Rilevazioni onde elettromagnetiche a bassa ed alta frequenza APPUNTI TECNICI a cura del Dott. Francesco Dal Poggetto Campi a frequenza estremamente bassa (ELF) Se da un lato gli enormi benefici dell'uso dell'elettricità nella vita quotidiana e nella cura della salute sono indiscutibili, dall'altro sono progressivamente aumentate, negli ultimi 20 anni, le preoccupazioni del pubblico per i potenziali effetti negativi sulla salute che l'esposizione a campi elettrici e magnetici a frequenza estremamente bassa (o campi ELF, dall'inglese Extremely Low Frequency) potrebbero produrre. Queste esposizioni sono principalmente legate alla trasmissione e all'uso dell'energia elettrica alla frequenza industriale di 50 o 60 Hz. Lo scopo di questa nota è di fornire informazioni sull'esposizione a campi ELF e sulle possibili conseguenze per la salute negli ambienti di vita e di lavoro. Le informazioni derivano da una revisione critica della materia da parte dell'OMS e da analoghe revisioni da parte di altre autorevoli organizzazioni. Campi elettrici e magnetici I campi elettromagnetici consistono di onde elettriche (E) e magnetiche (H) che viaggiano insieme. Esse si propagano alla velocità della luce, e sono caratterizzate da una frequenza ed una lunghezza d'onda. La frequenza è semplicemente il numero di oscillazioni dell'onda nell'unità di tempo ed è misurata in hertz (1 Hz = 1 ciclo al secondo), mentre la lunghezza d'onda è la distanza percorsa dall'onda nel tempo di un'oscillazione (o un ciclo). I campi ELF sono definiti come quelli di frequenza fino a 300 Hz. A frequenze così basse corrispondono lunghezze d'onda in aria molto grandi (6000 km a 50 Hz e 5000 km a 60 Hz), e, in situazioni pratiche, il campo elettrico e quello magnetico agiscono in modo indipendente l'uno dall'altro e vengono misurati separatamente. I campi elettrici sono prodotti dalle cariche elettriche. Essi governano il moto di altre cariche elettriche che vi siano immerse. La loro intensità viene misurata in volt al metro (V/m) o in chilovolt al metro (kV/m). Quando delle cariche si accumulano su di un oggetto, fanno sì che cariche di segno uguale od opposto vengano, rispettivamente, respinte o attratte. L'intensità di questo effetto viene caratterizzata attraverso la tensione, misurata in volt (V). A ogni dispositivo collegato ad una presa elettrica, anche se non acceso, è associato un campo elettrico che è proporzionale alla tensione della sorgente cui è collegato. L'intensità dei campi elettrici è massima vicino al dispositivo e diminuisce con la distanza. Molti materiali comuni, come il legno ed il metallo, costituiscono uno schermo per questi campi. I campi magnetici sono prodotti dal moto delle cariche elettriche, cioè dalla corrente. Essi governano il moto delle cariche elettriche. La loro intensità si misura in ampere al metro (A/m), ma è spesso espressa in termini di una grandezza corrispondente, l'induzione magnetica, che si misura in tesla (T), millitesla (mT) o microtesla (µT). In alcuni paesi è d'uso comune una diversa unità di misura dell'induzione magnetica, il gauss (G). Ai fini della conversione, 10.000 G = 1 T, 1 G = 100 µT, 1 mT = 10 G, 1 µT = 10 mG. Ad ogni dispositivo collegato ad una presa elettrica, se il dispositivo è acceso e vi è una corrente circolante, è associato un campo magnetico proporzionale alla corrente fornita dalla sorgente cui il dispositivo è collegato. I campi magnetici sono massimi vicino alla sorgente e diminuiscono con la distanza. Essi non vengono schermati dalla maggior parte dei materiali di uso comune, e li attraversano facilmente. Sorgenti I campi elettrici e magnetici a 50 o 60 Hz di origine naturale sono estremamente bassi, rispettivamente dell'ordine di 0,0001 V/m e 0,00001 µT. L'esposizione di esseri umani a campi ELF è soprattutto associata alla produzione, alla trasmissione e all'uso dell'energia elettrica. Di seguito, viene fornita una panoramica