MAR CELLO BARBIERI PAOLO CARINCI Istituto di Istologia ed Embriologia Generale Facoltà di Medicina e Chirurgia Università di Ferrara Istituto di Istologia ed Embriologia Generale Facoltà di Medicina e Chirurgia Università di Bologna EMBRIOLOGIA 2a EDIZIONE (ea; CASA EDITRICE AMBROSIANA INTRODUZIONE alla prima edizione Questo testo rappresenta una guida al corso di Embriologia previsto dal nuovo ordinamento didattico per la laurea in Medicina e Chirurgia. Dopo una premessa sulle definizioni dei concetti fondamentali , esso è dedicato a tre argomenti: la riproduzione, lo sviluppo embrionale e l'organogenesi. L'obiettivo che ci siamo prefissi è stato quello di offrire una esposizione sintetica ma comprensiva dei dati che sono essenziali per dare una impostazione moderna all'embriologia umana, collegando lo sviluppo della nostra specie alle acquisizioni più recenti della ricerca biologica, e fornendo le premesse per le applicazioni che si sono dimostrate di maggiore interesse medico (fecondazione in vitro, diagnosi prenatale, meccanismi delle malformazioni congenite). Ovunque possibile, abbiamo cercato di presentare non solo la descrizione dei processi embrionali ma anche una discussione dei loro meccanismi, particolarmente nei casi in cui le scoperte degli ultimi anni hanno permesso di dare una risposta ad alcuni problemi tradizionali, o hanno dimostrato l'esistenza di problemi nuovi. Ci auguriamo in questo modo di coinvolgere il più possibile l'attenzione e l'interesse degli studenti, perché l'embriologia è la chiave per capire sia l'anatomia che la fisiologia del corpo umano , ed ha quindi un posto assolutamente centrale in medicina. Marcello Barbieri Paolo Carinci INTRo D UZIO NE alla seconda edizione Questa seconda edizione si è resa necessaria per riportare alcuni sviluppi recentemente apparsi in letteratura e per accogliere i suggerimenti di numerosi colleghi, ai quali va la nostra sincera gratitudine. Ringraziamo in particolare le professoresse Silvana Soana, Lina Simonelli, Lia Guidotti anche in futuro segnalazioni anae Isabella Wegelin-Pane, e ci auguriamo di イゥセ・カ@ loghe, in modo da offrire un testo che si aggiorna costantemente e diventa uno strumento didattico sempre più efficace. Marcello Barbieri Paolo Carinci PARTE CAPITOLO I CAPITOLO 2 I CONCETTI DELL'EMBRIOLOGIA Generazione e sviluppo Le due versioni della teoria cellulare Il problema della generazione Il problema dello sviluppo La determinazione (il differenziamento «invisibile») L'induzione (il differenziamento «dipendente») La regola zio ne (i campi morfogenetici) I geni dello sviluppo embrionale La nuova definizione di gene (1989) Il divario fra geni e organismo Ontogenesi e filoge ne si Le fasi del ciclo vitale Protostomi e Deuterostomi La novità degli amnioti L'evoluzione dei mammiferi Il ciclo vitale dei mammiferi L'origine dell 'uomo PARTE RIPRODUZIONE CA PITOLO 3 Lo sviluppo s e ssuale La determinazione sessuale Il differenziamento del sesso La dottrina di]ost Gli ormoni mascolinizzanti La ricerca del fattore TDF Gli abbozzi dell'apparato genitale Lo sviluppo delle gonadi Lo sviluppo delle vie genitali Lo sviluppo dei genitali esterni La migrazione delle gonadi La pubertà Il controllo ormonale dello sviluppo sessuale 2 2 3 5 6 7 11 13 16 17 20 20 22 24 26 27 28 34 34 35 36 37 38 40 44 48 51 53 56 57 IX • CAPITOLO 4 Ovogcnesi e cicli femminili Le tappe dell'ovogenesi La fase pre antrale La fase antrale La fase preovulatoria L'ovulazione La fase luteinica I meccanismi di controllo del ciclo ovarico Sommario del ciclo ovarico I cicli femminili Il ciclo dell'utero (ciclo mestruale) Il ciclo cervicale I 」。ュ「ゥ・ョセーイッ、@ degli ovidotti I cambiamenti periodici della vagina Altri effetti del ciclo ovarico • . CAPITOLO 5 La spermatogenesi I cambiamenti puberali dei testicoli I compartimenti del testicolo La prima fase della spermatogenesi (la proliferazione) La seconda fase della spermatogenesi (la meiosi) La terza fase della spermatogenesi (la spermiogenesi) Il ciclo spermatogenico (le associazioni cellulari) Il ciclo dell'epitelio seminifero L'onda dell'epitelio seminifero Gli ormoni del testicolo Il controllo ormonale della spermatogenesi CAPITOLO 6 x La fecondazione Riproduzione e sessualità Il trasporto nelle vie spermatiche 104 Il seme Il trasporto nelle vie femminili • La capacitazione L'attivazione degli spermatozoi La penetrazione dello spermatozoo nell 'uovo Le reazioni dell 'uovo L'unione dei cromosomi La non equivalenza dei genomi La fecondazione in vitro 60 60 64 66 69 71 73 74 75 77 79 81 83 83 84 86 86 86 89 90 92 95 96 99 100 100 103 103 106 106 108 110 111 113 11 4 116 118 PART E CAPITOLO 7 SVILUPPO La prima settimana Gli eventi