1 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 PASSAGGIO DAL MONDO ANTICO ALLA CULTURA MEDIEVALE Questi concetti si intrecciano con lo sviluppo della società e con aspetti sia storico che culturali. Le civiltà antica cristiana si trasforma dopo la caduta dell'Impero Romano. Nasce una nuova immagine della realtà che porta ad una maggior attenzione ai valori spirituali (nuovi Pensatori dedicano i loro studi alla spiritualità dell'uomo, non solo sotto l'aspetto religioso o come essere materiale). Il Paganesimo dell'impero romano viene soppiantato dal pensiero cristiano grazie a pensatori come Sant'Agostino che nelle sue “Confessioni” parla dell'uomo, soggetto individuale che si pone in rapporto diretto con il divino. L'ambiente, dal punto di vista culturale, è la corte. La corte più importante è stata quella di Federico II di Svevia, a Palermo. Lui stesso scrittore, ospitò numerosi poeti del periodo, costituendo un'”Accademia” (la “Scuola Siciliana”). Mantenuti economicamente dall'imperatore, i pensatori, coltivavano la loro arte prestando servigi di rappresentanza, come ambasciatori o stilatori di documenti. Saranno loro i primi poeti italiani (1100-1200). Nello stesso periodo, nella Francia meridionale e settentrionale, nascono altre forme di cultura. Nella Francia settentrionale e nell'Inghilterra normanna, il romanzo in versi (poema) nasce intrecciando la realtà con la fantasia. Storie avventurose di cavalieri (i cavalieri di re Artù), narrano le gesta di condottieri enfatizzando le loro nobiltà d'animo (e non necessariamente d‟origine sociale), i valori in cui credevano, l'onestà, la cortesia e la fedeltà riposta nel proprio signore. Tra il 1200-1300, la cultura si laicizza maggiormente con il cambiamento della società e la nascita dei Comuni. Il ceto commerciale mercantile assume maggiore rilievo. Le gesta dei cavalieri si intersecano con i racconti d'amore per la donna dalle volte irraggiungibile. Questa donna rappresenta una figura di donna ideale spesso sposata o legata al signore che servivano. Il Cavaliere è narrato come amante dell'amore come ideale, amore che veniva affrontato prettamente come valore platonico (vedremo espresso il sospetto nel Dolce Stil Novo dantesco nei confronti di Beatrice, la “donna angelo” capace di condurlo alla redenzione). LA CULTURA MEDIEVALE Parlando di medioevo si fa riferimento ad un periodo definito “buio”, definizione data nei successivi periodi dell‟Umanesimo e Rinascimento. Glli umanisti denunciano un'oscurazione della cultura classica e una contaminazione dei principi e degli ideali culturali finora trasmessi con l'arrivo delle popolazioni barbariche. In realtà, nel medioevo, si ebbe la nascita di un forte movimento culturale. La cultura, fino a quel momento riservato un ceto elevato diviene accessibile anche agli umili. Carlo Magno, di povere origini e analfabeta, divenni relatore. Uomo molto intelligente, riuscì ad avvicinare la Chiesa, che fino ad allora deteneva il predominio culturale dell'insegnamento, al processo educativo culturale del popolo. La “Rinascita Carolingia” vide la nascita della “Scuola Palatina”. La corte di Aquisgrana, nella Germania Nord West Falia, vide la riunione dei più grandi studiosi del periodo. Gli insegnamenti della scuola palatina si distinsero in due tipologie: - le Arti del Trivio (discipline insegnate dal clero) basate sullo studio della retorica, grammatica e dialettica. - le Arti del Quadrivio (insegnata da studiosi) basate sullo studio dell'aritmetica, della geometria, della musica e dell'astronomia. Nel „789 Carlo Magno volle unificare le leggi religiose secondo la Regola Benedettina (i Benedettini, in monasteri concepiti come piccole società auto-gestite e che perseguivano la regola “Ora et Labora”, avevano l'appannaggio dell'insegnamento). Carlo Magno chiamò alla sua corte i più grandi intellettuali del tempo tra cui Paolo Diacono e Arcuino di York, figura di grande rilievo. I risultati della riforma di Carlo Magno furono: - l'uniformità della scrittura con la codifica della grafia (“Minuscola Carolina” presenta ancora oggi con il carattere “New Times Roman”) a cui si aggiunsero i segni di punteggiatura ancora mancanti. - l'uniformità della liturgia (in tutte le chiese cattoliche d'Europa venne adottato il Canone Romano”). Tutto il clero aveva l'obbligo, nel Sacro Romano Impero, di saper leggere e scrivere il latino - l'uniformità della compilazione della Bibbia, il cui risultato sono 30 volumi editi da Arcuino di York. L'uniformità della Chiesa condannava l‟iconoclastia ma concedeva il riconoscimento delle processioni dello Spirito Santo. Nel periodo seguente, i due tipi insegnamento si fusero in un unico corso di studi con un'unica sede di insegnamento: le sedi Parrocchiali, Episcopali, Palatine e di piazza. Da ciò conseguì un ulteriore spaccatura tra gli insegnamenti religiosi e privati a seconda delle sedi. 2 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 Dal 12º secolo si ha un'evoluzione della società. Si passa da un'economia basata sull'agricoltura, ad un'economia di tipo commerciale (anche tra paesi distanti). Anche l'insegnamento subì un'evoluzione, Nacque una contrapposizione tra la sapienza dei monaci e la conoscenza degli intellettuali. L'ultimo periodo che va dal 14º secolo al 1400 nacquero le prime Università che inizialmente furono semplici luoghi di incontro tra docenti e allievi. Tra le più importanti quelli di Ravenna, Pavia, Bologna, Padova e l'Università Federico II di Napoli. Le lezioni universitarie erano suddivise in tre parti: - la “Letio”, veniva letta in un'opera classica in assoluto silenzio. - la “Questio”, si contrapponevano due allievi di idee opposte nominate dall'insegnante. - la “Disputazio”, durante la quale gli studenti intervenivano esaminavano i pro e i contro del testo. Non erano ammessi pareri personali. Sviluppo di forme di governo basate su signorie e vassallaggio (sottomissione al signore) con costruzione di castelli e rinascita di vita nelle sue nella città. Aumento degli interessi commerciali, particolarmente dopo la peste del 1300. Il contesto storico culturale della vita delle città in Europa, nel massimo splendore tra il 1300 e la prima metà del 14º secolo. In particolare le città italiane riuscirono ad aggiudicarsi il primato nel settore commerciale e manifatturiero (tessile, artigianato, eccetera) grazie all'introduzione in Europa della moneta. A questa crescita economica, culturale ed artistica, in contrasto subentra uno stato di lotta continua sia all'interno degli stati che all'esterno con altri paesi. Contrasti tra papato e imperatore (che divisero i comuni italiani in fazioni come i Guelfi a favore del papa e i Ghibellini, sostenitori dell'imperatore). A causa di questa conflittualità si diffuse il sistema dei Podestà (potere podestarile di un soggetto esterno al comune che non favorisse una corrente) che sostituì il Console. Nel corso del 12º secolo si formarono nuovi ceti che inizialmente non potevano accedere alla vita politica, in quanto non aristocratici. La “Gentil Nova” (come chiamata da Dante) erano mercanti o commercianti divenuti signori del territorio. Arrivati in città e arricchiti con le loro attività, acquisivano importanza, si riunivano in confederazioni (Corporazioni di Arti e Mestieri) che tutelavano i loro interessi garantendo i proventi del commercio e anche tutelando la qualità delle merci e la formazione delle nuove leve di commercianti. Queste arti, già dalla prima metà del 13º secolo, incominciarono a assumere potere politico con la costituzione degli “Oboli” con a capo il Capitano del Popolo. QUADRO STORICO DEL MEDIOEVO 476: Fine dell'Impero romano d'occidente. Quello d'oriente era stato separato definitivamente con un decreto dell'imperatore Teodosio nel 395. Lo stesso imperatore nel 380 istituì che il cristianesimo doveva essere la religione ufficiale dell'Impero. Poco prima di Teodosio, Costantino aveva trasferito la capitale da Roma a Costantinopoli. Di tutti i popoli barbarici, i Franchi si convertono subito al cattolicesimo (496); i Visigoti in Spagna si convertono nel 589; i Germani ed altri restano ariani (il Figlio sottomesso al Padre, e quindi la Chiesa sottomessa allo Stato). 489: Gli Ostrogoti guidati da Teodorico entrano in Italia. E' il primo popolo barbarico di una certa importanza. Testo più significativo: Editto di Teodorico, che si basa sul principio della territorialità (romani e barbari sottoposti alle stesse leggi) e non più su quello della personalità (ogni gruppo etnico soggetto a proprie leggi). E' il primo tentativo di convivenza pacifica dei due popoli. La crisi del regno avviene perché gli Ostrogoti rifiutano di convertirsi dall'arianesimo al cattolicesimo. I bizantini, alleati col papato e coi longobardi, hanno la meglio. Con la Prammatica Sanzione di Giustiniano (554), Bisanzio si assicura il controllo dell'Italia: l'imperatore dà i poteri civili e militari all'esarca di Ravenna e conferisce ai vescovi latini grande autorità sulle città. 568: Invasione dei Longobardi in Italia. Sono di religione ariana. La conquista è violenta. Dividono il paese in tanti staterelli, ma non occupano quelli bizantini. La loro economia è agro-silvo-pastorale: decadono le città. Diventano cattolici nel 598. Nella prima metà dell'VIII sec. approfittano del fatto che la Chiesa e l'aristocrazia romana fanno di tutto per sostituirsi ai bizantini: l'esarca viene ucciso. I Longobardi occupano l'Esarcato, la Pentapoli (Marche) e parte del Ducato romano, ma la Chiesa si oppone efficacemente alla loro espansione nazionale. Essi così sono costretti a donare alla Chiesa l'importante castello di Sutri (729), che segna l'inizio del potere temporale dei papi. La Chiesa va costituendo un proprio Stato nell'Italia centrale. 3 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 622: Inizio dell'era musulmana. Fuga di Maometto da La Mecca a Medina. Nel 711-714 gli arabi occupano la Spagna ponendo fine al regno visigoto. Vengono fermati dai Franchi a Poitiers nel 732. 774: Discesa in Italia dei Franchi contro i Longobardi. Ne è artefice in parte la Chiesa che aveva intenzione di togliere ai Longobardi l'Esarcato, la Pentapoli, tutto il Ducato romano e altri territori ai Bizantini. Per ottenere questo la Chiesa promette al re dei Franchi il titolo di "patrizio romano" (cioè difensore della Chiesa), in competizione coll'Imperatore bizantino (Patto di Kiersy del 754). L'ultimo residuo longobardo è il ducato di Benevento. Bisanzio conserva alcuni territori dell'Italia meridionale. (Nel 755 circa falsa Donazione di Costantino). 800: Carlo Magno assume il titolo di Imperatore del Sacro romano Impero d'Occidente, con la consacrazione del papato, senza chiedere l'autorizzazione dell'imperatore bizantino, il quale rifiuta di riconoscerlo. I Carolingi firmano un trattato di pace col quale riconoscono i domini bizantini nel Sud, mentre il basileus riconosce Carlo Magno. Con i Carolingi nasce il sistema feudale. 814: Con la morte di Carlo Magno inizia la dissoluzione del suo impero, in quanto i suoi successori non accettano la sovranità di un unico potere centrale. Il Capitolare di Kiersy (877) contribuisce ad accelerare la formazione dei regni nazionali: francese, tedesco e italico (887 - Dieta di Treviri). Con il Capitolare si riconosce l'ereditarietà dei feudi maggiori. 888-961: Regno Italico: aspri conflitti tra aristocrazia romana e grandi feudatari (in cui anche la Chiesa si lascia coinvolgere, entrando in decadenza), per l'egemonia in Italia. Anarchia generale. 