Feste, danze e furori
Dal corteo dionisiaco al Carnevale
Recuperi archeologici della Guardia di Finanza
Estratto della pubblicazione
Feste, danze e furori
Dal corteo dionisiaco al Carnevale
Recuperi archeologici della Guardia di Finanza
a cura di
Massimo Rossi
Fabrizio Ludovico Porcaroli
Estratto della pubblicazione
Indice
PRESENTAZIONE
L’archeologia ferita
Opere con il bavaglio
MASSIMO ROSSI
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SAGGIO
Feste, danze e furori
Dal corteo dionisiaco al Carnevale
MASSIMO ROSSI
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OPERE
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CONTRIBUTI E APPARATI
FABRIZIO LUDOVICO PORCAROLI
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Estratto della pubblicazione
vasi dalle convinzioni apotropaiche) nascondono ancora
tesori favolosi.
Accade così che tombe ipogee, a pozzetto ed a camera, talvolta di articolazione complessa e di aspetto
monumentale, mantengano integri attraverso i secoli
corredi spesso numericamente cospicui, sorprendentemente ben conservati e che rappresentano un prezioso
bottino per i “tombaroli”, certi di trovare sempre un mercato permeabile, in grado – dopo vari passaggi di mano
– a rifornire collezionisti, parvenus e clienti tanto facoltosi quanto privi di scrupoli – in Italia e all’estero – specie lungo le rotte sino-nipponiche, che negli ultimi anni alimentano in modo determinante il traffico illecito.
Cosi, elementi importanti del nostro patrimonio archeologico, manufatti delle officine autoctone o capolavori veicolati attraverso gli empori del Mediterraneo o
importati dall’Attica, straordinarie suppellettili che evocano il glorioso passato della nostra progenie, vengono
avulsi dal loro ambito primitivo, defraudati di ogni significato storico e trasformati in banali – seppur di considerevole bellezza – complementi di arredo.
Opere analoghe a quelle presenti in rassegna, dopo
aver assolto per una vita gli ordinari usi domestici, venivano depositate nella fossa sepolcrale – o più tardi accanto al defunto-proprietario – unitamente ad altri oggetti di ornamento ed utensili che ne identificavano la casta, la provenienza ed il sesso: fuseruole, pesi da telaio,
vaghi di collana in pasta vitrea ed ambra (spesso preziosi
monili in oro e pietre per le classi più abbienti) per le donne; rasoi da barba, puntali di lancia (episodicamente un elmo oppure uno strigile) per gli uomini.
La morte in definitiva non cancella la vita, tende anzi a
cristallizzare le strutture sociali esistenti, rimarcandole
semmai, quasi a voler affermare una realtà politica e sociale che la vita quotidiana, nella sua lenta ma inesorabile
evoluzione, di fatto sgretola negli anni.
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Feste, danze e furori Dal corteo dionisiaco al Carnevale
Estratto della pubblicazione
Feste, danze e furori
Dal corteo dionisiaco al Carnevale
I prodromi del Carnevale. Le Dionisiache
C’è una sottile linea rossa che collega il Carnevale al corteo
festante di Dioniso (certamente la divinità più complessa della mitologia greca), passando per i Saturnali romani.
Benché si tratti, dunque, di una festa la cui ricorrenza viene celebrata sostanzialmente nei soli paesi a prevalente
tradizione cristiana (e, in particolar modo, in quelli di rito cattolico), i caratteri e l’animus del Carnevale traggono origine da festività più antiche, come per esempio le Dionisiache greche o – nel mondo romano – dai riti di carattere religioso e dalle danze in onore del dio Saturno.
Le Dionisiache (o Dionisie) erano celebrazioni liturgiche
organizzate dagli Ateniesi in onore del giovane dio dalla
bellezza apollinea e delle anime dei defunti ed avevano
luogo per tre giorni consecutivi, tra il 9 ed il 14 del mese
di Elafebolione del calendario attico, corrispondente ai
mesi di marzo-aprile del calendario giuliano; prevedevano rappresentazioni teatrali ma erano principalmente caratterizzate dalla competizione di autori in agoni tragici1.
