1.
2.
3.
4.
5.
che cos’è la memoria e
come funziona
Dimenticare, ricordare:
la società moderna ed il
rapporto con la
memoria
La memoria come fonte
per la storia: diari,
scritture
autobiografiche,
memoriali, cronache,
relazioni
Si può fare storia con la
memoria?
Esemplificazioni di
ricostruzioni storiche
con le fonti di memoria
L’era del testimone:
problemi di rapporti con
la storia
LA MEMORIA:
ISTRUZIONI PER
L’USO
IL PERCORSO
Il presente percorso didattico non intende essere ovviamente esaustivo
esaustivo di
un tema così vasto e complesso come quello della “memoria”.
Per realizzare questo percorso abbiamo preso a prestito nozioni, concetti,
esemplificazioni da molte discipline del sapere (per es. medicomedico-scientifiche,
giudiziarie, storiche, sociologiche) ed abbiamo cercato di operare
operare una sintesi
per raggiungere tre obiettivi primari:
1. far riflettere sulle problematiche che possono nascere quando si lavora
con le “fonti di memoria”, con i “testimoni”.
2. portare i ragazzi ad esaminare la complessità dei processi di memoria, per
comprenderne meglio il valore e magari lasciarsi affascinare dal nostro
rapporto con il passato.
3. imparare ad usare la memoria propria e degli altri perché una società che
perde la capacità di ricordare è una società senza identità
1
LA MEMORIA:
noi siamo ciò che ricordiamo e
ciò che dimentichiamo…
La persistenza della
memoria (1931)
E' uno dei quadri più famosi di
Salvador Dalì.
Dalì.
Il tempo meccanico, misurabile
con gli orologi, è messo in crisi
dalla memoria umana, che ha
una percezione molto diversa del
tempo.
Il tempo scorre secondo metri
assolutamente personali, per
esempio veloce quando si è
felici, lento e pesante nella
tristezza.
LA MEMORIA (1948)
di Magritte
All'origine della
memoria c’è sempre:
la ricerca di qualcosa
di perduto e di
irrinunciabile...
qualcosa che necessita
di essere guardato
nuovamente.
2
LA MEMORIA
Parlare di memoria ci porta alle origini del
pensiero occidentale: la filosofia antica. La
memoria è stata oggetto di riflessione dei
più importanti filosofi della storia. Solo a
partire dalla fine del XIX secolo è diventata
tema di studio per le discipline medicoscientifiche
MNEMOSINE
Figlia di Urano (personificazione
del Cielo) e Gea
(personificazione della
Terra), con Zeus genera le
Muse, depositarie del sapere e
delle arti
3
Parole, parole, parole…
Amnesia, apprendimento, archetipo, archivio, attenzione, autobiografia,
autobiografia, banca dati, blocco, calendario,
cancellare, censura, cervello, cimitero, codice, computer, comunicazione,
comunicazione, conservare, coscienza, cronaca,
cronologia, data, demenza, diario, difesa, dimenticanza, dimenticare,
dimenticare, distruzione, documento, dolore,
durata, elaborazione, emozione, epitaffio, epoca, eredità, esame,
esame, esperienza, evento, falso ricordo,
fantasia, flashback, fonti, fossile, fotografia, futuro, genealogia,
genealogia, ictus, identità,
immagazzinamento,immagine, immortalare, imprimere, inconscio, indizio,
indizio, infanzia, informazione, inganno,
intelligenza, ipertesto, lavaggio del cervello, legame, leitmotiv,
leitmotiv, lingua, lobi, luoghi di memoria, lutto,
magazzino, malinconia, mausoleo, memoria a breve termine, memoria
memoria a lungo termine, memoria collettiva,
memoria autobiografica, memoria delle fonti, memoria intrauterina,
intrauterina, memoria olfattiva, memoria
procedurale, memoria tattile, memoria visiva, memoria uditiva, metafora
metafora della memoria, minuto di
silenzio,Mnemosine
silenzio,Mnemosine,, monumento, morbo di Alzheimer,
Alzheimer, narrazione, neurone, neurotrasmettitore,
neurotrasmettitore, nostalgia,
oblio, oralità, onomastica stradale, origine, passato, percezione,
percezione, predecessori, presente, raggruppare,
recupero, regressione, reliquia, reminiscenza, reperti, rete, revival,
revival, riabilitazione della memoria, ricordo,
ricordo apparente, ricostruzione, rimozione, ripetizione, riproduzione,
riproduzione, rievocazione, rito, rituale, rottura,
routine, rughe, sapere, schedario, scrittura, stimolo, segno, sensi,
sensi, senso, simbolo, socializzazione, soffitta,
sogno, sonno, souvenir, storia, storia orale, strategia di memoria,
memoria, stress, teatro della memoria, tempo,
testamento, testimonianza, traccia, trasmissione di memoria, trauma,
trauma, vecchiaia, viaggio nel tempo,
voltar pagina, …………………..