963: Ottone I di Sassonia pone fine all'anarchia feudale, in Germania e in Italia; fa eleggere dal Concilio un papa suo protetto. Nasce il cesaropapismo. La Chiesa diventa il più importante organismo di governo politico dell'Impero: vedi i vescovi-conti. Il regno di Germania unifica i 4 gruppi etnici (Sassonia, Franconia, Svevia e Baviera) sotto un'unica corona, quella sassone, per fronteggiare meglio la pressione esterna di Vichinghi, Ungari e Slavi. 919-1024: Casa di Sassonia riunisce in sé la corona del regno italico e tedesco, ed eredita quella del Sacro romano impero d'Occidente (questo titolo resterà sino al 1806, quando Napoleone imporrà all'imperatore d'Austria di rinunciarvi). Ottone strappa alla Chiesa il privilegio di poter confermare l'elezione del pontefice, però in cambio riconosce al papa la sovranità su tutti i territori ottenuti in donazione dal re longobardo Liutprando (Donazione di Sutri) in poi. Sotto i Sassoni i grandi feudatari laici, ostili ai vescovi-conti, rivendicano l'indipendenza del regno italico, ma non riescono ad ottenerla. L'imperatore bizantino riconosce il titolo di imperatore a quello sassone e gli permette di occupare parte del Sud-Italia. La dinastia sassone viene sostituita da quella francone perché l'ultimo imperatore, d'accordo col papato, voleva restaurare a Roma l'antico impero universale. Ciò determinò forti risentimenti in Germania. 1024-1125: Casa di Franconia. Esordisce con l'emanazione della Costitutio de feudis (1037) di Corrado II il Salico, che riconosce il diritto di ereditarietà dei piccoli feudi. La corona sperava così di controllare la grande feudalità laica ed ecclesiastica, determinando il frantumarsi della loro proprietà. Ma i piccoli feudatari (in Italia) si alleano con i grandi contro l'Imperatore; dopodiché, alleandosi con la borghesia delle città, si pongono contro gli stessi grandi feudatari e i vescovi-conti, dando così il via alla formazione dei Comuni (ove giungono molti servi della gleba fuggiti dai feudi). Il Comune più importante è Firenze. Sotto i Franconi scoppia la Lotta per le investiture. Enrico III aveva anche ottenuto il privilegio di designare il candidato al soglio pontificio. L'opposizione del papato si concluderà col Concordato di Worms (1122): le investiture sono separate e solo in Germania quella temporale può precedere quella ecclesiastica. Il papato approfitta di questa lotta anche per riformare la Chiesa dall'interno (contro la simonia, il concubinato del clero, ecc.), ponendo le basi della propria teocrazia (Dictatus Papae di Gregorio VII). 4 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 Sec. XI-XII: Italia centro-nord: sviluppo dei Comuni (piccoli feudatari + borghesia + artigianato). Lungo le coste adriatiche e tirreniche si formano le repubbliche marinare (Amalfi, Pisa, Genova e Venezia). Al Sud la formazione della monarchia Normanna, chiamata dal papato e dagli ultimi principi longobardi contro i bizantini. 1096-1270: Otto crociate latine e occidentali contro musulmani, bizantini e slavi... Formazione dell'Impero latino d'Oriente (1204-1261). *** I) Dopo il Concordato di Worms, che conclude la lotta per le investiture, inaugurata da papa Gregorio VII e dall'imperatore Enrico IV, le ostilità tra papato e impero riprendono con l'imperatore Federico Barbarossa (1152-90), che aveva intenzione di togliere alle città italiane la loro autonomia, di cacciare i normanni dal Mezzogiorno e di riaffermare la propria autonomia sulla chiesa. Otterrà solo una cosa, che il figlio Enrico VI, sposando Costanza d'Altavilla, ultima erede legittima del regno normanno, potrà annettere all'impero anche questo regno. Sarà poi il figlio di Enrico VI, Federico II (1220-50), a riprendere la lotta contro la chiesa di Innocenzo III (1198-1216) e dei suoi successori. L'impero però non riuscirà a imporsi né contro i Comuni né contro la chiesa, che si erano alleati. II) La civiltà comunale in Italia era iniziata intorno al Mille. Classi principali: commercianti, artigiani, piccoli nobili, professionisti, operai salariati... Le contraddizioni sociali della società comunale portarono alla formazione di Signorie e Principati, dove il potere è ereditario e non più elettivo. Nelle città le masse oppresse danno origine al fenomeno delle eresie, attraverso il quale contestano gli abusi di clero, borghesia e aristocrazia (catari, valdesi, ecc.). Dura repressione. La loro ideologia confluirà poi nella Riforma protestante. III) Questa situazione resta economicamente sviluppata (in Italia più che altrove) sino alla caduta di Costantinopoli (1453) e alla scoperta dell'America (1492), allorché il perno dei traffici commerciali mondiali si sposta dal Mediterraneo all'Atlantico. L'Italia non riesce ad adeguarsi alla nuova realtà perché divisa in molti Stati (assenza di un unico mercato nazionale, Signorie fra loro concorrenti, classi borghesi di Francia, Inghilterra e Olanda protette dai loro Stati e quindi più competitive, ecc.). IV) L'Italia diventa terra di conquista da parte di Francia e Spagna. Quest'ultima (Aragona) s'impadronisce agli inizi del '300 della Sicilia, dopo aver sconfitto gli Angioini francesi (chiamati dal papato alla fine del '200 per contrastare il ghibellinismo dell'imperatore Manfredi). Verso la metà del '300 l'Aragona occupa la Sardegna. Verso la metà del '400 tutto il Mezzogiorno (e qui gli spagnoli resteranno, fra alterne vicende, sino all'unità d'Italia). V) I francesi invece scesero in Italia nel 1494 con Carlo VIII e fecero con la Spagna molte guerre per l'egemonia sull'Italia. Principali protagonisti furono Francesco I (1515-47, re di Francia) e Carlo V (1521-44, re di Spagna e imperatore del Sacro romano impero). La guerra si concluderà con la pace di CateauCambresis (1559), che assicura l'egemonia spagnola in Italia (anche se nel Milanese essa verrà sostituita da quella austriaca). Tuttavia, la Francia non sarà più circondata da un vasto impero, in quanto lo stesso Carlo V, abdicando, lo dividerà in due parti: la Spagna (con tutte le colonie e l'Italia meridionale) sarà data al figlio Filippo II (1556-98), mentre l'Impero sarà dato al fratello Ferdinando I (1556-64). VI) Il declino della chiesa inizia nel momento stesso in cui l'impero perde d'autorità nei confronti delle città e delle nazioni emergenti. Città (italiane soprattutto) e nazioni reagiranno infatti anche contro la chiesa, dopo averla appoggiata nella lotta antimperiale. Prima della scoperta dell'America la nazione più importante era la Francia, la quale, con Filippo IV il Bello (1285-1314), pose fine per sempre alle pretese teocratiche universali di papa Bonifacio VIII (1294-1303). La sede papale sarà trasferita ad Avignone dal 1309 al 1377. Dal 1378 al 1449 la chiesa cattolica sarà lacerata da lotte intestine fra "conciliaristi" e "papisti" (sostenitori del primato del papa sul concilio e viceversa). Vinceranno i "papisti", con l'appoggio dell'impero asburgico, ma le idee "conciliariste" confluiranno nella Riforma protestante (1517), che coinvolgerà l'Europa settentrionale, mentre quella meridionale reagirà con la Controriforma. VII) Contro i Paesi "riformati", l'impero asburgico e la Spagna scatenarono guerre interminabili. La guerra più importante fu quella dei "30 anni" (1618-48), che si concluderà con le paci di Westfalia (1648) tra impero e Francia, e dei Pirenei (1659) tra Spagna e Francia. Con la prima pace ha termine la potenza mondiale degli Asburgo d'Austria (l'impero); con la seconda ha termine la potenza mondiale degli Asburgo di Spagna. La 5 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 pace di Westfalia segna praticamente la fine dell'egemonia europea della chiesa (perché si afferma la libertà di religione) e dell'Impero (perché si afferma l'indipendenza dei sovrani nella loro politica interna ed estera). I princìpi affermati con la pace di Augusta (1555): a) i sudditi di una nazione devono conformarsi alla religione del loro re, oppure devono emigrare; b) il clero cattolico che diventava protestante, perdeva i privilegi che aveva prima, vengono precisati nella pace di Westfalia in questo modo: a) ogni sovrano deve rispettare nel proprio Stato le minoranze religiose; b) il clero cattolico diventato protestante entro il 1624 non perdeva i privilegi che aveva prima. IL 1000, ANNO DELLA RINASCITA Negli anni a seguire vediamo l'allontanarsi delle caratteristiche che hanno contraddistinto l'Alto Medioevo. Molte trasformazioni determineranno un processo di rinnovamento. Il 1000 è stato considerato nel suo contesto storico, come l'anno della fine del mondo e sfatate le infauste previsioni ecco nascere un nuovo spirito e affiorare la voglia di rinnovarsi e progredire. Le città incominciarono occuparsi di vita sociale e politica. La vita culturale chiusa del castello viene soppiantato dall'economia artigianale. Vediamo nascere il ceto borghese con maggiore importanza assunta dagli artigiani e dei mercanti. L'eredità del periodo medievale di Carlo Magno non scompare completamente. Il feudalesimo continua ad essere presente per il controllo dei territori con i subalterni, provenendo dagli ambienti nobiliari, militari e dal mondo ecclesiastico (i Vescovi potevano comandare un territorio come un politico stesso). Le terre di confine (Marche) erano controllate dai Marchesi. I Ducati, territori con la presenza di grandi gruppi etnici, erano amministrati dai Duchi. La fedeltà all'imperatore era incentrata sul sistema del vassallaggio con il Vassallo, persona fedele e di fiducia del re. Il re pretendeva l'“Omaggio”, un vero e proprio atto di sottomissione e il vassallo godeva dei benefici dei territori dati. La piramide degli incarichi vedeva sotto la figura del vassallo altre figure come i Valvassori e i Valvassini. Quando le possibilità espansionistiche di Carlo Magno diminuirono, la fedeltà dei signori viene a scemare. I grandi feudatari si resero sempre più indipendenti dal sovrano e si comportarono come proprietari dei territori. I successori di Carlo Magno per assicurarsi la fedeltà dei grandi feudatari concedettero loro privilegi di immunità, tutto ciò indebolì ulteriormente l'intero che incominciava sfaldarsi. Nel “Capitolare di Querzy” („877) si riconosce l‟ereditarietà dei feudi maggiori, che potevano passare quindi di padre in figlio. Nel 1037, con una costituzione se udissla “Costituzio de Feudis”, anche i feudi minori poterono acquisire le caratteristiche di ereditarietà. Nell'Alto Medioevo, l'organizzazione sociale si basava sulla “Curtis”, l'azienda agricola piccola, chiusa, basata sull'autoconsumo. Una parte del terreno era di proprietà del signore e veniva accudita dai suoi servi, intesi come vere proprie proprietà. Un'altra parte del territorio, veniva curato dai coloni che tenevano per loro una piccola parte della produzione. La rimanente parte era gestita dai “Mansi”che per garantirsi una certa autonomia pagavano al Signore le “Corvé”, importo in soldi e impegno al signore di un certo numero di giornate lavorative. GLOSSARIO MEDIEVALE Manso - insieme delle terre, delle costruzioni e dei diritti acquisiti da parte dei proprietari coltivatori che inizialmente erano stati dati in concessione temporanea dall'imperatore e che in seguito, passarono di proprietà con carattere ereditario; Corvé (richiesta forzosa-tassazione-vessazione) - si rivelava con l‟unico beneficio di alimentarsi. Il popolo doveva anche dedicare ore lavorative al signore in mansioni varie (agricole, edili, ecc.); Taglia - imposta diretta stabilita dal signore che veniva riscossa in un determinato periodo/i dell‟anno la cui entità era stimata ogni singola volta. Dal 12º secolo, i contadini riuscirono a ottenere l‟annualità e l'importo fisso della taglia; Angheria - imposta stabilita direttamente dal signore agli abitanti del suo feudo. Intorno all'anno 1000 vediamo importanti cambiamenti in campo agricolo, da ciò deriva l'aumento della popolazione (dai 15-20 milioni dell'ottavo secolo con la crescita nel nono secolo, fino ai 70 milioni in Europa nel 1200). L'aumento delle temperature medie annue, l‟uscita dalla mini glaciazione, la diminuzione degli attacchi delle popolazioni barbariche e il miglioramento delle tecniche agricole, contribuirono all'allontanamento dei terreni coltivati. 