Piacenza parla di sé attraverso le sue chiese, offrendo un percorso affascinante e ricco di esperienze artistiche, storiche e culturali. 82 | Cattedrale 85 | Chiesa di Sant’Anna 86 | Chiesa delle Benedettine 87 | Oratorio di San Cristoforo 88 | Chiesa di San Savino 90 | Chiesa di San Francesco 91 | Chiesa di San Donnino 91 | Chiesa di Sant’Ilario 92 | Chiesa di San Sisto 94 | Chiesa di Santa Brigida 94 | Chiesa dei Santi Nazzaro e Celso 95 | Chiesa di San Sepolcro 96 | Chiesa di Santa Maria di Campagna 99 | Chiesa di Sant’Eufemia Città CHIESE 100 | Chiesa di San Giovanni in canale 101 | Chiesa di Sant’Agostino 102| Chiesa di Sant’Antonino CAttedrale ( DUOMO ) Cattedrale Facciata e torre campanaria Volta del presbiterio Camillo Procaccini e Lodovico Caracci (1605-1609) Città 82 La cattedrale venne edificata, secondo l’iscrizione dedicatoria, dal 1122 sulle rovine della precedente chiesa matrice di Santa Giustina. La facciata a capanna, completata solo nel XVI secolo, è suddivisa in tre parti da due semicolonne che ingentiliscono e slanciano la struttura. I portali d’ingresso del Duomo, tutti e tre dotati di eleganti protiri, sono ascrivibili ai maestri del XII secolo e decorati con sculture riconducibili alla scuola di Niccolò e a quella di Wiligelmo. Una galleria di archetti pensili percorre la facciata e le navate laterali, mentre quella centrale è illuminata da grandi monofore a sesto acuto. Il campanile venne costruito un secolo più tardi e, nel 1341, il magister lignaminis et petre Pietro Vago innalza la guglia sulla quale è collocato un angelo bronzeo, considerato il simbolo della città e definito affettuosamente Angil dal Dom. Sotto la cella campanaria venne installata, per volere di Ludovico il Moro, una gabbia (oggi ancora visibile) quale monito ai responsabili dei reati più gravi. Sull’abside che si affaccia su via Vescovado si apre una splendida finestra decorata con sculture (XII secolo circa) raffiguranti, nella sezione superiore, l’Annunciazione e, nella sezione inferiore, due profeti. La basilica si estende su una grande aula a tre navate della lunghezza di 82,40 m, intersecate da un ampio transetto anch’esso tripartito; la pianta a croce latina è strutturata su poderosi pilastri lobati. Sul primo pilastro a destra è raffigurata ad affresco la Madonna delle Grazie (1400 circa), immagine molto venerata dai piacentini. Sugli altri pilastri sono scolpite le formelle delle corporazioni piacentine del XII secolo, dette Paratici, a testimoniare come la comunità cittadina CHIESE piacenzamusei.it volle e si impegnò per la costruzione della cattedrale. Nel punto d’intersezione tra la navata centrale e il transetto, si inserisce il poderoso tiburio ottagonale, affrescato con figure di profeti per soli due spicchi da P. F. Mazzuchelli, detto il Morazzone (1626) e, dopo la sua morte, per gli altri sei spicchi, le sibille e le sottostanti scene della Natività da G. F. Barbieri noto come il Guercino (1627), grazie al patrocinio del cardinale Odoardo Farnese. Nella parte sinistra del transetto è conservata la vasca battesimale del precedente edificio paleocristiano, insieme a un dipinto raffigurante San Girolamo, opera Cattedrale Navata centrale A sx: Paratici | Formelle • Rappresentazione dell’impegno della comunità cittadina nella costruzione della Cattedrale A dx: Polittico ligneo, dorato e dipinto (1476) CHIESE piacenzamusei.it Città 83 Cattedrale Leone stiloforo del pittore bolognese Guido Reni, e a un piccolo polittico dipinto con scene della vita di Cristo da