colpite.
A distanza di un mesetto si osservano nelle parti colpite macchie gialle /
rossastre irregolari
Rimedi: una prima pratica di lotta consiste nel potare le parti colpite
delle rose tempestivamente ed il loro allontanamento dalla pianta e dal
terreno.. Se ciò non è possibile, intervenire d'inverno con prodotti a
base di rame in maniera energica o con polisolfuri.
Durante il periodo vegetativo o alla schiusa dei boccioli della rosa, si
consiglia di effettuare trattamenti con Poltiglia bordolese o Ossicloruri di
rame (tenendo comunque presente che i prodotti a base di rame
possono macchiare i boccioli e bruciare i petali) o Ditiocarbammati.
Molto efficaci sono anche i prodotti sistemici quali Triforine e
l'Ossicarbossina. Tenete però presente che questi prodotti vanno prima
testati per verificare se la cultivar di rosa che si vuole trattare non è
sensibile a tali composti chimici.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
OIDIO O MAL BIANCO
Questa malattia è provocata da un fungo la Sphaerotheca pannosa
var. rosae ed interessa tutte le parti della pianta ma predilige le
parti più tenere. La patina biancastra è il micelio del fungo
Rimedi: si consiglia in ogni caso di intervenire con prodotti
specifici a base di Zolfo, Dinocap, Pirazophos, Propiconazole
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
PERONOSPORA
Tutte le parti aeree della pianta di rose possono essere attaccate
Rimedi: la lotta contro questo parassita deve essere non solo chimica ma è
possibile impostare anche idonee tecniche colturale che ne limitano
l'insorgenza. Infatti, il fungo si sviluppa bene con elevata umidità pertanto
è opportuno adottare tutti gli accorgimenti per evitare i ristagni idrici . La
lotta chimica una volta preventiva con prodotti a base di Diticarbammati
ed altri si è evoluta con l'utilizzo di prodotti sistemici (che entrano in
circolo nella pianta) appartenenti al gruppo delle Fenilammidi e del
Dimetomorf.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
MALATTIE DELLE ROSE CAUSATE DA INSETTI O ACARI
CICALINA
Si notano delle macchie chiare sulle
foglie e sui germogli delle rose,
marmorizzate e sfumate
specialmente lungo le nervature e
nella parte centrale della foglie ed
insetti che saltellano
Rimedi: intervenire sulle rose con
insetticidi specifici a base di Acefate,
Piretro o Diazinone anche se il più
delle volte non è opportuno trattare.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
AFIDI
Sia sulle foglie che sui germogli della rosa compaiono dei
piccoli insetti che saltano e volano. Le foglie, i germogli, i
boccioli fiorali risultano deformati e non crescono. Presenza
di melata. Se notate sulla pianta di rosa degli insetti che
saltellano e volano potrebbe trattarsi di afidi i cosiddetti
"pidocchi delle rose" (Macrosiphum rosae L). Osservateli con
una lente di ingrandimento e confrontateli con la foto a lato,
sono inconfondibili, non ci si può sbagliare.
Rimedi: trattare le rose con antiparassitari specifici
facilmente reperibili da un buon vivaista
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
RAGNETTO ROSSO
Se le foglie della rosa iniziano ad ingiallire e
successivamente a queste manifestazioni si accartocciano,
assumono un aspetto quasi polverulento e cadono.
Osservando attentamente si notano anche delle sottili
ragnatele soprattutto nella pagina inferiore delle foglie.
Con questa sintomatologia siamo molto probalbilmente in
presenza di un attacco di ragnetto rosso, un acaro molto
fastidioso e dannoso.
Rimedi: aumentare la frequenza delle nebulizzazioni alla
chioma (la mancanza di umidità favorisce la loro
prolificazione) ed eventualmente, solo nel caso di
infestazioni particolarmente gravi, usare un insetticida
specifico. Se la pianta non è particolarmente grande, si
può anche provare a pulire le foglie della pianta di rosa per
eliminare meccanicamente il parassita usando un
batuffolo di cotone bagnato e insaponato. Dopo di che la
pianta delle rose va risciacquata molto bene per eliminare
tutto il sapone.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
MALATTIE DELLA ROSA CAUSATE DA VIRUS
MOSAICO DELLA ROSA
Le foglie di rosa si presentano con una sorta di disegno che sembra un
mosaico, cloritiche / gialle, maculature anulari, con le nervature più
chiare. Trattasi di un attacco virale. La più diffusa virosi della rosa è dovuta
al virus genericamente noto come "Mosaic rose".
In genere i fiori della rosa non mostrano decolorazioni ma malformazioni,
ritardi nella fioritura, boccioli fiorali più piccoli della norma.
Rimedi: se siamo certi che si tratta di virus (consultate degli esperti), non
esiste cura che possa essere fatta in pieno campo. E' necessario asportare
le rose colpite ed allontanarle celermente dalle altre piante.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
CARENZE NUTRIZIONALI DELLE ROSE
CARENZA DI AZOTO
In caso di carenza di azoto i sintomi principali che la
rosa manifesta sono un indebolimento dello sviluppo,
foglie con colori giallo-rosso-verde di piccole
dimensioni e fiori più piccoli del normale.
CARENZA DI FOSFORO
La carenza di fosforo invece provoca un rallentamento
della crescita, colore verde scuro delle foglie, radici
poco sviluppate e ridotta produzione di fiore.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
CARENZE NUTRIZIONALI DELLE ROSE
CARENZA DI POTASSIO
Se noterete che la parte della punta e dei contorni delle foglie
della rosa diventano scure, i boccioli e gli steli assumono un
colore marrone, si indeboliscono fino ad arrivare alla morte, il
problema sarà provocato da una carenza di potassio.
CARENZA DI MAGNESIO
Anche la carenza di magnesio può essere molto dannosa, in
questo caso le foglie assumono un colore più chiaro per poi, col
passare del tempo, presentare parti morte con la conseguente
caduta precoce. Anche il colore dei fiori risulta meno marcato.
CARENZA DI CALCIO
La carenza di calcio si manifesta con l’ingiallimento delle foglie
e un rallentamento dello sviluppo della rosa.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ROSE
CARENZE NUTRIZIONALI DELLE ROSE
CARENZA DI FERRO
Le foglie più giovani della rosa presentano delle
decolorazioni tra le nervature Questo sintomo è molto
frequente nei nostri terreni. Trattasi di carenza di Ferro o
meglio, il Ferro può anche essere presente nel terreno ma
per diverse ragioni la pianta di rosa non riesce ad
assimilarlo: poca aerazione del terreno, eccessi idrici,
salinità elevata, eccessi di Mn, Zn, o fosfati, temperature
elevate o troppo basse del terreno.
Rimedi: somministrare alle rose dei chelati di Ferro alle
foglie o al terreno. Ripetere l'operazione nel tempo
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
Le Ortensie coltivate più
spesso nei nostri giardini
sono l'Hydrangea
macrophylla o l'Hydrangea
hortensische, ma è una
pianta che appartiene ad
una famiglia di 80 specie con
aspetto diverso,
dall'arbustivo al rampicante
sempreverdi o a foglie
decidue.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
CLIMA E TERRENO
Le ortensie sono piante generose, forti ed estremamente adattabili. Amano l'ombra, ma crescono bene
anche al sole, vivono quasi in ogni tipo di terreno e le uniche due condizioni inderogabili sono un regolare
apporto d'acqua ed un buon drenaggio. Una terra grassa e ricca è preferibile ad una sabbiosa e povera di
humus, che potrà comunque andar bene con l'aggiunta di un compost o letame. Le ortensie prediligono
terreni acidi. Non temono i rigori dell'inverno e generalmente resistono bene sino ai sei o sette gradi sotto
zero.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
IMPIANTO DELLE ORTENSIE
Il periodo migliore per l’impianto è ottobre – novembre o marzo mescolando torba sub acida a letame
maturo.
IRRIGAZIONE
Nel periodo primaverile-estivo le annaffiature delle ortensie devono essere abbondanti e frequenti, in
modo che il substrato sia sempre umido evitando ristagni.
E' inoltre consigliabile nebulizzare spesso la chioma (con acqua non calcarea) per creare un ambiente
umido congeniale alla pianta, stando però attenti al fatto che un'eccessiva umidità può favorire lo
sviluppo di muffe e parassiti.
CONCIMAZIONE
Nel periodo primaverile-estivo è opportuno concimare la nostra ortensia una volta alla settimana
aggiungendo un concime liquido all'acqua d'irrigazione.
L'ortensia è una pianta che asporta una grande quantità di Potassio. Si è calcolato che in media il
rapporto di asportazione annuo di N:P.K (Azoto:Fosforo:Potassio) è di 1 : 0,7 : 2,3 pertanto è consigliabile
distribuire un concime che segua questa regola, vale a dire un titolo alto in Potassio.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
MOLTIPLICAZIONE
Le ortensie di propagano per talea.
Quando termina la fioritura, si possono prelevare delle
talee apicali da rami fioriferi, lunghe circa 10-15 cm.
Si raccomanda di tagliare con una lametta o con un
coltello affilato per evitare le sfilacciature dei tessuti.
Abbiate cura che l'attrezzo che usate per il taglio sia pulito
e disinfettato (preferibilmente alla fiamma) per evitare di
infettare i tessuti.
Dopo aver eliminato le foglie poste più in basso, si
immergere la parte tagliata in una polvere rizogena per
favorire la radicazione.
Successivamente si sistemano le talee delle vostre
ortensie in una composta formata da una parte di terriccio
fertile, una di sabbia grossolana.
Fate dei buchi con una matita, tanti quante sono le talee
fogliari e sistematele come indicato nella foto.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
Abbiate cura successivamente di compattare delicatamente il terriccio.
La cassetta o il vaso si ricoprono con un foglio di plastica trasparente (o un
sacchetto messo a cappuccio) avendo cura di tenere il terriccio sempre
leggermente umido (annaffiare sempre senza bagnare la piantina in
radicazione con acqua a temperatura ambiente e non calcarea). Ogni
giorno togliete la plastica, controllate l'umidità del terreno ed eliminate
dalla plastica la condensa. Una volta che iniziano a comparire i primi
germogli (dopo circa 40 gg), vuol dire che la talea di ortensia ha radicato. A
quel punto si toglie la plastica e si trasferiscono, con lo stesso tipo di
terriccio, in piccoli vasi di terracotta (se le avete fatte radicare in cassette)
di 10 cm di diametro, che si collocano all'aperto e all'ombra, ma al riparo
dal freddo e dalle correnti d'aria.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
il colore dei fiori delle ortensie può cambiare in base al ph del terreno che ospita la pianta: nei terreni più
acidi (con pH compreso fra 5,00 e 5,5) i fiori della gran parte delle varietà di ortensie sono blu, mentre in
quelli con pH compreso fra 5,5 e 6,5 sono di colore malva o rosso magenta e in quelli più alcalini (con pH fra
6,5 e 7) sono di colore rosa.
Il colore delle piante può però variare anche in funzione dell’utilizzo di alcuni fertilizzanti o dell’aggiunta di sali
minerali; ne consegue che possiamo noi stessi indurre queste variazioni aggiungendo al terreno le sostanze
giuste. Vediamo come:
Dal rosa al blu
Se vogliamo cambiare il colore delle ortensie da rosa a blu ci basterà somministrare con l’acqua delle
bagnature 125-200 grammi di zolfo bagnabile per metro quadrato. Allo stesso scopo è utile mischiare al
terriccio una certa quantità di torba acida. In alternativa è possibile irrigare, nei mesi di marzo, aprile e
maggio, con solfato di alluminio (1,5-3 grammi ogni litro di acqua), metodo, quest’ultimo, che permette di
ottenere più velocemente il risultato voluto.
Per mantenere il terreno acido utilizzate fertilizzanti a basso contenuto di fosforo e ad elevato tenore di
potassio e azoto.
a cura del prof. Paolo CROCI
64
LE ORTENSIE
Dal blu al rosa
Per cambiare il colore delle ortensie dal blu al rosa
occorre invece aggiungere al terriccio una soluzione di
calce spenta (1,5-3 grammi per litro di acqua) o di
dolomite (200 grammi per metro quadrato) nei mesi di
marzo, aprile e maggio. Attenzione però a non
esagerare con le dosi; un’eccessiva alcalinità del
terreno potrebbe causare clorosi di fiori e foglie.
Per mantenere il terreno alcalino utilizzate un
fertilizzante ad alto contenuto di azoto.
In entrambi i casi gli interventi descritti dovranno
sempre interessare il terreno; non bisogna mai
spruzzare foglie e fiori con le soluzioni indicate, pena il
loro danneggiamento.
Quanto detto non vale però per le ortensie di colore
bianco, che non possono cambiare colore.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
Hydrangea arborescens
Grandiflora
Altezza: raggiunge circa i 150 centimetri
Foglia: verde brillante, ovale, ruvida sul lato superiore,
margine seghettato
Fioritura: abbondante, da giugno a settembre
Infiorescenza: bianco puro, convessa, taglia mediopiccola
Oltre alla moltitudine di fiori ed al lungo periodo di
fioritura ha il vantaggio di essere molto resistenze, sia
al gelo che ai periodi più asciutti.
Fiorendo sulla vegetazione dell’anno, consente ampi
margini di potatura: potature drastiche (20-30
centimetri da terra) daranno cespugli compatti e
tondeggianti con fiori globosi di notevoli dimensioni,
mentre potature meno severe porteranno ad un
cespuglio più alto, con più fiori ma più piccoli.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
Annabelle
Altezza: raggiunge il 120 centimetri circa
Foglia: ovale, sottile e liscia, margine seghettato
Fioritura: dalla fine giugno ai primi freddi
Infiorescenza: bianca, globosa, grande taglia, gira
al verde certosino alla fine dell'estate.
Probabilmente la più bella cultivar di arborescens
conosciuta fino ad oggi. Spettacolare per gli enormi
fiori tenuti comunque ben eretti dai forti rami, talvolta
rossicci. Le dimensioni delle infiorescenze possono
essere facilmente controllale con un'adeguata
potatura (semplice la regola: minore la potatura, più
piccoli i fiori). Arbusto vigoroso (la distanza tra i nodi
può raggiungere i 20 cm o più), dal portamento
sciolto, necessita di adeguati spazi per mostrarsi in
tutto il suo splendore.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
Hydrangea Paniculata
Tardiva
Altezza: intorno ai 200 centimetri
Foglia: piccola, ovale, setolosa, margine seghettato
Fioritura: dalla fine di luglio ai primi freddi
Infiorescenza: paniceli formati da fiori fertili e sterili,
concentrati questi ultimi verso la base del panicelo e
composti dai quattro sepali bianchi sovrapposti.
Hydrangea dalla fioritura molto tarda, tuttavia differente a
seconda delle zone e fasce climatiche, che raggiunge
l'apice a metà settembre e continua, diminuendo, sino ad
ottobre. I fiori, bianchi, si colorano di rosa-crema con il
procedere della stagione. Sconosciute le origini.
a cura del prof. Paolo CROCI
68
LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
Grandiflora
Altezza: raggiunge i 300 centimetri
Foglia: ovale, verde scuro, seghettatura ai margini
Fioritura: da giugno a settembre
Infiorescenza: a forma di pannocchia, bianca, si tinge di uno
splendido rosa antico verso la fine della fioritura
Hydrangea di notevole bellezza proprio per le grandi ed
abbondanti infiorescenze a grappoli lunghi anche trenta
centimetri, che appaiono formate di soli fiori sterili,
composti di quattro sepali sovrapposti e di forma ellittica. In
realtà la frequente presenza di api intorno a questi ci rivela
l'erroneità della prima impressione: ad un esame più attento
non sfuggirà infatti l'esistenza di numerosi fiori fertili, anche
se celati dagli sterili. Può essere lasciata crescere come un
grosso e vigoroso cespuglio, oppure essere regolarmente
potata ottenendo un numero minore di infiorescenze ma di
taglia più grande. Probabilmente la più popolare tra le
paniculate, il rosa antico dei suoi fiori aggiunge un che di
prezioso ai colori autunnali dei giardini
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
H.paniculata fa parte del gruppo degli arbusti spoglianti che fioriscono sulla
vegetazione dell’anno: potandoli all’inizio della primavera produrranno getti
vigorosi che fioriranno in estate. Condizione essenziale è una potatura a fine
inverno-inizio primavera, in modo che i rami fioriferi abbiano molto tempo a
disposizione per svilupparsi: questa potatura può consistere semplicemente
nel taglio fino a 2-3 gemme dalla base di tutta la vegetazione il che garantirà
un cespuglio alto fino ad 1 metro con meno infiorescenze di dimensioni più
grandi; in alternativa si può lasciar crescere un’impalcatura legnosa fino alla
altezza desiderata per poi potare la vegetazione in prossimità
dell’impalcatura ogni primavera, ottenendo delle forme di allevamento più
alte. Possiamo anche non intervenire assolutamente con la potatura e
lasciare la pianta libera di assumere una ampia ed alta forma arbustiva, ma
nel tempo l’arbusto si trasformerà in un cespuglio scompigliato e pieno di
ramoscelli con conseguente deterioramento della quantità e qualità dei
fiori: potremo tuttavia intervenire con la potatura per riordinarlo affidandosi
alla notevole versatilità di queste piante.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
Hydrangea Macrophylla Nana
Pia
Altezza: dai 40 ai 50 centimetri circa
Foglia: verde scuro, ovale, margine seghettato, si tinge di
rosso-marrone in
autunno
Fioritura: giugno- settembre
Infiorescenza: globosa, rosa brillante.
Hydrangea dalle origini sconosciute, è tra le più piccole della
specie, molto usata, in roccaglie. I fiori sterili, composti da tre
o quattro sepali serrati e sovrapposti, sono ammassati a
formare infiorescenze vistose, che costituiscono notevoli
macchie di colore. Così chiamata in onore di Pia de Tolomei,
noto personaggio della Divina Commedia.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
Hydrangea Serrata
Blue Bird
Altezza: raggiunge i 150 centimetri
Foglia: ovale, acuminata, margine seghettato
Fioritura: continuata, da giugno ad ottobre
Infiorescenza: lacecap, sepali interi blu o rosa a seconda
dell'acidità o meno del terreno e corimbi di fiori fertili,
anch'essi viranti al blu o al lilla.
Cespuglio originario del Giappone, di media taglia,
altamente decorativo, sia per la possibilità di modificarne
il colore (attraverso il controllo del ph del terreno) sia per
la variopinta "coreografia" offerta dalle foglie, con il loro
verde brillante che si tinge di un grazioso rosso-marrone
sulla punta. Questa hydrangea, i cui fiori emanano un
delicato profumo, predilige le posizioni ombrose.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
Per quel che riguarda le H.macrophylla e H.serrata, che fioriscono sul
legno dell’anno precedente, ci si limita ad una ripulitura del secco, alla
eliminazione degli steli più deboli ed alla rimozione dei fiori secchi
tagliando sopra l’ultima coppia di gemme, che sono quelle che
porteranno i fiori nella stagione successiva: l’opinione comune è che il
vecchio fiore non andrebbe tolto fino a primavera perché si pensa che
esso protegga il nuovo germoglio; tuttavia le lacecap perdono quasi tutti i
loro fiori con il gelo invernale….
E’ anche buona abitudine, nelle piante già di 5 o 6 anni di età, eliminare
circa un terzo dei fusti tagliandoli a livello del suolo, scegliendo quelli più
vecchi che generalmente sono più contorti e molto ramificati: questa
potatura serve per promuovere il rinnovo graduale della pianta, per avere
infiorescenze più grandi, per dare più luce ed aria all’interno, riducendo i
rischi di attacchi da parassiti fungini..
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
Hydrangea Quercifolia
Temiessee Clone
Altezza: intorno ai 200 centimetri
Foglia: ondulata e lobata
Fioritura: da agosto a settembre inoltrato
Infiorescenza: irregolare, allungata e bombata, composta da numerosi
fiori sterili a sepali molto ondulati di color bianco che sfuma in un
verde pallido
Cespuglio originario del Tennessee il cui nome è ancora provvisorio,
presenta nei primi anni di vita un portamento prostrato per cui è
consigliabile un tutore. Splendida pianta dalla fioritura copiosa.
Fiorendo solo sulle gemme apicali differenziate nella stagione
precedente, è assolutamente da evitare la potatura nel periodo
invernale; se proprio volete contenerle o riformarle, intervenite subito
dopo la fioritura (fine luglio).
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
Hydrangea Aspera
Macrophylla
Altezza: intorno ai 300 centimetri
Foglia: verde scuro, ellittica,margine cigliato
Fioritura: giugno-settembre
Infiorescenza: convessa, numerosi fiori fertili viola al
centrocircondati, appena più in basso, dagli sterili bianco
rosati (lacecap)
Caratteristico cespuglio con grandi foglie, vellutate su
entrambi i lati. Di notevoli dimensioni, sia per l'altezza che per
la larghezza, necessita di posizioni ombrose ed ampi spazi, cui
conferisce un aspetto
Queste due specie, entrambe della Sottosezione Asperae, non
amano potature severe in inverno, pena la perdita di buona
parte della fioritura. Meglio, limitarsi ad una potatura di
ripulitura e riordino leggero alla ripresa vegetativa, eliminando
soprattutto i rami danneggiati dal freddo invernale.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE ORTENSIE
VARIETA’ E POTATURA
Hydrangea Rampicante
Petiolaris
Altezza: in condizioni ottimali raggiunge i 25 metri.
Foglia: lucida, ovale, margine seghettato.
Fioritura: abbondante da giugno, ma se la stagione è particolarmente
secca i fiori non durano molto, normalmente tre settimane
Infiorescenza: di forma irregolare, leggermente bombata, i bianchi fiori
sterili sono innalzati sopra i fertili color avorio da lunghi peduncoli.
Bellissimo rampicante a foglia decidua, robusto, non ha particolari
esigenze in fatto di posizione o terreno e supera freddi anche molto
intensi. Adatto ai piedi di grandi alberi (tollera anche la piena ombra),
può essere usato come tappezante o contro muri, ai quali aderisce
come l'edera con radici aeree. Le infiorescenze, traforate come
merletti, si aprono in giugno-luglio tra foglie cuoriformi verde tenero, e
persistono a lungo in posizioni di mezza ombra.
La manutenzione è semplice e spesso si riduce, su esemplari adulti e
ben sviluppati, ad un’eventuale potatura di contenimento subito dopo
la fioritura, che generalmente è abbastanza precoce (maggio-giugno).