CHE COS’E’ LA MEMORIA?
I ricordi costituiscono la
nostra identità
personale e sono alla
base di tutte le nostre
attività quotidiane.
La memoria è la capacità di
un organismo vivente di
conservare tracce della
propria esperienza passata e
di servirsene per relazionarsi
al mondo e agli eventi
futuri… Non esiste alcun tipo
di azione o di pensiero senza uso di
Memoria
4
LA MEMORIA E’
UN ATTO CREATIVO
Come funziona la memoria?
Ricordare è un processo attivo ma anche
automatico o incidentale e procede,
schematicamente, secondo queste fasi:
Acquisizione e codificazione:
codificazione: l’informazione viene
recepita e registrata in base alla nostra esperienza
precedente, al nostro bagaglio culturale ed
emotivo, in base alla nostra storia ed alla nostra
identità.
Ritenzione ed immagazzinamento:
immagazzinamento l’informazione si
“stabilizza” nella memoria per un lasso di tempo
variabilissimo.
Recupero:
Recupero: l’informazione riemerge a livello di
consapevolezza, mediante richiamo o
riconoscimento
5
DIVERSE “MEMORIE”
Secondo gli studiosi la nostra mente attiva
diversi “tipi” di memoria:
- “memoria a breve termine”
- “memoria di lavoro”
- “memoria dichiarativa”
- “memoria procedurale”
- “memoria a lungo termine”
Come funziona la memoria?
“Memoria a breve termine”: elabora le informazioni
di cui siamo consapevoli momento per momento.
Ha una limitata capacità di immagazzinamento e di
elaborazione. Se le informazioni non vengono in qualche
modo trattenute, ad un certo punto si perdono (es.
tenere a mente un numero di telefono dopo averlo appena
letto prima di comporlo)
Oggi, però, alcuni studiosi preferiscono usare il
termine “memoria di lavoro”
6
Come funziona la memoria?
La “memoria di lavoro” (nozione risalente agli anni
’80) ha le caratteristiche di quella “a breve
termine” (capacità limitata e mantenimento
temporaneo delle informazioni) ma è più
complessa. Non funziona come magazzino temporaneo ma
come elaboratore di informazioni (es. tenere a mente dei
risultati matematici parziali per arrivare al risultato finale,
oppure tenere a mente una frase principale per capire un
periodo complesso durante una lettura o una traduzione, o
nel gioco degli scacchi valutare quale mossa scegliere,
ecc.)
Come funziona la memoria?
La “memoria dichiarativa” ha per contenuto
un sapere (per es. il significato di una parola
o le circostanze in cui abbiamo conosciuto una
persona) ed il recupero dei ricordi avviene in maniera
consapevole. Può essere “episodica” (riguarda le
informazioni specifiche a un contesto particolare) e
“semantica” (è la memoria che conserva i dati del
nostro sapere: es. i significati delle parole, concetti,
simboli, ecc.)
7
Come funziona la memoria?
La “memoria procedurale” riguarda le
procedure che utilizziamo per svolgere un
determinato compito. E’ un tipo di
conoscenza non esprimibile a parole (es.
andare in bicicletta, nuotare, ecc.)
Come funziona la memoria?
Alcune (non tutte) delle informazioni
contenute nei vari tipi di memoria passano
nella “memoria a lungo termine” (può contenere un
numero enorme di informazioni che in essa vi risiedono
in modo più o meno permanente)
La decisione di immagazzinare “a lungo
termine” un dato raramente viene presa in modo
consapevole
8
Come funziona la memoria?
Immagazzinare un “dato” nella memoria a
lungo termine può dipendere da:
L’informazione ha un particolare significato
emotivo
L’informazione fa parte di un contesto
cognitivo già noto
Per funzionare al meglio la “memoria a lungo
termine” dev’essere ben organizzata
RICORDARE
Cercare le informazioni
nella memoria “a lungo
termine”, “localizzarle” e
riportarle alla
consapevolezza
Processo ricostruttivo
ma allora quanto sono
“accurati” i nostri ricordi?
