DISPENSA AD USO DEGLI STUDENTI DEL CORSO SCIENZA E

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DISPENSA AD USO DEGLI STUDENTI DEL CORSO
SCIENZA E FEDE
dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose "S. APOLLINARE"
docente: Luca Tampellini ([email protected])
PRECISAZIONI INIZIALI
con "fede"
intendiamo la fede cristiana nella sua specificità
che dunque comporta la conoscenza e accettazione della Rivelazione
con "scienza"
una particolare applicazione della razionalità dell'uomo alla conoscenza del mondo naturale, con
metodo oggetto e finalità specifici
la scienza, intesa in questa accezione, non coincide con la razionalità, ma ne rappresenta una
importante applicazione
la metodologia, il linguaggio, le procedure della scienza sono stati oggetto di evoluzione storica, ma
hanno conosciuto un fondamentale definizione nel XVII secolo
NATURA DELL'ATTIVITA' SCIENTIFICA
proponiamo una descrizione della natura dell'attività scientifica secondo una
STRUTTURA A TRE LIVELLI
1- ONTOLOGICO
2- ESPISTEMOLOGICO
3- ETICO
1. LIVELLO ONTOLOGICO
dalla radice greca ont- participio del verbo "essere" : " ciò che è" dunque la "realtà"
qual è la realtà di cui si occupano le scienze?
Lo sviluppo delle scienze, dall'inizio del XX secolo ad oggi, ha per molti aspetti rivoluzionato
l'immagine della realtà fisica che si era delineata nella cosidetta "rivoluzione scientifica" (secolo
XVII)
Possiamo considerare tre aspetti che hanno caratterizzato la visione scientifica del mondo nei secoli
XVII e XVIII, che già nell'800 cominciano ad essere messi in discussione, ma che hanno avuto una
notevole importanza filosofica
1) riduzionismo
2) meccanicismo
3) determninismo
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1.1 RIDUZIONISMO
In Aristotele troviamo la curiosa affermazione che un braccio distaccato dal
corpo è un “braccio dipinto”. Questo ci indica che, per il filosofo greco,
l’organismo era tale solo nella sua interezza, doveva essere guardato come
un tutto, una realtà complessa che andava studiata nella sua globalità, non
come un puzzle di parti che possono essere considerate nella loro
singolarità. Un braccio separato dal corpo è un braccio dipinto, ossia non è
un vero braccio, ma solo la parvenza di un braccio, poiché il vero braccio è
tale solo nella sua connessione con il tutto del corpo di cui fa parte. Solo
quando il braccio è parte del tutto, del corpo, è un vero braccio e può
rivelare le sue funzioni.
Uno degli aspetti che caratterizzano il moderno metodo scientifico, invece, consiste nel guardare ai
fenomeni naturali come ad una sommatoria di elementi che debbono essere isolati e studiati nella
loro autonomia rispetto alla complessità del tutto. Francesco Bacone, uno dei teorici del moderno
metodo scientifico, dice che la scienza è una “dissezione della natura”.
Galileo studia il moto parabolico dei proiettili, pensandolo come risultato della somma di due
componenti, l’una orizzontale a velocità uniforme, l’altra
verticale, con moto accelerato secondo la legge di caduta dei
gravi. La complessità del moto viene studiata come “somma”
di due componenti (orizzontale e verticale) che possiamo
calcolare separatamente. Lo stesso Galilei, osservando il
rotolamento dei corpi su un piano inclinato, mira ad indagare
il modo con cui la forza peso determina il movimento dei
corpi, a prescindere da altre influenze, quali l’attrito. In altre
parole, cerca di isolare l’azione della forza peso da altri
fattori, che pure rimangono sempre presenti in ogni fenomeno reale. Dice Severino: “ sin dal suo
inizio la filosofia si rivolge al senso unitario del Tutto, per contemplarlo. La scienza moderna si
rivolge invece alle singole parti, per dominarle…questo “rivolgersi” della scienza moderna alla
parte (ossia, di volta, in volta, ad un certo settore particolare della realtà è insieme un conoscere e
un agire, dove la parte viene isolata dal contesto in cui essa si trova.”. La scienza moderna si
presenta infatti come un conoscere e un agire, perché sezionare la realtà significa anche poterla
dominare. Ricreare artificialmente ciò che avviene in natura, isolandone le componenti, è infatti la
premessa per poter manipolare la natura, dominarla attraverso la tecnica. Per studiare la caduta dei
gravi Galileo non può lavorare con la sola pura ragione, non può limitarsi a contemplare la natura,
deve “sporcarsi le mani”, ingegnarsi a fabbricare; egli costruisce piani inclinati, dove “costringe” i
corpi a cadere in determinate condizioni da lui stesso scelte, manipola la natura. Non è un caso che
lo stesso Galileo, padre del moderno metodo sperimentale, sia anche scopritore di molte
applicazioni pratiche delle leggi fisiche: una bilancetta idrostatica, un compasso balistico per
calcolare la gittata dei cannoni, pompe per l’irrigazione, pendoli per la misurazione del battito
cardiaco ecc..