Le potature invernali implicano la rimozione delle gemme a fiore, che la
pianta ha differenziato l’anno precedente.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ORTENSIE
Malattie fungine
Muffa grigia
Sintomi: i boccioli non riescono a fiorire; presenza di macchie gialle sulla
foglia.
Cure: potare le parti attaccate dalla muffa ed utilizzare antifungini specifici
reperibili presso i negozi specializzati.
Prevenzione: Assicurarsi di avere un buon drenaggio dell’acqua e fare
attenzione a non bagnare le foglie con l’acqua.
Oidio
Sintomi: presenza di muffa bianca su germogli, foglie, rami.
Cure: antifungini a base di zolfo reperibili presso negozi specializzati seguiti a
potatura delle parti infette.
Prevenzione: fare molta attenzione alla frequenza delle irrigazioni e
controllare che il drenaggio dell’acqua sia sufficiente.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ORTENSIE
Malattie da parassiti
Afidi
Sintomi: presenza di insetti verdi sui boccioli, boccioli che non
riescono a fiorire, indebolimento generale della pianta, presenza di
“melata” , sostanza di rifiuto degli afidi, che favorisce la formazione
di muffe che si solidificano formando una crosta nera sulle foglie.
Cure: si combattono con un antiparassitario specifico acquistabile
presso fiorai o negozi specializzati. Dopo il trattamento si lavano
via le incrostazioni dalle foglie usando un sapone specifico per
piante, reperibile in negozi specializzati.
Acari e ragnetto rosso
Sintomi: Le foglie presentano macchie molto piccole di color
ruggine e piccole ragnatele tra i rami. Le foglie ingialliscono ed i
fiori appaiono danneggiati.
Cure: procurarsi un antiparassitario specifico presso fiorai o negozi
specializzati e seguire le istruzioni.
Prevenzione: fare molta attenzione durante le potature ad evitare
di lasciare filamenti sui rami. Utilizzare sempre forbici o cesoie
disinfettate e ben affilate e fare tagli netti ed obliqui.
a cura del prof. Paolo CROCI
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MALATTIE DELLE ORTENSIE
CARENZE E SQUILIBRI
Foglie che diventano marroni lungo i margini e tendono ad arricciarsi
Questa sintomatologia è indice di annaffiature insufficienti.
Rimedi: regolare le annaffiature.
Ingiallimento più o meno diffuso tra le nervature delle foglie accompagnato da scarso sviluppo e clorosi
dei germogli
In genere è dovuto ad un eccesso di calcare nel terreno, che a sua volta impedisce la corretta assimilazione
del ferro e del manganese (componenti fondamentali della clorofilla, il pigmento verde delle foglie).
Rimedi: è opportuno utilizzare dei terricci leggermente acidi (ricchi di torba) e acqua non calcarea; è utile
somministrare anche del solfato di ferro e manganese o anche dei composti chelanti (che permettono
l'assimilazione del ferro) come il Sequestrene.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
Geranio Zonale:
Questa è la varietà più diffusa; è facilmente riconoscibile in
quanto caratterizzata da portamento eretto, fusti tondi e carnosi
con foglie grandi e tondeggianti, che presentano al loro interno
una zona più scura, da cui deriva il nome “zonale”.
Geranio Edera semplice
Questa varietà è molto utilizzata per l’arredo di balconi e
terrazze, proprio perché, anche in condizioni estreme (poca
terra, esposizione a sole pieno e frequenza non ottimale delle
irrigazioni), essa riesce a darci delle splendide fioriture. Il nome
“edera” è da attribuire a due motivi: il primo è relativo al
portamento pendente che assume la pianta; il secondo, invece,
è dovuto alla somiglianza della foglia, anche se questa, nel caso
del geranio, è più piccola e più tondeggiante. Le colorazioni
classiche sono il rosso, il rosa ed il lilla; ultimamente in
commercio ci sono delle varietà che hanno il fiore bianco e
bianco screziato di rosa. Questo geranio rimane sicuramente una
delle piante più belle e “generose” per i nostri balconi.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
Geranio Edera doppio:
Molto simile a quello semplice, sia per portamento che per esigenze, il
Geranio Edera doppio è ottenuto con un incrocio tra quello edera
semplice e quello zonale. A seconda della varietà, si possono trovare
piante più simili a una o all’altra specie. Meno vigoroso dell’edera
semplice, il G. Edera doppio presenta fiori doppi con una gamma di colori
veramente vasta; le foglie sono più carnose e presentano delle zone più
scure come lo zonale.
Geranio Imperiale:
Questo geranio si sviluppa soprattutto in altezza e presenta un
portamento eretto, una grande quantità di foglie (molto fitte) ed una
fioritura abbondante. I fiori sono molto grossi ed il loro colore varia dal
bianco al viola; il fiore è, inoltre, screziato e presenta molte sfumature.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
Geranio Odoroso:
Queste piante si contraddistinguono per il profumo che
emanano; il portamento, che generalmente è eretto, non
è però compatto come nello zonale. La colorazione della
foglia dipende dal tipo di varietà. La fioritura è meno
generosa rispetto alle altre specie. Per quanto riguarda le
profumazioni possiamo dire che solitamente esse variano
dalla menta al limone, ma ultimamente se ne sono state
selezionate anche
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
Esposizione
Tutti i gerani vegetano bene al sole ma le varietà
imperiali e zonali anche all’ombra, in zone però molto
luminose. Uno dei principali sintomi della mancanza
di luce è la formazione di una grande quantità di
foglie e fusti a discapito della fioritura. L’esposizione
va scelta in base alla posizione geografica in cui ci
troviamo. Più esattamente, nelle regioni di montagna
l’ideale è l’esposizione a sud; nel resto d’Italia è
opportuno, invece, prediligere zone a sud-est, per
evitare che il sole del pomeriggio ustioni le foglie.
Terreno
In commercio ci sono ormai una grande quantità di
terricci, più o meno specifici per gerani. Il terriccio
ideale per il geranio è composto da un miscuglio di
torba bionda e torba bruna, debitamente corrette,
per portare il ph del terriccio attorno a 6.2; con
l’aggiunta di argilla, inoltre, si fa in modo che, anche
nei periodi più caldi, la pianta abbia una buona
riserva d’acqua.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
Vasi
I vasi devono essere scelti in relazione al tipo di
geranio che andremo a piantare. Per le varietà zonali è
consigliato una vaso che rispetti la forma della pianta,
quindi cassette ovali o vasi rotondi; le dimensioni
variano in base alla pianta, da un minimo di 16-18 cm
di diametro fino a oltre 35 cm per le piante più grandi.
Per le varietà pendenti sono consigliate delle cassette
che abbiano una profondità di almeno 18-20 cm, le
piante andranno collocate a distanza di circa 20 cm le
une dalle altre (cassette 40cm 2 gerani, cassette 60cm
3 gerani). Nei vasi penduli, che non devono essere
inferiori ai 16 cm, va messa a dimora una sola pianta.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
Concimazione
La concimazione di base è molto importante per il
geranio. Le migliori soluzioni derivano da un giusto
rapporto tra sostanza organica (humus, letame
molto vecchio) e un concime a cessione
controllata . E’ opportuno ripetere la
somministrazione di sostanza organica anche a
metà del ciclo vegetativo, dopo circa 3-4 mesi. La
frequenza delle concimazioni liquide è
fondamentale; per avere dei bei gerani, l’ideale
sarebbe apportare il giusto nutrimento ogni volta
che si annaffiano le piante, questo per dare loro
una continuità nella crescita e nella fioritura e per
evitare il rischio di procurare stress alla pianta a
causa di un’eccessiva concimazione. E’ importante,
infine, prediligere concimi con una bassa
concentrazione d’azoto, diluire il concime, in modo
che risulti meno concentrato rispetto alle
indicazioni riportate sulla confezione, ed
aumentare la frequenza delle concimazioni.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
Irrigazione
I gerani sono piante da clima arido e per questo motivo soffrono molto
di più il ristagno idrico che non la siccità; evitare quindi il sottovaso
sempre pieno d’acqua. Durante il periodo vegetativo irrigare in modo
regolare le piante, avendo cura di far asciugare bene la terra tra
un’irrigazione e l’altra. Nel periodo che va da giugno a settembre la
frequenza dell’irrigazione sarà giornaliera e si prediligeranno le ore del
mattino. Nel periodo autunnale si sospenderanno le annaffiature.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
Conservare i gerani nel periodo invernale
La scelta delle modalità per conservare i gerani va fatta in relazione
alla regione nella quale si vive.
Al nord le piante devono essere ritirate come segue: sospendere
l’annaffio e la concimazione 15-20 giorni prima di ritirarli; al momento
del ritiro tagliare quasi tutta la parte aerea, per facilitare la formazione
di nuovi rami giovani; irrigare saltuariamente avendo cura che il
terriccio non sia mai fradicio d’acqua.
Con l’inizio della bella stagione, si consiglia di tagliare le radici vecchie
e rovinate, cambiare il terriccio, portare le piante all’esterno,
cominciare a concimare ed irrigare e, dopo 15-20 giorni, spuntare i
nuovi germogli ed eliminare i rami vecchi.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
Moltiplicazione
Dopo un paio di anni le piante sono ormai esaurite e quindi è opportuno sostituire
le vecchie con delle piante nuove. La cosa più semplice è quella di andare in un
garden a comprarle, anche per cambiare colore e varietà. Ma, se siamo affezionati
a quel colore o a quel tipo di fiore, si possono ricavare dai vecchi gerani delle talee,
che riproducono delle piante uguali a quelle vecchie. Le talee di geranio radicano
molto facilmente e le operazioni da effettuare sono semplici: nelle giornate miti,
quando la temperatura varia dai 16 gradi ai 24 gradi, prelevare, con una forbice ben
affilata, la parte apicale della pianta (la grandezza della talea deve variare tra i 5 e i
15 cm, a seconda della varietà del geranio); successivamente eliminare le foglie
basali ed immergere la parte del taglio negli ormoni radicanti; collocare, poi, la
talea in un terriccio ben drenato e molto leggero, che faciliterà la radicazione. E’,
infine, consigliabile vaporizzare le talee appena piantate con dell’acqua, servendosi
di uno spruzzino, in modo tale da diminuire l’evaporazione. Il terriccio dovrà essere
sempre umido ma mai bagnato; dopo circa 20-30 giorni la piantina può essere
trapiantata.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
MALATTIE FUNGINE
Marciume del colletto (Pythium spp.)
Questa malattia, che attacca quasi esclusivamente talee o piante
molto giovani, è dovuta al fungo Pythium che prolifera per l’eccesso
di acqua, per la temperatura del terriccio troppo bassa, per umidità
eccessiva o per ristagni di acqua.
Si manifesta con una fascia nera alla base del gambo.
Intervenire con Propamocarb (Previcur).
- Muffa grigia (Botrytis cinerea)
Questa malattia si manifesta come una muffa grigia che copre varie
parti della pianta, ma anche foglie e fiori caduti sul terreno; le foglie
presentano macchie a V e lo stelo si necrotizza.
Le cause sono la troppa umidità, il drenaggio insufficiente e la
mancanza di ventilazione.
Evitare l’umidità eccessiva sia del terriccio che dell’ambiente, tenere
le piante ben distanziate e, in periodo di concimazioni, dare un
concime ricco di potassio e scarso di azoto.
Intervenire con prodotti a base di Iprodione.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
MALATTIE FUNGINE
- Ruggine (Puccinia pelargoni zonali)
Questa malattia attacca esclusivamente i pelargoni zonali e si
presenta con macchie gialle sulle foglie che corrispondono, nella
pagina inferiore, a punti color ruggine; è favorita dalle temperature
che si aggirano sui 20 gradi.
Si contrasta l’infezione tagliando ed eliminando le foglie colpite e
irrorando prodotti a base di Bitertonol (Baycor).
- Marciume basale delle talee (Rhizoctonia solani)
Questa malattia è favorita da un’alta umidità e salinità nel terriccio.
La pianta rallenta lo sviluppo, le foglie appassiscono e lo stelo
annerisce.
Trattare con prodotti a base di Tolciofos-methyl.
- Tracheomicosi
Questa malattia spesso viene confusa con l’attacco della cacyreus
marshalli: le foglie della pianta ingialliscono, il geranio deperisce e il
fusto si annerisce.
Ad attaccare la pianta però non è un parassita animale, ma uno
vegetale, il Verticillum albo-atrum.
Trattare preventivamente con Benomyl e Carbendazim.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
MALATTIE BATTERTICHE
-Galle (Corynebacterium fascians)
Si presentano sotto forma di rigonfiamenti tondeggianti, si possono
vedere a livello del terreno ma anche sul fusto dove vi sia stato un taglio o
una ferita.
Sono i pelargoni zonali ad essere colpiti più frequentemente da questa
patologia.
Evitare l’eccesso di umidità.
- Batteriosi (Xanthomonas campestris pv pelargonii)
L’origine di questa malattia è la diffusione di materiale infetto.
Le foglie presentano zone triangolari gialle fra le venature più grosse, ne
deriva un appassimento "ad ombrello" dei bordi fogliari. Il fusto si
necrotizza.
Eliminare velocemente le piante infette, trattare con prodotti a base di
rame.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
INSETTI
COCCINIGLIA
Macchie brune sulla pagina inferiore delle foglie potrebbero significare che
siete in presenza di Cocciniglia ed in particolare della Cocciniglia bruna. Per
essere certi, si consiglia di fare uso di una lente di ingrandimento e si
osservano. Confrontatele con la foto al lato. Sono caratteristiche, non ci si
può sbagliare. Inoltre se provate a toglierle con un'unghia, vengono via
facilmente.
Rimedi: toglietele con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o se la pianta
è grande ed in vaso, potete lavarla con un acqua e sapone neutro strofinando
molto delicatamente con una spugna per rimuovere i parassiti, dopo di che la
pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone. Per le piante
più grandi e piantate all'aperto, potete usare degli antiparassitari specifici
reperibili da un buon vivaista.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
INSETTI
COCCINIGLIA FARINOSA
Macchie sulla pagina inferiore delle foglie potrebbero significare che
siete in presenza di Cocciniglia farinosa. Per essere certi, si consiglia
di fare uso di una lente di ingrandimento e si osservano.
Confrontatele con la foto al lato. Sono caratteristiche, non ci si può
sbagliare. Inoltre se provate a toglierle con un'unghia, vengono via
facilmente.
Rimedi: toglietele con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o se
la pianta è grande ed in vaso, potete lavarla con un acqua e sapone
neutro strofinando molto delicatamente con una spugna per
rimuovere i parassiti, dopo di che la pianta va risciacquata molto
bene per eliminare tutto il sapone. Per le piante più grandi e
piantate all'aperto, potete usare degli antiparassitari specifici
reperibili da un buon vivaista.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
INSETTI
RAGNETTO ROSSO
Se le foglie iniziano ad ingiallire e successivamente a queste
manifestazioni si accartocciano, assumono un aspetto quasi
polverulento e cadono. Osservando attentamente si notano anche
delle sottili ragnatele soprattutto nella pagina inferiore delle foglie.
Con questa sintomatologia siamo in presenza di un attacco di
ragnetto rosso, un acaro molto fastidioso e dannoso.
Rimedi: aumentare la frequenza delle nebulizzazioni alla chioma (la
mancanza di umidità favorisce la loro prolificazione) ed
eventualmente, solo nel caso di infestazioni particolarmente gravi,
usare un insetticida specifico. Se la pianta non è particolarmente
grande, si può anche provare a pulire le foglie per eliminare
meccanicamente il parassita usando un batuffolo di cotone bagnato
e insaponato. Dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per
eliminare tutto il sapone.
a cura del prof. Paolo CROCI
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I GERANI
INSETTI
AFIDE
Se notate dei piccoli insettini mobili di
colore bianco-giallastro-verdastri siete
quasi sicuramente in presenza di afidi o
come comunemente sono chiamati
"pidocchi". Osservateli con una lente di
ingrandimento e confrontateli con la
foto a lato, sono inconfondibili, non ci si
può sbagliare.
Rimedi: trattare la pianta con
antiparassitari specifici facilmente
reperibili da un buon vivaista.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
MIMOSA
Questo tipo di arbusto necessita di un clima mite per essere coltivato all'aperto, poichè teme le gelate,
soprattutto se prolungate e di forte intensità; quindi nelle zone con inverni molto rigidi le mimose vengono
coltivate in vaso o in serra fredda. Necessitano comunque di un buon terreno fresco, ben drenato ma non
sassoso o sabbioso; prediligono un buon terriccio universale ricco, mescolato con del concime organico e
con piccole quantità di pietra pomice, che garantisce il rapido defluire dell'acqua.
Si tratta di un arbusto che in natura raggiunge tranquillamente i 4-5 metri di altezza, quindi gli esemplari
coltivati in vaso andranno posti in contenitori ampi e capienti, e potati regolarmente dopo la fioritura, per
evitare uno sviluppo eccessivo.
Necessitano di annaffiature regolari e frequenti, che mantengano il terreno sempre leggermente umido;
quindi da marzo a ottobre le annaffiature saranno molto frequenti, ed intensificheremo la fornitura d'acqua
durante i mesi più caldi dell'anno. Durante i mesi autunnali e invernali invece le annaffiature possono essere
quasi nulle, anche se è bene controllare il terreno ai piedi della pianta per evitare che rimanga asciutto per
periodi di tempo eccessivamente prolungati. Le mimose infatti temono la siccità, dovremo quindi evitare che
la pianta rimanga completamente all'asciutto, soprattutto durante i mesi caldi, ma anche in inverno;
facciamo particolare attenzione agli esemplari coltivati in vaso, poichè il terreno in esso contenuto può
prosciugarsi completamente in un lasso di tempo assai breve.
Cure particolari
Come detto prima se necessario le mimose vengono potate dopo la fioritura, anche se gli esemplari coltivati
in piena terra in genere vengono lasciati crescere senza potature; per quanto riguarda le mimose coltivate in
vaso invece una potatura annuale è necessaria, per evitare che con l'andare del tempo l'arbusto si svuoti
nella parte inferiore del fusto.
Queste piante sono abbastanza resistenti alle malattie, ma talvolta vengono attaccate dagli afidi o dagli
acari; in genere una vaporizzazione della chioma con acqua e sapone molle può essere sufficiente a
scongiurare la presenza di parassiti.
Ricordiamo di arricchire periodicamente il terreno in cui coltiviamo la nostra mimosa; per quanto riguarda le
piante poste in piena terra ogni fine inverno spargeremo ai piedi della mimosa del concime organico ben
maturo, o anche del concime granulare a lenta cessione, zappando leggermente il substrato. Invece alle
mimose coltivate in vaso possiamo fornire del concime per piante da fiore, ogni 12-15 giorni, da marzo a
ottobre, mescolato all'acqua delle annaffiature.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
ACERO PALMATO
Si tratta di alberi ben adattati alla coltivazione in Italia, prediligono posizioni soleggiate, o
semiombreggiate, possibilmente ai piedi di arbusti più alti, in modo che godano della protezione delle
piante più alte. Non temono il freddo, anche se è consigliabile posizionarli in luogo non battuto dal
vento.
Prediligono terreni ricchi e sciolti, molto ben drenati, senza eccessive richiesti in termini di ph; le giovani
piante da poco a dimora necessitano di annaffiature regolari durante la primavera e l'estate, da fornire
non appena il terreno sia ben asciutto; evitiamo di annaffiare in inverno, quando la pianta è in completo
riposo vegetativo,e riprendiamo non appena vediamo gonfiarsi i germogli. Quando il nostro acero è a
dimora da alcuni anni possiamo aspettarci che si accontenti dell'acqua fornita dalle precipitazioni,
anche se è il caso di intervenire quando la siccità estiva si prolunga per molti giorni.
Non amano particolarmente il caldo molto intenso, asciutto ed afoso, quindi se viviamo in una zona con
clima estivo torrido posizioniamo il nostro acero in luogo semiombreggiato, in modo che ogni giorno
abbia qualche ora di refrigerio dal caldo.
Si coltivano anche in vaso, visto che non producono un apparato radicale cospicuo; ovviamente gli
esemplari coltivati in vaso necessiteranno di un poco più di cure rispetto ai cugini posti in piena terra.
Gli aceri palmati sono molto apprezzati anche come bonsai.
a cura del prof. Paolo CROCI
97
LE PIANTE IN GIARDINO
CORBEZZOLO
I corbezzoli prediligono pozioni ben soleggiate, soprattutto nelle regioni con inverno rigido;
possono sopportare temperature inferiori allo zero, e anche gelate prolungate e di entità
abbastanza intensa. Nelle zone dove gli inverni sono veramente molto freddi, in montagna ad
esempio, è consigliabile proteggerli durante le settimane più fredde dell'anno, per evitare che
il fogliame ed i fiori vengano danneggiati.
Questi arbusti necessitano di un buon terriccio fresco, profondo e ricco di materia organica;
quindi quando li poniamo a dimora ricordiamo di preparare la buca mescolando al terreno
dello stallatico ben maturo, ed anche un pochino di sabbia e del terriccio per piante acidofile;
soprattutto se abbiamo un terreno molto argilloso o eccessivamente compatto.
Cure colturali
Questi arbusti sono abbastanza facili da coltivare, soprattutto perchè nella nostra penisola
vivono anche allo stato selvatico; in giardino può capitare che non trovino sufficiente spazio
per allargare le loro radici, è quindi importante controllare che in estate ricevano una buona
quantità d'acqua, se le condizioni climatiche sono particolarmente siccitose. Quindi se non
piove per almeno 18-25 giorni forniamo all'arbusto già sviluppato una buona quantità
d'acqua, addizionata a del concime per piante verdi. Gli esemplari giovani, da poco posti a
dimora, andranno invece annaffiati con maggiore regolarità, da maggio a settembre, ogni 1015 giorni. Evitiamo però di posizionare il nostro corbezzolo in una zona molto umida o con
terreno inzuppato d'acqua.
Le potature vanno effettuate con molta attenzione, infatti per tutto l'arco dell'anno la pianta
presenta fiori o frutti; quindi se necessario andremo a potare le ramificazioni che non portano
fioritura.
a cura del prof. Paolo CROCI
98
LE PIANTE IN GIARDINO
CORNIOLO
Generalità: arbusto a foglie caduche originario dell'Asia centro-meridionale, che raggiunge i 150200 cm di altezza. I fusti sottili hanno portamento eretto, ramificano abbondantemente con il
passare degli anni; hanno corteccia verde, che diviene di colore rosso-marrone in inverno, quando
la pianta ha già perso tutte le foglie. Le foglie sono ovali, o lanceolate, di colore verde chiaro;
esistono numerose cultivar, anche con foglia variegata, come C. alba elegantissima; in autunno
sfoggiano una colorazione accesa, rossa o aranciata. In primavera inoltrata producono grappoli di
piccoli fiori bianco-crema, seguiti da bacche di colore bianco o bluastro. I cornus alba producono
numerosi succhioni basali, che spesso hanno colorazione più intensa dei fusti più vecchi, è quindi
consigliabile non estirparli tutti.