9
RICORDARE
Tre modalità:
1. Rievocazione libera (es. rievocare elementi
di una lista nell’ordine che si preferisce;
generalmente si ricordano meglio i primi e gli
ultimi elementi dell’elenco)
2. Rievocazione suggerita (vengono utilizzati
degli “aiuti”)
3. Riconoscimento (uno stimolo viene
riconosciuto come “già noto”)
DIMENTICARE
Perdita temporanea o
definitiva di informazioni
organizzate nella memoria
Cause: interferenza,
mancato immagazzinamento,
mancato recupero, difesa,
decadimento del ricordo (la
memoria sbiadisce)
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DIMENTICARE
Interferenza: associazione di ricordi diversi
ad uno stesso elemento (fisico o emotivo o concettuale)
Mancato immagazzinamento: le informazioni
non sono mai passate nella “memoria a
lungo termine”
Mancato recupero: non si riesce a recuperare
l’informazione che ci interessa
Difesa: secondo la psicanalisi si rimuove un’informazione per non
riprovare l’esperienza negativa cui tale informazione è legata
I “FALSI RICORDI”
Capita che ricordiamo male delle cose, o peggio ancora, ricordiamo
ricordiamo d'aver fatto o
detto qualcosa o aver vissuto un episodio che non ci è mai accaduto:
accaduto: sono fantasie
create da una parte del nostro cervello che potrebbe essere battezzata
battezzata come
“sorgente dei falsi ricordi”. Si tratta di un “network” neurale (posto alla sommità del
cervello) che si occupa di richiamare le caratteristiche generali
generali di un evento
avvenuto, senza però rievocarne i dettagli, compito che spetta invece
invece a un altro
circuito, il lobo mediale temporale, alla base del cervello.
Vengono in questo modo tracciati “quadri impressionisti” di un evento,
evento, magari mai
avvenuto o avvenuto in modo diverso da come raccontano le pennellate
pennellate che
compongono l'immagine riportata alla nostra memoria.
In sostanza alla base dei falsi ricordi sarebbe il “talento impressionista”
impressionista” del network
frontalefrontale-parietale che ricostruisce un'impressione d'insieme di un certo evento e
che proprio per questo potrebbe travisare e scombussolare informazioni
informazioni contenute
nel nostro cassetto dei ricordi, consegnandoci un dipinto che è un 'falso' della
memoria.
11
I RICORDI “IMPRESSIONISTI”
SI PUO’ CREDERE AD UN
TESTIMONE?
Le trappole della memoria
Il testimone racconta ciò che ha visto o
vissuto direttamente. Ma l’esperienza
personale non garantisce assolutamente
l’esattezza delle informazioni. Perché?
Perché la memoria è un atto creativo che
reinventa il passato invece di riprodurlo
fedelmente
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Il testimone oculare è attendibile?
Importanza della testimonianza oculare (decisiva, per
esempio, nell’ambito processuale)
Indispensabile accuratezza dei ricordi
Fattori che determinano la precisione dei ricordi:
natura dell’evento, ciò che avviene dopo, intervallo di
tempo trascorso, le caratteristiche individuali dei
testimoni, le modalità di recupero dei ricordi, modalità
degli interrogatori, ecc.
Gli inganni della
memoria visiva
13
Gli inganni della memoria visiva
Gli inganni della memoria visiva
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GLI INGANNI DELLA MEMORIA
VISIVA
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LA MEMORIA E LA SCRITTURA
La scrittura risponde ad un bisogno primario
di espressione e di comunicazione. Occorre
creare “distanza” verso ciò di cui si vuole
scrivere… e forse anche un “destinatario”
reale o virtuale
Nello scrivere il “vissuto” viene trasformato,
reso “pensabile” e “dicibile
“dicibile”” ed il sé, di fronte al
testo, si scopre e si riconosce
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LE “MEMORIE” SCRITTE
Autobiografia
narrazione retrospettiva in
cui il protagonista
è l’autore stesso (oggetto e
soggetto). Chi scrive
un'autobiografia intende
fornire un'immagine precisa
e, in un certo senso,
emblematica di sé
(autorappresentazione).
autorappresentazione).
LE “MEMORIE” SCRITTE
Diario
il racconto è sviluppato cronologicamente,
spesso scandito in intervalli di tempo
regolari, solitamente a giorni.