delle sorgenti di campi ELF che si incontrano in ambienti di vita, in casa e nei posti di lavoro, assieme a tipici valori massimi di tali campi. • Ambienti di vita. L'energia elettrica prodotta dagli impianti di produzione è distribuita agli utenti attraverso linee di trasmissione ad alta tensione. Per abbassare la tensione al momento della connessione con le linee di distribuzione che forniscono l'energia alle abitazioni, vengono utilizzati dei trasformatori. I campi elettrici e magnetici immediatamente al di sotto delle linee aeree di trasmissione possono raggiungere rispettivamente 12 kV/m e 30 µT. Attorno agli impianti di produzione e alle sottostazioni si possono trovare campi elettrici fino a 16 kV/m e campi magnetici fino a 270 µT. • Ambienti domestici. I campi elettrici e magnetici nelle case dipendono da molti fattori, tra cui la distanza da elettrodotti locali, il numero ed il tipo di elettrodomestici usati e la configurazione e la localizzazione dei circuiti elettrici interni all'abitazione. I campi elettrici attorno agli elettrodomestici e alla maggior parte degli altri dispositivi non superano, tipicamente, 500 V/m, mentre i campi magnetici non superano, tipicamente, 150 µT. In entrambi i casi, l'intensità dei campi può essere sensibilmente maggiore a brevi distanze, ma diminuisce rapidamente allontanandosi dalla sorgente. • Ambienti di lavoro. Attorno agli apparati elettrici usati nell'industria e ai relativi circuiti esistono campi elettrici e magnetici. I lavoratori addetti alla manutenzione delle linee di trasmissione e di distribuzione possono essere esposti a campi elettrici e magnetici molto intensi. All'interno degli impianti di produzione e delle sottostazioni si possono trovare campi elettrici superiori a 25 kV/m e campi magnetici superiori a 2 mT. I saldatori possono essere esposti a campi magnetici fino a 130 mT. Vicino a forni ad induzione e a celle elettrolitiche industriali i campi magnetici possono raggiungere 50 mT. Negli uffici, i lavoratori sono esposti a campi molto più bassi quando utilizzano dispositivi come macchine fotocopiatrici o videoterminali. Effetti sanitari Il solo modo in cui i campi ELF interagiscono in pratica con i tessuti viventi è mediante l'induzione, entro questi ultimi, di campi elettrici e correnti. Comunque, l'intensità delle correnti indotte per effetto dell'esposizione a campi ELF di livelli pari a quelli che normalmente si riscontrano nel nostro ambiente è minore di quella delle correnti prodotte naturalmente all'interno del corpo. • • Studi sul campo elettrico. L'evidenza disponibile indica che, a parte la stimolazione dovuta alle cariche elettriche indotte sulla superficie del corpo, gli effetti di esposizioni fino a 20 kV/m sono pochi ed innocui. Non è stato dimostrato che i campi elettrici abbiano alcun effetto sulla riproduzione e lo sviluppo di animali ad intensità superiori a 100 kV/m. Studi sul campo magnetico. Vi è poca evidenza sperimentale, confermata, che i campi magnetici ELF possano influenzare la fisiologia ed il comportamento dell'uomo, alle intensità che si riscontrano in casa o nell'ambiente. L'esposizione di volontari, per diverse ore, a campi magnetici ELF fino a 5 mT ha avuto poco effetto su numerosi parametri clinici e fisiologici, tra cui variazioni nel sangue, ECG, ritmo cardiaco, pressione sanguigna e temperatura corporea. • • Melatonina. Alcuni ricercatori hanno segnalato che l'esposizione a campi ELF può sopprimere la secrezione di melatonina, un ormone collegato ai nostri ritmi giorno-notte. E' stato suggerito che la melatonina possa essere un fattore protettivo contro il tumore mammario, cosicché questa soppressione potrebbe contribuire ad un aumento dell'incidenza di tumori mammari già iniziati da altri agenti. Mentre esiste qualche evidenza di effetti sulla melatonina in animali da laboratorio, gli studi su volontari non hanno confermato queste variazioni