Intervista di Alceste Ayroldi ad Alexandre Thollon

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Intervista di Alceste Ayroldi ad Alexandre Thollon (www.jazzconvention.net)
Alexandre Thollon, giovane e talentuoso fisarmonicista francese, l'abbiamo incontrato in occasione
del concerto tenutosi presso S. Spirito - Bari, organizzato dall'associazione bitontina INJAZZ,
diretta dal lungimirante Emanuele Dimundo. Thollon si è esibito con il suo quintetto e di tanto si è
già detto separatamente. Thollon, nonostante abbia solo ventitré anni, ha già dalla sua un palma res
invidiabile avendo riportato numerosi successi nazionali ed internazionali. Nel 1997, a soli 16 anni,
vinse il World Harmonic Festival, categoria junior e, successivamente, nel 2001 vinse la stessa
competizione in due distinte categorie (armonica cromatica solo e diatonica solo jazz), questa volta
tra i senior. La traduzione è curata, dal vivo, da Attilio Terlizzi valente batterista del quintetto,
bitontino ma trasmigrato in Francia. D. Come definiresti la tua tecnica ed il tuo stile? R. Allora, non
posso definire il mio stile. Sono stato influenzato da armonicisti giapponesi ed americani, ma
soprattutto da un armonicista francese, Jean Jacques Milteau. Utilizzo lo stile di altri strumenti
come sassofono o violoncello e lo adatto al suono dell'armonica. Utilizzo moltissimo le liriche della
musica classica. La mia musica è influenzata da diverse forme musicali. Interviene il pianista del
quintetto, Stephane Horton : " la musica di Alexandre non si riduce al solo be bop, jazz. Le sue
composizioni sono influenzate anche dalla musica classica e contemporanea. E' jazz, ma
ascoltandolo, non ricorda espressamente il fraseggio jazz. D. A quali musicisti ti ispiri?
Thielemans? R. Io rispetto e stimo moltissimo Thielemans, perché è stato un pioniere dell'armonica,
ha aperto un epoca. Esteticamente non mi sento molto vicino a Thielemans. All'inizio amavo
moltissimo ispirarmi agli archi, soprattutto ai violini. Adesso, invece, traggo maggiore ispirazione
dai fiati, in particolare il sassofono. Ecco, un musicista a cui mi ispiro è Michael Brecker. D. Qual è
stato il tuo percorso musicale? R. A 14 anni ho trovato un armonica dentro un armadio ed ho
cominciato a suonare qualche melodia che mi passava per la testa. Nel 1995 ero andato ad un
concerto di Jean Jacques Milteau che mi ha portato ad amare questo strumento. Quindi ho
cominciato a prendere lezioni con il M° Eddy Sowa ed il M° Greg Szlapczynski che mi hanno fatto
amare l'armonica e,in particolare quest'ultimo, mi ha spinto a partecipare a delle competizioni
internazionali. Dopo due anni di studio partecipai al World Harmonic Festival a Trossingen in
Germania, vincendo il primo premio nella sezione junior. E quattro anni più tardi vinsi nuovamente
nella categoria senior. Poi il successo del festival di Atsugi in Giappone, nel 2002 e 2003. Per avere
una formazione musicale completa, mi sono iscritto al Conservatorio Nazionale di Lione ( Fra ),
iniziando con la classe di scrittura e di analisi musicale e poi in classe di jazz con il M° Mario
Stantchev. Adesso, a Parigi, sto studiando con il grande violinista francese Didier Locwood. D.