della prima settimana Determinazione e totipotenza dei blastomeri I meccanismi delle prime determinazioni Impianti ectopici e teratocarcinomi Blastomeri e animali transgenici La biopsia dei blastomeri CAPITOLO 8 La seconda se ttimana Gli eventi della seconda settimana La reazione deciduale Il mantenimento della gravidanza La protezione immunologica dell'embrione CAPITOLO 7 La terza settirnana La formazione dei tre foglietti La formazione della notocorda L'induzione del sistema nervoso La suddivisione del mesoderma La circolazione primitiva Adesione e migrazione delle cellule embrionali CAPITOLO IO La quarta settimana Lo stadio filotipico Le pieghe longitudinali Le pieghe laterali e l'intestino primitivo Lo sviluppo dell 'ectoderma Lo sviluppo del mesoderma Lo sviluppo dell'endoderma Lo studio delle discendenze cellulari CAPITOLO Il La placenta La placenta primitiva La placenta definitiva la crescita della placenta Il cordone ombelicale La circolazione placentare Le funzioni della placenta 122 122 126 131 134 135 136 138 138 146 147 148 150• 150 154 156 160 165 168 171 171 172 174 176 180 186 187 190 190 194 196 200 200 203 XI CAPITOLO 12 Rassegna dello sviluppo umano I tre periodi dello sviluppo Riassunto del primo mese Riassunto del secondo mese Riassunto del periodo fetale Le malformazioni congenite I metodi della diagnosi prenatale PART E ORGANOGENESI CAPITOLO 13 LO sviluppo d ella fa ccia I processi facciali La bocca primitiva La formazione del palato Le cavità nasali Malformazioni congenite della faccia CAPITOLO 14 L'apparato branchiale L'apparato branchiale primitivo Gli archi branchiali I solchi branchiali Le tasche branchiali La tiroide La lingua Le ghiandole salivari La faringe Malformazioni congenite dell'apparato branchiale CAPITOLO 15 XII L'apparato respiratorio Gli abbozzi dell'albero respiratorio La laringe La trachea Lo sviluppo dei bronchi Lo sviluppo dei polmoni Il surfattante Le cavità del celoma Il diaframma Malformazioni dell'apparato respiratorio e del diaframma 207 207 208 209 211 214 217 226 226 228 230 231 233 236 236 238 240 241 242 244 246 246 246 248 248 249 251 251 252 255 255 257 258 CAPITOLO 16 L'apparato digerente L'intestino primitivo I mesenteri L'esofago Lo stomaco Il duodeno Il fegato e la cistifellea Le tuniche e i legamenti del fegato Il pancreas La milza L'intestino medio L'intestino posteriore Occlusione e ricanalizzazione del tubo intestinale Malformazioni congenite dell'intestino anteriore Malformazioni congenite dell'intestino medio Malformazioni congenite dell'intestino posteriore CAPITOLO 17 L 'apparato s c he le tric o Scheletro assile e scheletro appendicolare Somitomeri e somiti La colonna vertebrale Coste e sterno Il neurocranio Lo splancnocranio Lo sviluppo degli arti Le articolazioni Malformazioni congenite dell'apparato schele trico CAPITOLO 18 L 'apparato muscolare L'origine embrionale dei muscoli I muscoli della testa I muscoli del tronco I muscoli degli arti I muscoli del cuore I muscoli lisci Malformazioni congenite dell'apparato muscolare CAPITOLO 19 L'apparato urinari o I reni e le vie urinarie Il profonefro Il mesonefro Il metanefro 263 263 266 268 269 269 270 272 273 274 275 277 279 279 281 283 285 285 285 287 289 289 292 292 295 295 298 298 298 299 301 301 302 302 304 304 304 305 308 X III CAPITOLO 20 Lo sviluppo del sistema collettore Lo sviluppo dei nefroni Il rene fetale L'ascesa dei reni Il seno urogenitale Lo sviluppo della vescica Malformazioni congenite dell'apparato urinario 309 309 312 312 313 314 316 L'apparato cardiovascolare 321 321 321 326 328 330 331 334 336 336 338 339 340 342 344 345 346 349 351 352 I tre apparati dello sviluppo umano L'apparato primitivo Il ripiegamento del tubo cardiaco L'evoluzione del seno venoso L'evoluzione dell 'atrio primitivo La sepimentazione del canale atrioventricolare La sepimentazione dgli atri La sepimentazione dei ventricoli La sepimentazione del tronco arterioso Lo sviluppo delle valvole cardiache Lo sviluppo del sistema di conduzione Gli archi aortici Lo sviluppo delle arterie Le vene vitelline Le vene ombelicali Le vene cardinali La circolazione fetale I cambiamenti della circolazione alla nascita Malformazioni congenite del cuore CAPITOLO 21 XIV Il sistema nervoso Le suddivisioni primarie del sistema nervoso Lo sviluppo dell 'encefalo I ventricoli Meningi e liquido cerebrospinale Le cellule del sistema nervoso centrale Le cellule del sistema nervoso periferico Il midollo spinale L'ascesa del midollo spinale I nervi spinali I nervi cranici Il tronco cerebrale Il cervelletto Il diencefalo Il telencefalo 360 360 362 366 366 367 371 371 374 375 376 378 380 382 385 CAPITOLO 22 Le commissure Lo sviluppo