Possiamo denominare riduzionismo metodologico questa pratica di “sezionare” la natura nelle sue
parti, studiarle isolatamente, manipolarle, considerarle addendi della somma finale che è il tutto.
Il termine riduzionismo indica una teoria secondo cui un sistema complesso è la somma delle sue
parti. Le proprietà di un sistema possono quindi essere dedotte (o ridotte, da re-ducere = ricondurre)
alle prorpietà delle parti che lo compongono.
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In una visione radicalmente riduzionista si avrà, ad esempio, che la la biologia è riconducibile alla
chimica, la chimica alla fisica. Questo naturalmente può avvenire a livello teorico, perchè nella
pratica, l'enorme quantità di informazioni renderebbero impossibile e dispendioso studiare, ad
esempio, una cellula a partire dalla fisica delle particelle.
La visione contraria a quella riduzionista può essere chiamata “olistica” (dal greco ólos, “tutto
intero”) in quanto ritiene che il tutto sia maggiore delle parti, ossia che il sistema complesso
presenti certe proprietà che appartengono solo alla sua totalità e interezza e non sono deducibili
dalla somma dei contributi delle singole parti.
Oggi, alcuni osservano come i progressi delle scienza inducono, in vari campi, a superare una
concezione riduzionista. Questo avviene soprattutto in riferimento ai coisiddetti "sistemi
complessi", nei quali si riscontrano quelle che vengono chiamate "proprietà emergenti", ossia
proprietà che non sono deducibili semplicemente giustapponendo le parti che formano il sistema,
ma "emergono" come novità, allorchè il sistema supera una certa soglia di complessità. Tali sono,
ad esempio, i "sistemi dissipativi" studiati dal premio Nobel Ilya Prigogine.
É particolarmente importante la seguente distinzione: il riduzionismo può essere metodologico
quando si presenta come una semplice strategia per studiare certi aspetti della natura, e non ha la
pretesa di estendersi alla totalità dell’essere, oppure ontologico quando pretende di affermare che
ogni ente sia riducibile alla somma delle sue parti elementari.
In merito alla natura umana, ad esempio, una visione riduzionista in senso ontologico considererà
l’uomo solamente come un aggregato di particelle, e il pensiero umano solamente come un insieme
di impulsi elettrici che scorrono attraverso una rete di neuroni. Una visione olistica, al contrario,
riscontrerà nell’uomo delle proprietà che, pur dipendendo dal sostrato fisico come condizione
necessaria di esistenza, tuttavia possiedono un’autonomia dall’aggregato, rappresentano una novità
irriducibile rispetto ad esso. Possiamo chiamare tali proprietà "emergenti", in quanto emergono
quando il loro substrato materiale supera una certa soglia di compessità. Si pensi all'autocoscienza,
che può comparire solo quando il cervello supera un certo livello di complessità.
E’ bene far notare che il riduzionismo metodologico è una procedura dell’indagine scientifica che si
è rivelata feconda di straordinari risultati, e come tale mantiene una valenza positiva, mentre
alquanto insoddisfacente appare il riduzionismo ontologico, che è invece una teoria metafisica, e
fatica a rendere conto di molti aspetti del reale.