Esposizione: preferisce posizioni soleggiate nei luoghi con estati non troppo calde, altrimenti
gradisce luoghi leggermente ombreggiati nelle ore più calde della giornata. Non teme il freddo
invernale.
Annaffiature: nel periodo vegetativo, da marzo a ottobre, necessita di abbondanti annaffiature,
attendendo comunque che il terreno asciughi tra un'annaffiatura e l'altra, nei mesi freddi le
annaffiature possono essere sospese, per permettere alla pianta di entrare in riposo vegetativo. Può
sopportare senza problemi brevi periodi di siccità, soprattutto se la pianta è a dimora già da alcuni
anni. In primavera è bene interrare del concime organico ai piedi della pianta.
Terreno: ama particolarmente i terreni sciolti, fertili e abbastanza drenati, leggermente acidi; nel
porlo a dimora è bene ricordare di preparare un ampia buca, che va riempita sul fondo con argilla
espansa o altro materiale drenante, quindi coprire con un miscuglio di terriccio bilanciato, terriccio
di foglie e poca sabbia. In genere comunque i cornus alba dimostrano di potersi sviluppare senza
problemi anche nella comune terra da giardino.
Moltiplicazione: in primavera o all'inizio dell'estate si possono praticare talee semilegnose; in
primavera è anche possibile propagare il cornus alba per semina, utilizzando i semi dell'anno
precedente.
Parassiti e malattie: viene frequentemente colpito dalla cocciniglia e dai ragnetti rossi, può
ammalarsi di mal bianco.
a cura del prof. Paolo CROCI
99
LE PIANTE IN GIARDINO
AUCUBA JAPONICA
Esposizione: questa pianta preferisce le posizioni semiombreggiate, e teme i luoghi in pieno sole;
non teme il freddo, anche se è consigliabile tenerla al riparo dai freddi venti invernali, per evitare
che temperature troppo basse rovinino le foglie esterne.
Annaffiature: le aucuba sopportano senza problemi brevi periodi di siccità e temono il terreno
troppo bagnato, per ottenere una pianta con uno sviluppo rigoglioso è bene però annaffiarla con
regolarità, soprattutto nel periodo che va da marzo a ottobre. In inverno si consiglia di annaffiare
sporadicamente la pianta se ci sono prolungati periodi senza precipitazioni. In primavera
interrare ai piedi dell'arbusto del concime organico, oppure spargere sul terreno una grossa
manciata di concime granulare; evitare eccessi di concimazione che potrebbero indebolire la
pianta.
Terreno: preferiscono terreni profondi, ricchi di humus e molto ben drenati; porre a dimora le
aucuba in terreni molto bagnati può favorire l'insorgenza di malattie, mentre terreni troppo
poveri vanno a detrimento di uno sviluppo rigoglioso della pianta.
Moltiplicazione: in primavera e in autunno è possibile prelevare delle talee semilegnose, di circa
15-20 cm di lunghezza, si tagliano le foglie a metà e si fanno radicare in un miscuglio di torba e
sabbia in parti uguali; le nuove piantine vanno coltivate in contenitore in serra fredda per almeno
due anni prima di poter essere poste a dimora. In primavera è anche possibile estrarre dalle
bacche i piccoli semi, e seminarli in contenitore.
Parassiti e malattie: i terreni troppo umidi e poco drenati possono favorire l'insorgenza di
marciume radicale. Estati particolarmente calde o posizioni troppo soleggiate possono favorire lo
sviluppo di funghi, che causano l'annerimento delle foglie apicali.
a cura del prof. Paolo CROCI
100
LE PIANTE IN GIARDINO
AZALEA
Terreno
Il substrato è sicuramente l'elemento che riveste maggiore importanza per coltivare con
successo queste piante. Le ericacee hanno infatti bisogno di terreno tendenzialmente acido,
con un ph ottimale che si aggira intorno al 5/5,5. Un ph troppo elevato inibisce l'assorbimento
delle sostanze nutritive ed è la causa più frequente della clorosi, che si manifesta con
l'ingiallimento delle foglie. Queste piante necessitano di un terreno abbastanza ricco di
sostanze organiche, ben drenato e senza ristagni idrici, e non devono essere piantate troppo
in profondità, dato che hanno l'apparato radicale molto superficiale. Possono essere coltivate
anche in vaso, ricordandosi della maggiore richiesta di annaffiature delle piante in vaso
rispetto a quelle poste in piena terra.
Esposizione
Nelle zone con clima tendenzialmente mite le azalee si pongono a dimora in luogo soleggiato;
nelle zone con estati calde è invece consigliabile posizionare le azalee in luogo
semiombreggiato o ombreggiato. Le varietà da giardino non temono il freddo, anche in caso
di temperature molto rigide.
Annaffiature
Da marzo ad ottobre annaffiare con regolarità, evitando però di inzuppare il terreno; durante
i mesi invernali annaffiare con parsimonia, solo in caso di prolungati periodi di siccità; le
azalee sempreverdi necessitano di essere annaffiate per tutto l'arco dell'anno, mantenendo il
terreno leggermente umido.
Per una sana e regolare crescita della pianta è molto importante la concimazione. Dopo
l'avvenuto attecchimento della pianta si dovrà concimare periodicamente con prodotti
specifici per piante acidofile; l'ingiallimento delle foglie, dovuto a clorosi, si ostacola fornendo
periodicamente un ammendante a base di chelati di ferro.
a cura del prof. Paolo CROCI
101
LE PIANTE IN GIARDINO
CALLISTEMON
Esposizione: i callistemon amano le posizioni soleggiate, ma si sviluppano senza problemi anche in
zone semiombreggiate. Queste piante possono sopportare senza problemi brevi periodi con
temperature inferiori di poco allo zero, ma temono le gelate intense; nelle zone con inverni rigidi è
bene porre a dimora la pianta in luogo riparato dal vento e dal freddo, oppure coltivarla in
contenitore e ripararla a partire da novembre fino a febbraio.
Annaffiature: questi arbusti sopportano anche condizioni di sviluppo molto sfavorevoli, anche in
terreni siccitosi; per ottenere una buona fioritura ed uno sviluppo abbondante è però bene
annaffiare regolarmente, attendendo che il terreno asciughi bene tra un'annaffiatura e l'altra. Da
marzo a ottobre fornire alla pianta del concime ogni 15-20 giorni, sciolto nell'acqua delle
annaffiature; in alternativa è possibile fornire una sola concimazione a fine inverno, interrando ai
piedi dell'arbusto del concime organico ben maturo.
Terreno: porre a dimora in terreno fresco, ricco di materia organica, molto ben drenato e
leggermente acido. LE piante in contenitore andrebbero rinvasate ogni due anni, all'inizio della
primavera.
Moltiplicazione: avviene per seme, le capsule legnose contenenti i semi si asportano ancora chiuse
poichè non sempre si aprono in natura, tenendole per alcuni giorni in un contenitore in luogo
caldo si aprono facilmente. I callistemon si propagano anche per talea.
Parassiti e malattie: in genere non vengono colpiti in maniera significativa da parassiti o da
malattie, anche se occasionalmente gli afidi possono rovinare le infiorescenze.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
CAMELIA
Le specie più diffuse come piante ornamentali sono la Camellia japonica ed i suoi ibridi; si tratta di
un arbusto di medie dimensioni, a fioritura rosata, con fiore semplice, doppio o stradoppio, a
seconda della varietà. I fiori di camelia japonica sbocciano a fine inverno, se la stagione è
particolarmente calda possono fiorire già in gennaio, se il clima è invece molto rigido avremo una
fioritura più tarda, verso aprile o anche maggio. Per ottenere un arbusto rigoglioso e sano è
necessario coltivare la camelia in giardino, in piena terra o in vaso, utilizzando un terriccio specifico
per piante acidofile, poichè hanno difficoltà ad utilizzare il ferro presente nel terreno, soprattutto
se la presenza di calcio è alta, o se l'acqua fornita è molto calcarea.
Si pongono in luogo semiombreggiato, perchè l'insolazione diretta molto intensa causa il
disseccamento delle foglie; inoltre le camelie amano un clima abbastanza umido, quindi sole
eccessivo può asciugare eccessivamente l'aria. Nella maggior parte delle regioni italiani la camelia
japonica può essere coltivata in giardino per tutto l'arco dell'anno, a patto di tenerla al riparo dal
vento invernale; nelle regioni con inverni con temperature inferiori ai -10/-15°C è consigliabile
coltivare queste piante in vaso capiente, in modo da poterle spostare al riparo durante le
settimane più fredde dell'anno.
Le annaffiature saranno molto regolari, da marzo a ottobre, mantenendo il terreno sempre
abbastanza umido, ma non inzuppato d'acqua; durante i mesi freddi le annaffiature saranno
sporadiche: solo in caso di siccità molto prolungata.
Generalmente questi arbusti hanno uno sviluppo tondeggiante armonico, senza necessità di
potature; se però necessitiamo di accorciare i rami sottili facciamolo dopo la fioritura, per evitare
di perdere la parte più interessante della pianta.
Se l'inverno è molto rigido può capitare che i boccioli tendano a rovinarsi a causa del gelo, prima
ancora di sbocciare, in questo caso è bene rimuovere i boccioli già rovinati e coprire la pianta con
agritessuto, in modo da preservare i fiori dal freddo intenso.
Spesso i fiori di camelia, specialmente quelli degli ibridi, tendono a marcire invece di appassire;
ricordiamo di rimuoverli prontamente, per evitare che divengano veicolo di malattie fungine, che
si sviluppano facilmente sui tessuti in marcescenza
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
FIORE DI PESCO
Come coltivare il chaenomeles
Il successo di queste piante in giardino è dovuto in particolare alla loro rusticità: si adattano a
qualsiasi terreno e anche ad un clima molto rigido o asciutto.
Trovano posto in un luogo ben soleggiato, vicino ad altri arbusti o come esemplari singoli; con i
fior di pesco spesso si creano delle piccole siepi spinose, spoglie in inverno, ma fitte e dense in
estate.
Prima di porre a dimora il nostro chaenomeles lavoriamo a fondo il terreno, arricchendolo con
del terriccio fresco e con poco stallatico; quindi posizioniamo l'arbusto e comprimiamo con il
tallone il terriccio ai lati dei fusti della pianta; annaffiamo la pianta al momento dell'impianto, e
successivamente soltanto nella bella stagione e in caso di siccità, poiché i chaenomeles ben
sopportano la siccità; una pianta adulta, ben esposta alle intemperie, generalmente non
necessita di annaffiature.
In autunno la pianta perde completamente il fogliame, e si prepara al freddo entrando in
completo riposo vegetativo, quindi possiamo evitare completamente di annaffiarla durante il
periodo freddo; sopporta temperature molto rigide, anche vicine ai -15°C, quindi non necessita
di coperture, neppure durante l'inverno più freddo e rigido.
Quando i fiori sono appassiti è bene potare l'arbusto ogni anno, altrimenti tende ad avere uno
sviluppo eccessivamente intricato e denso, privando i rami più interni di insolazione e tendendo
negli anni a fiorire sempre meno; si asportano i rami rovinati dall'inverno, quelli più sottili o
vecchi, e si cima tutta la vegetazione per renderla più compatta
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
OLIVAGNO
genere che comprende circa 50 specie di alberi o arbusti sempreverdi o caduchi, originari
dell'Asia. I fusti sono eretti, di colore scuro, densamente ramificati, difficilmente
raggiungono dimensioni imponenti, restando solitamente al di sotto dei 4-5 metri. E.
angustifolia ha foglie piccole, lanceolate, di colore grigio argento; molte specie hanno foglie
variegate, di diverse tonalità di verde. I fiori sono piccoli, biancastri, profumati e sbocciano
in primavera o in autunno, a seconda della specie. In autunno o in inverno produce piccoli
frutti rossastri e pruinosi, di cui gli uccelli sono golosi.
Esposizione: preferisce le posizioni soleggiate, anche se cresce senza problemi a
mezz'ombra. L'eleagnus è una pianta molto rustica che non teme il freddo e il vento,
spesso viene utilizzata per creare barriere frangivento.
Annaffiature: non necessita di grandi quantità d'acqua, solitamente bastano le piogge;
durante i periodi più caldi, soprattutto nel caso di piante molto giovani, annaffiare almeno
ogni settimana.
Terreno: gradisce terreni sciolti, ben drenati, ricchi di materia organica; cresce comunque
senza problemi in qualsiasi terreno.
Moltiplicazione: avviene per seme, in primavera, utilizzando i semi dell'anno precedente; le
piantine nuove vanno coltivate in vaso per almeno due anni prima di essere poste a
dimora. In autunno si possono praticare anche talee, utilizzando i rami giovani.
Parassiti e malattie: teme particolarmente il marciume radicale
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
FORSIZIA
La coltivazione della forsizia
la forsizia è un arbusto rustico e di facile coltivazione; predilige posizioni soleggiate, in quanto se
posizionata in luogo eccessivamente ombreggiato tende a fiorire in modo scarso o nullo. Non presenta
altre esigenze, poichè sopporta le gelate invernali ed il caldo estivo; non necessita di un terreno
particolare, anche se teme i ristagni idrici ed è quindi opportuno coltivarla in un substrato ben drenato e
ricco.
I fiori sbocciano a fine inverno, prima del fogliame; l'arbusto fiorisce sui rami giovani, prodotti durante
l'estate, per ottenere fioriture ricche è quindi fondamentale evitare le potature invernali. La potatura si
effettua invece subito dopo la fioritura, accorciando i rami che hanno fiorito ed eliminando invece quelli
eccessivamente legnosi o privi di gemme e boccioli.
Ogni 2-3 anni è consigliabile arricchire il terreno ai piedi della forsizia con del concime organico, o con del
concime granulare a lenta cessione.
Le forsizie possono essere coltivate anche in vaso, ma è opportuno fornirle di un contenitore capiente, e
sostituire il terreno ogni anno, in autunno. Ricordiamo anche che le piante coltivate in vaso tendono a
necessitare di maggiori cure rispetto alle stesse coltivate in piena terra, questo perchè in vaso l'apparato
radicale rimane di dimensioni minori e non ha la possibilità di cercare acqua e sali minerali al di fuori del
vaso stesso. Quindi le forsizie coltivate in vaso andranno annaffiate durante i periodi di siccità estivi.
a cura del prof. Paolo CROCI
106
LE PIANTE IN GIARDINO
GINESTRA
Pur appartenendo a specie differenti le ginestre si coltivano in maniera similare; salvo
alcune, la maggior parte resistono bene al freddo, anche alle gelate più intense,
soprattutto le specie che perdono le piccole foglie durante i mesi più rigidi. Si posizionano
in luogo ben soleggiato, se temiamo che la nostra ginestra possa soffrire il freddo possiamo
posizionarla a sud, vicino alla casa, in modo che goda di una buona insolazione anche in
inverno, e che non sia esposta al vento freddo ed al gelo eccessivamente intenso.
Evitiamo di posizionare le ginestre in luogo semiombreggiato o ombreggiato: oltre a non
ottenere fiori avremo anche piante soggette a marciumi ed altre malattie.
Queste piante sopportano benissimo la siccità, soprattutto se poste a dimora in piena
terra; evitiamo però di lasciarle completamente all'asciutto durante la bella stagione,
soprattutto se abbiamo deciso di coltivarle in vaso; ogni qual volta il terreno è ben asciutto
annaffiamo abbondantemente, anche lasciando la pianta al secco per qualche giornata.
Non necessitano di grandi quantità di concimazione; a fine inverno spargiamo attorno alla
pianta o nel vaso del concime granulare a lenta cessione, specifico per piante da fiore.
Dopo la fioritura accorciamo i rami che hanno portato i fiori, in modo da mantenere gli
arbusti più densi e compatti.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
AMAMELIDE
Si tratta di un arbusto rustico, che trova dimora in giardino, in un angolo ben
luminoso, possibilmente soleggiato; possono sopportare temperature anche
molto rigide, persino inferiori ai -15°C, e i fiori sbocciano anche sotto la neve,
dando un tocco esotico al giardino invernale.
Nelle zone con estati molto calde è preferibile posizionare l'Amamelide in
luogo semiombreggiato, o comunque riparato dal sole nelle ore più calde del
giorno.
Predilige un terreno soffice ed abbastanza ricco, non eccessivamente
compatto; da marzo ad aprile necessita di annaffiature, soprattutto nei
periodi siccitosi, privi di precipitazioni; in ogni caso attendiamo sempre che il
terreno asciughi prima di annaffiare nuovamente. Queste piante oltre alla
siccità temono anche il ristagno idrico, quindi poniamole a dimora in un
substrato molto ben drenato, ed evitiamo le annaffiature quando le
intemperie inumidiscono il terreno. Soprattutto evitiamo di annaffiare la
pianta quando comincia a perdere le foglie in autunno.
L'amamelide, di qualsiasi specie, non raggiunge dimensioni superiori ai 3-4
metri di altezza, e pari larghezza; è comunque semplice mantenerlo di
dimensioni minori potandone ogni anno i rami, accorciandoli di circa la metà.
Questo arbusto è quindi ideale anche per un piccolo giardino; può essere
coltivato anche in vaso, in terrrazzo
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
AGRIFOGLIO
L'agrifoglio è un arbusto completamente rustico in Italia, che sopporta senza problemi i caldi
periodi estivi ed il gelo invernale, sopravvive anche sotto la neve, senza riportare danni
significativi.
Posizioniamolo in giardino, in piena terra o in un vaso capiente; predilige posizioni luminose,
ma non eccessivamente soleggiate; la permanenza in pieno sole per molte ore al giorno
spesso causa una colorazione chiara del fogliame. Nelle zone con estati molto calde, nel sud,
evitiamo di esporre la pianta al sole per periodi di tempo molto prolungati e prediligiamo
posizioni semiombreggiate.
Gli esemplari a dimora da molto tempo tendono ad accontentarsi dell'acqua fornita dalle
precipitazioni; però ricordiamo di annaffiare le piante giovani e quelle in vaso, nei mesi caldi
ed asciutti, attendendo sempre che il substrato di coltivazione sia ben asciutto tra
un'annaffiatura e l'altra.
In genere gli agrifogli prediligono terreni freschi e ricchi di humus, leggermente acidi; la
permanenza in terreni fortemente alcalini porta spesso le piante a soffrire di clorosi ferrica,
con fogliame che ingiallisce progressivamente; utilizziamo periodicamente un concime
rinverdente per evitare che si manifesti questo tipo di malattia.
a cura del prof. Paolo CROCI
109
LE PIANTE IN GIARDINO
MAGNOLIA
Che siano sempreverdi o a foglia caduca in genere le magnolie hanno esigenze simili;
prediligono posizioni soleggiate, poiché all'ombra tendono a produrre una scarsa fioritura. Si
pongono a dimora in terreno fresco e profondo, molto ben drenato, visto che non amano i
ristagni idrici; possibilmente è bene che il terreno abbia tendenza ad essere acido, infatti con il
passare del tempo la coltivazione in suoli eccessivamente calcarei può portare ad una leggera
clorosi, soprattutto per quanto riguarda le specie caducifoglie.
Ogni anno in autunno si arricchisce il terreno ai piedi della pianta con del concime organico
maturo, o con del concime granulare; in modo da garantire la presenza di sali minerali nel
terreno per un lungo periodo di tempo.
GEneralmente le magnolie si accontentano dell'acqua fornita dalle intemperie, anche se è
consigliabile annaffiare gli arbusti più giovani durante l'estate, ed anche gli esemplari adulti in
caso di siccità prolungata; le annaffiature possono essere necessarie solo durante i periodi
caldi e vanno fornite quando il terreno è ben asciutto.
Generalmente le magnolie non necessitano di potature, visto che lo sviluppo è abbastanza
lento e le piante tendono a produrre una chioma di forma armoniosa, senza necessità
dell'aiuto dell'uomo. Dopo la fioritura possiamo asportare i rami rovinati o di scarso sviluppo,
senza potare eccessivamente la pianta.
Per quanto riguarda le piante a fioritura molto precoce si consiglia di posizionarle in luogo dove
non siano esposte eccessivamente al vento o al gelo, per evitare che i boccioli vengano rovinati
da sporadiche gelate tardive.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
NANDINA
Esposizione: sono arbusti rustici, che non soffrono il freddo, e possono sopportare anche
temperature molto rigide per periodi prolungati di tempo. Si pongono a dimora al sole, o
anche a mezzombra.
Annaffiature: gli esemplari giovani vengono annaffiati regolarmente durante la stagione
calda, attendendo sempre che il terreno sia ben asciutto tra un'annaffiatura e l'altra. Le
piante da tempo a dimora possono accontentarsi dell'acqua fornita dalle piogge, anche
se può essere necessario intervenire con leggere annaffiature durante l'estate, in caso di
siccità prolungata.
Terreno: prediligono terreni sciolti, soffici e molto ben drenati. Si tratta di arbusti poco
esigenti, che si possono adattare anche alla comune terra da giardino, senza necessità di
terriccio particolarmente ricco.
Moltiplicazione: avviene in genere per seme, in primavera; è anche possibile propagare
la nandina asportando alcuni polloni dalla base della pianta, provvedendo ogni pollone
di alcune radici ben sviluppate.
Parassiti e malattie: vengono spesso colpite dagli afidi, soprattutto durante i mesi
primaverili; con il caldo estivo sotto le foglie possono annidarsi gli acari
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
OLEANDRO
Tecniche colturali
Sensibili al freddo, preferiscono climi miti, richiedendo una temperatura minima di 5 gradi. Nelle zone
a clima temperato può perciò essere coltivato all'aperto, senza necessitare di alcuna protezione.
Viceversa nelle regioni settentrionali è bene ripararlo durante l'inverno.
Fiori e frutti I fiori, che variano dal rosa al bianco, dal rosso al giallo, sbocciano praticamente dall'inizio
della primavera fino all'autunno inoltrato. Sono state selezionate numerose cultivar a fiore doppio.
L'oleandro produce frutti vistosi, di colore bruno-rossiccio, eretti, lunghi dai 10 ai 15 centimetri.