nell'uomo. Studi epidemiologici. Nel 1979, Wertheimer e Leeper segnalarono un'associazione tra la leucemia infantile e certe caratteristiche dei circuiti che collegavano le case dei soggetti alle linee di distribuzione dell'elettricità. Da allora, è stato condotto un gran numero di studi per verificare questo importante risultato. Un'analisi di questi lavori da parte dell'Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti nel 1996 ha suggerito che la residenza vicino a elettrodotti fosse associata ad un aumento del rischio di leucemia infantile (rischio relativo RR=1,5), ma non di altre forme di cancro. Da questi studi non emergeva un'analoga associazione tra il cancro e l'esposizione residenziale degli adulti. Molti studi su soggetti esposti per motivi professionali a campi ELF, condotti nell'ultimo decennio, presentano molte contraddizioni. Essi suggeriscono che possa esserci un piccolo aumento del rischio di leucemia tra i lavoratori elettrici. Tuttavia, in molti di questi studi non sono stati tenuti in appropriata considerazione i fattori di confondimento, come ad esempio l'esposizione agli agenti chimici presenti negli ambienti di lavoro. Le valutazioni dell'esposizione a campi ELF non presentavano una buona correlazione con il rischio di cancro nei soggetti esposti. Quindi, non risultava confermata una relazione di causa ed effetto tra l'esposizione a campi ELF e il cancro. Campi a frequenza estremamente bassa e cancro Nel giugno 2001, un gruppo di lavoro della IARC, formato da scienziati esperti nel settore, ha esaminato gli studi relativi alla cancerogenicità dei campi elettrici e magnetici statici ed ELF. Usando la classificazione standardizzata della IARC, che soppesa i dati di studi sull’uomo, sull’animale e di laboratorio, i campi magnetici ELF sono stati classificati come possibilmente cancerogeni per l’uomo, sulla base degli studi epidemiologici relativi alla leucemia infantile. Le evidenze scientifiche relative a tutti gli altri tipi di tumori nei bambini e negli adulti, nonché quelle relative ad altri tipi di esposizione (cioè a campi statici ed a campi elettrici ELF) sono stati considerati non classificabili, perché le informazioni scientifiche erano insufficienti o incoerenti. "Possibilmente cancerogeno per l’uomo" è una classificazione usata per connotare un agente per il quale vi sia una limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo ed un’evidenza meno che sufficiente negli animali da laboratorio. La classificazione è la più debole tra le tre ("possibilmente cancerogeno per l’uomo", "probabilmente cancerogeno per l’uomo" e "cancerogeno per l’uomo" usate dalla IARC per classificare i potenziali cancerogeni in base all’evidenza scientifica. Sono qui riportati alcuni esempi di comuni agenti classificati dalla IARC. Classificazione Agente Cancerogeno per l’uomo (normalmente in base ad una forte evidenza di cancerogenicità nell’uomo) Asbesto Iprite Tabacco Radiazione gamma Probabilmente cancerogeno per l’uomo (normalmente in base ad una forte evidenza di cancerogenicità negli animali) Gas di scarico dei motori diesel Lampade solari Radiazione UV Formaldeide Possibilmente cancerogeno per l’uomo (normalmente sulla base di una evidenza nell’uomo che è considerata credibile, ma per la quale non si possono escludere altre cause) Caffé Gas di scarico dei motori a benzina Fumi di saldatura Campi magnetici ELF E’ noto che i campi ELF interagiscono con i tessuti viventi inducendo al loro interno campi e correnti elettriche. Questo è l’unico meccanismo di azione accertato per questi campi. Comunque, l’intensità delle correnti indotte dai campi ELF ai livelli comunemente riscontrati nel nostro ambiente è di solito molto inferiore alle massime correnti che si sviluppano naturalmente nel corpo, come quelle che controllano il battito cardiaco. A partire dal 1979, quando gli studi epidemiologici sollevarono per la prima volta il problema della