1.2 MECCANICISMO
I fermenti scientifici del XVII secolo vedono la fondazione della dinamica, disciplina che studia il
movimento dei corpi sulla base di parametri quantitativi, che trova in Galileo il suo iniziatore e in
Newton colui che perviene alla scoperta dei suoi principi fondamentali, che saranno ritenuti validi
fino al XX secolo, quando subiranno una revisione nella teoria della relatività di Einstein. La
dinamica considera sostanzialmente due parametri esplicativi: la materia (la massa) e il
movimento (spazio e tempo), che diventano le variabili delle equazioni che descrivono i fenomeni
fisici. La realtà fisica è spiegata a partire dalla materia e dal movimento. Possiamo parlare di
“meccanicismo” laddove l’approccio della dinamica, la descrizione degli oggetti in termini di
materia e movimento, da metodo di indagine della natura diventa teoria ontologica. In altre parole il
meccanicismo è una visione metafisica, secondo la quale la realtà intera o parte di essa è
spiegabile esclusivamente in termini di materia e di movimento locale. La fisica moderna non
implica necessariamente una visione meccanicista del mondo, tuttavia è certo che i successi della
fisica newtoniana nell’indagine della natura favoriscono molto il diffondersi di questa filosofia.
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Nella storia della filosofia i primi esempi di meccanicismo si trovano già nell’antica Grecia,
nell’atomismo di Democrito ed Epicuro, nell’età moderna lovediamo, tra gli altri, in Hobbes, che
estende il meccanicismo anche alla realtà umana, nella sua dimensione individuale e sociale.
Una visione rigorosamente meccanicista del mondo esclude ogni finalismo1, dal momento che tutto
è riducibile ad azioni meccaniche tra masse (quelle che Aristotele chiamava “cause efficiente”),
senza alcuna direzionalità (quella che Aristotele chiamava “causa finale”). Anche in questo caso,
per non cadere in grossolane semplificazioni, è necessario distinguere l’approccio metodologico
(per cui le teorie scientifiche prescindono dall’uso del principio di finalità) dalla visione metafisica
forte (per la quale non esiste alcuna finalità nell’universo), osservando che la prima non implica
necessariamente la seconda.
Nelle scienze contemporane la visione meccanicista del passato si rivela largamente superata,
accenniamo ad alcuni aspetti
* Relatività per cui lo spazio e il tempo non sono degli assoluti, ma la loro misura dipende dal
sistema di riferimento dell'osservatore
* meccanica quantistica: con la non-località e l'indeterminazione
1.3 DETERMINISMO
La meccanica newtoniana è deterministica. Ciò vuol dire che, una volta note le condizioni iniziali in
cui si trova l’oggetto che si sta studiando, è possibile calcolare la sua evoluzione successiva in ogni
istante. Se conosco che all’istante t=0, un pianeta di massa m e velocità v, si trova in un determinato
campo gravitazionale, sono in grado, risolvendo le opportune equazioni, di determinare l’orbita del
pianeta in tutti gli istanti successivi; quindi saprò in anticipo e con certezza dove il pianeta si troverà
negli istanti t=5, t=19, t= 2578….Il determinismo afferma una concatenazione necessaria tra causa
ed effetto: ad una causa segue uno ed un solo effetto e non può avvenire diversamente.
Valgono le considerazione che abbiamo fatto sopra riguardo al meccanicismo: il determinismo, da
teoria scientifica, valida per descrivere determinati aspetti della natura, si tramuta in teoria
filosofica, nel momento in cui lo si estende alla totalità del reale. Nell’età moderna il determinismo
si trova spesso associato al meccanicismo, ma si tratta di due concetti distinti, tant’è vero che
nell’età antica si trovano esempi di meccanicismo non deterministico, come la fisica epicurea,
secondo la quale il tutto è composto di atomi e vuoto, ma il movimento degli atomi non è
determinato da leggi necessarie bensì dal caso.