Terreno
Si tratta di una essenza che si adatta bene a qualsiasi tipo di terreno. Per ottenere abbonanti fioriture
è importante provvedere ad abbondanti irrigazioni durante il periodo estivo. Durante il periodo
invernale le annaffiature dovranno invece essere di molto ridotte, soprattutto nelle regioni
settentrionali.
Moltiplicazione
Si moltiplicano per seme o per tale durante il periodo estivo.
Attenzione: si tratta di una pianta assai velenosa, in tutte le sue parti, contenendo glicosidi attivi sul
cuore, che, proprio per tale ragione, vengono utilizzati in medicina. E' sempre opportuno quindi lavarsi
le mani dopo averlo toccato.
Parassiti Il parassita più frequente è l'aspidioto dell'edera (Aspidiotus hederae), un parassita assai
frequente nei paesi del mediterraneo. Si tratta di un particolare tipo di cocciniglia, che attacca
prevalentemente la pagina inferiore della foglia. Altro parassita assai frequente è la cocciniglia fioccosa
(Chloropulvinaria floccifera) che riesce a invadere la pianta riproducendosi praticamente per tutto il
corso dell'anno. Le contromisure devono quindi essere tempestive, potendo il parassita condurre ad
un grave deperimento e anche alla morte della pianta.
La melata prodotta finisce per imbrattare la pianta, creando spesso fumaggini.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
PITTOSPORO
Tecniche colturali
La piantumazione va effettuata alla fine di aprile o in maggio. Il terreno deve essere
fertile e ben drenato.
La posizione deve essere al sole, anche pieno, ma al riparo dai venti.
Se il pittosporum è utilizzato per formare siepi, è bene rispettare la distanza di circa
50/70 cm tra una pianta e l’altra.
La potatura si esegue in aprile ed ha lo scopo di ridare una forma, sfoltire e
rinforzare la pianta; i rami da tagliare saranno dunque quelli più “disordinati”. Le
siepi si pareggiano ogni anno, da aprile a giugno.
La riproduzione può avvenire per seme o per talea. La semina deve essere
effettuata in marzo, dopo che i semi sono stati separati dalla sostanza vischiosa che
li ricopre all’interno del frutto. I semi devono essere posti in vasi piccoli, ogni anno
si procederà al rinvaso. I vasi, prima di essere collocati a dimora definitiva, vanno
riposti in cassoni freddi per un periodo di 2-3 anni. Le talee si prelevano dai rami
laterali semimaturi, da maggio a giugno; la loro lunghezza deve essere di circa 10
cm. Dopo il loro radicamento si può procedere al rinvaso, sempre graduale, fino a
quando, nel maggio dell’anno successivo, potranno essere messi a dimora
all’aperto.
Parassiti e Malattie
Particolarmente pericolose per il pittosporum sono le gelate tardive, che nei casi
più gravi possono provocare anche la morte della pianta.
Il pittosforum è soggetto ad attacchi da parte di cocciniglie, che tuttavia possono
essere facilmente debellate grazie all’utilizzo di appositi prodotti.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
MELOGRANO DA FIORE
arbusto o piccolo albero, originario dell’Asia, diffuso da millenni in tutta l’area mediterranea;
gli esemplari adulti raggiungono i 2-3 metri di altezza. Vista la facilità con cui i melograni
producono polloni alla base del fusto, spesso si sviluppano come grandi arbusti allargati; per
ottenere una pianta singola è necessario tagliare la maggior parte dei polloni. La corteccia è
chiara, molto rugosa; le ramificazioni sono abbastanza disordinate, e, con il passare degli
anni, tendono a divenire nodose e contorte. Il fogliame è caduco, e comincia a spuntare in
primavera inoltrata, è di forma lanceolata e di piccole dimensioni, le nuove foglie hanno gli
apici aranciati, di vengono verde medio. In primavera inoltrata ed in estate produce grandi
boccioli arancioni all’apice dei rami, spessi e cuoiosi, che si aprono in grandi fiori tubulosi, di
colore arancio carico. Ai fiori seguono grandi frutti tondeggianti, pieni di semi ricoperti da una
polpa succosa ed acidula. Il melograno viene sin dall’antichità coltivato come pianta da frutto,
ma anche utilizzato in erboristeria, in particolare la corteccia dell’albero e la scorza dei frutti;
quest’ultima viene usata anche per aromatizzare liquori. In giardino si coltivano in particolare
le varietà nane, che non superano i 30-50 cm di altezza, oppure le varietà da fiore, che
producono grandi fiori di colore bianco, rosato, screziato o rosso. Vengono utilizzati anche
come bonsai.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
RODODENDRO
Generalmente i rododendri sono di facile coltivazione, una volta trovato il giusto substrato
in cui coltivarli. La gran parte delle specie prediligono posizioni ombreggiate, o
semiombreggiate; questo perchè sono tutte originarie di zone fresche e umide, quindi
soprattutto durante le giornate più calde dell'anno temono in particolare la siccità ed il caldo
eccessivo.
Il posizionamento in luogo ombreggiato ci permette di evitare l'esposizione alla calura
estiva.
Per meglio mantenere le piante sane e rigogliose è importante annaffiarle con una buona
frequenza: da marzo a settembre cercheremo di mantenere il terreno leggermente umido,
evitando di inzupparlo d'acqua, ed anche di lasciarlo asciutto per periodi prolungati di
tempo.
Durante il periodo vegetativo forniamo anche del concime per piante acidofile: si consiglia di
utilizzare un concime a lenta cessione, da spargere ai piedi dell'arbusto una volta ogni 3-4
mesi.
Alcune specie di rododendro possono divenire molto imponenti, raggiungendo anche i 5-6
metri di altezza; in effetti però il loro sviluppo è molto lento, e possiamo facilmente
contenere gli arbusti posti in posizioni anguste accorciandone i rami dopo la fioritura.
Generalmente non è necessario praticare potature significative, salvo la classica potatura di
pulizia dai ramo rovinati a fine inverno.
Queste piante non temono il freddo, anche se può capitare che l'esposizione al vento freddo
disidrati eccessivamente il terreno e l'aria, è quindi bene posizionarli in luogo riparato dal
vento.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
SPIREA
Esposizione: le spiree amano le posizioni soleggiate, producono fiori a profusione anche in
luoghi semiombreggiati; generalmente non temono il freddo e sopportano senza problemi
anche il caldo torrido di luglio ed agosto.
Annaffiature: le giovani pianta si annaffiano abbondantemente dopo averle poste a dimora;
generalmente le spiree si accontentano delle piogge, potendo sopportare periodi anche
lunghi di siccità, è però consigliabile annaffiare sporadicamente le piante durante i mesi più
caldi dell'anno, soprattutto le specie a fioritura estiva.
Terreno: questi facili arbusti si sviluppano senza problemi in qualsiasi terreno; preferiscono
terreni ben drenati e ricchi di materia organica. In estate è bene pacciamare il terreno alla
base delle piante, in modo da mantenerlo fresco.
Moltiplicazione: avviene per seme o per talea. Vista la facilità di attecchimento si preferisce
in genere propagare le spiree per talea, prelevandole dai rami dell'anno, semilegnosi, in
estate.
Parassiti e malattie: non vengono colpiti da parassiti o da malattie in modo serio, talvolta gli
afidi possono rovinare i fiori.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
LILLA’
Esposizione: i lillà si pongono a dimora in giardino, in luogo ben soleggiato;
possono sopportare la mezz'ombra. Non temono il freddo invernale e neanche
il calore estivo.
Annaffiature: generalmente si accontentano delle piogge, anche se è bene
annaffiare sporadicamente durante i mesi più caldi dell'anno. Esistono varietà
nane, compatte, che possono essere coltivate in vaso; in tale caso ricordiamo di
annaffiare il substrato quando è ben asciutto, da marzo a ottobre. Verso la fine
dell'inverno spargere ai piedi delle piante del concime granulare a lenta
cessione, oppure dello stallatico maturo.
Terreno: si coltiva nella comune terra di giardino, prediligendo substrati ben
drenati, argillosi ed alcalini, gli esemplari coltivati in vaso vanno rinvasati ogni 23 anni.
Moltiplicazione: si moltiplica per talea semilegnosa con tallone, da prelevarsi in
estate, e si pianta in un miscuglio di torba e sabbia, ma l'attecchimento è
difficile. Il metodo più usato di riproduzione è l'innesto a gemma sulla specie
tipica del luogo o sul ligustro. La Syringa Vulgaris, produce diversi polloni ed è
quindi possibile la divisione dei cespi.
Parassiti: la batteriosi del Lillà si manifesta con macchie di colore bruno sulle
foglie e i germogli anneriscono e si seccano. La peronospora si manifesta con
macchie brune e irregolari sugli apici dei germogli e sulla corteccia. Prodotti a
base di piretro eliminano gli insetti che rovinano le foglie.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
VIBURNO
Tecniche colturali: questi arbusti sono vigorosi e danno pochi problemi
ai giardinieri; prediligono le posizioni soleggiate, o semiombreggiate, e
non temono il freddo. Le specie a fioritura molto precoce si pongono a
dimora in luogo riparato dal vento, per evitare che eventuali gelate
tardive rovinino i boccioli. Si utilizzano anche come piante da siepe.
Potatura: i viburni non necessitano di potature regolari. Talvolta si può
intervenire per sfoltire piante troppo fitte recidendo i rami vecchi. Il
periodo ideale per tale tipo di intervento è quello appena successivo
alla fioritura. Le specie a fioritura invernale devono però essere potate
in primavera.
Moltiplicazione: La tecnica che garantisce i migliori risultati è senz'altro
la talea. Per le specie decidue è preferibile utilizzare talee semilegnose,
da prelevarsi in giugno luglio. Per le specie sempreverdi, invece,
utilizzare talee di legno maturo. In entrambi i casi utilizzare un
substrato di torba e sabbia in parti uguali. Si ripicchettano quando
hanno ben radicato.
Annaffiature: questi arbusti si accontentano delle piogge, ma può
essere necessario intervenire con annaffiature abbondanti in caso di
periodi di siccità molto prolungati, soprattutto in primavera o in
autunno. In autunno o a fine inverno è consigliabile interrare ai piedi
degli arbusti del concime organico ben maturo, per garantire il
necessario nutrimento.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE PIANTE IN GIARDINO
VEIGELIA
Esposizione: posizione soleggiata o parzialmente in ombra.
Temperatura: essendo una pianta molto rustica, resiste al gelo invernale.
Annaffiature: soprattutto le piante giovani, devono essere innaffiate nei periodi di
caldo intenso.
Fertilizzazione: è necessario incorporare nel terreno, al piede della pianta del
letame maturo ogni anno in aprile-maggio.
Moltiplicazione: si semina in primavera per le specie tipiche. Per gli ibridi e le
varietà si ricorre a talee. Si prelevano talee lunghe dieci centimetri, e si piantano in
un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali, a quindici gradi. Quando hanno
radicato si rinvasano. In aprile si piantano in vivaio dove si coltivano per un anno
prima di metterle a dimora.
La potatura: subito dopo la fioritura si tagliano uno o due fusti vecchi nelle piante
molto sviluppate per sfoltirle.
Terreno: il terreno deve essere fertile, ben drenato e non troppo calcareo.
Parassiti e malattie: gli afidi infestano gli apici vegetativi della pianta indebolendola
e rendendola appiccicosa.
Le malattie da combattere sono: le macchie fogliari e la famigliola.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE BORDURE
Tipi di bordure
Pur mantenendo una struttura base universale, le bordure si dividono a seconda della loro funzione all’interno
del giardino. Abbiamo quindi:
bordure all’italiana: sono piuttosto larghe, realizzate in maniera classica ed elaborata, di altezza
particolarmente limitata in modo da evidenziare al massimo la linea del disegno e con l’accostamento di due o
tre specie diverse di fogliame e/o fiori colorati;
bordura all’inglese: chiamata anche col nome di “mixed border” è, appunto, una bordura mista che può essere
realizzata in modo lineare o a macchia d’olio di misura non inferiore a 60 cm, misura indispensabile per
accostare, una accanto all’altra, le diverse specie di piante (almeno tre) su una stessa linea;
bordure nane a cuscinetto: vengono realizzate con piccole piante da fiore o fogliame di diverso colore e non
devono superare l’altezza di 15 cm. Una dimensione così minima va mantenuta con una costante potatura
soprattutto degli esemplari che tendono a prevaricare su altri
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE BORDURE
bordure medie a cuscinetto: a differenza delle bordure nane, quelle medie raggiungono altezze di 3035cm.
bordure medie a profilo rettangolare: vengono realizzate con fiori e arbusti dal portamento piuttosto
slanciato piantumati in maniera irregolare tanto da far risultare la parte terminale meno compatta
rispetto alla parte sottostante.
bordure alte a profilo scalare: dal gradevole impatto estetico, questo tipo di bordura può essere
realizzata all’inizio e alla fine di un vialetto come fosse un “invito” a percorrere quel tratto di giardino
oppure sui 4 angoli di un’aiuola in modo da permettere di ammirare meglio quello che è presente al suo
interno. La piantumazione deve essere effettuata con molta cura e con gli esemplari molto vicino uno
accanto all’altro.
bordure alte a profilo triangolare: si realizzano con specie di fiori e piante ricche di vegetazione anche
nella parte inferiore. Quello che dovrà risultare sarà una forma perfettamente triangolare con al centro
un un’unica pianta o fiore a fare da punta per triangolo.
bordure alte a profilo rettangolare: si ottengono utilizzando specie con corolle sorrette da steli slanciati
che nell’insieme non creano una massa omogenea
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE BORDURE
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE BORDURE
Accostamento di colore
Vi sono delle regole cromatiche fondamentali alle quali è meglio attenersi per essere sicuri di creare una
bordura omogenea e ben inserita nel contesto in cui si trova.
SI
rosso, giallo e azzurro;
giallo e viola;
azzurro e arancio;
celeste e arancio;
lilla e rosa;
rosso acceso e blu;
bianco quasi sempre e quasi ovunque (vedi sotto).
NO
bianco, rosso e verde insieme;
il viola tende a “rubare” la luce attenuando i colori degli altri fiori, fate attenzione;
il rosso cupo richiama troppo l’occhio dello spettatore, è da usare con oculatezza.
a cura del prof. Paolo CROCI
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PIANTE DA BORDURA
Abelia
Caprifoliaceae
Generalità: genere che comprende 15-20 arbusti sempreverdi, o semi-sempreverdi, originari della Cina,
del Giappone e del Messico. Ha portamento tondeggiante e gli esemplari di alcuni anni raggiungono
l'altezza e la larghezza di 100-120 cm; i lunghi fusti, scarsamente ramificati, sono rossastri e tendono ad
arcuarsi allungandosi. Le foglie sono ovali, dentellate, di piccole dimensioni, cuoiose, di un bel verde
scuro e lucido; le nuove foglie sono color bronzo, e in autunno tutta la pianta assume questo gradevole
colore. In estate produce una profusione di piccoli fiorellini a trombetta, di colore bianco-rosato, che
persistono fino ai primi freddi; il frutto è un achenio legnoso, contenente un singolo seme.
Esposizione: questa pianta preferisce le posizioni in pieno sole, o a mezz'ombra; non teme il freddo e si
sviluppa senza problemi in giardino in piena terra, anche se preferisce posizioni riparate dai freddi venti
invernali. Volendo si può scegliere di potare drasticamente la pianta alla base in autunno, per favorire
uno sviluppo più compatto e vigoroso la primavera successiva.
Annaffiature: le giovani piante necessitano di annaffiature regolari; le piante adulte possono invece
sopportare alcuni giorni di siccità senza problemi; nel periodo che va da marzo a ottobre annaffiare
sporadicamente, una volta a settimana; con l'arrivo dei freddi diminuire drasticamente le annaffiature,
senza però sospenderle del tutto, essendo l'abelia una pianta sempreverde. Nel periodo vegetativo
fornire del concime per piante da fiore sciolto nell'acqua delle annaffiature almeno una volta ogni 15
giorni.
Terreno: le abelie crescono senza problemi in qualsiasi terreno, anche in terra da giardino; sicuramente
però una fioritura più abbondante e uno sviluppo più rigoglioso si avranno in terreno ricco di materia
organica e molto ben drenato. Nel mettere a dimora una abelia ricordarsi di preparare una buca ampia,
ponendo sul fondo della sabbia a grana grossa, del buon terriccio bilanciato e del concime organico ben
mescolati, in modo da favorire un attecchimento rapido.
Moltiplicazione: avviene per seme, in primavera; le abelia grandiflora si moltiplicano invece per talea,
prelevando delle porzioni di fusto in primavera, che vanno fatte radicare in un miscuglio di sabbia e torba
in parti uguali; le nuove piante vanno coltivate in contenitore per almeno un paio di anni prima di poter
essere messe a dimora.
Parassiti e malattie: queste piante sono di solito molto rustiche e non vengono attaccata da parassiti o da
malattie.
a cura del prof. Paolo CROCI
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PIANTE DA BORDURA
I Pieris
I pieris sono un genere che conta una decina di specie, in giardino si coltiva soltanto il Pieris
japonica, specie originaria del Giappone e della Cina. Si tratta di un arbusto di media
grandezza, sempreverde, molto decorativo e piacevole. Produce una pianta ampia e
tondeggiante, molto ben ramificata, con rami sottili, che portano numerose foglie
sempreverdi, ovali, lanceolate, leggermente coriacee e lucide. Tra la fine dell'inverno e l'inizio
della primavera, all'apice dei rami, sbocciano innumerevoli piccoli fiori a campanula, di colore
bianco candido, dall'aspetto leggermente ceroso. Le foglie dei germogli primaverili sono in
genere di un bel colore rosso acceso.
Esistono numerosi ibridi e cultivar da giardino, con foglia variegata, con fiori rosati o anche di
dimensioni molto contenute, che non superano i 30-50 cm di altezza, molto adatti per le
bordure.
La coltivazione dei Pieris
Questi arbusti sono adatti ad essere coltivati in mezz'ombra, o anche all'ombra completa,
purché non eccessivamente buia e profonda, possono tranquillamente venire poste in luogo
parzialmente soleggiato, purché possano godere del ristoro dell'ombra nei mesi più caldi
dell'anno.
Per sopravvivere necessitano di un terreno per piante acidofile, povero di calcio. I Pieris sono
piante rustiche e resistenti, che possono essere poste a dimora in piena terra in giardino, senza
temere il gelo o le intemperie; possiamo anche coltivarli in vaso, ricordando che in genere le
piante in vaso necessitano di qualche cura in più rispetto alle sorelle poste in piena terra, a
causa del poco spazio che possono occupare le radici, costrette nel contenitore.
I Pieris sopportano il gelo, anche molto intenso e prolungato; può capitare però che un inverno
particolarmente rigido rovini i rami più esterni, costringendoci a potare le parti rovinate; in
questi casi in genere per un anno perderemo la fioritura, visto che i boccioli vengono preparati
dalla pianta già in autunno.
a cura del prof. Paolo CROCI
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PIANTE DA BORDURA
Caryopteris
Verbenaceae
Generalità: piccolo arbusto a foglie caduche originario dell'Asia centrale. Ha portamento eretto,
generalmente tondeggiante, e raggiunge il metro di altezza; le foglie sono piccole, ovali o lanceolate, di
colore grigio-verde, leggermente pubescenti sulla pagina inferiore, sprigionano un aroma delicato se
sfregate con le mani. Dalla seconda metà di agosto fino ai freddi autunnali produce numerose
infiorescenze apicali ed ascellari costituite da piccoli fiori di colore blu-lavanda. Nei luoghi con
temperature invernali molto rigide la pianta tende a seccare la parte aerea in tardo autunno. Esistono
numerosi ibridi, a fiori bianchi o con foglie dorate o variegate di bianco. Si consiglia di staccare i fiori
appassiti per favorire una fioritura più prolungata.
Esposizione: porre a dimora i cariopteris in luogo molto soleggiato, o all'ombra parziale; in generale non
teme il freddo, anche se è sempre consigliabile pacciamare la base della pianta in autunno. Poiché i fiori
sbocciano sui rami nuovi spesso si tende a tagliare fino al terreno la pianta in autunno o all'inizio della
primavera, per favorire lo sviluppo di rami vigorosi.
Annaffiature: queste piante sopportano senza problemi brevi periodi di siccità, nel periodo vegetativo,
da marzo a novembre, annaffiare sporadicamente, aumentando la frequenza delle annaffiature nei
periodi siccitosi; in primavera spargere alla base della pianta del concime granulare a lenta cessione per
piante da fiore.
Terreno: questi piccoli arbusti prediligono terreni sciolti e molto ben drenati, vengono spesso utilizzati
nei giardini rocciosi, dove le rocce forniscono anche un riparo dal calore estivo e dalle piogge invernali.
Moltiplicazione: avviene generalmente per seme, si semina in semenzaio, in luogo protetto e
temperato, in febbraio-marzo, le piantine germineranno in 10-15 giorni, vanno coltivate in contenitore
fino ad aprile-maggio, quando possono essere poste a dimora.
Parassiti e malattie: teme il marciume radicale, particolarmente favorito da inverni molto umidi.
a cura del prof. Paolo CROCI
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PIANTE DA BORDURA
Cotoneaster
Cotonastro - Rosaceae
Generalità: originaria della Cina e dell'Himalaya. Il genere conta cinquanta specie di arbusti a foglie
decidue o sempreverdi, a portamento variabile, eretto o prostrato. Le specie decidue in autunno si
ricoprono di colori vivaci, le sempreverdi sono adatte a formare siepi e quelle prostrate per coprire il
terreno.
Le foglie: sono piccole di colore verde brillante, che diventano rossastre in autunno.
I fiori: sono a stella, bianchi o rosa. In estate i fiori danno frutti ovoidali di colore rosso.
Esposizione: in pieno sole, tollera anche l'ombra;
Temperatura: resiste al freddo e agli sbalzi termici.
Annaffiature: non sopporta la siccità, Il terreno deve essere continuamente innaffiato fino alla fine del
periodo caldo.
Fertilizzazione: in primavera e in estate, è necessaria una pacciamatura formata da uno strato di circa
otto centimetri di terra da giardino, letame o torba bagnata.
Riproduzione: in autunno si moltiplica con i semi tratti dalle bacche mature, seminandoli in cassone
freddo. I semi germinano dopo sei-dodici mesi e quindi si trapiantano.
Terreno: cresce bene nei terreni argillosi e ben drenati, senza ristagni.
Parassiti e malattie: in estate il fusto e le foglie possono essere attaccate dagli afidi e dalle cocciniglie,
che rendono le piante fuligginose e appiccicaticce. Il mal del piombo attacca le foglie che diventano
grigio argento e i rami che si seccano.