L’istituzione delle Dionisiache viene generalmente attribuita al tiranno Pisistrato ed è riconducibile agli anni compresi tra il 535 ed il 532 a.C. Il culto ha tuttavia radici più antiche e integra aspetti di ordine liturgico-religioso con inevitabili contaminazioni culturali e socio-politiche. Se da un lato, infatti, la venerazione di Dioniso – correlata alla processione festante di personaggi ebbri e deliranti colti negli
aspetti più eccessivi e dissoluti della natura – rientra nella pra-
1
Così, soprattutto, dal 484 al 372
a.C., vinti da Eschilo (I Persiani, I Sette
contro Tebe, Orestea, etc.), Sofocle
(Triptolemus, Filottete, Edipo e Colono, etc.), Euripide (Ippolito, Le Fenicie), Euforione. In origine, in occasione delle Dionisiache, si svolgevano
anche gli “agoni comici”, poi confluiti
in un’altra festività, le Lenee, sempre
dedicata a Dioniso.
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Estratto della pubblicazione
tica della perpetuazione della tradizione gaudente e frenetica di derivazione silvestre, dall’altro vi si legge la necessità
di creare un evento di straordinaria e completa partecipazione collettiva, volta ad integrare i cittadini nel nuovo ordinamento rappresentato dalla tirannide. Durante le Dionisiache, così, ogni attività lavorativa si arrestava ed i cittadini erano tutti chiamati a collaborare alla riuscita della manifestazione che attirava un numero considerevole di stranieri provenienti da ogni città dell’Egeo, nei confronti dei quali ad
ogni ateniese era demandato il compito di propagandare
la superiorità culturale, politica e militare della propria città.
Tale era la necessità di pubblicizzare la potenza militare
dello Stato che migliaia di reclusi venivano – in occasione
delle Dionisiache – temporaneamente rilasciati dalle carceri, bardati da opliti e combattenti, liberi di partecipare alle feste tra crapule e festini licenziosi, pronti a promuovere l’immagine di una polis invincibile, baldanzosa e coesa.
All’apertura degli agoni sfilava, sotto gli occhi ammirati degli spettatori, un corteo senza fine di orfani di guerra ormai
in età efebica, rivestiti di tutto punto con lucide e sfavillanti
armature procurate dallo Stato, che mai avrebbe lesinato
assistenza e sostegno ai figli degli eroi caduti, grazie alla
possanza dell’esercito ed ai tributi delle città alleate sulle
quali Atene esercitava un’egemonia dispotica.
2 Nell’antica Atene l’Arconte eponimo era il magistrato in carica, al quale venivano affidati i compiti politici
più importanti. Egli aveva la prerogativa di attribuire il proprio nome agli
anni del proprio mandato.
3 Si intende, per donario, il luogo
dove venivano depositate e custodite le offerte votive agli dei.
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Nel trionfo di applausi e presentazioni dell’Arconte eponimo2 le processioni di vergini e soldati confluivano poi
nel teatro (intitolato, appunto, a Dioniso, posto sulle pendici meridionali dell’Acropoli ed in grado di contenere fino a 15.000 spettatori) dove veniva rappresentato il programma delle tragedie della tradizione epica e di argomento celebrativo, tra coreuti e musicisti.
Nei giorni a seguire aveva luogo una solenne pompa religiosa, cui partecipavano tutti gli ateniesi e gli alloctoni,
che culminava con sacrifici animali ed offerte votive a Dioniso in un clima di grande coesione sociale. Al termine
della conta del donario3 aveva luogo una greve e lasciva
Feste, danze e furori Dal corteo dionisiaco al Carnevale
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Phiale apula a figure rosse
340-330 a.C.
Alt. cm 14; ø cm 49; ø piede cm 15
Recupero Guardia di Finanza, anno 2008
Il dio Eros appartiene alla schiera delle divinità primordiali, precedenti non solo agli dei olimpici ma anche alle
generazioni titaniche. Esiodo lo considera alle origini del mondo insieme a Caos ed a Gea: egli aveva il potere di
sciogliere le membra di mortali ed immortali, soggiogandone lo spirito. Gli “Orfici”, invece, lo consideravano figlio
della Notte e del Vento, ed era considerato la divinità dalle ali d’oro.