fetale degli emisferi Malformazioni congenite del sistema nervoso 388 389 391 L'occhio 396 396 398 400 402 404 406 407 408 409 Il calice ottico e il cristallino I vasi sanguigni e il nervo ottico Lo sviluppo del cristallino Lo sviluppo della retina La sclera e la coroide Le camere dell'occhio e la cornea L'iride e il corpo ciliare Gli annessi dell'occhio Malformazioni congenite dell'occhio CAPITOLO 23 L'orecchio Composizione e origine embrionale Il labirinto membranoso Il labirinto osseo Lo sviluppo dell'orecchio medio Lo sviluppo dell'orecchio esterno Malformazioni congenite dell'orecchio CAPITOLO 24 411 411 411 414 " 417 419 420 La pelle e gli annessi cutanei Lo sviluppo dell 'epidermide Le cellule dell'epidermide Lo sviluppo del derma Le interazioni fra epidermide e derma I peli e le ghiandole sebacee Le ghiandole sudoripare Le ghiandole mammarie Lo sviluppo dei denti Malformazioni congenite della pelle 422 422 423 425 425 427 429 431 432 434 437 Bibliografia Indice analitico 439 443 L'apparato tegumentario Xv セN@ ( PARTE I CONCETTI DELL'EMBRIOLOGIA CAPITOLO GENERAZIONE E SVILUPPO セ@ u c o u Le due versioni della teoria cellulare 2 L'Embriologia studia due problemi complementari: come fa un organismo a p rodurre un uovo (il problema della generazione) e come fa un uovo a p rodurre un organismo (il problema dello sviluppo). Questi problemi sono stati oggetto di discussioni fin dall'antichità (sia Ippocrate che Aristotele scrissero a lungo su di essi) ma l'idea guitla con cui li affrontiamo oggi è stata proposta solo nel secolo scorso . Essa è la teoria cellulare, e più precisamente la seconda versione di questa teoria. La prima versione della teoria cellulare venne proposta da Schleiden e Schwann nel 1839 conl'idea (statica) che gli organismi viventi sono fatti di cellule, e non incorporava affatto l'idea (dinamica) che gli organismi sono fatti da cellule. In realtà, questo secondo concetto venne rigettato esplicitamente da Schleiden. Alla domanda «come hanno origine le cellule?» per lui era inammissibile rispondere «da cellule preesistenti» perché ciò sarebbe stato, a suo parere, una nuova forma di preformismo, priva di qualunque valore esplicativo. Schleiden propose invece che le cellule avessero origine per «formazione libera», con processi simili alla gemmazione e alla crescita dei cristalli. Il nucleo crescerebbe fino a che la sua superficie diventa la superficie dell'intera cellula, e poi all 'interno di questa si formerebbero liberamente, de novo, altre gemme nucleari, capaci di dare origine a un numero variabile di nuove cellule . . Le scoperte che portarono alla seconda versione della teoria cellulare derivarono in gran parte da studi di embriologia. Nel 1841 , K6lliker dimostrò che gli spermatozoi sono vere e proprie cellule descrivendo il loro sviluppo nelle varie fasi della spermatogeriesi. Nel 1852, Remak dimostrò che anche l'uovo di rana è una cellula, e nel giro di pochi anni questa conclusione venne estesa alle uova di tutti i vertebrati. Sempre nel 1852, Remak rigettò enfaticamente il concetto della «formazione libera» delle cellule proposto da Schleiden descrivendo la segmentazione dell'uovo di rana, e dimostrando che nuove cellule hanno sempre origine dalla divisione di cellule preesistenti. Nel 1855 Virchow confermò la conclusione di Remak studiando una grande varietà di tessuti normali e patologici, e notando che in ogni caso le cellule sono formate invariabilmente dalla divisione di altre cellule. Questa è la seconda versione della teoria cellulare, un'idea che Virchow sintetizzò con l'aforisma omnis cellula e cellula. Il problema della generazione Con la teoria cellulare gli organismi diventarono società di cellule, e il problema della generazione diventò il problema di capire quali e soprattutto quante cellule vanno a formare il germe di un nuovo organismo. Fra i biologi era molto diffusa l'opinione (sostenuta anche da Darwin) che il seme di una pianta venisse fecondato da molti grani di polline, e si pensava che tanto più grande era questo numero tanto più rig(\)gliosa era la pianta risultante. Per gli animali, analogamente , si pensava che un uovo dovesse essere fecondato da molti spermatozoi, ciascuno in grado di trasmettere le caratteristiche di diverse parti del corpo, perché era un fatto sperimentale che ogni uovo è circondato da una moltitudine di spermatozoi al mome11to della fecondazione (figura l), e si credeva che un solo spermatozoo' non fosse fisicamente in grado di trasportare tutte le caratteristiche dell'organismo. Fu Oskar Hertwig, nel 1875, che risolse una volta per tutte questo problema, dimostrando che 'l!:!2!.0!..o spermatozoo è responsabile della fecondazione nel イゥ」セ@ di la fecondazione l'uovo contiene due nuセ i@ n:gre. Egli osservò inoltre che ウセッー@ 1 0ei, セョッ@ derivato dallo spermatozoo e l'altro dall'uovo, e poi che [p.ucleo maschi'" le e quello femminile si uniscono e danno origine, con mitosi successive, a tutti i nuclei delle cellule figlie . Il nucleo dell'uovo fecondato non va mai perduto, e c 'è htt\ \) オセ。