6 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 L'impiego dell'aratro cambia da quello in legno a quello in ferro. Altre innovazioni sono l'impiego del cavallo da tiro con il collare rigido, la rotazione triennale delle culture e l'utilizzo di mulini e delle macine (con il contributo delle popolazioni che invadono i territori come gli arabi) che vengono utilizzati per la spremitura delle olive, dei cereali macinati e la creazione delle produzioni tessili di origine vegetale. I cambiamenti economico-politici che avvengono in Europa dall'anno 1000 vedono il passaggio dalla concentrazione del potere ecclesiastico a quello pubblico-comunale. Nel 1054 avviene lo “Scisma d'Oriente”, la Chiesa unica universale viene divise in quella occidentale e in quella orientale “Ortodossa”. I signori che amministravano i grandi territori danno l'avvio alle grandi monarchie nazionali ed europee. Vediamo le prime nascere nel nord ed est Europa, in Spagna (la Reconquista), in Francia ed Inghilterra. Le organizzazioni monarchiche erano di tipo feudale e i loro sovrani si consideravano direttamente investiti da Dio, con il passare del tempo cedettero progressivamente il loro poteri ai nobili, in Francia i sovrani controllarono questo problema nominando direttamente i nobili come funzionari di corte, in Inghilterra questo processo avviene più lentamente e con difficoltà. L'Europa vedeva accomunati i propri popoli dalla cristianità, con la caduta dell'Impero Romano, la Chiesa assunse il potere collante tra gli Stati. Punto di riferimento furono le diocesi controllate e amministrate dai vescovi nominati direttamente dal Papa. Le diocesi assunsero anche l'aspetto di rilevanza primaria per l'educazione. Il Papa era il punto di riferimento del potere temporale anche sotto l'aspetto politico-militare visto il continuo accrescimento del patrimonio di San Pietro (insieme di territori e ricchezze dati in lascito e donazioni alla chiesa dalle persone che avevano bisogno della sua protezione o per farsi perdonare malefatte). Nelle „728, la Donazione di Sutri, cittadina laziale, da parte del re longobardo Liutprando a Papa Gregorio II fu la prima aggregazione di territori al territorio controllato dalla Chiesa. Negli anni a venire la Chiesa arrivò ad estendere i propri confini fino all'attuale Emilia-Romagna e mantenne il controllo per lungo periodo. Carlo Magno fu uno dei primi alleati della Chiesa e difensore della cristianità, combattendo e respingendo gli arabi e altri popoli invasori. Alla sua morte Ottone I di Sassonia riuscì per breve tempo a difende i territori dagli invasori. Il Sacro Romano Impero vide spostare il centro politico della Francia alla Germania e anche l‟Italia venne coinvolta in questo processo di ricollocazione. La casa di Sassonia, come quella franca, avevo un'organizzazione feudale. Ottone I, per contrastare il crescente desiderio di dominio dei signori incaricati dell'amministrazione dei territori, scelse i sui funzionari dalle linee ecclesiastiche. Questi uomini di Chiesa, che a causa del celibato non potevano trasmettere i loro poteri, si fecero ugualmente tentare dalla brama di potere e la Simonia (il comprare l'incarico ecclesiastico) divenne pratica diffusa per aggiudicarsi i poteri. Ordini che professavano gli antichi valori cristiani, nacquero per contrastare il fenomeno di malcostume. Ottone I, accortosi di tale degrado, si appropriò del potere di nominare direttamente le persone di Chiesa in modo da affidare incarichi amministrativi solo a persone meritevoli (“Privilegio Ottonis”). LO SCONTRO TRA PAPATO E IMPERO Uno degli scontri più accesi fu quello tra Enrico IV e Papa Gregorio VII quando l'autorità del papa prevalse su tutti gli uomini, laici e di chiesa, imperatore compreso. Definizioni: Universalismo - autorità assolute (del Papa e dell'imperatore) che aspiravano ad esercitare potere su tutti gli uomini della terra. “Imperatore” deriva dalla parola romana “Imperium”, da tutti i terreni conquistati. E‟ colui che esercita il potere e l'autorità sui territori. Per la Chiesa il dominio era esercitato sulla spiritualità della persona e derivava dall'autorità di Cristo. Teocrazia - governo di Dio. L'autorità della Chiesa era superiore a quella del governante terreno, assumendo l'importanza fondamentale in quanto proveniente da Dio (l'imperatore e re incoronato dal pontefice). Con il “Dictatus Papae”, editto del Papa venne ufficializzata l'inferiore posizione dell'imperatore rispetto quella del pontefice. Con la nascita delle monarchie nazionali questa prevalenza di potere si trova in discussione e da origine agli scontri tra papato intero. Enrico IV viene scomunicato dal Papa, ciò lo costrinse a chiedere pubblicamente scusa (l'umiliazione di Canossa). Il perdono del Papa, tuttavia, non portò una duratura riappacificazione. Dopo pochi anni ripresero le ostilità che si conclusero con la morte di Gregorio VII. In seguito con il Concordato di Worms, tra Enrico V e Papa Callisto II, si stabilì che le investiture ecclesiastiche erano di competenza papale e quelle laico-politiche di competenza dell'imperatore. In Germania, dove l'imperatore beneficiava di amministratori nominati dalle file degli uomini del clero per contrastare il desiderio di potere dei signori, si mantenne l'investitura feudale prevalente su quella ecclesiastica. Questo compromesso non riuscì completamente a placare le ostilità. 7 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 LE MONARCHIE FRANCESI L'origine delle monarchie nasce dal desiderio dei signori di espandere i propri territori per aumentare la potenza del loro dominio. Questo desiderio dà vita alle famiglie monarchiche del nord ed est Europa e della Spagna. Queste monarchie governeranno a lungo e alcuni odierni stati sono ancora governati da sovrani. I cristiani si impegnarono a lungo in lotte in queste zone contro popolazioni che, progressivamente e a più riprese, cercarono di invadere l'Europa. Altri popoli diedero vita ad altre monarchie ma ebbero vita e importanza minore di altre. La Francia e l‟Inghilterra videro l'origine delle loro monarchie nella riunione di territori più piccoli o frammentati con un'amministrazione centralizzata. Ugo Capeto, conte di Parigi, o duca di Francia (come si faceva chiamare) ottenne la corona di re e avviò il processo della monarchia francese con la dinastia dei Capetingi, la trasmissione monarchica e il controllo del paese si tramandava da padre in figlio. Parigi, ai tempi di Ugo capito, era un feudo che si estendeva solo fino all'Ile de France. Questa dinastia combattè contro i normanni e si avvalse dell'appoggio della Chiesa a cui donò luoghi di culto, istruzione e riconoscimenti. Il fatto di essere incoronato dal Papa continuç ad accreditare la massima autorevolezza. La sovranità dei Capetingi (987-1328) sul territorio che si estendeva tra la Loira e la Senna non aveva la massima importanza rispetto ad altri feudi francesi come la Bretagna e le Fiandre. Altri territori, come la contea di Tolosa, la Lingua d'Oca e altre a Nord erano sotto il controllo di altre sovranità come il re d'Aragona Guglielmo, il Conquistatore, che regnò anche su alcune terre a nord della Francia. Enrico II Plantageneto (1154-1189), che aveva ereditato il controllo del regno di Normandia dal padre la contea d‟Angiò, sposando Eleonora d'Aquitania ottenne il controllo di un territorio più ampio, la corona d'Inghilterra controllò fino a metà territorio francese. Grazie a Filippo II Augusto (1180-1223), la Francia si riappropriò della sua potenza territoriale. Dopo aver combattuto una lunga guerra contro i plantageneti, riconquistò la Normandia, la contea d‟Angiò e altri territori. Con la battaglia di Bouvines (1214) si consolidò la corona francese. Le crociate contro gli albigesi gli decretarono il controllo di tutti territori a sud della Francia. Con l'unione dei territori nacque l'esigenza di amministrare il riorganizzato impero. Il cancelliere, nominato tra le persone di corte, proveniva dalla nobiltà e dalla borghesia urbana. Tra i borghesi vi erano persone istruite che aiutavano la monarchia nella funzione di elaborazione delle leggi, di controllo sull'osservanza delle stesse e le tassazioni. Il patrimonio fondiario della monarchia venne controllato e implementato dalla Camera dei Conti. I Parlamentari o Corte di Giustizia sono le istituzioni che raccoglievano i ricorsi dei cittadini che ritenevano di aver subito soprusi. Nel regno di Filippo IV il bello (1285 - 1314), si compì il processo di centralizzazione del regno. Fu un sovrano impegnato, severo e spregiudicato;, si trovò ad occuparsi di vari problemi davanti all'unificazione dei territori e nei confronti della Chiesa. Filippo IV, volendo distaccarsi dal pontefice, si scontrò con Papa Bonifacio VIII che aveva proibito al clero francese di pagare le tasse al sovrano. In questo periodo nacquero gli Stati Generali, assemblee di nobili, clericali e borghesi che promuovevano le decisioni del sovrano come l'indipendenza del potere politico da quello spirituale. LA MONARCHIA INGLESE DAI NORMANNI AI PLANTAGENETI In Inghilterra, verso la fine del medioevo, la monarchia affermò la propria potenza. Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia, salito al trono inglese, distribuì il controllo dei territori inglesi ai baroni francesi. Con la Domusday Book, un'accorata registrazione delle condizioni economico-sociali delle regioni, istituita dal sovrano, si perseguiva un migliore controllo economico dei territori. I Plantageneti, successori di Guglielmo, crearono una solida amministrazione giudiziaria coadiuvati dalle figure di giudici itineranti e sceriffi locali. I nobili inglesi non rimasero passivi e, sotto il regno di Giovanni “senza terra” (soprannome dovuto alle battaglie perse e ai territori ceduti), rivendicarono ed ottennero una partecipazione attiva alla vita del regno. Nel 1215, in seguito all'impopolarità di Giovanni “senza terra” e alla sconfitta di Bouvines contro il sovrano francese, lo costrinse ad emanare la “Magna Charta Libertatum”, primo passo per la costituzione inglese. Con essa si limitavano le libertà decisionali del sovrano e si istituiva il giusto processo per ogni uomo incriminato. Inoltre il consiglio della corona, un'assemblea di 25 baroni, vigilava sulle decisioni del re in materia fiscale. Nel 1240 nacque il Parlamento, inizialmente con il compito di consigliare a livello amministrativo. In seguito, nel Parlamento, vennero introdotti rappresentanti dei borghi e delle città. Due parti distinte, quella della Camera dei Lord, i grandi feudatari, e quella della Camera Bassa, i piccoli borghesi e basso clero. Il sovrano riuscì a mantenersi consenziente una parte del Parlamento che approvava senza molte difficoltà, tutte le sue decisioni in ambito giudiziario, amministrativo ed esecutivo. Il Tribunale dello Scacchiere sovraintendeva le finanze reali. 