Oggetto: RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI E SPECIALI R.10.a Dicembre 2013 Giugno 2012 Marzo 2012 02 Revisione 01 Revisione 00 Emissione Progetto: Binini Partners S.r.l. via Gazzata, 4 42121 Reggio Emilia tel. +39.0522.580.578 tel. +39.0522.580.586 fax +39.0522.580.557 e-mail: [email protected] www.bininipartners.it C.F. e P.IVA e R.I. 02409150352 Capitale sociale euro 100.000 i.v. 1 Indice 1 2 DESCRIZIONE SOMMARIA DELL'IMPIANTO AL FINE DELLA SUA IDENTIFICAZIONE. .......... 3 DATI DI PROGETTO ..................................................................................................................................... 8 2.1 Classificazione degli ambienti in relazione alle sollecitazioni dovute alle condizioni ambientati, alle attività svolte e ad eventuali particolarità. .............................................................. 8 2.2 Dati del sistema di distribuzione e di utilizzazione dell'energia elettrica (tensione, frequenza, fasi, stato dei neutro, tipo di alimentazione, cadute di tensione ammissibili e correnti di guasto nei diversi punti dell'impianto). .............................................................................. 9 2.3 Descrizione dei carichi elettrici. .................................................................................................. 10 2.4 Norme tecniche di riferimento per gli impianti e i componenti..................................... 10 2.4.1 Leggi e Decreti Ministeriali ...................................................................................................... 10 2.4.2 Norme CEI ( si intendono compresi anche gli eventuali supplementi di variante o errata corrige).......................................................................................................................................... 11 3 EVENTUALI VINCOLI DA RISPETTARE, COMPRESI QUELLI DERIVANTI DAL COORDINAMENTO CON LE ALTRE DISCIPLINE COINVOLTE, DALLE NECESSITÀ DI PREVENZIONE INCENDI E DALLA COMPATIBILITÀ CON GLI IMPIANTI ESISTENTI NEL CASO DI TRASFORMAZIONE O AMPLIAMENTO. ........................................................................................................ 16 4 CARATTERISTICHE GENERALI DELL'IMPIANTO ELETTRICO, QUALI LE CONDIZIONI DI SICUREZZA, LA DISPONIBILITÀ DEL SERVIZIO, LA FLESSIBILITÀ (ES. PER FUTURI AMPLIAMENTI), LA MANUTENIBILITÀ. ......................................................................................................... 16 5 PROVVEDIMENTI PROTETTIVI ADOTTATI .......................................................................................... 19 5.1 Generalità ........................................................................................................................................... 19 5.2 Protezione contro i contatti indiretti ........................................................................................ 20 5.3 Impianto di terra e protezione dalle scariche atmosferiche............................................. 26 5.4 Protezione contro i contatti diretti ............................................................................................ 28 5.5 Coordinamento tra conduttori e dispositivo di protezione ............................................. 28 5.6 Protezione contro le correnti di cortocircuito ....................................................................... 28 5.7 Caratteristiche dei dispositivo di protezione contro i cortocircuiti ............................... 29 5.8 Sezionamento e comando ........................................................................................................... 30 5.9 Sezionamento ................................................................................................................................... 30 6 DATI DIMENSIONALI RELATIVI ALL'ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE GENERALE E, OVE NECESSARIO, ALL'ILLUMINAZIONE LOCALIZZATA IN RELAZIONE AL COMPITO VISIVO, PER I DIVERSI AMBIENTI E PER LE DIVERSE CONFIGURAZIONI DI UTILIZZAZIONE ................................. 32 6.1 Tipi di lampade e di apparecchi di illuminazione; ............................................................... 32 6.2 Quantità ed ubicazione degli apparecchi di illuminazione .............................................. 32 6.3 Livello di illuminamento medio di esercizio (En) ................................................................. 32 6.4 Uniformità di illuminamento. ...................................................................................................... 33 6.5 Fattore di manutenzione (M) ....................................................................................................... 33 NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 2 6.6 Fattore di deprezzamento (D). .................................................................................................... 33 7 ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA ............................................................................................................ 34 7.1 Illuminazione antipanico .............................................................................................................. 36 8 INTERFERENZE ELETTROMAGNETICHE .............................................................................................. 39 9 SCELTA DELLA TIPOLOGIA DEGLI IMPIANTI E DEI COMPONENTI ELETTRICI PRINCIPALI IN RELAZIONE AI PARAMETRI ELETTRICI (ES. TENSIONI, CORRENTI), ALLE CONDIZIONI AMBIENTALI E DI UTILIZZAZIONE.................................................................................................................. 40 9.1 Dimensionamento dei canali ...................................................................................................... 43 9.2 Impianto rivelazione fumi............................................................................................................. 45 10 VERIFICHE INIZIALI .................................................................................................................................... 60 11 MANUTENZIONE ........................................................................................................................................ 67 11.1 Premessa ............................................................................................................................................. 67 11.2 Manutenzione periodica ............................................................................................................... 67 11.3 Impianto rivelazione fumi............................................................................................................. 68 11.4 Verifiche e denunce necessarie a termine di Legge ............................................................ 69 12 PRESCRIZIONI GENERALI PER LA REALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI ................... 70 12.1 Sigillatura antifiamma .................................................................................................................... 70 12.2 Tubazioni portacavi ........................................................................................................................ 74 12.3 Collegamento conduttori elettrici ............................................................................................. 75 12.4 Spaziatura dei cavi ........................................................................................................................... 75 12.5 Identificazione cavi e conduttori................................................................................................ 76 12.6 Quote installative delle apparecchiature ................................................................................ 77 13 ALLEGATI : .................................................................................................................................................... 78 CALCOLI ILLUMINOTECNICI, CALCOLO PROTEZIONE CONTRO I FULMINI E DIMENSIONAMENTO LINEE ELETTRICHE (relazione R10.b - Relazione di calcolo impianti elettrici e speciali) ............................................................................................................................................... 78 NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 3 1 DESCRIZIONE SOMMARIA DELL'IMPIANTO AL FINE DELLA SUA IDENTIFICAZIONE. Trattasi della progettazione relativa agli impianti elettrici e speciali da realizzarsi nel nuovo TECNOPOLO dell’Università di Parma. La presente relazione ha lo scopo di fornire i principali criteri con cui si è proceduto alla progettazione. L’edificio è una struttura di 2 piani (Terra e Primo) con una zona dedicata agli impianti tecnologici posizionata in copertura. E costituito da n.3 corpi distinti uniti da un corpo centrale che accoglie l’ingresso principale gli ascensori/montacarichi e le scale. In linea generale è così ripartito: - piano Terra Uffici, laboratorio SI TEIA, Laboratorio COMT; Laboratorio RFID&VISION - piano 1° laboratorio SI TEIA; Laboratorio CIPACK; Laboratorio BIOPHARMANET-TECH; - piano copertura locali tecnologici (sottocentrale termica, unità trattamento aria, cabina MT/BT, locale Gruppo Elettrogeno. Considerazioni generali sulla cabina e sulle sorgenti di energia La nuova struttura sorge in posizione decentrata rispetto al Campus, la fornitura di energia elettrica pertanto sarà da realizzare in madia tensione mediante collegamento alla cabina MT esistente collocata in prossimità dell’edificio Geologia. Nel presente progetto sono escluse le opere all’interno di tale cabina per l’allaccio della nuova linea. Sulla copertura della nuova struttura sono collocati tutti i locali tecnologici, lo studio delle caratteristiche geometriche dell’edificio da servire ed il posizionamento delle utenze elettriche rilevanti, hanno portato ad individuare sulla copertura il posizionamento più favorevole della cabina di trasformazione MT/BT e del gruppo elettrogeno. Il progetto prevede la realizzazione dei seguenti impianti ed opere principali: - realizzazione di una cabina di trasformazione M.T./B.T.; - installazione di gruppi di continuità assoluta predisposti per il funzionamento in parallelo ridondante, per l’alimentazione delle apparecchiature informatiche; - installazione di un impianto di illuminazione di emergenza; - quadri generali di Bassa tensione e distribuzione elettrica primaria; - quadri elettrici di zona e di distribuzione elettrica secondaria; - impianti di illuminazione normale; - impianto di terra e di equipotenzialità; - Impianto cablaggio strutturato impianto cablaggio strutturato eseguito in categoria 6 con un armadio concentratore posto ad ogni piano collegato all’armadio principale (centro stella) mediante fibre ottiche multimodali; NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 4 - - - impianto di rilevazione e segnalazione incendi con propria centrale posizionata nel locale tecnico del piano copertura; - impianto rivelazione gas per i laboratori - predisposizione sui quadri elettrici dei contatti portati in morsettiera per l’eventuale riporto al sistema di telecontrollo e supervisione degli impianti elettrici e speciali comune con il sistema di supervisione degli impianti meccanici; - predisposizione per impianto controllo accessi mediante tubazioni e scatole da realizzarsi sulle porte esterne e di accesso alle aree riservate al personale. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 5 La potenza elettrica stimata necessaria all’edificio è stata valutata secondo la seguente tabella: Tabella riepilogativa delle potenze elettriche ripartite nelle sezioni previste Potenza Installata Coefficiente di utilizzazione Coefficiente di Contemporaneità Potenza Assorbita kW ku kc kW Tipo di alimentazione N = normale P = privilegiata C = continuità S = Sicurezza Illuminazione normale 130 1 0.9 117 P Illuminazione di sicurezza 10 1 1 10 S F.M. 650 0.4 0.4 104 N Apparecchiature informatiche 80 0.8 1 64 C Impianti elevatori 32 1 0.7 22 P Sottocentrale termofrigorifera 70 0.8 1 56 N Unità di trattamento aria 80 0.8 1 64 N Gruppi frigoriferi autonomi 70 0.9 1 60 P Impianti speciali laboratori di ricerca e banchi prova 480 0.6 0.7 201 N Utenze Totale 698 Contemporaneità kc 0.8 Totale 558 Pertanto si è scelto di installare n.2 trasformatori in resina con potenza di 800kVA cadauno (uno di riserva all’altro). Per le utenze che necessitano di energia privilegiata (classe 15) si è decisa l’installazione di un gruppo elettrogeno con potenza di 400kVA e pertanto abbondante rispetto alle attuali esigenze, in modo da avere una riserva di potenza per future necessità attualmente non considerate. Per i servizi informatici si è adottato un gruppo statico di continuità composto da n.2 macchine in parallelo ridondante con potenza cadauna di 80kVA ed autonomia 30minuti. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 6 Al fine di garantire la massima flessibilità degli impianti la distribuzione è stata pensata con blindosbarre che partono direttamente da quadro generale di bassa tensione posto in cabina e si diramano per servire i tre corpi suddivise per ognuno in: - ENERGIA NORMALE (classe >15) - ENERGIA PRIVILEGIATA (classe 15) - ENERGIA CONTINUITA’ (classe 0) Per ogni corpo di edificio è presente un cavedio tecnico montante in cui sono posate le blindosbarre affiancato da un locale tecnico in cui è collocato il relativo quadro di piano con alimentazione derivata dalle suddette blindosbarre. Dai rispettivi quadri di piano verranno derivate le alimentazioni per le blindosbarre orizzontali distribuite al piano e predisposte per le future derivazioni ai quadri di zona o laboratorio. Ai vari piani la distribuzione avverrà nei corridoi, in cui saranno installate: - n.1 blindosbarra energia normale classe >15 - n.1 blindosbarra energia privilegiata classe 15 - n.1 blindosbarra energia continuità classe 0, inoltre sempre nei corridoi saranno presenti le passerelle portatavi per la distribuzione degli impianti speciali che faranno capo al locale tecnico (uno per piano posto di fianco al cavedio energia). L’illuminazione sarà prevalentemente realizzata con apparecchi dotati di lampade fluorescenti e reattori elettronici al fine di contenere i consumi energetici. Verrà fatto ricorso anche a corpi illuminanti dotati di lampade LED per l’illuminazione di emergenza. Il comando centralizzato delle luci nelle zone comuni sarà eseguita con sistema BUS al fine di ottimizzarne la gestione e contenere i consumi energetici. OGGETTO dell’incarico di progettazione Descrizione incarico NUOVO IMPIANTO O INSTALLAZIONE TRASFORMAZIONE DI UN IMPIANTO Note esplicative Realizzazione di nuovo impianto o completo rifacimento di uno esistente Realizzazione di modifiche all’impianto esistente dovute a: - cambio di destinazione d’uso - cambio delle prestazioni dell’impianto (modifica delle sezioni, delle protezioni o aumento della potenza) - cambio delle condizioni di alimentazione dell’impianto - applicazione di prescrizioni di sicurezza (per quanto non rientra negli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria) quali ad esempio la realizzazione dell’impianto di terra o l’installazione di dispositivi di protezione differenziale - Rifacimento parziale di un impianto che non rientri nella manutenzione straordinaria, come ad esempio NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 7 AMPLIAMENTO DELL’IMPIANTO MANUTENZIONE STRAORDINARIA MANUTENZIONE ORDINARIA la sostituzione dell’impianto di uno o più locali/zone/reparti con un nuovo impianto quando i locali/zone/reparti non coincidono con tutta l’unità Realizzazione dell’espansione con l’aggiunta di uno o più circuiti elettrici Rinnovo e/o sostituzione di parti, mediante l’impiego di strumenti o attrezzi particolari, che non modificano in modo sostanziale le prestazioni dell’impianto stesso, e riportano l’impianto stesso in condizioni ordinarie di esercizio. Tali interventi non rientrano nelle definizioni nuovo impianto, trasformazione, ampliamento o manutenzione ordinaria, per esempio: - sostituzione di un componente con altro di caratteristiche diverse; - sostituzione di uno o più componenti guasti per la cui ricerca siano richieste prove ed un accurato esame dei circuiti; - aggiunta o spostamento di prese a spina o punti di utenza (centri luce, ecc..) su circuiti esistenti. Nota: tali interventi NON sono soggetti all’obbligo di progettazione ai sensi della Legge 46/90) Interventi finalizzati a contenere il degrado normale d’uso o a far fronte ad eventi accidentali che comportino la necessità di primi interventi, che comunque non modificano la struttura essenziale dell’impianto e la sua destinazione d’uso. (es.sostituzione di piccole apparecchiature, le cui avarie, usure, obsolescenze siano facilmente riconoscibili, con altre di caratteristiche equivalenti) Nota: tali interventi NON sono soggetti all’obbligo di progettazione ai sensi della Legge 46/90) NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 8 2 DATI DI PROGETTO 2.1 Classificazione degli ambienti in relazione alle sollecitazioni dovute alle condizioni ambientati, alle