Data ultimo aggiornamento: 14 febbraio 2012
Virus SCHMALLENBERG (SBV).
Nota informativa
Informazioni generali
Dal novembre 2011 è stato segnalato in Germania e Olanda un nuovo virus,
il virus di Schmallenberg, che ha colpito i ruminanti domestici (bovini, ovini e
capre). Altre segnalazioni sono poi succedute in Belgio, Regno Unito e Francia.
Agente eziologico
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Il virus è stato denominato provvisoriamente “Schmallenberg”, dal nome della
località tedesca della Germania nord occidentale in cui è stato individuato per
la prima volta.
Le informazioni ottenute dal sequenziamento genomico del virus suggeriscono
la sua appartenenza al sierogruppo Simbu della famiglia Bunyaviridae, genere
Orthobunyavirus. I virus del sierogruppo Simbu sono stati isolati da ruminanti
in Asia, Australia, Africa e Medio-Oriente (Israele). Fino al 2011 non erano stati
registrati casi in Europa.
Sintomatologia
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Foto 1
Rappresentazione grafica del virus Schmallenberg (SBV)
Foto 2
Feto di ovino abortito con gli arti deformati (artrogrifosi)
fonte immagini: DEFRA
Per quanto riguarda i bovini, l’infezione da SBV è stata associata alla comparsa
di sintomi clinici poco specifici negli animali adulti quali febbre, diarrea, drastica
riduzione della produzione del latte fino al 50%.
In associazione all’infezione da SBV, sono stati registrati casi di aborti,
natimortalità e soprattutto malformazioni a livello congenito. In particolare,
sono stati descritti feti di agnelli e vitelli con artrogrifosi, idranencefalia,
ipoplasia cerebellare, anchilosi, opistotono e rigidità articolare.
Negli ovicaprini l’infezione sembra manifestarsi con le sole malformazioni fetali
congenite.
Si suppone che, in analogia ad altri virus del sierogruppo Simbu, il rischio
maggiore di infezione fetale sia tra 28 e 56 giorni di gravidanza negli ovini e tra
75 e 150 giorni di gestazione nel bovino.
Trasmissione
La diffusione di questi virus nella popolazione animale avviene solo tramite
insetti vettori e non per contatto diretto; tuttavia, è ipotizzabile la trasmissione
trans-placentale da madre a figlio. L’osservazione di malformazioni congenite
Virus schmallenberg. Nota informativa > 1
negli agnelli e vitelli nelle ultime settimane del 2011 e nelle prime del 2012,
effettuata nei paesi del nord Europa, ha confermato l’ipotesi di circolazione del
virus già dalla primavera-estate del 2011.
Specie ricettive
Ovini, bovini e caprini. Non sono attualmente disponibili dati che evidenzino la
recettività all’infezione in altre specie animali, quali i ruminanti selvatici.
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Diffusione
Attualmente sono stati segnalati casi d’infezione in Germania, Olanda, Belgio,
Francia e Regno Unito.
Provenienza
Attualmente non vi sono dati che permettano di accertare le modalità e i tempi
di introduzione del virus in Europa.
Rischio per la salute umana
Foto 3
Deformità in feto ovino
Allo stato attuale non c’è nessuna evidenza che il virus Schmallenberg possa
causare malattia nell’uomo. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo
delle malattie (ECDC), nella valutazione preliminare del rischio per l’uomo da parte
di questo virus, rileva che “è improbabile che questo nuovo virus possa provocare
malattia nell’uomo, ma non lo si può escludere a questo stadio delle conoscenze”.
Foto 4
Cervello di agnello: idroencefalo
Segnalazioni
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Fonte immagini: DEFRA
È opportuno che i casi sospetti vengano segnalati all’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale competente per territorio, inviando l’eventuale materiale
patologico (feti abortiti, sangue della madre).
Redatto da:
Dipartimento di patologia animale e
sanità pubblica, IZSVe
SC5 Sanità e benessere animale, IZSVe
2 > Virus schmallenberg. Nota informativa
Lo strumento diagnostico in uso per la rilevazione del virus è la Real Time RT-PCR,
standardizzata e validata dal Friedrich Löffler Institut (Germania). I materiali d’elezione da analizzare in fase acuta sono il siero e il sangue con EDTA nell’animale adulto. La
rilevazione del virus tramite RT-PCR nel sangue è però legata alla breve viremia (da 1
a 6 giorni) e anche i sintomi clinici sono di breve durata e concomitanti al periodo di
viremia.
In presenza di feti malformati, è fortemente consigliata almeno l’analisi di cervello,
cervelletto, milza e siero del feto.
Dal punto di vista sierologico, le analisi sono condotte su scala ridotta tramite virus
neutralizzazione (un livello discreto di anticorpi neutralizzanti è stato osservato dopo
40 giorni dall’infezione) e immunofluorescenza indiretta.
In più laboratori del nord Europa sono in fase di sviluppo saggi ELISA per indagini su
larga scala.
Grafica e impaginazione: Valentina Boscolo Bragadin, SCS7 - IZSVe
Attuali possibilità di diagnosi