8 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 LA RECONQUISTA SPAGNOLA Dall'VIII secolo i Mori, come venivano chiamati i musulmani provenienti dall'Africa, avevano progressivamente occupato la penisola iberica costringendo le popolazioni a ritirarsi verso il nord del paese. Dal XIIº secolo, la riconquista dei territori, viene considerata la guerra santa contro gli invasori. Essi si erano stanziati nel sud della penisola e avevano progressivamente intrecciato rapporti economico-sociali. Rapporti che progressivamente avevano perduto le caratteristiche belliche. Le situazione degenerò con l'invasione di nuovi popoli provenienti dall'Africa. Gli Almoravidi, per primi e gli Amohadi in seguito, giunsero in Spagna minando i rapporti tra gli invasori iniziali e le popolazioni iberiche. I raggiunti equilibri vennero stravolti e la resistenza e desiderio di libertà videro la riaffermazione. Papa Innocenzo III proclamò la Guerra Santa contro i Mori e nel 1212, con la battaglia di Las Navas di Tolosa, l'esercito composto dai francesi, bavaresi, castigliane e aragonesi costrinse al ripiego i musulmani che rimasero isolati nella regione di Granada. Nel territorio africano, la potenza mussulmana, venne sminuita e il loro vasto impero subì una frammentazione con una conseguente perdita di potere. L'IMPERO BIZANTINO E LE INVASIONI TURCHE All'inizio dell'anno 1000 anche l'impero bizantino fu interessato da importanti cambiamenti. Dall‟VIII secolo fu interessato dall'invasione degli arabi e dei bulgari. Questi ultimi, di origine turca, avevano fondato un regno nella penisola balcanica ridefinendo quel territorio e unendosi alle popolazioni locali. L'impero d'oriente rimase comunque ben saldo e svolse una valida opera di cristianizzazione dei popoli dalla metà del IX secolo, l'evangelizzazione venne attuata dai missionari Cirillo e Metodio. Il regno macedone (867-1056) vide il suo massimo splendore con l'estensione nella penisola balcanica dopo la sconfitta delle popolazioni bulgare. Lo Scisma d'Oriente (1054) porta alla definitiva rottura tra Chiesa romana e quella di Bisanzio. Gli ortodossi mantengono tuttora i loro principi e dogmi. Le motivazioni dello scisma furono i contrasti tra problemi ideologici (la concezione dello Spirito Santo come subordinato alla figura del padre e non come componente unico e trino come nel cattolicesimo) e altre motivazioni politiche (l'idea che il pontefice romano fosse capo anche della comunità bizantina e che il Papa non accettasse che il patriarca di Costantinopoli fosse subordinato all'imperatore d'oriente). A partire dalla metà del XIº secolo gli imperatori che si susseguirono sul trono di Costantinopoli, affrontarono molti attacchi dei nemici situati sui confini dell'impero, i conflitti determinarono una ritirata e un conseguente ridimensionamento dei territori. I Normanni avevano occupato la Sicilia e parte dell'Italia meridionale; Venezia sotto il controllo di Bisanzio manteneva una sua autonomia; i turchi Selgiuchidi guidati da Seljuk, pastori musulmani divenuti abili guerrieri, provenivano dall'Asia dopo aver conquistato la Persia. Le armate bizantine, nonostante le loro capacità, furono sconfitte dei turchi Selgiuchidi che occuparono la penisola armena chiamandola Sultanato di Rum (Sultanato di Roma) visto che Costantinopoli era considerata la nuova Roma. L'avanzata dei turchi in Siria e in Palestina, e la conseguente occupazione dei luoghi sacri e cari alla cristianità come Gerusalemme, incomincia a preoccupare il mondo cristiano. Alessio I Comueno chiede aiuto al pontefice Urbano II che, nel concilio di Clermont, esortò i cristiani d'Occidente a insorgere contro i musulmani. Questo diede origine alle crociate contro i turchi per liberare i territori del Sacro Sepolcro. Dal 1095 al 1291 si ebbe una lunga sequenza di spedizioni Nel 1099 Gerusalemme venne liberata e vennero istituiti dei principati latini ispirati al modello feudale ma i feudatari iniziarono presto a lottare tra loro per interesse. Al ritiro delle crociate per mantenere l'ordine si rese necessario istituire ordini cavallereschi come quello dei Templari o dell'Ordine di San Giovanni. Dopo la prima spedizione ne seguirono altre otto e non ottennero lo stesso glorioso risultato fino a che, nel 1187, il Saladino sultano d'Egitto incominciò a conquistare i territori e a costringere alla ritirati i cristiani. CAUSE E MOTIVAZIONI DELLE CROCIATE - riportare la chiesa bizantina sotto il controllo del Papa; liberare i luoghi sacri dell'occupazione dei musulmani; desiderio molto sentito di avventura (valore cavalleresco); garanzia dell'indulgenza plenaria (remissione dei peccati); possibilità di arricchirsi (tramite le remunerazioni o i saccheggi); la conquista di nuove terre. Le crociate ebbero molto seguito, in particolar modo tra i ceti popolari che venivano coinvolti dai predicatori che professavano la bontà di questa partecipazione. Tra tante spedizioni quella che ebbe più seguito fu la prima. Queste crociate portarono ad un aumento della conflittualità tra cristiani e musulmani, conflitti che perdurano e troviamo vivi ancora oggi. Aumentarono le incomprensioni tra mondo cristiano e mondo 9 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 ortodosso. L‟apice si raggiunse nella quarta crociata, quella veneziana, con il saccheggio di Costantinopoli (l'attuale Istanbul) e l'esilio dell'imperatore a Micea con la salita al trono del Conte di Fiandra Baldovino. Genova difese l‟imperatore bizantino in esilio a Micea traenone benefici economici importanti. I REGNI SCANDINAVI Nel basso medioevo nella penisola scandinava si consolidano dei regni indipendenti. Tutti i popoli provenienti dal Nord, tra cui i Vichinghi, che gli europei chiamavano Normanni, erano stati protagonisti tra il IX e il XI secolo delle invasioni per conquistare le terre ed espandere le loro proprietà. Erano riusciti bene nel loro intenso espansivo grazie alla loro abilità nel navigare. Nelle loro imprese di viaggio (viene a loro attribuita l'esplorazione dell‟America in tempi pre-colombiani) depredarono abbazie e fortezze. Queste loro incursioni si conclusero nel XII secolo quando da nomadi queste popolazioni, incominciarono a stabilizzarsi e a convertirsi al cristianesimo. Il regno di Danimarca, inizialmente piccolo e minacciato dal regno germanico, dovette lottare duramente per la sopravvivenza. Convertito al cristianesimo vide la nascita in sé di nuove sedi episcopali, lotte sul territorio mi permise di sottrarre territori ai vescovi tedeschi, ampliando i loro traffici marittimi verso nord nel Mar Baltico. L'integrazione con il territorio gli permise di acquisire una forma di sviluppo fino ad allora mai raggiunto. La conversione al cattolicesimo e l'apporto dei vescovi di Amburgo e Brema permise ai regni scandinavi di integrarsi completamente. I monaci diedero loro il definitivo input per il rinnovamento socioeconomico. L'alfabeto latino che soppiantò la loro scrittura gli diede libero accesso all'evoluzione culturale. Numerosi principati, tra cui quello di Kiev con il suo sovrano Oleg I, nacquero da consolidamento delle popolazioni vittime sul territorio. Questi principati crebbero molto anche grazie agli scambi economici con l'impero bizantino. La Chiesa si affermò nei nuovi regni grazie al contributo della Chiesa bulgara e l'alfabeto cirillico divenne il fondamento della scrittura balcaniche e russa. Incursioni di popolazioni asiatiche provenienti dalle steppe e la frammentazione ereditaria di questi principati provocò la loro decadenza. Intorno al 1300, la dinastia dei Khan vide il proprio consolidamento e affermazione. I COMUNI A partire dal IX secolo, i centri urbani rivendicarono una loro autonomia dall'imperatore; con la nascita di un ceto mercantile i commercianti capirono che possono pretendere un miglioramento delle condizioni sociali e il riconoscimento cittadino. I commercianti e gli artigiani si riunirono in associazioni per difendere gli appartenenti dalle pretese dei signori. I feudatari si ritrovarono costretti a riconoscere i diritti dei commercianti e concedettero loro dei privilegi che minarono alla base il feudalesimo. Un lento processo esaustivo del feudalesimo, vide anche il tentativo di difesa del clero, come nel caso dell'arcivescovo di Milano che venne cacciato dalla città perché appoggiò i feudatari. I comuni si trasformano in piccoli Stati sovrani, con la possibilità di emanare leggi autonome, di coniare moneta, amministrare la giustizia e gestire un esercito. Il comune si poteva considerare un'associazione privata e volontaria diventando un ente pubblico che rappresentava la maggior parte della cittadinanza. Viene progressivamente destabilizzato il feudalesimo non solo nei centri urbani ma anche nelle campagne con la scomparsa dell'ostacolo allo scambio delle merci e del libero mercato. Nel XIII secolo con la scomparsa del feudalesimo vediamo la fine delle lotte tra feudatari e comuni. I territori circostanti dei centri urbani vengono annessi ai comuni e da ciò la nascita del Contado. La fusione tra territorio e comune non avviene al di fuori dello Stato italiano. In Francia e in Inghilterra ad esempio, si mantenne questa distinzione e le campagne rimasero sotto il controllo statale. I comuni videro uno sviluppo sociale distinto, inizialmente fu di natura aristocratica. Fino a XII secolo i Consoli, scelti tra le figure più autorevoli del posto, esercitavano il loro potere per un periodo da sei mesi ad un anno. Questa forma viene definita come Comune Consolare. Il Consiglio Maggiore, composto da un numero rilevante dei cittadini (100 - 600 membri suddivisi per categorie sociali) si occupava degli affari generali. Un'assemblea di tutti cittadini, divisi per categorie sociali, definita Parlamento, decideva sulle questioni di leggi, statuti o designazione del Console. Tra il XII e il XIII secolo, il Comune Consolare entrò in crisi e diviene Comune Podestarile, ossia gestito dal Podestà. Le ragioni di questo cambiamento furono dovute al fatto che alcune famiglie aristocratiche si arricchirono molto e incominciarono a porre i propri interessi al di sopra del bene comunale con nascenti conflitti anche tra le diverse famiglie. I Podestà, come persone provenienti dall'esterno e quindi senza legami con il territorio, vennero chiamati a gestire i comuni per un anno collaborando con la società. Il Comune Popolare rappresenta il successivo aspetto. Non essendo i podestà riusciti ad adempiere in equità sociale ai propi compiti, venne nominato il Capitano del Popolo che doveva tutelare gli interessi della borghesia degli abusi dei nobili. I suo incarico di sei o dodici mesi veniva supportato dal Consiglio Minore delle Arti e dei Priori. Il termine “popolare” vediamo che non si riferisce al ceto basso ma sempre a livelli borghesi medio- 10 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 elevati, il Popolo Grasso che come a Firenze riuscì sempre a mantenere poteri decisionali relegando prima al Podestà e poi al Capitano del Popolo sono aspetti tecnici marginali. Nel meridione furono coinvolte numerose città nell'organizzazione di tipo comunale (Amalfi, Napoli, Gaeta) ma non riuscirono a mantenere la loro autonomia a lungo a causa dell'invasione normanna e dell‟impero di Federico II di Svevia. Anche nel territorio dello Stato della Chiesa l'autonomia comunale di alcune città non riuscì a prendere il sopravvento. LE REPUBBLICHE MARINARE Le repubbliche marinare (Amalfi, Pisa, Genova e Venezia) svilupparono i loro commerci e la loro potenza