CURA DEI FIORI E ARBUSTI IN GIARDINO REALIZZAZIONE DEL TAPPETO ERBOSO A cura del prof. Paolo CROCI LE PIANTE IN GIARDINO Con il termine albero si intende una pianta legnosa perenne, capace di svilupparsi in altezza grazie ad un fusto legnoso, detto tronco, che solitamente inizia a ramificarsi a qualche metro dal suolo. L'insieme dei rami e delle foglie determina la chioma che può avere forme diverse a seconda delle specie e delle condizioni ambientali. Gli alberi si distinguono dagli arbusti non per le loro dimensioni ma per la presenza di un tronco nettamente identificabile e privo per un primo tratto di ramificazioni (esistono dei salici - alberi a tutti gli effetti - con portamento strisciante e alti solo pochi centimetri). a cura del prof. Paolo CROCI Con il termine arbusto, si è soliti indicare una pianta da esterno nella quale è presente un tronco legnoso dal quale, vicino al terreno, partono i rami oppure nella quale il tronco non è per niente presente. L'altezza di queste piante non supera i 5 metri. 2 LE PIANTE IN GIARDINO Art. 892. Distanze per gli alberi. 1. Tre metri per gli alberi di alto fusto. Rispetto alle distanze, si considerano alberi di alto fusto quelli il cui fusto, semplice o diviso in rami, sorge ad altezza notevole, come sono i noci, i castagni, le querce, i pini, i cipressi, gli olmi, i pioppi, i platani e simili. 2. Un metro e mezzo per gli alberi di non alto fusto. Sono reputati tali quelli il cui fusto, sorto ad altezza, non superiore a tre metri, si diffonde in rami. 3. Mezzo metro per le viti, gli arbusti, siepi vive, le piante da frutto di altezza non maggiore di m 2,50. La distanza deve essere però di un metro, qualora le siepi siano di ontano, di castagno o di altre piante simili che si recidono vicino al ceppo, e di due metri per le piante di robinie. La distanza si misura dalla linea di confine alla basi esterna del tronco dell'albero nel tempi della piantagione, o dalla linea stessa a luogo dove fu fatta la semina. Le distanze anzidette non si devono osservare si sul confine esiste un muro divisorio proprio o comune, purché le piante siano tenute ad altezza che non ecceda la sommità del muro. (Art. 579. Codice Civile del 1865). Il danno che gli alberi possono produrre al vicino deriva dall'ombra dei rami e dalle radici che possono estendersi sottoterra anche per vari metri di lunghezza, provocando uno sfruttamento de terreno e potendo minare le fondazioni del muro di proprietà del vicino. Gli alberi che nascono spontaneamente, a una distanza inferiore a quella stabilita, debbono essere estirpati. L'albero, portato per sua natura a superare l'altezza del muro divisorio comune o proprio, può essere conservato a distanza minore di quella prescritta, quando venissero recisi i rami a cura del prof. Paolo CROCI 3 LE PIANTE IN GIARDINO •Art. 894. Alberi a distanza non legale •II vicino può esigere che si estirpino gli alberi e le siepi che sono piantati o nascono a distanza minore di quelle indicate dagli articoli precedenti. •Art. 896. Recisione di rami protesi e di radici •Quegli sul cui fondo si protendono i rami degli alberi del vicino può in qualunque tempo costringerlo a tagliarli, e può egli stesso tagliare le radici che si addentrano nel suo fondo. •I frutti naturalmente caduti dai rami protesi sul fondo del vicino appartengono al proprietario del fondo su cui sono caduti. a cura del prof. Paolo CROCI 4 MESSA A DIMORA DELLE PIANTE 5 POTATURA Gli alberi ornamentali, in generale, non necessitano di periodiche potature, se non in casi particolari, dovuti principalmente a motivi di sicurezza del traffico o delle persone, ed al fatto che molte specie arboree hanno un naturale sviluppo non compatibile con l’esiguo spazio a disposizione in ambiente urbano. In quest’ultimo caso la potatura periodica ha lo scopo di contenere le piante entro modelli spaziali artificiali. In frutticoltura ed in floricoltura (rose e arbusti) la potatura è invece necessaria per motivi ben precisi, volti ad ottenere una produzione di frutta e fiori qualitativamente equilibrata, commerciabile, redditizia. A volte si rendono necessari interventi di potatura che sarebbero superflui se l’impianto fosse stato progettato e realizzato scegliendo le specie più adatte e rispettando le esigenze delle singole specie. Infatti, molto spesso le piante sono messe a dimora troppo fitte tra loro e troppo vicine alle case e pertanto, occorre intervenire con potature frequenti per impedire agli alberi di toccare le case. Quando si verificano queste condizioni è spesso più conveniente diradare parte delle piante abbattendole o trapiantandole, per dare alle rimanenti la possibilità di svilupparsi in uno spazio maggiore con minori problemi sia di ordine biologico, sia per agevolare chi deve effettuare la manutenzione a cura del prof. Paolo CROCI 6 POTATURA Il sistema naturale di potatura prevede l’asportazione di rami completi, siano essi di grandi o piccole dimensioni e non consente in alcun caso la capitozzatura della pianta o il taglio effettuato a metà di un ramo, qualunque ne sia la dimensione; Il taglio corretto sarà quindi effettuato in corrispondenza di una biforcazione e sarà netto e parallelo alla superficie del ramo rimasto in modo da non lasciare monconi. Nell’asportare i rami cercheremo di ottenere una forma armoniosa e simmetrica, eliminando per prima cosa i rami secchi o rotti, tagliando poi quelli che crescono orientati verso il centro della pianta ed i ricacci verticali interni, in ultimo elimineremo quelli che ne incrociano altri o che crescono paralleli o troppo ravvicinati tra loro. a cura del prof. Paolo CROCI 7 a cura del prof. Paolo CROCI 8 ERRORI DI POTATURA LA CAPITOZZATURA La capitozzatura è l’indiscriminato taglio di branche dell’albero per di ridurre le dimensioni dell’albero e renderlo più sicuro. La capitozzatura non è un metodo praticabile di contenimento e certamente non riduce il pericolo, viceversa, nel lungo periodo, rende un albero più pericoloso. LA CAPITOZZATURA STRESSA GLI ALBERI La capitozzatura rimuove il 50-100% della chioma di un albero. Le foglie producono l’energia necessaria alla vita delle piante, pertanto un albero improvvisamente defogliato può temporaneamente “morire di fame”. La severità della potatura può innescare un meccanismo di sopravvivenza: la pianta attiva le gemme latenti forzando la rapida crescita di germogli attorno ad ogni taglio (ha bisogno di creare, nel più breve tempo possibile, una nuova chioma). Se un albero non possiede l’energia di riserva sufficiente a creare rapidamente una nuova chioma resterà gravemente danneggiato e rischierà di morire. Un albero danneggiato è più vulnerabile ad attacchi di insetti e di malattie: ampie ferite da potatura espongono alburno e durame agli attacchi; la pianta può non possedere l’energia sufficiente per “difendersi chimicamente” dalle aggressioni; alcuni insetti sono attratti dai segnali chimici emessi dagli alberi danneggiati. LA CAPITOZZATURA NON FUNZIONA Se lo scopo è di contenere le dimensioni dell’albero, la capitozzatura non funziona. Un albero deciduo, dopo la capitozzatura, aumenta il tasso di crescita, nel tentativo di rimpiazzare rapidamente la superficie fogliare perduta, necessaria per fornire nutrimento al fusto ed alle radici a cura del prof. Paolo CROCI 9 ERRORI DI POTATURA a cura del prof. Paolo CROCI 10 ERRORI DI POTATURA POTATURA CONIFERE Le conifere non si devono mai potare, se non per pulire il secco. Eppure in giro si osservano decine di Cedrus a cui è stata tagliata la punta. Il risultato è un bel mozzicone spoglio in alto, accompagnato da tanti bei mozziconi laterali. Un albero capitozzato richiede poi due o tre anni di lavoro per essere riportato alla normalità, perché i lunghi getti disordinati che emetterà, dovranno essere "indeboliti" più volte con tagli mirati sia di potatura verde che invernali. E con un potatore molto abile. a cura del prof. Paolo CROCI 11 TECNICHE DI POTATURA SPUNTATURA a cura del prof. Paolo CROCI 12 TECNICHE DI POTATURA SPERONATURA a cura del prof. Paolo CROCI 13 TECNICHE DI POTATURA DIRADAMENTO a cura del prof. Paolo CROCI 14 ATTREZZI a cura del prof. Paolo CROCI 15 ATTREZZI GLI ATTREZZI Le forbici a cesoia richiedono uno sforzo maggiore per eseguire il taglio, in compenso tollerano errori e maltrattamenti, le forbici ad incisione richiedono poco sforzo per eseguire il taglio ma sono più delicate. Le forbici a cesoia più note e diffuse sono quelle costruite dalla ditta svizzera Felco mentre quelle ad incisione I troncarami moderni sono tutti dotati di lama ad incisione e sono in grado di recidere rami fino a 50 mm. Gli svettatoi sono dotati di manici telescopici grazie ai quali possono raggiungere altezze superiori ai cinque metri con una capacità di taglio che può superare i 40 mm. Sullo stesso manico è possibile montare un seghetto per tagliare rami di grandi dimensioni. Quando il diametro dei rami è inferiore a 25 mm, si possono utilizzare le forbici telescopiche più leggere e veloci dello svettatoio. I seghetti di concezione moderna, hanno la stradatura interna allo spessore della lama che consente loro un taglio preciso e veloce. I seghetti con lama tradizionale non sono consigliati per la potatura poiché lasciano la superficie del taglio scabrosa con il rischio di favorire l’insediamento dei funghi e dei batteri. a cura del prof. Paolo CROCI 16 LE ROSE Come molte altre piante , anche la rosa presenta numerosissime specie e varietà che traggono la loro origine in Europa ed Asia e sono particolarmente diffuse nelle zone dell’emisfero boreale che presentano un clima temperato e in quelle dell’Oceano Pacifico. La rosa, a seconda della specie e della varietà, può avere un’altezza che varia dai venti centimetri a molti metri; può avere uno sviluppo a cespuglio, rampicante, strisciante, ad arbusto a fiori grandi ecc. In genere, questo arbusto, si presenta eretto ma può avere anche un fusto lungo e flessibile, spiovente verso terra o rampicante, con foglie che si compongono da cinque ad undici più piccole che presentano margini seghettati, esse sono colore verde di varie gradazioni e possono essere coperte da leggera peluria a seconda della varietà. a cura del prof. Paolo CROCI 17 LE ROSE Varietà di rose E’ possibile distinguere le rose in sei grandi gruppi: rose botaniche, rose antiche, rose moderne ed ibridi di Tea , rose miniatura, rose a cespuglio e rose rampicanti. a cura del prof. Paolo CROCI 18 LE ROSE Rose botaniche Rose a cinque petali da cui si sono originate tutte le altre varietà. Esistono sin dai tempi più remoti, crescono in natura spontaneamente e sono le più resistenti agli attacchi di crittogame ed insetti. Tra le varietà coltivate, che sono più di 100, si ricorda la Rosa Canina, la Rosa Centifoglia, la Rosa Gallica, la Rosa rugosa. La rosa Canina, molto diffusa in Italia, viene usata per le sue caratteristiche farmaceutiche in infusi, tisane, creme, oli. Sembra infatti che abbia proprietà antinfiammatorie e disinfettanti per l’apparato digerente. Ha fiori rosa dai petali grandi e non molto profumati. La Rosa Centifoglia è utilizzata per la preparazione di essenze per il suo intenso profumo. Ha fiori di color rosa pallido, molte spine e foglie larghe. I petali di Rosa Gallica sono utilizzati per preparare sciroppi e marmellate, ed gli chef più arditi li utilizzano anche canditi per decorare dolci o a crudo in insalate e macedonie. Ha petali color rosso intenso, aculei uncinati e foglie di media grandezza. La rosa Rugosa, originaria dell’Asia, ha un bellissimo colore rosa intenso o bianco candido ed ha 5 petali, sopporta bene il freddo e produce frutti simili al pomodoro ma non commestibili. a cura del prof. Paolo CROCI 19 LE ROSE Rose antiche Sono ibridi antichi di rose botaniche creati spontaneamente o da appassionati, hanno un profumo intenso ed alcune varietà sono rarissime e conservate gelosamente in giardini di attenti estimatori. A questo gruppo appartengono oltre alle già citate rose Gallica, Centifoglia e Rugosa, anche la Rosa Damascena, con fiori a forma di coppa di color rosa pallido e dall’intenso profumo; la Rosa Alba, molto resistente, con fiori rosa o bianchi semplici o semi-doppi, coltivata sin dal Medioevo; la Rosa Bourbon, pianta rustica dai fiori grandi con molti petali rosa o bianchi; la Rosa Moschata, con colori molto variabili che vanno dal bianco, giallo, rosa al malva-cremisi e al cremisi-scarlatto, tendente al porpora, con foglie lucide e di color verde intenso. a cura del prof. Paolo CROCI 20 LE ROSE Rose moderne ed Ibridi di Tea Le rose Tea derivano il loro nome dal fatto che in oriente, dove hanno origine, venivano utilizzate per la preparazione di infusi e the. Oggi sono utilizzate per la creazione di numerosi ibridi e sono diffuse in tutto il mondo. I fiori assumono i colori più disparati, dal bianco, al rosa al rosso, e gli arbusti hanno molte spine. Tra gli ibridi di Tea, ai quali sono stati dati nomi assai suggestivi, ricordiamo il Blue Moon, la Duke of Windsor, la Madame Butterfly e la Prima Ballerina. Rose miniatura Derivano dall’ibridazione di Rosa Chinensis “Minima” con ibridi di Tea e di Floribunda, sono coltivate sin dal XIX secolo e ne esistono più di cinquanta varietà. Caratteristiche sono le piccole dimensioni degli arbusti che non superano il mezzo metro di altezza, i fiori che vanno dal rosa pallido al rosso intenso e le foglie di color verde chiaro. Tra le varietà più note vi sono la Baby Gold Star, la Cinderella, la Perla de Alcanada e la Sweet Fairy. a cura del prof. Paolo CROCI 21 LE ROSE Rose a cespuglio Derivano dall’ibridazione di Rose botaniche con rose antiche, crescono in cespugli di piccole dimensioni, hanno grandi e profumati fiori rossi che si raggruppano sui rami. Molto resistenti, fioriscono in primavera ed hanno un’abbondante fioritura. Tra le varietà vi sono la Golden Chersonese, la Nevada e la Wilhelm. a cura del prof. Paolo CROCI 22 LE ROSE Rose rampicanti Dette anche rose sarmentose, sono molto belle per abbellire balconi, pergolati, giardini, oppure per ricoprire tronchi d’albero o colonne, dato il loro colore rosso intenso, giallo, bianco adatto a creare eleganti giochi di sfumature. Sono resistenti e facili da coltivare anche in vaso, perché necessitano di poche cure colturali. Tra le varietà si possono annoverare: la Danse du Feu, la Meg, la Pink Perpetue e la Polyantha. a cura del prof. Paolo CROCI 23 IMPIANTO DEL ROSETO Nel procurarsi la pianta di rose da piantare, in funzione del periodo sceglieremo la tipologia da acquistare. Mentre le piante con radici nude o avvolte vengono commercializzate da novembre a marzo, le rose in vaso sono disponibili tutto l'anno. Il periodo indicato per la piantagione - entro certi limi – cambia da zona a zona a secondo del relativo clima, esso inizia a fine gennaio per arrivare a fine marzo, nelle zone con clima è particolarmente rigido. Se si dispone di un giardino, la prima cosa da fare è quella di scegliere il luogo dove piantare la pianta. Le rose vanno piantate possibilmente in un posto ben soleggiato e riparato dal vento. L’operazione deve essere preceduta dalla pulizia del suolo destinato a ricevere le piante, da eventuali precedenti vegetazioni. A secondo della tipologia e della grandezza delle piante, bisogna scavare una buca adeguata, per creare spazio sufficiente alla crescita delle radici. Prima di inserire la pianta di rosa nella buca è opportuno realizzare un letto di 4-5 cm di spessore con il miscuglio miscelato a composta e concime organico. Successivamente si ripongono le radici sul letto e si ricoprono con la stessa miscela di terreno. Se si piantano più piante di rose bisogna lasciare uno spazio sufficiente tra le varie buche, di circa mezzo metro per i rosai ad albero, per arrivare a quasi un metro per le rose rampicanti. La piantagione delle rose rampicanti deve essere eseguita a 30-40 cm dal muro destinato ad ospitarle. a cura del prof. Paolo CROCI 24 IMPIANTO DEL ROSETO Per quanto riguarda la normale e ordinaria manutenzione, almeno una volta all’anno (fine marzo/ inizio aprile), bisogna aggiungere al terreno fertilizzante organico o artificiale, ricco di potassio e magnesio, e procedere alla necessaria potatura. Le piante di rose hanno bisogno di essere innaffiate con frequenza e in abbondanza, nonché devono essere protette accuratamente dal gelo. A tal fine, durante le stagioni fredde è opportuno coprirle con concime organico o paglia. Dovendo piantare rose dove c’erano altre rose, è necessario sostituire almeno 30 cm di terra oppure lasciare a riposo il terreno per almeno un anno. Il terreno è “stanco” e contaminato dalle tossine emesse delle radici delle rose che vivevano lì, che risultano dannose per le nuove rose. a cura del prof. Paolo CROCI 25 IMPIANTO DEL ROSETO TERRENO Le rose tendono a prediligere terreni leggermente acidi ed hanno una chiara preferenza per quelli argillosi ma evitando il ristagno d’acqua. Il pH ideale è 6,5/7, ma si adattano anche a terreni alcalini. E’ possibile effettuare aggiunta di terricci sub-acidi CONCIMAZIONE D’IMPIANTO Scavare una buca di diametro di 50 cm e di altrettanta profondità, mettere sul fondo 5/6 kg di letame maturo oppure 0,5/1 kg di stallatico pellettato o in polvere e coprire con terra fino alla profondità giusta per poter posare la rosa. Quindi chiudere la buca con la terra precedentemente scavata con l’aggiunta di terriccio universale, premere e bagnare bene. a cura del prof. Paolo CROCI 26 IMPIANTO DEL ROSETO POTATURA ED INZAFFARDATURA Prima di piantare le rose a radice nuda, bisogna accorciare i rami a metà della loro lunghezza (15-20 cm), poi bisogna spuntare le radici e inzaffardarle, ossia immergerle in una poltiglia composta da acqua, terriccio e ossicloruro di rame. Questa pratica serve ad accellerare la radicazione delle rose a cura del prof. Paolo CROCI 27 IRRIGAZIONE Il fabbisogno di acqua delle rose varia in relazione all’andamento climatico. Normalmente per un arbusto di medie dimensioni bastano 12-15 litri di acqua 2 volte alla settimana. Quando la temperatura aumenta bisogna ridurre l’intervallo tra una somministrazione e l’altra. Le rose devono essere bagnate da sotto, poichè l’acqua a contatto con le foglie provoca l’insorgenza di funghi. Dopo l’impianto e durante l’attecchimento le rose vanno bagnate a mano. Per quanto riguarda l’irrigazione di mantenimento, un ottimo sistema è costituito dal tubo gocciolante che viene posizionato ai piedi delle rose e viene azionato da un programmatore elettronico. Regole fondamentali Una delle regole fondamentali è quella di apportare acqua in modo regolare, affinché non ci siano sbalzi tra siccità e apporto eccessivo di acqua. Come abbiamo detto in precedenza, nel periodo estivo e in quello primaverile le innaffiature devono essere più abbondanti, attenzione però a non esagerare perché anche la rosa teme i ristagni idrici e un eccessivo apporto di acqua potrebbe favorire la comparsa di funghi come Botrytis e Peronosposa, provocando malattie come le muffe, indebolimento della pianta e la mancata apertura e sviluppo di germogli e boccioli. Cosa sarebbe la pianta della rosa senza i suoi meravigliosi e coloratissimi fiori? a cura del prof. Paolo CROCI 28 IRRIGAZIONE Rose in vaso Naturalmente anche per le rose coltivate in vaso l’acqua è un elemento fondamentale che deve essere fornito alla pianta in maniera regolare e nella giusta quantità; è appunto questa quantità che, a volte, può diventare anche un problema: sia troppa sia poca, in alcuni casi, porta all’ingiallimento delle foglie. E allora che fare? Anche qui dobbiamo seguire delle regole semplici ma ben precise e necessarie. Innanzitutto non dovremo mai fare asciugare completamente il terreno, ma neanche bagnarlo troppo perché, come detto l’eccesso di acqua può provocare danni molto gravi. Riguardo alla quantità di acqua necessaria, durante il periodo estivo si potranno innaffiare le rose anche due volte al giorno, mentre negli altri periodi un po’ meno, in quello invernale pochissimo. a cura del prof. Paolo CROCI 29 CONCIMAZIONE La concimazione ha lo scopo di nutrire le piante per migliorarne ed aumentarne la fioritura. Possiamo distinguere due momenti precisi di concimazione: • CONCIMAZIONE D’IMPIANTO effettuata al momento della messa a dimora delle piante • CONCIMAZIONE DI PRODUZIONE effettuata regolarmente una o più volte all’anno Gli elementi nutritivi di un terreno si distinguono in: 1) – MACROELEMENTI PRINCIPALI: Azoto, Fosforo, Potassio 2) – MACROELEMENTI SECONDARI: Calcio, Ferro, Magnesio, Zolfo 3) – MICROELEMENTI: Boro, Manganese, Molibdeno, Rame, Zinco a cura del prof. Paolo CROCI 30 CONCIMAZIONE AZOTO (Simbolo N) È la sostanza che serve per l’accrescimento delle piante; viene assimilata dal terreno in svariati modi: attraverso la pioggia, mediante la decomposizione organica di parti vegetali presenti sul terreno, con la concimazione sia organica sia minerale fatta dall’uomo. La presenza equilibrata di azoto mostra piante di un bel colore verde intenso; quando, invece, l’azoto è carente le foglie hanno apici e nervature giallastre. Una quantità troppo elevata di azoto può stimolare eccessivamente la crescita e lo sviluppo di una pianta rendendola meno resistente alle malattie. FOSFORO (Simbolo P) È la sostanza che agevola la fioritura e l’accrescimento e un miglior sviluppo dell’apparato radicale. La carenza di fosforo procura piante stentate con foglie pallide i cui bordi assumono una colorazione rossastra e tendono a seccarsi; la fioritura viene ritardata. POTASSIO (Simbolo K) È la sostanza che aiuta le piante a resistere al freddo, alla siccità e all’attacco dei parassiti. La carenza di potassio procura ingiallimento e necrotizzazione fogliare oltre che peggioramento nella qualità dei fiori . a cura del prof. Paolo CROCI 31 CONCIMAZIONE FERRO (Simbolo Fe) È la sostanza che insieme al magnesio rappresenta un componente principale della molecola della clorofilla; insieme a vari enzimi regola i processi vitali di una pianta. La clorosi (carenza di ferro) si manifesta con la colorazione gialla delle foglie a partire da quelle più giovani. La carenza di ferro può essere curata con la somministrazione di appositi prodotti ed è reversibile, vale a dire che le foglie da gialle ritornano a colorarsi di verde. MAGNESIO (Simbolo Mg) È la sostanza che insieme al ferro rappresenta un elemento essenziale della molecola della clorofilla, molto importante per la fotosintesi clorofilliana (processo di nutrizione delle piante). La carenza di magnesio si manifesta sulle foglie più vecchie (di solito le basali) che presentano aree decolorate in bianco o in giallo. La carenza di magnesio può essere curata con una opportuna concimazione ma la decolorazione delle foglie è irreversibile vale a dire che le foglie (basali impallidite o ingiallite)non diventeranno più verdi. RAME (Simbolo Cu) Insieme al ferro partecipa alla produzione della clorofilla oltre che essere un costituente di molti enzimi necessari alla regolazione dei processi vitali della pianta. La carenza di rame si manifesta con macchie ed ingiallimenti fogliari. a cura del prof. Paolo CROCI 32 CONCIMAZIONE CONCIMAZIONE D’IMPIANTO CONCIMAZIONE DI PRODUZIONE Viene eseguita al momento dell’impianto con letame maturo inserendolo nel fondo della buca in misura di 4 Kg per pianta. E’ importante che non sia direttamente a contatto con le radici Viene normalmente eseguita a fine inverno e in autunno ma nelle rose che fioriscono ripetutamente è bene eseguirla anche in giugno con concimi chimici complessi a lenta cessione di azoto e possibilmente arricchiti di microelementi a cura del prof. Paolo CROCI 33 POTATUTA DELLE ROSE Il periodo ideale per operazione di potatura varia un po’ in funzione del clima in cui ci troviamo, ma generalmente può andar bene a partire da fine autunno, verso Novembre sino a Febbraio/Marzo. Comunque ad ogni condizione climatica, deve corrispondere un adeguato periodo di intervento. Se il clima è freddo e umido come può esserlo quello del nord Italia, la potatura della rosa va rimandata sino all’inizio della primavera, questo per evitare che l’intervento di potatura possa sottoporre la pianta al freddo molto rigido quando la ferita dovuta al taglio non è ancora ben essiccata. Il taglio dei rametti deve essere sempre netto, come prima cosa accertarsi dunque che le forbici usate per potare siano ben affilate, si devono evitare tagli irregolari o peggio “sfilacciati “ poiché potrebbero veicolare malattie o indurre essiccamento del ramo reciso. a cura del prof. Paolo CROCI 34 POTATURA DELLE ROSE La tecnica di potatura è diversa a seconda del portamento delle rose; valgono comunque alcune regole generali: •Bisogna sempre tenere presente, inoltre, che la maggior parte delle rose produce i fiori sui rami dell'anno. Per questo motivo, se si pota nel periodo sbagliato, si rischia di compromettere la fioritura della stagione. Ci sono peraltro delle rose che fioriscono sui rami dell'anno prima (es. in genere tutte le rose rampicanti e alcune rose a cespuglio). Queste rose dovranno essere potate appena dopo la fioritura. •La maggior parte delle rose è innestata. Utilizzando infatti un portainnesto vigoroso si ottiene un apparato radicale meglio sviluppato. Durante la crescita della pianta accade sovente che dalle radici si formino dei polloni (riconoscibili per il diverso fogliame). Anche questi rami producono fiori, ma sono spesso di scarso valore ornamentale e per questo motivo devono essere recisi. Il taglio deve essere netto e radente il punto della radice da cui il ramo spunta. Se il pollone cresce lontano dalla pianta non è sufficiente tagliarlo a terra, ma si dovrà risalire fino alla radice. a cura del prof. Paolo CROCI 35 POTATURA DELLE ROSE Rose antiche Per le rose antiche, la pratica della potatura non rappresenta un'operazione strettamente necessaria. Le rose antiche ricadono, infatti, in quel gruppo di piante di tipo informale ad alberello, il cui pregio principale sono la naturalezza e l'aspetto spontaneo irregolare, quasi selvatico. Se si eccettua l'eliminazione delle parti secche e vecchie, le rose antiche non presentano particolari necessita' di potatura; tuttavia, qualche piccolo intervento e' in grado di favorire la produzione di fiori e la salute delle piante. Dopo 3-4 anni dall'impianto, la crescita della pianta puo' essere agevolata mediante l'eliminazione di alcuni rami piu' vecchi, tagliandoli alla base e con la cimatura dei rimanenti. Queste operazioni garantiscono i migliori risultati se eseguite immediatamente dopo la fioritura. Come per le rose moderne tradizionali, i rami laterali delle rose antiche che hanno prodotto fiori, possono essere tagliati durante l'inverno, al fine di ottenere una maggiore produzione di fiori la primavera successiva. Un