@ continuità completa fra esso e tutti i nuclei dell'organismo che cresce. Ciò venìì o.wil ne riassunto da Flemming con ャ G 。ヲセイゥウュ@ omnis nucleus e nucleo. セGカjゥQ c 。@ La scoperta di Hertwig venne completata dal lavoro di Hermann Fol nel 1879. L セG| ィ c@ Questi riuscì a far entrare nell'uovo di riccio di mare i nuclei di parecchi spermatozoi, e osservò che in tutti questi casi lo sviluppo è anormale e abortisce. Ciò dimostrò definitivamente che ャセ@ fecondazione è realizzata da un solo spermatozoo, e che il processo essenziale è l'entrata di un nucleo maschile nell 'uovo. Questo suggeriva fortemente che i caratteri ereditari fossero trasportati dal nucleo (come aveva proposto Haeckel nel 1866), ma mancava ancora un dato sperimentale diretto a sostegno di tale conclusione. セオ・ウエッ@ 41at<!! venne nel 1883, quando Van Beneden dimostrò che le cellule somatiche del verme Ascaris bivalens hanno 4 cromosomi mentre i loro gameti ne hanno solo 2, e che alla fecondazione i 2 cromosomi materni e セ@ 2 paterni si uniscono nel nucleo dello zigote. Van Beneden, comunque, si limitò a pubblicare i dati sperimentali e non trasse la conclusione che il materiale ereditario proveniva esattamente metà dal padre e metà dalla madre , 3 '" 1 1 r-w ---- - cv "00 o (5 E E 2 v ou iJ C o u [Jj Fotografia al microscopio elettronico a scansione di un uovo di riccio di mare circon- 4 dato eia spermatozoi al momento della fecondazione (fotografia di C. Glabe, L. Perez e W.]. Lennarz). Fu August Weismann , nel 1884, che capì il significato della scoperta di Van Beneden e concluse che il materiale ereditario è trasportato nei cromosomi del nucleo , una conclusione che venne confermata nello stesso anno da Hertwig, Strasburger e K6lliker. Weismann, inoltre, capì che Ilelle cellule riproduttive deve avvenire un .tipo di divisione del tutto speciale, necessaria per dimezzare il numero dei cromosomi, in modo che alla fecondazione si possa ricostituire il numero normale (diploide) dall'unione dei cromosomi dei due gameti. Questa divisione speciale venne chiamata meiosi, per distinguerla dalla divisione normale della mitosi, e nel 1890 Oskar Hertwig dimostrò la realtà sperimentale della meiosi descrivendone in dettaglio tutte le fasi. Il carattere speciale della meiosi portò Weismann a suddividere le cellule del corpo in due grandi categorie. Tutte le cellule che si dividono solo per mitosi costituiscono le cellule somatiche e sono destinate a morire col corpo. Le cellule che セ ョッ@ capaci di dividersi non solo per mito si EIa an<:he per meiosi costituiscono invece le. cellule germinali, e queste sono potenzialmente immortali perché hanno la capacità di dare ッイゥァセ@ a generazioni successive di organismi. Le scoperte della fecondazione , della me io si e delle cellule germinali diedero così una risposta univoca al problema della generazione in termini cellulari. La generazione di un nuovo individuo comincia con due meiosi, quando si formano i gameti, e si realizza con la fecondazione, quando si forma lo zigote. Il problema dello sviluppo Nel 1828, Cari Ernst von Baer, lo scopritore dell'uovo dei mammiferi, della notocorda e degli annessi embrionali, pubblicò Sullo Sviluppo degli Animali, un libro che per molti ha segnato l'inizio dell'embriologia moderna. In esso, von Baer mise fine al dibattito secolare sul preformismo dimostrando una volta per tutte che a..li.Qtg_ani dell'embrione non sono ーイ・ヲセュ。エゥ@ nel germe ma vengono costruiti gradualmente a partire da tre foglietti germinativi (ectoderma, endoderma e mesoderma). Studiando l'evoluzione di questi tre componenti fondamentali , von Baer stabilì chef 19 sviluppo embrionale è caratterizzato non solo da processi di crescita, ma soprattutto dalla comparsa di differenze istologiche sempre più numerose fra i tessuti, セ@ da una serie di trasformazioni spaziali che producono innumerevoli cambiamenti di ヲッ イセN@ In questo modo von Baer concluse che lo sviluppo embrionale consiste di tre processi fondamentali , crescita, differenziamento istologico e morfogenesi" una conclusione che da allora in poi non è stata più abbandonata. Con l'avvento della teoria cellulare, lil crescita dell 'embrione venne spiegata direttamente con un<:...:'equenza di divisioni 」・ャオ セ イゥN@ L'uovo fecondato si divide in 2 cellule e poi in 4, 8 , 16, 32,64 e così via. Come si vede dalla figura 2, dopo lO divisioni si hanno circa mille cellule, dopo 20 se ne ha un milione , dopo 30 un miliardo, dopo 40 se ne hanno mille miliardi, e così via. Per formare i ill.ecimila miliardi di セc ⦅ qHーセidャ。