relazione tra campi magnetici a frequenza industriale e tumori infantili, sono stati condotti un gran numero di studi per stabilire se l’esposizione ai campi ELF potesse influenzare lo sviluppo del cancro, ed in particolare della leucemia infantile. Non c’è nessuna evidenza convincente che l’esposizione ai campi ELF che sperimentiamo nei nostri ambienti di vita provochi un danno diretto alle molecole biologiche, compreso il DNA. Poiché non sembra verosimile che l’esposizione a campi ELF possa iniziare un processo cancerogeno, sono state condotte numerose ricerche per stabilire se non possa invece influenzare la promozione o la co-promozione del cancro. I risultati degli studi su animali condotti fino ad oggi suggeriscono che i campi ELF non siano né iniziatori né promotori del cancro. Tuttavia, due recenti analisi dei dati aggregati di diversi studi epidemiologici hanno fornito indicazioni che sono state cruciali nella valutazione della IARC. Questi studi suggeriscono che, in una popolazione esposta a campi magnetici mediamente superiori a 0,3-0,4 µT, si possa sviluppare un numero doppio di casi di leucemia infantile rispetto ad una popolazione con esposizione inferiore. Nonostante la gran mole di dati, rimane ancora incerto se l’aumento dell’incidenza di leucemie sia dovuto all’esposizione ai campi magnetici o a qualche altro fattore. La leucemia è una malattia rara. Attualmente, essa viene diagnosticata ogni anno a 4 bambini su 100.000 di età compresa tra 0 e 14 anni. Anche un’esposizione media al di sopra di 0,3-0,4 µT nelle abitazioni è rara. Dai risultati degli studi epidemiologici si può stimare che meno dell’1% della popolazione sia esposta a questi livelli laddove si utilizza energia elettrica a 240 V, anche se questo numero potrebbe essere più alto dove si utilizza la tensione di 120 V. Le politiche sanitarie e le normative riguardanti gli agenti classificati come possibili cancerogeni variano da paese a paese e da agente ad agente. La valutazione di cancerogenicità di un agente e la relativa classificazione da parte della IARC non comporta automaticamente un’azione precisa a livello nazionale. Sebbene i gas di scarico dei motori a benzina ed il caffé siano stati classificati entrambi come possibili cancerogeni per l’uomo, vi sono state da parte dei governi significative azioni per ridurre i gas di scarico, ma nessuno sforzo per limitare il consumo di caffé. In risposta a crescenti preoccupazioni del pubblico per effetti sanitari dell’esposizione a campi elettromagnetici, diversi paesi hanno condotto proprie analisi degli sviluppi scientifici nel settore, prima della valutazione della IARC. Già nel 1998 un gruppo di studio, dopo aver esaminato il problema per conto dell’Istituto Nazionale di Scienze Medico-Ambientali (NIEHS) degli Stati Uniti aveva classificato i campi magnetici ELF come possibilmente cancerogeni per l’uomo. Da quel momento, il governo degli Stati Uniti raccomanda una "azione passiva di regolamentazione" descritta come un’attività di continua informazione e acculturazione del pubblico, assieme ad un incoraggiamento alle compagnie elettriche affinché riducano, dove possibile, l’esposizione della popolazione. I telefoni mobili e le loro stazioni radio base I telefoni mobili, talvolta chiamati telefoni cellulari o palmari, stanno rapidamente diventando parte integrante delle moderne telecomunicazioni. In alcune parti del mondo essi sono i telefoni più affidabili o gli unici disponibili; altrove, i telefoni cellulari sono molto popolari perché permettono alle persone di mantenere la comunicazione senza limitare la libertà di movimento. Utilizzo dei telefoni cellulari In molti paesi, più della metà della popolazione fa uso di telefoni cellulari, il cui mercato continua ad espandersi rapidamente. Le previsioni delle industrie indicano che nell'anno 2005 ci saranno circa un miliardo e seicento milioni di abbonati ai servizi di telefonia