altro suggerimento e' quello di sfoltire i rami troppo fitti all'interno della pianta e di accorciare quelli troppo lunghi nel caso in cui si corra il rischio di danni provocati dal vento. La moltiplicazione per talea Alcune ma non tutte le varieta' di rosa, possono essere propagate per talea, ottenendo buoni risultati. a cura del prof. Paolo CROCI 36 POTATURA DELLE ROSE Rosai a cespuglio Piante giovani Tutte le rose piantate nel periodo invernale si devono potare all'inizio della primavera. Le rose piantate invece in primavera si potano quando si mettono a dimora . Si tagliano tutti i rami danneggiati e quelli che crescono verso l'interno in modo da formare una specie di scodella . Potare sempre in corrispondenza delle gemme rivolte verso l'esterno. Si lasciano circa 3-4 gemme. Piante adulte Si potano al massimo i rosai sviluppati poco o male, in modo da farli irrobustire. Con una potatura leggera, infatti, i rami deboli tendono ad allungarsi ancora, indebolendosi ulteriormente. Si potano invece moderatamente quelli vigorosi, in modo che possano sfogare la loro esuberanza nella vegetazione e nella fioritura. Una potatura eccessiva di questi rami, infatti, farebbe crescere un sacco di polloni che toglierebbero linfa ai rami destinati alla fioritura. Eliminare poi tutti i polloni che si sono sviluppati durante l'inverno. Tagliare tutti i rami secchi o danneggiati e quelli vecchi. Come regola generale, devono essere lasciate tre-quattro gemme sui rami più deboli e cinque-sei gemme sui rami più robusti. Potare sempre in corrispondenza delle gemme rivolte verso l'esterno. a cura del prof. Paolo CROCI 37 POTATURA DELLE ROSE Rosai ad alberello Piante giovani e adulte Le rose ad alberello si potano come i rosai a cespuglio. Tenere comunque presente le caratteristiche delle varietà coltivate. Piante giovani Le rose rampicanti devono essere potate lasciando i rami più robusti (si lasciano cinque o sei gemme) e tagliando i rami più deboli. Piante adulte Come già detto, devono essere generalmente potate in estate, dopo la fioritura. Si tagliano i vecchi rami che hanno fiorito più di una volta. I rami di un anno devono essere accorciati a due-tre gemme. Tagliare in ogni caso tutti i rametti secondari. Eliminare i fiori appassiti e la vegetazione che fosse nata dalle radici della pianta innestata. a cura del prof. Paolo CROCI Potare sempre in corrispondenza delle gemme che crescono verso l'esterno. Tagliare tutti i rami danneggiati e quelli che crescono verso l'interno in modo da formare una sorta di scodella 38 POTATURA DELLE ROSE Rosai in miniatura a cespuglio (polyantha) Piante giovani Tutte le rose piantate nel periodo invernale si devono potare all'inizio della primavera. Le rose piantate invece in primavera si potano quando si mettono a dimora. Il primo anno dopo il rinvaso si taglieranno tutti i rami a tre-cinque gemme secondo la robustezza. Piante adulte Eliminare tutti i polloni che si sono sviluppati durante l'inverno. Tagliare tutti i rami secchi e comunque danneggiati. Come regola generale, devono essere lasciate cinque-sei gemme. Potare sempre in corrispondenza delle gemme rivolte verso l'esterno. a cura del prof. Paolo CROCI 39 POTATURA DELLE ROSE Rosai rampicanti Piante giovani Le rose rampicanti devono essere potate lasciando i rami più robusti (si lasciano cinque o sei gemme) e tagliando i rami più deboli. Piante adulte Come già detto, devono essere generlamente potate in estate, dopo la fioritura. Si tagliano i vecchi rami che hanno fiorito più di una volta. I rami di un anno devono essere accorciati a due-tre gemme. Tagliare in ogni caso tutti i rametti secondari. Eliminare i fiori appassiti e la vegetazione che fosse nata dalle radici della pianta innestata. Rosa rampicante giovane. Deve essere potata asportando o tagliando vigorosamente i rami più deboli, mentre quelli più forti vengono accorciati Rosa rampicante adulta. I rami secondari devono essere tutti potati. Lasciare solo i rami dell'anno più vigorosi e promettenti.. a cura del prof. Paolo CROCI 40 POTATURA DELLE ROSE CIMATURA ROSA La cimatura della rosa è quella tecnica con la quale viene asportata la parte superiore di un ramo o fusto e serve per formare la pianta. Lo scopo della cimatura della rosa è quello di favorire lo sviluppo delle gemme laterali che di solito vengono inibite dalla gemma principale che si trova in alto. Si possono effettuare due tipi di cimatura: CIMATURA PRECOCE quando il bocciolo fiorale è appena formato asportando circa 25 cm di stelo facendo il taglio al di sotto della prima foglia composta da cinque foglioline; in questo modo la pianta di rosa reagisce formando pochi steli. CIMATURA TARDIVA si fa quando il ramo è lignificato e la gemma ha le dimensioni di un cece. La cimatura delle rose si effettua allo stesso modo descritto sopra. Con questa seconda cimatura si ottengono getti. a cura del prof. Paolo CROCI 41 LA PROPAGAZIONE DELLE ROSE Il sistema più semplice per propagare le rose è senz'altro la moltiplicazione per talea, sia perchè questa tecnica è facilmente realizzabile anche da un amatore alle prime armi, sia perchè può essere applicata con buoni risultati praticamente a tutte le specie di rosa, dalle specie tipiche alle rose arbustive tradizionali, dalle sarmentose a quelle in miniatura, senza che si verifichino gli inconvenienti legati all'altro grande metodo di moltiplicazione, cioè l'innesto. Infatti operare un innesto richiede esperienza ed abilità, tra l'altro, nello scegliere fusti idonei e nel praticare l'incisione nella corteccia. Inoltre, talvolta le piante moltiplicate per innesto possono inselvatichire. In questo caso sotto il punto d'innesto si sono sviluppati germogli, la cui crescita è più veloce rispetto alla parte innestata soprastante. Se questi germogli selvatici prendono il sopravvento causano l'indebolimento e determinano una crescita stentata o persino alla morte della vegetazione superiore, quella sviluppatasi dall'innesto da noi operato. a cura del prof. Paolo CROCI 42 LA PROPAGAZIONE DELLE ROSE Il periodo migliore per moltiplicare le rose con la tecnica della talea è compreso tra le ultime settimane d'agosto e le prime di settembre, anche se alcuni autori sostengono che il periodo di tempo nel quale effettuare le talee si protrae fino ad ottobre, anzi che è proprio ottobre il mese più adatto per la moltiplicazione per talea delle rose. Le talee si prelevano da un ramo semilignificato. Esse devono avere una lunghezza minima compresa tra i 10-15 cm e devono essere abbastanza robuste. E' molto importante rivolgere la nostra attenzione alle modalità con le quali viene effettuato il taglio. Il taglio con il quale vengono preparate le talee deve essere netto e praticato sotto il nodo. Il nodo è quella parte del fusto dove troviamo le gemme e le foglie, ed è infatti dal nodo che si svilupperanno le radici, una volta che la talea avrà attecchito. Le talee, prima di essere impiantate, devono essere private di quasi tutte le foglie, eccetto quelle che si trovano nella parte apicale, che dovranno comunque essere tagliate trasversalmente a meta. Questa operazione permette di ridurre enormemente la traspirazione, ovvero la perdita di liquidi che avviene attraverso le foglie; senza questo artificio la talea si impoverirebbe eccessivamente di liquidi e l'attecchimento potrebbe essere più difficoltoso. Per ridurre le possibilità di insuccesso è consigliabile inoltre trattare le talee con ormoni radicanti. La procedura è molto semplice: infatti è sufficiente immergere la base delle talee negli ormoni radicanti e procedere immediatamente dopo alla piantagione. a cura del prof. Paolo CROCI 43 LA PROPAGAZIONE DELLE ROSE La piantagione si effettua in contenitori abbastanza profondi perché la talea deve essere interrata per circa 2/3 della sua lunghezza. La piantagione può essere effettuata indifferentemente in un grande contenitore che ospita un gran numero di talee oppure in vasetti singoli. Le talee dovranno rimanere in questa collocazione dai 12 ai 24 mesi, secondo il grado di sviluppo delle pianticelle. La procedura di espianto sarà diversa se le talee sono state coltivate in singoli vasi o insieme in un unico contenitore. Ogni talea che avrà attecchito nel proprio vasetto potrà essere posta a dimora o collocata in un vaso più grande direttamente col pane di terra, e non andrà incontro ad una crisi di trapianto, dato che l'apparato radicale rimane integro. Questa operazione può essere effettuata in qualsiasi periodo dell'anno senza alcuna difficoltà, appunto perché non viene alterata integrità del pane di terra e delle radici. Invece, quando espiantiamo le talee che hanno attecchito in un unico contenitore, è impossibile conservare il pane di terra e l'integrità delle radici a causa del groviglio di radici che si è formato nel terreno. Questo è il motivo per cui questa operazione dovrà essere effettuata necessariamente in inverno, nel periodo di riposo vegetativo. a cura del prof. Paolo CROCI 44 LA PROPAGAZIONE DELLE ROSE Il terriccio dove vengono poste le talee di rosa deve possedere requisiti di leggerezza e permeabilità all'acqua. Una composta leggera facilita la radicazione; infatti le radici della pianta penetrano agevolmente in questo substrato mentre un substrato molto compatto rallenterebbe la radicazione e lo sviluppo generale della pianta. Inoltre un substrato leggero facilita la circolazione dell'aria e dell'acqua. La permeabilità all'acqua implica l'assenza di ristagni: l'acqua in eccesso deve defluire via dai fori di scolo del vaso. In un terriccio pesante, ciò non si verifica, l'attecchimento delle talee di rosa è fortemente pregiudicato, perché si fa concreta la possibilità di marcescenza delle talee. Il terriccio consigliato per le talee di rosa è composto da torba e sabbia in parti uguali. Inoltre la torba, avendo un alto potere di assorbimento, assicura alle talee quella umidità necessaria in un periodo stagionale dove le temperature sono molto alte. a cura del prof. Paolo CROCI 45 LA PROPAGAZIONE DELLE ROSE Le talee, subito dopo la piantagione, trovano una situazione climatica che non è svantaggiosa di per se, ma può comunque creare loro problemi. L'esposizione alla luce diretta del sole deve essere evitata ponendo il contenitore con le talee in un luogo parzialmente ombreggiato. Questo accorgimento consente di evitare alle talee una eccessiva traspirazione. Infatti esse, non avendo ancora un apparato radicale, non potrebbero assorbire la quantità d'acqua di cui abbisognano, ed esaurirebbero velocemente le sostanze di riserva presenti al loro interno. In queste condizioni lo sforzo richiesto per attecchire sarebbe enorme. L'alta temperatura ambientale che si registra tra la fine di agosto e l'inizio di settembre non è oggettivamente un elemento negativo: infatti temperature abbastanza alte facilitano la radicazione delle talee. Però le alte temperature aumentano la possibilità che il terriccio rilasci molta dell'umidità, necessaria alle talee per radicare. Per evitare questo inconveniente è sufficiente collocare le talee in un luogo meno esposto ai raggi solari ma sarà fondamentale annaffiare le talee molto spesso in modo tale che il terriccio sia costantemente umido. a cura del prof. Paolo CROCI 46 MALATTIE DELLE ROSE MALATTIE DELLA ROSA CAUSATE DA FUNGHI BOTRITIS CINEREA Le foglie della rosa si presentano ricoperte da una caratteristica muffa grigia Questa malattia è causata da un fungo, la Botritis cinerea detta anche "muffa grigia" che può attaccare tutte le parti della pianta. Nel caso più grave i boccioli fiorali si piegano. talora i petali possono presentare delle piccole macchie brune. Rimedi: poichè è un fungo molto frequente nelle rose che si manifesta se non si effettuano gli opportuni accorgimenti di disinfezione quando vengono aperte delle ferite nella pianta volontariamente (potatura, ecc.) o involontariamente, è bene fare dei trattamenti preventivi oltre che agronomici (eliminazione delle parti colpite dal roseto e fare in modo che nella pianta non ristagni l'acqua) a base di specifici antibotritici quali i Benzimidazoli o i Dicarbossimidici o con fungicidi a più ampio spettro d'azione quali Diclofuanide, Ttiran ed altri. Dopo la potatura si consiglia di trattare sempre le rose o con l'impiego di Poltiglia bordolese o con i fungicidi indicati sopra. a cura del prof. Paolo CROCI 47 MALATTIE DELLE ROSE TICCHIOLATURA Le foglie delle rose si presentano macchiate di nero Questa malattia è dovuta ad un fungo la Diplocarpon rosae detta "macchia nera". Come conseguenza dell'attacco la pianta di rosa appare defoliata e fortemente indebolita. La malattia si manifesta con numerose macchie sulle foglie da pochi mm a 3 cm, rotondeggianti isolate e via via confluenti di colore viola nerastro. Le foglie colpite alla fine ingialliscono, si accartocciano e cadono prematuramente. La patologia si manifesta anche sui piccioli e sui giovani germogli. Le foglie più vecchie sono in genere meno sensibili al fungo. Rimedi: come sempre la lotta è sia agronomica che chimica: eliminare parti morte della pianta di rosa e dal terreno circostante, evitare i ristagni d'acqua sulla pianta e mantenerla sempre ben aerata. La lotta chimica va effettuata con prodotti quali i Benzimidazoli, Triforine, Clorotalonil, Mancozeb o Maneb. Bisogna ricordare che se non si vuole ricorrere a prodotti chimici ha una certa efficacia anche il trattamento con Bicarbonato di sodio. a cura del prof. Paolo CROCI 48 MALATTIE DELLE ROSE RUGGINE Si manifesta in genere in primavera sui germogli e sui piccioli delle rose: piccole pustule di colore aranciato che provocano la deformazione delle parti colpite. A distanza di un mesetto si osservano nelle parti colpite macchie gialle / rossastre irregolari Rimedi: una prima pratica di lotta consiste nel potare le parti colpite delle rose tempestivamente ed il loro allontanamento dalla pianta e dal terreno.. Se ciò non è possibile, intervenire d'inverno con prodotti a base di rame in maniera energica o con polisolfuri. Durante il periodo vegetativo o alla schiusa dei boccioli della rosa, si consiglia di effettuare trattamenti con Poltiglia bordolese o Ossicloruri di rame (tenendo comunque presente che i prodotti a base di rame possono macchiare i boccioli e bruciare i petali) o Ditiocarbammati. Molto efficaci sono anche i prodotti sistemici quali Triforine e l'Ossicarbossina. Tenete però presente che questi prodotti vanno prima testati per verificare se la cultivar di rosa che si vuole trattare non è sensibile a tali composti chimici. a cura del prof. Paolo CROCI 49 MALATTIE DELLE ROSE OIDIO O MAL BIANCO Questa malattia è provocata da un fungo la Sphaerotheca pannosa var. rosae ed interessa tutte le parti della pianta ma predilige le parti più tenere. La patina biancastra è il micelio del fungo Rimedi: si consiglia in ogni caso di intervenire con prodotti specifici a base di Zolfo, Dinocap, Pirazophos, Propiconazole a cura del prof. Paolo CROCI 50 MALATTIE DELLE ROSE PERONOSPORA Tutte le parti aeree della pianta di rose possono essere attaccate Rimedi: la lotta contro questo parassita deve essere non solo chimica ma è possibile impostare anche idonee tecniche colturale che ne limitano l'insorgenza. Infatti, il fungo si sviluppa bene con elevata umidità pertanto è opportuno adottare tutti gli accorgimenti per evitare i ristagni idrici . La lotta chimica una volta preventiva con prodotti a base di Diticarbammati ed altri si è evoluta con l'utilizzo di prodotti sistemici (che entrano in circolo nella pianta) appartenenti al gruppo delle Fenilammidi e del Dimetomorf. a cura del prof. Paolo CROCI 51 MALATTIE DELLE ROSE MALATTIE DELLE ROSE CAUSATE DA INSETTI O ACARI CICALINA Si notano delle macchie chiare sulle foglie e sui germogli delle rose, marmorizzate e sfumate specialmente lungo le nervature e nella parte centrale della foglie ed insetti che saltellano Rimedi: intervenire sulle rose con insetticidi specifici a base di Acefate, Piretro o Diazinone anche se il più delle volte non è opportuno trattare. a cura del prof. Paolo CROCI 52 MALATTIE DELLE ROSE AFIDI Sia sulle foglie che sui germogli della rosa compaiono dei piccoli insetti che saltano e volano. Le foglie, i germogli, i boccioli fiorali risultano deformati e non crescono. Presenza di melata. Se notate sulla pianta di rosa degli insetti che saltellano e volano potrebbe trattarsi di afidi i cosiddetti "pidocchi delle rose" (Macrosiphum rosae L). Osservateli con una lente di ingrandimento e confrontateli con la foto a lato, sono inconfondibili, non ci si può sbagliare. Rimedi: trattare le rose con antiparassitari specifici facilmente reperibili da un buon vivaista a cura del prof. Paolo CROCI 53 MALATTIE DELLE ROSE RAGNETTO ROSSO Se le foglie della rosa iniziano ad ingiallire e successivamente a queste manifestazioni si accartocciano, assumono un aspetto quasi polverulento e cadono. Osservando attentamente si notano anche delle sottili ragnatele soprattutto nella pagina inferiore delle foglie. Con questa sintomatologia siamo molto probalbilmente in presenza di un attacco di ragnetto rosso, un acaro molto fastidioso e dannoso. Rimedi: aumentare la frequenza delle nebulizzazioni alla chioma (la mancanza di umidità favorisce la loro prolificazione) ed eventualmente, solo nel caso di infestazioni particolarmente gravi, usare un insetticida specifico. Se la pianta non è particolarmente grande, si può anche provare a pulire le foglie della pianta di rosa per eliminare meccanicamente il parassita usando un batuffolo di cotone bagnato e insaponato. Dopo di che la pianta delle rose va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone. a cura del prof. Paolo CROCI 54 MALATTIE DELLE ROSE MALATTIE DELLA ROSA CAUSATE DA VIRUS MOSAICO DELLA ROSA Le foglie di rosa si presentano con una sorta di disegno che sembra un mosaico, cloritiche / gialle, maculature anulari, con le nervature più chiare. Trattasi di un attacco virale. La più diffusa virosi della rosa è dovuta al virus genericamente noto come "Mosaic rose". In genere i fiori della rosa non mostrano decolorazioni ma malformazioni, ritardi nella fioritura, boccioli fiorali più piccoli della norma. Rimedi: se siamo certi che si tratta di virus (consultate degli esperti), non esiste cura che possa essere fatta in pieno campo. E' necessario asportare le rose colpite ed allontanarle celermente dalle altre piante. a cura del prof. Paolo CROCI 55 MALATTIE DELLE ROSE CARENZE NUTRIZIONALI DELLE ROSE CARENZA DI AZOTO In caso di carenza di azoto i sintomi principali che la rosa manifesta sono un indebolimento dello sviluppo, foglie con colori giallo-rosso-verde di piccole dimensioni e fiori più piccoli del normale. CARENZA DI FOSFORO La carenza di fosforo invece provoca un rallentamento della crescita, colore verde scuro delle foglie, radici poco sviluppate e ridotta produzione di fiore. a cura del prof. Paolo CROCI 56 MALATTIE DELLE ROSE CARENZE NUTRIZIONALI DELLE ROSE CARENZA DI POTASSIO Se noterete che la parte della punta e dei contorni delle foglie della rosa diventano scure, i boccioli e gli steli assumono un colore marrone, si indeboliscono fino ad arrivare alla morte, il problema sarà provocato da una carenza di potassio. CARENZA DI MAGNESIO Anche la carenza di magnesio può essere molto dannosa, in questo caso le foglie assumono un colore più chiaro per poi, col passare del tempo, presentare parti morte con la conseguente caduta precoce. Anche il colore dei fiori risulta meno marcato. CARENZA DI CALCIO La carenza di calcio si manifesta con l’ingiallimento delle foglie e un rallentamento dello sviluppo della rosa. a cura del prof. Paolo CROCI 57 MALATTIE DELLE ROSE CARENZE NUTRIZIONALI DELLE ROSE CARENZA DI FERRO Le foglie più giovani della rosa presentano delle decolorazioni tra le nervature Questo sintomo è molto frequente nei nostri terreni. Trattasi di carenza di Ferro o meglio, il Ferro può anche essere presente nel terreno ma per diverse ragioni la pianta di rosa non riesce ad assimilarlo: poca aerazione del terreno, eccessi idrici, salinità elevata, eccessi di Mn, Zn, o fosfati, temperature elevate o troppo basse del terreno. Rimedi: somministrare alle rose dei chelati di Ferro alle foglie o al terreno. Ripetere l'operazione nel tempo a cura del prof. Paolo CROCI 58 LE ORTENSIE Le Ortensie coltivate più spesso nei nostri giardini sono l'Hydrangea macrophylla o l'Hydrangea hortensische, ma è una pianta che appartiene ad una famiglia di 80 specie con aspetto diverso, dall'arbustivo al rampicante sempreverdi o a foglie decidue. a cura del prof. Paolo CROCI 59 LE ORTENSIE CLIMA E TERRENO Le ortensie sono piante generose, forti ed estremamente adattabili. Amano l'ombra, ma crescono bene anche al sole, vivono quasi in ogni tipo di terreno e le uniche due condizioni inderogabili sono un regolare apporto d'acqua ed un buon drenaggio. Una terra grassa e ricca è preferibile ad una sabbiosa e povera di humus, che potrà comunque andar bene con l'aggiunta di un compost o letame. Le ortensie prediligono terreni acidi. Non temono i rigori dell'inverno e generalmente resistono bene sino ai sei o sette gradi sotto zero. a cura del prof. Paolo CROCI 60 LE ORTENSIE IMPIANTO DELLE ORTENSIE Il periodo migliore per l’impianto è ottobre – novembre o marzo mescolando torba sub acida a letame maturo. IRRIGAZIONE Nel periodo primaverile-estivo le annaffiature delle ortensie devono essere abbondanti e frequenti, in modo che il substrato sia sempre umido evitando ristagni. E' inoltre consigliabile nebulizzare spesso la chioma (con acqua non calcarea) per creare un ambiente umido congeniale alla pianta, stando però attenti al fatto che un'eccessiva umidità può favorire lo sviluppo di muffe e parassiti. CONCIMAZIONE Nel periodo primaverile-estivo è opportuno concimare la nostra ortensia una volta alla settimana aggiungendo un concime liquido all'acqua d'irrigazione. L'ortensia è una pianta che asporta una grande quantità di Potassio. Si è calcolato che in media il rapporto di asportazione annuo di N:P.K (Azoto:Fosforo:Potassio) è di 1 : 0,7 : 2,3 pertanto è consigliabile distribuire un concime che segua questa regola, vale a dire un titolo alto in Potassio. a cura del prof. Paolo CROCI 61 LE ORTENSIE MOLTIPLICAZIONE Le ortensie di propagano per talea. Quando termina la fioritura, si possono prelevare delle talee apicali da rami fioriferi, lunghe circa 10-15 cm. Si raccomanda di tagliare con una lametta o con un coltello affilato per evitare le sfilacciature dei tessuti. Abbiate cura che l'attrezzo che usate per il taglio sia pulito e disinfettato (preferibilmente alla fiamma) per evitare di infettare i tessuti. Dopo aver eliminato le foglie poste più in basso, si immergere la parte tagliata in una polvere rizogena per favorire la radicazione. Successivamente si sistemano le talee delle vostre ortensie in una composta formata da una parte di terriccio fertile, una di sabbia grossolana. Fate dei buchi con una matita, tanti quante sono le talee fogliari e sistematele come indicato nella foto. a cura del prof. Paolo CROCI 62 LE ORTENSIE Abbiate cura successivamente di compattare delicatamente il terriccio. La cassetta o il vaso si ricoprono con un foglio di plastica trasparente (o un sacchetto messo a cappuccio) avendo cura di tenere il terriccio sempre leggermente umido (annaffiare sempre senza bagnare la piantina in radicazione con acqua a temperatura ambiente e non calcarea). Ogni giorno togliete la plastica, controllate l'umidità del terreno ed eliminate dalla plastica la condensa. Una volta che iniziano a comparire i primi germogli (dopo circa 40 gg), vuol dire che la talea di ortensia ha radicato. A quel punto si toglie la plastica e si trasferiscono, con lo stesso tipo di terriccio, in piccoli vasi di terracotta (se le avete fatte radicare in cassette) di 10 cm di diametro, che si collocano all'aperto e all'ombra, ma al riparo dal freddo e dalle correnti d'aria. a cura del prof. Paolo CROCI 63 LE ORTENSIE il colore dei fiori delle ortensie può cambiare in base al ph del terreno che ospita la pianta: nei terreni più acidi (con pH compreso fra 5,00 e 5,5) i fiori della gran parte delle varietà di ortensie sono blu, mentre in quelli con pH compreso fra 5,5 e 6,5 sono di colore malva o rosso magenta e in quelli più alcalini (con pH fra 6,5 e 7) sono di colore rosa. Il colore delle piante può però variare anche in funzione dell’utilizzo di alcuni fertilizzanti o dell’aggiunta di sali minerali; ne consegue che possiamo noi stessi indurre queste variazioni aggiungendo al terreno le sostanze giuste. Vediamo come: Dal rosa al blu Se vogliamo cambiare il colore delle ortensie da rosa a blu ci basterà somministrare con l’acqua delle bagnature 125-200 grammi di zolfo bagnabile per metro quadrato. Allo stesso scopo è utile mischiare al terriccio una certa quantità di torba acida. In alternativa è possibile irrigare, nei mesi di marzo, aprile e maggio, con solfato di alluminio (1,5-3 grammi ogni litro di acqua), metodo, quest’ultimo, che permette di ottenere più velocemente il risultato voluto. Per mantenere il terreno acido utilizzate fertilizzanti a basso contenuto di fosforo e ad elevato tenore di potassio e azoto. a cura del prof. Paolo CROCI 64 LE ORTENSIE Dal blu al rosa Per cambiare il colore delle ortensie dal blu al rosa occorre invece aggiungere al terriccio una soluzione di calce spenta (1,5-3 grammi per litro di acqua) o di dolomite (200 grammi per metro quadrato) nei mesi di marzo, aprile e maggio. Attenzione però a non esagerare con le dosi; un’eccessiva alcalinità del terreno potrebbe causare clorosi di fiori e foglie. Per mantenere il terreno alcalino utilizzate un fertilizzante ad alto contenuto di azoto. In entrambi i casi gli interventi descritti dovranno sempre interessare il terreno; non bisogna mai spruzzare foglie e fiori con le soluzioni indicate, pena il loro danneggiamento. Quanto detto non vale però per le ortensie di colore bianco, che non possono cambiare colore. a cura del prof. Paolo CROCI 65 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA Hydrangea arborescens Grandiflora Altezza: raggiunge circa i 150 centimetri Foglia: verde brillante, ovale, ruvida sul lato superiore, margine seghettato Fioritura: abbondante, da giugno a settembre Infiorescenza: bianco puro, convessa, taglia mediopiccola Oltre alla moltitudine di fiori ed al lungo periodo di fioritura ha il vantaggio di essere molto resistenze, sia al gelo che ai periodi più asciutti. Fiorendo sulla vegetazione dell’anno, consente ampi margini di potatura: potature drastiche (20-30 centimetri da terra) daranno cespugli compatti e tondeggianti con fiori globosi di notevoli dimensioni, mentre potature meno severe porteranno ad un cespuglio più alto, con più fiori ma più piccoli. a