attività svolte e ad eventuali particolarità. L’attività presente, ai sensi del D.M. 16/02/1982, è la n°85 – Scuole di ogni ordine, grado e tipo, collegi, accademie e simili per oltre 100 persone presenti. Non sono presenti altre attività soggette a controllo dei Vigili del Fuoco. Il progetto di prevenzione incendi è pertanto redatto in ottemperanza al D.M. del 26/08/1992 – Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica All’interno dell’edificio vi sono varie tipologie di locali che possono si possono riassumere in: - uffici - laboratori di ricerca - spogliatoi - bagni - aree di circolazione - officina meccanica per interventi sulle parti elettriche degli automezzi - stabulari Nei laboratori viene impiegato gas metano per la strumentazione ed alcuni gas tecnici la rete è realizzata in modo che sia sempre presente una valvola di intercettazione posta all’esterno del fabbricato comandata automaticamente in chiusura quando i laboratori sono chiusi o nel caso di allarme dai sensori di gas posti all’interno dei locali. In questo modo vengono eliminate le eventuali sorgenti di emissioni nei locali e possono pertanto essere considerati ambienti ordinari Tutto l’edificio è comunque da considerarsi Ambiente a maggior rischio in caso d’incendio secondo Norma CEI 64-8/7 sezione 751 a causa dell’elevato numero di persone e delle difficoltà di esodo. Classificazione Gli impianti sono soggetti ai dettami generali della Norma CEI 64-8 ed in aggiunta sono soggetti alle prescrizioni della Norma CEI 64-8/7 sezione 751 (ambienti M.A.R.C.I.). Grado di protezione IP NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 9 Presenza di corpi solidi estranei IP0X – Corpi solidi estranei Trascurabili IP1X – Corpi solidi estranei 50mm IP2X – Corpi solidi estranei 12,5mm IP3X – Corpi solidi estranei 2,5mm IP4X – Corpi solidi estranei 1,0mm IP5X – Presenza di polvere con penetrazione limitata nell’involucro IP6X – Presenza di polvere senza penetrazione nell’involucro Presenza di liquidi NOTE NOTE IPX0 – Presenza di acqua trascurabile IPX1 – Stillicidio con caduta verticale delle gocce IPX2 – Stillicidio con caduta inclinata di max. 15° delle gocce IPX3 – Pioggia con caduta inclinata di max. 60° delle gocce IPX4 – Spruzzi d’acqua da tutte le direzioni IPX5 – Getti d’acqua da tutte le direzioni IPX6 – Potenti getti d’acqua da tutte le direzioni IPX7 – Immersione temporanea IPX8 – Immersione continua Si adotteranno i seguenti gradi di protezione minimi nell’esecuzione degli impianti: Gradi minimi NOTE di protezione IP20 Per i corpi illuminanti in tutti i locali ordinari e per gli impianti IP40 IP44 IP55 Per gli impianti negli ambienti sterili IP65 Per i corpi illuminanti negli ambienti sterili 2.2 Dati del sistema di distribuzione e di utilizzazione dell'energia elettrica (tensione, frequenza, fasi, stato dei neutro, tipo di alimentazione, cadute di tensione ammissibili e correnti di guasto nei diversi punti dell'impianto). - Tipo di alimentazione Sistema di distribuzione Media tensione 15000V TN-S NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 10 - Corrente di corto circuito 19kA sul quadro generale BT in cabina MT/BT Tale quadro con i relativi interruttori sarà comunque dimensionato per una Icc=38kA - Tensione di distribuzione - Potenza massima prelevabile - Fattore di potenza Caduta di tensione 400/230V 5% 560kW Potenza contrattuale --kW maggiore di 0,9 4% dalla fornitura all’utilizzatore finale 10% avviamento motori - Portata dei conduttori: Sostanze esplodenti - Sostanze infiammabili Sostanze corrosive Pericolo dovuto all’urto Competenza del personale secondo tabelle UNEL. Trascurabili in quanto nei laboratori sono presi i dovuti accorgimenti per evitare la presenza di zona classificate con pericolo di esplosione Trascurabili Trascurabili Trascurabile specializzato per manutenzione e gestione 2.3 Descrizione dei carichi elettrici. I carichi elettrici saranno prevalentemente costituiti da: prese di FM per utilizzatori vari - Corpi illuminanti con lampade fluorescenti - Apparecchiature di laboratorio - Motori ed apparecchiature tecnologiche per il riscaldamento/condizionamento Per quanto concerne la descrizione dettagliata dei carichi e del loro posizionamento si rimanda alle planimetrie ed agli schemi elettrici dei quadri. 2.4 Norme tecniche di riferimento per gli impianti e i componenti. Di seguito si elencano brevemente le principali Leggi, Decreti e Norme CEI in vigore, applicabili agli impianti elettrici oggetto dell’opera tralasciando le eventuali successive integrazioni. L’elenco è da intendersi al solo scopo di fornire un quadro orientativo di massima e pertanto non esaustivo. 2.4.1 Leggi e Decreti Ministeriali Legge 1 marzo 1968, n. 186: Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari, installazione e impianti elettrici ed elettronici. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 11 Gazzetta Ufficiale 23 marzo 1968, n. 77. Decreto Ministeriale 22 gennaio 2008 n.37 Regolamento concernente l’attuazione dell’articolo 11-quterdecies, comma 13, lettera a) della legge n.248 del 2 dicembre 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici. Gazzetta Ufficiale 12 marzo 2008, n. 61. D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81 Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n.123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Gazzetta Ufficiale 30 aprile 2008, n. 108. Decreto Ministeriale 18 settembre 2002 Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio delle strutture sanitarie pubbliche e private. Gazzetta Ufficiale 27 settembre 2002, n. 227. Decreto Ministeriale 15 settembre 2005 Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per i vani degli impianti di sollevamento ubicati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi. Gazzetta Ufficiale 05 ottobre 2005, n. 232. Decreto Ministeriale 18 settembre 2002 Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio di edifici e/o locali destinati ad uffici. Gazzetta Ufficiale 2 marzo 2006, n. 51. 2.4.2 Norme CEI ( si intendono compresi anche gli eventuali supplementi di variante o errata corrige) Norme generali CEI 11-1 impianti elettrici con tensione superiore a 1kV in corrente alternata CEI 11-17 Linee in cavo CEI 17-1 Interruttori a corrente alternata per tensioni superiori a 1000V CFI 17-4 Sezionatori a corrente alternata per tensioni superiori a 1000V CEI 17-6 Apparecchiatura prefabbricate con involucro metallico per tensioni da 1 a 72,5 kV (quadri MT) Per le cabine MT-BT e la distribuzione MT NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 12 CEI 8-6 (1990) Tensione, nominale per i sistemi di distribuzione pubblica dell'energia elettrica a bassa tensione. Per i criteri impiantistici: CEI 31-30 Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas Parte 10: Classificazione dei luoghi pericolosi CEI 31-33 Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas Parte 14: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere) CEI 31-35 Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive per la presenza di gas Guida all'applicazione della Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30) CEI 31-36 Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di polvere combustibile Parte 1-2: Costruzioni elettriche protette da custodie Scelta, installazione e manutenzione CEI 31-52 Costruzioni per atmosfere esplosive per la presenza di polvere combustibile Parte 3: Classificazione dei luoghi dove sono o possono essere presenti polveri combustibili CEI 31-56 Costruzioni per atmosfere esplosive per la presenza di polveri combustibili Guida all'applicazione della Norma CEI EN 50281-3 (CEI 31-52) “Classificazione dei luoghi dove sono o possono essere presenti polveri combustibili” CEI 64-12 Guida per l'esecuzione dell'impianto di terra negli edifici CEI 64-8/1 CEI 64-8/2 CEI 64-8/3 CEI 64-8/4 CEI 64-8/5 CEI 64-8/6 CEI 64-8/7 Principi fondamentali Definizioni Caratteristiche generali Prescrizioni per la sicurezza Scelta ed installazione dei componenti Verifiche Ambienti ed applicazioni particolari CEI EN 62305-1 (CEI 81-10/1) CEI EN 62305-2 (CEI 81-10/2) CEI EN 62305-3 (CEI 81-10/3) pericolo per le persone CEI EN 62305-4 (CEI 81-10/4) nelle strutture CEI EN 60849 (CEI 100-55) Protezione contro i fulmini. Principi generali Protezione contro i fulmini. Valutazione del rischio Protezione contro i fulmini. Danno materiale alle strutture e Protezione contro i fulmini. Impianti elettrici ed elettronici Sistemi elettroacustici applicati ai servizi di emergenza per uso residenziale e terziario NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 13 EN 60529 Gradi di protezione degli involucri. (codice IP) (CEI 70-l) CEI 81-10/1 Protezione di strutture contro i fulmini - Principi generali CEI 81-10/2 Protezione di strutture contro i fulmini - Valutazione del rischio CEI 81-10/3 Protezione di strutture contro i fulmini - Danno materiale alle strutture e pericolo per le persone CEI 81-10/4 Protezione di strutture contro i fulmini - Impianti elettrici ed elettronici nelle strutture CEI 64-50 Guida per l'integrazione nell'edificio degli impianti elettrici utilizzatori ausiliari e telefonici Per le condutture CEI16-4 lndividuazione dei conduttori isolati e nudi tramite colori CEI 23-8 Tubi protettivi rigidi in PVC CEI 23-14 Tubi flessibili in PVC CEI 23-20 Morsetti per giunzioni e derivazioni CEI 23-25 Tubi per installazioni elettriche CEI 23-28 Tubi metallici per installazioni elettriche CEI 23-31 Canali metallici portacavi e portapparecchi CEI 23-32 Canali di materiale plastico portacavi e portapparecchi CEI 20-13 Cavi con isolamento estruso in gomma per tensioni nominali da 1 a 30kV. CEI 20-14 Cavi isolati con polivinilcloruro di qualità R2 con grado di isolamento superiore a 3 CEI 20-19 Cavi isolati in gomma per tensioni fino a 450/750 V CEI 20-20 Cavi isolati in PVC per tensioni fino a 450/750 V CEI 20-22 Cavi non propaganti l'incendio CEI 20-35 Cavi non propaganti la fiamma CEI 20-36 Cavi resistenti al fuoco CEI 20-37 Cavi elettrici- Prove dei gas emessi durante la combustione CEI 20-38 Cavi a basso sviluppo di fumi e gas tossici CEI 20-38/1 Cavi isolati con gomma non propaganti l'incendio e a basso sviluppo di fumi e gas tossici e corrosivi - Parte 1: Tensione nominale Uo/U non superiore a 0,6/1 kV CEI 20-39/1 Cavi ad isolamento minerale con tensione nominale non superiore a 750V CEI 20-40 Guida per l'uso dei cavi a B.T Per gli apparecchi di comando, protezione e derivazione EN 60669-1 Apparecchi di comando non automatici (interruttori) per installazione fissa per uso domestico e similare. Prescrizioni generali CEI 23-3 EN 60898 interruttori automatici per usi domestici e similari CEI 23-5 Prese a spina per usi domestici e similari CEI 23-8 Tubi protettivi rigidi in PVC NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 14 CEI 23-9 Apparecchi di comando per usi domestici CEI 23-12/1 EN60309-1 Prese a spina per usi industriali CEI 23-16 Prese a spina di tipo complementari CEI 23-18 Interruttori differenziali per usi domestici CEI 23-19 Canali portacavi a battiscopa CEI 17-3 Contattori di manovra CEI 17-5 EN60947-2 Interruttori automatici CEI 17-12 Apparecchi ausiliari EN 61008-1 Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente incorporati per installazioni domestiche o similari. EN 61009-1 Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incorporati per installazioni domestiche o similari Per i quadri e le sbarre prefabbricate CEI 17-13/2 Apparecchiature costruite in fabbrica (condotti sbarre) CEI 17-13/1 Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra (quadri BT) CEI 17-13/3 EN 60439-3 Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra (quadri ASD) Per l'impianto di illuminazione CEI 21-6 Batterie, di accumulatori al piombo CEI 34-21 Apparecchi di illuminazione CEI 34-22 Apparecchi di illuminazione di emergenza EN 60598-1 Apparecchi di illuminazione. Prescrizioni generali e prove UNI 12464 Illuminotecnica. Illuminazione di interni con luce artificiale Per i impianti speciali CEI 12-15 Antenna. Impianti centralizzati CEI 74-2 Apparecchiature per la tecnologia dell’informazione comprese le apparecchiature elettriche per ufficio. Sicurezza CEI 79-3 Norme particolari per gli impianti antieffrazione e antiintrusione. Impianti antieffrazione, antiintrusione, antifurto e antiagressione CEI 103-1/1 Impianti telefonici interni. Parte 1: Generalità CEI 103-1/13 Impianti telefonici interni. Parte 13: Criteri di installazione e reti. CEI 103-1/14 Impianti telefonici interni. Parte 14: Collegamento alla rete in servizio pubblico Per i trasformatori CEI 14-6 Trasformatori di isolamento e trasformatori di sicurezza. Prescrizioni NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 15 - Prescrizioni del locale Comando dei Vigili del Fuoco Prescrizioni dell’ente distributore energia (Enel) Prescrizioni del gestore telefonico (Telecom) Norme e raccomandazioni della locale AUSL NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 16 3 EVENTUALI VINCOLI DA RISPETTARE, COMPRESI QUELLI DERIVANTI DAL COORDINAMENTO CON LE ALTRE DISCIPLINE COINVOLTE, DALLE NECESSITÀ DI PREVENZIONE INCENDI E DALLA COMPATIBILITÀ CON GLI IMPIANTI ESISTENTI NEL CASO DI TRASFORMAZIONE O AMPLIAMENTO. I vincoli principali riguardano la posa dei canali e delle blindosbarre nei corridoi, che deve essere studiata di comune accordo con gli impianti dell’aria ed idraulici al fine di ottimizzare gli staffagli e razionalizzare gli spazi. Il posizionamento dei corpi illuminanti che deve essere concordato con chi realizza i controsoffitto. La posa delle prese e degli allacci nei laboratori dovrà essere coordinata con i fornitori delle attrezzature in modo da garantire le corrette posizioni degli allacci elettrici. 4 CARATTERISTICHE GENERALI DELL'IMPIANTO ELETTRICO, QUALI LE CONDIZIONI DI SICUREZZA, LA DISPONIBILITÀ DEL SERVIZIO, LA FLESSIBILITÀ (ES. PER FUTURI AMPLIAMENTI), LA MANUTENIBILITÀ. Come già anticipato sul quadro generale di edificio sono presenti due distinti settori, - Energia classe >15 (Normale) - Energia classe 15 (Privilegiata) L’Energia classe 0 (Continuità) per le attività informatiche derivata da apposito UPS costituito da n.2 macchine in parallelo ridondante da 80kVA autonomia 30minuti Questa soluzione aumenta notevolmente l’affidabilità dell’impianto in quanto anche per gravi problemi su uno degli UPS il restante sopperisce automaticamente alla sua mancanza. La distribuzione principale in blindosbarra come precedentemente descritto permette di ottenere una grande flessibilità degli impianti ed una notevole affidabilità e facilità di manutenzione. Pertanto si è scelto di mantenere questa tipologia distributiva anche ai piani impiegando blindosbarre che permettessero derivazioni con spine intercambiabili fra le vari blindosbarre di diversa portata da 100A a 630A così da permetter l’impiego di blindosbarre sovradimensionate per future esigenze senza che questo si ripercuotesse economicamente sulle costo delle spine di derivazione. Tutte le linee principali sono protette da opportuni interruttori automatici magnetotermici con protezione differenziale a toroide separato, e relè regolabile sia in tempo che corrente. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 17 Tutti i circuiti terminali in distribuzione sono protetti da interruttori automatici magnetotermici differenziali in classe A. le tarature dei vari interruttori è tale da permettere l’ottenimento della selettività di intervento in caso di guasto (cortocircuito, sovraccarico o dispersione verso terra). In linea generale i circuiti luce sono protetti da interruttori automatici magnetotermici differenziali con portata 10A e differenziale 0,03A o 0,3A tempo di intervento istantaneo in classe A i circuiti prese sono protetti da interruttori automatici magnetotermici differenziali con portata 16A e differenziale 0,03A tempo di intervento istantaneo in classe A La distribuzione al piano realizzata mediante blindosbarra, offre il vantaggio di ridurre i tempi di montaggio, rendere l’impianto più selettivo dal punto di vista dell’intervento delle protezioni elettriche, aumentare la flessibilità nel caso di futuri ampliamenti o modifiche, ridurre al minimo le dimensioni del quadro di piano. Inoltre la soluzione di una distribuzione in blindosbarra permette di ridurre il quantitativo di cavi installati, tanto che non risultano essere in notevole quantità in relazione agli altri materiali infiammabili presenti nel reparto. La presenza del quadretto di comando in stanza consente, inoltre di facilitare le operazioni di verifica periodica e di ricerca guasti, riducendo al minimo i disservizi causati ai restanti locali. Per ogni piano, la distribuzione avrà origine dal quadro di reparto mediante appositi interruttori a cui saranno sottese le linee delle blindosbarre posate nei corridoi: - blindosbarra 4x100A preposta alla distribuzione delle linee ENERGIA (classe 0) - una blindosbarra 4x250A preposta alla distribuzione delle linee ENERGIA (classe 15) - una blindosbarra 4x400A preposta alla distribuzione delle linee ENERGIA (classe >15) - una passerella in filo d’acciaio dim.100x54mm per la distribuzione delle linee di servizio al corridoio e delle linee a 24V per i contatti delle porte ed i magneti. - una passerella in filo d’acciaio dim.300x54mm per la distribuzione degli impianti speciali quali rete cablata, rivelazione fumi ecc… Ogni locale sarà dotato di proprio quadretto derivato delle due blindosbarre secondo le necessità, con installati gli interruttori di protezione per la linea luce e la linea prese. Per quanto concerne il dimensionamento delle linee di alimentazione alle blindosbarre di montante si è realizzata in modo da garantire l’adeguata caduta di tensione in tutti i punti dell’impianto e diminuendo le perdite dovute ad effetto joule, mantenendo, inoltre dei valori accettabili di corrente di cortocircuito tali da fare “lavorare” le protezioni sulla curva magnetica garantendone pertanto l’intervento in tempi rapidi. (questa condizione, da un punto di vista della protezione delle condutture, non è indispensabile, infatti esse risultano protette anche dal sovraccarico, ma da un punto di vista di individuazione del guasto e di affidabilità NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 18 questa condizione riduce i tempi di permanenza dell’eventuale guasto e ne permette una più rapida individuazione). NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 19 5 PROVVEDIMENTI PROTETTIVI ADOTTATI 5.1 Generalità Essendo l'impianto in oggetto classificabile come sistema di: CATEGORIA 0 CATEGORIA II CATEGORIA III CATEGORIA I tensione nominale minore di 50Vac o 120Vdc tensione nominale maggiore di 50Vac fino a 1000Vac o maggiore di 120Vdc fino a 1500Vdc tensione nominale maggiore di 1000Vac fino a 30000Vac o maggiore di 1500Vdc fino a 30000Vdc tensione nominale maggiore di 30000ac/dc Essendo inoltre l’impianto alimentato da: DA PROPRIA CABINA DI TRASFORMAZIONE RETE PUBBLICA IN BT In base all’articolo 312 della norma CEI 64-8/3 si realizzerà una distribuzione del tipo: TT TN‐S TN‐C‐S TN‐C IT NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 20 5.2 Protezione contro i contatti indiretti Nel rispetto di quanto enunciato, la Norma CEI 64-8 prevede che nei luoghi ordinari per i sistemi di categoria 0 ed I la protezione contro i contatti indiretti è ottenuta mediante: Bassissima tensione di sicurezza (SELV) o di protezione (PELV); Interruzione automatica dell’alimentazione; Rt < 50 / Ia TT (CEI 64-8 art. 531.1.2) Ig Ia dove TN-S Ig = Uo / Zs Essendo: Rt = resistenza di terra, 50 = valore massimo della tensione di contatto ammesso negli ambienti ordinari (25V negli ambienti adibiti ad uso medico) Ia = corrente di guasto a terra, che in questo caso coinciderà con la massima corrente di intervento degli interruttori differenziali. NOTA: Idn ≤ 30mA negli impianti di locali ad uso abitativo e sui circuiti che alimentano prese a spina di corrente nominale fino a 32A destinate ad alimentare apparecchi utilizzatori mobili usati all’esterno Essendo: Uo = tensione nominale (V) verso terra dell’impianto (valore efficace); Zs = impedenza totale () del circuito di guasto franco a terra; Ia = corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro il tempo definito di: 5s per i circuiti di distribuzione e per i circuiti terminali protetti da dispositivi di sovracorrente con corrente superiore a (CEI 64-8 art.413.1.3.3) 32A 0,4s per i circuiti terminali protetti da dispositivi di sovracorrente con corrente minore o uguale a 32A Se si usa un interruttore differenziale Ia coincide con la corrente differenziale Idn. Uso di componenti elettrici di classe II o con isolamento equivalente; NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 21 Luoghi non conduttori; Collegamento equipotenziale locale non connesso a terra; Separazione elettrica; Limitazione della corrente e/o della carica elettrica. IT-M nei locali classificati di Gruppo 2 secondo CEI 64-8/7. Come prescritto dalla norma CEI 64-8, per ottenere selettività con i dispositivi a corrente differenziale sui circuiti di distribuzione si è utilizzato al massimo un tempo di interruzione pari a: Tempo Massimo di intervento 5s 1s Sistema di distribuzione TN TT La protezione contro i contatti indiretti degli UPS La protezione contro i contatti indiretti degli UPS é particolarmente complessa in quanto gli apparecchi a valle possono essere alimentati in due modi: - direttamente dalla rete o tramite inverter; - ad isola e cioè dalla batteria indipendentemente dalla rete L’analisi seguente viene fatta per un sistema TT ma è applicabile anche ai sistemi TN purché l'UPS sia protetto con interruttori differenziali, oppure venga verificato che l'intervento dei dispositivi di protezione avvenga nei tempi specificati dalla Norma CEI 64-8 per un guasto a terra. Alimentazione dalla rete Prendiamo in considerazione la protezione di un UPS e dei relativi circuiti derivati, alimentato da un sistema TT. Un guasto a terra a monte dell'UPS,determina sempre l'intervento dell'interruttore differenziale. Lo stesso intervento lo si ha anche se il guasto a terra è a valle dell'UPS, sia con circuiti alimentati direttamente dalla rete che dall'inverter, poiché, nel secondo caso, il conduttore di neutro della rete di alimentazione non è interrotto dal commutatore statico ed è collegato ad un polo del secondario del trasformatore. Funzionamento ad isola Quando, per diversi motivi (black-out o intervento dei dispositivi di protezione), il carico privilegiato è alimentato direttamente dalla batteria, si ha il funzionamento ad isola. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 22 Essendo il trasformatore dell'inverter, in genere, non di isolamento e le masse degli utilizzatori privilegiati collegate a terra per garantire l'interruzione automatica del circuito in caso di guasti con alimentazione dalla rete; non è praticamente possibile applicare, nel funzionamento ad isola, la protezione dai contatti indiretti mediante separazione elettrica. Il funzionamento ad isola costituisce, di fatto, un piccolo sistema IT che favorisce la continuità di servizio in quanto non è richiesta l'interruzione automatica al primo guasto. Un secondo guasto a terra però non sarebbe in grado di provocare l'interruzione automatica del circuito nei tempi prescritti dalla Norma CEI 64-8 (413.1.5.5), in quanto la Icc è di poco superiore alla corrente nominale (1,25 - 2 In), a meno di non proteggere ogni circuito derivato con un proprio dispositivo differenziale. L'inconveniente però non deve preoccupare in quanto il cortocircuito, conseguente al doppio guasto a terra, provoca, come abbiamo già detto, il distacco dell'inverter entro pochi secondi (o decimi di secondo), e la tensione alla quale è soggetta una persona in contatto simultaneo con entrambi gli apparecchi guasti è trascurabile in quanto è pari al prodotto tra la resistenza dei conduttori di protezione (< 0,010.) per la corrente Icc. Trattandosi quindi di un IT, è necessario ottemperare all'obbligo normativo della segnalazione del primo guasto. Se il carico è alimentato direttamente dalla batteria, perche è intervenuto il dispositivo differenziale a monte dell'inverter o per mancanza dell'alimentazione di rete a seguito di un black-out, la segnalazione del primo guasto è sempre possibile in quanto: - se è intervenuto il dispositivo di protezione differenziale, il primo guasto è di fatto segnalato dallo stesso differenziale. - se è in atto un black-out (mancanza MT), il differenziale posto a monte dell'inverter è sempre in grado di funzionare grazie al conduttore di neutro che chiude il circuito verso terra. Nel caso l'UPS non dispone di un dispositivo di segnalazione per mancanza di tensione in rete, l'interruttore differenziale può essere dotato di un contatto di scattato relè con azionamento di allarme ottico acustico. Quando il funzionamento ad isola dell'UPS è causato dalla mancanza di tensione di rete a seguito dell'intervento dei dispositivi di protezione contro le sovracorrenti sulla bassa tensione, la segnalazione al primo guasto diventa un problema. L'isola è veramente "isolata", in quanto l'interruzione del neutro a monte del differenziale impedisce a questi il funzionamento e la conseguente segnalazione. Occorre però, per il caso specifico, valutare con attenzione la probabilità che si verifichi un primo guasto a terra, nel breve tempo previsto per il funzionamento di un UPS ad isola (max un'ora), considerando anche la limitata estensione dei circuiti alimentati dall'UPS. È forse più utile isolare il circuito che ha procurato il guasto e ripristinare al più presto l'alimentazione di rete. Alcuni UPS sono privi del commutatore statico e di linea by-pass, un guasto a valle del trasformatore non provoca l'intervento dell'interruttore differenziale a monte e non è quindi possibile avere la segnalazione di primo guasto a terra. Si tratta in realtà di UPS che alimentano circuiti limitati e di piccola potenza (1-2 kVA) per i quali vale quanto detto in NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 23 precedenza in relazione alla segnalazione di intervento al primo guasto e le probabilità di un secondo guasto a terra. In conclusione si può dire che negli UPS in questione, la protezione contro i contatti indiretti può essere assicurata dagli interruttori differenziali installati a monte dell'UPS stesso. Differenziali e correnti pulsanti unidirezionali La corrente differenziale nominale Idn deve essere compatibile con la corrente di dispersione dei filtri di ingresso dell'UPS; in caso contrario occorre scegliere un interruttore con Idn più elevata. La corrente di guasto a terra, immediatamente a valle del raddrizzatore, è di tipo unidirezionale e provoca, nel toroide dell'interruttore differenziale, una variazione di flusso minore rispetto ad una corrente alternata sinusoidale che potrebbe essere insufficiente a provocare l'intervento del dispositivo. È necessario quindi prevedere interruttori differenziali che, entro i limiti prescritti dalla Norma CEI 23-42 e CEI 23-44, siano in grado di intervenire anche alle correnti di guasto pulsanti unidirezionali. Alla luce di quanto sopra si è deciso di adottare la seguente tipologie di impianto in base alle specifiche esigenze dell’impianto. per la linea di alimentazione all’UPS mediante interruttore automatico magnetotermico differenziale in classe A con corrente Idn coordinata con la corrente di dispersione dei filtri di ingresso dell’UPS: Sistemi TT Idn massima 0,5A ritardo massimo 1s; Sistemi TN Idn massima 1A ritardo massimo 3s; per i circuiti a valle dell’UPS Sistemi TT mediante interruttore automatico magnetotermico differenziale in classe A Idn 0,03A istantaneo; Idn 0,3A istantaneo; mediante interruttore automatico magnetotermico Sistemi TN mediante interruttore automatico magnetotermico differenziale in classe A Idn 0,03A istantaneo; Idn 0,3A istantaneo; mediante interruttore automatico magnetotermico NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 24 Un solo interruttore automatico magnetotermico differenziale a monte dell’UPS con partenze realizzate da interruttori automatici magnetotermici a valle dell’UPS. Questa soluzione garantisce un ottima continuità di esercizio in quanto in caso di guasto a terra interviene l’interruttore differenziale disalimentando l’UPS che di conseguenza continua ad alimentare i carichi in “ISOLA”. Tale soluzione è però sconsigliata quando il problema può verificarsi in orari in cui non vi sia un pronto intervento del personale che adotti le opportune contromisure nei tempi di autonomia dell’UPS, altrimenti si rischia la completa scarica delle batterie, anche in presenza di rete ed il completo arresto del sistema senza alcuna possibilità di intervento (per esempio in caso di CED che non abbia opportuni dispositivi di salvataggio automatico potrebbero andare persi i dati) Nel caso inoltre, che il numero dei circuiti sia elevato risulta difficoltosa la ricerca del guasto. Un solo interruttore automatico magnetotermico differenziale selettivo a monte dell’UPS con partenze realizzate da interruttori automatici magnetotermici differenziali a valle dell’UPS. Questa soluzione non garantisce la continuità di esercizio della soluzione precedente in quanto in caso di guasto a terra interverrà il corrispondente differenziale interessato dal guasto, però così facendo escluderà automaticamente il circuito guasto senza l’intervento del personale preservando di conseguenza la continuità di esercizio dei restanti circuiti. Tale soluzione è pertanto indicata quando vi siano molti circuiti e pertanto il disservizio sia limitato a poche apparecchiature. In genere conviene adottare questa soluzione quando l’UPS è alimentato da rete privilegiata con intervento automatico del gruppo elettrogeno, è accettabile il piccolo disservizio causato dall’apertura di uno dei circuiti ed il sistema non è costantemente presidiato (esempio negli orari notturni). NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 25 La protezione contro i contatti indiretti Gruppi Elettrogeni Quando nell’impianto vengono adottati gruppi elettrogeni per garantire la rete di soccorso, la protezione contro i contatti indiretti, dovrà essere garantita mediante interruttori differenziali. Occorre pertanto, collegare le masse ed il neutro allo stesso impianto di terra (il centro stella del generatore dovrà essere riportato al collettore principale di terra dell’impianto). Anche nei sistemi TN verranno adottati interruttori differenziali, in quanto le correnti di cortocircuito del generatore hanno un valore che massimo raggiunge 3 volte la sua corrente nominale, ed è pertanto difficoltoso ottenere la protezione dai contatti indiretti mediante i soli interruttori magnetotermici. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 26 5.3 Impianto di terra e protezione dalle scariche atmosferiche L’impianto di terra è da realizzare ed intercollegare con la rete generale di terra del complesso. Il conduttore di protezione, il conduttore di terra, il collettore principale di terra e le seguenti masse estranee devono essere connessi al collegamento equipotenziale principale: - i tubi metallici alimentanti servizi dell’edificio, per es. acqua e gas; - le parti strutturali metalliche dell’edificio e canalizzazioni del riscaldamento centrale e del condizionamento d’aria; - le armature principali del cemento armato utilizzate nella costruzione degli edifici, se praticamente possibile. Quando tali parti conduttrici provengano dall’esterno dell’edificio, esse devono essere collegate il più vicino possibile al loro punto di entrata nell’edificio. I conduttori equipotenziali principali devono avere una sezione NON INFERIORE a metà di quella del conduttore di protezione di sezione più elevata dell’impianto, con un minimo di 6mm2. Non è richiesto, tuttavia, che la sezione superi 25mm2. Conduttori equipotenziali supplementari, la loro sezione deve essere dimensionati nel seguente modo: Il conduttore che collega due masse deve avere una sezione non inferiore a quella del più piccolo conduttore di protezione collegato a queste masse; Il conduttore che collega una massa ad una massa estranea deve avere una sezione non inferiore alla metà della sezione del corrispondente conduttore di protezione. Fermo restando che le sezioni minime saranno 2,5mm2 se è protetto meccanicamente e 4mm2 se non è protetto meccanicamente I conduttori di protezione dovranno essere costituiti dallo stesso materiale dei conduttori di fase, ed avere sezioni NON inferiori ai valori indicati nella sottostante tabella Sezione dei conduttori di fase Sezione minima del corrispondente dell’impianto conduttore di protezione Sp [mm2] S [mm2] S ≤ 16 Sp = S 16 < S ≤ 35 16 S > 35 Sp = S/2 Nota: Quando un conduttore di protezione sia comune a diversi circuiti, la sua sezione deve essere dimensionata in funzione del conduttore di fase avente la sezione più grande NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 27 Ciascun punto presa, centro luce o punto generico di alimentazione, sarà dotato di conduttore di protezione costituito da un cavo in rame isolato tipo N07V-K di colore giallo/verde; tale cavo verrà posto nella stessa tubazione dei conduttori di fase. La distribuzione dei conduttori di protezione seguirà quella della distribuzione delle alimentazioni, a partire dal collettore di terra. Tutti i componenti utilizzati di classe I, sono regolarmente muniti di morsetto di terra con la sola eccezione dei tubi protettivi in acciaio per i quali sarà utilizzato uno specifico collare dotato di apposito morsetto. Il medesimo collare sarà impiegato anche per il collegamento equipotenziale delle condutture idriche e del gas. Impianti nei locali umidi e bagnati Nelle zone particolari dei locali umidi e bagnati sarà realizzato un collegamento equipotenziale supplementare con proprio nodo ubicato esternamente ai locali suddetti, in conformità a quanto prescritto dalla norma CEI 64-8/7 (‘Impianti elettrici in ambienti particolari’). In detti locali l'installazione di apparecchi utilizzatori sarà particolarmente curata in conformità alle prescrizioni normative, con particolare attenzione alle distanze minime di installazione. Le condutture saranno tutte collocate in tubi di protezione posti sottotraccia. Impianto protezione scariche atmosferiche LPS L’edificio in base al calcolo effettuato risulta auto protetto (si veda in proposito il calcolo allegato) NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 28 5.4 Protezione contro i contatti diretti Si è attuata tale protezione ponendo le parti attive entro involucri o dietro barriere tali da assicurare almeno il grado di protezione IPXXB (non accessibilità del dito di prova). Le superfici orizzontali delle barriere o degli involucri che sono a portata di mano hanno grado minimo di protezione IPXXD (inaccessibilità del filo di prova alle parti intensione, di diametro 1mm). Le barriere e gli involucri saranno saldamente fissati ed avranno sufficiente stabilità e durata nel tempo tale da conservare il richiesto grado di protezione ed una conveniente separazione delle parti attive, nelle condizioni di servizio prevedibili. Tali barriere od involucri è possibile rimuoverli solo: - con l’uso di una chiave o di un attrezzo - previo interruzione dell’alimentazione (sezionamento) 5.5 Coordinamento tra conduttori e dispositivo di protezione Le caratteristiche di funzionamento di un dispositivo di protezione delle condutture contro i sovraccarichi devono rispondere alle seguenti due condizioni: 1) IB < In < lz 2) If < 1,45 lz dove: IB = corrente di impiego del circuito; lz = portata in regime permanente della conduttura (Sezione 523); In = corrente nominale dei dispositivo di protezione. Nota - Per i dispositivo di protezione regolabili la corrente nominale In è la corrente di regolazione scelta. If = corrente che assicura l'effettivo funzionamento dei dispositivo di protezione entro il tempo convenzionale in condizioni definite. 