Potatura: Nelle specie a foglia caduca si effettua a fine inverno. Nelle sempreverdi all'inizio della
primavera.
a cura del prof. Paolo CROCI
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PIANTE DA BORDURA
C. Salicifolia
Sottospecie adatta per siepi.
Sempreverde con foglie ovali lanceolate, lucide in superficie e bianco-grigie sulla pagine
inferiore.
I fiori bianchi compaiono in giugno.
I frutti sono di colore rosso brillante.
C. Bullatus
Sottospecie arbustiva a foglie caduche di colore verde scuro con pagina superiore grinzosa.
I fiori, bianco-rosati, sbocciano da aprile a giugno.
I frutti tondeggianti sono di colore rosso brillante.
C. Horizzontalis
Arbusto a foglie caduche con rami disposti orizzontalmente a spina di pesce.
Le foglie sono lucide di colore verde scuro e diventano rosse in autunno.
Fiorisce in giugno con fiori rosa.
I frutti sono di colore rosso corallo.
E' una sottospecie adatta per coprire scarpate e rocce e per la coltivazione contro i muri.
a cura del prof. Paolo CROCI
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PIANTE DA BORDURA
Berberis
Crespino - Berberidaceae
Generalità: genere che conta circa 450 specie di arbusti o piccoli alberi, sempreverdi o a foglia
caduca, originari dell'Asia, dell'Europa e del Cile. Hanno fusti sottili, molto ramificati, che portano
piccole foglie ovali o lanceolate, di colore verde chiaro, verde scuro, o porpora; le specie
sempreverdi hanno fogliame cuoioso e lucido. Gran parte delle specie presentano spine acuminate
lungo le ramificazioni, che le rendono adatte alla preparazione di siepi difensive. In primavera
producono piccoli grappoli di fiori di colore giallo, biancastro o verdastro, in genere penduli. Tra le
tante varietà ed ibridi esistono vari tipi di portamento, dagli arbusti di media grandezza, alti fino a
150-200 cm, ai piccoli arbusti, che raggiungono al massimo i 40-50 cm; esistono anche varietà
prostrate e striscianti. Tra i più coltivati ricordiamo B. thumbergii, arbusto a foglia caduca o
semisempreverde, di colore verde scuro, la varietà "atropurpurea" ha foglie color porpora scuro,
mentre la varietà "aurea" ha foglie verde-giallo; B. buxifolia è sempreverde, con foglie ovali,
cuoiose; B. frikartii ha foglie lanceolate, di colore verde scuro.
Esposizione: i berberis prediligono le posizioni soleggiate; possono comunque essere posti a
dimora anche in luogo semiombreggiato, ma non amano l'ombra completa. La gran parte delle
specie non teme il freddo.
Annaffiature: annaffiare regolarmente quando il terreno è molto asciutto, soprattutto durante i
periodi di siccità prolungata; se le piogge sono abbondanti i berberis non necessitano di
annaffiature, soprattutto nel caso di esemplari a dimora da alcuni anni.
Terreno: necessitano di un terreno molto ben drenato, sciolto e ricco di materia organica. In
autunno spargere attorno alla pianta del concime organico.
Moltiplicazione: avviene per seme, a fine inverno, oppure per talea semilegnosa in agostosettembre.
Parassiti e malattie: possono venire colpiti dagli afidi e dall'oidio.
a cura del prof. Paolo CROCI
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PIANTE DA BORDURA
Euphorbia
Euforbia-Euforbiaceae
Generalità: il genere euphorbia conta circa 7500 specie di piante, di queste solo 800-900 sono
piante succulente, le restanti sono arbusti, piante perenni o alberi di medie dimensioni. Tra le
tante specie ne esistono alcune decine che sono piante perenni, o arbusti sempreverdi di
giardino. In genere hanno uno sviluppo abbastanza vigoroso; costituiscono ampi cespi, con fusti
eretti, scarsamente ramificati, con fogliame lanceolato o ovale. I colori del fogliame sono vari, dal
verde scuro dell'E' amygdaloides, al verde chiaro, striato di bianco dell'E. marginata. Durante la
primavera, l'estate e l'autunno producono caratteristiche infiorescenze, costituite da piccoli fiori
verdastri, sottesi da brattee tondeggianti, di colore rosso o aranciato, ma talvolta bianco o giallo.
Le specie sono molte, alcune sono sempreverdi, come E. characias, altre perdono il fogliame in
inverno, o durante le giornate calde dell'estate. Si tratta in genere di piante di facile coltivazione,
che si sviluppano dai 30-40 cm delle perenni, fino ai 120-150 cm deglia rbusti più vigorosi.
Esposizione: gran parte delle specie predilige posizioni luminose, soleggiate per alcune ore al
giorno, ma riparate dalla luce diretta nelle ore più calde della giornata. Alcune specie amano
particolarmente l'ombra, come E. amygdaloides. La gran parte delle specie non teme il freddo,
esistono poi innumerevoli ibridi, molto resistenti al gelo, che in genere non perdono il fogliame.
Annaffiature: si tratta di piante che prediligono annaffiature medie, da marzo ad ottobre, con
annaffiature nulle o scarse durante il periodo invernale. Esistono numerose ecccezioni, è bene
informarsi caso per caso al momento dell'acquisto. In generale si annaffiano nel periodo
vegetativo, lasciando asciugare bene il terreno tra un'annaffiatura e l'altra.
Terreno: coltiviamo le nostre euphorbie da giardino in terriccio ricco di materia organica, soffice e
sciolto, molto ben drenato. Gli esemplari coltivati in contenitore vanno rinvasati ogni 2-3 anni.
Moltiplicazione: avviene in genere per divisione dei cespi, in primavera. Le specie sempreverdi
possono essere moltiplicate per talea, a fine estate.
Parassiti e malattie: in genere temono soltanto il ristagno idrico, che favorisce lo sviluppo del
marciume radicale
a cura del prof. Paolo CROCI
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PIANTE DA BORDURA
Lonicera arbustiva
Caprifoliaceae
Generalità: al genere lonicera appartengono decine di specie, sempreverdi, decidue e
rampicanti; nelle bordure da giardino si utilizzano prevalentemente due specie, L. pileata e L.
nitida. Si tratta di arbusti sempreverdi, originari dell'Asia; hanno piccole foglie alterne, di colore
verde scuro, lucide e cerose; in maggio-giugno producono piccoli fiori color crema, a cui seguono
delle bacche scure. Le lonicere hanno uno sviluppo abbastanza lento e raggiungono i 70-90 cm di
altezza; hanno portamento semiprostrato e forma allargata, con ramificazioni molto disordinate
ma dense e compatte. Viene utilizzata nelle siepi e nelle bordure basse. Esistono varietà a foglia
variegata o di colore giallo limone. Per mantenere una forma arrotondata è consigliabile potare le
piante a fine inverno o in autunno; le siepi di lonicera sono adatte anche per l'arte topiaria.
Esposizione: si pongono a dimora in luogo soleggiato o semiombreggiato; non temono il freddo
ed il calore estivo; per la grande resistenza alla salsedine ed all'inquinamento atmosferiche questi
arbusti vengono molto utilizzati anche nelle aiole cittadine, anche nei pressi de mare.
Annaffiatura: di solito si accontentano delle piogge, sopportando senza problemi periodi anche
lunghi di siccità. Le piante appena poste a dimora necessitano di annaffiature regolari almeno per
la prima estate. Fare attenzione ad evitare gli eccessi di annaffiature.
Terreno: le lonicere si sviluppano in qualsiasi terreno, anche nella comune terra da giardino.
Preferiscono terreni ricchi, sciolti e ben drenati e mal si adattano ai terreni che trattengono molta
umidità.
Moltiplicazione: avviene per seme o per talea; in genere i fusti prostrati tendono a radicare non
appena toccano terra, è possibile staccare queste piccole piante dalla pianta madre e posizionarle
direttamente a dimora.
Parassiti e malattie: in genere sono abbastanza resistenti a parassiti e malattie; talvolta possono
venire colpite da marciume radicale o dagli afidi.
a cura del prof. Paolo CROCI
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PIANTE DA BORDURA
Mahonia aquifolium
Berberidaceae
Generalità: al genere mahonia appartengono circa quaranta specie di arbusti sempreverdi, originari
dell'America settentrionale. M. aquifolium è un arbusto di media grandezza, che raggiunge a maturità i
150-200 cm di altezza. Ha fusto legnoso, di colore marrone scuro o grigiastro, eretto, non molto
ramificato; gli arbusti tendono con gli anni ad assumere forma tondeggiante, anche a causa dei
numerosi polloni basali che si sviluppano rapidamente. Le foglie sono imparipennate, divise in 5-9
piccole foglie ovali, appuntite, munite di corte spine, di colore verde scuro; la varietà atropurpurea
produce foglie di colore porpora scuro, alla fine dell'inverno. In marzo-aprile all'apice dei fusti sbocciano
piccoli fiori di colore giallo oro, riuniti in corte pannocchie, delicatamente profumati. In primavera
inoltrata produce piccole bacche scure.
Esposizione: si pongono a dimora in luogo soleggiato o semiombreggiato; non temono il freddo.
Annaffiature: i giovani arbusti si annaffiano almeno una volta a settimana durante la primavera e
l'estate; gli arbusti a dimora da qualche anno possono accontentarsi delle piogge, ma si consiglia di
annaffiare in caso di siccità prolungata. A fine inverno fornire del concime organico o del concime
granulare a lenta cessione, da mescolare al terreno ai piedi della pianta.
Terreno: questi arbusti rustici e poco delicati si sviluppano senza problemi anche nella comune terra da
giardino, è comunque bene assicurare un ottimo drenaggio, per evitare ristagni idrici.
Moltiplicazione: avviene per seme, per talea, o asportando ai piedi della pianta un pollone ben
sviluppato.
Parassiti e malattie: l'oidio attacca le foglie giovani e i germogli, coprendoli con una muffa bianca e
polverosa. La ruggine forma macchie rossastre sulla pagina superiore delle foglie e chiazze brune su
quella inferiore.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE SIEPI
Le siepi sono costituite da filari di piante, spesso sempreverdi, coltivate per
svolgere alcune particolari funzioni; si utilizzano come linea di demarcazione di
un confine, come protezione di particolari aree di un giardino, come riparo dal
vento o dai rumori, come ombreggianti. Spesso vengono utilizzate piante
sempreverdi, poichè, mantenendo le foglie per tutto l'arco dell'anno, svolgono
funzioni protettive anche durante i mesi invernali; molte siepi sono comunque
costituite anche da piante a foglia caduca, o spesso anche da piante da fiore.
La gran parte degli arbusti e dei piccoli alberi coltivati in giardino sono adatti a
formare una siepe, è però bene scegliere in maniera oculata l'essenza da
utilizzare, a seconda delle esigenze per cui si desidera porre in atto la siepe
stessa.
Generalmente le siepi si compongono di piante della stessa specie e della stessa
varietà, quasi a comporre un "parete" vegetale compatta ed uniforme; per
rendere più piacevole alla vista la siepe è anche possibile utilizzare piante dello
stesso genere, ad esempio tutte sempreverdi, ma di specie o varietà diverse, in
modo da creare un'alternanza nel colore delle foglie o dei fiori, che rende la
siepe più decorativa.
a cura del prof. Paolo CROCI
133
LE SIEPI
LA FUNZIONE DELLE SIEPI
Innanzitutto esse hanno un'azione frangivento, limitando l'azione dei venti, specialmente nelle zone litoranee ma anche in quelle
più interne, per un'area a loro vicina lunga fino a 15 volte la loro altezza. Tale azione riduce i danni meccanici alle colture
adiacenti,oltre a limitare le perdite d'acqua per traspirazione delle piante, riducendo quindi i fabbisogni idrici.
Molto importante è la loro azione di protezione del suolo, limitando l'asportazione di particelle di terreno a causa dell'azione del
vento e dell'acqua, fenomeno molto più accentuato nei terreni spogli ed esposti a coltivazioni molto estese. Nelle rive le radici
delle piante consolidano il terreno evitando smottamenti e trattenendo parte della frazione terrosa dilavata dai campi. Inoltre
viene limitato il ruscellamento superficiale e favorito l'assorbimento dell'acqua da parte del terreno.
Non trascurabile dal punto di vista ambientale è la funzione di habitat per tantissime specie animali e vegetali, a volte anche utili
per la produzione agraria, come gli insetti pronubi (che favoriscono l'impollinazione) o gli insetti come le coccinelle, predatori di
insetti nocivi alle colture. Selvaggina ed uccelli si rifugiano nelle siepi miste, trovando un ambiente idoneo alla loro vita in quanto
simile a quello del limitare boschivo (ormai quasi assente). Anche specie erbacee coltivate nei giardini (ad. es. le Campanule)
possono inselvatichirsi all'interno delle siepi miste. Tutto l'insieme, molto naturale, richiama alla mente l'aspetto ancestrale della
campagna.
Una siepe mista ha anche un valore alimentare, perchè in essa possono poi essere inseriti frutti selvatici , oppure piante ricercate
per il loro uso culinario (es. erbe aromatiche, nocciole ed altra frutta secca), che crescendo spontaneamente avranno sapori
certamente diversi dalle quelli delle piante coltivate. In essa possono anche crescere funghi e trovare rifugio le api, che
pascoleranno liberamente durante tutta la stagione vegetativa e potranno eventualmente essere allevate per la produzione di
miele.
Con le loro frasche le siepi miste svolgono egregiamente anche la funzione di isolamento sonoro, attenuando i fastidiosi rumori
causati dalle attività umane, in particolare in prossimità di arterie di grande comunicazione come autostrade e ferrovie. Le fronde
assorbono anche i gas di scarico dei veicoli, contribuendo a migliorare la qualità dell'aria, anche mediante la produzione di
ossigeno e la captazione delle famigerate particelle solide, tanto dannose alla salute.
In alcuni casi può essere importante la produzione a medio periodo di ramaglie per riscaldamento ecologico, per cippato da
pacciamatura, e a lungo periodo di legname da opera.
Ultima, ma non per questo meno importante ed utile, è la funzione paesaggistica, con il miglioramento estetico del paesaggio
agrario e suburbano.
a cura del prof. Paolo CROCI
134
LE SIEPI
Siepi di sempreverdi
Nel caso in cui necessitiamo di una siepe che ripari
dal vento o dal rumore che rimanga folta e densa per
tutto l'arco dell'anno, è bene porre a dimora delle
piante sempreverdi, in modo che non perdano le
foglie. La gran parte delle siepi è di questo tipo, e per
questo scopo vengono utilizzate piante di facile
coltivazione e con poche esigenze.
Siepi miste
Sono siepi formate da varietà diverse dall’aspetto più
naturale per colore ed espansione
a cura del prof. Paolo CROCI
135
LE SIEPI
SIEPI FORMALI
SIEPI INFORMALI
Sono quelle siepi
solitamente
sempreverdi e
composte da un’unica
varietà che vengono
modellate secondo una
forma regolare.
Utili nelle divisioni di
confine o nei vialetti
Sono solitamente
rappresentate da diverse
varietà e vengono allevate in
forme libere.
Ottime come bordura alta nei
giardini all’inglese
a cura del prof. Paolo CROCI
136
LE SIEPI
La siepe informale offre anche, rispetto alla tipica siepe squadrata e formale (che
purtroppo ritroviamo ancor oggi troppo spesso anche nelle nuove costruzioni di
campagna), che ha bisogno di diversi interventi di potatura durante la stagione
vegetativa, una notevole riduzione dei tempi (e di conseguenza dei costi) di
manutenzione, in quanto basta eliminare ogni tanto i rami cresciuti disordinatamente
o che intralciano i passaggi o le lavorazioni, senza altre potature. Una potatura ogni
qualche anno, a seconda delle esigenze, può rendersi necessaria al fine di ringiovanire
e mantenere fioriferi alcuni arbusti.
Gli interventi di difesa fitosanitaria sono pressochè inesistenti: infatti mentre le siepi
costituite da una sola essenza sono molto vulnerabili in caso di attacchi parassitari,
talvolta assai dannosi per una sola specie, le siepi miste sopravvivono resistendo a
tutte le avversità naturali, tra l'altro con la rinnovazione naturale che avviene quasi
sempre in modo autonomo, per seme, in quanto non appena muore una pianta
abbastanza grande subito una nuova, non più dominata, la sostituisce.
a cura del prof. Paolo CROCI
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LE SIEPI
Aucuba: foglie variegate e bacche
rosse in inverno; adatta all'ombra
Bambù: pianta molto vigorosa,
spesso è bene contenerne lo
sviluppo
Berberis: moltissime varietà in
commercio, anche a foglie di
colore molto decorativo; siepe
spinosa; anche varietà nane
Bosso: siepe a sviluppo lento,
esistono varietà nane; molto
utilizzato nei roseti e negli orti
botanici
a cura del prof. Paolo CROCI
138
LE SIEPI
Cotoneaster: molto diffuso, esistono
varietà erette ed anche prostrate,
bacche rosse
Pyracantha: siepe spinosa a sviluppo
vigoroso; bacche arancioni, rosse o
gialle; esistono varietà a sviluppo
compatto
Eleagnus: esistono
moltissime varietà, anche
a foglia variegata
Evonimo: anche varietà
caducifoglie e con bacche
decorative
a cura del prof. Paolo CROCI
139
LE SIEPI
Eucaliptus: pianta aromatica,
leggermente sensibile al gelo
Laurus: pianta aromatica
molto comune, talvolta
viene infestata
gravemente dalla
cocciniglia
Ilex: pianta vigorosa e decorativa,
esistono varietà spinose ed anche
nane o con foglia variegata
Ligustro: utilizzata anche
nell'arte topiaria, esistono
varietà con foglie grandi e
variegate
a cura del prof. Paolo CROCI
140
LE SIEPI
Lonicera: sviluppo abbastanza lento,
si mantiene entro dimensioni medie
o piccole
Nerium: fioritura estiva
molto apprezzata; pianta
velenosa
Mahonia: fiori profumati in
primavera, di colore giallo oro, foglie
spinose
Nandina: le foglie si
arrossano in inverno;
bacche rosse, fiori bianchi
a cura del prof. Paolo CROCI
141
LE SIEPI
Osmanthus: in autunno produce fiori
profumatissimi, molte varietà
disponibili
Pieris: pianta acidofila, fioritura
primaverile e giovani foglie di colore
rosso
Photinia: pianta vigorosa,
le nuove foglie in
primavera sono di colore
rosso acceso
Pitosporo: fiori profumati
in estate; esiste anche
una varietà nana a
portamento prostrato
a cura del prof. Paolo CROCI
142
LE SIEPI
Prunus laurocerasus: una tipica
pianta da siepe, molto vigorosa e
di rapido sviluppo
Quercus ilex: il classico leccio,
molto utilizzato anche lungo
strade e viali
Viburno: esistono molte varietà,
anche da fiore e a foglia caduca;
bacche scure in inverno
Arbutus: molto particolare, bel
fogliame; fiori bianchi in
inverno, frutti commestibili in
estate-autunno
a cura del prof. Paolo CROCI
143
LE SIEPI
Phyllirea angustifolia: arbusto con
bacche decorative
Prunus lusitanica:
pianta sempreverde
molto vigorosa
Callistemon: pianta di origine
australiana, teme il freddo intenso
Rosmarino: una officinale
molto utilizzata anche
come siepe
a cura del prof. Paolo CROCI
144
LE SIEPI
L'IMPIANTO
Le siepi vanno messe a dimora a fine autunno o a inizio inverno, prima
che il terreno si inumidisca eccessivamente, rispettando la profondità che
le piante avevano nel vaso.
Poichè, una volta piantata, la siepe rimarrà per anni, è necessario
preparare con cura il terreno.
E' necessario vangarlo scendendo piuttosto in profondità.
Bisogna eliminare tutte le infestanti perenni e aggiungere al terreno delle
sostanze organiche. Visto che per tracciare la linea della siepe è
necessario scavare una trincea, per evitare che si riempia d'acqua,
bisogna assicurare un buon drenaggio.
A questo punto va tesa una corda, per fare in modo che la siepe sia dritta.
I cespugli vanno piantati distanziandoli tra di loro di ca. 30 cm.
Per formare una fila più fitta e robusta, si può piantare un doppio filare di
cespugli.
Le file vanno distanziate tra di loro di ca. 35 cm e le piante vanno sfalsate,
ponendole a 45 cm ca. l'una dall'altra.
Dopo l'impianto bisogna accorciare le piante all'incirca alla metà. I
germogli laterali devono essere cimati, in modo da infoltire gli arbusti.
a cura del prof. Paolo CROCI
145
LE SIEPI
LE CURE
Una siepe va mantenuta sana e vitale nel corso del tempo.
Non si tratta di cure che richiedono operazioni faticose, ma è necessario essere costanti, per evitare che la
siepe assuma un aspetto trascurato.
Togliere tutto il materiale di scarto dalla base della siepe, per impedire alle erbacce di crescere. Se ciò
accadesse, toglierebbero la luce ai rami più bassi, facendoli morire e formando brutti spazi vuoti.
Assicurare alla siepe il necessario nutrimento.
Quindi effettuare la pacciamatura del terreno con composta o altro materiale organico, mantenendo così
anche il giusto grado di umidità necessario.
a cura del prof. Paolo CROCI
146
LE SIEPI
LA POTATURA
La potatura va effettuata con una certa frequenza, in modo da mantenere la siepe ordinata. E' preferibile
partire dal basso verso l'alto, in modo che i residui del taglio cadano lontano.
La siepe deve essere più larga alla base e più stretta alla sommità. In questo modo si facilita la penetrazione
della luce e si evita che il peso della neve possa danneggiare gli arbusti.
Gli arbusti con foglie piccole, come il tasso, vanno potati con forbici per siepi o tosasiepi a motore. Per far
assumere una forma particolare, invece, vanno usate le cesoie che permettono di controllare il taglio.
Per piante a foglie larghe, come l'alloro, è invece meglio usare le cesoie. Infatti le forbici tendono a tagliare
le foglie a metà, facendo sì che il profilo della siepe risulti irregolare e disordinato.
a cura del prof. Paolo CROCI
147
LE SIEPI
EPOCA DI POTATURA
L’epoca di potatura dipende dal tipo di siepe che dobbiamo coltivare.
Se la siepe è del tipo informale per mantenere questo aspetto è più che sufficiente uno o due
tagli all’anno semplicemente per mantenere l’espansione della pianta. I tagli andranno eseguiti
in primavera e a fine estate.