cura del prof. Paolo CROCI 66 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA Annabelle Altezza: raggiunge il 120 centimetri circa Foglia: ovale, sottile e liscia, margine seghettato Fioritura: dalla fine giugno ai primi freddi Infiorescenza: bianca, globosa, grande taglia, gira al verde certosino alla fine dell'estate. Probabilmente la più bella cultivar di arborescens conosciuta fino ad oggi. Spettacolare per gli enormi fiori tenuti comunque ben eretti dai forti rami, talvolta rossicci. Le dimensioni delle infiorescenze possono essere facilmente controllale con un'adeguata potatura (semplice la regola: minore la potatura, più piccoli i fiori). Arbusto vigoroso (la distanza tra i nodi può raggiungere i 20 cm o più), dal portamento sciolto, necessita di adeguati spazi per mostrarsi in tutto il suo splendore. a cura del prof. Paolo CROCI 67 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA Hydrangea Paniculata Tardiva Altezza: intorno ai 200 centimetri Foglia: piccola, ovale, setolosa, margine seghettato Fioritura: dalla fine di luglio ai primi freddi Infiorescenza: paniceli formati da fiori fertili e sterili, concentrati questi ultimi verso la base del panicelo e composti dai quattro sepali bianchi sovrapposti. Hydrangea dalla fioritura molto tarda, tuttavia differente a seconda delle zone e fasce climatiche, che raggiunge l'apice a metà settembre e continua, diminuendo, sino ad ottobre. I fiori, bianchi, si colorano di rosa-crema con il procedere della stagione. Sconosciute le origini. a cura del prof. Paolo CROCI 68 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA Grandiflora Altezza: raggiunge i 300 centimetri Foglia: ovale, verde scuro, seghettatura ai margini Fioritura: da giugno a settembre Infiorescenza: a forma di pannocchia, bianca, si tinge di uno splendido rosa antico verso la fine della fioritura Hydrangea di notevole bellezza proprio per le grandi ed abbondanti infiorescenze a grappoli lunghi anche trenta centimetri, che appaiono formate di soli fiori sterili, composti di quattro sepali sovrapposti e di forma ellittica. In realtà la frequente presenza di api intorno a questi ci rivela l'erroneità della prima impressione: ad un esame più attento non sfuggirà infatti l'esistenza di numerosi fiori fertili, anche se celati dagli sterili. Può essere lasciata crescere come un grosso e vigoroso cespuglio, oppure essere regolarmente potata ottenendo un numero minore di infiorescenze ma di taglia più grande. Probabilmente la più popolare tra le paniculate, il rosa antico dei suoi fiori aggiunge un che di prezioso ai colori autunnali dei giardini a cura del prof. Paolo CROCI 69 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA H.paniculata fa parte del gruppo degli arbusti spoglianti che fioriscono sulla vegetazione dell’anno: potandoli all’inizio della primavera produrranno getti vigorosi che fioriranno in estate. Condizione essenziale è una potatura a fine inverno-inizio primavera, in modo che i rami fioriferi abbiano molto tempo a disposizione per svilupparsi: questa potatura può consistere semplicemente nel taglio fino a 2-3 gemme dalla base di tutta la vegetazione il che garantirà un cespuglio alto fino ad 1 metro con meno infiorescenze di dimensioni più grandi; in alternativa si può lasciar crescere un’impalcatura legnosa fino alla altezza desiderata per poi potare la vegetazione in prossimità dell’impalcatura ogni primavera, ottenendo delle forme di allevamento più alte. Possiamo anche non intervenire assolutamente con la potatura e lasciare la pianta libera di assumere una ampia ed alta forma arbustiva, ma nel tempo l’arbusto si trasformerà in un cespuglio scompigliato e pieno di ramoscelli con conseguente deterioramento della quantità e qualità dei fiori: potremo tuttavia intervenire con la potatura per riordinarlo affidandosi alla notevole versatilità di queste piante. a cura del prof. Paolo CROCI 70 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA Hydrangea Macrophylla Nana Pia Altezza: dai 40 ai 50 centimetri circa Foglia: verde scuro, ovale, margine seghettato, si tinge di rosso-marrone in autunno Fioritura: giugno- settembre Infiorescenza: globosa, rosa brillante. Hydrangea dalle origini sconosciute, è tra le più piccole della specie, molto usata, in roccaglie. I fiori sterili, composti da tre o quattro sepali serrati e sovrapposti, sono ammassati a formare infiorescenze vistose, che costituiscono notevoli macchie di colore. Così chiamata in onore di Pia de Tolomei, noto personaggio della Divina Commedia. a cura del prof. Paolo CROCI 71 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA Hydrangea Serrata Blue Bird Altezza: raggiunge i 150 centimetri Foglia: ovale, acuminata, margine seghettato Fioritura: continuata, da giugno ad ottobre Infiorescenza: lacecap, sepali interi blu o rosa a seconda dell'acidità o meno del terreno e corimbi di fiori fertili, anch'essi viranti al blu o al lilla. Cespuglio originario del Giappone, di media taglia, altamente decorativo, sia per la possibilità di modificarne il colore (attraverso il controllo del ph del terreno) sia per la variopinta "coreografia" offerta dalle foglie, con il loro verde brillante che si tinge di un grazioso rosso-marrone sulla punta. Questa hydrangea, i cui fiori emanano un delicato profumo, predilige le posizioni ombrose. a cura del prof. Paolo CROCI 72 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA Per quel che riguarda le H.macrophylla e H.serrata, che fioriscono sul legno dell’anno precedente, ci si limita ad una ripulitura del secco, alla eliminazione degli steli più deboli ed alla rimozione dei fiori secchi tagliando sopra l’ultima coppia di gemme, che sono quelle che porteranno i fiori nella stagione successiva: l’opinione comune è che il vecchio fiore non andrebbe tolto fino a primavera perché si pensa che esso protegga il nuovo germoglio; tuttavia le lacecap perdono quasi tutti i loro fiori con il gelo invernale…. E’ anche buona abitudine, nelle piante già di 5 o 6 anni di età, eliminare circa un terzo dei fusti tagliandoli a livello del suolo, scegliendo quelli più vecchi che generalmente sono più contorti e molto ramificati: questa potatura serve per promuovere il rinnovo graduale della pianta, per avere infiorescenze più grandi, per dare più luce ed aria all’interno, riducendo i rischi di attacchi da parassiti fungini.. a cura del prof. Paolo CROCI 73 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA Hydrangea Quercifolia Temiessee Clone Altezza: intorno ai 200 centimetri Foglia: ondulata e lobata Fioritura: da agosto a settembre inoltrato Infiorescenza: irregolare, allungata e bombata, composta da numerosi fiori sterili a sepali molto ondulati di color bianco che sfuma in un verde pallido Cespuglio originario del Tennessee il cui nome è ancora provvisorio, presenta nei primi anni di vita un portamento prostrato per cui è consigliabile un tutore. Splendida pianta dalla fioritura copiosa. Fiorendo solo sulle gemme apicali differenziate nella stagione precedente, è assolutamente da evitare la potatura nel periodo invernale; se proprio volete contenerle o riformarle, intervenite subito dopo la fioritura (fine luglio). a cura del prof. Paolo CROCI 74 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA Hydrangea Aspera Macrophylla Altezza: intorno ai 300 centimetri Foglia: verde scuro, ellittica,margine cigliato Fioritura: giugno-settembre Infiorescenza: convessa, numerosi fiori fertili viola al centrocircondati, appena più in basso, dagli sterili bianco rosati (lacecap) Caratteristico cespuglio con grandi foglie, vellutate su entrambi i lati. Di notevoli dimensioni, sia per l'altezza che per la larghezza, necessita di posizioni ombrose ed ampi spazi, cui conferisce un aspetto Queste due specie, entrambe della Sottosezione Asperae, non amano potature severe in inverno, pena la perdita di buona parte della fioritura. Meglio, limitarsi ad una potatura di ripulitura e riordino leggero alla ripresa vegetativa, eliminando soprattutto i rami danneggiati dal freddo invernale. a cura del prof. Paolo CROCI 75 LE ORTENSIE VARIETA’ E POTATURA Hydrangea Rampicante Petiolaris Altezza: in condizioni ottimali raggiunge i 25 metri. Foglia: lucida, ovale, margine seghettato. Fioritura: abbondante da giugno, ma se la stagione è particolarmente secca i fiori non durano molto, normalmente tre settimane Infiorescenza: di forma irregolare, leggermente bombata, i bianchi fiori sterili sono innalzati sopra i fertili color avorio da lunghi peduncoli. Bellissimo rampicante a foglia decidua, robusto, non ha particolari esigenze in fatto di posizione o terreno e supera freddi anche molto intensi. Adatto ai piedi di grandi alberi (tollera anche la piena ombra), può essere usato come tappezante o contro muri, ai quali aderisce come l'edera con radici aeree. Le infiorescenze, traforate come merletti, si aprono in giugno-luglio tra foglie cuoriformi verde tenero, e persistono a lungo in posizioni di mezza ombra. La manutenzione è semplice e spesso si riduce, su esemplari adulti e ben sviluppati, ad un’eventuale potatura di contenimento subito dopo la fioritura, che generalmente è abbastanza precoce (maggio-giugno). Le potature invernali implicano la rimozione delle gemme a fiore, che la pianta ha differenziato l’anno precedente. a cura del prof. Paolo CROCI 76 MALATTIE DELLE ORTENSIE Malattie fungine Muffa grigia Sintomi: i boccioli non riescono a fiorire; presenza di macchie gialle sulla foglia. Cure: potare le parti attaccate dalla muffa ed utilizzare antifungini specifici reperibili presso i negozi specializzati. Prevenzione: Assicurarsi di avere un buon drenaggio dell’acqua e fare attenzione a non bagnare le foglie con l’acqua. Oidio Sintomi: presenza di muffa bianca su germogli, foglie, rami. Cure: antifungini a base di zolfo reperibili presso negozi specializzati seguiti a potatura delle parti infette. Prevenzione: fare molta attenzione alla frequenza delle irrigazioni e controllare che il drenaggio dell’acqua sia sufficiente. a cura del prof. Paolo CROCI 77 MALATTIE DELLE ORTENSIE Malattie da parassiti Afidi Sintomi: presenza di insetti verdi sui boccioli, boccioli che non riescono a fiorire, indebolimento generale della pianta, presenza di “melata” , sostanza di rifiuto degli afidi, che favorisce la formazione di muffe che si solidificano formando una crosta nera sulle foglie. Cure: si combattono con un antiparassitario specifico acquistabile presso fiorai o negozi specializzati. Dopo il trattamento si lavano via le incrostazioni dalle foglie usando un sapone specifico per piante, reperibile in negozi specializzati. Acari e ragnetto rosso Sintomi: Le foglie presentano macchie molto piccole di color ruggine e piccole ragnatele tra i rami. Le foglie ingialliscono ed i fiori appaiono danneggiati. Cure: procurarsi un antiparassitario specifico presso fiorai o negozi specializzati e seguire le istruzioni. Prevenzione: fare molta attenzione durante le potature ad evitare di lasciare filamenti sui rami. Utilizzare sempre forbici o cesoie disinfettate e ben affilate e fare tagli netti ed obliqui. a cura del prof. Paolo CROCI 78 MALATTIE DELLE ORTENSIE CARENZE E SQUILIBRI Foglie che diventano marroni lungo i margini e tendono ad arricciarsi Questa sintomatologia è indice di annaffiature insufficienti. Rimedi: regolare le annaffiature. Ingiallimento più o meno diffuso tra le nervature delle foglie accompagnato da scarso sviluppo e clorosi dei germogli In genere è dovuto ad un eccesso di calcare nel terreno, che a sua volta impedisce la corretta assimilazione del ferro e del manganese (componenti fondamentali della clorofilla, il pigmento verde delle foglie). Rimedi: è opportuno utilizzare dei terricci leggermente acidi (ricchi di torba) e acqua non calcarea; è utile somministrare anche del solfato di ferro e manganese o anche dei composti chelanti (che permettono l'assimilazione del ferro) come il Sequestrene. a cura del prof. Paolo CROCI 79 I GERANI Geranio Zonale: Questa è la varietà più diffusa; è facilmente riconoscibile in quanto caratterizzata da portamento eretto, fusti tondi e carnosi con foglie grandi e tondeggianti, che presentano al loro interno una zona più scura, da cui deriva il nome “zonale”. Geranio Edera semplice Questa varietà è molto utilizzata per l’arredo di balconi e terrazze, proprio perché, anche in condizioni estreme (poca terra, esposizione a sole pieno e frequenza non ottimale delle irrigazioni), essa riesce a darci delle splendide fioriture. Il nome “edera” è da attribuire a due motivi: il primo è relativo al portamento pendente che assume la pianta; il secondo, invece, è dovuto alla somiglianza della foglia, anche se questa, nel caso del geranio, è più piccola e più tondeggiante. Le colorazioni classiche sono il rosso, il rosa ed il lilla; ultimamente in commercio ci sono delle varietà che hanno il fiore bianco e bianco screziato di rosa. Questo geranio rimane sicuramente una delle piante più belle e “generose” per i nostri balconi. a cura del prof. Paolo CROCI 80 I GERANI Geranio Edera doppio: Molto simile a quello semplice, sia per portamento che per esigenze, il Geranio Edera doppio è ottenuto con un incrocio tra quello edera semplice e quello zonale. A seconda della varietà, si possono trovare piante più simili a una o all’altra specie. Meno vigoroso dell’edera semplice, il G. Edera doppio presenta fiori doppi con una gamma di colori veramente vasta; le foglie sono più carnose e presentano delle zone più scure come lo zonale. Geranio Imperiale: Questo geranio si sviluppa soprattutto in altezza e presenta un portamento eretto, una grande quantità di foglie (molto fitte) ed una fioritura abbondante. I fiori sono molto grossi ed il loro colore varia dal bianco al viola; il fiore è, inoltre, screziato e presenta molte sfumature. a cura del prof. Paolo CROCI 81 I GERANI Geranio Odoroso: Queste piante si contraddistinguono per il profumo che emanano; il portamento, che generalmente è eretto, non è però compatto come nello zonale. La colorazione della foglia dipende dal tipo di varietà. La fioritura è meno generosa rispetto alle altre specie. Per quanto riguarda le profumazioni possiamo dire che solitamente esse variano dalla menta al limone, ma ultimamente se ne sono state selezionate anche a cura del prof. Paolo CROCI 82 I GERANI Esposizione Tutti i gerani vegetano bene al sole ma le varietà imperiali e zonali anche all’ombra, in zone però molto luminose. Uno dei principali sintomi della mancanza di luce è la formazione di una grande quantità di foglie e fusti a discapito della fioritura. L’esposizione va scelta in base alla posizione geografica in cui ci troviamo. Più esattamente, nelle regioni di montagna l’ideale è l’esposizione a sud; nel resto d’Italia è opportuno, invece, prediligere zone a sud-est, per evitare che il sole del pomeriggio ustioni le foglie. Terreno In commercio ci sono ormai una grande quantità di terricci, più o meno specifici per gerani. Il terriccio ideale per il geranio è composto da un miscuglio di torba bionda e torba bruna, debitamente corrette, per portare il ph del terriccio attorno a 6.2; con l’aggiunta di argilla, inoltre, si fa in modo che, anche nei periodi più caldi, la pianta abbia una buona riserva d’acqua. a cura del prof. Paolo CROCI 83 I GERANI Vasi I vasi devono essere scelti in relazione al tipo di geranio che andremo a piantare. Per le varietà zonali è consigliato una vaso che rispetti la forma della pianta, quindi cassette ovali o vasi rotondi; le dimensioni variano in base alla pianta, da un minimo di 16-18 cm di diametro fino a oltre 35 cm per le piante più grandi. Per le varietà pendenti sono consigliate delle cassette che abbiano una profondità di almeno 18-20 cm, le piante andranno collocate a distanza di circa 20 cm le une dalle altre (cassette 40cm 2 gerani, cassette 60cm 3 gerani). Nei vasi penduli, che non devono essere inferiori ai 16 cm, va messa a dimora una sola pianta. a cura del prof. Paolo CROCI 84 I GERANI Concimazione La concimazione di base è molto importante per il geranio. Le migliori soluzioni derivano da un giusto rapporto tra sostanza organica (humus, letame molto vecchio) e un concime a cessione controllata . E’ opportuno ripetere la somministrazione di sostanza organica anche a metà del ciclo vegetativo, dopo circa 3-4 mesi. La frequenza delle concimazioni liquide è fondamentale; per avere dei bei gerani, l’ideale sarebbe apportare il giusto nutrimento ogni volta che si annaffiano le piante, questo per dare loro una continuità nella crescita e nella fioritura e per evitare il rischio di procurare stress alla pianta a causa di un’eccessiva concimazione. E’ importante, infine, prediligere concimi con una bassa concentrazione d’azoto, diluire il concime, in modo che risulti meno concentrato rispetto alle indicazioni riportate sulla confezione, ed aumentare la frequenza delle concimazioni. a cura del prof. Paolo CROCI 85 I GERANI Irrigazione I gerani sono piante da clima arido e per questo motivo soffrono molto di più il ristagno idrico che non la siccità; evitare quindi il sottovaso sempre pieno d’acqua. Durante il periodo vegetativo irrigare in modo regolare le piante, avendo cura di far asciugare bene la terra tra un’irrigazione e l’altra. Nel periodo che va da giugno a settembre la frequenza dell’irrigazione sarà giornaliera e si prediligeranno le ore del mattino. Nel periodo autunnale si sospenderanno le annaffiature. a cura del prof. Paolo CROCI 86 I GERANI Conservare i gerani nel periodo invernale La scelta delle modalità per conservare i gerani va fatta in relazione alla regione nella quale si vive. Al nord le piante devono essere ritirate come segue: sospendere l’annaffio e la concimazione 15-20 giorni prima di ritirarli; al momento del ritiro tagliare quasi tutta la parte aerea, per facilitare la formazione di nuovi rami giovani; irrigare saltuariamente avendo cura che il terriccio non sia mai fradicio d’acqua. Con l’inizio della bella stagione, si consiglia di tagliare le radici vecchie e rovinate, cambiare il terriccio, portare le piante all’esterno, cominciare a concimare ed irrigare e, dopo 15-20 giorni, spuntare i nuovi germogli ed eliminare i rami vecchi. a cura del prof. Paolo CROCI 87 I GERANI Moltiplicazione Dopo un paio di anni le piante sono ormai esaurite e quindi è opportuno sostituire le vecchie con delle piante nuove. La cosa più semplice è quella di andare in un garden a comprarle, anche per cambiare colore e varietà. Ma, se siamo affezionati a quel colore o a quel tipo di fiore, si possono ricavare dai vecchi gerani delle talee, che riproducono delle piante uguali a quelle vecchie. Le talee di geranio radicano molto facilmente e le operazioni da effettuare sono semplici: nelle giornate miti, quando la temperatura varia dai 16 gradi ai 24 gradi, prelevare, con una forbice ben affilata, la parte apicale della pianta (la grandezza della talea deve variare tra i 5 e i 15 cm, a seconda della varietà del geranio); successivamente eliminare le foglie basali ed immergere la parte del taglio negli ormoni radicanti; collocare, poi, la talea in un terriccio ben drenato e molto leggero, che faciliterà la radicazione. E’, infine, consigliabile vaporizzare le talee appena piantate con dell’acqua, servendosi di uno spruzzino, in modo tale da diminuire l’evaporazione. Il terriccio dovrà essere sempre umido ma mai bagnato; dopo circa 20-30 giorni la piantina può essere trapiantata. a cura del prof. Paolo CROCI 88 I GERANI MALATTIE FUNGINE Marciume del colletto (Pythium spp.) Questa malattia, che attacca quasi esclusivamente talee o piante molto giovani, è dovuta al fungo Pythium che prolifera per l’eccesso di acqua, per la temperatura del terriccio troppo bassa, per umidità eccessiva o per ristagni di acqua. Si manifesta con una fascia nera alla base del gambo. Intervenire con Propamocarb (Previcur). - Muffa grigia (Botrytis cinerea) Questa malattia si manifesta come una muffa grigia che copre varie parti della pianta, ma anche foglie e fiori caduti sul terreno; le foglie presentano macchie a V e lo stelo si necrotizza. Le cause sono la troppa umidità, il drenaggio insufficiente e la mancanza di ventilazione. Evitare l’umidità eccessiva sia del terriccio che dell’ambiente, tenere le piante ben distanziate e, in periodo di concimazioni, dare un concime ricco di potassio e scarso di azoto. Intervenire con prodotti a base di Iprodione. a cura del prof. Paolo CROCI 89 I GERANI MALATTIE FUNGINE - Ruggine (Puccinia pelargoni zonali) Questa malattia attacca esclusivamente i pelargoni zonali e si presenta con macchie gialle sulle foglie che corrispondono, nella pagina inferiore, a punti color ruggine; è favorita dalle temperature che si aggirano sui 20 gradi. Si contrasta l’infezione tagliando ed eliminando le foglie colpite e irrorando prodotti a base di Bitertonol (Baycor). - Marciume basale delle talee (Rhizoctonia solani) Questa malattia è favorita da un’alta umidità e salinità nel terriccio. La pianta rallenta lo sviluppo, le foglie appassiscono e lo stelo annerisce. Trattare con prodotti a base di Tolciofos-methyl. - Tracheomicosi Questa malattia spesso viene confusa con l’attacco della cacyreus marshalli: le foglie della pianta ingialliscono, il geranio deperisce e il fusto si annerisce. Ad attaccare la pianta però non è un parassita animale, ma uno vegetale, il Verticillum albo-atrum. Trattare preventivamente con Benomyl e Carbendazim. a cura del prof. Paolo CROCI 90 I GERANI MALATTIE BATTERTICHE -Galle (Corynebacterium fascians) Si presentano sotto forma di rigonfiamenti tondeggianti, si possono vedere a livello del terreno ma anche sul fusto dove vi sia stato un taglio o una ferita. Sono i pelargoni zonali ad essere colpiti più frequentemente da questa patologia. Evitare l’eccesso di umidità. - Batteriosi (Xanthomonas campestris pv pelargonii) L’origine di questa malattia è la diffusione di materiale infetto. Le foglie presentano zone triangolari gialle fra le venature più grosse, ne deriva un appassimento "ad ombrello" dei bordi fogliari. Il fusto si necrotizza. Eliminare velocemente le piante infette, trattare con prodotti a base di rame. a cura del prof. Paolo CROCI 91 I GERANI INSETTI COCCINIGLIA Macchie brune sulla pagina inferiore delle foglie potrebbero significare che siete in presenza di Cocciniglia ed in particolare della Cocciniglia bruna. Per essere certi, si consiglia di fare uso di una lente di ingrandimento e si osservano. Confrontatele con la foto al lato. Sono caratteristiche, non ci si può sbagliare. Inoltre se provate a toglierle con un'unghia, vengono via facilmente. Rimedi: toglietele con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o se la pianta è grande ed in vaso, potete lavarla con un acqua e sapone neutro strofinando molto delicatamente con una spugna per rimuovere i parassiti, dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone. Per le piante più grandi e piantate all'aperto, potete usare degli antiparassitari specifici reperibili da un buon vivaista. a cura del prof. Paolo CROCI 92 I GERANI INSETTI COCCINIGLIA FARINOSA Macchie sulla pagina inferiore delle foglie potrebbero significare che siete in presenza di Cocciniglia farinosa. Per essere certi, si consiglia di fare uso di una lente di ingrandimento e si osservano. Confrontatele con la foto al lato. Sono caratteristiche, non ci si può sbagliare. Inoltre se provate a toglierle con un'unghia, vengono via facilmente. Rimedi: toglietele con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o se la pianta è grande ed in vaso, potete lavarla con un acqua e sapone neutro strofinando molto delicatamente con una spugna per rimuovere i parassiti, dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone. Per le piante più grandi e piantate all'aperto, potete usare degli antiparassitari specifici reperibili da un buon vivaista. a cura del prof. Paolo CROCI 93 I GERANI INSETTI RAGNETTO ROSSO Se le foglie iniziano ad ingiallire e successivamente a queste manifestazioni si accartocciano, assumono un aspetto quasi polverulento e cadono. Osservando attentamente si notano anche delle sottili ragnatele soprattutto nella pagina inferiore delle foglie. Con questa sintomatologia siamo in presenza di un attacco di ragnetto rosso, un acaro molto fastidioso e dannoso. Rimedi: aumentare la frequenza delle nebulizzazioni alla chioma (la mancanza di umidità favorisce la loro prolificazione) ed eventualmente, solo nel caso di infestazioni particolarmente gravi, usare un insetticida specifico. Se la pianta non è particolarmente grande, si può anche provare a pulire le foglie per eliminare meccanicamente il parassita usando un batuffolo di cotone bagnato e insaponato. Dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone. a cura del prof. Paolo CROCI 94 I GERANI INSETTI AFIDE Se notate dei piccoli insettini mobili di colore bianco-giallastro-verdastri siete quasi sicuramente in presenza di afidi o come comunemente sono chiamati "pidocchi". Osservateli con una lente di ingrandimento e confrontateli con la foto a lato, sono inconfondibili, non ci si può sbagliare. Rimedi: trattare la pianta con antiparassitari specifici facilmente reperibili da un buon vivaista. a cura del prof. Paolo CROCI 95 LE PIANTE IN GIARDINO MIMOSA Questo tipo di arbusto necessita di un clima mite per essere coltivato all'aperto, poichè teme le gelate, soprattutto se prolungate e di forte intensità; quindi nelle zone con inverni molto rigidi le mimose vengono coltivate in vaso o in serra fredda. Necessitano comunque di un buon terreno fresco, ben drenato ma non sassoso o sabbioso; prediligono un buon terriccio universale ricco, mescolato con del concime organico e con piccole quantità di pietra pomice, che garantisce il rapido defluire dell'acqua. Si tratta di un arbusto che in natura raggiunge tranquillamente i 4-5 metri di altezza, quindi gli esemplari coltivati in vaso andranno posti in contenitori ampi e capienti, e potati regolarmente dopo la fioritura, per evitare uno sviluppo eccessivo. Necessitano di annaffiature regolari e frequenti, che mantengano il terreno sempre leggermente umido; quindi da marzo a ottobre le annaffiature saranno molto frequenti, ed intensificheremo la fornitura d'acqua durante i mesi più caldi dell'anno. Durante i mesi autunnali e invernali invece le annaffiature possono essere quasi nulle, anche se è bene controllare il terreno ai piedi della pianta per evitare che rimanga asciutto per periodi di tempo eccessivamente prolungati. Le mimose infatti temono la siccità, dovremo quindi evitare che la pianta rimanga completamente all'asciutto, soprattutto durante i mesi caldi, ma anche in inverno; facciamo particolare attenzione agli esemplari coltivati in vaso, poichè il terreno in esso