grazie alla navigabilità. Le proficue relazioni con i bizantini e arabi gli permisero i traffici con l‟Asia e il sud Europa. Tutte le merci che provenivano dall'oriente incrementavano dei guadagni notevoli perché non gravati da tasse locali paragonabili al fisco. Amalfi fu la prima città che si affermò grazie al fatto di essere pronta a sopportare scambi economici e di merci in quanto già organizzata con numerosi basi portuali di tutto il meridione e agli ottimi rapporti con i bizantini. Il declino fu determinato dalla conquista del meridione da parte dei normanni. Pisa, anch'essa abile ad intrattenere contatti commerciali con i popoli di mare, conobbe il culmine del successo nel periodo delle crociate e si trovò a confrontarsi con Genova. Nel 1284, della battaglia della Meloria contro Genova ne uscì sconfitta. Genova e Venezia rimasero le uniche a contendersi commerci e contatti. Genova si spinse verso oriente e ampliò ai propri contatti oltre le rotte fino a quel punto intraprese. Venezia contrastò quest'opera di conquista commerciale supportata da un ordinamento aristocratico con il governo dei Dogi, esponenti della società politico sociale che, godendo di ottimi rapporti con i sovrani d'oriente, resero la città protagonista suprema del periodo del repubbliche marinare. LO SCONTRO TRA COMUNI E IMPERO Ha origine dal desiderio delle città di aggiudicarsi maggior autonomia dal sistema feudale e divenire degli stati indipendenti pur continuando a riconoscere l‟autorevolezza della figura dell'imperatore. La ricerca dell'autonomia era incentrata sulla richiesta di amministrarsi, legiferare, organizzare urbanisticamente ed eleggere i propri rappresentati Tra il XII e XIII secolo vi furono molte lotte cruente che decretarono la vittoria dei comuni sull'impero. Federico I, detto” il Barbarossa” (1122-1190 ) fu tra i primi imperatori a doversi occupare di queste dispute. Venne eletto dopo un periodo di anarchia e conflitti tra la nobiltà e tedeschi divisi per la successione al trono e le lotte tra Guelfi, che appoggiavano i duchi di Baviera, e Ghibellini che parteggiavano per i duchi di Svezia. Federico Barbarossa perseguiva perseguiva il sogno di unificare l'intera Europa sotto la sua autorità. L'unificazione doveva partire dall'Italia e l'obiettivo che si era prefissato era portare sotto il suo controllo i comuni insorti (appoggiato dalle famiglie feudali e da alcuni comuni come Pavia, Como e Lodi, preoccupati dell‟espansione di Milano e dallo stesso Papa che intendeva ostacolare il crescente sogno comunale di Roma guidato dal monaco agostiniano Arnaldo da Brescia che osteggiava il clero così allontanatosi dalla spiritualità cristiana). Il Papa fu costretto nel 1143 ad abbandonare la città di Roma e solo dopo la morte del monaco Arnaldo da Brescia, a seguito della cattura eseguita dalle truppe di Federico I, rientro in città ma il popolo non dimenticò la figura del monaco che assunse l'onore di martire cristiano e i suoi ideali vennero seguiti dal popolo per molto tempo a venire. Nel 1154 Federico I intervenne con un piccolo esercito in provincia di Piacenza per sedare quelle piccole lotte e convocò una Dieta (assemblea) in cui revocò tutti privilegi conferiti precedentemente ai comuni e dopo aver distrutto Asti, Chieri e Tortona si fece incoronare re d'Italia a Pavia. Si diresse poi a Roma e strette accordi con Papa Adriano IV, venne incoronato dallo stesso come imperatore. Il popolo romano che non aveva dimenticato il sacrificio di Arnaldo da Brescia non lo appoggiò lo costrinse a far ritorno in Germania. Quattro anni dopo fece ritorno in Italia per conquistare il pieno potere con l'aiuto delle armi e dopo due mesi d'assedio conquistò Milano (1158). In una seconda Dieta, quattro importanti giuristi bolognesi riconobbero nella sua figura la suprema e autorità terrena. Federico I non riconobbe nessuno dei desideri comunali e decise di sottoporre le città ad un consolato podestarile convocato e assegnato da lui stesso. A questo punto la ribellione insorse in tutta la penisola e l'intero esercito imperiale venne impiegato per sedare le rivolte. Nel 1164, alcune città venete si riunirono nella lega anti imperiale (Lega Veronese ) e il loro esempio venne seguito da altri comuni lombardi che nel monastero di Pontida si impegnarono con un giuramento a difendere i propri diritti e riconquistare Milano. L'unione delle due leghe diede vita alla Lega Lombarda che, appoggiata anche dal Papa Alessandro III che non approvava l'autorità di Federico I, sconfisse le truppe dell'imperatore nella battaglia di Legnano (1176). L'imperatore fu costretto a suggellare la pace con il Papa (Pace di Costanza, 1183) e a restituire i privilegi e le terre tolte ai comuni con il riconoscimento imperiale di autonomia. 11 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 Diversi furono i risultati ottenuti da Federico I in meridione combinando le nozze tra suo figlio Enrico VI e Costanza d'Altavilla, l'ultima discendente della dinastia normanna. Questo matrimonio consolidò l'impero. Nel 1190 l'imperatore morì e dopo breve tempo suo figlio Federico II, ancora in giovane età, divenne negli anni a seguire il grande imperatore per gli aspetti sociali culturali del periodo storico. Affidato da sua madre alla tutela di Papa Innocenzo III, crescendo, venne appoggiato da questo per conquistare il meridione e limitare l'accerchiamento dello Stato papale da parte dell'impero. Federico II combattè contro Ottone IV e contro Giovanni “Senza Terra” mantenendo la corona imperiale. Affidò l'amministrazione della Germania a suo figlio Enrico e concentrò i suoi intenti e passioni nella corte di Palermo. Fondò l'università a indirizzo giuridico a Napoli e con le “Costituzioni di Melfi” si sanciva la superiorità dello Stato e l'uguaglianza di tutti i sudditi di fronte alla legge. I feudatari tedeschi e lo stesso figlio Enrico, non approvarono la centralità dello Stato, la confisca dei territori concessi ai feudatari e la revoca dei loro privilegi. Si allearono con i comuni lombardi per insorgere. Federico II non riuscì completamente a contrastarli anche perché non più spalleggiato dal clero che lo aveva più volte scomunicato. Alla morte di Federico II, il papato, approfittando della salita al trono di Manfredi, figlio illegittimo di Federico, si accordò con il duca Carlo d‟Angiò. D‟Angiò combattè e sconfisse i discendenti di Federico e si insediò nel regno di Sicilia togliendola alla sovranità della casa di Svevia. Il regno degli Angioini vide un impoverimento e un degrado nel regno di Sicilia in quanto d‟Angiò aveva promesso al papato un cospicuo tributo e la corte venne trasferita da Palermo a Napoli. I siciliani, delusi dagli Angioini, si ribellarono. Le rivolte, i “Vespri Siciliani”, decretarono il passaggio della corona a Pietro II d'Aragona, sposo della figlia di Manfredi. Seguì un lungo conflitto tra Aragonesi e Angioini. Con la pace di Callabellotta si raggiunse l'accordo della consegna temporanea della sovranità a Federico III figlio di Pietro II d'Aragona. In seguito la corona non ritornò agli Angioini e la Sicilia venne annessa al regno d‟Aragona. I comuni si sviluppano principalmente nell'Italia settentrionale e centrale. Dal punto di vista dell'autonomia, una parte della cittadinanza si impone nella partecipazione alla vita pubblica comunale. L'economia ha un notevole sviluppo. Le prime città che si dotarono di autonomia comunale furono le città toscane. La Concessione di Matilde di Canossa diede vita alla prima istituzione comunale, quella di Lucca, nel 1080. Pisa, nel 1085; Arezzo, nel 1098 e a seguire Pistoia, Siena e Firenze. A settentrione, dagli ultimi decenni dell'XI secolo e i primi decenni del XII nascono, per conto di alcuni cittadini facoltosi, delle associazioni private che stabiliscono il vivere civile della popolazione, nel 1048 a Cremona e Piacenza. Altre cittadine del Piemonte, Veneto e Romagna sorsero con minor enfasi di quelle lombarde a causa del feudalesimo ancora fortemente radicato. Questo passaggio non fu completamente indolore come nel caso delle “Rivolte di Milano” dove alcune persone appartenenti alla nobiltà si ribellarono all'arcivescovo Ariberto da Intimiano, intorno all'anno 1000, che rappresentava l„ aristocrazia ecclesiastica. I Magnati, i potenti che cercavano di mantenere i loro interessi, si riunivano nei consigli chiamati “Arti” e i rappresentanti più autorevoli venivano nominati Consoli. Intorno al 12º secolo tutte le città più importanti del settentrione avevano le loro istituzioni comunali rette dai consoli, il cui numero era da due a ventiquattro. Amministravano la giustizia e ordinavano le leggi. Il Comune Podestarile vide la nascita delle lotte tra le famiglie autorevoli della città, dal XIIº al XIIIº secolo. Il Podestà, provenendo da territorio esterno avrebbe dovuto garantire la neutralità amministrativa. Con l'aumento della popolazione, per il miglioramento delle condizioni generali, numerosi nuovi esponenti del popolo si distinsero per le loro qualità. Il miglioramento dei commerci e il maggiore interesse economico del popolo diede vita alla distinzione tra “popolo grasso”, quello che movimentava l'economia e il “popolo minuto”, che era rappresentato dalle categorie ancora collocabili su posizioni economiche irrilevanti o nulle. I comuni di tipo popolare nati dalla seconda metà del duecento, rappresentano l'ascesa della posizione sociale dei commerci. Essi si riunivano in associazione dette “Arti” e originariamente dovevano tutelare tutti i cittadini, ma essendo rette da personaggi di rilievo del mondo del commercio non si occuparono adeguatamente del “popolo minuto”. I comuni furono impegnati nell'espansione territoriale per l'aumento delle attività commerciali oltre che per il rifornimento dei prodotti agricoli, dell'introito delle tasse e per le milizie. In queste contenzioni si vedeva spesso l'impiego degli eserciti comunali. LA CRISI DEL TRECENTO Il collasso economico, come le crescita e inversione di tendenza dello sviluppo economico europeo, e la peste, che aveva falcidiato intere popolazioni con le sue ripetute ondate endemiche, decretarono la crisi del trecento. 