5.6 Protezione contro le correnti di cortocircuito Sono previsti dispositivi di protezione per interrompere le correnti di cortocircuito dei conduttori dei circuito prima che tali correnti possano diventare pericolose a causa degli effetti termici e meccanici prodotti nei conduttori e nelle connessioni. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 29 5.7 Caratteristiche dei dispositivo di protezione contro i cortocircuiti Ogni dispositivo di protezione contro i cortocircuiti risponde alle due seguenti condizioni: 1) Il potere di interruzione non è inferiore alla corrente di cortocircuito presunta nel punto di installazione. 2) Tutte le correnti provocate da un cortocircuito che si presenti in un punto qualsiasi dei circuito sono interrotte in un tempo non superiore a quello che porta i conduttori alla temperatura limite ammissibile. Per i cortocircuiti di durata non superiore a 5 s, il tempo “t” necessario affinché una data corrente di cortocircuito porti i conduttori dalla temperatura massima ammissibile in servizio ordinario alla temperatura limite è stato calcolato, con la formula: t K dove: t = S = I= K= 115 S I durata in secondi; sezione in mm2; corrente effettiva di cortocircuito in ampere, espressa in valore efficace; 115 per i conduttori in rame e ad isolamento minerale isolati in PVC; 135 per i conduttori in rame isolati con gomma ordinaria o gomma butilica; 143 per i conduttori in rame isolati con gomma etilenpropilenica e propilene reticolato; 74 per i conduttori in alluminio isolati con PVC; 87 per i conduttori in alluminio isolati con gomma ordinaria, gomma butilica, gomma etilenpropilenica o propilene reticolato; 200 Per i cavi ad isolamento minerale in rame nudo e non a portata di mano. corrispondente ad una temperatura di 160 °C, per le giunzioni saldate a stagno tra conduttori in rame. Note: 1) Per durate molto brevi (< 0,1 s) dove l'asimmetria della corrente e notevole e per i dispositivi di protezione limitatori di corrente, si è verificato che K2 S2 sia superiore al valore dell'energia (I2t) indicata dal costruttore dei dispositivo di protezione. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 30 5.8 Sezionamento e comando Il Decreto dei Presidente della Repubblica dei 27/04/55, n. 547 all'art. 288 prescrive l'installazione di un interruttore onnipolare all'arrivo di ciascuna linea di alimentazione. La Norma CEI 64-8 fornisce le seguenti indicazioni: - - - - In sistemi TT ed IT il sezionamento deve interessare anche il conduttore di neutro. In sistemi TN-S il sezionamento dei conduttore di neutro può essere omesso per circuiti trifasi. Tale sezionamento deve comunque essere effettuato per i circuiti terminali monofasi (fase + neutro) quando abbiano a monte un dispositivo di interruzione unipolare sul neutro, (ad es. un fusibile). In sistemi TN-C il conduttore di protezione e di neutro (PEN) non deve mai essere sezionato. Tale sezionamento può essere effettuato unicamente con dispositivo apribile solo mediante attrezzo per effettuare misure elettriche, ad esempio misure di continuità o resistenza di terra. In un componente dell'impianto o in un involucro (ad esempio un quadro elettrico) alimentato da più sorgenti di energia, deve essere prevista una scritta od un cartello ammonitore indicante la necessità dei sezionamento di tutte le parti in tensione quando, per manutenzione, si debba accedere alle parti attive in esso contenute. Tali scritte o cartelli possono non essere previsti se tutti i circuiti interessati siano sezionati, quando si accede alle parti attive, mediante interblocco. Dove può essere accumulata energia elettrica, con pericolo per le persone, si devono prevedere dispositivi per la scarica stessa. Se il dispositivo di sezionamento non è sotto il controllo dell'operatore si deve rispettare, a titolo di esempio, almeno una delle seguenti prescrizioni ubicazione dei dispositivo di sezionamento in un involucro chiuso a chiave ubicazione dei dispositivo di sezionamento in un locale chiuso a chiave adozione di opportuni interblocchi meccanici scritta o altra opportuna segnalazione 5.9 Sezionamento In particolare si sono adottati i seguenti accorgimenti: - si è previsto un interruttore per ogni circuito - Per i quadri elettrici si è previsto, dove possibile in alternativa alla scritta o ai cartelli ammonitori, un interblocco elettrico e/o meccanico che interrompa l'alimentazione elettrica di tutte le parti attive a cui si deve accedere. Inoltre al fine di evitare che qualsiasi componente elettrico possa essere alimentato intempestivamente, saranno adottati i seguenti mezzi: NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 31 - blocco meccanico sul dispositivo di sezionamento; scritte od altre opportune segnalazioni; collocazione dei dispositivo di sezionamento entro un locale od un involucro chiusi a chiave. Quando un componente elettrico, oppure un involucro, contenga parti attive collegate a più di una alimentazione, una scritta od altra segnalazione sarà posta in posizione tale per cui qualsiasi persona, che acceda alle parti attive, sia avvertita della necessità di sezionare dette parti dalle diverse alimentazioni, oppure sarà realizzato un interblocco tale da assicurare che tutti i circuiti interessati siano sezionati. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 32 6 DATI DIMENSIONALI RELATIVI ALL'ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE GENERALE E, OVE NECESSARIO, ALL'ILLUMINAZIONE LOCALIZZATA IN RELAZIONE AL COMPITO VISIVO, PER I DIVERSI AMBIENTI E PER LE DIVERSE CONFIGURAZIONI DI UTILIZZAZIONE 6.1 Tipi di lampade e di apparecchi di illuminazione; I corpi illuminanti saranno costituiti prevalentemente da plafoniere dotate di lampade fluorescenti. Per la loro tipologia si fa riferimento alle planimetrie di progetto. 6.2 Quantità ed ubicazione degli apparecchi di illuminazione Si fa riferimento ai disegni planimetrici. 6.3 Livello di illuminamento medio di esercizio (En) Per i livelli di illuminazione, si fa riferimento Prospetto I della norma UNI EN 12464-1 “llluminamento medio di esercizio, En, tonalità di colore, gruppo di resa del colore e classe di controllo dell'abbagliamento raccomandati per varie applicazioni”. Legenda Tonalità di colore: Luce bianco-calda (temperatura di colore <3300 K); Luce bianco-neutra (temperatura di colore da3300 a 5300 K): Luce bianco-fredda (temperatura di colore >5300 K); Ra' = gruppo di resa del colore; Nella tabella di seguito riportata sono elencati i valori di illuminamento utilizzati Tipo di locale, compito visivo od attività llluminamento di esercizio UGRL Ra' Valore medio lx Uffici Corridoi Magazzini , depositi bagni Laboratori locali tencnici NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo 500 200 100 200 500 200 19 25 25 25 19 25 80 80 80 80 80 80 Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 33 6.4 Uniformità di illuminamento. Si è seguito quanto contenuto nella norma EN 12464-1 di cui riportiamo la tabella 1: illuminamento del compito lx 750 500 300 200 illuminamento delle aree nelle immediate vicinanze lx 500 300 200 Ecompito 6.5 Fattore di manutenzione (M) E’ stato adottato un fattore di manutenzione di 0,8 corrispondente ad un ambiente ordinario 6.6 Fattore di deprezzamento (D). E’ stato adottato un fattore di deprezzamento di 1,25 corrispondente ad un ambiente ordinario che NB. I fattori di manutenzione e di deprezzamento sono stati calcolati per interventi di manutenzione effettuati a cicli di 12 mesi. E’ molto importante, quindi prevedere manutenzioni programmate generali dell’impianto di illuminazione, quali sostituzione delle lampade e pulizia degli apparecchi per mantenere l’efficienza dell’impianto, come descritto nelle norme e raccomandazioni illuminotecniche DIN – CIE – IEC – UNI, che non deve mai scendere sotto l’80% dell’illuminamento progettato. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 34 7 ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA NON OCCORRE; E’ ESISTENTE o NON è oggetto di intervento; E’ DA REALIZZARE con le seguenti caratteristiche: Impianto con corpi illuminanti autoalimentati dotati di batterie Ni-Cd; Autonomia 1h Autonomia 2h ricarica entro 12h ricarica entro 24h Plafoniere SE Flusso luminoso medio reso in emergenza 600lm Plafoniere SA (di segnalazione) Distanza di leggibilità 24m Impianto con corpi illuminanti alimentati da soccorritore centralizzato; Plafoniere SE Fluorescenti Flusso luminoso 1300lm Potenza assorbita 34VA Plafoniere SE LED Flusso luminoso 320lm Potenza assorbita 4W Plafoniere SA (di segnalazione) Fluorescenti Distanza di leggibilità 24m Potenza assorbita 10VA Plafoniere SA (di segnalazione) LED Distanza di leggibilità 24m Potenza assorbita 4W NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 35 L’impianto è realizzato in modo che intervenga automaticamente per mancanza rete generale o per scattato interruttore luci normale i valori per cui è stato calcolato sono i seguenti: secondo la Norma UNI EN 1838 (Valori MINIMI calcolati in ASSENZA di riflessioni a livello del pavimento) 1 lx sulle Uscite di sicurezza, 1 lx (sulla linea mediana L=1m) lungo le vie di esodo; 0,5 lx per i restanti ambienti secondo il DM 9/4/1994 relativo alle strutture alberghiere (Valori MEDI calcolati in ASSENZA di riflessioni a 1m di altezza dal pavimento) 5 lx sulle Uscite di sicurezza, 2 lx lungo le vie di esodo; 2 lx per i restanti ambienti secondo la Norma CEI 64-8 per gli ambienti di pubblico spettacolo (Valori MINIMI calcolati TENENDO CONTO delle riflessioni a 1m di altezza dal pavimento) 5 lx sulle Uscite di sicurezza, 2 lx lungo le vie di esodo; 2 lx per i restanti ambienti secondo il DM 18/9/2002 relativo agli ambienti ad uso medico (Valori MEDI calcolati TENENDO CONTO delle riflessioni a 1m di altezza dal pavimento) 5 lx sulle Uscite di sicurezza, 5 lx lungo le vie di esodo; 5 lx per i restanti ambienti secondo il DM 22/2/2006 relativo agli uffici (Valori MEDI calcolati TENENDO CONTO delle riflessioni a 1m di altezza dal pavimento) 5 lx sulle Uscite di sicurezza, 5 lx lungo le vie di esodo; 5 lx per i restanti ambienti secondo il DM 26/08/1992 relativo agli edifici scolastici (Valori MEDI calcolati TENENDO CONTO delle riflessioni a 1m di altezza dal pavimento) 5 lx sulle Uscite di sicurezza, NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 36 5 lx lungo le vie di esodo; 5 lx per i restanti ambienti secondo il DM 22/7/2010 relativo alle attività commerciali con superficie >400m² (Valori MEDI calcolati TENENDO CONTO delle riflessioni a 1m di altezza dal pavimento) 10 lx sulle Uscite di sicurezza, 10 lx lungo le vie di esodo; 5 lx per i restanti ambienti accessibili al pubblico 7.1 Illuminazione antipanico Le aree con superficie superiore a 60m2 che possono essere occupate da un elevato numero di persone e in tutte le aree in cui la via di esodo non appaia immediatamente evidente dovranno essere dotate di illuminazione antipanico. Con riferimento alla Norma UNI EN 1838 si adotteranno i seguenti valori: NON Sono presenti zone che necessitino di illuminazione antipanico; Sono presenti zone con necessità di illuminazione antipanico, pertanto verrà realizzata con le seguenti modalità: secondo la Norma UNI EN 1838 (Valori MINIMI calcolati in ASSENZA di riflessioni a livello del pavimento) 0,5 lx per i restanti ambienti secondo il DM 22/2/2006 relativo agli uffici (Valori MEDI calcolati TENENDO CONTO delle riflessioni a 1m di altezza dal pavimento) 5 lx per i restanti ambienti secondo il DM 18/9/2002 relativo agli ambienti ad uso medico (Valori MEDI calcolati TENENDO CONTO delle riflessioni a 1m di altezza dal pavimento) 5 lx per i restanti ambienti elenco locali soggetti: -- Verifica periodica e manutenzione dell’impianto di illuminazione di sicurezza NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 37 Con riferimento alla Norma UNI 11222 relativa alle procedure di verifica periodica e manutenzione degli impianti di illuminazione di sicurezza, si sono previsti i seguenti accorgimenti: Nessun provvedimento dal momento in cui l’estensione dell’ambiente e la disposizione degli apparecchi consentono il controllo visivo contemporaneo di tutti gli apparecchi Installazione di apparecchi dotati di sistema di autodiagnosi con segnalazione a led, incorporato nell’apparecchio Installazione di apparecchi adatti per il sistema di controllo e diagnosi centralizzato mediante apposita centralina, dotata o associabile a stampante NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 38 Illuminazione di sicurezza attività ad alto rischio Dove si svolgono attività lavorative che in caso di mancanza dell’illuminazione ordinaria possono determinare un pericolo per gli addetti, deve essere prevista un illuminazione di sicurezza, in base al DLgs 9 aprile 2008 n.81 Tali zone che dovranno essere individuate nell’ambito dell’analisi dei rischi condotta dal datore di lavoro ai sensi del Testo unico sulla sicurezza NON Sono presenti zone ad alto rischio; Sono presenti zone ad alto rischio, pertanto verrà realizzato un impianto di illuminazione di sicurezza dimensionato per i seguenti valori: VALORI DI ILLUMINAMENTO SUL UNIFORMITA’ DI PIANO DI RIFERIMENTO ILLUMINAMENTO (es. piano di lavoro) (rapporto IMAX / IMIN) 10% dell’illuminazione ordinaria con un minimo di 15lx Superiore a 10 NOTE Valori calcolati tenendo conto delle riflessioni elenco locali soggetti: -- Per l’illuminazione delle vie di esodo verrà disposto un apparecchio di emergenza in corrispondenza di ogni: - uscita di sicurezza obbligatoria e porta di uscita prevista per l’uso di emergenza; vicino alle scale (entro 2m) in modo che ogni rampa riceva luce diretta cambio di livello (gradino), entro 2m; cambio di direzione incrocio di corridoi inoltre andranno posizionati apparecchi di illuminazione di sicurezza nei seguenti punti: - luogo sicuro dove le persone confluiscono, al di fuori delle uscite di sicurezza - in corrispondenza dei posti di prontosoccorso, dei punti di chiamata e delle attrezzature antincendio (estintori, idranti), se tali punti non sono ubicati nelle vie di esodo o in zone con illuminamento antipanico, dovrà essere garantito un livello di illuminamento di almeno 5lx misurato sul pavimento. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 39 8 INTERFERENZE ELETTROMAGNETICHE Le interferenze elettromagnetiche (EMI) possono, qualora vengano superati determinati valori di soglia, disturbare o danneggiare sistemi, componenti e circuiti elettronici, compresi quelli delle macchine e delle apparecchiature. In generale un’interferenza elettromagnetica può essere trasmessa per conduzione o per irraggiamento nello spazio; nelle realizzazioni pratiche si riscontrano di fatto interferenze d’accoppiamento dei seguenti tipi: - interferenza per accoppiamento resistivo (o galvanico). L’accoppiamento si verifica quando vi è una connessione elettrica diretta tra la sorgente del disturbo ed il circuito interessato oppure attraverso un mezzo resistivo (ad esempio il suolo). - Interferenza per accoppiamento capacitativo. Tutte le coppie di elementi conduttivi separati da un mezzo isolante (dielettrico) costituiscono una capacità: se uno dei due componenti è dotato di carica elettrica, una carica elettrica identica si colloca sull’altro elemento. - Interferenza per accoppiamento induttivo. E’ dovuto alla presenza di un campo magnetico: valgono per esso le leggi del mutuo induttore; in particolare le tensioni U1,2 indotte reciprocamente nei due circuiti 1 e 2 sono date da: U1,2(t) = M di1,2(t)/dt dove M è la mutua induttanza tra le due parti che interferiscono reciprocamente e i1,2 le correnti nei due conduttori. - Interferenza per accoppiamento elettromagnetico (irraggiamento). L’interferenza per irraggiamento dovuta a campo elettromagnetico diventa significativa quando le dimensioni fisiche della sorgente sono dello stesso ordine di grandezza della lunghezza d’onda dei segnali; in particolare l’interferenza elettromagnetica diventa significativa, se non predominante, quando la frequenza supera i 30 MHz. Prescrizioni e provvedimenti contro la EMI In generale tutti i componenti elettrici devono soddisfare le prescrizioni relative alla compatibilità elettromagnetica (EMC) e devono essere conformi alle relative norme EMC in accordo alla direttiva CEE. A livello impiantistico le precauzioni suggerite dalla Guida CEI 64-16 „Protezione contro le interferenze elettromagnetiche EMI negli impianti elettrici“ sono le seguenti: - posizionare possibili sorgenti di interferenza lontani da apparecchiature sensibili; - posizionare apparecchiature sensibili lontani da condotti sbarre; NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 40 - prevedere l’installazione di filtri e/o dispositivi di protezione contro le sovratensioni nei circuiti che alimentano apparecchiature sensibili; disporre adeguate separazioni (distanziamento o schermatura) tra cavi di segnale e cavi di potenza ed elementi dell’eventuale LPS; utilizzare cavi di segnale schermati e/o avvolti a spirale; connettere al collegamento equipotenziale eventuali condutture con conduttori unipolari racchiusi in involucri metallici; eseguire il collegamento equipotenziale di involucri metallici e di schermi; eliminare anelli induttivi scegliendo un percorso comune delle diverse condutture. Di fatto si tende al mantenimento di determinate distanze dagli apparecchi elettrici come ad esempio riassunto nella Tab. A100/1. Tab. A100/1 - Distanze minime per la protezione contro i disturbi causati da EMI a 50 Hz Apparecchi e/o componenti Apparecchi di illuminazione Distanza [m] 0,75 Motori con potenza P ³ 3 kW 6 Trasformatori di potenza 6 Nel caso di ospedali Fra cavi e posti letto: sezione da 10 a 70 mm² sezione da 95 a 185 mm² sezione maggiore di 185 mm² Note Vale per apparecchi con un solo regolatore di intensità luminosa ad induttanza Per potenze minori la distanza può essere gradualmente ridotta Vale, in generale, per tutti i trasformatori di alimentazione degli impianti elettrici 3 6 9 9 SCELTA DELLA TIPOLOGIA DEGLI IMPIANTI E DEI COMPONENTI ELETTRICI PRINCIPALI IN RELAZIONE AI PARAMETRI ELETTRICI (ES. TENSIONI, CORRENTI), ALLE CONDIZIONI AMBIENTALI E DI UTILIZZAZIONE Le indicazioni relative a marche e modelli delle apparecchiature presenti nei vari elaborati di progetto servono esclusivamente per fornire lo standard qualitativo e chiarire le scelte progettuali potranno essere impiegati altri materiali con caratteristiche analoghe a quelli proposti sottoponendoli ad approvazione dalla Direzione Lavori. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 41 I) Criteri di dimensionamento e scelta dei componenti elettrici. Grandezza minima (mm) dei tubi FLESSIBILI in pvc, in relazione alla sezione ed al numero di cavi. CAVI Uo/U Tipo 1,5 2,5 4 1 16 16 16 16 16 2 16 20 20 25 32 3 16 20 25 32 4 20 20 25 5 20 25 6 20 7 Cavo unipolare PVC (senza guaina) 450/750V bipol. Cavo multipolare PVC tripol. quadr. Cavo unipolare PVC o gomma (con guaina) 0,6/1kV bipol. Cavo multipolare PVC o gomma SEZIONE (mm2) 6 10 16 Num. tripol. quadr. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo 25 35 50 20 25 25 32 32 40 50 50 32 40 50 50 63 32 32 40 50 50 63 25 32 40 40 50 63 - 25 32 32 40 50 63 63 - 20 25 32 32 40 50 63 63 - 8 25 32 32 40 50 63 - - - 9 25 32 32 50 50 63 - - - 1 20 25 25 32 40 - - - - 2 32 40 50 50 63 - - - - 3 40 50 50 63 - - - - - 1 20 25 25 32 40 - - - - 2 40 40 50 63 63 - - - - 3 40 50 50 63 - - - - - 1 25 25 32 32 50 - - - - 2 40 50 50 63 - - - - - 3 50 50 63 - - - - - - 1 25 25 25 25 32 32 32 32 40 2 40 40 50 50 50 63 63 63 - 3 50 50 50 63 63 63 63 - - 4 50 50 63 63 - - - - - 5 63 63 63 63 - - - - - 6 63 63 63 - - - - - - 7 63 63 63 - - - - - - 8 - - - - - - - - - 9 - - - - - - - - - 1 25 32 32 32 40 40 50 50 63 2 50 50 63 63 - - - - - 3 63 63 63 - - - - - - 1 25 32 - - - - - - - 2 50 50 - - - - - - - 3 63 63 - - - - - - - 1 32 32 - - - - - - - 2 50 63 - - - - - - - 3 63 63 - - - - - - - Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 42 Grandezza minima (mm) dei tubi RIGIDI in pvc, in relazione alla sezione ed al numero di cavi. CAVI Uo/U TIPO NUM. 1,5 2,5 4 25 35 50 1 16 16 16 16 16 16 20 20 25 2 16 16 16 20 25 32 40 40 50 3 16 16 20 25 32 32 40 50 50 4 16 20 20 25 32 32 50 50 - 5 20 20 20 32 32 40 50 50 - 6 20 20 25 32 40 40 50 - - 7 20 20 25 32 40 40 50 - - 8 25 25 32 40 50 50 - - - 9 25 25 32 40 50 50 - - - 1 16 20 20 25 32 - - - - 2 32 40 40 50 - - - - - 3 40 40 50 50 - - - - - 1 16 20 20 25 40 - - - - 2 32 40 40 50 - - - - - 3 40 50 50 - - - - - - 1 20 20 25 32 40 - - - - 2 40 40 50 50 - - - - - 3 40 50 50 - - - - - - 1 20 20 20 25 25 25 32 32 32 2 40 40 40 40 50 50 - - - 3 40 50 50 50 - - - - - 4 50 50 50 50 - - - - - 5 50 50 - - - - - - - 6 - - - - - - - - - 7 - - - - - - - - - 8 - - - - - - - - - 9 - - - - - - - - - 1 25 25 25 32 32 40 40 50 - 2 40 50 50 - - - - - - 3 50 50 - - - - - - - 1 25 25 25 32 32 40 50 50 - 2 50 50 50 - - - - - - 3 50 - - - - - - - - 1 25 25 32 32 40 50 50 50 - 2 50 50 - - - - - - - 3 - - - - - - - - - Cavo unipolare PVC (senza guaina) 450/750V bipol. Cavo multipolare PVC tripol. quadr. Cavo unipolare PVC o gomma (con guaina) 0,6/1kV bipol. Cavo multipolare PVC o gomma SEZIONE (mm2) 6 10 16 tripol. quadr. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 43 Grandezza minima (mm) dei tubi METALLICI, in relazione alla sezione ed al numero di cavi. CAVI Uo/U TIPO Cavo unipolare PVC (senza guaina) 450/750V bipol. Cavo multipolare PVC tripol. quadr. Cavo unipolare PVC o gomma (con guaina) 0,6/1kV bipol. Cavo multipolare PVC o gomma tripol. quadr. SEZIONE (mm2) 6 10 16 NUM. 1,5 2,5 4 25 35 50 1 16 16 16 16 16 16 20 20 25 2 16 16 16 20 25 32 32 40 50 3 16 16 20 25 32 32 40 50 50 4 16 16 20 25 32 32 40 50 50 5 16 20 25 32 32 40 50 50 63 6 20 20 25 32 40 40 50 63 63 7 20 20 25 32 40 40 50 63 - 8 25 25 32 40 40 50 63 - - 9 25 25 32 40 50 50 63 - - 1 16 20 20 25 32 - - - - 2 32 40 40 50 63 - - - - 3 32 40 50 50 - - - - - 1 16 20 20 25 32 - - - - 2 32 40 40 50 63 - - - - 3 40 40 50 63 - - - - - 1 20 20 25 32 40 - - - - 2 40 40 50 50 - - - - - 3 40 50 50 63 - - - - - 1 20 20 20 25 25 25 32 32 32 2 40 40 40 40 50 50 50 63 63 3 40 40 50 50 50 63 63 63 - 4 40 50 50 50 50 63 63 63 - 5 50 50 50 63 63 63 63 - - 6 50 50 63 63 63 - - - - 7 50 50 63 63 63 - - - - 8 63 63 - - - - - - - 9 63 63 - - - - - - - 1 25 25 25 32 32 40 40 50 50 2 40 50 50 50 63 - - - - 3 50 50 63 63 - - - - - 1 25 25 25 32 32 40 40 50 63 2 40 50 50 50 63 - - - - 3 50 50 63 63 - - - - - 1 25 25 32 32 40 40 50 50 63 2 50 50 50 63 - - - - - 3 50 63 63 - - - - - - 9.1 Dimensionamento dei canali Per i canali la sezione S necessaria può essere calcolata con la relazione: NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 44 n S N i ai i 1 in cui: a è il coefficiente di ingombro relativo a ciascun tipo di cavo posato nella canaletta, desumibile dalla tabella sottostante; N è il numero di cavi dello stesso tipo. Le sezioni così calcolate presentano uno spazio libero pari al 50% della sezione del canale. Coefficienti di ingombro per il dimensionamento dei canali Sezione del conduttore (mm2) 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 240 Coefficiente di ingombro a (in cm2) canale/cavo conduttori unipolari cavi tripolari senza guaina con guaina o tetrapolari 0,3 0,4 0,5 0,8 1,2 1,6 2,4 3,2 4,2 5,8 7,2 8,8 11,1 13,5 17,4 NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo 1,2 1,4 1,6 1,8 2,1 2,8 3,7 4,4 5,9 7,5 10,0 10,4 12,3 14,6 18,6 3,5 4,0 4,8 5,8 7,4 10,9 15,1 18,0 23,2 29,2 38,3 41,2 51,5 62,1 81,8 Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 45 9.2 Impianto rivelazione fumi Di seguito si citano i criteri principali seguiti per il dimensionamento, desunti dalla Norma UNI 9795 del gennaio 2010 a cui si rimanda per eventuali approfondimenti. Il numero di rivelatori puntiformi da installare deve essere determinato in base al raggio di copertura che ciascun rivelatore è in grado di sorvegliare. Il valore relativo è riportato nelle tabelle “A1” e “A2” per i rivelatori di fumo e nella tabella “B” per i rivelatori di calore. Inoltre, all’interno dell’area sorvegliata da un rivelatore, la distanza orizzontale a soffitto tra un rivelatore e un qualsiasi punto del soffitto non deve superare il limite (Dmax) indicato nella tabella“C” per i rivelatori di fumo e nella tabella “D” per i rivelatori di calore. Tab.A1 – Posizionamento rivelatori puntiformi di FUMO su soffitti piani o con inclinazione rispetto all’orizzontale 20° e senza elementi sporgenti Altezza (h) dei Locali [m] Tecnologia di rivelazione h≤6 6<h≤8 8 < h ≤ 12 12 < h ≤ 16 Rivelatori Puntiformi di fumo (UNI Raggio di copertura [m] EN 54-7) 6,5 6,5 6,5 AS AS=Applicazioni Speciali previste in ambienti particolari dove è ipotizzabile l’utilizzo dei rivelatori di fumo solo ed esclusivamente se l’efficacia del sistema viene dimostrata con metodi pratici, oppure mediante l’installazione di rivelatori a quote intermedie Tab.A2 – Posizionamento rivelatori puntiformi di FUMO su soffitti con inclinazione rispetto all’orizzontale > 20° e senza elementi sporgenti Altezza (h) dei Locali [m] Tecnologia di rivelazione Rivelatori Puntiformi di fumo (UNI h≤6 6<h≤8 8 < h ≤ 12 EN 54-7) inclinazione Raggio di copertura [m] 20°≤ ≤ 45° 7 7 7 12 < h ≤ 16 AS 7,5 7,5 7,5 AS > 45° AS=Applicazioni Speciali previste in ambienti particolari dove è ipotizzabile l’utilizzo dei rivelatori di fumo solo ed esclusivamente se l’efficacia del sistema viene dimostrata con metodi pratici, oppure mediante l’installazione di rivelatori a quote intermedie Tab.B – Posizionamento rivelatori puntiformi di CALORE su soffitti con qualunque tipo di inclinazione Altezza (h) dei Locali [m] Tecnologia di rivelazione h≤6 6<h≤8 8 < h ≤ 12 12 < h ≤ 16 Rivelatori Puntiformi di Calore Raggio di copertura [m] (UNI EN 54-5) 4,5 4,5 NU NU NU=Non Utilizzabile NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 46 Altezza di installazione I rivelatori puntiformi di fumo, o calore, vanno in genere posti nel punto più alto del locale. I rivelatori di calore devono essere fissati direttamente sul soffitto; i rivelatori di fumo invece vanno opportunamente distanziati dal soffitto stesso, tabella E. Tab.E - Distanza dell’elemento sensibile al fumo dal soffitto (o dalla copertura) in funzione della sua inclinazione rispetto all’orizzontale INCLINAZIONE DEL SOFFITTO (1) ALTEZZA DEL LOCALE h 6m 20° 20° < 45° 45° DISTANZA VERTICALE DEL RIVELATORE DAL SOFFITTO (2) MINIMA MASSIMA MINIMA MASSIMA MINIMA MASSIMA 3 cm 20 cm 20 cm 30 cm 30 cm 50 cm 6 m < h 8m 7 cm 25 cm 25 cm 40 cm 40 cm 60 cm 8 m < h 10m 10 cm 30 cm 30 cm 50 cm 50 cm 70 cm 15 cm 35 cm 35 cm 10 m < h 12m (1) angolo rispetto all’orizzontale (2) distanza riferita all’elemento sensibile al fumo 60 cm 60 cm 80 cm Distanze di rispetto I rivelatori di calore devono essere installati lontano da sorgenti termiche (anche solo transitorie); I rivelatori di fumo non devono essere interessati da aerosoli, fumi e, nei locali con forti correnti di aria, da turbini di polvere. I rivelatori devono inoltre essere posti ad almeno 0,5 m dalle pareti, salvo nei corridoi, cunicoli, vani tecnici, ecc. di larghezza inferiore ad 1 m. La stessa distanza (orizzontale o verticale) di 0,5 m deve essere rispettata nei confronti materiali in deposito, macchinari, ecc. Soffitto con elementi sporgenti I rivelatori di fumo e/o calore vanno installati ad almeno 0,5 m dagli elementi sporgenti, (ad es. travi), o sospesi a meno di 15 cm dal soffitto, ad es. condotti di ventilazione, canali portacavi, ecc.. Nei locali con soffitti (o copertura) a correnti o travi a vista, i rivelatori di fumo o di calore vanno posti all’ interno dei riquadri delimitati da detti elementi, secondo quanto riportato nella tabella “C” facendo le seguenti eccezioni: - se l’elemento sporgente ha un altezza ≤ 5% rispetto all’altezza massima del locale, si considera come soffitto piano NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 47 - - se l’altezza massima degli elementi sporgenti è maggiore del 30% dell’altezza massima del locale il criterio di ripartizione dei rivelatori nei riquadri non si applica ed ogni singolo riquadro viene considerato come locale a sé stante se gli elementi sporgenti si intersecano (es. soffitto a nido d’ape), all’ora nei limiti del raggio di copertura, stabilito con le regole precedentemente elencate, un singolo rivelatore puntiforme può coprire un gruppo di celle. Il volume interno (V) delle celle coperto da un singolo rivelatore non deve superare V = b (H - h) dove: b = costante dimensionale pari a 8m²; H= altezza del locale in metri; h= profondità (altezza) della trave in metri. Tab.C – Distribuzione rivelatori di fumo nei riquadri D Distribuzione rivelatori di fumo nei riquadri D > 0,25 (H – h) Rivelatore in ogni riquadro D > 0,25 (H – h) Rivelatore ogni 2 riquadri D > 0,13 (H – h) Rivelatore ogni 3 riquadri D = Distanza fra gli elementi sporgenti misurata da esterno a sterno [m] H = Altezza del locale [m] H = Altezza dell’elemento sporgente [m] Installazione in piccoli locali, vani tecnici e spazi nascosti In generale, i rivelatori di fumo e/o calore devono essere installati in tutti i locali della struttura da proteggere (almeno un rivelatore per locale), compresi i locali di dimensioni ridotte, i vani tecnici, i condotti e gli spazi nascosti nei controsoffitti o sotto i pavimenti galleggianti. È possibile omettere la sorveglianza dei seguenti locali e vani, purché non contengano sostanze infiammabili, rifiuti, materiali combustibili e cavi elettrici (ad eccezione dei cavi strettamente necessari per l’utilizzo del locale/vano): - piccoli locali per servizi igienici a patto che essi non siano utilizzati per il deposito di materiali combustibili o rifiuti; - condotti e cunicoli di sezione minore di 1m2, se compartimentati e protetti contro l’incendio; - vani scala compartimentati; - vani corsa di ascensori e montacarichi, se facenti parte di un compartimento sorvegliato dall’impianto di rivelazione incendi; - banchine di carico scoperte. Negli spazi nascosti, compresi quelli nei controsoffitti o sotto i pavimenti galleggianti, i rivelatori d’incendio possono essere omessi solo se non contengono sostanze infiammabili, rifiuti, materiali combustibili e cavi elettrici (ad eccezione di quelli strettamente necessari) e se soddisfano tutti i seguenti requisiti: - hanno altezza inferiore ad 80 cm; NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 48 hanno superficie 100m2 e lunghezza massima < 25m sono rivestiti totalmente di materiale incombustibile classe A1 e A1FL secondo la UNI EN 13501-1; - non contengono circuiti di sicurezza, ad eccezione di cavi resistenti al fuoco per almeno 30 minuti Di fatto, le suddette condizioni sono difficilmente soddisfatte. Qualora sia necessaria la presenza dei rivelatori automatici nei controsoffitti e sotto pavimenti galleggianti, tali spazi nascosti devono essere assimilati a locali. Quando i rivelatori non sono direttamente visibili (in quanto installati in controsoffitti, canali, cavedi, ecc.) si deve prevedere una ripetizione della segnalazione luminosa in posizione visibile per individuare prontamente l’area in allarme. - Locali con impianto di condizionamento e/o ventilazione Raddoppiato I rivelatori di fumo e/o calore non devono essere investiti dai flussi di aria immessi da impianti di condizionamento e/o ventilazione con velocità in prossimità del rivelatore maggiore di 1m/s. I rivelatori di fumo devono essere posti il più lontano possibile dalle bocchette di emissione dell’aria (a parete o a soffitto) e di ripresa dell’aria poste a soffitto. Se le bocchette di ripresa dell’aria sono poste nella parte alta della parete, vicino al soffitto, uno dei rivelatori di fumo deve essere posto in corrispondenza di ciascuna bocchetta. In ambienti particolari, quali centri di elaborazione dati, cabine elettriche e/o sale quadri, cucine, ecc., l’impianto di condizionamento e ventilazione svolge altre funzioni (raffreddamento di apparecchiature, evacuazione fumi, ecc.) rispetto ai normali impianti per il benessere delle persone e ciò comporta circolazioni d’aria maggiori. In tali casi, il numero di rivelatori di fumo deve essere: - se il prodotto raggio di copertura rivelatore moltiplicato per il numero di ricambi d’aria/h e ≥ 40. NOTA: Nel caso tale prodotto sia particolarmente elevato è necessario effettuare valutazioni specifiche Negli