Una delle versioni più celebri e radicali di determinismo fu quella espressa
dal grande fisico e matematico Pierre-Simon de Laplace nel suo celebre
“sogno filosofico”, egli scrisse infatti nel 1818: "Dobbiamo dunque
considerare lo stato presente dell'universo come effetto del suo stato
anteriore e come causa del suo stato futuro. Un'intelligenza che, per un dato
istante, conoscesse tutte le forze di cui è animata la natura e la situazione
rispettiva degli esseri che la compongono, se per di più fosse abbastanza
profonda per sottomettere questi dati all'analisi, abbraccerebbe nella stessa
formula i movimenti dei più grandi corpi dell'universo e dell'atomo più
leggero: nulla sarebbe incerto per essa e l'avvenire, come il passato,
sarebbe presente ai suoi occhi”. In altre parole, se si potessero conoscere le variabili dinamiche di
ogni particella dell’universo in un dato istante iniziale e si possedesse una mente sufficientemente
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Finalismo o teleonomia ( dal greco télos= “fine”) si intende la concezione secondo cui la realtà è determinata,
parzialmente o totalmente, da un fine verso il quale essa tende.
potente da calcolare la loro evoluzione sulla base delle leggi della meccanica, si potrebbe ricostruire
e prevedere tutta la storia del mondo, comprese le azioni umane solo apparentemente libere. Anche
in questo caso si vede come i successi ottenuti dalla scienza nel descrivere un determinato campo
della realtà inducono ad estendere la validità delle teorie alla totalità dell’essere, anche se tale
estensione appare spesso un’estrapolazione arbitraria e non implicata necessariamente dalle teorie
stesse.
Anche il determinismo ha conosciuto una forte limitazione negli sviluppi odierno delle scienze.
Accenniamo solo ad un esempio:
* I "sistemi non-lineari, il cui comportamento non è predicibile dalla conoscenza delle condizioni
iniziali, poichè una variazione picoola a piacere di tali parametri, comporta, dopo un certo tempo,
una effetto macroscopico nel sistema. É il motivo per cui, ad esempio, non è possibile fare
previsioni meterorologiche a lungo termine con sufficiente precisione.
* Il carattere probabilistico della meccanica quantistica. Per cui, ad esempio, non è possible
determinare la traiettoria di una elettrone attorno al nucleo, ma solamente definire la nube di
probabilità di trovare l'elettrone in una particolare posizione.
2 . LIVELLO EPISTEMOLOGICO
greco episteme= scienza, l'epistemologia indaga la natura della conoscenza scientifica
l'indagine sul livello epistemologico si potrebbe riassumere in queste domande
la scienza conosce una verità? Che genere di verità conosce la scienza?
Per inquadrare il problema è utile partire da quella che definiamo nozione classica di verità
EXCURSUS: ANALISI DELLA NOZIONE CLASSICA DI VERITA’
C’è una nozione di verità che possiamo definire “classica”, poiché caratterizza la filosofia a partire
dalle sue origini nella Grecia antica e per tutto il medioevo, e che solo nell’età moderna troviamo
messa in discussione. Con questo non si vuol dire, naturalmente, che non siano mancate, nell’età
antica e medievale, visioni differenti, o che tutti i filosofi abbiano espressamente sottoscritto tale
nozione, ma ci si riferisce ad una tendenza generale che possiamo considerare come caratterizzante
la storia del pensiero fino all’età moderna. Aristotele la espresse in questo modo: “dire di ciò che
esiste che non esiste, o di ciò che non esiste che esiste, è falso, mentre dire di ciò che esiste che
esiste, e di ciò che non esiste che non esiste è vero” (Metafisica).
Nella formulazione espressa, tra gli altri, da Tommaso d’Aquino la verità è così definita:
Adaequatio rei et intellectus
Che possiamo tradurre con “ corrispondenza tra la realtà (res) e il pensiero (intellectus)”
Esaminiamo i singoli termini della definizione
Adaequatio (=corrispondenza): la preposizione “ad” indica un tendenza, una direzionalità,
qualche cosa che si approssima, mentre “aequatio” indica una situazione di parità, di
corrispondenza. Si afferma quindi che tra pensiero e realtà non c’è un’dentità, né una
corrispondenza perfetta, ma che esiste la possibilità di instaurare una corrispondenza
sufficientemente adeguata. Tale corrispondenza potrebbe definirsi, con un termine preso in prestito
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dalla matematica, un isomorfismo tra realtà e pensiero. Stabilire fino a che punto il pensiero possa
relazionarsi con la realtà, ossia fino a che punto la nostra conoscenza possa essere esaustiva, sarà un
altro problema, ma qui si afferma la possibilità che la realtà trovi un corrispettivo nella nostra
mente e viceversa.