contenuto può prosciugarsi completamente in un lasso di tempo assai breve. Cure particolari Come detto prima se necessario le mimose vengono potate dopo la fioritura, anche se gli esemplari coltivati in piena terra in genere vengono lasciati crescere senza potature; per quanto riguarda le mimose coltivate in vaso invece una potatura annuale è necessaria, per evitare che con l'andare del tempo l'arbusto si svuoti nella parte inferiore del fusto. Queste piante sono abbastanza resistenti alle malattie, ma talvolta vengono attaccate dagli afidi o dagli acari; in genere una vaporizzazione della chioma con acqua e sapone molle può essere sufficiente a scongiurare la presenza di parassiti. Ricordiamo di arricchire periodicamente il terreno in cui coltiviamo la nostra mimosa; per quanto riguarda le piante poste in piena terra ogni fine inverno spargeremo ai piedi della mimosa del concime organico ben maturo, o anche del concime granulare a lenta cessione, zappando leggermente il substrato. Invece alle mimose coltivate in vaso possiamo fornire del concime per piante da fiore, ogni 12-15 giorni, da marzo a ottobre, mescolato all'acqua delle annaffiature. a cura del prof. Paolo CROCI 96 LE PIANTE IN GIARDINO ACERO PALMATO Si tratta di alberi ben adattati alla coltivazione in Italia, prediligono posizioni soleggiate, o semiombreggiate, possibilmente ai piedi di arbusti più alti, in modo che godano della protezione delle piante più alte. Non temono il freddo, anche se è consigliabile posizionarli in luogo non battuto dal vento. Prediligono terreni ricchi e sciolti, molto ben drenati, senza eccessive richiesti in termini di ph; le giovani piante da poco a dimora necessitano di annaffiature regolari durante la primavera e l'estate, da fornire non appena il terreno sia ben asciutto; evitiamo di annaffiare in inverno, quando la pianta è in completo riposo vegetativo,e riprendiamo non appena vediamo gonfiarsi i germogli. Quando il nostro acero è a dimora da alcuni anni possiamo aspettarci che si accontenti dell'acqua fornita dalle precipitazioni, anche se è il caso di intervenire quando la siccità estiva si prolunga per molti giorni. Non amano particolarmente il caldo molto intenso, asciutto ed afoso, quindi se viviamo in una zona con clima estivo torrido posizioniamo il nostro acero in luogo semiombreggiato, in modo che ogni giorno abbia qualche ora di refrigerio dal caldo. Si coltivano anche in vaso, visto che non producono un apparato radicale cospicuo; ovviamente gli esemplari coltivati in vaso necessiteranno di un poco più di cure rispetto ai cugini posti in piena terra. Gli aceri palmati sono molto apprezzati anche come bonsai. a cura del prof. Paolo CROCI 97 LE PIANTE IN GIARDINO CORBEZZOLO I corbezzoli prediligono pozioni ben soleggiate, soprattutto nelle regioni con inverno rigido; possono sopportare temperature inferiori allo zero, e anche gelate prolungate e di entità abbastanza intensa. Nelle zone dove gli inverni sono veramente molto freddi, in montagna ad esempio, è consigliabile proteggerli durante le settimane più fredde dell'anno, per evitare che il fogliame ed i fiori vengano danneggiati. Questi arbusti necessitano di un buon terriccio fresco, profondo e ricco di materia organica; quindi quando li poniamo a dimora ricordiamo di preparare la buca mescolando al terreno dello stallatico ben maturo, ed anche un pochino di sabbia e del terriccio per piante acidofile; soprattutto se abbiamo un terreno molto argilloso o eccessivamente compatto. Cure colturali Questi arbusti sono abbastanza facili da coltivare, soprattutto perchè nella nostra penisola vivono anche allo stato selvatico; in giardino può capitare che non trovino sufficiente spazio per allargare le loro radici, è quindi importante controllare che in estate ricevano una buona quantità d'acqua, se le condizioni climatiche sono particolarmente siccitose. Quindi se non piove per almeno 18-25 giorni forniamo all'arbusto già sviluppato una buona quantità d'acqua, addizionata a del concime per piante verdi. Gli esemplari giovani, da poco posti a dimora, andranno invece annaffiati con maggiore regolarità, da maggio a settembre, ogni 1015 giorni. Evitiamo però di posizionare il nostro corbezzolo in una zona molto umida o con terreno inzuppato d'acqua. Le potature vanno effettuate con molta attenzione, infatti per tutto l'arco dell'anno la pianta presenta fiori o frutti; quindi se necessario andremo a potare le ramificazioni che non portano fioritura. a cura del prof. Paolo CROCI 98 LE PIANTE IN GIARDINO CORNIOLO Generalità: arbusto a foglie caduche originario dell'Asia centro-meridionale, che raggiunge i 150200 cm di altezza. I fusti sottili hanno portamento eretto, ramificano abbondantemente con il passare degli anni; hanno corteccia verde, che diviene di colore rosso-marrone in inverno, quando la pianta ha già perso tutte le foglie. Le foglie sono ovali, o lanceolate, di colore verde chiaro; esistono numerose cultivar, anche con foglia variegata, come C. alba elegantissima; in autunno sfoggiano una colorazione accesa, rossa o aranciata. In primavera inoltrata producono grappoli di piccoli fiori bianco-crema, seguiti da bacche di colore bianco o bluastro. I cornus alba producono numerosi succhioni basali, che spesso hanno colorazione più intensa dei fusti più vecchi, è quindi consigliabile non estirparli tutti. Esposizione: preferisce posizioni soleggiate nei luoghi con estati non troppo calde, altrimenti gradisce luoghi leggermente ombreggiati nelle ore più calde della giornata. Non teme il freddo invernale. Annaffiature: nel periodo vegetativo, da marzo a ottobre, necessita di abbondanti annaffiature, attendendo comunque che il terreno asciughi tra un'annaffiatura e l'altra, nei mesi freddi le annaffiature possono essere sospese, per permettere alla pianta di entrare in riposo vegetativo. Può sopportare senza problemi brevi periodi di siccità, soprattutto se la pianta è a dimora già da alcuni anni. In primavera è bene interrare del concime organico ai piedi della pianta. Terreno: ama particolarmente i terreni sciolti, fertili e abbastanza drenati, leggermente acidi; nel porlo a dimora è bene ricordare di preparare un ampia buca, che va riempita sul fondo con argilla espansa o altro materiale drenante, quindi coprire con un miscuglio di terriccio bilanciato, terriccio di foglie e poca sabbia. In genere comunque i cornus alba dimostrano di potersi sviluppare senza problemi anche nella comune terra da giardino. Moltiplicazione: in primavera o all'inizio dell'estate si possono praticare talee semilegnose; in primavera è anche possibile propagare il cornus alba per semina, utilizzando i semi dell'anno precedente. Parassiti e malattie: viene frequentemente colpito dalla cocciniglia e dai ragnetti rossi, può ammalarsi di mal bianco. a cura del prof. Paolo CROCI 99 LE PIANTE IN GIARDINO AUCUBA JAPONICA Esposizione: questa pianta preferisce le posizioni semiombreggiate, e teme i luoghi in pieno sole; non teme il freddo, anche se è consigliabile tenerla al riparo dai freddi venti invernali, per evitare che temperature troppo basse rovinino le foglie esterne. Annaffiature: le aucuba sopportano senza problemi brevi periodi di siccità e temono il terreno troppo bagnato, per ottenere una pianta con uno sviluppo rigoglioso è bene però annaffiarla con regolarità, soprattutto nel periodo che va da marzo a ottobre. In inverno si consiglia di annaffiare sporadicamente la pianta se ci sono prolungati periodi senza precipitazioni. In primavera interrare ai piedi dell'arbusto del concime organico, oppure spargere sul terreno una grossa manciata di concime granulare; evitare eccessi di concimazione che potrebbero indebolire la pianta. Terreno: preferiscono terreni profondi, ricchi di humus e molto ben drenati; porre a dimora le aucuba in terreni molto bagnati può favorire l'insorgenza di malattie, mentre terreni troppo poveri vanno a detrimento di uno sviluppo rigoglioso della pianta. Moltiplicazione: in primavera e in autunno è possibile prelevare delle talee semilegnose, di circa 15-20 cm di lunghezza, si tagliano le foglie a metà e si fanno radicare in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali; le nuove piantine vanno coltivate in contenitore in serra fredda per almeno due anni prima di poter essere poste a dimora. In primavera è anche possibile estrarre dalle bacche i piccoli semi, e seminarli in contenitore. Parassiti e malattie: i terreni troppo umidi e poco drenati possono favorire l'insorgenza di marciume radicale. Estati particolarmente calde o posizioni troppo soleggiate possono favorire lo sviluppo di funghi, che causano l'annerimento delle foglie apicali. a cura del prof. Paolo CROCI 100 LE PIANTE IN GIARDINO AZALEA Terreno Il substrato è sicuramente l'elemento che riveste maggiore importanza per coltivare con successo queste piante. Le ericacee hanno infatti bisogno di terreno tendenzialmente acido, con un ph ottimale che si aggira intorno al 5/5,5. Un ph troppo elevato inibisce l'assorbimento delle sostanze nutritive ed è la causa più frequente della clorosi, che si manifesta con l'ingiallimento delle foglie. Queste piante necessitano di un terreno abbastanza ricco di sostanze organiche, ben drenato e senza ristagni idrici, e non devono essere piantate troppo in profondità, dato che hanno l'apparato radicale molto superficiale. Possono essere coltivate anche in vaso, ricordandosi della maggiore richiesta di annaffiature delle piante in vaso rispetto a quelle poste in piena terra. Esposizione Nelle zone con clima tendenzialmente mite le azalee si pongono a dimora in luogo soleggiato; nelle zone con estati calde è invece consigliabile posizionare le azalee in luogo semiombreggiato o ombreggiato. Le varietà da giardino non temono il freddo, anche in caso di temperature molto rigide. Annaffiature Da marzo ad ottobre annaffiare con regolarità, evitando però di inzuppare il terreno; durante i mesi invernali annaffiare con parsimonia, solo in caso di prolungati periodi di siccità; le azalee sempreverdi necessitano di essere annaffiate per tutto l'arco dell'anno, mantenendo il terreno leggermente umido. Per una sana e regolare crescita della pianta è molto importante la concimazione. Dopo l'avvenuto attecchimento della pianta si dovrà concimare periodicamente con prodotti specifici per piante acidofile; l'ingiallimento delle foglie, dovuto a clorosi, si ostacola fornendo periodicamente un ammendante a base di chelati di ferro. a cura del prof. Paolo CROCI 101 LE PIANTE IN GIARDINO CALLISTEMON Esposizione: i callistemon amano le posizioni soleggiate, ma si sviluppano senza problemi anche in zone semiombreggiate. Queste piante possono sopportare senza problemi brevi periodi con temperature inferiori di poco allo zero, ma temono le gelate intense; nelle zone con inverni rigidi è bene porre a dimora la pianta in luogo riparato dal vento e dal freddo, oppure coltivarla in contenitore e ripararla a partire da novembre fino a febbraio. Annaffiature: questi arbusti sopportano anche condizioni di sviluppo molto sfavorevoli, anche in terreni siccitosi; per ottenere una buona fioritura ed uno sviluppo abbondante è però bene annaffiare regolarmente, attendendo che il terreno asciughi bene tra un'annaffiatura e l'altra. Da marzo a ottobre fornire alla pianta del concime ogni 15-20 giorni, sciolto nell'acqua delle annaffiature; in alternativa è possibile fornire una sola concimazione a fine inverno, interrando ai piedi dell'arbusto del concime organico ben maturo. Terreno: porre a dimora in terreno fresco, ricco di materia organica, molto ben drenato e leggermente acido. LE piante in contenitore andrebbero rinvasate ogni due anni, all'inizio della primavera. Moltiplicazione: avviene per seme, le capsule legnose contenenti i semi si asportano ancora chiuse poichè non sempre si aprono in natura, tenendole per alcuni giorni in un contenitore in luogo caldo si aprono facilmente. I callistemon si propagano anche per talea. Parassiti e malattie: in genere non vengono colpiti in maniera significativa da parassiti o da malattie, anche se occasionalmente gli afidi possono rovinare le infiorescenze. a cura del prof. Paolo CROCI 102 LE PIANTE IN GIARDINO CAMELIA Le specie più diffuse come piante ornamentali sono la Camellia japonica ed i suoi ibridi; si tratta di un arbusto di medie dimensioni, a fioritura rosata, con fiore semplice, doppio o stradoppio, a seconda della varietà. I fiori di camelia japonica sbocciano a fine inverno, se la stagione è particolarmente calda possono fiorire già in gennaio, se il clima è invece molto rigido avremo una fioritura più tarda, verso aprile o anche maggio. Per ottenere un arbusto rigoglioso e sano è necessario coltivare la camelia in giardino, in piena terra o in vaso, utilizzando un terriccio specifico per piante acidofile, poichè hanno difficoltà ad utilizzare il ferro presente nel terreno, soprattutto se la presenza di calcio è alta, o se l'acqua fornita è molto calcarea. Si pongono in luogo semiombreggiato, perchè l'insolazione diretta molto intensa causa il disseccamento delle foglie; inoltre le camelie amano un clima abbastanza umido, quindi sole eccessivo può asciugare eccessivamente l'aria. Nella maggior parte delle regioni italiani la camelia japonica può essere coltivata in giardino per tutto l'arco dell'anno, a patto di tenerla al riparo dal vento invernale; nelle regioni con inverni con temperature inferiori ai -10/-15°C è consigliabile coltivare queste piante in vaso capiente, in modo da poterle spostare al riparo durante le settimane più fredde dell'anno. Le annaffiature saranno molto regolari, da marzo a ottobre, mantenendo il terreno sempre abbastanza umido, ma non inzuppato d'acqua; durante i mesi freddi le annaffiature saranno sporadiche: solo in caso di siccità molto prolungata. Generalmente questi arbusti hanno uno sviluppo tondeggiante armonico, senza necessità di potature; se però necessitiamo di accorciare i rami sottili facciamolo dopo la fioritura, per evitare di perdere la parte più interessante della pianta. Se l'inverno è molto rigido può capitare che i boccioli tendano a rovinarsi a causa del gelo, prima ancora di sbocciare, in questo caso è bene rimuovere i boccioli già rovinati e coprire la pianta con agritessuto, in modo da preservare i fiori dal freddo intenso. Spesso i fiori di camelia, specialmente quelli degli ibridi, tendono a marcire invece di appassire; ricordiamo di rimuoverli prontamente, per evitare che divengano veicolo di malattie fungine, che si sviluppano facilmente sui tessuti in marcescenza a cura del prof. Paolo CROCI 103 LE PIANTE IN GIARDINO FIORE DI PESCO Come coltivare il chaenomeles Il successo di queste piante in giardino è dovuto in particolare alla loro rusticità: si adattano a qualsiasi terreno e anche ad un clima molto rigido o asciutto. Trovano posto in un luogo ben soleggiato, vicino ad altri arbusti o come esemplari singoli; con i fior di pesco spesso si creano delle piccole siepi spinose, spoglie in inverno, ma fitte e dense in estate. Prima di porre a dimora il nostro chaenomeles lavoriamo a fondo il terreno, arricchendolo con del terriccio fresco e con poco stallatico; quindi posizioniamo l'arbusto e comprimiamo con il tallone il terriccio ai lati dei fusti della pianta; annaffiamo la pianta al momento dell'impianto, e successivamente soltanto nella bella stagione e in caso di siccità, poiché i chaenomeles ben sopportano la siccità; una pianta adulta, ben esposta alle intemperie, generalmente non necessita di annaffiature. In autunno la pianta perde completamente il fogliame, e si prepara al freddo entrando in completo riposo vegetativo, quindi possiamo evitare completamente di annaffiarla durante il periodo freddo; sopporta temperature molto rigide, anche vicine ai -15°C, quindi non necessita di coperture, neppure durante l'inverno più freddo e rigido. Quando i fiori sono appassiti è bene potare l'arbusto ogni anno, altrimenti tende ad avere uno sviluppo eccessivamente intricato e denso, privando i rami più interni di insolazione e tendendo negli anni a fiorire sempre meno; si asportano i rami rovinati dall'inverno, quelli più sottili o vecchi, e si cima tutta la vegetazione per renderla più compatta a cura del prof. Paolo CROCI 104 LE PIANTE IN GIARDINO OLIVAGNO genere che comprende circa 50 specie di alberi o arbusti sempreverdi o caduchi, originari dell'Asia. I fusti sono eretti, di colore scuro, densamente ramificati, difficilmente raggiungono dimensioni imponenti, restando solitamente al di sotto dei 4-5 metri. E. angustifolia ha foglie piccole, lanceolate, di colore grigio argento; molte specie hanno foglie variegate, di diverse tonalità di verde. I fiori sono piccoli, biancastri, profumati e sbocciano in primavera o in autunno, a seconda della specie. In autunno o in inverno produce piccoli frutti rossastri e pruinosi, di cui gli uccelli sono golosi. Esposizione: preferisce le posizioni soleggiate, anche se cresce senza problemi a mezz'ombra. L'eleagnus è una pianta molto rustica che non teme il freddo e il vento, spesso viene utilizzata per creare barriere frangivento. Annaffiature: non necessita di grandi quantità d'acqua, solitamente bastano le piogge; durante i periodi più caldi, soprattutto nel caso di piante molto giovani, annaffiare almeno ogni settimana. Terreno: gradisce terreni sciolti, ben drenati, ricchi di materia organica; cresce comunque senza problemi in qualsiasi terreno. Moltiplicazione: avviene per seme, in primavera, utilizzando i semi dell'anno precedente; le piantine nuove vanno coltivate in vaso per almeno due anni prima di essere poste a dimora. In autunno si possono praticare anche talee, utilizzando i rami giovani. Parassiti e malattie: teme particolarmente il marciume radicale a cura del prof. Paolo CROCI 105 LE PIANTE IN GIARDINO FORSIZIA La coltivazione della forsizia la forsizia è un arbusto rustico e di facile coltivazione; predilige posizioni soleggiate, in quanto se posizionata in luogo eccessivamente ombreggiato tende a fiorire in modo scarso o nullo. Non presenta altre esigenze, poichè sopporta le gelate invernali ed il caldo estivo; non necessita di un terreno particolare, anche se teme i ristagni idrici ed è quindi opportuno coltivarla in un substrato ben drenato e ricco. I fiori sbocciano a fine inverno, prima del fogliame; l'arbusto fiorisce sui rami giovani, prodotti durante l'estate, per ottenere fioriture ricche è quindi fondamentale evitare le potature invernali. La potatura si effettua invece subito dopo la fioritura, accorciando i rami che hanno fiorito ed eliminando invece quelli eccessivamente legnosi o privi di gemme e boccioli. Ogni 2-3 anni è consigliabile arricchire il terreno ai piedi della forsizia con del concime organico, o con del concime granulare a lenta cessione. Le forsizie possono essere coltivate anche in vaso, ma è opportuno fornirle di un contenitore capiente, e sostituire il terreno ogni anno, in autunno. Ricordiamo anche che le piante coltivate in vaso tendono a necessitare di maggiori cure rispetto alle stesse coltivate in piena terra, questo perchè in vaso l'apparato radicale rimane di dimensioni minori e non ha la possibilità di cercare acqua e sali minerali al di fuori del vaso stesso. Quindi le forsizie coltivate in vaso andranno annaffiate durante i periodi di siccità estivi. a cura del prof. Paolo CROCI 106 LE PIANTE IN GIARDINO GINESTRA Pur appartenendo a specie differenti le ginestre si coltivano in maniera similare; salvo alcune, la maggior parte resistono bene al freddo, anche alle gelate più intense, soprattutto le specie che perdono le piccole foglie durante i mesi più rigidi. Si posizionano in luogo ben soleggiato, se temiamo che la nostra ginestra possa soffrire il freddo possiamo posizionarla a sud, vicino alla casa, in modo che goda di una buona insolazione anche in inverno, e che non sia esposta al vento freddo ed al gelo eccessivamente intenso. Evitiamo di posizionare le ginestre in luogo semiombreggiato o ombreggiato: oltre a non ottenere fiori avremo anche piante soggette a marciumi ed altre malattie. Queste piante sopportano benissimo la siccità, soprattutto se poste a dimora in piena terra; evitiamo però di lasciarle completamente all'asciutto durante la bella stagione, soprattutto se abbiamo deciso di coltivarle in vaso; ogni qual volta il terreno è ben asciutto annaffiamo abbondantemente, anche lasciando la pianta al secco per qualche giornata. Non necessitano di grandi quantità di concimazione; a fine inverno spargiamo attorno alla pianta o nel vaso del concime granulare a lenta cessione, specifico per piante da fiore. Dopo la fioritura accorciamo i rami che hanno portato i fiori, in modo da mantenere gli arbusti più densi e compatti. a cura del prof. Paolo CROCI 107 LE PIANTE IN GIARDINO AMAMELIDE Si tratta di un arbusto rustico, che trova dimora in giardino, in un angolo ben luminoso, possibilmente soleggiato; possono sopportare temperature anche molto rigide, persino inferiori ai -15°C, e i fiori sbocciano anche sotto la neve, dando un tocco esotico al giardino invernale. Nelle zone con estati molto calde è preferibile posizionare l'Amamelide in luogo semiombreggiato, o comunque riparato dal sole nelle ore più calde del giorno. Predilige un terreno soffice ed abbastanza ricco, non eccessivamente compatto; da marzo ad aprile necessita di annaffiature, soprattutto nei periodi siccitosi, privi di precipitazioni; in ogni caso attendiamo sempre che il terreno asciughi prima di annaffiare nuovamente. Queste piante oltre alla siccità temono anche il ristagno idrico, quindi poniamole a dimora in un substrato molto ben drenato, ed evitiamo le annaffiature quando le intemperie inumidiscono il terreno. Soprattutto evitiamo di annaffiare la pianta quando comincia a perdere le foglie in autunno. L'amamelide, di qualsiasi specie, non raggiunge dimensioni superiori ai 3-4 metri di altezza, e pari larghezza; è comunque semplice mantenerlo di dimensioni minori potandone ogni anno i rami, accorciandoli di circa la metà. Questo arbusto è quindi ideale anche per un piccolo giardino; può essere coltivato anche in vaso, in terrrazzo a cura del prof. Paolo CROCI 108 LE PIANTE IN GIARDINO AGRIFOGLIO L'agrifoglio è un arbusto completamente rustico in Italia, che sopporta senza problemi i caldi periodi estivi ed il gelo invernale, sopravvive anche sotto la neve, senza riportare danni significativi. Posizioniamolo in giardino, in piena terra o in un vaso capiente; predilige posizioni luminose, ma non eccessivamente soleggiate; la permanenza in pieno sole per molte ore al giorno spesso causa una colorazione chiara del fogliame. Nelle zone con estati molto calde, nel sud, evitiamo di esporre la pianta al sole per periodi di tempo molto prolungati e prediligiamo posizioni semiombreggiate. Gli esemplari a dimora da molto tempo tendono ad accontentarsi dell'acqua fornita dalle precipitazioni; però ricordiamo di annaffiare le piante giovani e quelle in vaso, nei mesi caldi ed asciutti, attendendo sempre che il substrato di coltivazione sia ben asciutto tra un'annaffiatura e l'altra. In genere gli agrifogli prediligono terreni freschi e ricchi di humus, leggermente acidi; la permanenza in terreni fortemente alcalini porta spesso le piante a soffrire di clorosi ferrica, con fogliame che ingiallisce progressivamente; utilizziamo periodicamente un concime rinverdente per evitare che si manifesti questo tipo di malattia. a cura del prof. Paolo CROCI 109 LE PIANTE IN GIARDINO MAGNOLIA Che siano sempreverdi o a foglia caduca in genere le magnolie hanno esigenze simili; prediligono posizioni soleggiate, poiché all'ombra tendono a produrre una scarsa fioritura. Si pongono a dimora in terreno fresco e profondo, molto ben drenato, visto che non amano i ristagni idrici; possibilmente è bene che il terreno abbia tendenza ad essere acido, infatti con il passare del tempo la coltivazione in suoli eccessivamente calcarei può portare ad una leggera clorosi, soprattutto per quanto riguarda le specie caducifoglie. Ogni anno in autunno si arricchisce il terreno ai piedi della pianta con del concime organico maturo, o con del concime granulare; in modo da garantire la presenza di sali minerali nel terreno per un lungo periodo di tempo. GEneralmente le magnolie si accontentano dell'acqua fornita dalle intemperie, anche se è consigliabile annaffiare gli arbusti più giovani durante l'estate, ed anche gli esemplari adulti in caso di siccità prolungata; le annaffiature possono essere necessarie solo durante i periodi caldi e vanno fornite quando il terreno è ben asciutto. Generalmente le magnolie non necessitano di potature, visto che lo sviluppo è abbastanza lento e le piante tendono a produrre una chioma di forma armoniosa, senza necessità dell'aiuto dell'uomo. Dopo la fioritura possiamo asportare i rami rovinati o di scarso sviluppo, senza potare eccessivamente la pianta. Per quanto riguarda le piante a fioritura molto precoce si consiglia di posizionarle in luogo dove non siano esposte eccessivamente al vento o al gelo, per evitare che i boccioli vengano rovinati da sporadiche gelate tardive. a cura del prof. Paolo CROCI 110 LE PIANTE IN GIARDINO NANDINA Esposizione: sono arbusti rustici, che non soffrono il freddo, e possono sopportare anche temperature molto rigide per periodi prolungati di tempo. Si pongono a dimora al sole, o anche a mezzombra. Annaffiature: gli esemplari giovani vengono annaffiati regolarmente durante la stagione calda, attendendo sempre che il terreno sia ben asciutto tra un'annaffiatura e l'altra. Le piante da tempo a dimora possono accontentarsi dell'acqua fornita dalle piogge, anche se può essere necessario intervenire con leggere annaffiature durante l'estate, in caso di siccità prolungata. Terreno: prediligono terreni sciolti, soffici e molto ben drenati. Si tratta di arbusti poco esigenti, che si possono adattare anche alla comune terra da giardino, senza necessità di terriccio particolarmente ricco. Moltiplicazione: avviene in genere per seme, in primavera; è anche possibile propagare la nandina asportando alcuni polloni dalla base della pianta, provvedendo ogni pollone di alcune radici ben sviluppate. Parassiti e malattie: vengono spesso colpite dagli afidi, soprattutto durante i mesi primaverili; con il caldo estivo sotto le foglie possono annidarsi gli acari a cura del prof. Paolo CROCI 111 LE PIANTE IN GIARDINO OLEANDRO Tecniche colturali Sensibili al freddo, preferiscono climi miti, richiedendo una temperatura minima di 5 gradi. Nelle zone a clima temperato può perciò essere coltivato all'aperto, senza necessitare di alcuna protezione. Viceversa nelle regioni settentrionali è bene ripararlo durante l'inverno. Fiori e frutti I fiori, che variano dal rosa al