12 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 La peste nera era riuscita a minare pesantemente la popolazione perché l'aveva trovata provata da problematiche nutrizionali dovute al calo della produzione dei cereali in seguito ad una mini glaciazione e alle scarse condizioni igieniche. Le campagne venivano abbandonate e la popolazione si concentrava nelle città dove sovente non si riusciva a sostenere la richiesta di generi alimentari e di consumo sufficiente per tutti. Queste carestie erano amplificate dall'aumento esponenziale della popolazione (80-85.000 individui in Europa, ossia il raddoppio dall'anno 1000). L'iniziale aumento e miglioramento delle tecniche di coltivazione non riuscì a sostenere l'aumento demografico, le condizioni climatiche che avevano visto un progressivo aumento delle temperature invertirono la loro benefica tendenza e le razzie delle truppe militari nelle campagne agirono all'unisono per delineare la criticità del periodo storico. L'instabilità economica vedeva l'origine nella non adeguatezza della domanda-offerta dei prodotti, quando la popolazione diminuiva per effetto della peste le condizioni climatiche permettevano le coltivazioni ma non c'era forza lavoro e quando la popolazione era in crescita la mini glaciazione faceva diminuire la produzione determinando un aumento dei prezzi. I contadini furono quelli maggiormente interessati dalla crisi: in certe zone d'Europa i proprietari dei terreni cercarono di avviare a queste problematiche diminuendo l'affitto dei terreni o aumentando gli stipendi dei propri dipendenti, questa politica non venne adottata ovunque e l'abbandono delle campagne da parte dei lavoranti vide il progressivo avanzamento delle terre incolte e delle foreste. Molte zone della Francia andarono incontro ad un progressivo inselvatichimento mentre vaste aree dell'Italia e della Spagna si trasformarono in pascoli. L'importazione di bovini dal nord Africa determinò la crescita del commercio della produzione di lana e del settore tessile. La guerra inglese dei cent'anni aveva bloccato l'esportazione di filati nel resto dell'Europa e zone come la Spagna, la Francia e il sud della Germania si organizzarono per soddisfare i propri ed altrui bisogni manifatturieri. La lavorazione della lana vide anche una divisione zonale di specializzazione; la filatura, la tinteggiatura, la lavorazione e la produzione di arazzi venivano praticate in aree che avevano raggiunto nel tempo un'abilità specifica. Il settore finanziario non venne risparmiato dalla crisi. I banchieri che non riuscivano a rientrare in possesso dei prestiti concessi ricorrevano alla svalutazione. Ciò determinò la crisi di vari settori economicocommerciali e tutti gli esponenti della società ne furono interessati, dal clero ai sovrani, dai commercianti ai comuni cittadini e agli agricoltori. Chiunque volesse mantenere il proprio commercio investendo negli acquisti di materie prime o di macchinari, ricorse al prestito. Il crollo delle banche fu determinato dall'insolvenza di tutti questi nuovi creditori. Compagnie bancarie di prestigiose famiglie fiorentine come i Bardi e di Peruzzi dovettero dichiarare bancarotta. Per scongiurare il pericolo di crollo generale della gestione bancaria si pensò di diversificare l'offerta di finanziamento in modo da non vincolare un'unica gestione al pericolo di insolvibilità. Vediamo in questo periodo l'associazione di molte città del Nord per favorire gli scambi commerciali e la creazione di un sistema di assistenza consociativa per l'assistenza su rete globale. Nel bacino del Mediterraneo Genova e Venezia, anche se ostacolate dagli Angioini e dagli Aragonesi, riuscirono a mantenere il loro predominio economico grazie agli scambi commerciali e agli ottimi rapporti con l'oriente. LA PESTE Tra il 1338 e il 1350 comparve la prima ondata significativa del morbo. Come le precedenti manifestazioni (già fin dal cinquecento d.C.) essa proveniva dall'oriente, in particolare dall'Asia orientale, e veniva trasmessa dalle carovane degli scambi commerciali da Samarcanda e il mar Caspio. I commercianti genovesi che avevano dato vita ad una colonia a Caffa sul Mar Nero furono i veicoli di trasmissione. La peste si propagò dai topi che, dalle stive delle navi provenienti dall'oriente sbarcavano nei porti del Mediterraneo, per estendersi fino alla Russia. Il 30% della popolazione perì (25 milioni di morti su 80 milioni di popolazione), alcune zone dove si concentrò la malattia vennero sterminate. Alcune ondate si susseguirono ciclicamente fino al „400. Le pessime condizioni igieniche favorirono la pandemia e la popolazione, non a conoscenza delle metodiche di contagio, diede la responsabilità della diffusione a fenomeni astrali e di natura esoterica. I MENDICANTI Alcune zone, favorite dall'immigrazione, dalla conformazione territoriale e dagli scambi, riuscirono a riprendersi più velocemente dalla crisi. Altre zone ebbero maggiori difficoltà perché la ricchezza non era equamente distribuita, facilitato dal fenomeno del vagabondaggio e dei mendicanti. Nel 1351 Pietro I di Castiglia proibì agli uomini sani e in grado di lavorare di chiedere l'elemosina sotto la minaccia di pesanti pene. 13 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 LA MORTE Viene sempre vista come capitolo finale del giudizio divino. Le opere grafiche e i poemi del periodo impressionavano l'uomo con la rappresentazione della punizione per chi non si comportava secondo il pensiero divino. Opere religiose e l'istituzione dei sacramenti e dell'estrema unzione videro la luce in questo periodo. Abbiamo anche una contaminazione tra paganesimo e cattolicesimo. L'impiego delle piante o animali per creare porzioni, i talismani, il culto di Satana e l'attribuzione dei suoi discepoli alle figure degli ebrei e degli appestati e mendicanti diede luogo a persecuzioni e ghetti in particolare in Germania (2000 ebrei bruciati a Strasburgo nel 1348). La Chiesa contribuì all'antigiudaismo attribuendo oltre il fatto di non aver riconosciuto in Gesù il signore anche la contaminazione del cattolicesimo. La chiesa inoltre attribuiva agli ebrei il peccato di detenere molta importanza nel mondo economico e nella gestione dell'interesse dei prestiti. Provvedimenti di espulsione e confisca dei beni degli ebrei vennero intrapresi da molti sovrani, la comunità non si ricostituì fino al XVII secolo. LA CRISI La nobiltà venne colpita anch'essa dalla crisi. I terreni incolti ed abbandonati non procuravano più rendita e vennero venduti dai proprietari. In Germania, Francia e Italia meridionale si riaffermò un rapporto di tipo feudale con la resa di mezzadria, i proventi della rendita erano divisi tra signore e coltivatori. Nell'Italia settentrionale l'affitto del terreno o il pagamento dei lavoratori rimase rapporto preferenziale con il datore di lavoro. LA CRISI DEI COMMERCI I commerci con l'oriente diventarono più pericolosi a causa delle incursioni e della rapina delle merci. La morte o la caduta di sovranità orientali come quella dei Ming provocò una chiusura dei rapporti con l'Occidente. Diminuì l'apporto di beni di prima necessità come il riso che era coltivato solo in Cina, ciò determinò l'inizio della sua coltivazione in Sicilia. La classe nobile si nutriva principalmente di carni provenienti da caccia e allevamenti che si erano stanziati sui terreni riconvertiti a pascolo. Alle classi meno abbienti la carne era inizialmente meno disponibile, l'alimentazione era principalmente rappresentata dai cereali poveri. Quelli più raffinati rimanevano dedicati alle classi agiate. Sale e spezie incominciarono ad assumere maggiore importanza per la conservazione, insaporimento e l'uso in medicina. La risposta alla crisi La crisi portò ad un cambiamento dei rapporti sociali principalmente nelle campagne perché la crisi determinò un impoverimento sia dei signori che dei contadini, soprattutto in quelle zone dove oltre alle carestie e alla peste si intrapresero guerre che indebolirono i nobili. Alcuni nobili meno potenti subirono danni da cui non riuscirono più a risollevarsi, dovettero vendere i loro terreni per pagare i loro debiti e molti di loro si resero irreperibili diventando banditi che assalivano altri possedimenti o i commercianti che viaggiavano per lavoro. Nel frattempo i nobili che riuscivano a rispondere alla crisi diventarono sempre più potenti diventando dei latifondisti, acquistando terreni che adibivano al pascolo. Essi si localizzarono principalmente in Germania, Francia, Spagna e Italia meridionale. Riabilitarono l'economia feudale limitando la libertà dei contadini punendoli duramente se non eseguivano i loro ordini, ripristinando in regime di servitù. I contadini che non accettavano questa regressione incominciarono a ribellarsi ottenendo qualche vantaggio, le manifestazioni contadine sono le proteste più conosciute. Nel Nord Europa le grosse proprietà vennero frazionate e date in affitto ai contadini, la mezzadria (intrapresa più a sud) vedeva il dare in gestione ai contadini terreni, mezzi e animali per lavorare i campi i cui raccolti venivano divisi tra Signori e lavoranti. Nell'Italia settentrionale i signori continuarono a detenere il possesso dei latifondi perché ritenuti ottima fonte di rendita. I contratti di lavoro con i braccianti erano di breve durata. Le coltivazioni vengono indirizzate all'interesse tessile (fibre naturali come il cotone e la canapa o il gelso e lo zafferano come colorante) mentre gli scambi intercontinentali subiscono un arresto a causa della pestilenza e della fine di sovranità. Altro fattore non favorevole furono le predazioni che avvenivano sulle rotte di commercio. È di questo periodo la nascita della figura dell'intermediario che faceva da tramite agli acquisti, ciò determinò l'aumento dei prezzi con una crescita del deficit. Da ciò l'avvio alla ricerca di nuovi territori con risorse ancora non sfruttate o di sicuri percorsi di scambi commerciali fino alla scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492. LA CRISI DELL'AUTORITÀ PAPALE Inizia con il trasferimento della sede del Papa da Roma ad Avignone (1309-1377) chiamata “Cattività Avignonese”, “cattività” perché fuori sede. 14 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 La chiesa si divise al suo interno perché vi furono dei contrasti nati per il potere che era sempre meno spirituale e più proiettato ai beni terreni. Bonifacio VIII aveva emanato una legge, definita “Bolla”, dove veniva definito che il pontefice deteneva il potere assoluto anche al di sopra dei sovrani degli imperatori e in virtù di tali poteri poteva spodestare un sovrano. Questa legge lo pose duramente in contrasto con il sovrano di Francia Filippo “il bello” che lo sconfisse e che gli permise di ridurre il potere della bolla con la conservazione del potere dei sovrani all'interno dei propri regni. Esponenti autorevoli della società come Dante Alighieri, Marsilio da Padova e il francescano Guglielmo d'Ockham incominciarono ad opporsi al pensiero del Papa. Dopo la morte di Bonifacio VIII, la Chiesa andò incontro ad un indebolimento e la Francia favorì l'elezione del papa francese Clemente V che, per sfuggire ai conflitti interni alla Chiesa e ai movimenti popolari anticlericali, fece spostare la sede religiosa da Roma ad Avignone. Tutti i papi che furono eletti dopo il trasferimento ad Avignone furono di origine francese, essi non riuscirono a dimostrare autorevolezza a contrastare le problematiche del mondo occidentale nei confronti della Chiesa e della cristianità contro l'avanzata dei popoli musulmani. Nel 1377, papa Gregorio XI, decise di rientrare a Roma accogliendo le preghiere anche di Francesco Petrarca e della santa Caterina da Siena ma il suo breve pontificato, che durò appena un anno dopo il suo rientro a Roma, dovete confrontarsi con conflitti interni al clero e nei cittadini. I cardinali, minacciati da movimenti e tumulti popolari che acclamavano un pontefice italiano, elessero Urbano VI (il nome Urbano venne scelto proprio per rafforzare il concetto di essere in contatto con l‟urbe). Lo spirito autoritario d'Urbano VI spaventò l'intraprendenza dei prelati che invalidarono l‟elezione per eleggere il cardinale di Ginevra Clemente VII il quale, per non correre rischi in una sede dove le proteste non si erano definitivamente placate, decise di trasferire la sede ad Avignone. Ciò determinò la presenza di due papi: Urbano VI, riconosciuto da Germania, Inghilterra, Fiandre, Polonia, Ungheria e quasi tutti i comuni italiani tranne Napoli e Clemente VII riconosciuto dalla Francia, regni iberici e Napoli. Il grande “Scisma d'Occidente” si protrasse dal 1378 al 1417 con il perdurare di elezioni separate di pontefici. Il Concilio Ecumenico cercò a lungo, e non con poche difficoltà, di riunificare il mondo ecclesiastico e solo il 1409 a Pisa i cardinali decisero di deporre i due papi in favore di Alessandro V. I due papi deposti non