Se dobbiamo mantenere una certa squadratura gli interventi saranno minimo due e altri
interventi all’occorrenza
a cura del prof. Paolo CROCI
148
LE SIEPI
a cura del prof. Paolo CROCI
149
TIPI DI GIARDINO
IL GIARDINO ALL’ITALIANA
•Due parti: una nelle immediate vicinanze della villa e l'altra più
lontana
•1 - Rigorosa simmetria delle aiuole, dei viali, delle vasche, con
forme geometriche rettilinee, curvilinee o miste.
•2 - Orizzontalità dei piani.
•3 - Presenza di siepi perfettamente squadrate e poste a
delimitazione delle aiuole, oppure al loro interno a formare
disegni più o meno complessi (labirinto) Ars topiaria Buxus
sempervirens, Taxus baccata, Ligustrum vulgare, Quercus ilex,
Lonicera nitida, Laurus nobilis; Carpinus betulus, Crataegus
monogyna,
•4 - Presenza di poche piante, simmetriche, a foglia piccola,
sempre foggiate, o con linee architettoniche naturali (cipressi e
altre conifere).Carpino: carpinate, motivi architettonici della
muratura: arcate con pilastri, capitelli, archi, copertura di muri
di sostegno, di gradoni, recinzioni della parte principale del
giardino e angoli riservati; e della proprietà tenuta a coltivo o a
bosco.
•Terrazzamenti
150
TIPI DI GIARDINO
IL GIARDINO ALLA FRANCESE
•
•
•
si distingue dal giardino italiano per la
notevole estensione, favorita da una
morfologia del territorio pianeggiante.
Raramente raggiunge la ricchezza e la
scenografia del giardino italiano, ma in
compenso la vastità della superficie gli
conferisce il senso della grandiosità.
Il giardino francese si arricchisce di specchi
d'acqua, carpinate, parterre con siepi a
disegni complessi, padiglioni e arancere per
il ricovero invernale degli agrumi coltivati in
forme foggiate per la decorazione estiva dei
piazzali antistanti le dimore. I progettisti si
sbizzarriscono nell'uso delle piante erbacee
da fiore e da foglia per creare ricercati effetti
ornamentali.
Al di là del giardino francese più raffinato e
sfarzoso esistono quasi sempre vaste zone a
coltivo o a bosco, a sottolineare una volta di
più la stretta discendenza di questo stile da
quello italiano.
151
TIPI DI GIARDINO
IL GIARDINO ALL’INGLESE
•
•
•
•
•
I viali e le aiuole, sono ad andamento
tortuoso, curvilineo, irregolare. Il
visitatore che li percorre ha sempre la
sensazione che dietro la curva si possa
celare qualche aspetto inatteso e
sorprendente.
L'orizzontalità dei piani viene
sostituita da ondulazioni più o meno
sensibili, ottenute sfruttando
l'andamento del terreno, oppure
effettuando riporti di terra.
Vi sono numerose piante di alto fusto
e arbusti, in forme libere spontanee e
riuniti a gruppi e macchie irregolari.
L'alternanza di vegetazione arborea,
arbustiva ed erbacea si ispira al
modello naturale della campagna, del
bosco, della prateria . Le acque sono
raccolte in specchi irregolari o in
laghetti alimentati da ruscelli e
cascatelle .
Mancano opere murarie e
architettoniche, e dove queste sono
richieste per ragioni di stabilità
assumono forme naturali, a imitazione
di rocce e scogliere.
Prato
152
TIPI DI GIARDINO
IL GIARDINO ALL’INGLESE
a cura del prof. Paolo CROCI
153
TIPI DI GIARDINO
IL GIARDINO ROCCIOSO
Ambienti e biotipi non legati ai
grandi spazi, ma ricostruibili
anche in spazi limitati, nei giardini
domestici o sui terrazzi. Nasce così
il giardino roccioso, la rockery, una
vera e propria arte che ha maestri
in paesi del mondo con tradizioni
e condizioni ambientali
diversissime.
Più che un vero e proprio giardino
viene utilizzato per arredare
piccoli spazi.
154
LA PROGETTAZIONE
Ogni giardino è un mondo a se
stante, da inserire in un quadro
ambientale specifico. Ragion per
cui esso deve essere strutturato in
modo da rispecchiare non solo
l’ambiente circostante, ma anche
la struttura architettonica della
casa ed infine la personalità della
persona che vi ci abita. Spesso ci si
chiede i costi e i procedimenti per
dar vita ad un giardino, noi qui
specifichiamo tutti i passaggi da
farsi per la creazione dello stesso.
155
LA PROGETTAZIONE
L’ambiente circostante
Nessuno spazio verde, nemmeno il più esclusivo e segreto, può permettersi di isolarsi
dall’ambiente che lo circonda. Non esiste recinzione o protezione che possa annullare
l’influenza del mondo attorno a un giardino. Quando si pensa di essere riusciti a creare
una perfetta separazione visiva dai fabbricati circostanti, ecco che arriva un rumore, o
un odore, insomma qualcosa che ci ricorda comunque che al di fuori di quello spazio
privilegiato la vita va avanti .E prima o poi, volenti o nolenti, dobbiamo anche uscire da
quel giardino.
Poiché quindi tra spazio verde e ambiente circostante esiste una serie di legami, il
‘trucco’ per il progettista consiste nel volgerli a proprio favore. Si tratta cioè di rendere
estetico ciò che per sua natura sarebbe decisamente brutto, di far sembrare ‘voluto’
ciò che è fastidiosamente casuale, di trasformare in armonia ciò che non ha
apparentemente alcuna affinità estetica...e naturalmente di accettare ciò che non si
può in alcun modo cambiare.
156
LA PROGETTAZIONE
Criteri di base
• Piccole superfici (fino
a 300 mq)
• Medie superfici ( da
300 mq a 700 mq)
• Grandi superfici (da
700 mq a 1.500mq)
• Parchi ( oltre 1.500
mq)
157
LA PROGETTAZIONE
Piccole superfici (fino a 300 mq)
• Limitare le piante alla zona periferica lasciando al centro un
prato libero.
• Siepe bassa
• Piante fastigiate
• Giardino roccioso
158
LA PROGETTAZIONE
Grandi superfici (da 700 mq a 1.500mq)
• Delimitare la zona d’uso patio
• Siepe border
• Piante a chioma espansa
riunite a gruppi ed arbusti
misti per taglia e
destinazione
• Inserimento di manufatti
artistici e di strutture fisse
159
LE AIUOLE
Le aiuole per giardino perseguono sia fini ornamentali che funzionali, quali
interrompere la monotonia di un sito completamente piatto, creare le condizioni per
le colture di specie che richiedono un substrato diverso da quello presente. Le aiuole
possono essere previste dal progetto iniziale o realizzate in un secondo momento,
possono perseguire uno scopo esclusivamente ornamentale, quindi senza la necessità
di creare nuovi substrati, possono essere delimitate con strutture rigide, quali
murature in mattoni, calcestruzzo o semplici muretti di pietre a secco. Le aiuole per
giardino possono prevedere o meno dislivelli rispetto all’intero giardino, nel senso che
possono essere rialzate o meno, per una piantumazione a schema libero o che segue
schemi e figure geometriche. Ogni singola aiuola da giardino deve ospitare specie di
piante caratterizzate il più possibile dalle stesse esigenze, per substrato, frequenza e
l’intensità degli interventi di irrigazione e concimazione.
160
LE AIUOLE
Le aiuole per giardino caratterizzate da una struttura perimetrale rigida, sono destinate
a rimanere immutate nel tempo, stante l’onerosità della relativa rimozione, mentre
quelle allo stesso livello dell’intero sito, il cui confine risulta segnato solo da un diverso
tipo di vegetazione o da un filare di mattoni o pietre poggiate senza alcuna
cementazione, consentono in ogni momento di dare al giardino una nuova
configurazione, con un intervento di poco conto. Quindi, se lo scopo è quello di creare
attorno a cespugli e alberi esistenti aiuole che ne esaltano la presenza, è sufficiente
segnare il perimetro di quella che sarà la futura aiuola e rimuovere lungo lo stesso una
strisca di prato, diciamo larga 20 cm, lungo la quale stendere uno strato di ghiaia, un
filare di mattoni o pietre naturali. Come dicevamo, sono queste soluzioni che si prestano
ad essere riviste in qualsiasi momento e da chiunque voglia trascorrere qualche ora in
assoluto relax. Se lo scopo è quello di creare un’ aiuola destinata ad ospitare piccoli
arbusti o comunque piante da fiore potenzialmente destinate a sviluppare una massa
radicale contenuta, e che nello stesso tempo necessitano di un substrato diverso da
quello esistente, bisogna optare per un aiuola rialzata, caratterizzata da una vera
struttura di contenimento in muratura.
161
LE AIUOLE
Qualora l’aiuola fosse destinata ad ospitare un albero al alto fusto con radici imponenti
e semmai che corrono in superficie, è opportuno evitare aiuole rigide la cui integrità
risulterebbe inevitabilmente compromessa dalla forza demolitrice delle radice, a meno
di una grossa struttura in calcestruzzo armato, ed optare per aiuole superficiali, come
un filare di pietre o mattoni o ancor meglio una striscia di vegetazione di specie diversa
dal prato esistente, sempreverde di diversa tonalità o da fiore. Le più diffuse aiuole per
giardino in muratura vengono realizzate in calcestruzzo o mattoni pieni a vista, in
funzione delle specie di piante destinate ad ospitare.
162
LE AIUOLE
163
LE AIUOLE
L’ACCOSTAMENTO DELLE PIANTE
L’accostamento degli alberi, arbusti e piante da bordura deve essere tale da:
• Rispettare le esigenze delle singole piante
• Rispettare lo sviluppo delle piante in modo che non entrino in competizione
• Avere tutto l’anno un accostamento di colore gradevole
164
LE AIUOLE
AUTUNNO
165
LE AIUOLE
PRIMAVERA
1)Crataegus laevigata ‘Paul’s Scarlet’
2)Iberis sempervirens
3)Iris barbata ‘Crispy’
4)Festuca glauca ‘Elijah Blu’
166
LE AIUOLE
PRIMAVERA
1)
Primula denticulata
2)
Primula jellow
3)
Corydalis flexuosa
4)
Dryopteris
5) Prunus persica ‘Meired’ e P.p. ‘Beni-chidori’
6)Prunus persica ‘White Peachy’ e P.p. ‘Omoi-NoMama’
7)Amelanchier canadensis
167
LE AIUOLE
PRIMAVERA
1) Festuca glauca
2) 2)Geranium ‘Johnson’s Blue’ o
Himalayense
3) 3)Rosa inglese ‘Heritage’ (David
Austin)
4) 4)Stipa tenuissima
168
LE AIUOLE
ESTATE
1) Paulownia tomentosa
2) Cercis siliquastrum
3)Liquidambar styraciflua
4)Mahonia aquifolium o Hydrangea
quercifolia
5)Pachysandra terminalis
169
LE AIUOLE
INVERNO
1)
Hamamelis
2)
Chimonantus
3)
Mahonia
4)
Viburnum
5)
Sarcococca
6)
Daphne
7)
Helleborus
170
LE AIUOLE
INVERNO
1)Hamamelis x intermedia
2)Mahonia japonica
3)Euphorbia wulfenii
4)Euphorbia polychroma
5)Euphorbia rigida
171
REALIZZAZIONE VIALETTI
172
MANUFATTI
All’interno del nostro giardino può essere necessario creare
degli scalini o semplicemente delimitare le aiole con
materiali pietrosi. Questo va eseguito con attenzione per non
appesantire la visione del nostro giardino.
Sentieri e scalini possono essere realizzati con quadrotti di
tufo o con i lastroni ghiaiati, ottenendo un effetto piuttosto
formale, adatto per esempio in un giardino all’italiana, o
ricco di forme geometriche regolari. Indubbiamente più
casuali e romantici i sentieri con pietre sparse di forma
irregolare, che ricordano vagamente le camminate in
montagna.
Le aiuole poi traggono beneficio dalla delimitazione con
materiali pietrosi. Risultano più irregolari e libere le bordure
con travertino, più formali invece le bordure con blocchetti di
tufo o con ciottolo arrotondato di fiume. All’interno delle
aiuole è possibile mettere, con la doppia funzione estetica e
di controllo malerbe, materiali pietrosi colorati. Ad esempio
ghiaie nere o bianche, pomice, lapillo vulcanico rosso scuro,
al posto della più comune corteccia.
173
MANUFATTI
I mattoni di tufo possono essere semplicemente
sovrapposti senza nessun collante. La terra col
tempo li assesterà
174
MANUFATTI
175
IL PRATO
SCELTA DEL MISCUGLIO
Prima di procedere alla scelta del seme per il prato occorre considerare due fattori
importanti: l’ utilizzo a cui destinare il prato, la zona climatica in cui ci troviamo, quanto
del nostro tempo siamo disposti a dedicargli. Ci sono specie adatte a zone ombreggiate,
che resistono all’esposizione in pieno sole del prato, che tollerano il calpestio o che sono
adatte ai tagli rasi. Conoscendo le caratteristiche dei vari semi a prato possiamo
facilmente individuare quello che fa al caso nostro.
La famiglia di erbe più diffusa è quella delle graminacee, perfette da utilizzare come
prato poiché le loro caratteristiche le rendono veloci nello sviluppo, resistenti a tagli
frequenti e rasi nonché ben resistenti l calpestio. Difficilmente il prato è costituito da un
unica specie di erba, è consigliabile miscelare i semi per poter ottenere un miscuglio che
può garantire al prato i pregi di differenti erbe. Lolietto è una delle specie più conosciute
ed utilizzate, con la temperatura ideale germina in 5-6 giorni e se mescolata ad altre
specie permette loro una crescita più lenta.
176
IL PRATO
SCELTA DEL MISCUGLIO
Le specie di graminacee usate per la formazione dei tappeti erbosi vengono divise in due
gruppi:
Microterme: Poa, Festuca, Lolium, Agrotis ecc.
Macroterme: Cynodon, Pennisetum, Digitaria, Paspalum, Stenotaphrum, Zoysia ecc.
La crescita delle radici delle specie, del 1° gruppo è rapida con temperature del suolo fra
10 e 19°C; oltre i 23°C rallenta sempre di più fino ad arrestarsi oltre i 30°C. Durante le
estati molto calde tendono ad andare a riposo.
La crescita delle radici delle specie del 2° gruppo è molto attiva tra 23 e 32°C e continua
fino a 35°C nel terreno.
Molte piante appartenenti a questa famiglia sono coltivate,
altre sono infestanti (non moltissime).
Tra le coltivate : cereali, molte foraggere e quelle impiegate
per i tappeti erbosi
Si conoscono circa 5000 specie diverse
177
IL PRATO
SCELTA DEL MISCUGLIO
Importante per la scelta del miscuglio è la zona climatica in cui ci troviamo. Ci sono
specie (le Macroterme) che tollerano temperature calde tra i 26-34° C ed anche con
annaffiature scarse il prato un aspetto gradevole, ma purtroppo con inverni rigidi
tendono ad ingiallire e sono maggiormente soggette alle malattie. Più adatte a zone
umide e fresche sono invece le Microterme che sono al massimo del loro stato
vegetativo tra i 17-25° C e d’inverno garantiscono un prato verde, ma l’estate
necessitano di una costante irrigazione.
178
LE GRAMINACEE
MICROTERME
Rispetto alle macroterme si caratterizzano per:
* migliore resistenza al freddo;
* minore resistenza alle alte temperature;
* minore resistenza alla siccità;
* crescita tendenzialmente eretta;
* minore tolleranza al taglio basso ( escluso
Agrostis stolonifera);
* apparato radicale più superficiale;
* minore resistenza al logorio;
* minore resistenza alle crittogame;
* maggiore tolleranza agli insetti;
* propagazione, principalmente, per seme.
179
LE GRAMINACEE
MICROTERME
Lolium perenne
Lolium multiflorum
180
LE GRAMINACEE
MICROTERME
Agrostis tenuis
Agrostis stolonifera
181
LE GRAMINACEE
MICROTERME
Festuca rubra
Poa pratensis
182
LE GRAMINACEE
MACROTERME
Le macroterme per tappeti erbosi appartengono alle
sottofamiglie Panicoideae e Eragrostideae
Preferisconi temperature tra i 24 e i 32°C per lo
sviluppo delle radici e tra i 30 e 37°C per la
crescita della parte vegetativa
Presentano rispetto alle microterme:
* scarsa resistenza alle basse temperature
* crescita più lenta
* più resistenti ai patogeni e meno agli insetti
* maggiore approfondimento dell’apparato radicale
* maggiore tolleranza agli stress idrici e al logorio;
* propagazione vegetativa
* maggiore possibilità per le colture in purezza
183
LE GRAMINACEE
MACROTERME
Cynodon spp
184
IL PRATO PRONTO
Il prato pronto è la soluzione ideale per
avere un ottimo prato in breve tempo e
con meno fatica, viene venduto nei
vivai in rotoli o zolle di erba con uno
strato di terra di 3 cm. Anche con il
prato pronto abbiamo la possibilità di
scegliere la specie di prato più adatto
alle nostre esigenze. Il prato pronto può
essere posato in qualsiasi periodo
dell’anno evitando comunque i giorni
troppo freddi o troppo caldi, il
momento più adatto per posare il prato
rimane comunque la fine dell’autunno
e l’ inizio della primavera.
185
IL PRATO PRONTO
Acquisto e posa del prato pronto Calcolare la superficie da ricoprire con il prato
pronto ed acquistarne circa il 5% in più per i tagli, angoli e le rifiniture. Preparare il
terreno prima della consegna del prato zappandolo e triturandolo fino a 15 cm di
profondità, eliminare sassi e detriti, concimarlo con concime organico, livellarlo ed
annaffiarlo. Il prato pronto va posato entro 24 ora dalla lavorazione del terreno,
iniziandolo a srotolare per il lato più lungo della superficie, margini ed angoli li
rifiniamo tagliando con un coltello strisce di prato da uno dei rotoli, affiancare il più
possibile le zolle evitando li lasciare spazi vuoti e pressiamo con un rullo per far
aderire bene al terreno. Concluse le operazioni di posa annaffiare abbondantemente
ed evitare di calpestarlo per almeno una settimana. Il primo taglio deve esser fatto
dopo tre settimane e successivamente provvediamo a concimare.
186
IL PRATO PRONTO
POSA DEL PRATO
187
IL PRATO PRONTO
188
PREPARAZIONE LETTO DI SEMINA
Letto di semina
La preparazione del letto di semina richiede i seguenti interventi:
Preparare il terreno mediante una aratura a 15-25 cm o meglio una passata di
vangatrice per portare in superficie i sassi. La lavorazione va fatta per tempo per
lasciare esposto il terreno al sole dell'estate o al freddo dell'inverno. Correggere i
suoli pesanti con aggiunte di sabbia (da 1 carriola per mq per i prati ornamentali a
100-150 litri per mq per i terreni sportivi) e di torba (20-25 litri/mq).
Apportare la concimazione di base.
Lavorare periodicamente il terreno ad una profondità di 15-20 cm per eliminare le
erbe infestanti e frantumare le zolle e mescolare ammendanti e concimi; se diventa
troppo soffice rullare 3-4 volte e fare seguire una lavorazione molto superficiale. Se
necessario irrigare il terreno per favorire la nascita delle erbe infestanti; quelle
perenni vengono più facilmente eliminate con irrorazioni di diserbante.
Installare l'impianto di irrigazione.
189
PREPARAZIONE LETTO DI SEMINA
Dopo averlo ripassato una seconda volta per eliminare eventuali detriti tornati in
superficie, con un rastrello si dovrà provvedere a livellare il terreno per poter
ottenere un prato in piano che oltre ad essere più bello sarà più facile da tagliare.
Trascorso almeno un mese dall’utilizzo del diserbante dovremo trattare il terreno con
un concime granulare ricco di fosforo ( Starter ), importante per favorire una buona
crescita iniziale dell’erba, e innaffiare.
Considerati i tempi necessari è raccomandabile effettuare le operazioni di
preparazione del terreno in anticipo per evitare di seminare il prato con ritardo e
quindi troppo vicini al freddo o al caldo. A questo punto non ci rimane che
seminare.
190
SEMINA
Scelta del seme
La scelta del seme è fondamentale per la riuscita del tappeto erboso. Occorre
valutare bene l'ambiente, lo scopo, il terreno, la disponibilità idrica prima di
scegliere la varietà o il miscuglio piu adatto in base alle specie che lo compongono.
In genere è da preferire un miscuglio quando le condizioni e la manutenzione sono
normali e usare una specie o una varietà singola, solo per situazioni specifiche. La
quantità di seme da impiegare dipende dalle specie utilizzate e dalle caratteristiche
del miscuglio. Le quantità piu elevate, indicate sull'etichetta della confezione, vanno
usate per le semine tardive o quando si prevede una forte presenza di malerbe o in
condizioni difficili.
191
SEMINA
Quantità di seme
Non bisogna aumentare troppo le quantità di seme per non ottenere una eccessiva
densità di giovani piante che conseguentemente diventano piu sensibili agli attacchi
fungini e per non aggravare inutilmente i costi. La semina può essere effettuata in
autunno o in primavera; nel primo caso il freddo anticipato può danneggiare le
giovani piante, nel secondo le scarse piogge possono ostacolare la formazione del
tappeto. La scelta dell'epoca dipende dalla disponibilità di tempo e dalle condizioni
ambientali locali. E' bene seminare in autunno le specie che prediligono climi freschi
e in primavera quelle che gradiscono temperature elevate. Normalmente un kilo di
semente copre circa 40 mq
192
SEMINA
Epoca di semina
E' preferibile che tra la semina e i primi geli intercorrano 4-6 settimane. Per
effettuare una semina ottimale bisogna spargere uniformemente i semi a mano o
mediante una seminatrice manuale o meccanica; per ottenere una distribuzione
uniforme seminare l'appezzamento in due passate incrociate ad angolo retto.
Coprire quindi i semi rastrellando leggermente il terreno o distribuendo un
leggero strato di terriccio o di torba; l'interramento deve essere compreso fra 3 e 5
mm. Se il terreno è molto ricco di sostanza organica rullare leggermente prima di
irrigare. Le irrigazioni fino alla germinazione vanno fatte con molta attenzione per
non creare ruscellamenti che possono spostare i semi e per non fare incrostare il
terreno.