ambienti con elevata circolazione d’aria, gli spazi nascosti nei controsoffitti o sotto i pavimenti devono sempre essere sorvegliati da rivelatori, indipendentemente dalle loro dimensioni, se contengono cavi elettrici e/o di segnale o se presentano rischio d’incendio. Nei suddetti ambienti con elevata circolazione d’aria il numero di rivelatori di fumo puntiformi in uno spazio nascosto alto meno di 1m deve essere: - raddoppiato rispetto alle normali condizioni di installazione, se l’impianto di condizionamento non interessa tale spazio (senza ripresa dell’aria); - triplicato in caso contrario. Installazione dei rivelatori di fumo lineari I rivelatori di fumo lineari devono essere conformi alla Norma UNI EN 54-12, possono essere installati verticalmente in cavedi, vani tecnici, campanili, torri e in ambienti simili ad andaNUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 49 mento verticale. In tutti gli altri ambienti il rivelatore di fumo è installato orizzontalmente. Le regole di installazione cambiano secondo che il soffitto sia piano o non piano. Soffitti piani Un rivelatore di fumo lineare può proteggere un’area di superficie fino a 1600m2 e larghezza massima di 15m. Il rivelatore deve essere installato nella parte più alta dell’ambiente, ad una distanza massima dal soffitto piano pari al 10% dell’altezza dell’ambiente stesso. Talvolta, può essere necessaria un’altezza di installazione diversa, oppure disporre più rivelatori lineari a differenti altezze, su indicazione del loro costruttore e/o a causa di: a. particolari caratteristiche delle sostanze combustibili, ad es. velocità di propagazione dell’incendio; b. variazioni della temperatura media in prossimità del soffitto causate da riscaldamenti o raffreddamenti dovuti a lavorazioni, condizioni climatiche, ecc.; c. scarsa o nulla coibentazione del soffitto/copertura; d. condizioni di ventilazione e/o variazioni di pressione o umidità in caso di incendio lento e covante; e. polverosità dell’ambiente. Negli ambienti di altezza superiore a 12 m è raccomandata l’installazione di rivelatori anche ad altezze intermedie. Soffitti non piani Nel caso di soffitti o coperture inclinati, a shed o a falde è opportuno che i rivelatori siano paralleli alla linea di falda o di colmo del soffitto. I rivelatori possono essere installati trasversalmente alla linea di falda o di colmo del soffitto se: - l’altezza dello shed o doppia falda non supera il 15% dell’altezza totale dell’ambiente; - l’altezza dello shed supera il 15% dell’altezza totale dell’ambiente e sussiste almeno una delle suddette condizioni particolari a), b), e), d) (esclusa quindi la polverosità dell’ambiente). In questo caso è richiesto un rivelatore addizionale ogni due, con un minimo di due rivelatori per ogni campata. Nei soffitti a volta, il rivelatore va installato nella parte più alta della volta, ad una distanza massima dal soffitto pari al 10% dell’altezza massima dell’ambiente stesso. Nei soffitti a cupola o calotta semisferica, i rivelatori vanno posti alla base della cupola/calotta. Ogni rivelatore può inoltre proteggere un’area di larghezza fino a 8m. Installazione dei rivelatori di fiamma I rivelatori di fiamma devono essere conformi alle Norme UNI EN 54-10. Nell’ installazione dei rivelatori di fiamma occorre evitare ostacoli tra il rivelatore e l’area protetta; vanno NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 50 inoltre considerate le eventuali sorgenti di radiazioni che potrebbero interferire con il rivelatore. Le norme non specificano limiti all’ estensione dell’area sorvegliata da un rivelatore di fiamma ed occorre pertanto fare riferimento alle indicazioni del costruttore dei rivelatori stessi. A differenza delle altre tipologie di rivelatori, non è necessario che i rivelatori di fiamma siano installati a soffitto. Pulsanti di allarme manuale Gli impianti automatici di rivelazione incendi devono essere completati da un sistema di segnalazione manuale d’incendio In ogni zona devono essere previsti almeno due pulsanti di allarme manuale, i quali devono essere installati secondo i seguenti criteri: - ad un altezza di circa 1‐1,4m dal pavimento; - Lungo le vie di esodo; - In posizione ben visibile e protetti dall’azionamento accidentale; - Con segnalazione ottica (led lampeggiante) che ne faciliti l’individuazione in caso di azionamento; Un guasto, e/o l’esclusione dei rivelatori automatici, non deve mettere fuori servizio il sistema di segnalazione manuale. Parimenti, un guasto, e/o l’esclusione dei pulsanti di allarme manuale, non deve mettere fuori servizio il sistema di rivelazione automatico. Dispositivi di allarme ottico-acustico Un impianto di rivelazione incendi deve disporre di dispostivi di allarme posti all’interno della centrale di comando e controllo e percepibili nelle immediate vicinanze di quest’ultima. Vanno installati anche dispositivi di allarme ausiliari all’esterno della centrale. I dispositivi di allarme ausiliari consistono, in genere, in targhe con segnalazione acusticoluminosa, costituite da pannelli luminosi con la scritta “Allarme incendio” e con sirena elettrica incorporata. Il segnale ottico-acustico deve essere chiaramente riconoscibile e distinguibile da altre segnalazioni. I dispositivi acustici devono essere disposti in modo che il segnale di pericolo sia udibile in ogni parte del fabbricato. Quando praticabile, per l’evacuazione sicura e rapida dei locali, è opportuno aggiungere all’allarme acustico un sistema di diffusione sonora per informare il pubblico con messaggi, anche preregistrati. Le linee di segnale che collegano la centrale di comando e controllo ai segnalatori otticoacustici (targhe), esterni alla centrale, devono essere resistenti al fuoco per 30 minuti. Se le targhe non sono autoalimentate, le linee di alimentazione elet trica (in genere coincidenti con quelle di segnale) devono essere de rivate da una sorgente di sicurezza (ad es. la medesima batteria che alimenta la centrale di controllo e segnalazione e devono essere resistenti al fuoco. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 51 In ogni caso, l’autonomia di funzionamento delle targhe deve essere di almeno 30 minuti. La sezione dei conduttori di alimentazione deve essere tale da garantire una tensione ai morsetti del segnalatore almeno uguale alla tensione minima di funzionamento dichiarata dal costruttore. Linee di interconnessione Per la posa delle linee di interconnessione (energia e/o segnale) tra i vari elementi dell’impianto di rivelazione incendi si deve fare riferimento alla norma generale per gli impianti elettrici. CEI 64-8 Per quanto possibile, tali linee devono transitare in locali sorvegliati dal medesimo impianto di rivelazione incendi. Il cavo deve essere di tipo resistente al fuoco per 30minuti secondo la Norma CEI EN 50200 a bassa emissione di fumo e zero alogeni (LSZH), con sezione minima 0,5mm². La sezione dei cavi deve essere scelta in funzione della lunghezza della linea di interconnessione, secondo le indicazioni del costruttore della centrale e dei rivelatori. Il percorso dei cavi ad anello (loop deve essere eseguito in modo che il cavo di andata sia distinto dal cavo di ritorno alla centrale in modo tale che il danneggiamento (per esempio fuoco) di uno dei due rami non coinvolga l’altro ramo. I cavi dell’impianto di rivelazione incendi devono essere riconoscibili (ad es. tramite fascette), almeno in corrispondenza dei punti di ispezione (cassette), se posati con cavi di altri servizi. Centrale di controllo e segnalazione La centrale di controllo e segnalazione riceve i segnali dai rivelatori e dai pulsanti manuali, attraverso le linee di interconnessione, li visualizza ed elabora e, qualora li interpreti come allarme incendio, attiva i segnalatori ottico-acustici. La centrale deve essere ubicata in un luogo permanentemente e facilmente accessibile e, per quanto possibile, protetto da danneggiamenti, manomissioni e dall’incendio. Tale luogo deve essere: - sorvegliato da rivelatori automatici, se non presidiato permanentemente; - situato, se possibile, vicino all’ ingresso principale della struttura/edificio; - dotato di illuminazione di sicurezza ad intervento immediato (entro 0,5 s). La centrale deve distinguere i segnali se provengono dai pulsanti di allarme manuale oppure dai rivelatori automatici. La centrale deve disporre di un dispositivo di allarme interno che emetta un segnale otticoacustico, percepibile almeno nelle immediate vicinanze della centrale stessa, a seguito dell’intervento di qualsiasi rivelatore automatico o pulsante di allarme manuale. La presenza dell’alimentazione elettrica ordinaria deve essere evidenziata da una segnalazione luminosa. Devono essere previste segnalazioni luminose e acustiche delle eventuali condizioni di guasto e di fuori servizio dell’impianto di rivelazione incendi. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 52 Se la centrale non è sotto costante controllo del personale addetto, gli allarmi di incendio e di guasto e le segnalazioni di fuori servizio devono essere ripetuti in altro luogo presidiato. La centrale di controllo, oltre ad attivare i segnalatori acustico-luminosi (targhe) posti nelle varie zone, deve essere in grado, se richiesto, di: - chiudere le porte tagliafuoco normalmente aperte, - bloccare l’impianto di ventilazione, - chiudere le serrande tagliafuoco nei canali dell’ aria, - aprire gli evacuatori di fumo, - attivare l’impianto di estinzione incendio, - predisporre l’eventuale ascensore antincendio. Tali linee devono essere resistenti al fuoco. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 53 Alimentazione elettrica Deve essere prevista anche una sorgente di sicurezza, con intervento automatico entro 15 s dal fuori servizio dell’alimentazione ordinaria, che garantisca il corretto funzionamento dell’impianto per 72h. Dopo tale periodo, la sorgente di alimentazione deve essere in grado di alimentare tutti i dispositivi di allarme interni ed esterni alla centrale per almeno 30 minuti. (Tale autonomia può essere ridotta a non meno di 24 h, purché gli allarmi siano trasmessi ad una o più stazioni ricevitrici, che garantiscano assistenza e manutenzione.) La sorgente di sicurezza della centrale è costituita, in genere, da una batteria di accumulatori dedicata, posta all’interno delle centrale stessa o al suo esterno, nelle immediate vicinanze. Se la sorgente di sicurezza è posta esternamente al locale di installazione della centrale, il circuito che collega la sorgente alla centrale stessa è un circuito di sicurezza. Come tale, deve avere un percorso indipendente dagli altri circuiti elettrici (non di sicurezza) e deve essere resistente al fuoco (per costruzione o installazione). NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 54 Scelte progettuali Classificazione degli incendi Gli incendi, o con terminologia ormai accettata i fuochi, si distinguono in base al tipo di combustibile in: FUOCHI DI CLASSE “A” Il fuoco di Classe A è relativo alla combustione di materiali solidi, come carta, legno, tessuti, etc. FUOCHI DI CLASSE “B” Il fuoco di Classe B è relativo alla combustione di materiali liquidi o di solidi liquefatti, come benzina, vernici, alcool, cera, etc.. FUOCHI DI CLASSE “C” Il fuoco di Classe C è relativo alla combustione di gas, come metano, GPL e idrogeno, con possibilità di esplosione. FUOCHI DI CLASSE “D” Il fuoco di Classe D è relativo sia alla combustione di alcune tipologie di metalli, come sodio, magnesio e alluminio (solo in polvere finissima), sia a quella di perossidi, di clorati e di perclorati. FUOCHI DI CLASSE “E” Il fuoco di Classe E è relativo alla combustione di apparecchiature elettriche in tensione. Gli incendi, in funzione della velocità di combustione, sono poi suddivisi in incendi a sviluppo lento oppure a sviluppo rapido, a seconda che nella fase iniziale si abbia una più o meno intensa emissione di calore, di fiamma e di prodotti della combustione. FOCOLARI TIPO NORMA UNI EN 54-7 FOCOLARE TIPO TF 2 TF 3 TF 4 TF 5 SPETTRO DI AEROSOL PARTE VISIBILE SI PREVAL. VISIBILE CHIARA DEBOLI SI PREVAL. VISIBILE CHIARA ELEVATA MOLTO ELEVATE SI PARZ. INVISIBILE SCURA MOLTO MOLTO SI PREVAL. SCURA TIPO DI EMISS. FUOCO CALORE COVANTE DI LEGNO COVANTE DI COTONE MAT. PLASTICO (POLIURE TANO) COMB. CORRENTI ASCENSIONALI EMISS. FUMO TRASCURA BILE DEBOLI TRASCURA BILE NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 55 TF 6 LIQUIDO (nEPTANO) COMB. LIQUIDO (alcol denaturat o) ELEVATA ELEVATE MOLTO ELEVATA MOLTO ELEVATE NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo INVISIBILE NO NO NO Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 56 La scelta dei sensori è stata eseguita seguendo i criteri riportati nelle sottostanti tabelle Tipologia Fuoco tipo TF1 (EN 54/9) Fuoco tipo TF2 (EN 54/9) Fuoco tipo TF3 (EN 54/9) Fuoco tipo TF4 (EN 54/9) Fuoco tipo TF5 (EN 54/9) Fuoco tipo TF6 (EN 54/9) Ottico Termovelocimetrico - TF1 : fuoco aperto di cellulose (legno) TF2 : fuoco covante con pirolisi (legno) TF3 : fuoco covante con braci (cotone) TF4 : fuoco aperto di materie plastiche (poliuretano) TF5 : fuoco di combustibile liquido (n-eptano). TF6 : fuoco di combustibile liquido (alcol denaturato) ALTEZZA DEL LOCALE <6m FUOCO APERTO FUOCO COVANTE 6-12m FUOCO APERTO FUOCO COVANTE >12m FUOCO APERTO FUOCO COVANTE TERMICO - NON ADATTO BUONO MOLTO BUONO OTTIMO TIPOLOGIA DEL RIVELATORE OTTICO LINEARE DI FIAMMA SPECIALE Dati generali NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 57 La tipologia di probabile incendio valutata in funzione dei materiali presenti all’interno della struttura è riconducibile a “FUOCO APERTO” con “SVILUPPO MEDIO”, pertanto i sensori da impiegare saranno di tipo ottico. La struttura ha un altezza del soffitto di 4m. Pertanto il raggio di copertura dei rivelatori è di 6,5m Il soffitto è realizzato con tegoli prefabbricati a doppia T ed è presente un controsoffitto ad una distanza di circa 1m dall’estradosso del tegolo. Il controsoffitto è presente ovunque con esclusione dei locali tecnici Questa configurazione richiede l’installazione dei sensori di fumo all’interno dei vari rettangoli che si vengono a creare con i bordi dei tegoli. Pertanto il numero dei punti di rivelazione risulta molto elevato, nell’ottica di facilitare la manutenzione e le prove periodiche, si è scelto di non installare rivelatori ottici di fumo all’interno del controsoffitto ma sistemi a campionamento dell’aria. All'interno dei vani scale compartimentati non sono stati posizionati rivelatori in accordo all'articolo 5.1.3 della Norma UNI 9795 I vani acensore/montacarichi fanno parte di un compartimento sorvegliato dall’impianto di rivelazione incendi, pertanto sarà omessa l’installazione di rivelatori di fumo al suo interno in accordo all'articolo 5.1.3 della Norma UNI 9795. Unità di Trattamento aria (UTA) Le UTA saranno dotate di rivelatori di fumo sui condotti d’aria in ripresa che provocheranno in caso di allarme il fermo del ventilatore e la chiusura delle serrande. mediante apposito modulo indirizzato posto nel locale quadro elettrico. In caso di allarme incendio generale verranno fermate tutte le UTA e gli estrattori. Targhe ottico acustiche di segnalazione allarme incendio Le targhe ottico/acustiche per la segnalazione dell’incendio saranno posizionate in modo il segnale acustico sia udibile in ogni parte del fabbricato. E’ previsto inoltre che la centrale in caso di allarme incendio attivi l’impianto EVAC con la trasmissione mediante altoparlanti dei messaggi preregistrati necessari all’evacuazione. Per la distribuzione degli impianti si fa riferimento allo schema a blocchi ed alle planimetri di progetto. Descrizione impianto NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 58 L’impianto rivelazione fumi, realizzato secondo la normativa UNI 9795 vigente. La centrale è posta nel locale tecnico, è di tipo analogico a microprocessore conforme alla Norma EN-54.2, per la gestione di sistemi antincendio. Dotata di n.12 loop capace cadauno di 99 sensori e 99 interfacce in/out. Completa di batterie 2x12V 7Ah ed alimentatore, sufficienti a garantire il corretto funzionamento dell’impianto per 30minuti dopo la mancanza di alimentazione ordinaria alla centrale di 72ore. Il sistema effettua il Controllo e gestione su loop per rivelatori di incendio analogici e punti di allarme manuali singolarmente indirizzati. Su ogni loop possono essere collegati fino a 99 sensori e 99 moduli di I/O in qualunque configurazione per un totale di 198 punti. I moduli di I/O sono utilizzati per controllare contatti di stato di altri impianti interagenti con il sistema di rivelazione e per realizzare telecomandi locali. Tutti i sensori ed i moduli sono dotati di un dispositivo di isolamento di linea che provvede ad escludere ed isolare il sensore ad esso sotteso nel caso di cortocircuito di linea permettendo di mantenere attivi i restanti rivelatori. Tutte le targhe ottico acustiche di segnalazione allarme incendio sono di tipo alimentato da Alimentatore 24Vcc centralizzato con batterie interne in grado di garantirne il funzionamento in caso di mancanza dell’alimentazione per oltre 30minuti. I sensori sono di tipo a microprocessore ad innesto sulla base, che combina una camera ottica sensibile al fumo ed un dispositivo di comunicazione analogico indirizzabile. Il comando delle serrande tagliafuoco avviene mediante appositi moduli a rele’. Sempre mediante moduli a relè avviene il comando di arresto delle macchine di trattamento aria in caso di allarme incendio. Il posizionamento delle apparecchiature è rilevabile dalle tavole di progetto. La distribuzione ai vari rivelatori dovrà essere eseguita con idoneo cavo RESISTENTE AL FUOCO 30minuti CEI EN 50200 con guaina Halogen Free LSZH colore ROSSO, avendo cura di realizzare tutte le derivazioni sui morsetti dei rivelatori stessi al fine di ridurre al minimo le giunzioni e quindi rendere più semplice ed agevole l’eventuale ricerca dei guasti. Il percorso del loop di anadata deve essere separato dal percorso di ritorno alla centrale. L’alimentazione delle targhe ottico/acustiche di allarme incendio sarà derivata da apposito Alimentatore supervisionato 230/24Vdc con linea realizzata in cavo resistente al fuoco (n.1 linea per ogni comparto REI). In corrispondenza delle uscite di emergenza saranno installati i pulsanti manuali d’allarme incendio in contenitore con vetro frangibile di colore rosso corredati dell’apposito cartello secondo la norma UNI 7546-16 (posti ad h = 1.2m dal pavimento). avendo cura di collocarli in modo che in ogni zona siano raggiungibili da qualunque punto con un percorso di massimo 15m. Agendo su tali pulsanti si attiverà l’allarme incendio. I rivelatori saranno di tipo lineare nei locali alti 8m, mentre saranno di tipo ottico in tutti i restanti locali con esclusione degli spazi all’interno dei controsoffitto in cui saranno impiegati sistemi a campionamento dell’aria. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 59 Logica di attuazione I piani costituiscono un compartimenti antincendio, pertanto al fine di semplificare e rendere intuitive le operazioni di emergenza si sono divise le varie zone nel seguente modo: ZONA 1 Costituita da tutto il piano ZONA 2 Costituita dai locali tecnici che hanno una compartimentazione verticale rispetto ai piani Le attuazioni automatiche della centrale incendi saranno con logica di piano, pertanto in caso di allarme incendio 2°LIVELLO vengono eseguite le seguenti ATTUAZIONI: - CHIUSURA PORTE TF - CHIUSURA SERRANDE TF - ARRESTO VENTILAZIONE (Fermo UTA) - APERTURA eventuali VASISTAS EVAQUAZIONE FUMO ZONA FILTRO - ATTIVAZIONE ALLARMI DI ZONA ALLARME 2° LIVELLO IN ZONA1 - ATTIVAZIONI IN TUTTE LE ZONE 1 dei piani superiori e sottostanti in modo da realizzare la compartimentazione verticale ALLARME 2° LIVELLO IN ZONA2 - ATTIVAZIONI IN ZONA1 e ZONA2 del piano interessato NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 60 10 VERIFICHE INIZIALI Sull’impianto ultimato, e comunque prima della messa in esercizio, la Ditta Esecutrice è tenuta senza pretendere alcun onere economico aggiuntivo, a eseguire tutte le prove richieste dal Decreto Ministeriale 37/08 ed indicate al capitolo 61 della Norma CEI 64-8/6 che riassumiamo brevemente di seguito: Esami a Vista a) metodi di protezione contro i contatti diretti ed indiretti; b) presenza di barriere tagliafiamma o altre precauzioni contro il fuoco; c) scelta dei conduttori per quanto concerne la portata o le cadute di tensione; d) scelta e taratura dei dispositivi di protezione e di segnalazione; e) presenza e messa in opera dei dispositivi di sezionamento e comando; f) scelta dei componenti elettrici e delle misure di protezione contro le influenze esterne; g) identificazione dei conduttori di neutro e di protezione; h) presenza di schemi, cartelli monitori e di informazioni analoghe; i) identificazione dei circuiti, dei fusibili, degli interruttori e dei morsetti; j) idoneità delle connessioni dei conduttori; k) agevole accessibilità dell’impianto per interventi operativi e di manutenzione; Prove l) continuità dei conduttori di protezione e dei conduttori equipotenziali; m) resistenza di isolamento dell’impianto elettrico; n) protezione per separazione dei circuiti SELV, PELV e separazione elettrica; o) resistenza di isolamento dei pavimenti e delle pareti; p) protezione mediante interruzione automatica dell’alimentazione; q) prove di polarità; r) prove di tensione applicata; s) prove di funzionamento; t) caduta di tensione. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 61 RIVELAZIONE FUMI Indicazioni del DM 10/03/98 All'art. 3, relativo alle misure preventive, protettive e precauzionali di esercizio, il suddetto decreto afferma che “il datore di lavoro adotta le misure finalizzate a ….garantire l'efficienza dei sistemi di protezione antincendio secondo i criteri di cui all'allegato VI”. Allegato VI. All'art. 6.1 si legge che: “Tutte le misure di protezione antincendio previste ……. per la rivelazione e l'allarme in caso di incendio devono essere oggetto di sorveglianza, controlli periodici e mantenute in efficienza . Per ognuna di queste azioni, il DM 10/03/98 fornisce una definizione: - Sorveglianza : un controllo visivo atto a verificare che ….. gli impianti antincendio siano nelle normali condizioni operative; - Controllo periodico : insieme di operazioni da effettuarsi con frequenza almeno semestrale , per verificare la completa e corretta funzionalità delle attrezzature e degli impianti; - Manutenzione : operazione od intervento finalizzato a mantenere in efficienza ed in buono stato le attrezzature e gli impianti; - Manutenzione ordinaria : operazione che si attua in loco, con strumenti ed attrezzi di uso corrente. Essa si limita a riparazioni di lieve entità, abbisognevoli unicamente di minuterie e comporta l'impiego di materiali di consumo di uso corrente o la sostituzioni di parti di modesto valore espressamente previste; - Manutenzione straordinaria : intervento di manutenzione che non può essere eseguito in loco o che, pur essendo eseguita in loco, richiede mezzi di particolare importanza oppure attrezzature o strumentazioni particolari o che comporti sostituzioni di intere parti di impianto o la completa revisione o sostituzione di apparecchi per i quali non sia possibile o conveniente la riparazione; All'articolo 6.4 dell'allegato VI del DM 10/03/98, si afferma che: “ Il datore di lavoro e' responsabile del mantenimento delle condizioni di efficienza delle attrezzature ed impianti di protezione antincendio. Il datore di lavoro deve attuare la sorveglianza, il controllo e la manutenzione delle attrezzature ed impianti di protezione antincendio in conformità a quanto previsto dalle disposizioni legislative e regolamentari vigenti. Scopo dell'attività di sorveglianza, controllo e manutenzione e' quello di rilevare e rimuovere qualunque causa, deficienza, danno od impedimento che possa pregiudicare il corretto funzionamento ed uso dei presidi antincendio. L'attività di controllo periodica e la manutenzione deve essere eseguita da personale competente e qualificato ”. Anche se non vengono specificate quale competenza e quale qualifica. Anche l'articolo 4 del decreto si occupa di manutenzione impianti, affermando che “ gli interventi di manutenzione ed i controlli sugli impianti e sulle attrezzature di protezione NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 62 antincendio sono effettuati nel rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari vigenti, delle norme di buona tecnica emanate dagli organismi di normalizzazione nazionali o europei o, in assenza di dette norme di buona tecnica, delle istruzioni fornite dal fabbricante e/o dall'installatore ”. In pratica, se anche non esistessero norme nazionali su come effettuare i controlli, deve andare oltre confine e seguire consolidate norme di altri paesi europei (es. la norma British Standard 5839-1, il Codice di pratica professionale per la progettazione, installazione e manutenzione dei sistemi di rivelazione e allarme incendio negli edifici, adottata In Gran Bretagna). Indicazioni della norma UNI 9795 Anche la norma UNI 9795 (che si applica ovunque e non solo nei luoghi di lavoro) si occupa di verifiche e manutenzione, affermando all'art. 8 che la verifica comprende: - l'accertamento della rispondenza del sistema al progetto esecutivo; - il controllo che i componenti siano conformi alla relativa parte della UNI EN 54; - il controllo che la posa in opera sia stata eseguita in conformità alla norma UNI 9795; - l'esecuzione di prove di funzionamento (tra le quali anche quella sulla centrale di controllo), di allarme incendio, di avaria e di segnalazione di fuori servizio; La norma UNI 9795 indica dettagliatamente quali siano queste prove di funzionamento da effettuare sul campo, sui vari tipi di rivelatori. A verifica avvenuta deve essere rilasciata un'apposita dichiarazione . Per quanto riguarda l'esercizio dei sistemi all'art. 9.1 si dice che il mantenimento delle condizioni di efficienza dei sistemi è di competenza dell'utente che deve provvedere: - alla continua sorveglianza dei sistemi; - alla loro manutenzione , richiedendo, dove necessario, le opportune istruzioni al fornitore; - a fare eseguire come minimo due ispezioni di controllo all'anno ; A cura dell'utente deve essere tenuto un apposito registro (da mettere a disposizione dell'autorità competente), firmato dai responsabili e costantemente aggiornato su cui devono essere annotati: - i lavori svolti sui sistemi o nell'area sorvegliata (per esempio: ristrutturazione, variazioni di attività, modifiche strutturali, etc.), qualora essi possano influire sull'efficienza dei sistemi stessi; - le prove eseguite; - i guasti, le relative cause e gli eventuali provvedimenti attuati per evitarne il ripetersi; - gli interventi in caso di incendio precisando: cause, modalità ed estensione del sinistro, numero di rivelatori entrati in funzione, punti di segnalazione manuale utilizzati ed ogni altra informazione utile per valutare l'efficienza dei sistemi; NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 63 Le operazioni di controllo e manutenzione periodiche evidenziando, in particolare le eventuali variazioni riscontrate sia nel sistema sia nell'area sorvegliata, rispetto alla situazione dell'ultima verifica precedente e le eventuali carenze riscontrate; Al successivo articolo 9.2, la nuova edizione della norma UNI 9795 riprende frasi e concetti sulle responsabilità del datore di lavoro nell'attività di manutenzione, scritti nel DM 10/03/98 e da noi già ripresi nel paragrafo precedente. Oltre a questo viene detto, sempre in accordo con il decreto, che “ ogni sistema in esercizio deve essere sottoposto ad almeno due visite di controllo e manutenzione all'anno, con intervallo fra le due non minore di 5 mesi ”. I risultati delle operazioni di controllo devono risultare, oltre che nell'apposito registro, anche nel certificato di ispezione. Un'ultima indicazione, la norma la offre riguardo alle operazioni da effettuare occasionalmente dopo che si è verificato o un guasto sull'impianto o un intervento dell'impianto a seguito di un incendio: - provvedere alla sostituzione tempestiva degli eventuali componenti danneggiati; - fare eseguire, in caso d'incendio, un accurato controllo dell'intera installazione al fornitore incaricandolo, nel contempo, di ripristinare la situazione originale, qualora fosse stata alterata; - ripristinare i mezzi di estinzione utilizzati; - NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 64 La norma indica la periodicità semestrale degli interventi di controllo, ma non specifica nel dettaglio cosa fare. Nella tabella che segue sono state riportate le principali operazioni di verifica da eseguire. ESAME VISIVO GENERALE DELL’IMPIANTO DI RIVELAZIONE INCENDI SI Tutti i componenti: - sono integri e in buono stato di conservazione - sono correttamente installati ed idonei al luogo/ambiente di installazione e ai materiali combustibili in esso contenuti Il locale in cui è installata la centrale di controllo e segnalazione è pulito, sgombro da materiali e dotato di illuminazione di sicurezza funzionante La centrale di controllo e segnalazione funziona correttamente ed indica che tutti i componenti operano in modo appropriato Le batterie di accumulatori sono cariche I rivelatori distano almeno 50 cm da pareti, materiali in deposito, ecc. I led luminosi dei rivelatori sono tutti spenti I pulsanti di allarme manuale sono visibili, facilmente accessibili e correttamente segnalati I dispositivi di allarme ottico/acustico sono visibili, e correttamente installati I luoghi/ambienti protetti hanno subìto modifiche o cambiamenti tali da inficiare il corretto funzionamento dell’impianto PROVE E VERIFICHE SI L’alimentazione primaria e di riserva dell’impianto sono efficienti Esame generale di tutto l'impianto per verificare la rispondenza al progetto e la compatibilità dei rivelatori per la zona sorvegliata I pulsanti di segnalazione manuale, i rivelatori ed i dispositivi di segnalazione di allarme ottico-acustici funzionano correttamente durante le simulazioni di allarme I sistemi ed impianti che devono essere attivati dall’impiento di rivelazione incendi (ad es. sblocco di porte tagliafuoco e chiusura di serrande tagliafuoco, attivazione dell’impianto di estinzione incendio operano correttamente L’impianto opera correttamente durante le simulazioni di guasti, avarie e segnalazioni di fuori servizio È stata effettuata l’eventuale pulizia dei rivelatori Sono state eseguite le altre eventuali operazioni richieste dal costruttore dei componenti Pulizia dei rivelatori ecc.. NO NO NOTA: NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 65 Se durante l'esecuzione delle prove viene a meno la funzionalità e quindi l'efficacia dell'impianto di rivelazione incendi, occorre mettere in atto delle misure alternative come l'istituzione di un servizio di vigilanza manuale. Le verifiche iniziali sono a carico dell’installatore che firma la dichiarazione di conformità e che pertanto è tenuto personalmente ad accertarsi del buon esito. Dovrà essere predisposto un apposito Rapporto per la verifica iniziale come prescritto dall’art.61.4 della Norma CEI 64-8/6, sezione 61 che dovrà contenere l’esito delle suddette prove da allegare alla dichiarazione di conformità. Si potrà valutare l’opportunità di eseguire tali verifiche una sola volta in contraddittorio con la D.L. in modo da utilizzarle ad integrazione delle prove di collaudo. La dichiarazione di conformità dovrà essere completa di tutti gli allegati obbligatori con particolare riguardo per i disegni As-Built (che dovranno essere tenuti regolarmente aggiornati in copia minuta e presenti in cantiere durante l’esecuzione dei lavori) e le certificazioni dei materiali impiegati. Le eventuali variazioni rispetto agli elaborati di progetto, intese come spostamento del posizionamento di apparecchiature o modifica di passaggi o percorsi che non incidono in modo sostanziale sul progetto, dovranno essere annotati sulle copie minute presenti in cantiere di volta in volta dal responsabile della ditta installatrice o chi per esso in modo che come già detto le copie siano costantemente aggiornate. Nel caso le modifiche da apportare siano sostanziali occorrerà avvertire la D.L. che provvederà se necessario ad incaricare un progettista elettrico di redigere un progetto di variante, oppure a richiedere che la ditta stessa incarichi un progettista comprendendone l’onere economico derivante della progettazione nell’offerta economica della relativa variante. Sia l’esecuzione delle verifiche che la preparazione della documentazione da allegare alla dichiarazione di conformità (disegni As-Built, certificazioni, ecc…) saranno totalmente a carico della ditta esecutrice che pertanto dovrà tenerne conto nella formulazione dell’offerta e non potrà pretendere alcun onere aggiuntivo a fine lavori. Obblighi del committente o del proprietario l. Il committente è tenuto ad affidare i lavori di installazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione straordinaria degli impianti indicati all'articolo 1, comma 2, ad imprese abilitate ai sensi dell'articolo 3 del DM 37/08 NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 66 2. I1 proprietario dell'impianto adotta le misure necessarie per conservarne le caratteristiche di sicurezza previste dalla normativa vigente in materia, tenendo conto delle istruzioni per l'uso e la manutenzione predisposte dall'impresa installatrice dell'impianto e dai fabbricanti delle apparecchiature installate. Resta ferma la responsabilità delle aziende fornitrici o distributrici, per le parti dell'impianto e delle relative componenti tecniche da loro installate o gestite. 