bianco, dal rosso al giallo, sbocciano praticamente dall'inizio della primavera fino all'autunno inoltrato. Sono state selezionate numerose cultivar a fiore doppio. L'oleandro produce frutti vistosi, di colore bruno-rossiccio, eretti, lunghi dai 10 ai 15 centimetri. Terreno Si tratta di una essenza che si adatta bene a qualsiasi tipo di terreno. Per ottenere abbonanti fioriture è importante provvedere ad abbondanti irrigazioni durante il periodo estivo. Durante il periodo invernale le annaffiature dovranno invece essere di molto ridotte, soprattutto nelle regioni settentrionali. Moltiplicazione Si moltiplicano per seme o per tale durante il periodo estivo. Attenzione: si tratta di una pianta assai velenosa, in tutte le sue parti, contenendo glicosidi attivi sul cuore, che, proprio per tale ragione, vengono utilizzati in medicina. E' sempre opportuno quindi lavarsi le mani dopo averlo toccato. Parassiti Il parassita più frequente è l'aspidioto dell'edera (Aspidiotus hederae), un parassita assai frequente nei paesi del mediterraneo. Si tratta di un particolare tipo di cocciniglia, che attacca prevalentemente la pagina inferiore della foglia. Altro parassita assai frequente è la cocciniglia fioccosa (Chloropulvinaria floccifera) che riesce a invadere la pianta riproducendosi praticamente per tutto il corso dell'anno. Le contromisure devono quindi essere tempestive, potendo il parassita condurre ad un grave deperimento e anche alla morte della pianta. La melata prodotta finisce per imbrattare la pianta, creando spesso fumaggini. a cura del prof. Paolo CROCI 112 LE PIANTE IN GIARDINO PITTOSPORO Tecniche colturali La piantumazione va effettuata alla fine di aprile o in maggio. Il terreno deve essere fertile e ben drenato. La posizione deve essere al sole, anche pieno, ma al riparo dai venti. Se il pittosporum è utilizzato per formare siepi, è bene rispettare la distanza di circa 50/70 cm tra una pianta e l’altra. La potatura si esegue in aprile ed ha lo scopo di ridare una forma, sfoltire e rinforzare la pianta; i rami da tagliare saranno dunque quelli più “disordinati”. Le siepi si pareggiano ogni anno, da aprile a giugno. La riproduzione può avvenire per seme o per talea. La semina deve essere effettuata in marzo, dopo che i semi sono stati separati dalla sostanza vischiosa che li ricopre all’interno del frutto. I semi devono essere posti in vasi piccoli, ogni anno si procederà al rinvaso. I vasi, prima di essere collocati a dimora definitiva, vanno riposti in cassoni freddi per un periodo di 2-3 anni. Le talee si prelevano dai rami laterali semimaturi, da maggio a giugno; la loro lunghezza deve essere di circa 10 cm. Dopo il loro radicamento si può procedere al rinvaso, sempre graduale, fino a quando, nel maggio dell’anno successivo, potranno essere messi a dimora all’aperto. Parassiti e Malattie Particolarmente pericolose per il pittosporum sono le gelate tardive, che nei casi più gravi possono provocare anche la morte della pianta. Il pittosforum è soggetto ad attacchi da parte di cocciniglie, che tuttavia possono essere facilmente debellate grazie all’utilizzo di appositi prodotti. a cura del prof. Paolo CROCI 113 LE PIANTE IN GIARDINO MELOGRANO DA FIORE arbusto o piccolo albero, originario dell’Asia, diffuso da millenni in tutta l’area mediterranea; gli esemplari adulti raggiungono i 2-3 metri di altezza. Vista la facilità con cui i melograni producono polloni alla base del fusto, spesso si sviluppano come grandi arbusti allargati; per ottenere una pianta singola è necessario tagliare la maggior parte dei polloni. La corteccia è chiara, molto rugosa; le ramificazioni sono abbastanza disordinate, e, con il passare degli anni, tendono a divenire nodose e contorte. Il fogliame è caduco, e comincia a spuntare in primavera inoltrata, è di forma lanceolata e di piccole dimensioni, le nuove foglie hanno gli apici aranciati, di vengono verde medio. In primavera inoltrata ed in estate produce grandi boccioli arancioni all’apice dei rami, spessi e cuoiosi, che si aprono in grandi fiori tubulosi, di colore arancio carico. Ai fiori seguono grandi frutti tondeggianti, pieni di semi ricoperti da una polpa succosa ed acidula. Il melograno viene sin dall’antichità coltivato come pianta da frutto, ma anche utilizzato in erboristeria, in particolare la corteccia dell’albero e la scorza dei frutti; quest’ultima viene usata anche per aromatizzare liquori. In giardino si coltivano in particolare le varietà nane, che non superano i 30-50 cm di altezza, oppure le varietà da fiore, che producono grandi fiori di colore bianco, rosato, screziato o rosso. Vengono utilizzati anche come bonsai. a cura del prof. Paolo CROCI 114 LE PIANTE IN GIARDINO RODODENDRO Generalmente i rododendri sono di facile coltivazione, una volta trovato il giusto substrato in cui coltivarli. La gran parte delle specie prediligono posizioni ombreggiate, o semiombreggiate; questo perchè sono tutte originarie di zone fresche e umide, quindi soprattutto durante le giornate più calde dell'anno temono in particolare la siccità ed il caldo eccessivo. Il posizionamento in luogo ombreggiato ci permette di evitare l'esposizione alla calura estiva. Per meglio mantenere le piante sane e rigogliose è importante annaffiarle con una buona frequenza: da marzo a settembre cercheremo di mantenere il terreno leggermente umido, evitando di inzupparlo d'acqua, ed anche di lasciarlo asciutto per periodi prolungati di tempo. Durante il periodo vegetativo forniamo anche del concime per piante acidofile: si consiglia di utilizzare un concime a lenta cessione, da spargere ai piedi dell'arbusto una volta ogni 3-4 mesi. Alcune specie di rododendro possono divenire molto imponenti, raggiungendo anche i 5-6 metri di altezza; in effetti però il loro sviluppo è molto lento, e possiamo facilmente contenere gli arbusti posti in posizioni anguste accorciandone i rami dopo la fioritura. Generalmente non è necessario praticare potature significative, salvo la classica potatura di pulizia dai ramo rovinati a fine inverno. Queste piante non temono il freddo, anche se può capitare che l'esposizione al vento freddo disidrati eccessivamente il terreno e l'aria, è quindi bene posizionarli in luogo riparato dal vento. a cura del prof. Paolo CROCI 115 LE PIANTE IN GIARDINO SPIREA Esposizione: le spiree amano le posizioni soleggiate, producono fiori a profusione anche in luoghi semiombreggiati; generalmente non temono il freddo e sopportano senza problemi anche il caldo torrido di luglio ed agosto. Annaffiature: le giovani pianta si annaffiano abbondantemente dopo averle poste a dimora; generalmente le spiree si accontentano delle piogge, potendo sopportare periodi anche lunghi di siccità, è però consigliabile annaffiare sporadicamente le piante durante i mesi più caldi dell'anno, soprattutto le specie a fioritura estiva. Terreno: questi facili arbusti si sviluppano senza problemi in qualsiasi terreno; preferiscono terreni ben drenati e ricchi di materia organica. In estate è bene pacciamare il terreno alla base delle piante, in modo da mantenerlo fresco. Moltiplicazione: avviene per seme o per talea. Vista la facilità di attecchimento si preferisce in genere propagare le spiree per talea, prelevandole dai rami dell'anno, semilegnosi, in estate. Parassiti e malattie: non vengono colpiti da parassiti o da malattie in modo serio, talvolta gli afidi possono rovinare i fiori. a cura del prof. Paolo CROCI 116 LE PIANTE IN GIARDINO LILLA’ Esposizione: i lillà si pongono a dimora in giardino, in luogo ben soleggiato; possono sopportare la mezz'ombra. Non temono il freddo invernale e neanche il calore estivo. Annaffiature: generalmente si accontentano delle piogge, anche se è bene annaffiare sporadicamente durante i mesi più caldi dell'anno. Esistono varietà nane, compatte, che possono essere coltivate in vaso; in tale caso ricordiamo di annaffiare il substrato quando è ben asciutto, da marzo a ottobre. Verso la fine dell'inverno spargere ai piedi delle piante del concime granulare a lenta cessione, oppure dello stallatico maturo. Terreno: si coltiva nella comune terra di giardino, prediligendo substrati ben drenati, argillosi ed alcalini, gli esemplari coltivati in vaso vanno rinvasati ogni 23 anni. Moltiplicazione: si moltiplica per talea semilegnosa con tallone, da prelevarsi in estate, e si pianta in un miscuglio di torba e sabbia, ma l'attecchimento è difficile. Il metodo più usato di riproduzione è l'innesto a gemma sulla specie tipica del luogo o sul ligustro. La Syringa Vulgaris, produce diversi polloni ed è quindi possibile la divisione dei cespi. Parassiti: la batteriosi del Lillà si manifesta con macchie di colore bruno sulle foglie e i germogli anneriscono e si seccano. La peronospora si manifesta con macchie brune e irregolari sugli apici dei germogli e sulla corteccia. Prodotti a base di piretro eliminano gli insetti che rovinano le foglie. a cura del prof. Paolo CROCI 117 LE PIANTE IN GIARDINO VIBURNO Tecniche colturali: questi arbusti sono vigorosi e danno pochi problemi ai giardinieri; prediligono le posizioni soleggiate, o semiombreggiate, e non temono il freddo. Le specie a fioritura molto precoce si pongono a dimora in luogo riparato dal vento, per evitare che eventuali gelate tardive rovinino i boccioli. Si utilizzano anche come piante da siepe. Potatura: i viburni non necessitano di potature regolari. Talvolta si può intervenire per sfoltire piante troppo fitte recidendo i rami vecchi. Il periodo ideale per tale tipo di intervento è quello appena successivo alla fioritura. Le specie a fioritura invernale devono però essere potate in primavera. Moltiplicazione: La tecnica che garantisce i migliori risultati è senz'altro la talea. Per le specie decidue è preferibile utilizzare talee semilegnose, da prelevarsi in giugno luglio. Per le specie sempreverdi, invece, utilizzare talee di legno maturo. In entrambi i casi utilizzare un substrato di torba e sabbia in parti uguali. Si ripicchettano quando hanno ben radicato. Annaffiature: questi arbusti si accontentano delle piogge, ma può essere necessario intervenire con annaffiature abbondanti in caso di periodi di siccità molto prolungati, soprattutto in primavera o in autunno. In autunno o a fine inverno è consigliabile interrare ai piedi degli arbusti del concime organico ben maturo, per garantire il necessario nutrimento. a cura del prof. Paolo CROCI 118 LE PIANTE IN GIARDINO VEIGELIA Esposizione: posizione soleggiata o parzialmente in ombra. Temperatura: essendo una pianta molto rustica, resiste al gelo invernale. Annaffiature: soprattutto le piante giovani, devono essere innaffiate nei periodi di caldo intenso. Fertilizzazione: è necessario incorporare nel terreno, al piede della pianta del letame maturo ogni anno in aprile-maggio. Moltiplicazione: si semina in primavera per le specie tipiche. Per gli ibridi e le varietà si ricorre a talee. Si prelevano talee lunghe dieci centimetri, e si piantano in un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali, a quindici gradi. Quando hanno radicato si rinvasano. In aprile si piantano in vivaio dove si coltivano per un anno prima di metterle a dimora. La potatura: subito dopo la fioritura si tagliano uno o due fusti vecchi nelle piante molto sviluppate per sfoltirle. Terreno: il terreno deve essere fertile, ben drenato e non troppo calcareo. Parassiti e malattie: gli afidi infestano gli apici vegetativi della pianta indebolendola e rendendola appiccicosa. Le malattie da combattere sono: le macchie fogliari e la famigliola. a cura del prof. Paolo CROCI 119 LE BORDURE Tipi di bordure Pur mantenendo una struttura base universale, le bordure si dividono a seconda della loro funzione all’interno del giardino. Abbiamo quindi: bordure all’italiana: sono piuttosto larghe, realizzate in maniera classica ed elaborata, di altezza particolarmente limitata in modo da evidenziare al massimo la linea del disegno e con l’accostamento di due o tre specie diverse di fogliame e/o fiori colorati; bordura all’inglese: chiamata anche col nome di “mixed border” è, appunto, una bordura mista che può essere realizzata in modo lineare o a macchia d’olio di misura non inferiore a 60 cm, misura indispensabile per accostare, una accanto all’altra, le diverse specie di piante (almeno tre) su una stessa linea; bordure nane a cuscinetto: vengono realizzate con piccole piante da fiore o fogliame di diverso colore e non devono superare l’altezza di 15 cm. Una dimensione così minima va mantenuta con una costante potatura soprattutto degli esemplari che tendono a prevaricare su altri a cura del prof. Paolo CROCI 120 LE BORDURE bordure medie a cuscinetto: a differenza delle bordure nane, quelle medie raggiungono altezze di 3035cm. bordure medie a profilo rettangolare: vengono realizzate con fiori e arbusti dal portamento piuttosto slanciato piantumati in maniera irregolare tanto da far risultare la parte terminale meno compatta rispetto alla parte sottostante. bordure alte a profilo scalare: dal gradevole impatto estetico, questo tipo di bordura può essere realizzata all’inizio e alla fine di un vialetto come fosse un “invito” a percorrere quel tratto di giardino oppure sui 4 angoli di un’aiuola in modo da permettere di ammirare meglio quello che è presente al suo interno. La piantumazione deve essere effettuata con molta cura e con gli esemplari molto vicino uno accanto all’altro. bordure alte a profilo triangolare: si realizzano con specie di fiori e piante ricche di vegetazione anche nella parte inferiore. Quello che dovrà risultare sarà una forma perfettamente triangolare con al centro un un’unica pianta o fiore a fare da punta per triangolo. bordure alte a profilo rettangolare: si ottengono utilizzando specie con corolle sorrette da steli slanciati che nell’insieme non creano una massa omogenea a cura del prof. Paolo CROCI 121 LE BORDURE a cura del prof. Paolo CROCI 122 LE BORDURE Accostamento di colore Vi sono delle regole cromatiche fondamentali alle quali è meglio attenersi per essere sicuri di creare una bordura omogenea e ben inserita nel contesto in cui si trova. SI rosso, giallo e azzurro; giallo e viola; azzurro e arancio; celeste e arancio; lilla e rosa; rosso acceso e blu; bianco quasi sempre e quasi ovunque (vedi sotto). NO bianco, rosso e verde insieme; il viola tende a “rubare” la luce attenuando i colori degli altri fiori, fate attenzione; il rosso cupo richiama troppo l’occhio dello spettatore, è da usare con oculatezza. a cura del prof. Paolo CROCI 123 PIANTE DA BORDURA Abelia Caprifoliaceae Generalità: genere che comprende 15-20 arbusti sempreverdi, o semi-sempreverdi, originari della Cina, del Giappone e del Messico. Ha portamento tondeggiante e gli esemplari di alcuni anni raggiungono l'altezza e la larghezza di 100-120 cm; i lunghi fusti, scarsamente ramificati, sono rossastri e tendono ad arcuarsi allungandosi. Le foglie sono ovali, dentellate, di piccole dimensioni, cuoiose, di un bel verde scuro e lucido; le nuove foglie sono color bronzo, e in autunno tutta la pianta assume questo gradevole colore. In estate produce una profusione di piccoli fiorellini a trombetta, di colore bianco-rosato, che persistono fino ai primi freddi; il frutto è un achenio legnoso, contenente un singolo seme. Esposizione: questa pianta preferisce le posizioni in pieno sole, o a mezz'ombra; non teme il freddo e si sviluppa senza problemi in giardino in piena terra, anche se preferisce posizioni riparate dai freddi venti invernali. Volendo si può scegliere di potare drasticamente la pianta alla base in autunno, per favorire uno sviluppo più compatto e vigoroso la primavera successiva. Annaffiature: le giovani piante necessitano di annaffiature regolari; le piante adulte possono invece sopportare alcuni giorni di siccità senza problemi; nel periodo che va da marzo a ottobre annaffiare sporadicamente, una volta a settimana; con l'arrivo dei freddi diminuire drasticamente le annaffiature, senza però sospenderle del tutto, essendo l'abelia una pianta sempreverde. Nel periodo vegetativo fornire del concime per piante da fiore sciolto nell'acqua delle annaffiature almeno una volta ogni 15 giorni. Terreno: le abelie crescono senza problemi in qualsiasi terreno, anche in terra da giardino; sicuramente però una fioritura più abbondante e uno sviluppo più rigoglioso si avranno in terreno ricco di materia organica e molto ben drenato. Nel mettere a dimora una abelia ricordarsi di preparare una buca ampia, ponendo sul fondo della sabbia a grana grossa, del buon terriccio bilanciato e del concime organico ben mescolati, in modo da favorire un attecchimento rapido. Moltiplicazione: avviene per seme, in primavera; le abelia grandiflora si moltiplicano invece per talea, prelevando delle porzioni di fusto in primavera, che vanno fatte radicare in un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali; le nuove piante vanno coltivate in contenitore per almeno un paio di anni prima di poter essere messe a dimora. Parassiti e malattie: queste piante sono di solito molto rustiche e non vengono attaccata da parassiti o da malattie. a cura del prof. Paolo CROCI 124 PIANTE DA BORDURA I Pieris I pieris sono un genere che conta una decina di specie, in giardino si coltiva soltanto il Pieris japonica, specie originaria del Giappone e della Cina. Si tratta di un arbusto di media grandezza, sempreverde, molto decorativo e piacevole. Produce una pianta ampia e tondeggiante, molto ben ramificata, con rami sottili, che portano numerose foglie sempreverdi, ovali, lanceolate, leggermente coriacee e lucide. Tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera, all'apice dei rami, sbocciano innumerevoli piccoli fiori a campanula, di colore bianco candido, dall'aspetto leggermente ceroso. Le foglie dei germogli primaverili sono in genere di un bel colore rosso acceso. Esistono numerosi ibridi e cultivar da giardino, con foglia variegata, con fiori rosati o anche di dimensioni molto contenute, che non superano i 30-50 cm di altezza, molto adatti per le bordure. La coltivazione dei Pieris Questi arbusti sono adatti ad essere coltivati in mezz'ombra, o anche all'ombra completa, purché non eccessivamente buia e profonda, possono tranquillamente venire poste in luogo parzialmente soleggiato, purché possano godere del ristoro dell'ombra nei mesi più caldi dell'anno. Per sopravvivere necessitano di un terreno per piante acidofile, povero di calcio. I Pieris sono piante rustiche e resistenti, che possono essere poste a dimora in piena terra in giardino, senza temere il gelo o le intemperie; possiamo anche coltivarli in vaso, ricordando che in genere le piante in vaso necessitano di qualche cura in più rispetto alle sorelle poste in piena terra, a causa del poco spazio che possono occupare le radici, costrette nel contenitore. I Pieris sopportano il gelo, anche molto intenso e prolungato; può capitare però che un inverno particolarmente rigido rovini i rami più esterni, costringendoci a potare le parti rovinate; in questi casi in genere per un anno perderemo la fioritura, visto che i boccioli vengono preparati dalla pianta già in autunno. a cura del prof. Paolo CROCI 125 PIANTE DA BORDURA Caryopteris Verbenaceae Generalità: piccolo arbusto a foglie caduche originario dell'Asia centrale. Ha portamento eretto, generalmente tondeggiante, e raggiunge il metro di altezza; le foglie sono piccole, ovali o lanceolate, di colore grigio-verde, leggermente pubescenti sulla pagina inferiore, sprigionano un aroma delicato se sfregate con le mani. Dalla seconda metà di agosto fino ai freddi autunnali produce numerose infiorescenze apicali ed ascellari costituite da piccoli fiori di colore blu-lavanda. Nei luoghi con temperature invernali molto rigide la pianta tende a seccare la parte aerea in tardo autunno. Esistono numerosi ibridi, a fiori bianchi o con foglie dorate o variegate di bianco. Si consiglia di staccare i fiori appassiti per favorire una fioritura più prolungata. Esposizione: porre a dimora i cariopteris in luogo molto soleggiato, o all'ombra parziale; in generale non teme il freddo, anche se è sempre consigliabile pacciamare la base della pianta in autunno. Poiché i fiori sbocciano sui rami nuovi spesso si tende a tagliare fino al terreno la pianta in autunno o all'inizio della primavera, per favorire lo sviluppo di rami vigorosi. Annaffiature: queste piante sopportano senza problemi brevi periodi di siccità, nel periodo vegetativo, da marzo a novembre, annaffiare sporadicamente, aumentando la frequenza delle annaffiature nei periodi siccitosi; in primavera spargere alla base della pianta del concime granulare a lenta cessione per piante da fiore. Terreno: questi piccoli arbusti prediligono terreni sciolti e molto ben drenati, vengono spesso utilizzati nei giardini rocciosi, dove le rocce forniscono anche un riparo dal calore estivo e dalle piogge invernali. Moltiplicazione: avviene generalmente per seme, si semina in semenzaio, in luogo protetto e temperato, in febbraio-marzo, le piantine germineranno in 10-15 giorni, vanno coltivate in contenitore fino ad aprile-maggio, quando possono essere poste a dimora. Parassiti e malattie: teme il marciume radicale, particolarmente favorito da inverni molto umidi. a cura del prof. Paolo CROCI 126 PIANTE DA BORDURA Cotoneaster Cotonastro - Rosaceae Generalità: originaria della Cina e dell'Himalaya. Il genere conta cinquanta specie di arbusti a foglie decidue o sempreverdi, a portamento variabile, eretto o prostrato. Le specie decidue in autunno si ricoprono di colori vivaci, le sempreverdi sono adatte a formare siepi e quelle prostrate per coprire il terreno. Le foglie: sono piccole di colore verde brillante, che diventano rossastre in autunno. I fiori: sono a stella, bianchi o rosa. In estate i fiori danno frutti ovoidali di colore rosso. Esposizione: in pieno sole, tollera anche l'ombra; Temperatura: resiste al freddo e agli sbalzi termici. Annaffiature: non sopporta la siccità, Il terreno deve essere continuamente innaffiato fino alla fine del periodo caldo. Fertilizzazione: in primavera e in estate, è necessaria una pacciamatura formata da uno strato di circa otto centimetri di terra da giardino, letame o torba bagnata. Riproduzione: in autunno si moltiplica con i semi tratti dalle bacche mature, seminandoli in cassone freddo. I semi germinano dopo sei-dodici mesi e quindi si trapiantano. Terreno: cresce bene nei terreni argillosi e ben drenati, senza ristagni. Parassiti e malattie: in estate il fusto e le foglie possono essere attaccate dagli afidi e dalle cocciniglie, che rendono le piante fuligginose e appiccicaticce. Il mal del piombo attacca le foglie che diventano grigio argento e i rami che si seccano. Potatura: Nelle specie a foglia caduca si effettua a fine inverno. Nelle sempreverdi all'inizio della primavera. a cura del prof. Paolo CROCI 127 PIANTE DA BORDURA C. Salicifolia Sottospecie adatta per siepi. Sempreverde con foglie ovali lanceolate, lucide in superficie e bianco-grigie sulla pagine inferiore. I fiori bianchi compaiono in giugno. I frutti sono di colore rosso brillante. C. Bullatus Sottospecie arbustiva a foglie caduche di colore verde scuro con pagina superiore grinzosa. I fiori, bianco-rosati, sbocciano da aprile a giugno. I frutti tondeggianti sono di colore rosso brillante. C. Horizzontalis Arbusto a foglie caduche con rami disposti orizzontalmente a spina di pesce. Le foglie sono lucide di colore verde scuro e diventano rosse in autunno. Fiorisce in giugno con fiori rosa. I frutti sono di colore rosso corallo. E' una sottospecie adatta per coprire scarpate e rocce e per la coltivazione contro i muri. a cura del prof. Paolo CROCI 128 PIANTE DA BORDURA Berberis Crespino - Berberidaceae Generalità: genere che conta circa 450 specie di arbusti o piccoli alberi, sempreverdi o a foglia caduca, originari dell'Asia, dell'Europa e del Cile. Hanno fusti sottili, molto ramificati, che portano piccole foglie ovali o lanceolate, di colore verde chiaro, verde scuro, o porpora; le specie sempreverdi hanno fogliame cuoioso e lucido. Gran parte delle specie presentano spine acuminate lungo le ramificazioni, che le rendono adatte alla preparazione di siepi difensive. In primavera producono piccoli grappoli di fiori di colore giallo, biancastro o verdastro, in genere penduli. Tra le tante varietà ed ibridi esistono vari tipi di portamento, dagli arbusti di media grandezza, alti fino a 150-200 cm, ai piccoli arbusti, che raggiungono al massimo i 40-50 cm; esistono anche varietà prostrate e striscianti. Tra i più coltivati ricordiamo B. thumbergii, arbusto a foglia caduca o semisempreverde, di colore verde scuro, la varietà "atropurpurea" ha foglie color porpora scuro, mentre la varietà "aurea" ha foglie verde-giallo; B. buxifolia è sempreverde, con foglie ovali, cuoiose; B. frikartii ha foglie lanceolate, di colore verde scuro. Esposizione: i berberis prediligono le posizioni soleggiate; possono comunque essere posti a dimora anche in luogo semiombreggiato, ma non amano l'ombra completa. La gran parte delle specie non teme il freddo. Annaffiature: annaffiare regolarmente quando il terreno è molto asciutto, soprattutto durante i periodi di siccità prolungata; se le piogge sono abbondanti i berberis non necessitano di annaffiature, soprattutto nel caso di esemplari a dimora da alcuni anni. Terreno: necessitano di un terreno molto ben drenato, sciolto e ricco di materia organica. In autunno spargere attorno alla pianta del concime organico. Moltiplicazione: avviene per seme, a fine inverno, oppure per talea semilegnosa in agostosettembre. Parassiti e malattie: possono venire colpiti dagli afidi e dall'oidio. a cura del prof. Paolo CROCI 129 PIANTE DA BORDURA Euphorbia Euforbia-Euforbiaceae Generalità: il genere euphorbia conta circa 7500 specie di piante, di queste solo 800-900 sono piante succulente, le restanti sono arbusti, piante perenni o alberi di medie dimensioni. Tra le tante specie ne esistono alcune decine che sono piante perenni, o arbusti sempreverdi di giardino. In genere hanno uno sviluppo abbastanza vigoroso; costituiscono ampi cespi, con fusti eretti, scarsamente ramificati, con fogliame lanceolato o ovale. I colori del fogliame sono vari, dal verde scuro dell'E' amygdaloides, al verde chiaro, striato di bianco dell'E. marginata. Durante la primavera, l'estate e l'autunno producono caratteristiche infiorescenze, costituite da piccoli fiori verdastri, sottesi da brattee tondeggianti, di colore rosso o aranciato, ma talvolta bianco o giallo. Le specie sono molte, alcune sono sempreverdi, come E. characias, altre perdono il fogliame in inverno, o durante le giornate calde dell'estate. Si tratta in genere di piante di facile coltivazione, che si sviluppano dai 