193
SEMINA
Modalità di semina
La semina può esser fatta a mano o utilizzando spargitore che si possono acquistare
nei negozi di giardinaggio. Calcolare in base al seme acquistato e alla superficie la
quantità di seme da distribuire, sempre meglio poco di più che meno, dividerla ed
iniziare la semina. Se utilizziamo lo spargitore la semina è semplice, ma se decidiamo
di farlo a mano per facilitare l’operazione mischiare in un secchio il seme con della
sabbia per poterlo spargere meglio. Seminare tutta la superficie destinata a prato
distribuendo il seme prima in un verso e poi per quello opposto, compattare il terreno
(rullare) per far aderire il seme con il rullo (si può utilizzare una vanga o delle tavolette
legate ai piedi), infine innaffiare con un getto leggero.
194
SEMINA
Quando seminare
I periodi ideali per la semina del prato sono l’inizio dell’autunno e la primavera ,
momenti in cui la temperatura mite, il sole non troppo forte e l’umidità costante
possono favorire la germinazione del seme.
Il seme Il base al tipo di utilizzo a cui vogliamo destinare il prato va scelto il tipo di
miscuglio di seme più adatto al nostro prato. In commercio è possibile reperire
miscugli già pronti sulle cui confezioni troveremo riportate le indicazioni di utilizzo
e soprattutto le dosi da impiegare per metro quadro che potremo confrontare
con la superficie totale che dobbiamo seminare, mediamente servono circa 30
grammi di seme per ogni metro quadro di terreno.
195
SEMINA
Finita la semina non ci resta che attendere la germinazione del seme irrigando
regolarmente con un getto delicato ed evitando di calpestare dove seminato, gli unici
inconvenienti possono essere uccelli ed insetti che cercheranno di cibarsi dei semi. A
seconda del miscuglio utilizzato in circa 20 giorni l’erba sarà nata, attendere che il
prato sia alto almeno 10 cm per effettuare un primo taglio non troppo raso, circa 7 cm
196
SEMINATRICI
197
RULLATURA
Al termine della semina viene eseguita una rullatura
per far aderire il terreno al seme e facilitarne la
germinazione.
198
CONCIMAZIONE
La concimazione dei tappeti erbosi non ha lo scopo principale di esaltare la
produzione di materiale verde come per i prati agricoli, ma deve compensare le
asportazioni di elementi nutritivi associate alle frequenti tosature e alle perdite per
dilavamento, in modo da permettere una crescita dell'erba ottimale in rapporto alla
destinazione del tappeto. L'erba del prato vive in un ambiente non naturale, con
una forte competizione per la luce, l'acqua e gli elementi nutritivi, sia tra i
componenti della popolazione di graminacee che con gli alberi ed i cespugli
presenti.
Una parte degli elementi minerali assorbiti viene, inoltre, sottratta al ciclo sotto
forma di residui di tosatura
199
CONCIMAZIONE
A causa di questa competizione in condizioni non naturali la concimazione assume
un ruolo fondamentale, se si vuole ottenere un tappeto di colore intenso, fitto, ben
ancorato, resistente al calpestio, poco sensibile alle malattie e vigoroso. Ciascun tipo
di tappeto erboso, secondo l'intensità di utilizzazione e di sfruttamento, ha quindi
delle esigenze nutrizionali diverse per quantità, qualità e cronologia dcgli interventi
che devono essere soddisfatte, tenendo presenti i fattori di base, come :
la fertilità naturale del terreno
le specie di erba
le caratteristiche fisiche del terreno
il tipo di crescita che si vuole ottenere
la rimozione o no dei residui di tosatura
la stagione
il clima
la qualità e la quantità dell'acqua di irrigazione
200
CONCIMAZIONE
L'epoca di distribuzione dipende dal tipo e dall'uso del tappeto, dal clima e dai livello
di manutenzione possibile (All'impianto di un tappeto erboso si distribuisce un
concime a cessione programmata nell'ordine di 30-40 g/m2 ).
Primavera - La crescita è molto rigogliosa ed avviene inizialmente a spese delle
riserve costituite in autunno e poi attraverso una ripresa dell'attività radicale che
deve trovare una forte disponibilità di azoto. La concimazione di base viene
anticipata a marzo, se non è stata fatta una concimazione autunnale e quando si
deve stimolare la rigenerazione dei campi sportivi usati nell'inverno: altrimenti
basta un intervento in aprile per coprire il fabbisogno primaverile grazie alla
formulazione a cessione programmata.
201
CONCIMAZIONE
Estate - Le specie microterme continuano a crescere se abbondantemente irrigate, ma
la vegetazione deve essere robusta per sostenere lo stress da caldo, soprattutto per i
tappeti dei golf che vedono l'uso più intenso in questa stagione. Se le irrigazioni non
sono sufficienti o la temperatura è eccessiva non eccedere nella concimazione delle
graminacee microterme, per non indebolirle.
Autunno - La riduzione delle temperature a fine estate favorisce una ripresa vigorosa
della crescita che deve essere stimolata con un apporto di azoto in modo da irrobustire
il tappeto prima del periodo più critico di impiego. In autunno inoltrato una
distribuzione di concime è necessaria per assicurare una disponibilità di nutrimento ai
tappeti utilizzati intensamente nel corso dell'inverno.
202
CONCIMAZIONE
GLI ELEMENTI NUTRITIVI
L'Azoto, elemento motore della crescita, è presente nei principali componenti del corpo
vegetale; è richiesto in concentrazione elevata, in tutte le parti in attiva crescita della
pianta, per la germogliazione, la ramificazione, la formazione e la pigmentazione delle
foglie. L'assorbimento dell'azoto nelle graminacee non è un processo continuo
nell'anno, ma è direttamente legato alla crescita vegetativa. La rigogliosa vegetazione
primaverile del prato avviene a spese delle riserve glucidiche e azotate esistenti
nell'apparato radicale e costituite nell'autunno precedente, dato che le piogge invernali
dilavano le scorte di azoto del terreno; solo quando la vegetazione si è indurita inizia
l'assorbimento di azoto
203
CONCIMAZIONE
GLI ELEMENTI NUTRITIVI
Anche dopo una rasatura, per 3-4 gg in estate o per 8-12 in autunno, viene meno
l'assorbimento di azoto. Tale andamento policiclico dell'assorbimento dell'azoto è di
difficile individuazione temporale, per cui la soluzione pratica è quella di assicurare,
attraverso la concimazione, un costante apporto dell'elemento stesso.
L'azoto può essere somministrato al prato sotto 3 forme:
azoto nitrico: molto solubile, facilmente dilavato, è la forma sotto cui vie assorbito
gran parte di questo elemento;
· azoto ammoniacale: poco assorbito dalle radici, si fissa al terreno e viene trasformato gradualmente (2-3 settimane) in azoto nitrico;
· azoto ureico: viene trasformato nel terreno, gradualmente, in azoto ammo- niacale
e nitnco; prontamente solubile, viene fissato dal terre- no solo quando è sotto forma
ammoniacale.
204
CONCIMAZIONE
GLI ELEMENTI NUTRITIVI
La tappa finale, quindi, della trasformazione è il nitrato, prontamente assorbibile dalle
radici, ma altrettanto dilavabile dalle frequenti irrigazioni e quindi allontanato dal
campo di azione delle radici stesse. Per ovviare a questo inconveniente non è possibile
prolungare la disponibilità aumentando la dose distribuita oltre un certo livello (5 g di
azoto solubile per mq), per non danneggiare le piante a causa della salinità elevata; nè
frazionarla in molti e frequenti apporti a causa dei costi di manodopera. I concimi
specifici per i prati contengono l'azoto sotto una forma speciale, a cessione prolungata
e controllata, che mantiene disponibile per la pianta, per un periodo di 10-12
settimane, una quantità costante di azoto
Questa formulazione ha il vantaggio di consentire di ridurre il numero di concimazioni, di
fornire l'azoto alle piante in modo aderente alle esigenze, perché l'aumento di
temperatura e di umidità che stimolano la crescita delle graminacee assecondano anche
la cessione e la trasformazione del nutrimento azotato. Inoltre la completa utilizzazione,
da parte delle piante dell'azoto reso disponibile, evita che vi siano dilavamenti del nitrato
nel terreno sottostante e quindi il pericolo di inquinamento delle falde acquifere.
205
CONCIMAZIONE
GLI ELEMENTI NUTRITIVI
Un tappeto concimato con troppo azoto mostra un eccessivo allungamento delle
foglie, con tessuti teneri e poco resistenti alla siccità ed al calore, un aumento della
formazione del feltro, una scarsa resistenza al calpestio, una maggiore sensibilità alle
malattie e un ridotto sviluppo delle radici. Un tappeto carente in azoto cresce
lentamente, ingiallisce e si dirada. E' possibile verificare se l'ingiallimento è provocato
da carenze di azoto o di altri elementi nutritivi che danno sintomi simili, come zolfo,
ferro e manganese ricorrendo all'analisi chimica delle foglie od a una semplice prova.
Su una parcella di tappeto applicare 4 g/mq di azoto sotto forma di urea (8 g/mq) e su
una altra 20 g di solfato di ammonio; se entrambe inverdiscono, l'ingiallimento è
dovuto a carenza di azoto, se rinverdisce la seconda si tratta di carenza di zolfo. Se
entrambe le parcelle diventano ancora piu gialle, si proceda a distribuire ferro, in caso
negativo si irrori solfato di manganese a 5 g/l. I concimi specifici contengono una
quantità di zolfo sufficiente a compensare le esigenze delle graminacee.
206
CONCIMAZIONE
GLI ELEMENTI NUTRITIVI
Fosforo
Il fosforo è necessario per lo sviluppo precoce di un forte apparato radicale, oltre che
per il normale funzionamento del metabolismo della pianta e il trasporto della energia.
Il livello di fosforo del terreno deve essere accertato al momento della preparazione
mediante un'analisi (metodo Olsen): contenuti di 12-15 ppm sono adeguati per le
graminacee, 8 ppm sono il minimo accettabile, 20 ppm indicano una riserva sufficiente
per alcuni anni. Se il terreno è scarso di fosforo al momento della preparazione del
terreno, distribuirne per costituire la riserva; in seguito una applicazione annuale
sempre dello stesso prodotto sopperisce alle perdite dell'elemento legate alla
rimozione dei residui di tosatura. Infatti il fosforo si fissa facilmente nel terreno e non è
soggetto a dilavamenti se non nelle sabbie acide. Un eccesso di fosforo aggrava la
crescita di erbe infestanti, come la Poa annua, riduce la longevità della Festuca ed
induce la carenza di ferro
207
CONCIMAZIONE
GLI ELEMENTI NUTRITIVI
Potassio
Il potassio è necessario per conferire resistenza alle malattie ed al calpestio, per la
formazione delle riserve di zuccheri a fine stagione, per l'irrobustimento dei tessuti
fogliari, per un'ottima crescita radicale e per la regolazione del consumo di acqua. Al
momento dell'impianto, un livello adeguato di potassio scambiabile è pari a 90- 100
ppm per un terreno limoso e a 120-180 per uno sabbioso. In generale i terreni hanno
sufficienti dotazioni di potassio; solo le sabbie impoveriscono lentamente a causa di un
modesto dilavamento. Nelle graminacee il potassio viene assorbito in quantità quasi
pari all'azoto, ma per il minore dilavamento e la dotazione del terreno gli apporti,
mediante il concime, devono essere inferiori. La non rimozione dei residui di tosatura
restituisce al prato gran parte del potassio necessario. Le foglie delle graminacee
contengono azoto e potassio in un rapporto pari a circa 3:2 ; nei tappeti
frequentemente irrigati e tosati, il concime deve contenere i due elementi in un
rapporto simile.
Gli apporti di potassio sono importanti durante l'estate e l'autunno per favorire la
formazione di riserve di carboidrati e per mantenere più verde la vegetazione nel
periodo invernale
208
CONCIMAZIONE
GLI ELEMENTI NUTRITIVI
Esigenze
Il fabbisogno di concime dipende dalla intensità dell'uso del tappeto. I campi sportivi
sono soggetti a danni meccanici, costipazione, impiego in condizioni non ideali, per cui
l'erba deve esprimere una crescita rapida per recuperare i danni ed occupare le zone
diradate; nello stesso tempo però deve sviluppare un forte apparato radicale, per
offrire un adeguato ancoraggio ai piedi dei giocatori ed avere uno sviluppo espanso ed
omogeneo, non a ciuffi o assurgente. I tappeti dei golf devono essere particolarmente
omogenei, fitti e robusti in modo da non deviare il cammino delle palline e offrire
ancoraggio ai piedi dei giocatori; avere un colore intenso, resistere bene alle malattie e
mantenere una crescita costante in tutta la stagione. Ai tappeti ornamentali si chiede
invece di mantenere una colorazione verde intenso e di sopportare bene gli stress da
siccità, calore, calpestio, agenti patogeni. Alle differenti caratteristiche di impiego e alle
varie esigenze corrispondono fabbisogni diversi di concime nel corso delle stagioni. Il
fabbisogno degli altri elementi nutritivi è correlato ai rapporti di assorbimento da parte
delle piante, ma per le ragioni già richiamate le quantità da reintegrare coi concimi
sono piu ridotte che non l'azoto. Per il fosforo bastano 4-8 g/mq come P2O5; e per il
potassio 8-16 g/mq come K2O
209
CONCIMAZIONE
GLI ELEMENTI NUTRITIVI
Distribuzione
La distribuzione deve essere attivata in maniera uniforme mediante gli appositi
apparecchi distributori, manuali o meccanici. E' buona norma applicare il concime in
due passate incrociate a 90° per avere una ripartizione uniforme sul tappeto usando
apposite attrezzature. Fare seguire una irrigazione di almeno 10 mm di acqua.
210
CONCIMAZIONE
ESEMPI DI CONCIMAZIONE
211
TAGLIO DEL PRATO
Il taglio del prato, chiamato anche
tosatura, non ha solo la funzione di
mantenere l'erba all'altezza corretta
per scopo estetico o funzionale e di
evitarne la crescita eccessiva, ma
anche quello di renderla piu
vigorosa, piu fitta e di impedirne la
fioritura che ne provocherebbe
l'esaurimento precoce. Per ottenere
questi vantaggi bisogna calibrare le
tosature, per frequenza e altezza, in
base alla essenza dominante nel
miscuglio, allo scopo e al tipo di
impiego, alle concimazioni, alle
condizioni climatiche, alla intensità
di sfruttamento.
212
TAGLIO DEL PRATO
Altezza
L'altezza del taglio deve essere regolata in modo che l'erba sia contemporaneamente la piu alta possibile in
rapporto all'impiego del tappeto e la piu corta possibile senza indebolire l'apparato radicale. L'altezza
dipende dal tipo di erba, quelle stolonifere sopportano tagli bassi meglio di quelle a crescita eretta.
L'altezza del taglio va regolata secondo la stagione: in primavera occorre tosare alto per favorire la ripresa
dopo l'inverno, poi scendere, durante l'estate, al livello normale. Nelle zone calde, in estate, tosare alto le
specie microterme per mantenere più fresco l'apparato radicale. Nelle zone d'ombra tagliare 1-2 cm più
alto del normale per favorire la fotosintesi. In ogni caso per non provocare stress alla pianta, la tosatura
non deve asportare più del 40% della superficie fogliare presente (meglio limitarsi al 30%), corrispondente
al 40-50% dell'altezza della vegetazione prima del taglio. Nel variare l'altezza di taglio è bene procedere per
gradi per abituare le parti basali della chioma alla luce intensa. Se si abbassa eccessivamente l'altezza di
taglio in rapporto al tipo di erba, l'apparato radicale, soprattutto delle specie microterme, tende a ridursi e
quindi bisogna aumentare le frequenze delle irrigazioni e delle concimazioni; l'erba diventa più sensibile ad
alcune malattie. Se si aumenta l'altezza di taglio viene stimolato lo sviluppo in profondità dell'apparato
radicale e quindi la vigoria della pianta e la resistenza alle malattie; aumenta di contro (fino al 25-30%) il
consumo di acqua da reintegrare con l'irrigazione.
I tappeti nuovi sono piu delicati da tosare perchè il terreno è soffice e le piante non sono radicate
profondamente. I primi tagli vanno effettuati ad una altezza superiore a quella normale, rimuovendo non
più del 30% della altezza scendendo poi progressivamente man mano che l'erba si ancora ed attecchisce.
213
TAGLIO DEL PRATO
Frequenza
La frequenza del taglio è regolata dal tipo di
erba, dalla quantità di concime distribuito, dalla
stagione. La regola è di tosare poco e spesso per
mantenere in condizioni ottimali il tappeto. In
generale si deve intervenire quando la
vegetazione è cresciuta di circa il 50% rispetto
all'altezza di taglio raccomandata (p.e. se
l'altezza raccomandata è 5 cm, occorre tosare
quando l'erba è alta 6-7 cm). Tappeti concimati e
irrigati di frequente come quelli per il golf
richiedono più tosature per settimana. Durante
la primavera e l'autunno, quando la crescita
delle specie microterme è maggiore, può essere
necessario per i prati ornamentali un taglio alla
settimana; durante l'estate, se l'irrigazione è
scarsa può bastare una tosatura ogni 2
settimane.
214
TAGLIO DEL PRATO
Residui
I residui della tosatura vanno rimossi subito dopo il taglio:
•in caso di tempo freddo e umido;
•quando interferiscono nell'impiego del tappeto;
• quando sono in quantità eccessiva, succulenti, grossolani, lignificati;
• nel caso di terreni a bassa attività microbica, acidificati, con il feltro;
• non bisogna usare i residui del taglio, raccolti da tappeti trattati con erbicidi come pacciamatura per piante
erbacee o arboree e non destinarli al compostaggio.
I residui possono essere lasciati sul tappeto:
• quando sono fini e corti;
• quando possono essicare o decomporsi rapidamente;
• quando il terreno è in buone condizioni fisico-chimiche;
• i residui contengono azoto+fosforo+potassio nel rapporto 8:1:5, che vengono ceduti al terreno nel giro di poche
settimane, riducendo il fabbisogno di concime.
215
AEREAZIONE DEL PRATO
I tappeti con una elevata intensità di impiego vanno soggetti alla costipazione del terreno che consiste in una
alterazione dei pori fra le particelle del suolo che diventano piu piccoli, riducendo la circolazione dell'acqua e gli
scambi gassosi. Nel tappeto erboso la costipazione del terreno:
- riduce la velocità di infiltrazione dell'acqua facendo rimanere la superficie bagnata per lungo tempo, fino ad
arrivare a ristagni o ruscellamenti;
- stimola la formazione del feltro accentuando la compattezza del tappeto;
- riduce la profondità di penetazione dell'acqua nel terreno e quindi lo sviluppo dell'apparato radicale;
- facilita l'accumulo di sali nocivi.
La costipazione del terreno nelle zone molto trafficate viene prevenuta modificando profondamente la
struttura del suolo con apporti di materiali e con particolari tecniche di preparazione. Se il tappeto già
impiantato soffre per la costipazione, causata dal traffico pedonale che interessa solo i primi 3-4 cm di terreno,
si può intervenire con macchine che aprono fori o tagli nella superficie del prato. Tali macchine vengono
chiamate impropriamente arieggiatrici, anche se lo scopo del loro impiego non è quello di facilitare la
penetrazione dell'ossigeno nel terreno, della cui carenza soffrono raramente le graminacee, ma quello di fare
penetrare e diffondere l'acqua.
216
AEREAZIONE DEL PRATO
Alcune di queste macchine portano dei coltelli che praticano delle fenditure nel
tappeto, profonde 5-10 cm, portando in superficie il terreno di fondo; altre provviste di
fustelle o cucchiai (carotatrici), asportano delle "carote" di terreno profonde 8-10 cm e
larghe 1-3 cm. Tale trattamento favorisce l'ammorbidimento del terreno attorno al foro
mentre il fondo rimane compattato, per cui dopo alcuni anni bisogna approfondire la
lavorazione per rompere lo strato duro che si è così formato. La densità di fori per mq
varia da 100 a 200, le carote estratte vanno rimosse mediante rastrellatura, se il terreno
è argilloso e pesante e rimpiazzate con una distribuzione di sabbia, con un 20% di
sostanza organica con l'aggiunta di terriccio o torba. Se il terreno è sabbioso, le "carote"
vengono sminuzzate e distribuite con una passata di scopa o di rete metallica. Se le
carote hanno un diametro superiore a 12-15 mm, dopo 1-2 settimane sarà necessaria
una ulteriore distribuzione di sabbia per livellare le depressioni provocate
dall'assestamento del terreno.
L'epoca migliore per l'impiego delle macchine arieggiatrici è la primavera o la tarda
estate con l'erba in attiva crescita. L'operazione va effettuata ogni volta che si rivela
necessaria: in genere 1 volta all'anno: piu volte nelle zone molto sfruttate. Il terreno
deve essere sufficientemente umido, ma non inzuppato (ideale alla capacità del campo).
La pratica di forare il terreno con forche o telai muniti di punte provoca un
miglioramento solo momentaneo della infiltrazione di acqua; è adatta per piccole
superfici o situazioni di emergenza.
217
RIMOZIONE DEL FELTRO
Tra la parte verde della chioma e le radici delle graminacee si forma uno strato composto da germogli, rizomi,
radici (vive o morte) e residui di foglie; il tutto strettamente intrecciato, tende ad accumularsi nonostante
subisca una certa decomposizione. Tale strato se è alto 5-6 mm conferisce al tappeto resistenza meccanica,
aumenta la resistenza al deterioramento, riduce la costipazione, l'evaporazione di acqua, gli sbalzi di
temperatura e la germinazione delle infestanti. Uno strato piu alto diventa dannoso perchè, essendo
idrorepellente, riduce la penetrazione dell'acqua, compromette gli scambi gassosi, ospita agenti patogeni
(Pythiumm, Fusarium, Helmintosporium), rende difficile i tagli e accelera la disattivazione dei fungicidi e degli
erbicidi. Quando lo strato è eccessivo, diventa necessario intervenire meccanicamente mediante il passaggio di
un rastrello apposito, rulli con punte, o praticando tagli verticali con una macchina chiamata "verticut". Tale
macchina viene passata quando il feltro è alto circa 1 cm, dopo aver rasato basso il prato, regolando le lame in
modo che penetrino 1-2 mm nel feltro per non danneggiare le radici delle piante. La frequenza di intervento
nella stagione varia da 1 volta (in primavera o autunno) per i tappeti ornamentali, a 3- 5 volte per i prati fini e
molto sfruttati, durante il periodo di crescita vigorosa. Il materiale risultante deve essere rimosso. Una rapida
ripresa, dopo l'intervento, viene favorita da una concimazione e da una sabbiatura.