Può essere la cronaca della vita o di un
periodo di vita di una persona ma anche la
raccolta di annotazioni giornaliere in cui
vengono descritti fatti di rilievo,
avvenimenti politici,
politici, sociali,
sociali, economici,
economici,
osservazioni di carattere scientifico o altro.
Con diario si indica anche il supporto
materiale dove questo racconto viene
realizzato: una moderna forma di diario in
questo senso è quella affidata
all'informatica
all'informatica attraverso la tenuta di blog
personali
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LE “MEMORIE” SCRITTE
Diario segreto
Prodotto della soggettività
più tipicamente
“autocentrato”.
autocentrato”. Qui la
scrittura ha una funzione
“catartica”, ma anche di
elaborazione del pensiero
(razionalizzazione), libero
flusso per la creatività e per
lasciare “traccia di sé”
LE “MEMORIE” SCRITTE
Memoriale
Ha origini religiose: nella liturgia ebraica e cristiana è l'atto
liturgico di far memoria di un avvenimento. Il fatto ricordato
diventa presente
presente (es. racconto dell’Esodo durante la pasqua
ebraica o l’Eucarestia
). Più genericamente è uno scritto in cui
l’Eucarestia).
vengono esposti fatti e considerazioni, spesso redatto a
giustificazione del proprio operato. E’ anche la raccolta di
memorie relative alla vita ed all’attività di illustri personaggi
personaggi
(es. Il memoriale di Sant’Elena scritto dal conte Las Cases)
Cases)
18
Si può credere ad un testimone?
Fattori che agiscono sul “ricordo”
di un fatto (non tutto viene ricordato)
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Livello di consapevolezza
dell’individuo
Quantità delle risorse cognitive
impiegate
Schemi mentali
Intenzione o no di voler ricordare
Intenzione di raccontare o no il fatto
Immagine di sé da offrire tramite la
testimonianza
Finalità della testimonianza
Ciò che oggi conosciamo di un certo
fatto del passato ha la potenzialità di
modificare quanto ricordiamo di
quell’evento
“RACCOGLIERE” LE MEMORIE…
Metodologia
1. Colloquio comune
2. Colloquio investigativo
3. Intervista cognitiva
19
IL COLLOQUIO COMUNE
- Avviene quotidianamente con le persone che
incontriamo
- L’intervistatore interrompe il colloquio quando
la risposta non va nella direzione desiderata
(effetti negativi sul processo di recupero del
ricordo)
- Interazione profonda tra intervistatore (che
comunica con messaggi verbali e gestuali
approvazione o disapprovazione per una
risposta ricevuta) ed intervistato (che cerca
di assecondare il primo)
IL COLLOQUIO INVESTIGATIVO
-
-
-
Posizione centrale e neutrale di chi lo
conduce
Si lavora su una serie di ipotesi: lavorare su
una sola ipotesi indirizzerrebbe,
inconsciamente, le risposte verso una
conferma (natura viziata del colloquio)
Assenza di interruzioni perché potrebbero
“fuorviare” il racconto: si privilegia la
narrazione spontanea
20
L’INTERVISTA COGNITIVA
1.
2.
3.
4.
5.
Stabilire un rapporto tra chi pone le domande ed il
testimone e chiarire lo scopo dell’intervista. In
questo caso l’intervistatore è un “facilitatore
“facilitatore””
Creare il contesto in cui si è verificato l’evento
(aiuta a recuperare i ricordi)
Invitare il testimone a raccontare liberamente
Porre domande specifiche per chiarire alcuni passi
del racconto
Richiedere, infine, al testimone di raccontare
nuovamente il fatto procedendo da una diversa
prospettiva (es. partire dalla fine). Questo
consente di recuperare nuove informazioni
Come si “lavora” con la memoria?