mobile. Di conseguenza sarà necessaria l'installazione di un numero crescente di stazioni radio base. Le stazioni radio base sono antenne radio a bassa potenza che comunicano con il telefono dell'utente. All'inizio del 2000 si contavano circa 20.000 stazioni radio base operative nel Regno Unito e circa 82.000 siti negli Stati Uniti, ognuno dei quali ospitava una o più stazioni radio base. Preoccupazioni per la salute Dato l'immenso numero di utenti di telefonia mobile, eventuali effetti sanitari, anche minimi, potrebbero avere importanti implicazioni per la salute pubblica. Al momento di valutare i possibili effetti nocivi dell'esposizione umana ai campi a radiofrequenza, si devono prendere in considerazione diversi elementi importanti: uno di questi è la frequenza di funzionamento. Gli attuali sistemi di telefonia mobile operano a frequenze comprese tra gli 800 e i 1800 MHz. È fondamentale non confondere i campi a radiofrequenza con le radiazioni ionizzanti, quali raggi X e raggi gamma. A differenza delle radiazioni ionizzanti, i campi a radiofrequenza non possono causare ionizzazione o radioattività nel corpo. Per questa ragione, sono indicati come radiazioni non ionizzanti (NIR). Livelli di esposizione I telefoni cellulari e le stazioni radio base presentano situazioni di esposizione molto diverse. L'esposizione ai campi a radiofrequenza di chi utilizza un telefonino è molto superiore a quella di chi vive vicino ad una stazione radio base. Comunque, a parte gli sporadici segnali emessi per mantenere il contatto con le stazioni radiobase vicine, i dispositivi cellulari trasmettono energia a radiofrequenza solo durante le chiamate, mentre le stazioni radiobase trasmettono continuamente segnali. • • • Dispositivi portatili. I telefonini sono trasmettitori a radiofrequenza di bassa potenza, che emettono potenze massime contenute tra 0,2 e 0,6 watt. Altri tipi di trasmettitori portatili, come i "walkie talkie", possono emettere potenze di 10 watt e oltre. L'intensità di un campo a radiofrequenza (e quindi l'esposizione di un generico utente) decresce rapidamente con l'aumentare della distanza dal telefonino. Di conseguenza, l'esposizione di un utente con il cellulare posto ad alcune decine di centimetri dalla testa (con l'ausilio di dispositivi che lascino libere le mani, tipo auricolari o viva voce) è di gran lunga inferiore a quella di un utente che tenga il dispositivo appoggiato alla testa. L'esposizione delle persone vicine è molto bassa. Stazioni radio base. Le stazioni radio base trasmettono a livelli di potenza che vanno da pochi watt sino a 100 watt e oltre, a seconda dell'ampiezza della regione, o "cella", che devono coprire con il segnale radio; le antenne sono generalmente larghe 20-30 cm per un metro di lunghezza e sono montate su edifici o tralicci ad un'altezza dal suolo che varia dai 15 ai 50 metri. Queste antenne emettono fasci di energia a radiofrequenza che sono tipicamente molto stretti nella direzione verticale, ma abbastanza larghi nella direzione orizzontale. Grazie alla piccola apertura verticale del fascio, l'intensità al suolo direttamente sotto l'antenna è assai bassa. L'intensità del campo a radiofrequenza cresce leggermente quando ci si allontana dalla stazione radiobase e torna a decrescere a distanze maggiori dall'antenna. Generalmente le antenne installate sui tetti sono protette da recinzioni, sistemate a distanza di 2-5 metri, che tengono il pubblico lontano dall'area in cui il campo a radiofrequenza eccede i limiti di esposizione. Dal momento che le antenne dirigono la loro potenza verso l'esterno, e non irradiano quantità significative di energia né all'indietro né verso l'alto e il basso, i livelli di energia all'interno o ai lati degli edifici sono normalmente molto bassi. Altre fonti di radiofrequenze negli ambienti di vita. Le antenne per altri sistemi di comunicazione diretta, come quelli impiegati da polizia, pompieri