218
RULLATURA PRIMAVERILE
Lo scopo di tale pratica e quella di avvicinare il terreno alle
radici; è utile in primavera dove il gelo ha sollevato la cotica
erbosa ed è necessario ricompattare per favorire la crescita
primaverile. Talvolta la rullatura viene usata per spianare e
ricompattare la superficie dei campi sportivi per ricostituire le
caratteristiche meccaniche del fondo. Il rullo deve essere
passato su terreni secchi in superficie e umidi nelle zone
radicali. La rullatura non è comunque di uso frequente.
219
SABBIATURA
La distribuzione di sabbia sui tappeti molto utilizzati serve a :
• livellare la superficie;
• ritardare l'accumulo del feltro;
• aumentare l'infiltrazione di acqua al fine di migliorare le caratteristiche fisiche dello
strato superficiale di terreno;
• controllare lo sviluppo di alcune malattie;
• facilitare l'attecchimento dell'erba riseminata;
• stimolare la rigenerazione del tappeto dopo le operazioni di aerazione e di rimozione
del feltro.
220
SABBIATURA
La sabbiatura viene praticata durante il periodo vegetativo in occasione degli interventi di aerazione. Sui campi
da golf, per controllare il feltro, si interviene più frequentemente (con quantità ridotte di sabbia): da ogni 2
settimane nella stagione di piena crescita a ogni 8 settimane nei periodi di scarsa vegetazione. Il materiale viene
distribuito con macchine apposite, in modo uniforme, facendolo poi penetrare nei fori, trainando una rete
metallica flessibile o un tappeto di cocco. Il materiale usato più comunemente è la sabbia pura, anche se una
miscela di sabbia e terriccio (30-50%) può essere conveniente dove il feltro non è un problema. E' importante
che il materiale usato in una zona abbia sempre la stessa granulometria e non contenga particelle più fini di
quelle che ci sono nel terreno sottostante, per non provocare la costipazione del terreno.
La sabbia deve rispondere ai seguenti requisiti:
- un contenuto di calcare inferiore al 5%;
- una granulometria composta per 80-95% da particelle con una dimensione da 0,1 a 0,6 mm e 5-15% di
particelle 0,5-1 mm; - mancanza di parti fini (argille e limo) soprattutto se l'attività dei lombrichi porta in
superficie le due frazioni di terreno sopraindicate.
La quantità di sabbia da distribuire deve essere sufficiente a riempire i fori lasciati dalla carotatrice e formare
uno strato uniforme spesso 2 mm. Per modificare il terreno dello strato portante del tappeto, bisogna spargere
almeno 20 mm di sabbia in 10 interventi; per controllare il feltro basta uno strato di 0,8-1,5 mm. Le ricerche
hanno dimostrato che dopo lo spargimento di 60 mm di sabbia, realizzato in più anni, la costipazione del terreno
viene prevenuta e gli interventi di aerazione ridotti di molto
221
RIGENERAZIONE
Il tappeto di un prato può subire un notevole deperimento causato da errori di impianto o da carenze di
manutenzione. Per risolvere il problema si può ricorrere alla rigenerazione, cioè alla risemina parziale sul
manto erboso preesistente.
Le operazioni necessarie sono:
1.
tosature basse per indebolire le graminacee rimaste;
2.
passaggi di "verticut" per rimuovere il feltro e facilitare il contatto tra suolo e seme;
3.
rimozione dei residui così formati;
4.
arieggiamento del terreno mediante il passaggio di un ripuntatore o di lame o di dischi taglienti, seguito da
un passaggio della carotatrice. La profondità di lavoro deve essere regolata a 6-10 cm;
5.
semina di un miscuglio adatto a coprire le aree nude e rinfoltire il tappeto esistente (25-30 g/mq);
6.
spargimento di concime e di sabbia;
7.
irrigazione frequente a bassi volumi.
Per le piccole superfici vengono effettuate le operazioni indicate ai numeri (in sequenza) 1-2-3-5-6-7.
Per le grandi superfici dopo l'operazione 1 viene passata una macchina combinata in grado di svolgere le
operazioni 2-4-5, seguita dalla concimazione e dalla irrigazione.
222
IRRIGAZIONE
Quando irrigare il prato
L’acqua per il prato è un elemento indispensabile, quindi è bene sapere quando è
essenziale irrigare il prato per evitare che la mancanza di acqua possa ridurne lo
sviluppo e complicarne la sopravvivenza soprattutto nei periodi più caldi. I periodi
dell’anno in cui è necessaria l’ irrigazione del prato sono l’ estate e l’autunno, momenti
in cui a causa della maggiore attività vegetativa il prato ha più bisogno di acqua, mentre
non sarà necessario annaffiare in inverno poiché il prato è a riposo e in primavera
quando l’umidità notturna e qualche pioggia sono sufficienti. Le annaffiature variano a
seconda della temperatura e del tipo di terreno, quindi da 1 volta a settimana per i
periodi più freschi e i terreni argillosi, fino ad irrigare 2 o 3 volte nei mesi caldi
dell’estate. I momenti più adatti per l’ irrigazione sono al mattino presto perché l’acqua
sarà sfruttata nelle ore successive con un processo di fotosintesi e la notte, le
temperature fresche impediranno l’evaporazione e avremo a disposizione una
maggiore pressione per l’irrigazione.
223
IRRIGAZIONE
Come irrigare il prato La quantità di acqua di
cui necessita il prato giornalmente è differente
secondo le zone climatiche, mediamente
serviranno circa 5 litri d’acqua per ogni metro
quadro della superficie del prato.
Per un piccolo prato può essere sufficiente un
tubo e un po’ di pazienza per annaffiarlo
manualmente, mentre per superfici più grandi
dovremo dotarci di un maggior numero di
irrigatori da posizionare nei vari angoli del
prato. È da tenere in considerazione che nei
periodi in cui saremo lontani da casa per le
vacanze il prato avrà ugualmente bisogno di
essere irrigato, quindi dovremo dotarci di timer
che quotidianamente provvederanno ad aprire
i nostri rubinetti.
224
DISERBO
Controllo delle erbe infestanti
Con la locuzione erbe infestanti ci si riferisce a tutte quelle erbe che in qualche modo
alterano il rendimento della pianta. Le piane infestanti, oltre a pregiudicare l’aspetto
estetico della coltura, hanno anche altri effetti, quali la diminuzione della luce, la
sottrazione di sostanze nutritive e, ancor più grave, l’assorbimento dell’acqua nei
periodi estivi. Queste piante, inoltre, sono dotate di una rusticità che è superiore alla
nostra pianta. Sicché, in caso di condizioni sfavorevoli, la selezione naturale farà sì che
la pianta che morirà sarà la nostra e non quella infestante. La propagazione di queste
essenze avviene con quasi tutti i metodi di riproduzione, e per questa ragione che in
quasi tutti i terreni si trovano piante infestanti.
225
DISERBO
Danni causati dalle erbe infestanti.
Oltre all’acqua, agli elementi nutritivi ed alla luce, le piante infestanti rubano anche lo
spazio vitale ed in alcuni casi provocano anche la morte delle colture. Un esempio che
tutti avranno ben presente è quello del convolvolo, che avendo un portamento volubile
si attorciglia intorno alla pianta e ne provoca l’asfissia.Un altro problema che interessa i
frutteti e le piante da orto è la presenza di fiori prodotti dalle malerbe che distolgono
l’attenzione degli insetti pronubi (impollinatori) dalle nostre colture diminuendone
l’impollinatura.
226
DISERBO
Controllo preventivo delle piante infestanti
Per evitare l’insorgere del problema è opportuno cercare di mantenere più pulito
possibile il terreno da malerbe e da semi infestanti. Uno dei vettori di sementi più
importante è il letame, esso infatti se non maturo contiene grandi quantità di semi, che
gli animali hanno mangiato. Quindi è bene evitare l’utilizzo di letame se non ben maturo.
Altri vettori per la semente sono le acque d’irrigazione che possono contenere oltre a
sementi anche parti di rizomi e radici di erbe infestanti. Prediligere metodi d’irrigazione
con filtro a rete nel caso si utilizzino acque sporche. Utilizzare pacciamature e cortecce
diserbanti può diminuire molto il problema infestanti.
227
DISERBO
Lotta diretta contro le infestanti
Lotta meccanica: questo metodo, che è il più
classico, consiste nella estirpazione
dell’infestante con le mani, o con l’aiuto di
sarchiatore.
Lotta chimica: questo tipo di lotta prevede
l’utilizzo di diserbanti chimici o erbicidi. Per
intervenire con questa tecnica è opportuno prima
conosce la selettività di prodotto ed i danni che
provocano sia alla flora che alla fauna.
228
DISERBO
Come agiscono gli erbicidi
Gli erbicidi agiscono per contatto, per traslazione o mediante una azione residuale.
Erbicidi di contatto: in questa categoria sono racchiusi prodotti che eliminano la parte
che è stata colpita dal prodotto, lasciando inalterato l’apparato radicale. Questo diserbo
è utile per il diserbo delle infestanti annuali.
Erbicidi traslocati: questi prodotti, detti anche sistemici, permettono al principio attivo
di entrare in circolo alla pianta e di eliminare anche l’apparato radicale. Questi prodotti
agiscono prevalentemente sul meristema della pianta, impedendo la fotosintesi e la
riproduzione delle cellule. Si tratta di un sistema più lento del precedente ma garantisce
una buona riuscita anche sulle piante perenni con un apparato rizomatoso.
Erbicidi ad azione residuale: comunemente chiamati antigerminello, impediscono al
seme di germinare, eliminano le infestati al primissimo stadio di sviluppo. A differenza
dei precedenti questi prodotti posso coprire periodi molto più lunghi, garantendo una
parziale pulizia del terreno.
229
DISERBO
Applicazione degli erbicidi
I diserbanti a contatto e quelli traslocabili vengono distribuiti sulla foglia, e assorbiti
attraverso gli stomi della foglia, mentre quelli ad azione residuale vengono distribuiti sul
terreno.
Epoca d’intervento
Trattamenti in presemina: questi trattamenti vengono effettuati prima che la nostra
coltura sia messa a dimora o seminata. Vengono usati prima della semina su un prato per
pulirlo dalle malerbe ed evitare in seguito dei diserbi selettivi.
Trattamenti di post-emergenza: questi trattamenti vengono effettuati quando la nostra
piantina e già emersa dal terreno: in questo momento la piantina è molto più soggetta
alle infestanti in quanto la competizione per la luce e per l’acqua è al massimo.
230
DISERBO
La selettivita’
Con questo termine si intende la capacità di un determinato diserbante di essere più
nocivo per determinate essenze. E’ molto importante ricordare che solamente se
utilizzato con le giuste dosi e con dei giusti parametri il diserbante rimane selettivo. I
diserbanti selettivi si distinguono sia per il loro metodo d’azione sia per il periodo di
distribuzione.
231
DISERBO
Fattori che influenzano l’azione dei diserbanti
Temperatura: le temperature influiscono molto sul lavoro dei diserbanti. Qualche
prodotto sistemico per agire ha bisogno di temperature non inferiore a 8°. E’ anche
vero, peraltro, che con temperature superiori tra i 25° ed i 28 ° la pianta diminuisce le
funzioni fisiologiche con una diminuzione dell’efficacia dei diserbanti. Una temperatura
troppo elevata, inoltre, diminuisce il tempo d’evaporazione del prodotto, provocando
uno scarso rendimento dello stesso.
Pioggia: solitamente, dopo il trattamento, non dovrebbe piovere per un giorno, per
permettere al principio attivo di entrare nella foglia. Viceversa, un’azione positiva viene
fatta dalla pioggia nel caso di trattamenti a terra, aumentando l’efficacia del
trattamento.
Luce: questo fattore agisce molto positivamente per quanto riguarda i diserbanti
sistemici, aumentando la fotosintesi (entra in circolo più facilmente il principio attivo
del prodotto sistemico).
232
DIFESA DEL PRATO
Malattie e insetti
II tappeto diventa sensibile agli agenti patogeni quando questi sono presenti, quando esistono le condizioni per
l'infezione e l'erba è sensibile.
Una buona manutenzione riduce il pericolo di attacco degli agenti patogeni, quindi occorre:
• adottare un programma di concimazione adatto alle essenze e alle condizioni pedo-climatiche;
• favorire lo sgrondo delle acque e l'areazione del terreno;
• irrigare preferibilmente di mattino nelle stagioni intermedie;
• rispettare l'altezza di taglio;
• rimuovere il feltro.
Il ricorso alla lotta chimica deve avvenire ai primi sintomi e solo sulle aree interessate per non distribuire grandi
quantità di fitofarmaci ed alterare l'equilibrio della microflora utile. I tappeti erbosi soggetti a frequenti irrigazioni
e tosature, come quelli dei golf, sono più sensibili agli attacchi dei patogeni che ne compromettono l'effetto
estetico e funzionale. I tappeti di parchi, giardini e campi da gioco sono meno sensibili se ben curati, però tosature
rade e troppo drastiche, l'eccesso di azoto, la formazione del feltro, favoriscono l'insediamento delle malattie. In
presenza di attacchi di patogeni raccogliere ed allontanare i residui di tosatura.
233
DIFESA DEL PRATO
Muschi
Le zone di terreno compatto, umido, povero, acido
e ombreggiato non favoriscono la crescita dell'erba
che resta rada e debole e viene rapidamente
invasa dal muschio che deteriora l'aspetto estetico
del tappeto erboso. La presenza di zone di
muschio è la spia che le condizioni di impianto o di
manutenzione del tappeto non sono ottimali in
rapporto alle condizioni ambientali (ombra,
umidità) ed al miscuglio impiegato. Il muschio
viene eliminato, senza nuocere all'erba, spargendo
un prodotto specifico a base di solfato di ferro alla
dose 20-40 g/mq a fine inverno. Questo
trattamento ha un effetto temporaneo; per
risolvere il problema bisogna ristabilire, con
interventi di manutenzione, le condizioni favorevoli
alla crescita del tappeto. Le operazioni di
eliminazione meccanica del feltro e di areazione
contrastano efficacemente lo sviluppo del muschio.
234
DIFESA DEL PRATO
Marciume grigio (Typhula incarnata)
Sintomi
E' caratterizzato dalla presenza di chiazze circolari,
ricoperte da un micelio spesso, da bianco a grigio
chiaro, larghe da pochi cm ad alcuni decimetri; il
tappeto diventa poi color grigio argento e fragile. La
malattia si sviluppa con clima freddo e umido, con
temperature di 0-8°C e anche sotto la neve su
terreno compattato e concimato con azoto in
autunno. Poco frequente.
Difesa
Trattare in prevenzione in novembre e in gennaiofebbraio o quando appaiono le macchie con un
fungicida specifico.
235
DIFESA DEL PRATO
Marciume rosa invernale (Microdochium nivale)
Sintomi
Si riscontrano chiazze irregolari da 10 a 50 cm di
diametro, con un alone verde-bruno all'esterno e una
colorazione grigio-rosata all'interno, in seguito
seccano. La malattia è piu frequente con temperature
fra 0 e 15°C, con clima umido, spesso dopo il
discioglimento della neve; è favorita da un eccesso di
azoto, da un pH alcalino e dalla presenza del feltro ed
è più frequente sulle graminacee microterme in
febbraio-marzo. Diffusa e grave nel Nord e Centro
Italia.
Difesa
Trattare preventivamente in novembre-dicembre su
terreno non gelato e dopo lo scioglimento della neve
irrorando un fungicida specifico.
236
DIFESA DEL PRATO
Sclerotiniosi (Dollar spot) (Sclerotinia
homeocarpa)
Sintomi
Sul tappeto erboso si notano numerose chiazze,
piccole, 2-5 cm di diametro, cloroti- che o
biancastre e, poi, bruno-giallastre, che tendono a
confluire in ampie zone, necrotiche; le foglie
presentano delle chiazze biancastre con un
margine porpora. L'infezione è frequente da
maggio a ottobre, con 15-30°C e clima umido, su
tappeti rasati di frequente e coltivati su terreni
secchi, sabbiosi, poveri di azoto. E' la malattia più
diffusa in tutta Italia.
Difesa
Durante i periodi di clima caldo-umido e ricchi di
rugiada irrorare in prevenzione e alla comparsa
della prime macchie un fungicida specifico.
237
DIFESA DEL PRATO
Mal del piede delle agrostidi
(Gaeumannomyces sp.)
Sintomi
L'erba decolora a piccole chiazze, diventa
giallastra o brunastra e muore; le macchie
si ingrandiscono ad anello, 10-30 cm per
anno, il centro viene colonizzato da altre
erbe. La malattia si sviluppa nei periodi
temperati e umidi, su terreni poveri di
materia organica e di fosforo. Diffusa nel
Nord e Centro Italia.
Difesa
Irrorare in prevenzione dalla primavera
all'autunno e alla comparsa dei sintomi un
fungicida specifico e acidificare il terreno.
238
DIFESA DEL PRATO
Ruggine (Puccinia sp. - Uromyces sp.)
Sintomi
Sulle foglie si sviluppano delle pustole
bruno rossastre o aranciate ed il
tappeto secca. Attacchi ripetuti, che
accellerano l'invecchiamento del
tappeto, sono favoriti dal clima caldo
umido (16-32°C) e da carenza di azoto.
Sono frequenti su Poa e loietto inglese.
Diffusa in tutta Italia, ma poco
frequente.
Difesa
In primavera e in autunno irrorare un
fungicida specifico.
239
DIFESA DEL PRATO
Filo rosso (Laetisaria fuciformis)
Sintomi
Sul tappeto erboso si formano chiazze di
piante idropiniche e scure del diam. di 3- 30
cm, rotonde od allungate, in cui le foglie
assumono un colore rosa vivace per la
presenza di fiocchi di micelio colorato.
Malattia tipica della primavera e
dell'autunno con clima molto umido, con
temperatura fra 0 e 15°C, su tappeti di
graminacee microterme in carenza di azoto.
Diffusa in tutta l'Italia ma poco frequente.
Difesa
Eliminare il feltro su cui il patogeno si
conserva a lungo; arieggiare il terreno,
concimare regolarmente, irrorare le chiazze
con un fungicida specifico.
240
DIFESA DEL PRATO
Macchia estiva (Fusarium sp. e
Magnaporthe sp.)
Sintomi
Il prato è danneggiato da chiazze larghe da
pochi cm ad alcuni decimetri, circolari; le
foglie diventano di colore verde chiaro e,
poi, rosso-brunastro; nel periodo più caldo
il colletto, le radici e gli stoloni diventano
bruni e seccano; l'infezione è più frequente
nella stagione calda, con eccesso di azoto e
formazione di feltro; sono più attaccate Poa
e graminacee microterme, anche in
conseguenza di stress da siccità. Frequenti
in tutta Italia.
Difesa
Durante l'estate irrorare un fungicida
specifico.
241
DIFESA DEL PRATO
Marciume fogliare e delle giovani piante (Pythium sp.)
Sintomi
Le piante più giovani di 3 mesi marciscono e si allettano;
quelle più adulte, a chiazze di forma irregolare, subiscono un
collasso dei tessuti fogliari che diventano molli e vischiosi e di
colore bruno; la malattia ha un decorso molto rapido in
condizioni di clima temperato e umido, su tappeti con
eccesso di azoto e formati in prevalenza da Festuca, Lolium,
Agrostis e Poa; il taglio dell'erba umida favorisce la diffusione
della infezione.
Difesa
Intervenire con trattamenti fogliari con fungicida sistemico
avendo cura di irrorare con almeno 10 - 20 litri di soluzione
per 100 mq. Iniziare i trattamenti quando si verificano le
condizioni microclimatiche favorevoli allo sviluppo della
malattia e soprattutto nel periodo critico ripetere i
trattamenti ogni 14 - 15 giomi.
242
DIFESA DEL PRATO
Helmintosporiosi (Helmintosporium
sp. ed Exserohilum sp.)
Sintomi
Sulle foglie si sviluppano delle piccole
macchie bruno violacee allungate che
poi si estendono lasciando i tessuti del
centro di colore chiaro; il tappeto,
nelle zone colpite, ingiallisce;
l'infezione è favorita
dall'ombreggiamento, da temperature
fresche (12-21°C) e da eccesso di
azoto. Più frequente su Lolium e Poa.
Difesa
In primavera ed in autunno irrorare un
fungicida specifico.
243
DIFESA DEL PRATO
Macchia bruna (Rhizoctonia solani)
Sintomi
Il prato presenta ampie chiazze circolari,
necrotiche, con un alone scuro,
idropinico, dovuto alla infezione
contemporanea delle lamine fogliari; la
malattia è favorita da temperature
elevate; con alta umidità la evoluzione è
molto rapida, in caso di forti attacchi le
piante muoiono; l'eccesso di azoto e le
frequenti irrigazioni predispongono
all'attacco. Diffusa in tutta Italia.
Difesa
Irrorare un fungicida specifico.
244
DIFESA DEL PRATO
Macchia gialla (Rhizoctonia
cerealis)
Sintomi
Le chiazze sono di colore giallo e
compaiono nei mesi invernali
perchè favorite da temperature
ridotte e da elevata umidità; è più
frequente su Poa e Agrotis. Diffusa
nell'Italia centro-settentrionale.
Difesa
Irrorare un fungicida specifico.
245
DIFESA DEL PRATO
Tipula
Sintomi
In primavera si notano chiazze di erba
appassita e con le giovani foglie mangiate;
sotto il tappeto si trovano delle larve
lunghe 3-4 cm. grigie, apode che si
nutrono, durante il giorno, delle radici e,
durante la notte, del fusto e delle foglie
delle graminacee del prato; i danni sono
evidenti quando la popolazione supera le
50 larve per mq.
Difesa
Dopo un taglio molto basso, trattare con
un insetticida specifico.
246
DIFESA DEL PRATO
Nottue (Agrotis segetis)
Sintomi
In giugno-luglio o in settembreottobre, le vegetazioni vengono recise
sopra il colletto da larve, di colore
grigio scuro, lunghe circa 5 cm, con
attività alimentare notturna.
Difesa
A fine maggio e a fine agosto spargere
un insetticida specifico ed irrigare
abbondantemente.
247
DIFESA DEL PRATO
Elateridi (Agriotes)
Sintomi
Chiazze di tappeto si strappano
facilmente e crescono stentate, le radici
sono perforate da larve allungate,
cilindriche, giallastre, lunghe 3 cm; i
danni sono più eviden ti in primavera e in
autunno.
Difesa
Il tappeto sopporta, senza danni una
popolazione di 100 larve per mq; in
primavera trattare contro gli adulti con
un insetticida specifico.
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