Alcuni esempi
-
Il mondo dei vinti e L’anello forte di Nuto Revelli
La vita offesa a cura di Anna Bravo e Daniele Jalla
(Milano, Angeli, 1986)
- L’immagine e la memoria: Shoah di Claude
Lanzmann
- La memoria inquieta: L. Passerini,
Passerini, Storie di donne e
di femministe (Torino, Rosenberg & Sellier,
Sellier, 1991)
- La “falsa” memoria: Binjamin Wilkomirski,
Wilkomirski, Frantumi
(Milano,Mondadori, 1996)
21
Il mondo dei vinti e L’anello forte
-
Registrazione delle interviste con il magnetofono (durata
media 33-4 ore) che Revelli mette bene in vista, come si
conviene tra persone che si accettano e che si rispettano
-
-
-
Esplicitazione chiara con il testimone sullo scopo del lavoro
Ricerca di conoscenza e di rapporto personale con il
testimone per creare un clima di comprensione, dialogo e
fiducia
Uso di una semplice traccia per la raccolta della
testimonianza non di un questionario
Ascolto ripetuto delle testimonianze
Trascrizione scritta delle testimonianze: rispetto dell’uso
delle espressioni dialettali più significative, ordine
cronologico degli argomenti, tagli di ripetizioni o discorsi
incerti o inconcludenti.
Selezione delle testimonianze da pubblicare: fase più difficile
Il mondo dei vinti di Nuto Revelli
Revelli comincia a raccogliere le testimonianze dei contadini cuneesi perché colpito
dal processo di industrializzazione cominciato tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli
anni ’60. Questo ha coinciso con un forte esodo dalle campagne. Ho iniziato
l’indagine del mondo dei vinti dando la parola sovente, spesso, alle persone anziane
che sapevano, magari mi parlavano della loro emigrazione di inizio
inizio secolo verso le
Americhe, verso la Francia… Assistevo ad un esodo grandioso, scappavano
scappavano proprio,
dal loro ambiente. Allora mi sono detto: una parte di queste persone
persone hanno delle
esperienze straordinarie da raccontare e o le ascolto adesso oppure
oppure va tutto
perduto. Allora ho cominciato. Un lavoro difficile, faticoso. Con
Con "Il mondo dei vinti"
ho raccolto 270 testimonianze… Era difficile farsi accettare, poi
poi che parlassero, che
raccontassero, perché rimanesse almeno qualcosa di queste storie,
storie, di una società
che cambiava rapidamente, su, a pochi chilometri da Cuneo si sfilacciava
sfilacciava il tessuto
sociale di vaste aree, e rimanevano solo gli anziani.
22
L’anello forte di Nuto Revelli
Lavorando a Il mondo dei vinti
Revelli si accorge che le voci sono
quasi tutte maschili: la donna, se
presente durante le testimonianze,
tace, lavora o partecipa in modo
estremamente discreto al dialogo,
ma ascolta e molto attentamente…
In 6 anni di lavoro raccoglie 260
testimonianze femminili, di cui 60
provenienti dal Meridione (le
cosiddette “calabrotte
”.
“calabrotte”.
Il mondo dei vinti di Nuto Revelli
Saper ascoltare è un mestiere che stanca,
che logora. Saper ascoltare vuol dire mai
perdere il filo del discorso che a volte si
dipana disordinatamente: vuol dire
registrare tutto nella propria memoria a
mano a mano che il discorso si snoda,
prende forma, cresce (Revelli).
23
L’anello forte di Nuto Revelli
Diffido dei questionari che tendono alle sintesi, che riducono
ad opinione quello che è vita. Devo sempre avere un dialogo
con la persona che ho di fronte, un dialogo anche vivace di
partecipazione. Sono attento a non influenzare l’interlocutore.
Le troppe domande umiliano “ la fonte orale”, snaturano la
testimonianza, quando non la riducono ad un verbale di
interrogatorio… basta la presenza di chi ascolta a
condizionare chi parla, chi racconta… Tra le regole che mi
impongo quella del rispetto umano è la regola che osservo
con più rigore… (Revelli,
Revelli, pp. XX-XII).
La vita offesa
Si tratta di un libro che raccoglie una selezione per temi di
oltre 200 interviste di ex deportati nei Lager nazisti
residenti in Piemonte, raccolte e selezionate tra il 1981
ed il 1986.
Da ogni intervista sono stati individuati brevi brani
che sono stati inseriti in un ordine narrativo che ripercorre
l’esperienza dei singoli deportati dalla cattura al ritorno,
passando per l’orrore e la violenza della quotidianità del
Lager. Ne esce un quadro corale formato da storie diverse
connesse tra loro in una vera e propria “memoria collettiva”
che vuole comunicare con le generazioni successive.