vollero rinunciare al proprio incarico aumentando le problematiche con la presenza di ben tre contendenti. Solo con un nuovo Concilio a Costanza, si pose fine alla Scisma d'Occidente con la deposizione dei tre papi e l'elezione di Martino V il cui compito fu subito quello di attribuire a Roma il centro del mondo religioso, artistico e culturale. Durante la scisma erano andati ad aumentare fenomeni di corruzione, degrado morale e malcostume all'interno del clero e delle monarchie. La chiesa inglese e movimenti autonomisti francesi pretendevano una certa indipendenza. Il Gallicanesimo, che rivendicava l'autonomia decisionale del sovrano francese e le dottrine inglesi di John Wyclif, che approfittava dell'impoverimento dei temi ecclesiastici, sferzarono un massiccio attacco al potere cristiano. Episodi di ferrata violenza, come il rogo e la defenestrazione, videro soffocare o l'alimentare dei movimenti popolari e di pensiero come quello di Jon Hus in Boemia, in contrasto la Chiesa. L'INDEBOLIMENTO DEL POTERE IMPERIALE Nel ‟300, dopo la morte di Federico II e la fine della dinastia degli Hohenstaufen, nello Stato tedesco l'anarchia determinò una rivalsa dei feudatari. L'impero germanico venne suddiviso in numerosi principati autonomi diretti da laici ed ecclesiastici fra i quali regnava un continuo disaccordo vista la situazione che era divenuta insostenibile, nel 1273 decisero di eleggere un comune regnante. La scelta cadde su Rodolfo I d'Asburgo (1273 – 1291), signore di un piccolo feudo sulle montagne svizzere, la cui politica non diede risultati sperati se non per un'espansione del territorio tedesco in corrispondenza dell'attuale Austria. I successori di Rodolfo I si disinteressarono dei territori che non erano prettamente di natura tedesca e relegarono la loro governabilità ai Vicari. Si viene quindi a confermare un deterioramento dell'impero tedesco. Una parte della Svizzera si coalizzò contro gli Asburgo dando vita alla nascita della Prima Confederazione Elvetica, alla quale in seguito si unirono altre città e comunità. La politica di Rodolfo I d'Asburgo non incontrò il favore dei nobili elettori tedeschi che, come successore del trono designarono Enrico VII di Lussemburgo (1308 – 1313). Dante stesso si era augurato che questo imperatore potesse riuscire a placare le mire del papato e ad annientare le lotte tra guelfi e ghibellini ma ciò non avvenne e riuscì ad alimentare il malcontento elargendo benefici solo ai suoi amici, come nel caso dei Visconti a cui viene attribuito il titolo di vicari imperiali per il controllo di Milano. Ciò portò alla ribellione di altre città di origine ghibelline che si schierarono con gli Angiò e con il papa Clemente V. Durante la spedizione contro regno di Napoli, morì Enrico VII e con esso il desiderio del restauro imperiale in Italia. 15 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 Ludovico IV (1313 – 1347), dopo una serie di sanguinose lotte tra i principi che si contendevano il trono, venne eletto imperatore. Il progetto di consolidamento dell'impero tedesco incontrò l'opposizione del Papa e dei suoi sostenitori. La lotta tra papa e imperatore si attuò sia con le armi, con scomuniche e con elezioni di antipapi (periodo avignonese). Alla morte di Ludovico Quarto venne eletto Carlo IV di Lussemburgo (1354 -1378) che optò per non interessarsi direttamente delle problematiche italiane che erano condivise dal clero poiché più interessato alle sorti della Germania. Regnando anche sulla Boemia con il titolo di Carlo I e preoccupato per il metodo di scelta degli imperatori promulgò l'editto della Bolla d'Oro dove una speciale Dieta (formata da quattro principi laici tedeschi e tre ecclesiastici) garantiva l'origine tedesca del futuro sovrano, lo scioglimento del riconoscimento papale del nuovo eletto, l'ereditarietà e la trasmissione del principato elettore e il completo governo del loro territorio. LA GUERRA DEI CENT'ANNI All'indebolimento dell'impero tedesco coincise l'affermazione dei regni di Francia e Inghilterra. L'economia di questi Stati, sino ad allora si basava prevalentemente sull'agricoltura e sulla pastorizia. L‟Inghilterra deteneva il dominio del commercio della lana sviluppando l'attività manifatturiera sia per la sua necessità che per l'esportazione. A quest'evoluzione corrispondeva anche un'efficiente organizzazione statale e gestione del territorio. Il Parlamento rappresentava la nobiltà, il clero, la borghesia e in minima parte anche il popolo. Anche la Francia si basava su un'economia rurale ma con gli anni alcune città si erano affermate. Dal punto di vista commerciale, artistico e culturale la Francia risultava più evoluta. Il re si avvaleva di funzionari che l'aiutavano, gli Stati Generali volevano assolvere la rappresentanza sociale come il Parlamento d‟Inghilterra ma erano meno evoluti. Un lungo conflitto (1337 - 1453), la Guerra dei Cent'Anni, interessò a più riprese e con brevi pause questi due stati. Le cause sono da imputare alle mire espansionistiche inglesi, al rifiuto dei sovrani francesi di avere stranieri sul loro territorio, questioni dinastiche di ereditarietà di nobili e questioni economiche. Inoltre in Inghilterra si erano insediate persone nobili ed ecclesiastiche francesi e questa contaminazione aveva portato in Inghilterra, con i Plantageneti,a rivendicare territori delle Fiandre, Bretagna, Borgogna e Guienna per ragioni economiche e commerciali (in particolar modo quelle tessili). Nel 1328, quando morì Filippo IV “il bello”, ultimo discendente dei Capetingi senza erede, un'assemblea di nobili francesi elesse Filippo VI di Valois quale esponente di ramo parallelo della famiglia regnante. Edoardo III d'Inghilterra rivendicò quella sovranità forte del fatto che sua madre fosse la sorella del re defunto ma la sua richiesta non viene ascoltata e nel 1337 Edoardo III dichiarò guerra a Filippo VI dando inizio alla Guerra dei Cent'Anni. La prima fase di questa guerra vide il predominio dell'Inghilterra nella battaglia di Crécy, nel 1346. L‟Inghilterra impiegava 30.000 soldati di estrazione nobile remunerati direttamente dalla corona e si finanziava con introiti delle tasse sul commercio, in seguito condusse il suo impegno con soldati di estrazione più popolare e grazie a prestiti contratti con banchieri (tra cui anche gli italiani Bardi e Peruzzi). L'Inghilterra poteva contare anche sull'approvazione statale per la guerra, invece Filippo VI si vedeva costretto a far valere i propri intenti bellicosi contrastato dai suoi feudatari. Nel 1347 gli inglesi conquistarono Calais che era una base strategica sulla Manica. Seguì un periodo di tregua influenzato anche da un'epidemia di peste nera e a seguire le rivolte dei contadini (le jacqueries). In questa tregua alle due sovranità negoziarono con la pace di Brétigny il controllo della grande Aquitania (Loira, Pirenei e Massiccio centrale) assegnato a Edoardo III in cambio della restituzione della corona di Francia e la liberazione di Filippo VI dietro un lauto compenso. Questo riscatto impoverì pesantemente le casse francesi che non riuscirono a riprendersi. Carlo V riuscì a riconquistare territori francesi espropriati dagli inglesi, tranne Calais, ma il suo successore Carlo VI, detto “il re folle”, non riuscì a controllare la vita politica francese dando vita a due fazioni nobiliari opposte: gli Armagnacchi (appoggiati dagli nobili feudatari e dal conte di Armagnac) e i Borgognoni (sostenuti dalle Fiandre, Paesi Bassi e dal duca di Borgogna). L'Inghilterra approfittò del disagio francese e dopo numerose vittorie costrinse Carlo VI a concedere sua figlia in sposa al sovrano inglese che acquisì il controllo e la sovranità della Francia settentrionale. La Francia si ritrovò con doppia sovranità, al Nord l'inglese appoggiato dei Borgognoni, a meridione con Carlo VII, figlio di Carlo VI, che era appoggiato dalla nobiltà. Giovanna d'Arco assunse, con la sua figura, un aspetto di alto rilievo per la riunione dei territori francesi e per il ripristino dello spirito nazionale. Contadina della Lorena di soli 16 anni, agli occhi del suo popolo, venne elevata come inviata da Dio per la loro salvezza. Soprannominata la Pulzella d'Orleans, con le sue numerose imprese seppe infondere fiducia al popolo francese. Ciò determinò anche l'appoggio dei Borgognoni al sovrano francese Carlo VII che riuscì a riunificare lo Stato. Nel 1453, dopo la sconfitta degli inglesi a Castillon (1452), i francesi si impossessarono dei territori lasciando solo il controllo di Calais agli inglesi. Ebbe fine la guerra dei cent'anni. 16 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 La Francia accusò maggiormente il calo demografico con conseguenti carestie ed epidemie ma vide il consolidamento della sovranità e l'unione territoriale (solo Borgogna e Fiandre non vennero riunite). L’EUROPA A CAVALLO DEL XIV E XV SECOLO. Con la fine della Guerra dei Cent'Anni la Francia diviene una delle monarchie più potenti d'Europa, il monarca Luigi XI si era prodigato per rafforzare il suo potere politico concentrando nelle sue mani tutti i poteri sottraendoli a tutte le rappresentative dei ceti sociali. Dovete affrontare grandi problemi dinastici tra cui quello riguardante la dinastia dell‟annessione di alcuni territori che facevano parte del Ducato di Borgogna alla cui guida vi era Carlo “il temerario” il cui intento era quello di costituire un grandissimo regno. Alla morte di Carlo “il temerario” i territori, fra cui vi erano territori francesi e dei Paesi Bassi, andarono a sua figlia Maria. Maria, per tutelarsi dalla mira espansionistica di Luigi XI si sposò con Filippo d'Asburgo che sarebbe divenuto in seguito imperatore. Ciò provocò l'ira di Luigi XI. Queste lotte saranno la base di numerose vicende storiche del 1500. La corona francese inseguiva anche il sogno di annettere il territorio italiano conquistando il ducato di Milano e il regno di Napoli per la convinzione di pieno diritto di discendenza a causa di matrimoni dinastici. La conquista dell'Italia avrebbe dato la spinta verso i commerci marittimi essendo favorita dalle fiorenti città marinare. Di differente intento fu invece l'Inghilterra che non si interessò all'espansione del suo stato. Impoverite le casse per le grosse perdite subite nei conflitti venne messa a dura prova dalla guerra civile per le lotte interne fra i Lancaster, detentori della corona, e gli York, i pretendenti, la “Guerra delle Rose” (dai simboli araldici delle due famiglie, una rosa rossa per i Lancaster e una rosa bianca per gli York). Le vicende di queste lotte videro l‟alternarsi del predominio delle due casate. La pace sopraggiunse con Enrico VII Tudor. (1485-1509). Era figlio illegittimo del capostipite della casata dei Lancaster e sposando una York pose fine agli scontri dando la possibilità ai Tudor di regnare in Inghilterra fino al 1603. I conflitti avevano indebolito i poteri monarchici ma accresciuti quelli del Parlamento. Il re, nel periodo di crisi, si era avvalso dell'aiuto del Parlamento facendo affidamento alla Magna Carta. Enrico VII, tuttavia, cercò di mantenere il proprio potere decisionale indipendente dalle decisioni del Parlamento e si trasformò nel più grande sovrano latifondista del paese confiscando autonomamente i territori anche per motivi ereditari o istituendo nuove tasse. Durante i suoi 23 anni di regno convocò solo sette volte il Parlamento per chiedere aiuto nell'approvazione di nuove tasse, molteplici furono le volte in cui con il suo potere assolutistico agii autonomamente per risollevare le sorti