ョッ@ adulto, pertanto, bastano circa 44 0.45 generazioni di divisioni cellulari. La differenza fra un organismo adulto e un uovo fecondato , però, è molto più profonda del semplice numero di cellule. Diecimila miliardi di uova, comunque disposte nello spazio, non formerebbero mai un essere umano , ed è ovvio quindi che durante lo sviluppo le cellule devono diventare diverse dall'uovo da cui derivano. Jn effetti, esse diventano diverse sia dalle cellule che le hanno precedute (differenziamento diacroniCO) sia da molte altre cellule della stessa generazione (differeniamento sincronico). l セ オーッ@ è accompagnato pertanto da una gerarchia di ーイッセウゥ@ di differenzi",mento che va dalla formazione dei tre foglietti germinativi alセ。NQGイッ、オコゥョ・ L@ nell'uomo, di oltre 200 tipi di cellule (Alberts et al. , Biologia molecolare della cellula, 1989, trad . it. a cura di Zanichelli uscita nel 1991). lo svilupp.,9, inoltre, si osservano ョセュ・イッウ@ trasformazioni della forIE..a h セイ。ョエ・@ セエ・イョ。@ ed esterna dell 'embrione, e solo dopo molti cambiamenti si cominciano a ri- o "§ '6. (il u 5 Numero delle divisioni [N] c l 2 3 4 5 6 7 8 9 lO U 11 co '00 o g .oE 2 (3 "O -0 u o o '- cv O- 12 13 14 15 16 17 18 19 20 30 40 50 Numero delle cellule [2"] 2 4 8 16 32 64 128 256 512 1024 2048 4 096 8192 16 384 32768 655 36 131072 2621 44 524288 1048576 1073701504 l 099 470 340 096 1125857 628258304 [Il Rapporto fra numero deIle mitosi e numero delle cellule risultanti. 2 10 =10 3 2 2°= 106 23°= 109 24°= 10 12 25°= 1015 conoscere le forme caratteristiche dell'organismo adulto. Questi cambiamenti di !orma avvengono attraverso migrazioni, ripiegamenti, tubulazioni e invaginazioni di vario tipo, e sono noti collettivamente come i processi della morfogenesi. Crescita, differenziamento istologico e morfogenesi, pertanto, sono processi fondamentali, e son@stati tutti Ple»rtati alla luce dall'embriologia descrittiva. Esistono però altri processi fondamentali che non possono essere riconosciuti dalla semplice descrizione dei fenomeni , e l'unico modo per metterli in evidenza è ,stato quello di intervenire direttamente sugli embrioni con trattamenti di vario genere. Per scoprire nuovi concetti, in altre parole, è stato necessario passare dall'embriologia descrittiva all'embriologia sperimentale. La determinazione 6 (il differenziamento «invisibile») Il differenziamento è la comparsa di differenze fra le cellule che sono visibili al mi: croscopio, e con una varietà di tecniche diverse è stato possibile riconoscere tre ti- pi di differenze: ュ Y イヲ NY QP セ ゥ\Zィ・ L@ istologiche e biochimiche. Lo studio del differenziamento, come abbiamo visto , è uno degli obiettivi principali dell 'embriologia, e forse il Jilass8 più importante in questa direzione è stato la scoperta che la comparsa delle differenze visibili è sempre preceduta dalla comparsa di differenze che sono エ、セ invisibili con le tecniche tradizionali ma che, nonostante ciò, sono sperimentalmente dimostrabili. qNAM・ セ エlーイ セ ・ウゥ@ che precedono il セ エゥ@ セ 。セ@ prQf.t:ssi ュ セ Hッ@ differenziamento "invisibile") , e sono stati scoperti da Hans Spemann agli inizi del secolo con esperimenti di trapianto in embrioni di anfibi. Spemann trapiantò dei piccoli pezzettini di tessuto da una parte 、・ャ G ・ュ「イゥッセ@ a un'altra in diversi periodi di sviluppo, e osservò come si differenziavano i trapianti nei periodi successivi. In questo modo egli scoprì che il destino dei trapianti era qlel tutte diverso se essi venivano fatti prima o dopo un certo periodo critico. Per esempio, trapiantando un pezzettino di ectoderma da una zona destinata a formare tessuto nervoso a una destinata a formare pelle, Spemann scoprì che il trapianto si differenziava come pelle se era stato fatto prima del periodo critico, mentre si differenziava come tessuto nervoso se era stato fatto dopo quel periodo. Spemann concluse pertanto che durante il periodo critico le cellule venivano determinate a differenziarsi come tessuto nervoso anche se in quel periodo non avevano ancora nessuna delle caratteristiche visibili di questo エ・ウオセ@ Gli esperimenti di Spemann vennero ripetuti con innumerevoli varianti, e tutti i risultati portarono alla stessa conclusione. Per ogni tipo di cellule è possibile individuare un periodo critico prima del quale le cellule possono cambiare il loro destino , ma dopo il quale esse sono determinate a differenziarsi in un certo modo, e il processo della determinazione avviene sempre prima che compaiano le