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La vita offesa
Per il reduce raccontare è un’impresa
importante e complessa. E’ percepita come
un obbligo morale e civile, come un bisogno
primario, liberatorio ma anche come
promozione sociale: chi ha vissuto il Lager si
sente depositario di un’esperienza
fondamentale , inserito nella storia del mondo,
testimone per diritto e per dovere, frustrato se la
sua testimonianza non è sollecitata e recepita…
(Primo Levi, p. 9)
La vita offesa
Stesura di una griglia tematicatematica-cronologica
per la raccolta delle testimonianze
- Analisi di ogni testimonianza raccolta sulla
base della griglia per individuare nuclei tematici e
passaggi specifici, singolari, efficaci
- Confronto tra tutti i passi selezionati riguardanti
lo stesso tema e selezione
- Montaggio dei passi selezionati in sequenze
narrative e capitoli tematici (per es. La cattura, Il
viaggio, L’arrivo, Le donne, La violenza, ecc.)
-
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Shoah
- Lavoro di raccolta di testimonianze (1974(19741985) di sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti, di
abitanti dei villaggi vicini, di ex SS
- In oltre nove ore di immagini e parole fa emergere
il passato attraverso ciò che non gli somiglia più
- E’ un lavoro che utilizza il presente
(testimoni, oggetti, ambienti) per conoscere il
passato
- Uso “investigativo” della telecamera
SHOAH
Nel porre le domande Lanzmann è spesso
diretto, immediato, altre volte segue un
percorso più tortuoso, altre ancora è
incalzante, insistente, nonostante l’evidente
dolore del ricordo che il testimone esprime
attraverso pause, silenzi, lacrime.
Non è un documentario né un film, è
un’opera unica sulla memoria che diventa
paradossalmente "immemorabile", cioè
invulnerabile al tempo
26
La falsa memoria:
Frantumi di Wilkormirski
L’autore racconta la propria esperienza di bambino
orfano prigioniero del Lager di Auschwitz e poi adottato da
una famiglia svizzera. Un’infanzia senza radici ricostruita
dopo lunghi anni di ricerche, studi, sedute
psicoanalitiche.
E’ un libro intenso, molto interessante ed efficace nello
stile linguistico che mette in luce il profondo e complesso
rapporto tra memoria e scrittura.
Il libro è però un falso e rappresenta un caso interessante.
La falsa memoria:
Frantumi di Wilkormirski
L’Autore sembra non sia affatto ebreo, ma
nessuno sa se l’inganno sia stato
intenzionale o se veramente Wilkomirski si
sia costruito un’identità in assoluta buona
fede. Il libro sembra testimoniare una vita
vissuta realmente ed intensamente, almeno
nell’immaginario (e nella memoria “ricreata”)
dell’Autore. Così come testimonia l’esigenza
in chiunque di “avere” memoria del proprio
passato, perché solo così si ha consapevolezza
della propria identità.
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Ferite della memoria:
Storie di donne e femministe
Attraverso le storie di donne femministe o di
ex terroriste o di altre protagoniste della
storia degli anni ’60 e ’70, Luisa Passerini si
interroga sui modi e le forme della
trasmissione del sapere e della memoria tra
generazioni.
Problemi…
1.
2.
3.
4.
5.
La memoria tende a rendere presente il passato
Non esiste un “buon” testimone così come
nessun documento storico è “innocuo”
Questa “passione” per la memoria degli ultimi
anni ha fatto sì che questa sostituisse la storia
(“sfiducia” negli storici) e sovvertisse le regole
della ricerca storica
Non si insegna più a “ricordare” e, quindi, a
trasmettere memoria
C’è un vuoto di identità che il “culto” per la
memoria dovrebbe colmare
28
Piccola Bibliografia
- C. Capello, Il sé e l’altro nella scrittura autobiografica – Contributi
per una formazione all’ascolto: diari, epistolari, autobiografie, Torino,
Bollati Boringhieri,
Boringhieri, 2001
- A.M. Longoni,
Longoni, La memoria, Bologna, il Mulino, 2000
- G. Mazzoni,
Mazzoni, Si può credere a un testimone? – La testimonianza e le
trappole della memoria, Bologna, il Mulino, 2003
- N. Pethes e J. Ruchatz,
Ruchatz, Dizionario della memoria e del ricordo,
Milano, Bruno Mondadori, 2002
A. Rossi Doria,
Doria, Memoria e storia: il caso della deportazione, Soveria
Mannelli, Rubettino,
Rubettino, 1998
- O. Sacks,
Sacks, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Milano,
Adelphi,
Adelphi, 1986
A. Wiewiorka,
Wiewiorka, L’era del testimone, Milano, Cortina, 1999
29