Res (=realtà) indica la realtà, intesa come un essere esterno al soggetto, e indipendente da esso. E’
questa un’idea pienamente in accordo con il senso comune: al di fuori di noi c’è un mondo esterno,
alberi, case, uomini, montagne, stelle, galassie, che non sono una nostra creazione, che ci sarebbero
anche se noi non ci fossimo, che continuano ad esistere anche se nessuno le vede e le conosce.
Intellectus (=intelletto) È la facoltà della nostra mente in grado di formare, dentro di noi, una
rappresentazione degli oggetti che stanno fuori di noi, di cogliere la loro essenza, ossia ciò che
determina la loro identità e renderla presente alla nostra coscienza.
Si può tentare di visualizzare questi concetti attraverso la seguente figura
Questa era, quindi, la concezione che troviamo esplicitamente espressa o implicitamente contenuta
nella filosofia dell’età antica e medievale, e che è in armonia anche con la forma mentale
comunemente diffusa, almeno nel mondo occidentale. Accettare tale definizione di verità significa
affermare che abbiamo la possibilità di conoscere le cose così come le cose sono: nel linguaggio
filosofico tale posizione si può definire realismo gnoseologico.
Fondare la verità sulla res, cioè su una realtà extramentale, significa porre una precisa distinzione
tra l’essere e il pensiero ma anche, allo stesso tempo, una comunicazione tra i due piani. Significa
dire che la verità non dipende da noi, non è un prodotto del nostro spirito, ma ci precede, è
autonoma. E’ la posizione che troviamo sintetizzata nel seguente passo di Agostino: “Non è il
pensare che crea la verità, esso solo la scopre: la verità esiste quindi in sé anche prima che sia
scoperta”.
Possiamo dire che assistiamo ad una svolta, ad una rivoluzione, nella storia del pensiero occidentale
proprio nel momento in cui esso si spinge a porre in discussione la nozione classica di verità. Tale
problematica è un po’ il motivo comune che soggiace alla riflessione filosofica dell’età moderna.
L’elemento della nozione classica che diviene oggetto di discussione e di dubbio è, in primo luogo,
la adaequatio, ossia la convinzione che la realtà mentale possa corrispondere in modo adeguato alla
realtà extramentale, in altre parole che io possa percepire e pensare le cose così come le cose sono.
Riprendendo la rappresentazione grafica fatta sopra, potremmo esprimere il punto di vista moderno
in questo modo
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Ci chiediamo ora se uqesta nozione classica di verità sia valida per quello che scoprono e che
dicono le scienze, e se si in che misura.
Le risposte possibili a questa domanda sono naturalmente tantissime, per semplificare possiamo
considerarne tre, due "estreme" e una "moderata"...
2.1 STRUMENTALISMO
Secondo questa posizione la scienza è un'attività di raccolta di dati e di ordinamento di questi dati
secondo schemi concettuali
tali schemi concettuali dipendono da accordi stipulati all'interno della comunità scientifica, si
rivelano utili per conferire alla massa dei dati sperimentali un ordinamento e una classificazione ma
non hanno valore veritativo
la scienza non ci può dunque far conoscere la realtà delle cose ma solo offrircene un'immagine
convenzionale, adatta a certi nostri scopi
un esempio storico:
uno dei primi esempi di convenzionalismo si può ritrovare nelle discussioni intorno al
copernicanesimo tra il XVI e il XVII secolo
abbiamo un fenomeno (insieme di dati rilevati dagli osservatori) : il moto retrogrado di alcuni
pianeti
questo fenomeno può trovare diverse spiegazioni = modelli planetari, ossia schemi geometrici che
rendono conto dei dati raccolti
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esso può essere spiegato attraverso il sistema tolemaico, geocentrico, con eccentrici e epicicli
oppure nel sistema copernicano: eliocentrico, con la parziale eliminazione di eccentrici ed epicicli e
dunque in maniera più semplice
Una visione "strumentalista" ritiene che la scelta tra un modello e l'altro (copernicano o tolemaico)
dipende da questioni di praticità, e che dunque possiamo scegliere il modello copernicano perchè si
presenta, ad esempio, più semplice, o consente di fare previsioni più precise. Ma lo strumentalismo
ritiene che nessuno dei due sistemi rappresenti una descrizione reale del mondo, tale era la
posizione che Bellarmino consigliava a Galileo di assumere
2.2 POSITIVISMO
lo strumentalismo afferma che la scienza non produce verità, il positivismo, al contrario afferma che
essa produce tutta la verità
se l'opzione strumentalista afferma che la scienza non ha valore veritativo ma solo strumentale, il
positivismo, al contrario, restringe la nozione di verità a quello che è l'oggetto proprio delle scienze:
il dato sperimentale come unico criterio di verità
vero è ciò che corrisponde ai dati dell'esperienza, tutto ciò che la trascende esce dal campo delle
conoscenze valide e dotate di senso → la scienza è la sola fonte di conoscenza valida del reale
questa posizione chiaramente comporta il rifiuto della metafisica e della teologica quali forme di
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conoscenza dotate di senso. Il positivismo opta per una radicale riduzione della nozione filosofica
di verità, riducendo quest’ultima al puro campo dei fatti e delle relazioni tra i fatti, che la scienza è
in grado di scoprire ed utilizzare per fare previsioni sul futuro e applicazioni pratiche.