caratteristiche visibili del differenziamento. La determinazione , pertanto, viene a essere il processo chiave per capire il differenziamento, e rivela una caratteristica inaspettata nelle cellule embrionali. La capacità di modificare le caratteristiche visibili della cellula sintetizzando proteine diverse, o cambiando forma quando cambiano gli stimoli ambientali, è una proprietà che hanno tutte le cellule, anche i batteri più semplici. Il concetto di determinazione implica però qualcosa di diverso: implica che quando una cellula embrionale, o un suo discendente , si differenzia, non lo fa solo sulla base di segnali che riceve il quel momento ma anche, e soprattutto, sulla base di segnali che ha ricevuto molto tempo prima, nelle primissime fasi dello sviluppo e in un ambiente che è esistito solo per un breve intervallo di tempo. Come hanno sottolineato Alberts et al. (1989) , la determinazione implica il concetto di memoria cellulare. In qualche modo , le cellule si ricordano di ciò che è successo loro nel periodo della determinazione, e rispondono agli stimoli ambientali non solo in base al loro patrimonio genetico, ma anche in base alla loro storia. L'induzione o 2 'q. cv U (il differenziamento "dipendente") Sia nel caso del differenziamento che in quello della determinazione sorge il problema di capire quali sono i meccanismi responsabili di quei processi. Se si ammette che tali meccanismi sono basati su molecole (come tutto fa pensare), ci troviamo 7 . ro0.0 o :§ .o E E v u セ@ u c o u di fronte a due possibilità: o queste molecole sono prodotte all'interno delle cellule che si differenziano , oppure vengono trasmesse loro da altre cellule. Nel primo caso si parla di differenziamento indipendente o autodifferenziamento (e le sostanze responsabili sono spesso chiamate determinanti citoplasmaticz); nel secondo caso si parla di differenziamento dipendente o , per usare il termine cemiato da Spemann, di induzione . Anche in questo caso, gli embrioni sembrano utilizzare tutti i meccanismi che la natura ha messtil QPヲH セ@ a disPQsizione, e sono stati scoperti sia degli esempi in cui le cellule si autodifferenziano, sia dei casi in cui esse sono indotte a differenziarsi dalle interazioni con altre cellule. Questi ultimi fenomeni, i processi di induzione, vennero scoperti da Spemann con la tecnica dei trapianti. L'esempio classico è quello dell'induzione del cristallino, una struttura che si sviluppa da una piccola porzione di ectoderma che ricopre la vescicola ottica, un prolungamento della parte anteriore del cervello embrionale (figura 3). Con una serie di esperimenti molto eleganti, Spemann dimostrò che esiste una relazione diretta e causale fra la presenza della vescicola ottica e la formazione del cristallino nell'ectoderma sovrastante. Se la vescicola ottica viene rimossa prima che entri in contatto con l'ectoderma, quest'ultimo non si differenzia più in cristallino. Inversamente, se W Fotografia al microscopio elettronico a scansione della vescicola ottica, del cristallino e dell 'ectoderma sovrastante in embrione di pollo (fotografia di K. Tosney). 8 Ectoderma o o. o. Jr.n <1.) ' <l.) c o 'N iV Q.j Mesoderma c - - ----1.0.1-'--'--- <l.) V Vescicola ottica (h) (c) [±] Induzione del cristallino da parte della vescicola ottica. In (a) è rappresentato il processo normale con cui . la vescicola ottica incluce l' ectoderma della testa a differen- .., ziarsl !il cristallino. In (b) la vescicola ottica è stata rinlossa e il cristallino non si forma. In (c) una vescicola ottica trapiantata induce il differenziamento in cristallino anche di una parte cii ectoderma che normalmente non lo forma (per esempio l'ectoderma della schiena). una vescicola ottica viene trapiantata in un'altra regione dell'embrione, per esempio sotto l'ectoderma di una zona della schiena, si vede che l'ectoderma sovrastante (normalmente destinato a diventare pelle) si differenzia in cristallino (figura 4). Da questo lavoro, Spemann concluse che la vescicola ottica «induce» il differenziamento in cristallino di qualsiasi tessuto ectodermico che entri in contatto con essa in una fase precoce dello sviluppo. Spemann si rese anche conto che il cristallino non poteva essere un caso isolato, e con una sua studente, Hilda Mangold, fece una serie sistematica di esperimenti di trapianto per scoprire altri esempi di induzione. Questi esperimenti rivelarono effettivamente l'esistenza di una intera serie di processi induttivi. Nello sviluppo dell'occhio, per esempio, una porzione di me soderma induce la formazione del cervello, una parte anteriore del cervello induce la formazione della ves cicola ottica, e la vescicola ottica induce la formazione del