Chi accetta, invece, che la propria vita sia spesa al seguito di
Cristo modellandosi sul dono di sé che si è compiuto camminando
con fedeltà alla Croce, di fronte a Dio, la salverà. In altre parole, dove
e quando decidiamo che la nostra vita sia un’apertura, un dono
gratuito d’amore, un superare i nostri egoismi, là la nostra vita
comincia a compiersi, la ritroviamo e la salviamoD’altra parte quale
beneficio ci sarà a “guadagnare il mondo intero”(36) se questo ci fa
perdere la vita? Se questo è il bene più prezioso che abbiamo, cosa ci
si ricava a smarrirlo e perderlo nel tentativo di affermarci socialmente,
politicamente, economicamente? E in ogni caso la ricchezza è
sufficiente a garantirci la sicurezza della vita? Certamente no perché
l’uomo non può pagare nessun riscatto per sfuggire alla morte e
continuare a vivere.
Gesù intende dire che l’uomo non potrà mai riscattare quella vita
che ha perso proprio nel chiudersi egoisticamente dentro se stesso.
Il cuore della fede cristiana sta nell’ assumere la vita e la morte
così come l'ha assunta Gesù Cristo, in modo tale che nasca la
possibilità di realizzazione e di salvezza definitiva per la nostra
esistenza.
Gesù chiede a noi discepoli di non fermarci alle professioni di
fede già confezionate e apprese, pur vere e necessarie, quanto
piuttosto di far sì che dalla nostra fede scaturisca un'esperienza
personale di intimità con lui, una responsabile scelta di fare
insieme con lui l'esperienza del cammino da lui percorso.
«Se qualcuno vuol venire
dietro a me...»
(Mc 8,31-37)
Perdere la vita
per Cristo e il Vangelo
Preghiera salmodica (insieme):
Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui l'invocavo.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi.
Mi opprimevano
tristezza e angoscia
e ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, Signore, salvami».
Buono e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge gli umili:
ero misero ed egli mi ha salvato.
Egli mi ha sottratto dalla morte,
ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
ha preservato i miei piedi
dalla caduta.
Camminerò alla presenza del Signore
sulla terra dei viventi.
dal salmo 114
Preghiera finale
Testo
Scuotici, Signore,
chiamaci, infiammaci e rapiscici,
facci sentire il tuo profumo,
sii per noi fuoco e dolcezza.
Insegnaci a correre nell'amore.
Forse molti non ritornano a te da un abisso di cecità?
Fa' che anche noi ci avviciniamo a te
e siamo illuminati da quella luce mediante la quale
si riceve il potere di diventare tuoi figli.
31
sant'agostino
Confessioni, VIII, 4,9
E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto
soffrire, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e
dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Gesù faceva
questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte, e si mise a
rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli,
rimproverò Pietro e gli disse: «Va’ dietro di me, satana! Perché tu
non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». 34Convocata la folla
insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro
di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché
chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma, chi perderà la
propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. 36Che giova
infatti a un uomo guadagnare il mondo intero e perdere la propria
vita? 37 Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria
vita?
PER ENTRARE IN ARGOMENTO
La fabbrica della croce. Nonostante il nostro legittimo
desiderio di essere felici, nonostante il nostro (legittimo) orrore del
dolore, dobbiamo stare in faccia anche ai modi con cui ci
fabbrichiamo con le nostre mani percorsi di dolore. Dovremmo
sostenerci l'un l'altro, per non dare corpo a simili percorsi. E, quando
ci infiliamo in una di queste strade senza uscita nonostante le nostre
buone intenzioni, dovremmo veramente custodirci l'un l'altro per non
mettere a simili percorsi l'etichetta di cristiani. In certi ambienti e in
certi periodi (della nostra vita e della storia della cultura religiosa)
pare che ogni sofferenza, per il fatto di essere sofferenza, possa dirsi
cristiana. È un grave peccato contro il Dio della vita l'atmosfera cupa,
pesante, dissonante di certe famiglie «cristiane». Doverismo,
dolorismo, depressione, assenza di gioia non sono etichette cristiane,
sono anzi il tradimento del Dio della gioia che ha assegnato un tempo
al dolore. Eppure Gesù non ha paura di parlare della croce. Ma non di
ogni croce che ci siamo fabbricata con il nostro insaziabile desiderio
di piegare gli altri ai nostri desideri, con la protervia del nostro voler
essere amati, consolati. abbracciati come vogliamo noi. Chiediamoci
dunque di quale croce parla Gesù. (Zattoni-Gillini - Interno
famigliare-Anno B)
SPIEGAZIONE
Il disegno di Dio passa attraverso la passione, morte e
risurrezione di Gesù; è il cuore del Vangelo di Marco che
troviamo in questo brano: o si accetta che Gesù di Nazaret è
veramente colui che realizza il disegno di salvezza di Dio per gli
uomini o NON c’è fede cristiana.