30-40 cm delle perenni, fino ai 120-150 cm deglia rbusti più vigorosi. Esposizione: gran parte delle specie predilige posizioni luminose, soleggiate per alcune ore al giorno, ma riparate dalla luce diretta nelle ore più calde della giornata. Alcune specie amano particolarmente l'ombra, come E. amygdaloides. La gran parte delle specie non teme il freddo, esistono poi innumerevoli ibridi, molto resistenti al gelo, che in genere non perdono il fogliame. Annaffiature: si tratta di piante che prediligono annaffiature medie, da marzo ad ottobre, con annaffiature nulle o scarse durante il periodo invernale. Esistono numerose ecccezioni, è bene informarsi caso per caso al momento dell'acquisto. In generale si annaffiano nel periodo vegetativo, lasciando asciugare bene il terreno tra un'annaffiatura e l'altra. Terreno: coltiviamo le nostre euphorbie da giardino in terriccio ricco di materia organica, soffice e sciolto, molto ben drenato. Gli esemplari coltivati in contenitore vanno rinvasati ogni 2-3 anni. Moltiplicazione: avviene in genere per divisione dei cespi, in primavera. Le specie sempreverdi possono essere moltiplicate per talea, a fine estate. Parassiti e malattie: in genere temono soltanto il ristagno idrico, che favorisce lo sviluppo del marciume radicale a cura del prof. Paolo CROCI 130 PIANTE DA BORDURA Lonicera arbustiva Caprifoliaceae Generalità: al genere lonicera appartengono decine di specie, sempreverdi, decidue e rampicanti; nelle bordure da giardino si utilizzano prevalentemente due specie, L. pileata e L. nitida. Si tratta di arbusti sempreverdi, originari dell'Asia; hanno piccole foglie alterne, di colore verde scuro, lucide e cerose; in maggio-giugno producono piccoli fiori color crema, a cui seguono delle bacche scure. Le lonicere hanno uno sviluppo abbastanza lento e raggiungono i 70-90 cm di altezza; hanno portamento semiprostrato e forma allargata, con ramificazioni molto disordinate ma dense e compatte. Viene utilizzata nelle siepi e nelle bordure basse. Esistono varietà a foglia variegata o di colore giallo limone. Per mantenere una forma arrotondata è consigliabile potare le piante a fine inverno o in autunno; le siepi di lonicera sono adatte anche per l'arte topiaria. Esposizione: si pongono a dimora in luogo soleggiato o semiombreggiato; non temono il freddo ed il calore estivo; per la grande resistenza alla salsedine ed all'inquinamento atmosferiche questi arbusti vengono molto utilizzati anche nelle aiole cittadine, anche nei pressi de mare. Annaffiatura: di solito si accontentano delle piogge, sopportando senza problemi periodi anche lunghi di siccità. Le piante appena poste a dimora necessitano di annaffiature regolari almeno per la prima estate. Fare attenzione ad evitare gli eccessi di annaffiature. Terreno: le lonicere si sviluppano in qualsiasi terreno, anche nella comune terra da giardino. Preferiscono terreni ricchi, sciolti e ben drenati e mal si adattano ai terreni che trattengono molta umidità. Moltiplicazione: avviene per seme o per talea; in genere i fusti prostrati tendono a radicare non appena toccano terra, è possibile staccare queste piccole piante dalla pianta madre e posizionarle direttamente a dimora. Parassiti e malattie: in genere sono abbastanza resistenti a parassiti e malattie; talvolta possono venire colpite da marciume radicale o dagli afidi. a cura del prof. Paolo CROCI 131 PIANTE DA BORDURA Mahonia aquifolium Berberidaceae Generalità: al genere mahonia appartengono circa quaranta specie di arbusti sempreverdi, originari dell'America settentrionale. M. aquifolium è un arbusto di media grandezza, che raggiunge a maturità i 150-200 cm di altezza. Ha fusto legnoso, di colore marrone scuro o grigiastro, eretto, non molto ramificato; gli arbusti tendono con gli anni ad assumere forma tondeggiante, anche a causa dei numerosi polloni basali che si sviluppano rapidamente. Le foglie sono imparipennate, divise in 5-9 piccole foglie ovali, appuntite, munite di corte spine, di colore verde scuro; la varietà atropurpurea produce foglie di colore porpora scuro, alla fine dell'inverno. In marzo-aprile all'apice dei fusti sbocciano piccoli fiori di colore giallo oro, riuniti in corte pannocchie, delicatamente profumati. In primavera inoltrata produce piccole bacche scure. Esposizione: si pongono a dimora in luogo soleggiato o semiombreggiato; non temono il freddo. Annaffiature: i giovani arbusti si annaffiano almeno una volta a settimana durante la primavera e l'estate; gli arbusti a dimora da qualche anno possono accontentarsi delle piogge, ma si consiglia di annaffiare in caso di siccità prolungata. A fine inverno fornire del concime organico o del concime granulare a lenta cessione, da mescolare al terreno ai piedi della pianta. Terreno: questi arbusti rustici e poco delicati si sviluppano senza problemi anche nella comune terra da giardino, è comunque bene assicurare un ottimo drenaggio, per evitare ristagni idrici. Moltiplicazione: avviene per seme, per talea, o asportando ai piedi della pianta un pollone ben sviluppato. Parassiti e malattie: l'oidio attacca le foglie giovani e i germogli, coprendoli con una muffa bianca e polverosa. La ruggine forma macchie rossastre sulla pagina superiore delle foglie e chiazze brune su quella inferiore. a cura del prof. Paolo CROCI 132 LE SIEPI Le siepi sono costituite da filari di piante, spesso sempreverdi, coltivate per svolgere alcune particolari funzioni; si utilizzano come linea di demarcazione di un confine, come protezione di particolari aree di un giardino, come riparo dal vento o dai rumori, come ombreggianti. Spesso vengono utilizzate piante sempreverdi, poichè, mantenendo le foglie per tutto l'arco dell'anno, svolgono funzioni protettive anche durante i mesi invernali; molte siepi sono comunque costituite anche da piante a foglia caduca, o spesso anche da piante da fiore. La gran parte degli arbusti e dei piccoli alberi coltivati in giardino sono adatti a formare una siepe, è però bene scegliere in maniera oculata l'essenza da utilizzare, a seconda delle esigenze per cui si desidera porre in atto la siepe stessa. Generalmente le siepi si compongono di piante della stessa specie e della stessa varietà, quasi a comporre un "parete" vegetale compatta ed uniforme; per rendere più piacevole alla vista la siepe è anche possibile utilizzare piante dello stesso genere, ad esempio tutte sempreverdi, ma di specie o varietà diverse, in modo da creare un'alternanza nel colore delle foglie o dei fiori, che rende la siepe più decorativa. a cura del prof. Paolo CROCI 133 LE SIEPI LA FUNZIONE DELLE SIEPI Innanzitutto esse hanno un'azione frangivento, limitando l'azione dei venti, specialmente nelle zone litoranee ma anche in quelle più interne, per un'area a loro vicina lunga fino a 15 volte la loro altezza. Tale azione riduce i danni meccanici alle colture adiacenti,oltre a limitare le perdite d'acqua per traspirazione delle piante, riducendo quindi i fabbisogni idrici. Molto importante è la loro azione di protezione del suolo, limitando l'asportazione di particelle di terreno a causa dell'azione del vento e dell'acqua, fenomeno molto più accentuato nei terreni spogli ed esposti a coltivazioni molto estese. Nelle rive le radici delle piante consolidano il terreno evitando smottamenti e trattenendo parte della frazione terrosa dilavata dai campi. Inoltre viene limitato il ruscellamento superficiale e favorito l'assorbimento dell'acqua da parte del terreno. Non trascurabile dal punto di vista ambientale è la funzione di habitat per tantissime specie animali e vegetali, a volte anche utili per la produzione agraria, come gli insetti pronubi (che favoriscono l'impollinazione) o gli insetti come le coccinelle, predatori di insetti nocivi alle colture. Selvaggina ed uccelli si rifugiano nelle siepi miste, trovando un ambiente idoneo alla loro vita in quanto simile a quello del limitare boschivo (ormai quasi assente). Anche specie erbacee coltivate nei giardini (ad. es. le Campanule) possono inselvatichirsi all'interno delle siepi miste. Tutto l'insieme, molto naturale, richiama alla mente l'aspetto ancestrale della campagna. Una siepe mista ha anche un valore alimentare, perchè in essa possono poi essere inseriti frutti selvatici , oppure piante ricercate per il loro uso culinario (es. erbe aromatiche, nocciole ed altra frutta secca), che crescendo spontaneamente avranno sapori certamente diversi dalle quelli delle piante coltivate. In essa possono anche crescere funghi e trovare rifugio le api, che pascoleranno liberamente durante tutta la stagione vegetativa e potranno eventualmente essere allevate per la produzione di miele. Con le loro frasche le siepi miste svolgono egregiamente anche la funzione di isolamento sonoro, attenuando i fastidiosi rumori causati dalle attività umane, in particolare in prossimità di arterie di grande comunicazione come autostrade e ferrovie. Le fronde assorbono anche i gas di scarico dei veicoli, contribuendo a migliorare la qualità dell'aria, anche mediante la produzione di ossigeno e la captazione delle famigerate particelle solide, tanto dannose alla salute. In alcuni casi può essere importante la produzione a medio periodo di ramaglie per riscaldamento ecologico, per cippato da pacciamatura, e a lungo periodo di legname da opera. Ultima, ma non per questo meno importante ed utile, è la funzione paesaggistica, con il miglioramento estetico del paesaggio agrario e suburbano. a cura del prof. Paolo CROCI 134 LE SIEPI Siepi di sempreverdi Nel caso in cui necessitiamo di una siepe che ripari dal vento o dal rumore che rimanga folta e densa per tutto l'arco dell'anno, è bene porre a dimora delle piante sempreverdi, in modo che non perdano le foglie. La gran parte delle siepi è di questo tipo, e per questo scopo vengono utilizzate piante di facile coltivazione e con poche esigenze. Siepi miste Sono siepi formate da varietà diverse dall’aspetto più naturale per colore ed espansione a cura del prof. Paolo CROCI 135 LE SIEPI SIEPI FORMALI SIEPI INFORMALI Sono quelle siepi solitamente sempreverdi e composte da un’unica varietà che vengono modellate secondo una forma regolare. Utili nelle divisioni di confine o nei vialetti Sono solitamente rappresentate da diverse varietà e vengono allevate in forme libere. Ottime come bordura alta nei giardini all’inglese a cura del prof. Paolo CROCI 136 LE SIEPI La siepe informale offre anche, rispetto alla tipica siepe squadrata e formale (che purtroppo ritroviamo ancor oggi troppo spesso anche nelle nuove costruzioni di campagna), che ha bisogno di diversi interventi di potatura durante la stagione vegetativa, una notevole riduzione dei tempi (e di conseguenza dei costi) di manutenzione, in quanto basta eliminare ogni tanto i rami cresciuti disordinatamente o che intralciano i passaggi o le lavorazioni, senza altre potature. Una potatura ogni qualche anno, a seconda delle esigenze, può rendersi necessaria al fine di ringiovanire e mantenere fioriferi alcuni arbusti. Gli interventi di difesa fitosanitaria sono pressochè inesistenti: infatti mentre le siepi costituite da una sola essenza sono molto vulnerabili in caso di attacchi parassitari, talvolta assai dannosi per una sola specie, le siepi miste sopravvivono resistendo a tutte le avversità naturali, tra l'altro con la rinnovazione naturale che avviene quasi sempre in modo autonomo, per seme, in quanto non appena muore una pianta abbastanza grande subito una nuova, non più dominata, la sostituisce. a cura del prof. Paolo CROCI 137 LE SIEPI Aucuba: foglie variegate e bacche rosse in inverno; adatta all'ombra Bambù: pianta molto vigorosa, spesso è bene contenerne lo sviluppo Berberis: moltissime varietà in commercio, anche a foglie di colore molto decorativo; siepe spinosa; anche varietà nane Bosso: siepe a sviluppo lento, esistono varietà nane; molto utilizzato nei roseti e negli orti botanici a cura del prof. Paolo CROCI 138 LE SIEPI Cotoneaster: molto diffuso, esistono varietà erette ed anche prostrate, bacche rosse Pyracantha: siepe spinosa a sviluppo vigoroso; bacche arancioni, rosse o gialle; esistono varietà a sviluppo compatto Eleagnus: esistono moltissime varietà, anche a foglia variegata Evonimo: anche varietà caducifoglie e con bacche decorative a cura del prof. Paolo CROCI 139 LE SIEPI Eucaliptus: pianta aromatica, leggermente sensibile al gelo Laurus: pianta aromatica molto comune, talvolta viene infestata gravemente dalla cocciniglia Ilex: pianta vigorosa e decorativa, esistono varietà spinose ed anche nane o con foglia variegata Ligustro: utilizzata anche nell'arte topiaria, esistono varietà con foglie grandi e variegate a cura del prof. Paolo CROCI 140 LE SIEPI Lonicera: sviluppo abbastanza lento, si mantiene entro dimensioni medie o piccole Nerium: fioritura estiva molto apprezzata; pianta velenosa Mahonia: fiori profumati in primavera, di colore giallo oro, foglie spinose Nandina: le foglie si arrossano in inverno; bacche rosse, fiori bianchi a cura del prof. Paolo CROCI 141 LE SIEPI Osmanthus: in autunno produce fiori profumatissimi, molte varietà disponibili Pieris: pianta acidofila, fioritura primaverile e giovani foglie di colore rosso Photinia: pianta vigorosa, le nuove foglie in primavera sono di colore rosso acceso Pitosporo: fiori profumati in estate; esiste anche una varietà nana a portamento prostrato a cura del prof. Paolo CROCI 142 LE SIEPI Prunus laurocerasus: una tipica pianta da siepe, molto vigorosa e di rapido sviluppo Quercus ilex: il classico leccio, molto utilizzato anche lungo strade e viali Viburno: esistono molte varietà, anche da fiore e a foglia caduca; bacche scure in inverno Arbutus: molto particolare, bel fogliame; fiori bianchi in inverno, frutti commestibili in estate-autunno a cura del prof. Paolo CROCI 143 LE SIEPI Phyllirea angustifolia: arbusto con bacche decorative Prunus lusitanica: pianta sempreverde molto vigorosa Callistemon: pianta di origine australiana, teme il freddo intenso Rosmarino: una officinale molto utilizzata anche come siepe a cura del prof. Paolo CROCI 144 LE SIEPI L'IMPIANTO Le siepi vanno messe a dimora a fine autunno o a inizio inverno, prima che il terreno si inumidisca eccessivamente, rispettando la profondità che le piante avevano nel vaso. Poichè, una volta piantata, la siepe rimarrà per anni, è necessario preparare con cura il terreno. E' necessario vangarlo scendendo piuttosto in profondità. Bisogna eliminare tutte le infestanti perenni e aggiungere al terreno delle sostanze organiche. Visto che per tracciare la linea della siepe è necessario scavare una trincea, per evitare che si riempia d'acqua, bisogna assicurare un buon drenaggio. A questo punto va tesa una corda, per fare in modo che la siepe sia dritta. I cespugli vanno piantati distanziandoli tra di loro di ca. 30 cm. Per formare una fila più fitta e robusta, si può piantare un doppio filare di cespugli. Le file vanno distanziate tra di loro di ca. 35 cm e le piante vanno sfalsate, ponendole a 45 cm ca. l'una dall'altra. Dopo l'impianto bisogna accorciare le piante all'incirca alla metà. I germogli laterali devono essere cimati, in modo da infoltire gli arbusti. a cura del prof. Paolo CROCI 145 LE SIEPI LE CURE Una siepe va mantenuta sana e vitale nel corso del tempo. Non si tratta di cure che richiedono operazioni faticose, ma è necessario essere costanti, per evitare che la siepe assuma un aspetto trascurato. Togliere tutto il materiale di scarto dalla base della siepe, per impedire alle erbacce di crescere. Se ciò accadesse, toglierebbero la luce ai rami più bassi, facendoli morire e formando brutti spazi vuoti. Assicurare alla siepe il necessario nutrimento. Quindi effettuare la pacciamatura del terreno con composta o altro materiale organico, mantenendo così anche il giusto grado di umidità necessario. a cura del prof. Paolo CROCI 146 LE SIEPI LA POTATURA La potatura va effettuata con una certa frequenza, in modo da mantenere la siepe ordinata. E' preferibile partire dal basso verso l'alto, in modo che i residui del taglio cadano lontano. La siepe deve essere più larga alla base e più stretta alla sommità. In questo modo si facilita la penetrazione della luce e si evita che il peso della neve possa danneggiare gli arbusti. Gli arbusti con foglie piccole, come il tasso, vanno potati con forbici per siepi o tosasiepi a motore. Per far assumere una forma particolare, invece, vanno usate le cesoie che permettono di controllare il taglio. Per piante a foglie larghe, come l'alloro, è invece meglio usare le cesoie. Infatti le forbici tendono a tagliare le foglie a metà, facendo sì che il profilo della siepe risulti irregolare e disordinato. a cura del prof. Paolo CROCI 147 LE SIEPI EPOCA DI POTATURA L’epoca di potatura dipende dal tipo di siepe che dobbiamo coltivare. Se la siepe è del tipo informale per mantenere questo aspetto è più che sufficiente uno o due tagli all’anno semplicemente per mantenere l’espansione della pianta. I tagli andranno eseguiti in primavera e a fine estate. Se dobbiamo mantenere una certa squadratura gli interventi saranno minimo due e altri interventi all’occorrenza a cura del prof. Paolo CROCI 148 LE SIEPI a cura del prof. Paolo CROCI 149 TIPI DI GIARDINO IL GIARDINO ALL’ITALIANA •Due parti: una nelle immediate vicinanze della villa e l'altra più lontana •1 - Rigorosa simmetria delle aiuole, dei viali, delle vasche, con forme geometriche rettilinee, curvilinee o miste. •2 - Orizzontalità dei piani. •3 - Presenza di siepi perfettamente squadrate e poste a delimitazione delle aiuole, oppure al loro interno a formare disegni più o meno complessi (labirinto) Ars topiaria Buxus sempervirens, Taxus baccata, Ligustrum vulgare, Quercus ilex, Lonicera nitida, Laurus nobilis; Carpinus betulus, Crataegus monogyna, •4 - Presenza di poche piante, simmetriche, a foglia piccola, sempre foggiate, o con linee architettoniche naturali (cipressi e altre conifere).Carpino: carpinate, motivi architettonici della muratura: arcate con pilastri, capitelli, archi, copertura di muri di sostegno, di gradoni, recinzioni della parte principale del giardino e angoli riservati; e della proprietà tenuta a coltivo o a bosco. •Terrazzamenti 150 TIPI DI GIARDINO IL GIARDINO ALLA FRANCESE • • • si distingue dal giardino italiano per la notevole estensione, favorita da una morfologia del territorio pianeggiante. Raramente raggiunge la ricchezza e la scenografia del giardino italiano, ma in compenso la vastità della superficie gli conferisce il senso della grandiosità. Il giardino francese si arricchisce di specchi d'acqua, carpinate, parterre con siepi a disegni complessi, padiglioni e arancere per il ricovero invernale degli agrumi coltivati in forme foggiate per la decorazione estiva dei piazzali antistanti le dimore. I progettisti si sbizzarriscono nell'uso delle piante erbacee da fiore e da foglia per creare ricercati effetti ornamentali. Al di là del giardino francese più raffinato e sfarzoso esistono quasi sempre vaste zone a coltivo o a bosco, a sottolineare una volta di più la stretta discendenza di questo stile da quello italiano. 151 TIPI DI GIARDINO IL GIARDINO ALL’INGLESE • • • • • I viali e le aiuole, sono ad andamento tortuoso, curvilineo, irregolare. Il visitatore che li percorre ha sempre la sensazione che dietro la curva si possa celare qualche aspetto inatteso e sorprendente. L'orizzontalità dei piani viene sostituita da ondulazioni più o meno sensibili, ottenute sfruttando l'andamento del terreno, oppure effettuando riporti di terra. Vi sono numerose piante di alto fusto e arbusti, in forme libere spontanee e riuniti a gruppi e macchie irregolari. L'alternanza di vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea si ispira al modello naturale della campagna, del bosco, della prateria . Le acque sono raccolte in specchi irregolari o in laghetti alimentati da ruscelli e cascatelle . Mancano opere murarie e architettoniche, e dove queste sono richieste per ragioni di stabilità assumono forme naturali, a imitazione di rocce e scogliere. Prato 152 TIPI DI GIARDINO IL GIARDINO ALL’INGLESE a cura del prof. Paolo CROCI 153 TIPI DI GIARDINO IL GIARDINO ROCCIOSO Ambienti e biotipi non legati ai grandi spazi, ma ricostruibili anche in spazi limitati, nei giardini domestici o sui terrazzi. Nasce così il giardino roccioso, la rockery, una vera e propria arte che ha maestri in paesi del mondo con tradizioni e condizioni ambientali diversissime. Più che un vero e proprio giardino viene utilizzato per arredare piccoli spazi. 154 LA PROGETTAZIONE Ogni giardino è un mondo a se stante, da inserire in un quadro ambientale specifico. Ragion per cui esso deve essere strutturato in modo da rispecchiare non solo l’ambiente circostante, ma anche la struttura architettonica della casa ed infine la personalità della persona che vi ci abita. Spesso ci si chiede i costi e i procedimenti per dar vita ad un giardino, noi qui specifichiamo tutti i passaggi da farsi per la creazione dello stesso. 155 LA PROGETTAZIONE L’ambiente circostante Nessuno spazio verde, nemmeno il più esclusivo e segreto, può permettersi di isolarsi dall’ambiente che lo circonda. Non esiste recinzione o protezione che possa annullare l’influenza del mondo attorno a un giardino. Quando si pensa di essere riusciti a creare una perfetta separazione visiva dai fabbricati circostanti, ecco che arriva un rumore, o un odore, insomma qualcosa che ci ricorda comunque che al di fuori di quello spazio privilegiato la vita va avanti .E prima o poi, volenti o nolenti, dobbiamo anche uscire da quel giardino. Poiché quindi tra spazio verde e ambiente circostante esiste una serie di legami, il ‘trucco’ per il progettista consiste nel volgerli a proprio favore. Si tratta cioè di rendere estetico ciò che per sua natura sarebbe decisamente brutto, di far sembrare ‘voluto’ ciò che è fastidiosamente casuale, di trasformare in armonia ciò che non ha apparentemente alcuna affinità estetica...e naturalmente di accettare ciò che non si può in alcun modo cambiare. 156 LA PROGETTAZIONE Criteri di base • Piccole superfici (fino a 300 mq) • Medie superfici ( da 300 mq a 700 mq) • Grandi superfici (da 700 mq a 1.500mq) • Parchi ( oltre 1.500 mq) 157 LA PROGETTAZIONE Piccole superfici (fino a 300 mq) • Limitare le piante alla zona periferica lasciando al centro un prato libero. • Siepe bassa • Piante fastigiate • Giardino roccioso 158 LA PROGETTAZIONE Grandi superfici (da 700 mq a 1.500mq) • Delimitare la zona d’uso patio • Siepe border • Piante a chioma espansa riunite a gruppi ed arbusti misti per taglia e destinazione • Inserimento di manufatti artistici e di strutture fisse 159 LE AIUOLE Le aiuole per giardino perseguono sia fini ornamentali che funzionali, quali interrompere la monotonia di un sito completamente piatto, creare le condizioni per le colture di specie che richiedono un substrato diverso da quello presente. Le aiuole possono essere previste dal progetto iniziale o realizzate in un secondo momento, possono perseguire uno scopo esclusivamente ornamentale, quindi senza la necessità di creare nuovi substrati, possono essere delimitate con strutture rigide, quali murature in mattoni, calcestruzzo o semplici muretti di pietre a secco. Le aiuole per giardino possono prevedere o meno dislivelli rispetto all’intero giardino, nel senso che possono essere rialzate o meno, per una piantumazione a schema libero o che segue schemi e figure geometriche. Ogni singola aiuola da giardino deve ospitare specie di piante caratterizzate il più possibile dalle stesse esigenze, per substrato, frequenza e l’intensità degli interventi di irrigazione e concimazione. 160 LE AIUOLE Le aiuole per giardino caratterizzate da una struttura perimetrale rigida, sono destinate a rimanere immutate nel tempo, stante l’onerosità della relativa rimozione, mentre quelle allo stesso livello dell’intero sito, il cui confine risulta segnato solo da un diverso tipo di vegetazione o da un filare di mattoni o pietre poggiate senza alcuna cementazione, consentono in ogni momento di dare al giardino una nuova configurazione, con un intervento di poco conto. Quindi, se lo scopo è quello di creare attorno a cespugli e alberi esistenti aiuole che ne esaltano la presenza, è sufficiente segnare il perimetro di quella che sarà la futura aiuola e rimuovere lungo lo stesso una strisca di prato, diciamo larga 20 cm, lungo la quale stendere uno strato di ghiaia, un filare di mattoni o pietre naturali. Come dicevamo, sono queste soluzioni che si prestano ad essere riviste in qualsiasi momento e da chiunque voglia trascorrere qualche ora in assoluto relax. Se lo scopo è quello di creare un’ aiuola destinata ad ospitare piccoli arbusti o comunque piante da fiore potenzialmente destinate a sviluppare una massa radicale contenuta, e che nello stesso tempo necessitano di un substrato diverso da quello esistente, bisogna optare per un aiuola rialzata, caratterizzata da una vera struttura di contenimento in muratura. 161 LE AIUOLE Qualora l’aiuola fosse destinata ad ospitare un albero al alto fusto con radici imponenti e semmai che corrono in superficie, è opportuno evitare aiuole rigide la cui integrità risulterebbe inevitabilmente compromessa dalla forza demolitrice delle radice, a meno di una grossa struttura in calcestruzzo armato, ed optare per aiuole superficiali, come un filare di pietre o mattoni o ancor meglio una striscia di vegetazione di specie diversa dal prato esistente, sempreverde di diversa tonalità o da fiore. Le più diffuse aiuole per giardino in muratura vengono realizzate in calcestruzzo o mattoni pieni a vista, in funzione delle specie di piante destinate ad ospitare. 