cristallino. In genere, gli esperimenti dimostrarono che ogni induzione ha effetti circoscritti, come quelli osservati nell'esempio del cristallino. In un caso, però, il risultato fu totalmente diverso. Quando Spemann e Mangold trapiantarono la parte dell'embrione di anfibio che è nota come il labbro dorsale del blastoporo, ottennero un effetto inaspettat{j) e sorprendente. Il labbro dorsale del blastoporo si invaginava spon- 9 -o u c: o u セ@ Il classico esperimento di Spemann sull'organizzatore primario (1924). La regione dove iniziano i movimenti del- IO la gastrulazione dei vertebrati (l'organizzatore primario) ha la capacità di indurre un secondo asse embrionale, e in tal modo di produrre un intero embrione secondario. taneamente all 'interno dell'embrione, si autodifferenziava in un cordone mesodermica , e induceva la formazione prima di un secondo sistema nervoso e poi di un intero embrione secondario, attaccato al primo come un gemello siamese (figura 5) . Questo risultato clam@roso (ottenuto nel 1924) fece scalp@re e provocò un'esplosione di ricerche sul labbro dorsale del blastoporo e sul cordone di mesoderma derivato da esso, una stmttura che Spemann chiamò l'organizzatore primario per la sua capacità di indurre non un tessuto solo ma un intero sistema nervoso. Nel 1932, si scoprì che un labbro dorsale ucciso conserva ancora la capacità di indurre un sistema nervoso, e ciò fece pensare che il messaggio trasmesso dall'or- ganizzatore consistesse di molecole che possono essere isolate in vitro e restare attive anche dopo l'isolamento . Cominciò così una caccia intensa alle molecole indi p@chi anni, però, si scoprì che gli stessi stiduttrici del sistema nervoso. Nel ァゥイセ@ moli induttivi potevano essere evocati da una grandissima varietà di sostanze: estratti di fegato o di milza, steroidi, carboidrati, acidi grassi , coloranti come il blu di metilene e il rosso neutro, e persino variazioni di pH. Di fronte a questi risultati, Spemann si convinse 」ィ セ@ le sostanze inducenti funzionano come dei semplici grilletti, con l'unica funzione di far partire una serie di reazioni preordinate, come fa l'inserimento di una moneta nel juke box. La specificità dell'induzione non starebbe negli induttori ma nel tessuto reagente, che deve avere la competenza a rispondere a stimoli generici. Le ricerche successive hanno dimostrato due fatti importanti: (1) l'induzione del sistema nervoso da parte del cordomesoderma sotiostante è un fenomeno presente in tutti i vertebrati (pesci, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi), e (2) le sostanze induttrici naturali sono molecole specifiche, e non stimoli generici. Le prime sostanze naturali prodotte dall 'organizzatore primario sono state idel1titìcate nel 1989, e si è visto che si tratta di fattori di crescita. Alcune (le attivine ) appartengono a una famiglia dei fattori di crescita trasformanti (TGF - B) , mentre altre fanno parte dei fattori di crescita dei fibroblasti (FGF). Forse la cosa più importante da sottolineare è che le induzioni sono responsabili セャ。@ grande maggioranza dei processi di determinazione e di differenziamento cÈ-e avvengono durante lo sviluppo embrionale. È stato dimostrato che esistono anche dei processi di autodifferenziamento, ma questi sono una piccola minoranza, soprattutto negli organismi superiori. La conclusione di Spemann che lo sviluppo' embrionale è determinato essenzialmente da una cascata di induzioni contiene pertanto una grande p>arte di verità, anche se, come vedremo fra poco, è probabile che essa non sia tutta la verità. La regolazione o oo::; .:; (f) o o c: o 'N cv oc: o (J o "2 '6. cv u (i campi morfogen etici) La formazione dell 'arto dei vertebrati è uno dei processi che sono stati stuàiati più a f(il lldo in embriologia perché si l'resta i;)ene ad una grande varietà di interventi sperimentali. Le ricerche compiute in questo campo hanno portato alla luce una sequenza estremamente complessa di induzioni, che procedono sia simultaneamente che in fasi successive, e hanno dimostrato che le induzioni hanno un ruolo di primissimo piano nell'organogenesi dell'arto. Eppure, questo non è tutto. Se, dopo che le interazioni induttive sono finite , una metà dell 'abbozzo dell 'arto viene distrutta in una fase precoce, l'altra metà produce un arto completo . Inversamente, se due abbozzi di arto vengono fusi insieme, non si ottengono degli arti duplici o composti, ma un arto solo e di dimensioni normali. Ciò dimostra che l'abbozzo dell'arto ha delle capacità di organizzazione che so- I I (Il "00 o 'O :§ E 2- Q \J tiu c: o u no diverse da quelle induttive, perché nel caso dell'induzione se un passo della sequenza è saltato quello