3. Il committente entro 30 giorni dall'allacciamento di una nuova fornitura energia elettrica, negli edifici di qualsiasi destinazione d'uso, consegna al distributore o al venditore copia della dichiarazione di conformità dell'impianto, resa secondo l'allegato I, del DM 37/08 esclusi i relativi allegati obbligatori, o copia della dichiarazione di rispondenza prevista dall'articolo 7, comma 6 del medesimo DM. La medesima documentazione è consegnata nel caso di richiesta di aumento di potenza impegnata a seguito di interventi sull'impianto, o di un aumento di potenza che senza interventi sull'impianto determina il raggiungimento dei livelli di potenza impegnata di cui all'articolo 5, comma 2 o comunque, per gli impianti elettrici, la potenza di 6 kW. Deposito presso lo sportello unico per l’edilizia del progetto, della dichiarazione di conformità o del certificato di collaudo l. Per il rifacimento o l'installazione di nuovi impianti di cui all'articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g) ed h), relativi ad edifici per i quali è già stato rilasciato il certificato di agibilità, fermi restando gli obblighi di acquisizione di atti di assenso comunque denominati, l'impresa installatrice deposita, entro 30 giorni dalla conclusione dei lavori, presso lo sportello unico per l'edilizia, di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, del comune ove ha sede l'impianto, la dichiarazione di conformità ed il progetto redatto ai sensi dell'articolo 5, o il certificato di collaudo degli impianti installati, ove previsto dalle norme vigenti 2. Per le opere di installazione, di trasformazione e di ampliamento di impianti che sono connesse ad interventi edilizi subordinati a permesso di costruire ovvero a denuncia di inizio di attività, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, il soggetto titolare del permesso di costruire o il soggetto che ha presentato la denuncia di inizio di attività deposita il progetto degli impianti da realizzare presso lo sportello unico per l'edilizia del comune ove deve essere realizzato l'intervento, contestualmente al progetto edilizio. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 67 11 MANUTENZIONE 11.1 Premessa L’impianto elettrico nel suo insieme, deve essere condotto e mantenuto correttamente nel tempo; infatti solo una manutenzione continua può evitare danni dovuti all’invecchiamento dell’impianto medesimo o ad un suo uso improprio o scorretto. Tutti i componenti l’impianto dovranno pertanto essere utilizzati nel modo indicato nelle istruzioni del costruttore e con scadenze definite si dovranno eseguire misure strumentali. 11.2 Manutenzione periodica L’impianto elettrico, come anzidetto, deve essere mantenuto affinché tutti i componenti siano sempre rispondenti ai canoni di sicurezza. La manutenzione può essere ordinaria, ovvero l’insieme degli interventi finalizzati a contenere il degrado normale d’uso o straordinaria, ovvero interventi di portata tale da non poter essere considerati come manutenzione ordinaria. 1. La manutenzione ordinaria degli impianti non comporta la redazione del progetto né il rilascio dell'attestazione di collaudo, né l'osservanza dell'obbligo di cui all'articolo 8, comma 1 2. Sono esclusi dagli obblighi della redazione del progetto e dell'attestazione di collaudo le installazioni per apparecchi per usi domestici e la fornitura provvisoria di energia elettrica per gli impianti di cantiere e similari, fermo restando l'obbligo del rilascio della dichiarazione di conformità. La manutenzione ordinaria non rientra nell’ambito del DM37/08, la manutenzione straordinaria rientra nel DM 37/08. Si sottolinea che un impianto soggetto all’obbligo della progettazione, non può essere modificato o ampliato senza l’esecuzione del progetto medesimo. Esempi di manutenzione ordinaria - Scarica completa delle lampade d’emergenza autoalimentate con frequenza semestrale - prova strumentale d’intervento dei dispositivi differenziali con frequenza annuale - Controllo funzionalità delle spie luminose, strumenti di misura, apparecchi di regolazione ecc., dei quadri elettrici, con frequenza trimestrale - Controllo del serraggio dei terminali dei cavi negli appositi morsetti, con frequenza annuale o dopo eventi eccezionali - Verifica della resistenza d’isolamento dei circuiti principali, con frequenza biennale - Verifica della continuità dei conduttori di protezione, con frequenza biennale NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 68 - Verifica della conservazione del grado di protezione delle apparecchiature elettriche, con frequenza semestrale Pulizia dei componenti l’impianto elettrico Verifica della corretta corrente nominale dei fusibili, con frequenza semestrale Verifiche periodiche richieste da Leggi in vigore Si precisa che è di estrema importanza al fine di garantire l’incolumità delle persone effettuare almeno le prove, con apposito strumento, sugli interruttori differenziali, ogni anno e sull’impianto di terra ogni due anni (si rammenta che la verifica dell'efficienza dell’impianto di terra non si limita alla sola misura del valore dell’impianto disperdente, ma al controllo, mediante misura della continuità di tutti i conduttori equipotenziali e di protezione.) NB L’azionamento del tasto di prova del dispositivo di protezione a corrente differenziale è consigliabile venga effettuato mensilmente da persone autorizzate, in caso di non funzionamento bisognerà immediatamente informare il personale tecnico. 11.3 Impianto rivelazione fumi L’appendice A1 della norma UNI 9795 prevede che l’utente sia responsabile del mantenimento delle condizioni di efficienza dell’impianto e che pertanto deve provvedere alla continua sorveglianza del sistema e alla sua manutenzione, richiedendo, dove necessario, le opportune istruzioni al fornitore dell’impianto. Deve inoltre fare eseguire le ispezioni periodiche necessarie. Sono richieste almeno due ispezioni all’anno, con intervallo minimo di almeno cinque mesi. I controlli e gli interventi di manutenzione effettuati devono essere riportati su un apposito registro. La verifica può consistere nelle operazioni precedentemente elencate nella tabella relativa alle verifiche iniziali. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 69 11.4 Verifiche e denunce necessarie a termine di Legge Il titolare dell’impresa ha alcuni obblighi derivanti da Leggi attualmente in vigore, in particolare dovranno essere verificati i seguenti punti: D.Lgs. 9 aprile 2008 n.81, applicabile ad attività dove vi siano lavoratori subordinati. In questo caso le denunce all’inizio dell’attività e le successive verifiche prescritte a carico del datore di lavoro sono riassunte in questa tabella, in particolare per quanto riguarda l’installazione di nuovi impianti di terra, di protezione dalle scariche atmosferiche e per installazioni in loghi con pericolo di esplosione: Impianto Impianti di terra e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche Impianti nei luoghi con pericolo di esplosione Messa in servizio Il datore di lavoro può mettere in servizio l’impianto/dispositivo dopo la consegna della dichiarazione di conformità da parte dell’installatore Omologazione L’omologazione è effettuata dall’installatore con il rilascio della dichiarazione di conformità Verifiche periodiche 2 anni – cantieri, locali medici, ambienti a maggior rischio in caso di incendio Verifiche a campione ISPESL 5 anni - locali ordinari ASL / ARPA oppure organismi abilitati 2 anni ASL / ARPA ASL / ARPA oppure organismi abilitati - Si ricorda che le verifiche sono a carico del titolare l’attività. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 70 12 PRESCRIZIONI GENERALI IMPIANTI ELETTRICI 12.1 PER LA REALIZZAZIONE DEGLI Sigillatura antifiamma Sulle pareti REI non devono essere incassati impianti in quanto annullano la resistenza al fuoco della parete stessa. Gli attraversamenti delle pareti REI con tubazioni o canali deve essere fatta in modo da ripristinare le condizioni iniziali di resistenza al fuoco del compartimento antincendio con le modalità degli esempi sottostanti. In particolare al fine di favorire eventuali operazioni di modifica od ampliamento degli impianti si consiglia di sigillare i passaggi delle canalette portacavi con appositi sacchetti asportabili come nella figura sottostante (allo scopo si possono impiegare prodotti della ditta Thomas & B. o similari con cui si può ottenere REI 180). NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 71 Ripristino della resistenza al fuoco di una parete del compartimento antincendio attraversata da un tubo protettivo. Otturazione del foro nel muro. Non è necessario otturare il tubo protettivo se è conforme alla norma CEI 23-25 o 23-39, ha diametro interno 30mm, ha grado di protezione almeno IP33, inclusa la sua estremità se penetra in un ambiente chiuso. Otturazione del foro nel muro e dell’interno del tubo con mastice ignifugo quando non risponde ai requisiti di cui sopra. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 72 Fig.2 NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 73 In alternativa è possibile l’impiego di sistemi per sigillatura multidiametro tipo ROXSYSTEM ditta KIEPE ELECTRIC o similari che offrono notevoli vantaggi in termini di affidabilità flessibilità e facilità di posa. DETTAGLIO NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 74 12.2 Tubazioni portacavi Le seguenti operazioni debbono essere eseguite per una corretta posa delle tubazioni: - L'impianto se realizzato sottotraccia sarà eseguito con tubo corrugato flessibile in P.V.C. tipo pesante con diametro minimo 25mm se a pavimento e 20mm se a parete. Se realizzato a vista verrà adottato tubo rigido in PVC tipo pesante, in entrambi i casi saranno dotati di marchio IMQ - i raggi di curvatura dei tubi non debbono essere inferiori a 12 volte il diametro esterno del tubo - I tubi avranno percorso verticale od orizzontale sulle pareti; sono da evitarsi le pose oblique. - Il diametro interno dei tubi non dovrà essere inferiore a 1,4 volte il diametro del cerchio circoscritto al fascio dei cavi in esso contenuto con un minimo di 11 mm e coefficiente di riempimento di 0,4. - le giunzioni delle tubazioni portacavi saranno realizzate mediante idonei manicotti e gli ingressi alle scatole posate a vista dovranno essere realizzati con raccordi tubo/scatola. - tutte le tubazioni rigide in PVC saranno dotate di apposite curve prefabbricate se queste non sono disponibili, si potrà ricorrere alla piegatura a freddo mediante l'uso di appropriata attrezzature. - le tubazioni portacavi non dovranno correre parallelamente a linee o superfici ad elevata temperatura. Sarà mantenuta una distanza di almeno 30 cm da esse, o saranno provvisti mezzi adeguati per evitare il riscaldamento delle tubazioni. - le tubazioni che abbiano le estremità libere dovranno essere tappate adeguatamente per evitare infiltrazioni di acque o corpi estranei; - Tutte le tubazioni posate a parete dovranno essere adeguatamente ancorate alle strutture o supporti adiacenti. Nei tratti orizzontali la distanza tra i supporti delle tubazioni dovrà essere tale da evitare la flessione delle tubazioni stesse; - i lavori di staffaggio dovranno procedere di pari passo con i lavori di montaggio delle tubazioni onde rendere definitiva la posa in opera delle tubazioni al momento della loro installazione; - onde facilitare la sfilabilità dei cavi e conduttori elettrici non è ammessa la posa di curve prefabbricate che non rispettino i raggi di curvatura minimi specificati. - le scatole di derivazione o infilaggio saranno orientate in modo che sia facile la rimozione dei coperchi e che questo sia in posizione tale da evitare l'infiltrazione di acqua e altri elementi; - Le scatole o cassette di derivazione saranno impiegate ogni volta che dovrà essere eseguita una derivazione o uno smistamento di conduttori, tutte le volte che lo richiedano le dimensioni, la forma e la lunghezza di un tratto di tubazione, questo NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 75 - - affinché sia garantita la Sfilabilità dei conduttori. In linea generale per gli ambienti ordinari le altezze delle scatole dal pavimento dovranno avere i seguenti valori: - 30 cm. per le scatole di derivazione; - 30 cm. per le scatole porta prese - 110 cm. per le scatole porta interruttori per ambienti particolari valgono le prescrizioni normative e le indicazioni di progetto. Tutte le scatole dovranno essere chiuse con coperchi o supporti portafrutti fissati tramite viti. Le morsettiere dovranno avere i morsetti per i conduttori neutri e di terra chiaramente contraddistinti; le derivazioni saranno realizzate con morsetti isolati, il serraggio sarà a vite o a pressione; per nessun motivo si dovranno effettuare derivazioni con l'uso di nastro senza morsetti. Conduttori con circuiti di tensione diverse saranno inseriti in tubazioni separate e faranno capo a morsettiere e scatole di derivazione separate. Ogni punto utilizzatore va raccordato direttamente alla scatola di derivazione sulla dorsale, evitando ponti elettrici tra punti utilizzatori. Nelle scatole i conduttori saranno raggruppati linea per linea e dovrà essere possibile sfilarli per un eventuale controllo; tutti i cavi e i conduttori dovranno essere dotati della sigla comprovante l'iscrizione all'I.M.Q. (Istituto del Marchio di Qualità). 12.3 - - Collegamento conduttori elettrici Conduttori flessibili da collegare a morsettiere debbono essere corredati da terminali a compressione con il corpo isolato. Giunzioni volanti entro scatole di derivazione debbono essere eseguite mediante adeguati morsetti isolati con serraggio indiretto a norme CEI EN 60998-1 e EN 60998-2-1). Non sono ammesse giunzioni isolate con nastri isolanti. Sono proibite terminazioni di conduttori con capicorda a saldare con stagno o altre saldature dolci. Il capocorda deve essere adatto al tipo di cavo ed al tipo di connessione da realizzare. I capicorda sono generalmente del tipo a compressione. Capocorda con serraggio del conduttore mediante bulloni solo in casi eccezionali. 12.4 Spaziatura dei cavi Per distanza tra due cavi si intende la distanza tra le due superfici esterne. - Non dovranno per nessun motivo essere posati entro la stessa tubazione o condotto, cavi di energia con temperature di funzionamento a regime differenti (es. tipo FG7OR 0.6/1kV con cavi N1VV-K 0.6/1kV o FROR 450/750V) a meno che i cavi con temperatura di funzionamento a regime maggiore (es. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 76 - - - - FG7OR 0.6/1kV) non siano declassati come portata o non vi sia una corrente di impiego estremamente ridotta. I cavi di comando o segnalazione a tensione di rete o, in senso generale, quando non esistono né problemi di riscaldamento né problemi di interferenze elettromagnetiche, possono essere posati senza alcuna spaziatura. I cavi appartenenti a sistemi diversi di tensione possono transitare nella stessa conduttura quando siano isolati tutti per la tensione maggiore, e comunque preferibile mantenerli separati per facilitare le operazioni di manutenzione e ridurre ulteriormente i rischi in caso di guasto. I cavi di comando possono essere posati senza spaziatura rispetto al cavo di potenza del relativo utente. L'eventuale spaziatura richiesta tra cavi di potenza non tiene conto della presenza dei cavi di comando. Non è richiesta spaziatura tra cavi di potenza colleganti utenti che funzionino uno come riserva dell'altro o degli altri. 12.5 - - - - Identificazione cavi e conduttori Ogni cavo posato dovrà essere contrassegnato con opportune sigle, che dovranno risultare sulle tabelle cavi, da compilarsi a cura della ditta esecutrice degli impianti. Detti contrassegni dovranno essere riportati su targhette metalliche o di plastica, dovranno essere indelebili e fissati al cavo in maniera permanente. Tipo di targhetta e modalità di fissaggio ai cavi dovranno essere approvati dalla Direzione Lavori. I contrassegni di cui sopra dovranno essere ubicati alle due estremità ed in ogni eventuale pozzetto di infilaggio. Nel controsoffitto o vani tecnici tutte le scatole di derivazione dovranno essere siglate in modo da rendere facilmente identificabili le linee in esse contenute. Tale siglatura non deve essere fatta sul coperchio ma sul fianco della scatola mediante opportune targhette oppure idonei cartellini, questo per evitare che si generino confusioni nel caso vengano scambiati i coperchi. E' richiesta la contrassegnatura in corrispondenza degli attacchi utenze colonnine di comando ecc. Nel collegamento dei conduttori deve essere rispettata la corrispondenza ed il codice dei colori in base alle Norme applicabili. Nelle terminazioni e giunzioni di cavi elettrici, ogni conduttore deve essere contrassegnato. Il contrassegno deve essere quello del morsetto a cui il filo è collegato. Il contrassegno deve essere realizzato mediante anellini di plastica o mezzi simili approvati dalla Direzione Lavori. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 77 12.6 Quote installative delle apparecchiature La figura seguente fornisce le quote installative da adottare salvo diversa indicazione progettuale per le apparecchiature elettriche. NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali 78 13 ALLEGATI : CALCOLI ILLUMINOTECNICI, CALCOLO PROTEZIONE CONTRO I FULMINI E DIMENSIONAMENTO LINEE ELETTRICHE (relazione R10.b - Relazione di calcolo impianti elettrici e speciali) NUOVO TECNOPOLO Progetto Esecutivo Relazione tecnica impianti elettrici e speciali