162 LE AIUOLE 163 LE AIUOLE L’ACCOSTAMENTO DELLE PIANTE L’accostamento degli alberi, arbusti e piante da bordura deve essere tale da: • Rispettare le esigenze delle singole piante • Rispettare lo sviluppo delle piante in modo che non entrino in competizione • Avere tutto l’anno un accostamento di colore gradevole 164 LE AIUOLE AUTUNNO 165 LE AIUOLE PRIMAVERA 1)Crataegus laevigata ‘Paul’s Scarlet’ 2)Iberis sempervirens 3)Iris barbata ‘Crispy’ 4)Festuca glauca ‘Elijah Blu’ 166 LE AIUOLE PRIMAVERA 1) Primula denticulata 2) Primula jellow 3) Corydalis flexuosa 4) Dryopteris 5) Prunus persica ‘Meired’ e P.p. ‘Beni-chidori’ 6)Prunus persica ‘White Peachy’ e P.p. ‘Omoi-NoMama’ 7)Amelanchier canadensis 167 LE AIUOLE PRIMAVERA 1) Festuca glauca 2) 2)Geranium ‘Johnson’s Blue’ o Himalayense 3) 3)Rosa inglese ‘Heritage’ (David Austin) 4) 4)Stipa tenuissima 168 LE AIUOLE ESTATE 1) Paulownia tomentosa 2) Cercis siliquastrum 3)Liquidambar styraciflua 4)Mahonia aquifolium o Hydrangea quercifolia 5)Pachysandra terminalis 169 LE AIUOLE INVERNO 1) Hamamelis 2) Chimonantus 3) Mahonia 4) Viburnum 5) Sarcococca 6) Daphne 7) Helleborus 170 LE AIUOLE INVERNO 1)Hamamelis x intermedia 2)Mahonia japonica 3)Euphorbia wulfenii 4)Euphorbia polychroma 5)Euphorbia rigida 171 REALIZZAZIONE VIALETTI 172 MANUFATTI All’interno del nostro giardino può essere necessario creare degli scalini o semplicemente delimitare le aiole con materiali pietrosi. Questo va eseguito con attenzione per non appesantire la visione del nostro giardino. Sentieri e scalini possono essere realizzati con quadrotti di tufo o con i lastroni ghiaiati, ottenendo un effetto piuttosto formale, adatto per esempio in un giardino all’italiana, o ricco di forme geometriche regolari. Indubbiamente più casuali e romantici i sentieri con pietre sparse di forma irregolare, che ricordano vagamente le camminate in montagna. Le aiuole poi traggono beneficio dalla delimitazione con materiali pietrosi. Risultano più irregolari e libere le bordure con travertino, più formali invece le bordure con blocchetti di tufo o con ciottolo arrotondato di fiume. All’interno delle aiuole è possibile mettere, con la doppia funzione estetica e di controllo malerbe, materiali pietrosi colorati. Ad esempio ghiaie nere o bianche, pomice, lapillo vulcanico rosso scuro, al posto della più comune corteccia. 173 MANUFATTI I mattoni di tufo possono essere semplicemente sovrapposti senza nessun collante. La terra col tempo li assesterà 174 MANUFATTI 175 IL PRATO SCELTA DEL MISCUGLIO Prima di procedere alla scelta del seme per il prato occorre considerare due fattori importanti: l’ utilizzo a cui destinare il prato, la zona climatica in cui ci troviamo, quanto del nostro tempo siamo disposti a dedicargli. Ci sono specie adatte a zone ombreggiate, che resistono all’esposizione in pieno sole del prato, che tollerano il calpestio o che sono adatte ai tagli rasi. Conoscendo le caratteristiche dei vari semi a prato possiamo facilmente individuare quello che fa al caso nostro. La famiglia di erbe più diffusa è quella delle graminacee, perfette da utilizzare come prato poiché le loro caratteristiche le rendono veloci nello sviluppo, resistenti a tagli frequenti e rasi nonché ben resistenti l calpestio. Difficilmente il prato è costituito da un unica specie di erba, è consigliabile miscelare i semi per poter ottenere un miscuglio che può garantire al prato i pregi di differenti erbe. Lolietto è una delle specie più conosciute ed utilizzate, con la temperatura ideale germina in 5-6 giorni e se mescolata ad altre specie permette loro una crescita più lenta. 176 IL PRATO SCELTA DEL MISCUGLIO Le specie di graminacee usate per la formazione dei tappeti erbosi vengono divise in due gruppi: Microterme: Poa, Festuca, Lolium, Agrotis ecc. Macroterme: Cynodon, Pennisetum, Digitaria, Paspalum, Stenotaphrum, Zoysia ecc. La crescita delle radici delle specie, del 1° gruppo è rapida con temperature del suolo fra 10 e 19°C; oltre i 23°C rallenta sempre di più fino ad arrestarsi oltre i 30°C. Durante le estati molto calde tendono ad andare a riposo. La crescita delle radici delle specie del 2° gruppo è molto attiva tra 23 e 32°C e continua fino a 35°C nel terreno. Molte piante appartenenti a questa famiglia sono coltivate, altre sono infestanti (non moltissime). Tra le coltivate : cereali, molte foraggere e quelle impiegate per i tappeti erbosi Si conoscono circa 5000 specie diverse 177 IL PRATO SCELTA DEL MISCUGLIO Importante per la scelta del miscuglio è la zona climatica in cui ci troviamo. Ci sono specie (le Macroterme) che tollerano temperature calde tra i 26-34° C ed anche con annaffiature scarse il prato un aspetto gradevole, ma purtroppo con inverni rigidi tendono ad ingiallire e sono maggiormente soggette alle malattie. Più adatte a zone umide e fresche sono invece le Microterme che sono al massimo del loro stato vegetativo tra i 17-25° C e d’inverno garantiscono un prato verde, ma l’estate necessitano di una costante irrigazione. 178 LE GRAMINACEE MICROTERME Rispetto alle macroterme si caratterizzano per: * migliore resistenza al freddo; * minore resistenza alle alte temperature; * minore resistenza alla siccità; * crescita tendenzialmente eretta; * minore tolleranza al taglio basso ( escluso Agrostis stolonifera); * apparato radicale più superficiale; * minore resistenza al logorio; * minore resistenza alle crittogame; * maggiore tolleranza agli insetti; * propagazione, principalmente, per seme. 179 LE GRAMINACEE MICROTERME Lolium perenne Lolium multiflorum 180 LE GRAMINACEE MICROTERME Agrostis tenuis Agrostis stolonifera 181 LE GRAMINACEE MICROTERME Festuca rubra Poa pratensis 182 LE GRAMINACEE MACROTERME Le macroterme per tappeti erbosi appartengono alle sottofamiglie Panicoideae e Eragrostideae Preferisconi temperature tra i 24 e i 32°C per lo sviluppo delle radici e tra i 30 e 37°C per la crescita della parte vegetativa Presentano rispetto alle microterme: * scarsa resistenza alle basse temperature * crescita più lenta * più resistenti ai patogeni e meno agli insetti * maggiore approfondimento dell’apparato radicale * maggiore tolleranza agli stress idrici e al logorio; * propagazione vegetativa * maggiore possibilità per le colture in purezza 183 LE GRAMINACEE MACROTERME Cynodon spp 184 IL PRATO PRONTO Il prato pronto è la soluzione ideale per avere un ottimo prato in breve tempo e con meno fatica, viene venduto nei vivai in rotoli o zolle di erba con uno strato di terra di 3 cm. Anche con il prato pronto abbiamo la possibilità di scegliere la specie di prato più adatto alle nostre esigenze. Il prato pronto può essere posato in qualsiasi periodo dell’anno evitando comunque i giorni troppo freddi o troppo caldi, il momento più adatto per posare il prato rimane comunque la fine dell’autunno e l’ inizio della primavera. 185 IL PRATO PRONTO Acquisto e posa del prato pronto Calcolare la superficie da ricoprire con il prato pronto ed acquistarne circa il 5% in più per i tagli, angoli e le rifiniture. Preparare il terreno prima della consegna del prato zappandolo e triturandolo fino a 15 cm di profondità, eliminare sassi e detriti, concimarlo con concime organico, livellarlo ed annaffiarlo. Il prato pronto va posato entro 24 ora dalla lavorazione del terreno, iniziandolo a srotolare per il lato più lungo della superficie, margini ed angoli li rifiniamo tagliando con un coltello strisce di prato da uno dei rotoli, affiancare il più possibile le zolle evitando li lasciare spazi vuoti e pressiamo con un rullo per far aderire bene al terreno. Concluse le operazioni di posa annaffiare abbondantemente ed evitare di calpestarlo per almeno una settimana. Il primo taglio deve esser fatto dopo tre settimane e successivamente provvediamo a concimare. 186 IL PRATO PRONTO POSA DEL PRATO 187 IL PRATO PRONTO 188 PREPARAZIONE LETTO DI SEMINA Letto di semina La preparazione del letto di semina richiede i seguenti interventi: Preparare il terreno mediante una aratura a 15-25 cm o meglio una passata di vangatrice per portare in superficie i sassi. La lavorazione va fatta per tempo per lasciare esposto il terreno al sole dell'estate o al freddo dell'inverno. Correggere i suoli pesanti con aggiunte di sabbia (da 1 carriola per mq per i prati ornamentali a 100-150 litri per mq per i terreni sportivi) e di torba (20-25 litri/mq). Apportare la concimazione di base. Lavorare periodicamente il terreno ad una profondità di 15-20 cm per eliminare le erbe infestanti e frantumare le zolle e mescolare ammendanti e concimi; se diventa troppo soffice rullare 3-4 volte e fare seguire una lavorazione molto superficiale. Se necessario irrigare il terreno per favorire la nascita delle erbe infestanti; quelle perenni vengono più facilmente eliminate con irrorazioni di diserbante. Installare l'impianto di irrigazione. 189 PREPARAZIONE LETTO DI SEMINA Dopo averlo ripassato una seconda volta per eliminare eventuali detriti tornati in superficie, con un rastrello si dovrà provvedere a livellare il terreno per poter ottenere un prato in piano che oltre ad essere più bello sarà più facile da tagliare. Trascorso almeno un mese dall’utilizzo del diserbante dovremo trattare il terreno con un concime granulare ricco di fosforo ( Starter ), importante per favorire una buona crescita iniziale dell’erba, e innaffiare. Considerati i tempi necessari è raccomandabile effettuare le operazioni di preparazione del terreno in anticipo per evitare di seminare il prato con ritardo e quindi troppo vicini al freddo o al caldo. A questo punto non ci rimane che seminare. 190 SEMINA Scelta del seme La scelta del seme è fondamentale per la riuscita del tappeto erboso. Occorre valutare bene l'ambiente, lo scopo, il terreno, la disponibilità idrica prima di scegliere la varietà o il miscuglio piu adatto in base alle specie che lo compongono. In genere è da preferire un miscuglio quando le condizioni e la manutenzione sono normali e usare una specie o una varietà singola, solo per situazioni specifiche. La quantità di seme da impiegare dipende dalle specie utilizzate e dalle caratteristiche del miscuglio. Le quantità piu elevate, indicate sull'etichetta della confezione, vanno usate per le semine tardive o quando si prevede una forte presenza di malerbe o in condizioni difficili. 191 SEMINA Quantità di seme Non bisogna aumentare troppo le quantità di seme per non ottenere una eccessiva densità di giovani piante che conseguentemente diventano piu sensibili agli attacchi fungini e per non aggravare inutilmente i costi. La semina può essere effettuata in autunno o in primavera; nel primo caso il freddo anticipato può danneggiare le giovani piante, nel secondo le scarse piogge possono ostacolare la formazione del tappeto. La scelta dell'epoca dipende dalla disponibilità di tempo e dalle condizioni ambientali locali. E' bene seminare in autunno le specie che prediligono climi freschi e in primavera quelle che gradiscono temperature elevate. Normalmente un kilo di semente copre circa 40 mq 192 SEMINA Epoca di semina E' preferibile che tra la semina e i primi geli intercorrano 4-6 settimane. Per effettuare una semina ottimale bisogna spargere uniformemente i semi a mano o mediante una seminatrice manuale o meccanica; per ottenere una distribuzione uniforme seminare l'appezzamento in due passate incrociate ad angolo retto. Coprire quindi i semi rastrellando leggermente il terreno o distribuendo un leggero strato di terriccio o di torba; l'interramento deve essere compreso fra 3 e 5 mm. Se il terreno è molto ricco di sostanza organica rullare leggermente prima di irrigare. Le irrigazioni fino alla germinazione vanno fatte con molta attenzione per non creare ruscellamenti che possono spostare i semi e per non fare incrostare il terreno. 193 SEMINA Modalità di semina La semina può esser fatta a mano o utilizzando spargitore che si possono acquistare nei negozi di giardinaggio. Calcolare in base al seme acquistato e alla superficie la quantità di seme da distribuire, sempre meglio poco di più che meno, dividerla ed iniziare la semina. Se utilizziamo lo spargitore la semina è semplice, ma se decidiamo di farlo a mano per facilitare l’operazione mischiare in un secchio il seme con della sabbia per poterlo spargere meglio. Seminare tutta la superficie destinata a prato distribuendo il seme prima in un verso e poi per quello opposto, compattare il terreno (rullare) per far aderire il seme con il rullo (si può utilizzare una vanga o delle tavolette legate ai piedi), infine innaffiare con un getto leggero. 194 SEMINA Quando seminare I periodi ideali per la semina del prato sono l’inizio dell’autunno e la primavera , momenti in cui la temperatura mite, il sole non troppo forte e l’umidità costante possono favorire la germinazione del seme. Il seme Il base al tipo di utilizzo a cui vogliamo destinare il prato va scelto il tipo di miscuglio di seme più adatto al nostro prato. In commercio è possibile reperire miscugli già pronti sulle cui confezioni troveremo riportate le indicazioni di utilizzo e soprattutto le dosi da impiegare per metro quadro che potremo confrontare con la superficie totale che dobbiamo seminare, mediamente servono circa 30 grammi di seme per ogni metro quadro di terreno. 195 SEMINA Finita la semina non ci resta che attendere la germinazione del seme irrigando regolarmente con un getto delicato ed evitando di calpestare dove seminato, gli unici inconvenienti possono essere uccelli ed insetti che cercheranno di cibarsi dei semi. A seconda del miscuglio utilizzato in circa 20 giorni l’erba sarà nata, attendere che il prato sia alto almeno 10 cm per effettuare un primo taglio non troppo raso, circa 7 cm 196 SEMINATRICI 197 RULLATURA Al termine della semina viene eseguita una rullatura per far aderire il terreno al seme e facilitarne la germinazione. 198 CONCIMAZIONE La concimazione dei tappeti erbosi non ha lo scopo principale di esaltare la produzione di materiale verde come per i prati agricoli, ma deve compensare le asportazioni di elementi nutritivi associate alle frequenti tosature e alle perdite per dilavamento, in modo da permettere una crescita dell'erba ottimale in rapporto alla destinazione del tappeto. L'erba del prato vive in un ambiente non naturale, con una forte competizione per la luce, l'acqua e gli elementi nutritivi, sia tra i componenti della popolazione di graminacee che con gli alberi ed i cespugli presenti. Una parte degli elementi minerali assorbiti viene, inoltre, sottratta al ciclo sotto forma di residui di tosatura 199 CONCIMAZIONE A causa di questa competizione in condizioni non naturali la concimazione assume un ruolo fondamentale, se si vuole ottenere un tappeto di colore intenso, fitto, ben ancorato, resistente al calpestio, poco sensibile alle malattie e vigoroso. Ciascun tipo di tappeto erboso, secondo l'intensità di utilizzazione e di sfruttamento, ha quindi delle esigenze nutrizionali diverse per quantità, qualità e cronologia dcgli interventi che devono essere soddisfatte, tenendo presenti i fattori di base, come : la fertilità naturale del terreno le specie di erba le caratteristiche fisiche del terreno il tipo di crescita che si vuole ottenere la rimozione o no dei residui di tosatura la stagione il clima la qualità e la quantità dell'acqua di irrigazione 200 CONCIMAZIONE L'epoca di distribuzione dipende dal tipo e dall'uso del tappeto, dal clima e dai livello di manutenzione possibile (All'impianto di un tappeto erboso si distribuisce un concime a cessione programmata nell'ordine di 30-40 g/m2 ). Primavera - La crescita è molto rigogliosa ed avviene inizialmente a spese delle riserve costituite in autunno e poi attraverso una ripresa dell'attività radicale che deve trovare una forte disponibilità di azoto. La concimazione di base viene anticipata a marzo, se non è stata fatta una concimazione autunnale e quando si deve stimolare la rigenerazione dei campi sportivi usati nell'inverno: altrimenti basta un intervento in aprile per coprire il fabbisogno primaverile grazie alla formulazione a cessione programmata. 201 CONCIMAZIONE Estate - Le specie microterme continuano a crescere se abbondantemente irrigate, ma la vegetazione deve essere robusta per sostenere lo stress da caldo, soprattutto per i tappeti dei golf che vedono l'uso più intenso in questa stagione. Se le irrigazioni non sono sufficienti o la temperatura è eccessiva non eccedere nella concimazione delle graminacee microterme, per non indebolirle. Autunno - La riduzione delle temperature a fine estate favorisce una ripresa vigorosa della crescita che deve essere stimolata con un apporto di azoto in modo da irrobustire il tappeto prima del periodo più critico di impiego. In autunno inoltrato una distribuzione di concime è necessaria per assicurare una disponibilità di nutrimento ai tappeti utilizzati intensamente nel corso dell'inverno. 202 CONCIMAZIONE GLI ELEMENTI NUTRITIVI L'Azoto, elemento motore della crescita, è presente nei principali componenti del corpo vegetale; è richiesto in concentrazione elevata, in tutte le parti in attiva crescita della pianta, per la germogliazione, la ramificazione, la formazione e la pigmentazione delle foglie. L'assorbimento dell'azoto nelle graminacee non è un processo continuo nell'anno, ma è direttamente legato alla crescita vegetativa. La rigogliosa vegetazione primaverile del prato avviene a spese delle riserve glucidiche e azotate esistenti nell'apparato radicale e costituite nell'autunno precedente, dato che le piogge invernali dilavano le scorte di azoto del terreno; solo quando la vegetazione si è indurita inizia l'assorbimento di azoto 203 CONCIMAZIONE GLI ELEMENTI NUTRITIVI Anche dopo una rasatura, per 3-4 gg in estate o per 8-12 in autunno, viene meno l'assorbimento di azoto. Tale andamento policiclico dell'assorbimento dell'azoto è di difficile individuazione temporale, per cui la soluzione pratica è quella di assicurare, attraverso la concimazione, un costante apporto dell'elemento stesso. L'azoto può essere somministrato al prato sotto 3 forme: azoto nitrico: molto solubile, facilmente dilavato, è la forma sotto cui vie assorbito gran parte di questo elemento; · azoto ammoniacale: poco assorbito dalle radici, si fissa al terreno e viene trasformato gradualmente (2-3 settimane) in azoto nitrico; · azoto ureico: viene trasformato nel terreno, gradualmente, in azoto ammo- niacale e nitnco; prontamente solubile, viene fissato dal terre- no solo quando è sotto forma ammoniacale. 204 CONCIMAZIONE GLI ELEMENTI NUTRITIVI La tappa finale, quindi, della trasformazione è il nitrato, prontamente assorbibile dalle radici, ma altrettanto dilavabile dalle frequenti irrigazioni e quindi allontanato dal campo di azione delle radici stesse. Per ovviare a questo inconveniente non è possibile prolungare la disponibilità aumentando la dose distribuita oltre un certo livello (5 g di azoto solubile per mq), per non danneggiare le piante a causa della salinità elevata; nè frazionarla in molti e frequenti apporti a causa dei costi di manodopera. I concimi specifici per i prati contengono l'azoto sotto una forma speciale, a cessione prolungata e controllata, che mantiene disponibile per la pianta, per un periodo di 10-12 settimane, una quantità costante di azoto Questa formulazione ha il vantaggio di consentire di ridurre il numero di concimazioni, di fornire l'azoto alle piante in modo aderente alle esigenze, perché l'aumento di temperatura e di umidità che stimolano la crescita delle graminacee assecondano anche la cessione e la trasformazione del nutrimento azotato. Inoltre la completa utilizzazione, da parte delle piante dell'azoto reso disponibile, evita che vi siano dilavamenti del nitrato nel terreno sottostante e quindi il pericolo di inquinamento delle falde acquifere. 205 CONCIMAZIONE GLI ELEMENTI NUTRITIVI Un tappeto concimato con troppo azoto mostra un eccessivo allungamento delle foglie, con tessuti teneri e poco resistenti alla siccità ed al calore, un aumento della formazione del feltro, una scarsa resistenza al calpestio, una maggiore sensibilità alle malattie e un ridotto sviluppo delle radici. Un tappeto carente in azoto cresce lentamente, ingiallisce e si dirada. E' possibile verificare se l'ingiallimento è provocato da carenze di azoto o di altri elementi nutritivi che danno sintomi simili, come zolfo, ferro e manganese ricorrendo all'analisi chimica delle foglie od a una semplice prova. Su una parcella di tappeto applicare 4 g/mq di azoto sotto forma di urea (8 g/mq) e su una altra 20 g di solfato di ammonio; se entrambe inverdiscono, l'ingiallimento è dovuto a carenza di azoto, se rinverdisce la seconda si tratta di carenza di zolfo. Se entrambe le parcelle diventano ancora piu gialle, si proceda a distribuire ferro, in caso negativo si irrori solfato di manganese a 5 g/l. I concimi specifici contengono una quantità di zolfo sufficiente a compensare le esigenze delle graminacee. 206 CONCIMAZIONE GLI ELEMENTI NUTRITIVI Fosforo Il fosforo è necessario per lo sviluppo precoce di un forte apparato radicale, oltre che per il normale funzionamento del metabolismo della pianta e il trasporto della energia. Il livello di fosforo del terreno deve essere accertato al momento della preparazione mediante un'analisi (metodo Olsen): contenuti di 12-15 ppm sono adeguati per le graminacee, 8 ppm sono il minimo accettabile, 20 ppm indicano una riserva sufficiente per alcuni anni. Se il terreno è scarso di fosforo al momento della preparazione del terreno, distribuirne per costituire la riserva; in seguito una applicazione annuale sempre dello stesso prodotto sopperisce alle perdite dell'elemento legate alla rimozione dei residui di tosatura. Infatti il fosforo si fissa facilmente nel terreno e non è soggetto a dilavamenti se non nelle sabbie acide. Un eccesso di fosforo aggrava la crescita di erbe infestanti, come la Poa annua, riduce la longevità della Festuca ed induce la carenza di ferro 207 CONCIMAZIONE GLI ELEMENTI NUTRITIVI Potassio Il potassio è necessario per conferire resistenza alle malattie ed al calpestio, per la formazione delle riserve di zuccheri a fine stagione, per l'irrobustimento dei tessuti fogliari, per un'ottima crescita radicale e per la regolazione del consumo di acqua. Al momento dell'impianto, un livello adeguato di potassio scambiabile è pari a 90- 100 ppm per un terreno limoso e a 120-180 per uno sabbioso. In generale i terreni hanno sufficienti dotazioni di potassio; solo le sabbie impoveriscono lentamente a causa di un modesto dilavamento. Nelle graminacee il potassio viene assorbito in quantità quasi pari all'azoto, ma per il minore dilavamento e la dotazione del terreno gli apporti, mediante il concime, devono essere inferiori. La non rimozione dei residui di tosatura restituisce al prato gran parte del potassio necessario. Le foglie delle graminacee contengono azoto e potassio in un rapporto pari a circa 3:2 ; nei tappeti frequentemente irrigati e tosati, il concime deve contenere i due elementi in un rapporto simile. Gli apporti di potassio sono importanti durante l'estate e l'autunno per favorire la formazione di riserve di carboidrati e per mantenere più verde la vegetazione nel periodo invernale 208 CONCIMAZIONE GLI ELEMENTI NUTRITIVI Esigenze Il fabbisogno di concime dipende dalla intensità dell'uso del tappeto. I campi sportivi sono soggetti a danni meccanici, costipazione, impiego in condizioni non ideali, per cui l'erba deve esprimere una crescita rapida per recuperare i danni ed occupare le zone diradate; nello stesso tempo però deve sviluppare un forte apparato radicale, per offrire un adeguato ancoraggio ai piedi dei giocatori ed avere uno sviluppo espanso ed omogeneo, non a ciuffi o assurgente. I tappeti dei golf devono essere particolarmente omogenei, fitti e robusti in modo da non deviare il cammino delle palline e offrire ancoraggio ai piedi dei giocatori; avere un colore intenso, resistere bene alle malattie e mantenere una crescita costante in tutta la stagione. Ai tappeti ornamentali si chiede invece di mantenere una colorazione verde intenso e di sopportare bene gli stress da siccità, calore, calpestio, agenti patogeni. Alle differenti caratteristiche di impiego e alle varie esigenze corrispondono fabbisogni diversi di concime nel corso delle stagioni. Il fabbisogno degli altri elementi nutritivi è correlato ai rapporti di assorbimento da parte delle piante, ma per le ragioni già richiamate le quantità da reintegrare coi concimi sono piu ridotte che non l'azoto. Per il fosforo bastano 4-8 g/mq come P2O5; e per il potassio 8-16 g/mq come K2O 209 CONCIMAZIONE GLI ELEMENTI NUTRITIVI Distribuzione La distribuzione deve essere attivata in maniera uniforme mediante gli appositi apparecchi distributori, manuali o meccanici. E' buona norma applicare il concime in due passate incrociate a 90° per avere una ripartizione uniforme sul tappeto usando apposite attrezzature. Fare seguire una irrigazione di almeno 10 mm di acqua. 210 CONCIMAZIONE ESEMPI DI CONCIMAZIONE 211 TAGLIO DEL PRATO Il taglio del prato, chiamato anche tosatura, non ha solo la funzione di mantenere l'erba all'altezza corretta per scopo estetico o funzionale e di evitarne la crescita eccessiva, ma anche quello di renderla piu vigorosa, piu fitta e di impedirne la fioritura che ne provocherebbe l'esaurimento precoce. Per ottenere questi vantaggi bisogna calibrare le tosature, per frequenza e altezza, in base alla essenza dominante nel miscuglio, allo scopo e al tipo di impiego, alle concimazioni, alle condizioni climatiche, alla intensità di sfruttamento. 212 TAGLIO DEL PRATO Altezza L'altezza del taglio deve essere regolata in modo che l'erba sia contemporaneamente la piu alta possibile in rapporto all'impiego del tappeto e la piu corta possibile senza indebolire l'apparato radicale. L'altezza dipende dal tipo di erba, quelle stolonifere sopportano tagli bassi meglio di quelle a crescita eretta. L'altezza del taglio va regolata secondo la stagione: in primavera occorre tosare alto per favorire la ripresa dopo l'inverno, poi scendere, durante l'estate, al livello normale. Nelle zone calde, in estate, tosare alto le specie microterme per mantenere più fresco l'apparato radicale. Nelle zone d'ombra tagliare 1-2 cm più alto del normale per favorire la fotosintesi. In ogni caso per non provocare stress alla pianta, la tosatura non deve asportare più del 40% della superficie fogliare presente (meglio limitarsi al 30%), corrispondente al 40-50% dell'altezza della vegetazione prima del taglio. Nel variare l'altezza di taglio è bene procedere per gradi per abituare le parti basali della chioma alla luce intensa. Se si abbassa eccessivamente l'altezza di taglio in rapporto al tipo di erba, l'apparato radicale, soprattutto delle specie microterme, tende a ridursi e quindi bisogna aumentare le frequenze delle irrigazioni e delle concimazioni; l'erba diventa più sensibile ad alcune malattie. Se si aumenta l'altezza di taglio viene stimolato lo sviluppo in profondità dell'apparato radicale e quindi la vigoria della pianta e la resistenza alle malattie; aumenta di contro (fino al 25-30%) il consumo di acqua da reintegrare con l'irrigazione. I tappeti nuovi sono piu delicati da tosare perchè il terreno è soffice e le piante non sono radicate profondamente. I primi tagli vanno effettuati ad una altezza superiore a quella normale, rimuovendo non più del 30% della altezza scendendo poi progressivamente man mano che l'erba si ancora ed attecchisce. 