successivo non viene fatto. Un altro esempio di queste proprietà è fornito dallo sviluppo del セ ッイ・N@ Questo organo, pur essendo singolo e mediano, viene formato da due abbozzi, uno d_estro e l'altro sinistro, che convergono fra .di loro <:.. si fondono' 2 e la fusione viene impedita, però, interponendo una piccola barriera o praticando un'incisione, ciascuna metà forma un cuore completo, pulsante e perfettamente funzionale (figura 6). Sia gli abbozzi dell'arto che gli abbozzi del cuore, pertanto, hanno la proprietà che una parte può riformare il tutto , e che un eccesso di parti può essere abolito , in modo da annullare un grande numero di deviazioni possibili e ricondurre lo sviluppo al tipo normale. セ・ウエ。@ proprietà di correzione delle deviaziQni è stata chiamata セ ァYNA。コゥッョ・ L@ e poiché ogni organo sembra derivare da un 'area dotata di regolazioセ@ si dice che l'embrione è suddiviso in aree organogenetiche, o campi ュッイヲァセᆳ netici. Più precisamente, si é visto che il numero delle aree dotate di regol a zio ne aumenta durante lo sviluppo e contemporaneamente si restringe il loro campo d'azione . All'inizio, l'intero embrione è , in molte specie, un unico campo morfogenetico, capace di riformarsi dalle sue parti. Se un embrione allo stato di 2 o 4 cellule viene DD Il cuore ha origine da due abbozzi separati che normalmente si fondono sulla linea mediana. Se tale fusione viene impedita, ciascuno dei due abbozzi si comporta come un campo morfogenetico (una regione dove una parte può ricostruire il tutto) e dà origine a un cuore completo. La figura illustra un esperimento eseguito su un embrione di pollo di 2 giorni (fotografia di De Haan, 1959). 12 )/idissociato , ciascuna delle sue cellule può formare un embrione intero. Questo è il rimo , e il più famoso , esempio di regolazione , e venne scoperto da Hans Driesch nel 1892. In alcuni organismi, le proprietà di regolazione persistono anche nel corso della \ vita adulta, il che spiega la capacità di rigenerazione di vari organi come la coda o gli arti nelle salamandre. In genere, però, negli animali superiori esse esistono soltanto durante brevi fasi dello sviluppo embrionale, e accompagnano la formazione degli organi fino a quando questi sono completamente formati, come un meccanismo di protezione che ha ャ G ゥョ」。イ セ@ di assicurare uno sviluppo normale in un certo arco di tempo e poi viene abbandonato. Al contrario di quanto è successo per l'induzione, il concetto di regolazione e di campo morfogenetico è stato difficile da tradurre in meccanismi molecolari, e per questo motivo resta エオッイ。 セAv@ È importante sottolineare, però, che la realtà sperimentale della regolazione è indiscutibile, ed è proprio essa che dà stabilità allo sviluppo embrionale. Le deviazioni, gli errori e i danni possibili, infatti, sono talmente numerosi che se nonセ ⦅セ ッャ。コゥョ・@ beIlpoan emBrioni riuscirebbero a port<rre a termine uno sviluppo normale. - - -' L'organizzazione spaziale o 2 '6. cv u (il pattern) Abbiamo visto che durante lo sviluppo le cellule vanno incontro a processi di 、ゥヲ・セ@ renziamento istologico, ma questi non bastano a spiegare ciò che succede. Fra il braccio e la gamba, per esempio, o fra il braccio destro e quello sinistro, non ci Soc no differenze di tessuti istologici, e le diversità che si osservano sono dovute esclusivamente al fatto che gli stessi tipi di cellule vanno a disporsi in modo diverso nelquindi il problema di capire quali lo spazio durante la formazione degli arti. sセイァ・@ sono i processi responsabili dell'organizzazione spaziale delle cellule. Questo problema è stato al centro di uno dei più importanti dibattiti dell'embriologia del nostro secolo, e su di esso si sono sCfòntrate due concezioni profondamente diverse dello sviluppo. Secondo una prima teoria, l'organizzazione spaziale delle cellule non richiede istruzioni specifiche ma è una conseguenza dell'ordine in cui si succedono i tre processi fondamentali dell'embriologia descrittiva: la crescita, il differenziamento istologico e la morfogenesi. Secondo la teoria alternativa, invece, questi processi non bastano e le cellule devono ricevere due diversi tipi di informazioni durante lo sviluppo: uno riguardante il loro destino istologico e l'altro riguardante il loro destino spaziale. In questo caso, esisterebbero due diversi tipi di geni della determinazione: i geni della determinazione istologica e i geni della determinazione spaziale, o geni delpattern . Questi ultimi geni trasporterebbero ciò che Lewis Wolpelt ha chiamato informaz ione posizionale, ossia istruzioni che specificano se la posizione delle cellule è anteriore o posteriore, dorsale o ventrale, destra o sinistra, prossimale o distale. 13