Nonostante la tua giovanissima età hai già all'attivo due produzioni discografiche: Out of time e
L'harmonie-cas. Vuoi parlarci di quest' ultimo lavoro? R. L'harmonie-cas è interamente composto da
me, ho curato anche gli arrangiamenti ed è suonato con una orchestra classica. Ho cercato di ricreare
ambienti particolari che hanno tinto la mia vita. Il suono che ne è uscito è del tutto simile ad
ambientazioni cinematografiche, ma con questo non voglio dire che la mia vita è un film! Nota di
Attilio Terlizzi: " A mio parere è un lavoro molto bello, molto particolare ricco di novità". D. Quali
sono state le tue collaborazioni che, fino ad ora, ti hanno maggiormente influenzato? R. Dunque,
sicuramente Nicholas Horton( chitarrista del quintetto). Lui è nato a New York mentre io sono
francese e ci siamo incontrati al Conservatorio di Lione. Mi ha fatto conoscere la musica jazz più
approfonditamente nonchè Emanuela Florio ( cantante jazz nota in Francia n.d.r.). E' quindi, grazie
a loro, iniziato il feeling con la musica jazz, quel trait d'union che mi mancava con questo genere
musicale. Ho utilizzato molto il blues nelle mie composizioni, anche questo genere mi ha
influenzato molto. Mi piacciono molto gli artisti che creano dei " rischi" musicalmente parlando. Mi
piace chi non rimane legato nei soliti cliché. Io penso che sia Miles Davis che Herbie Hancock siano
stati artisti che hanno rischiato e che hanno violato le regole musicali, con risultati che tutti
possiamo vedere. D. Cosa significa per te rischiare? R. Nella vita è impossibile non rischiare. Basti
pensare che, mentre noi stiamo parlando, c'è una possibilità su un milione che un asteroide cada!
Pertanto, se dobbiamo rischiare, è meglio che si rischi da soli, per poter essere artefici
dell'accadimento. Io spero sempre che si avveri qualcosa di nuovo. D. Cosa ne pensi dello scenario
jazz europeo? R. Non importa da quale zona geografica provenga il musicista. Comunque io penso
che non esista il jazz europeo, così come penso che non esista il jazz americano. Il jazz
afroamericano è stato solo all'inizio. Se un artista europeo, come di un altro continente ha qualcosa
da dire, ben venga. D. Quindi per te non c'è differenza tra l'interpretazione europea e quella
afroamericana… R. C'è solo una differenza di cultura. Non possiamo dire che un tipo sia migliore
ed un altro peggiore. C'è il rischio che un europeo, rispetto al musicista americano possa suonare
jazz afroamericano perfettamente ed invece interpretarlo malissimo. Ognuno deve suonare secondo
la propria natura, mai imitando, sempre interpretando in maniera soggettiva, secondo la propria
indole. E ciò prescinde dalla estrazione europea o americana. L'altro giorno ho acquistato un disco
di Daniel Piazzola ( figlio minore di Astor Piazzola ndr) che ho trovato molto interessante. E' una
musica molto originale che appartiene al jazz, non è possibile capire se viene dall'Argentina o da
un'altra nazione. La musica non ha confini territoriali. Una differenza tra il jazz europeo e quello
americano non ha più una ragione storica: adesso la gente non è più la stessa. Penso che sia più
semplice, ora, trovare una differenza tra due musicisti europei e due musicisti americani tra loro,
indipendentemente dalla loro provenienza geografica. D. Con chi ti piacerebbe collaborare domani?
R. Terry Lee Kellington. Al momento mi piacerebbe tantissimo. D. Qual è la tua opinione sul
settore discografico della musica in genere? R. Non trovo che l'industria discografica stia seguendo
delle logiche di buon senso. Ciò dappertutto, in ogni settore. Ci sono delle etichette discografiche
che prediligono la qualità, come l'ECM, per esempio mentre altre che preferiscono puntare al solo
guadagno a discapito della qualità. D. Chi o cosa ispira le tue composizioni? R. L'inizio delle mie
composizioni sono molto basate sul concetto. Parto dal concetto. Ad esempio: La settima vocale
parte dalla voglia di comporre un blues, ma differente rispetto agli altri temi. Ho cercato di renderlo
più interessante utilizzando dei ritmi compositi, non semplici. Quindi è la mia idea che mi ispira. D.
Quali sono i tuoi progetti futuri? R. Il progetto immediato è il mio disco, che dovrebbe uscire ad
ottobre. Poi, nel 2005 partecipare nuovamente al festival di Trossingen dove sarò presente come
"esperto"
non
più
come
concorrente.
Poi,
si
vedrà.
-------------------------------------------------------------------------------- Alceste Ayroldi - Jazz
Convention year 2004
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