economiche. I borghesi diedero l'appoggio pieno al sovrano perché si ritenevano tutelati, questo appoggio favorì una stabilità sociale. I ceti più favoriti furono quelli dei borghesi commercianti che cominciavano ad interessarsi all'industrializzazione delle procedure di produzione, come nel caso del commercio dei panni di lana. La lana inglese era lavorata meno pregevolmente di quella delle Fiandre o di quella italiana ma abbondante prese campo in Europa grazie all'esportazione e ai commerci sul mare. La necessità di adibire sempre maggiori territorio al pascolo determinò una rinuncia alla coltivazione dei campi. Il disinteressamento all'espansione dei territori e alla rinuncia di conflitti politici con altri Stati rese l'Inghilterra impegnata in uno sviluppo interno dove si erano posti come interessi principali sono le proprie necessità. In questo periodo vediamo la Spagna proiettarsi verso l'unificazione. Dall'XI secolo era caratterizzata da un insieme di regioni cattoliche, la Reconquista Spagnola determinò il consolidamento del regno del Portogallo, di Castiglia, di Navarra e Aragona (che era quello che mirava a espandersi maggiormente nel Mediterraneo, in particolar modo in Italia e Grecia). Tuttavia i conflitti tra le popolazioni non favorirono un'unificazione del regno come era venuta in Francia e Inghilterra malgrado i sovrani si impegnarono in questo intento. Nel sud della Spagna il piccolo regno di Granada manteneva il proprio prestigio determinato dallo scambio e commercio di materiali preziosi con la Cina, l'estremo oriente e la Mongolia. Gli arabi che popolavano Alhambra, convivevano pacificamente con i cristiani contribuendo all'unificazione. Il processo di unificazione si accentuò con il matrimonio di Filippo d'Aragona e Isabella di Castiglia nel 1469. Questo matrimonio promosse l'intento di cacciare gli arabi dalla Spagna, il cui definitivo allontanamento avvenne nel 1492. Nel 1515 viene annessa anche la regione di Navarra e da quest'ultimo passo si poté pensare alla Restaurazione della Regia Monarchia. Ferdinando e Isabella si prodigarono, oltre che nella riunificazione dei territori, anche nel consolidamento della religione cattolica. Con il pieno appoggio della Chiesa, oltre i musulmani che erano stati scacciati, gli ebrei si attirarono le cattive considerazioni della corona e della Chiesa che incominciarono unite a perseguire l'intento della purezza di lingua e di sangue. Venne istituito da Ferdinando e Isabella un Tribunale dell'Inquisizione che sotto le direttive di Thomas de Torquemada perseguì gli ebrei per fini religiosi e per espropriarli delle loro ricchezze. I sovrani spagnoli 17 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 vennero insigniti da Papa Alessandro VI del titolo di “re cattolici” proprio per il loro contributo alla lotta contro gli ebrei. A cavallo tra il XIV e XV secolo alcuni giovani monarchie nacquero nell'est Europa grazie a matrimoni combinati e ad iniziative di sovrani locali. Polonia, Ungheria, Boemia e ducato di Lituania cercarono di affermare il loro potere sui stati confinati. La Boemia, appartenente al Sacro Romano Impero, abitata dai celti, subiva l'influenza della Germania con la nascita di lotte interne dovute al contendersi di diritti tra il popolo del luogo e i nobili tedeschi. John Hus, rettore dell'università di Praga, portò avanti le proprie convinzioni religiose in contrasto con la chiesa cattolica, la quale lo scomunicò e condannò al rogo. La sua morte alimentò il suo prestigio e lo innalzò al livello di mito. Le sue idee portarono la popolazione, nel 1420 a ribellarsi all'imperatore Sigismondo. Da ciò l'inizio della guerra Hussita, conclusa nel 1486 con il riconoscimento dell'autonomia della Boemia. Tra i principati russi, quello più rilevante fu quello di Kiev i cui commercianti, convertiti al cristianesimo, intrattenevano importanti rapporti economici con Bisanzio. Lotte con le popolazioni dell'est, i mongoli, indebolirono questo principato che venne annesso al principato di Mosca, in progressivo allargamento inglobando nei propri confini gli stati minacciati dai popoli delle steppe. I mongoli, guidati da Gengis Khan riuscirono ad arrivare fino alle coste delle Adriatico. A liberare il principato di Mosca dal predominio mongolo riuscì Ivan “il terribile” nel 1480 che divenne il più importante rappresentante della cristianità a Mosca, da lui ritenuta come la terza Roma. GLI ASBURGO Il desiderio di espansione e predominio sugli stati confinanti coinvolse anche la famiglia degli Asburgo che regnava nel territorio che spaziava dalla Germania al Lussemburgo e che si spingeva fino all'Austria e Cecoslovacchia. Alberto V, duca d'Austria (1487), capostipite degli Asburgo, salì al regno in seguito alla fine della dinastia dei Lussemburgo. Suo figlio Federico III, che fu l'ultimo imperatore ad essere incoronato da un pontefice, era riuscito ad estendere i territori con la politica dei matrimoni. La vastità dei territori vedeva una disomogeneità delle politiche e indirizzi economici. Dal 1306, con la promulgazione della Bolla d'Oro, il re di Boemia era diventato uno dei sette principi elettori e la Boemia aveva acquisito grande importanza per le sue miniere d'argento e per il fatto che Praga era il crocevia dei passaggi commerciali con l'oriente. Praga era divenuta la sede stabile dell'imperatore. Jon Hus era diventato la guida del movimento religioso ostile allo spostamento della sede imperiale a Praga. Anche l'Ungheria si associò alla politica antiasburgica della Boemia e l'aristocrazia non si assoggettò completamente all'impero. Alcuni minori rappresentanti del ceto nobile mantennero i loro privilegi mentre la successione al trono veniva garantita per elezione e non per successione dinastica. I nobili dei territori adiacenti promossero la sopravvivenza di loro aspirazioni politiche avvantaggiandosi del fatto che con le libere elezioni potevano eleggere il sovrano regnante originario dei loro territori. L'unione polacco-lituana era arrivata ad estendersi fino a Mosca, il principe lituano Ladislao II Jagellone riuscì ad assoggettare i principi tedeschi delle terre confinanti facendoli diventare suoi feudatari, come riuscì ad imporre il suo dominio sui territori prussiani che mantennero però agli usi e la lingua tedesca. Norvegia, Danimarca e Svezia, anche se minacciate dalla potenza tedesca, si unirono nella Unione di Kalmar che durò fino al 1523, quando la Svezia rivendicò la propria autonomia lasciando la Norvegia e la Danimarca unite. Mosca intanto, che aveva visto dei primi del ‟300 la propria affermazione di espansione alla guida di Ivan I, divenne sempre più importante aiutata dalle entrate finanziarie di tasse imposte ai territori annessi, riuscì a controllare le popolazioni mongole che si ritirarono nel Caucaso fino al 1280, quando subirono la sconfitta da parte del principe russo Dimitri Donskoj che a capo del Patriarcato di Kiev, decretò la fine dell'Orda d'Oro a favore della “Santa Russia” dove i cristiani si affermarono sugli asiatici. L'Europa balcanica, da sempre instabile, vide il crollo dell'inpero di Bisanzio grazie all'avanzamento dei Turchi-ottomani, nel 1453. Dopo la morte dell'imperatore Michele VIII, Bisanzio era andata incontro ad un progressivo indebolimento dovuto a congiure di palazzo e minacce dai territori confinanti. Il regno balcanico si era trovato schiacciato dai crociati veneziani, che avevano occupato l‟Egeo e la Grecia e i bulgari che premevano a nord. Solo i genovesi, che interessati al controllo del Mediterraneo orientale, rimasero ad offrire il loro appoggio a Costantinopoli, dietro lauti compensi. La nascita della “Grande Serbia”, fondata da condottiero Stefano Duban, tra il confine bulgaro e Bisanzio indebolì queste due figure con particolare svantaggio dell'ultima. La capitolazione dell'impero bizantino viene definitivamente attribuita agli Ottomani, popolazione di origine turcomanna. Conquistata da Maometto II, Costantinopoli, che viene rinominata Istanbul, rimase centro culturale e politico molto attivo poiché il sultano si era prefissato di ingrandire ulteriormente il suo sultanato. Per consolidare la sua posizione e il parere favorevole nei suoi confronti, Maometto II permise a persone non del suo popolo di ricoprire cariche e mantenne la libertà di professione e culto religioso. Anche dal punto 18 APPUNTI DI STORIA - Alberto Vipraio Tiberi - 3a T serale 2012/13 di vista militare vennero attuate politiche permissive e accomodanti. Gli giannizzeri, guardie speciali del sultano, erano costituite da prigionieri di guerra che potevano aggiudicarsi compiti politici in cambio della fedeltà al sultano. Bayazid II, che succedette a Maometto II, proseguì l'opera di consolidamento territoriale, economico, amministrativo e fiscale dell'impero riuscendo a rilanciare anche l'economia e l'agricoltura. L'ITALIA DELLE SIGNORIE Mentre gli Stati europei erano impegnati nello sviluppo territoriale e nelle conquiste, l'Italia si caratterizza per la sua frammentarietà. Numerosi sono gli Stati con differente realtà economica e politica. A sud vi erano i due grandi stati: il regno di Sicilia, governato dagli aragonesi e, il regno di Napoli, governato dagli Angioini. A nord le piccole signorie si trovarono spesso in conflitto con lo stato pontificio e i due regni del meridione per le loro mire espansionistiche. Il ducato di Milano dei Visconti e la Repubblica di Venezia furono spesso in conflitto con i stati minori per i loro interessi. Firenze cercava di estendere il suo controllo su Pisa e Livorno per aggiudicarsi uno sbocco sul mare in modo da acquisire anche i commerci marittimi. Il suo passaggio dalla fase comunale alla signoria avviene con la famiglia dei Medici in ritardo di un secolo rispetto alle altre realtà. Lo Stato Pontificio, dopo il problema della Cattività Avignonese e delle conflittualità interne, cercò di aggiudicarsi il controllo del Lazio e dei domini annessi come l‟Umbria, Marche e Romagna. Verso la metà del XIV secolo, le varie signorie compresero che la situazione ottimale era rappresentata da una situazione di stabilità territoriale che permettesse loro di dedicare maggiore attenzione ad eventuali attacchi esterni. Ciò venne raggiunta con la Pace di Lodi nel 1454. La nascita di queste signorie fu determinata dal passaggio di un periodo di crescita economico-culturale nel XIII secolo ed un seguente periodo di crisi dovuta all'impedimento di molti comuni ad allargare le proprie basi politiche con l'inserimento di tutti gli strati sociali. I conflitti tra i magnati, il popolo grasso e il popolo minuto si fecero molto evidenti e frequenti fino a che non si decise di affidare l'amministrazione ad esponenti borghesi autorevoli che la esercitassero per la completezza della loro vita anziché per annualità. Le prime signorie nascono in contemporaneità della vita comunale. A Ferrara la casata dei Vieste, proclamata nel 1264, riuscì a porre fine alle diatribe cittadine. Luca, nel XIII secolo, vide la casata dei Malaspina crescere e amministrare fino alla Lunigiana, all'Emilia e arrivare fino al mare. Pisa, dopo la sconfitta subita da Genova, si costituì in signoria. A Firenze si affermò la signoria dei Medici nel XV secolo. Il fatto di relegare il controllo ad un'unica persona creò molto malcontento che si manifestò in Piemonte con le ribellioni dei signori dell'Italia del Nord che erano capeggiati da Amedeo V, conte di Savoia. In Veneto si affermarono gli Scaligeri, i Gonzaga a Mantova, a Milano i Visconti e i Malatesta a Rimini e Pesaro.