213 TAGLIO DEL PRATO Frequenza La frequenza del taglio è regolata dal tipo di erba, dalla quantità di concime distribuito, dalla stagione. La regola è di tosare poco e spesso per mantenere in condizioni ottimali il tappeto. In generale si deve intervenire quando la vegetazione è cresciuta di circa il 50% rispetto all'altezza di taglio raccomandata (p.e. se l'altezza raccomandata è 5 cm, occorre tosare quando l'erba è alta 6-7 cm). Tappeti concimati e irrigati di frequente come quelli per il golf richiedono più tosature per settimana. Durante la primavera e l'autunno, quando la crescita delle specie microterme è maggiore, può essere necessario per i prati ornamentali un taglio alla settimana; durante l'estate, se l'irrigazione è scarsa può bastare una tosatura ogni 2 settimane. 214 TAGLIO DEL PRATO Residui I residui della tosatura vanno rimossi subito dopo il taglio: •in caso di tempo freddo e umido; •quando interferiscono nell'impiego del tappeto; • quando sono in quantità eccessiva, succulenti, grossolani, lignificati; • nel caso di terreni a bassa attività microbica, acidificati, con il feltro; • non bisogna usare i residui del taglio, raccolti da tappeti trattati con erbicidi come pacciamatura per piante erbacee o arboree e non destinarli al compostaggio. I residui possono essere lasciati sul tappeto: • quando sono fini e corti; • quando possono essicare o decomporsi rapidamente; • quando il terreno è in buone condizioni fisico-chimiche; • i residui contengono azoto+fosforo+potassio nel rapporto 8:1:5, che vengono ceduti al terreno nel giro di poche settimane, riducendo il fabbisogno di concime. 215 AEREAZIONE DEL PRATO I tappeti con una elevata intensità di impiego vanno soggetti alla costipazione del terreno che consiste in una alterazione dei pori fra le particelle del suolo che diventano piu piccoli, riducendo la circolazione dell'acqua e gli scambi gassosi. Nel tappeto erboso la costipazione del terreno: - riduce la velocità di infiltrazione dell'acqua facendo rimanere la superficie bagnata per lungo tempo, fino ad arrivare a ristagni o ruscellamenti; - stimola la formazione del feltro accentuando la compattezza del tappeto; - riduce la profondità di penetazione dell'acqua nel terreno e quindi lo sviluppo dell'apparato radicale; - facilita l'accumulo di sali nocivi. La costipazione del terreno nelle zone molto trafficate viene prevenuta modificando profondamente la struttura del suolo con apporti di materiali e con particolari tecniche di preparazione. Se il tappeto già impiantato soffre per la costipazione, causata dal traffico pedonale che interessa solo i primi 3-4 cm di terreno, si può intervenire con macchine che aprono fori o tagli nella superficie del prato. Tali macchine vengono chiamate impropriamente arieggiatrici, anche se lo scopo del loro impiego non è quello di facilitare la penetrazione dell'ossigeno nel terreno, della cui carenza soffrono raramente le graminacee, ma quello di fare penetrare e diffondere l'acqua. 216 AEREAZIONE DEL PRATO Alcune di queste macchine portano dei coltelli che praticano delle fenditure nel tappeto, profonde 5-10 cm, portando in superficie il terreno di fondo; altre provviste di fustelle o cucchiai (carotatrici), asportano delle "carote" di terreno profonde 8-10 cm e larghe 1-3 cm. Tale trattamento favorisce l'ammorbidimento del terreno attorno al foro mentre il fondo rimane compattato, per cui dopo alcuni anni bisogna approfondire la lavorazione per rompere lo strato duro che si è così formato. La densità di fori per mq varia da 100 a 200, le carote estratte vanno rimosse mediante rastrellatura, se il terreno è argilloso e pesante e rimpiazzate con una distribuzione di sabbia, con un 20% di sostanza organica con l'aggiunta di terriccio o torba. Se il terreno è sabbioso, le "carote" vengono sminuzzate e distribuite con una passata di scopa o di rete metallica. Se le carote hanno un diametro superiore a 12-15 mm, dopo 1-2 settimane sarà necessaria una ulteriore distribuzione di sabbia per livellare le depressioni provocate dall'assestamento del terreno. L'epoca migliore per l'impiego delle macchine arieggiatrici è la primavera o la tarda estate con l'erba in attiva crescita. L'operazione va effettuata ogni volta che si rivela necessaria: in genere 1 volta all'anno: piu volte nelle zone molto sfruttate. Il terreno deve essere sufficientemente umido, ma non inzuppato (ideale alla capacità del campo). La pratica di forare il terreno con forche o telai muniti di punte provoca un miglioramento solo momentaneo della infiltrazione di acqua; è adatta per piccole superfici o situazioni di emergenza. 217 RIMOZIONE DEL FELTRO Tra la parte verde della chioma e le radici delle graminacee si forma uno strato composto da germogli, rizomi, radici (vive o morte) e residui di foglie; il tutto strettamente intrecciato, tende ad accumularsi nonostante subisca una certa decomposizione. Tale strato se è alto 5-6 mm conferisce al tappeto resistenza meccanica, aumenta la resistenza al deterioramento, riduce la costipazione, l'evaporazione di acqua, gli sbalzi di temperatura e la germinazione delle infestanti. Uno strato piu alto diventa dannoso perchè, essendo idrorepellente, riduce la penetrazione dell'acqua, compromette gli scambi gassosi, ospita agenti patogeni (Pythiumm, Fusarium, Helmintosporium), rende difficile i tagli e accelera la disattivazione dei fungicidi e degli erbicidi. Quando lo strato è eccessivo, diventa necessario intervenire meccanicamente mediante il passaggio di un rastrello apposito, rulli con punte, o praticando tagli verticali con una macchina chiamata "verticut". Tale macchina viene passata quando il feltro è alto circa 1 cm, dopo aver rasato basso il prato, regolando le lame in modo che penetrino 1-2 mm nel feltro per non danneggiare le radici delle piante. La frequenza di intervento nella stagione varia da 1 volta (in primavera o autunno) per i tappeti ornamentali, a 3- 5 volte per i prati fini e molto sfruttati, durante il periodo di crescita vigorosa. Il materiale risultante deve essere rimosso. Una rapida ripresa, dopo l'intervento, viene favorita da una concimazione e da una sabbiatura. 218 RULLATURA PRIMAVERILE Lo scopo di tale pratica e quella di avvicinare il terreno alle radici; è utile in primavera dove il gelo ha sollevato la cotica erbosa ed è necessario ricompattare per favorire la crescita primaverile. Talvolta la rullatura viene usata per spianare e ricompattare la superficie dei campi sportivi per ricostituire le caratteristiche meccaniche del fondo. Il rullo deve essere passato su terreni secchi in superficie e umidi nelle zone radicali. La rullatura non è comunque di uso frequente. 219 SABBIATURA La distribuzione di sabbia sui tappeti molto utilizzati serve a : • livellare la superficie; • ritardare l'accumulo del feltro; • aumentare l'infiltrazione di acqua al fine di migliorare le caratteristiche fisiche dello strato superficiale di terreno; • controllare lo sviluppo di alcune malattie; • facilitare l'attecchimento dell'erba riseminata; • stimolare la rigenerazione del tappeto dopo le operazioni di aerazione e di rimozione del feltro. 220 SABBIATURA La sabbiatura viene praticata durante il periodo vegetativo in occasione degli interventi di aerazione. Sui campi da golf, per controllare il feltro, si interviene più frequentemente (con quantità ridotte di sabbia): da ogni 2 settimane nella stagione di piena crescita a ogni 8 settimane nei periodi di scarsa vegetazione. Il materiale viene distribuito con macchine apposite, in modo uniforme, facendolo poi penetrare nei fori, trainando una rete metallica flessibile o un tappeto di cocco. Il materiale usato più comunemente è la sabbia pura, anche se una miscela di sabbia e terriccio (30-50%) può essere conveniente dove il feltro non è un problema. E' importante che il materiale usato in una zona abbia sempre la stessa granulometria e non contenga particelle più fini di quelle che ci sono nel terreno sottostante, per non provocare la costipazione del terreno. La sabbia deve rispondere ai seguenti requisiti: - un contenuto di calcare inferiore al 5%; - una granulometria composta per 80-95% da particelle con una dimensione da 0,1 a 0,6 mm e 5-15% di particelle 0,5-1 mm; - mancanza di parti fini (argille e limo) soprattutto se l'attività dei lombrichi porta in superficie le due frazioni di terreno sopraindicate. La quantità di sabbia da distribuire deve essere sufficiente a riempire i fori lasciati dalla carotatrice e formare uno strato uniforme spesso 2 mm. Per modificare il terreno dello strato portante del tappeto, bisogna spargere almeno 20 mm di sabbia in 10 interventi; per controllare il feltro basta uno strato di 0,8-1,5 mm. Le ricerche hanno dimostrato che dopo lo spargimento di 60 mm di sabbia, realizzato in più anni, la costipazione del terreno viene prevenuta e gli interventi di aerazione ridotti di molto 221 RIGENERAZIONE Il tappeto di un prato può subire un notevole deperimento causato da errori di impianto o da carenze di manutenzione. Per risolvere il problema si può ricorrere alla rigenerazione, cioè alla risemina parziale sul manto erboso preesistente. Le operazioni necessarie sono: 1. tosature basse per indebolire le graminacee rimaste; 2. passaggi di "verticut" per rimuovere il feltro e facilitare il contatto tra suolo e seme; 3. rimozione dei residui così formati; 4. arieggiamento del terreno mediante il passaggio di un ripuntatore o di lame o di dischi taglienti, seguito da un passaggio della carotatrice. La profondità di lavoro deve essere regolata a 6-10 cm; 5. semina di un miscuglio adatto a coprire le aree nude e rinfoltire il tappeto esistente (25-30 g/mq); 6. spargimento di concime e di sabbia; 7. irrigazione frequente a bassi volumi. Per le piccole superfici vengono effettuate le operazioni indicate ai numeri (in sequenza) 1-2-3-5-6-7. Per le grandi superfici dopo l'operazione 1 viene passata una macchina combinata in grado di svolgere le operazioni 2-4-5, seguita dalla concimazione e dalla irrigazione. 222 IRRIGAZIONE Quando irrigare il prato L’acqua per il prato è un elemento indispensabile, quindi è bene sapere quando è essenziale irrigare il prato per evitare che la mancanza di acqua possa ridurne lo sviluppo e complicarne la sopravvivenza soprattutto nei periodi più caldi. I periodi dell’anno in cui è necessaria l’ irrigazione del prato sono l’ estate e l’autunno, momenti in cui a causa della maggiore attività vegetativa il prato ha più bisogno di acqua, mentre non sarà necessario annaffiare in inverno poiché il prato è a riposo e in primavera quando l’umidità notturna e qualche pioggia sono sufficienti. Le annaffiature variano a seconda della temperatura e del tipo di terreno, quindi da 1 volta a settimana per i periodi più freschi e i terreni argillosi, fino ad irrigare 2 o 3 volte nei mesi caldi dell’estate. I momenti più adatti per l’ irrigazione sono al mattino presto perché l’acqua sarà sfruttata nelle ore successive con un processo di fotosintesi e la notte, le temperature fresche impediranno l’evaporazione e avremo a disposizione una maggiore pressione per l’irrigazione. 223 IRRIGAZIONE Come irrigare il prato La quantità di acqua di cui necessita il prato giornalmente è differente secondo le zone climatiche, mediamente serviranno circa 5 litri d’acqua per ogni metro quadro della superficie del prato. Per un piccolo prato può essere sufficiente un tubo e un po’ di pazienza per annaffiarlo manualmente, mentre per superfici più grandi dovremo dotarci di un maggior numero di irrigatori da posizionare nei vari angoli del prato. È da tenere in considerazione che nei periodi in cui saremo lontani da casa per le vacanze il prato avrà ugualmente bisogno di essere irrigato, quindi dovremo dotarci di timer che quotidianamente provvederanno ad aprire i nostri rubinetti. 224 DISERBO Controllo delle erbe infestanti Con la locuzione erbe infestanti ci si riferisce a tutte quelle erbe che in qualche modo alterano il rendimento della pianta. Le piane infestanti, oltre a pregiudicare l’aspetto estetico della coltura, hanno anche altri effetti, quali la diminuzione della luce, la sottrazione di sostanze nutritive e, ancor più grave, l’assorbimento dell’acqua nei periodi estivi. Queste piante, inoltre, sono dotate di una rusticità che è superiore alla nostra pianta. Sicché, in caso di condizioni sfavorevoli, la selezione naturale farà sì che la pianta che morirà sarà la nostra e non quella infestante. La propagazione di queste essenze avviene con quasi tutti i metodi di riproduzione, e per questa ragione che in quasi tutti i terreni si trovano piante infestanti. 225 DISERBO Danni causati dalle erbe infestanti. Oltre all’acqua, agli elementi nutritivi ed alla luce, le piante infestanti rubano anche lo spazio vitale ed in alcuni casi provocano anche la morte delle colture. Un esempio che tutti avranno ben presente è quello del convolvolo, che avendo un portamento volubile si attorciglia intorno alla pianta e ne provoca l’asfissia.Un altro problema che interessa i frutteti e le piante da orto è la presenza di fiori prodotti dalle malerbe che distolgono l’attenzione degli insetti pronubi (impollinatori) dalle nostre colture diminuendone l’impollinatura. 226 DISERBO Controllo preventivo delle piante infestanti Per evitare l’insorgere del problema è opportuno cercare di mantenere più pulito possibile il terreno da malerbe e da semi infestanti. Uno dei vettori di sementi più importante è il letame, esso infatti se non maturo contiene grandi quantità di semi, che gli animali hanno mangiato. Quindi è bene evitare l’utilizzo di letame se non ben maturo. Altri vettori per la semente sono le acque d’irrigazione che possono contenere oltre a sementi anche parti di rizomi e radici di erbe infestanti. Prediligere metodi d’irrigazione con filtro a rete nel caso si utilizzino acque sporche. Utilizzare pacciamature e cortecce diserbanti può diminuire molto il problema infestanti. 227 DISERBO Lotta diretta contro le infestanti Lotta meccanica: questo metodo, che è il più classico, consiste nella estirpazione dell’infestante con le mani, o con l’aiuto di sarchiatore. Lotta chimica: questo tipo di lotta prevede l’utilizzo di diserbanti chimici o erbicidi. Per intervenire con questa tecnica è opportuno prima conosce la selettività di prodotto ed i danni che provocano sia alla flora che alla fauna. 228 DISERBO Come agiscono gli erbicidi Gli erbicidi agiscono per contatto, per traslazione o mediante una azione residuale. Erbicidi di contatto: in questa categoria sono racchiusi prodotti che eliminano la parte che è stata colpita dal prodotto, lasciando inalterato l’apparato radicale. Questo diserbo è utile per il diserbo delle infestanti annuali. Erbicidi traslocati: questi prodotti, detti anche sistemici, permettono al principio attivo di entrare in circolo alla pianta e di eliminare anche l’apparato radicale. Questi prodotti agiscono prevalentemente sul meristema della pianta, impedendo la fotosintesi e la riproduzione delle cellule. Si tratta di un sistema più lento del precedente ma garantisce una buona riuscita anche sulle piante perenni con un apparato rizomatoso. Erbicidi ad azione residuale: comunemente chiamati antigerminello, impediscono al seme di germinare, eliminano le infestati al primissimo stadio di sviluppo. A differenza dei precedenti questi prodotti posso coprire periodi molto più lunghi, garantendo una parziale pulizia del terreno. 229 DISERBO Applicazione degli erbicidi I diserbanti a contatto e quelli traslocabili vengono distribuiti sulla foglia, e assorbiti attraverso gli stomi della foglia, mentre quelli ad azione residuale vengono distribuiti sul terreno. Epoca d’intervento Trattamenti in presemina: questi trattamenti vengono effettuati prima che la nostra coltura sia messa a dimora o seminata. Vengono usati prima della semina su un prato per pulirlo dalle malerbe ed evitare in seguito dei diserbi selettivi. Trattamenti di post-emergenza: questi trattamenti vengono effettuati quando la nostra piantina e già emersa dal terreno: in questo momento la piantina è molto più soggetta alle infestanti in quanto la competizione per la luce e per l’acqua è al massimo. 230 DISERBO La selettivita’ Con questo termine si intende la capacità di un determinato diserbante di essere più nocivo per determinate essenze. E’ molto importante ricordare che solamente se utilizzato con le giuste dosi e con dei giusti parametri il diserbante rimane selettivo. I diserbanti selettivi si distinguono sia per il loro metodo d’azione sia per il periodo di distribuzione. 231 DISERBO Fattori che influenzano l’azione dei diserbanti Temperatura: le temperature influiscono molto sul lavoro dei diserbanti. Qualche prodotto sistemico per agire ha bisogno di temperature non inferiore a 8°. E’ anche vero, peraltro, che con temperature superiori tra i 25° ed i 28 ° la pianta diminuisce le funzioni fisiologiche con una diminuzione dell’efficacia dei diserbanti. Una temperatura troppo elevata, inoltre, diminuisce il tempo d’evaporazione del prodotto, provocando uno scarso rendimento dello stesso. Pioggia: solitamente, dopo il trattamento, non dovrebbe piovere per un giorno, per permettere al principio attivo di entrare nella foglia. Viceversa, un’azione positiva viene fatta dalla pioggia nel caso di trattamenti a terra, aumentando l’efficacia del trattamento. Luce: questo fattore agisce molto positivamente per quanto riguarda i diserbanti sistemici, aumentando la fotosintesi (entra in circolo più facilmente il principio attivo del prodotto sistemico). 232 DIFESA DEL PRATO Malattie e insetti II tappeto diventa sensibile agli agenti patogeni quando questi sono presenti, quando esistono le condizioni per l'infezione e l'erba è sensibile. Una buona manutenzione riduce il pericolo di attacco degli agenti patogeni, quindi occorre: • adottare un programma di concimazione adatto alle essenze e alle condizioni pedo-climatiche; • favorire lo sgrondo delle acque e l'areazione del terreno; • irrigare preferibilmente di mattino nelle stagioni intermedie; • rispettare l'altezza di taglio; • rimuovere il feltro. Il ricorso alla lotta chimica deve avvenire ai primi sintomi e solo sulle aree interessate per non distribuire grandi quantità di fitofarmaci ed alterare l'equilibrio della microflora utile. I tappeti erbosi soggetti a frequenti irrigazioni e tosature, come quelli dei golf, sono più sensibili agli attacchi dei patogeni che ne compromettono l'effetto estetico e funzionale. I tappeti di parchi, giardini e campi da gioco sono meno sensibili se ben curati, però tosature rade e troppo drastiche, l'eccesso di azoto, la formazione del feltro, favoriscono l'insediamento delle malattie. In presenza di attacchi di patogeni raccogliere ed allontanare i residui di tosatura. 233 DIFESA DEL PRATO Muschi Le zone di terreno compatto, umido, povero, acido e ombreggiato non favoriscono la crescita dell'erba che resta rada e debole e viene rapidamente invasa dal muschio che deteriora l'aspetto estetico del tappeto erboso. La presenza di zone di muschio è la spia che le condizioni di impianto o di manutenzione del tappeto non sono ottimali in rapporto alle condizioni ambientali (ombra, umidità) ed al miscuglio impiegato. Il muschio viene eliminato, senza nuocere all'erba, spargendo un prodotto specifico a base di solfato di ferro alla dose 20-40 g/mq a fine inverno. Questo trattamento ha un effetto temporaneo; per risolvere il problema bisogna ristabilire, con interventi di manutenzione, le condizioni favorevoli alla crescita del tappeto. Le operazioni di eliminazione meccanica del feltro e di areazione contrastano efficacemente lo sviluppo del muschio. 234 DIFESA DEL PRATO Marciume grigio (Typhula incarnata) Sintomi E' caratterizzato dalla presenza di chiazze circolari, ricoperte da un micelio spesso, da bianco a grigio chiaro, larghe da pochi cm ad alcuni decimetri; il tappeto diventa poi color grigio argento e fragile. La malattia si sviluppa con clima freddo e umido, con temperature di 0-8°C e anche sotto la neve su terreno compattato e concimato con azoto in autunno. Poco frequente. Difesa Trattare in prevenzione in novembre e in gennaiofebbraio o quando appaiono le macchie con un fungicida specifico. 235 DIFESA DEL PRATO Marciume rosa invernale (Microdochium nivale) Sintomi Si riscontrano chiazze irregolari da 10 a 50 cm di diametro, con un alone verde-bruno all'esterno e una colorazione grigio-rosata all'interno, in seguito seccano. La malattia è piu frequente con temperature fra 0 e 15°C, con clima umido, spesso dopo il discioglimento della neve; è favorita da un eccesso di azoto, da un pH alcalino e dalla presenza del feltro ed è più frequente sulle graminacee microterme in febbraio-marzo. Diffusa e grave nel Nord e Centro Italia. Difesa Trattare preventivamente in novembre-dicembre su terreno non gelato e dopo lo scioglimento della neve irrorando un fungicida specifico. 236 DIFESA DEL PRATO Sclerotiniosi (Dollar spot) (Sclerotinia homeocarpa) Sintomi Sul tappeto erboso si notano numerose chiazze, piccole, 2-5 cm di diametro, cloroti- che o biancastre e, poi, bruno-giallastre, che tendono a confluire in ampie zone, necrotiche; le foglie presentano delle chiazze biancastre con un margine porpora. L'infezione è frequente da maggio a ottobre, con 15-30°C e clima umido, su tappeti rasati di frequente e coltivati su terreni secchi, sabbiosi, poveri di azoto. E' la malattia più diffusa in tutta Italia. Difesa Durante i periodi di clima caldo-umido e ricchi di rugiada irrorare in prevenzione e alla comparsa della prime macchie un fungicida specifico. 237 DIFESA DEL PRATO Mal del piede delle agrostidi (Gaeumannomyces sp.) Sintomi L'erba decolora a piccole chiazze, diventa giallastra o brunastra e muore; le macchie si ingrandiscono ad anello, 10-30 cm per anno, il centro viene colonizzato da altre erbe. La malattia si sviluppa nei periodi temperati e umidi, su terreni poveri di materia organica e di fosforo. Diffusa nel Nord e Centro Italia. Difesa Irrorare in prevenzione dalla primavera all'autunno e alla comparsa dei sintomi un fungicida specifico e acidificare il terreno. 238 DIFESA DEL PRATO Ruggine (Puccinia sp. - Uromyces sp.) Sintomi Sulle foglie si sviluppano delle pustole bruno rossastre o aranciate ed il tappeto secca. Attacchi ripetuti, che accellerano l'invecchiamento del tappeto, sono favoriti dal clima caldo umido (16-32°C) e da carenza di azoto. Sono frequenti su Poa e loietto inglese. Diffusa in tutta Italia, ma poco frequente. Difesa In primavera e in autunno irrorare un fungicida specifico. 239 DIFESA DEL PRATO Filo rosso (Laetisaria fuciformis) Sintomi Sul tappeto erboso si formano chiazze di piante idropiniche e scure del diam. di 3- 30 cm, rotonde od allungate, in cui le foglie assumono un colore rosa vivace per la presenza di fiocchi di micelio colorato. Malattia tipica della primavera e dell'autunno con clima molto umido, con temperatura fra 0 e 15°C, su tappeti di graminacee microterme in carenza di azoto. Diffusa in tutta l'Italia ma poco frequente. Difesa Eliminare il feltro su cui il patogeno si conserva a lungo; arieggiare il terreno, concimare regolarmente, irrorare le chiazze con un fungicida specifico. 240 DIFESA DEL PRATO Macchia estiva (Fusarium sp. e Magnaporthe sp.) Sintomi Il prato è danneggiato da chiazze larghe da pochi cm ad alcuni decimetri, circolari; le foglie diventano di colore verde chiaro e, poi, rosso-brunastro; nel periodo più caldo il colletto, le radici e gli stoloni diventano bruni e seccano; l'infezione è più frequente nella stagione calda, con eccesso di azoto e formazione di feltro; sono più attaccate Poa e graminacee microterme, anche in conseguenza di stress da siccità. Frequenti in tutta Italia. Difesa Durante l'estate irrorare un fungicida specifico. 241 DIFESA DEL PRATO Marciume fogliare e delle giovani piante (Pythium sp.) Sintomi Le piante più giovani di 3 mesi marciscono e si allettano; quelle più adulte, a chiazze di forma irregolare, subiscono un collasso dei tessuti fogliari che diventano molli e vischiosi e di colore bruno; la malattia ha un decorso molto rapido in condizioni di clima temperato e umido, su tappeti con eccesso di azoto e formati in prevalenza da Festuca, Lolium, Agrostis e Poa; il taglio dell'erba umida favorisce la diffusione della infezione. Difesa Intervenire con trattamenti fogliari con fungicida sistemico avendo cura di irrorare con almeno 10 - 20 litri di soluzione per 100 mq. Iniziare i trattamenti quando si verificano le condizioni microclimatiche favorevoli allo sviluppo della malattia e soprattutto nel periodo critico ripetere i trattamenti ogni 14 - 15 giomi. 242 DIFESA DEL PRATO Helmintosporiosi (Helmintosporium sp. ed Exserohilum sp.) Sintomi Sulle foglie si sviluppano delle piccole macchie bruno violacee allungate che poi si estendono lasciando i tessuti del centro di colore chiaro; il tappeto, nelle zone colpite, ingiallisce; l'infezione è favorita dall'ombreggiamento, da temperature fresche (12-21°C) e da eccesso di azoto. Più frequente su Lolium e Poa. Difesa In primavera ed in autunno irrorare un fungicida specifico. 243 DIFESA DEL PRATO Macchia bruna (Rhizoctonia solani) Sintomi Il prato presenta ampie chiazze circolari, necrotiche, con un alone scuro, idropinico, dovuto alla infezione contemporanea delle lamine fogliari; la malattia è favorita da temperature elevate; con alta umidità la evoluzione è molto rapida, in caso di forti attacchi le piante muoiono; l'eccesso di azoto e le frequenti irrigazioni predispongono all'attacco. Diffusa in tutta Italia. Difesa Irrorare un fungicida specifico. 244 DIFESA DEL PRATO Macchia gialla (Rhizoctonia cerealis) Sintomi Le chiazze sono di colore giallo e compaiono nei mesi invernali perchè favorite da temperature ridotte e da elevata umidità; è più frequente su Poa e Agrotis. Diffusa nell'Italia centro-settentrionale. Difesa Irrorare un fungicida specifico. 245 DIFESA DEL PRATO Tipula Sintomi In primavera si notano chiazze di erba appassita e con le giovani foglie mangiate; sotto il tappeto si trovano delle larve lunghe 3-4 cm. grigie, apode che si nutrono, durante il giorno, delle radici e, durante la notte, del fusto e delle foglie delle graminacee del prato; i danni sono evidenti quando la popolazione supera le 50 larve per mq. Difesa Dopo un taglio molto basso, trattare con un insetticida specifico. 246 DIFESA DEL PRATO Nottue (Agrotis segetis) Sintomi In giugno-luglio o in settembreottobre, le vegetazioni vengono recise sopra il colletto da larve, di colore grigio scuro, lunghe circa 5 cm, con attività alimentare notturna. Difesa A fine maggio e a fine agosto spargere un insetticida specifico ed irrigare abbondantemente. 247 DIFESA DEL PRATO Elateridi (Agriotes) Sintomi Chiazze di tappeto si strappano facilmente e crescono stentate, le radici sono perforate da larve allungate, cilindriche, giallastre, lunghe 3 cm; i danni sono più eviden ti in primavera e in autunno. Difesa Il tappeto sopporta, senza danni una popolazione di 100 larve per mq; in primavera trattare contro gli adulti con un insetticida specifico. 248