ed altri servizi di emergenza, operano a livelli di potenza, e spesso anche a frequenze, simili alle stazioni radio base. In molte aree urbane è comune che le antenne per la diffusione radiotelevisiva trasmettano a livelli di radiofrequenza maggiori di quelli delle stazioni radio base. Effetti sanitari I campi a radiofrequenza penetrano nei tessuti esposti fino a profondità che variano a seconda della frequenza; queste profondità arrivano sino ad un centimetro per le frequenze della telefonia mobile. L'energia a radiofrequenza è assorbita nel corpo e produce calore, ma i normali processi di termoregolazione del corpo sono sufficienti a rimuoverlo. Tutti gli effetti sanitari accertati dei campi a radiofrequenza sono chiaramente legati al riscaldamento. A livelli che sono troppo bassi per produrre un qualunque riscaldamento significativo, l'energia a radiofrequenza può ancora interagire con i tessuti corporei, ma nessuno studio ha dimostrato effetti negativi sulla salute per livelli di esposizione che siano inferiori ai limiti raccomandati dalle linee guida internazionali. La maggior parte degli studi ha esaminato le conseguenze dell'esposizione a breve termine del corpo intero a campi a radiofrequenza i cui livelli erano molto più alti di quelli normalmente associati alle comunicazioni mobili. Con l'avvento di dispositivi quali walkie talkie e telefoni cellulari, si è evidenziato che pochi studi si erano concentrati sull'esposizione localizzata della testa ai campi a radiofrequenza. L'OMS ha identificato le ricerche necessarie per una migliore valutazione dei rischi e ne ha promosso la sovvenzione da parte delle organizzazioni competenti. In breve, questa indagine ha indicato quanto segue: • • • • Cancro. L'evidenza scientifica attuale indica che l'esposizione a campi a radiofrequenza quali quelli emessi dai telefoni cellulari e dalle stazioni radio base non inducono o favoriscono, verosimilmente, il cancro. Diversi studi su animali esposti a campi a radiofrequenza simili a quelli emessi dai telefoni cellulari non hanno trovato nessuna evidenza di induzione o promozione di tumori cerebrali. Nel 1997 uno studio ha indicato che i campi a radiofrequenza accrescevano il tasso di sviluppo di linfomi in ratti geneticamente modificati, ma le implicazioni sanitarie di questo studio non sono ancora chiare. Sono in corso diverse ricerche per confermare questi risultati e stabilire se abbiano rilevanza per il cancro nell'uomo. Tre studi epidemiologici recentemente conclusi non hanno trovato nessuna evidenza convincente di aumenti del rischio di insorgenza di cancro o di alcuna altra malattia, in relazione all'uso di telefoni cellulari. Altri rischi sanitari. Alcuni scienziati hanno riportato altri effetti legati all'impiego dei telefoni mobili, tra cui cambiamenti nell'attività cerebrale, nei tempi di reazione e nell'andamento del sonno. Questi effetti sono minimi e non sembrano avere alcun impatto sanitario significativo. Guida automobilistica. La ricerca ha chiaramente dimostrato un aumento del rischio di incidenti stradali in connessione all'utilizzo di telefoni cellulari durante la guida (siano essi tenuti in mano o usati con dispositivi "a viva voce"). Interferenza elettromagnetica. Quando i telefoni cellulari sono utilizzati in prossimità di dispositivi medicali (tra cui pacemaker, defibrillatori impiantabili e certi apparecchi acustici) è possibile che si provochino interferenze. Sono potenzialmente possibili anche interferenze tra telefoni cellulari e dispositivi elettronici degli aerei. Conclusioni e raccomandazioni Nessuna delle recenti revisioni della letteratura ha concluso che l'esposizione ai campi a radiofrequenza prodotti dai telefoni cellulari o dalle stazioni radio base provochi alcun effetto negativo sulla salute. Sono comunque state identificate alcune lacune nelle conoscenze, che richiedono ulteriori ricerche per giungere a una migliore