2.3 REALISMO CRITICO
un posizione intermedia tra i due estremi dello strumentalismo e del positivismo può essere definita
come "realismo critico"
REALISMO
perchè afferma che la scienza offre una descrizione realistica del mondo, ossia che le teorie
scientifiche, una volta sufficientemente corroborate, siano una descrizione conforme allo stato
effettivo delle cose ( adaequatio rei et intellectus )
molti sono gli elementi che inducono a sostenere il realismo scientifico
* numerose convergenze che si verificano tra i risultati di discipline diverse
es nel caso della teoria dell'evoluzione: zoologia, paleontologia, genetica, geologia...
nella fisica delle particelle: convergenza dei vari metodi di rilevamento utilizzati (emulsioni
fotografiche, camera a bolle, acclelleratori ecc..)
* successo nelle applicazione tecnologiche delle scoperte scientifiche
se viaggiamo sugli aerei contiamo che la legge di Bernoulli non sia una convenzione....
CRITICO
perchè consapevole del fatto che la teoria scientifica si costruisce a partire da quadri concettuali
creati dal soggetto e dipendenti dalla sua natura e dalle sue scelte
non esiste l'osservazione pura, scevra da elementi soggettivi
il filosofo della scienza Karl Popper (1902-1944) afferma che l'osservazione è carica di ipotesi
che cosa osservare, a quale scopo, con quali strumenti, sulla base di quali teorie analizzare i dati
ecc..
un "caso limite" può essere il pricipio di indeterminazione di Heisemberg, per cui l'atto di
osservazione (ad esempio l'emissione di un fotone verso un elettrone per determinarne la velocità)
comporta una modica della realtà osservata (ad esempio posizione e velocità di un elettrone) non
trascurabile perchè costitutivamente non inferiore ad una certo valore-soglia (es. h costante di
Planck)
la ricerca scientifica e le teorie che produce sono influenzate, anche se non totalmente condizionate
anche da elementi culturali, sociologici, politici
la ricerca scientifica, anche se in modo implicito, si fonda su alcuni necessari presupposti filosofici:
che esiste aun mondo esterno alla mente del soggetto, che questa realtà obbedisca a leggi, che
queste leggi siano comprensibili al soggetto ed esprimibili nelle sue categorie concettuali.
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3. LIVELLO ETICO
la dimensione etica della scienza può essere vista su due aspetti
A) nelle applicazione tecnologiche della scienza e nell'uso che si decide di farne
è cosa evidente che sono implicate spesso importanti questioni etiche: uso bellico dell'energia
nucleare, ingegneria genetica applicata a scopi di eugenetica ecc...
B) a livello della conoscenza scientifica
questo aspetto non è da trascurare e si rende oggi particolarmente evidente in vari aspetti:
* stanziamento dei fondi per la ricerca
es. ruolo delle multinazionali farmaceutiche nelle ricerche sul genoma umano
* scelta della direzione di ricerca nella quale impiegare le risorse disponibili
* implicazioni psicologiche ed esistenziali che accompagnano il lavoro del ricercatore: motivazioni
di una scelta di vita che implica una certa "ascesi", fatiche, rinunce ecc...
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