La sua raffigurazione è spesso accostata a Dioniso e al suo corteo per le evidenti implicazioni che la sua azione,
combinata con quella imbonitrice del vino, poteva suscitare su fedeli ed adepti, sfociante in pratiche sessuali, talvolta
dai contorni aberranti.
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Feste, danze e furori Dal corteo dionisiaco al Carnevale
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Lekythos del Gruppo di Haimon
Inizi del V sec. a.C.
Alt. cm 20; ø orlo cm 5; ø max cm 8,5; ø piede cm 5,5
Recupero Guardia di Finanza, anno 2002
Nel corso delle lunghe peregrinazioni di regione in regione, volte alla diffusione della coltivazione della vite, Dioniso
avrebbe incontrato Arianna, abbandonata da Teseo, facendone la propria sposa. Le nozze rappresentarono per
Dioniso l’ultimo evento significativo della drammatica e travagliata vita terrena: infine purificato delle follie e degli
eccessi giovanili ad opera della titanessa Rea, fonte di vita primigenia, egli entrò finalmente a far parte del consesso
olimpico.
Quando si compose l’inno a Dioniso, si usò, per denominarlo, la parola thriambos, dalla danza in tre tempi praticata
dal corteo al suo seguito: da questo termine Etruschi e Romani trassero quello di trionfo, evocativo dell’esultanza
delle marce vittoriose.
Opere
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Gruppo fittile raffigurante satiro con ninfa
Primo quarto del II sec. a.C.
Alt. cm 18; ingombro max cm 9
Recupero Guardia di Finanza, anno 1998
I Satiri, creature mitologiche delle montagne e dei boschi, avevano zampe, coda e tratti somatici caprini, naso
camuso, minuscole orecchie ed un’acconciatura dai capelli fiammeggianti. Formavano il corteo festante del dio
Dioniso, abbandonandosi spesso a ricche libagioni di vino ed all’ebbrezza, che da esso deriva, con canti, balli,
pratiche orgiastiche ed altre manifestazioni riconducibili agli effetti dell’alcool. Insieme ai Sileni ed a divinità come
Pan e Priapo – tutti somiglianti tra di loro per alcune caratteristiche comuni, quali il connubio tra la figura umana
e quella caprina – i Satiri rappresentavano la forza selvaggia della natura colta nei suoi aspetti più sensuali, eccessivi
e dissoluti. Una delle immagini più viete della mitologia greca è quella del satiro libidinoso che insegue per boschi
e valli una graziosa ma quanto mai atterrita ninfa.
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Feste, danze e furori Dal corteo dionisiaco al Carnevale
Estratto della pubblicazione
“C’è una sottile linea rossa che collega il
Carnevale al corteo festante di Dioniso
(certamente la divinità più complessa del
Pantheon greco), passando per i Saturnali romani.
Benché si tratti, dunque, di una festa la cui
ricorrenza viene celebrata sostanzialmente
nei soli paesi a prevalente tradizione cristiana
(ed in particolar modo in quelli di rito cattolico),
i caratteri e l’ animus del Carnevale traggono
origine da festività più antiche, come per
esempio le Dionisiache greche o – nel mondo
romano – dai riti di carattere religioso
e dalle danze in onore del dio Saturno.
In occasione della IV edizione del Carnevvale
romano verrà esposto – per la prima volta in
pubblico – un corpuss di opere vascolari e
manufatti d’interesse archeologico recuperati
dalla Guardia di Finanza nel corso
di operazioni svolte a tutela del patrimonio
culturale, accomunati dal tema del rito dionisiaco,
quale prodromo del moderno Carnevale:
un’occasione per godere di capolavori
del passato fin ad ora sconosciuti e che presto
confluiranno nel sistema museale nazionale,
definitivamente restituiti alla pubblica fruizione.”
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