E’ probabile che proprio qui insorgesse una reale difficoltà
(allora per la prima comunità, ma in qualche modo anche per noi
oggi) per quanti volevano accedere alla fede e cioè di accettare che il
disegno di Dio si realizzi attraverso il dolore di una opposizione, di
una condanna a morte, attraverso l’evento scandaloso e tragico di un
crocifisso. Non è un facile annuncio da accogliere, per questo Gesù si
sofferma ad insegnare e spiegare con estrema franchezza ciò che lo
attendeva e che avrebbe dovuto soffrire il figlio dell’uomo (31 e 32).
In linea con le attese giudaiche non ci si aspettava un Messia che
affronta la passione e la croce, ma un messia vittorioso, che impone
una salvezza di tipo temporale e politico, attraverso la forza o i
prodigi (e i miracoli di Gesù, in qualche modo, alimentano
l’equivoco). Questa distanza nel modo di pensare è messa in risalto
dal rimprovero di Pietro (33). Siamo di fronte a due logiche
completamente diverse: quella di Gesù che rivela la logica di Dio e
quella di Pietro che rivela quella degli uomini. La domanda cruciale è
se la propria esistenza si realizzi attraverso l’imposizione della propria
personalità sugli altri, oppure, come per Gesù, accettando in fedeltà
a Dio di farsi fedeli servitori della vita umana, assumendo anche
tutte le difficoltà, le incomprensioni, i rifiuti che possono addirittura
sfociare, come per Gesù, nella condanna alla croce. E’ chiaro che la
strada di Dio differisce da quella degli uomini.
Il reciproco rimprovero di Pietro e di Gesù è una provocazione
che consente però a Gesù di convocare la folla e, pertanto, di dare un
insegnamento non ai discepoli, e a tutti coloro che vogliono ascoltare
e imparare, ma anche ai lontani, per mostrare quali conseguenze
scaturiscano dall’assunzione della mentalità della logica di Dio.
Il cammino che Dio chiede a Gesù è la via della croce, pertanto
chi vuole essere suo discepolo è chiamato ad accettare questo stesso
cammino e a trarne le conseguenze per la propria vita. Le condizioni
poste sono il rinnegare se stesso, prendere la propria croce e
seguirlo (34) .
Rinnegare è riferito alla propria persona, non alle cose, pertanto
significa diventare liberi da se stessi, significa rinunciare a voler
essere padroni, arbitri e giudici della propria vita (vuol dire anche di
smetterla di crearsi le nostre croci e di piangersi addosso). E’ chiaro
che questo atto implica l’apertura fiduciale alle possibilità di
compimento della persona che ci vengono svelate da Gesu’. Prendere
la croce è invito a cominciare qualcosa di nuovo, che potrebbe essere
faticoso e sicuramente meno certo di tante certezze che stiamo
vivendo ma che è fondato sulla fedeltà a un Dio che non ha mai
barato con le sue promesse nei confronti dell’uomo.
SIGNIFICATI PER LA NOSTRA VITA
Gesù ha accettato la morte piuttosto che smentire il suo Dio e
tradire la fedeltà agli uomini che aveva servito con tutta la sua vita.
Per il discepolo prendere la propria croce significa seguire il Maestro
che cammina verso la Croce, cioè iniziare una vita improntata a
questa logica di estrema fiducia e fedeltà a Dio e, insieme, di generosa
disponibilità a porsi in servizio degli uomini. Se uno vuole vivere
guardando la vita superficialmente, realizzandola nell’affermazione di
se stesso (considerando vita riuscita quella che è in grado di
affermarsi, quella che può contare su denaro e successo), in realtà di
fronte a quel Dio che vede la vita in profondità, la frustra e la perde.