valutazione dei rischi. Occorreranno 3-4 anni perché le necessarie ricerche siano completate e valutate, e perché vengano pubblicati i risultati finali per tutti i rischi sanitari. Nel frattempo l'OMS raccomanda: • Rigoroso rispetto delle linee guida sanitarie. Le linee guida internazionali sono state sviluppate per proteggere l'intera popolazione: utenti dei telefoni cellulari, persone che lavorano o vivono presso stazioni radio base ed anche persone che non fanno uso di telefoni cellulari. • Misure precauzionali • Governi. Se le autorità hanno adottato linee guida basate su criteri sanitari ma, in risposta alle preoccupazioni del pubblico, decidono di introdurre ulteriori misure cautelative per ridurre l'esposizione ai campi a radiofrequenza, dovrebbero farlo senza minare l'impianto scientifico delle linee guida con l'introduzione arbitraria di ulteriori fattori di sicurezza nei limiti di esposizione. Le misure precauzionali dovrebbero essere introdotte come politica separata, incoraggiando la riduzione volontaria dei campi a radiofrequenza da parte dell'industria e del pubblico. Maggiori dettagli su queste misure sono forniti in un documento di base dell'OMS. • Singoli individui. Le attuali informazioni scientifiche non indicano la necessità di particolari precauzioni per l'impiego dei telefoni cellulari. Se i singoli sono preoccupati, possono scegliere di limitare la propria esposizione o quella dei loro figli, limitando la lunghezza delle telefonate o utilizzando dispositivi a viva voce o auricolari per tenere il cellulare lontano dal corpo e dalla testa. • Rispetto delle prescrizioni locali per l' utilizzo dei telefoni cellulari al fine di evitare interferenze elettromagnetiche. I telefoni cellulari possono interferire con certi dispositivi • • • • elettromedicali, come ad esempio pacemaker e apparecchi acustici. Nei reparti di terapia intensiva degli ospedali l'impiego del cellulare può creare pericoli per i pazienti e non dovrebbe essere consentito. Analogamente, i cellulari non dovrebbero essere utilizzati a bordo degli aerei in quanto potrebbero interferire con gli strumenti di navigazione. Sicurezza alla guida. Vi sono chiare indicazioni di aumento dei rischi di incidente se si utilizza il telefonino mentre si guida, sia esso di tipo convenzionale o dotato di un dispositivo che lasci libere le mani. Gli automobilisti dovrebbero essere fortemente scoraggiati dall'utilizzare il telefonino durante la guida. Semplici misure protettive. Recinzioni o barriere attorno ai siti delle antenne (soprattutto quelle montate sui tetti degli edifici) possono aiutare a precludere l'accesso non autorizzato ad aree dove potrebbero essere superati i limiti di esposizione. Assorbitori di radiofrequenze. L'evidenza scientifica non indica alcun bisogno di involucri o altri "dispositivi assorbenti" da applicare al telefono cellulare. Il loro impiego non ha giustificazioni di carattere sanitario e l'efficacia di molti di questi dispositivi non è comprovata. Consultazioni con il pubblico nella localizzazione di stazioni radio base. I siti delle stazioni radio base devono offrire una buona copertura ed essere accessibili per la manutenzione. Anche se i livelli di campo a radiofrequenza attorno alle stazioni radio base non sono considerati rischiosi per la salute, le decisioni sulla localizzazione di queste ultime dovrebbero tenere in considerazione fattori estetici e sensibilità del pubblico. Per esempio, la collocazione di stazioni radio base vicino ad asili nido, scuole e aree ricreative potrebbe richiedere considerazioni particolari. La comunicazione e il dialogo aperto tra i gestori della telefonia mobile, le autorità locali e la popolazione nelle varie fasi del progetto di installazione di una nuova antenna può aiutare la comprensione del pubblico e contribuire ad una maggiore accettabilità di un nuovo impianto. ! 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