Serafino dei Serafini. Sulla parete del transetto a sinistra è affrescato un gigantesco San Cristoforo fra i santi cavalieri Giorgio e Antonino, tutti ascrivibili al XIII secolo. Dietro l’altare maggiore è situato un polittico di legno policromo, opera di Antonio Burlengo e Bartolomeo da Groppallo (1476). Sempre nel presbiterio, si segnalano gli affreschi realizzati tra il 1605 e il 1609 da Camillo Procaccini - a cui si deve anche la pala d’altare raffigurante il Transito di Maria Vergine (oggi collocata sulla controfacciata) - e da Ludovico Carracci, ciclo interamente dedicato alla Beata Vergine Maria (fra le altre scene, nel catino, l’Assunzione e, nella vela centrale sopra il presbiterio, l’Incoronazione di Maria). La cripta, che conserva le reliquie di Santa Giustina di Antiochia, vergine e martire compatrona della Cattedrale, presenta splendide colonne con capitello - molte delle quali sono però frutto di restauro ottocentesco e novecentesco - che sostengono le piccole volte quadripartite. Vi si conservano anche tracce di affreschi un po’ ovunque, ascrivibili al XV secolo. DOVE: Piazza Duomo, Piacenza Telefono: 0523.335154 Sito: www.duomopiacenza.it Cattedrale Veduta dell’ingresso chiesa di sant’anna Il complesso conventuale dei Serviti viene costruito nel 1334 e dotato di un ospedale che, nel 1371, accoglie San Rocco di Montpellier. In seguito alla soppressione, la chiesa diventa parrocchiale e il convento viene destinato a caserma dei Carabinieri. Si tratta di una chiesa ad aula, di derivazione diretta da San Giovanni in Canale, come risulta evidente dall’adozione di pilastri a fascio di imposta e di volte a crociera costolonate. La facciata a capanna presenta le caratteristiche della progettazione ad quadratum, ossia altezza pari a larghezza, tipica delle chiese medioevali italiane. L’immagine attuale della facciata è il risultato di un intervento di restauro analogico condotto, tra il 1925 e il 1938, dagli architetti Camillo Guidotti (1853 - 1925) e Paolo Costermanelli (1895 - 1954). Sono state ripristinate le aperture a sesto acuto, il rosone e i pinnacoli, prendendo a modello quelli di San Lorenzo; per quanto riguarda il portale, si propone come modello quello del lato meridionale di San Francesco. All’interno si trova la statua lignea policroma di San Rocco degli inizi del Cinquecento. Chiesa di Sant’Anna (dal 1334) Facciata DOVE: Via Scalabrini 83, Piacenza Telefono: 0523.385243 Chiesa di Sant’Anna (dal 1334) Interno Città 84 CHIESE piacenzamusei.it CHIESE piacenzamusei.it Città 85 Chiesa delle benedettine Chiesa delle Benedettine (1677-1681) Vedute esterne La chiesa, consacrata il 31 agosto 1681, viene commissionata dal duca Ranuccio II all’architetto di corte Domenico Valmagini (1649 - 1730) nell’anno 1677. Il complesso benedettino di clausura risulta, in una planimetria realizzata agli inizi del XIX secolo, costituito da una serie di fabbricati che, oltre alla chiesa pubblica e alla chiesa delle monache, si estendevano lungo il cantone dei Buffalari, articolati intorno a ben tre cortili. Al claustro maggiore si accedeva anche da via Benedettine detta del Filatojo, costruzione che, infatti, confinava con il complesso mediante un muro di cinta che racchiudeva uno spazio ortivo di estensione quasi pari al costruito. La struttura della chiesa è impostata su una pianta centrale a croce greca, sormontata da un tamburo ottagonale su cui si erge una splendida cupola rivestita di bronzo. La facciata, secondo i dettami classicisti, è caratterizzata dall’adozione dell’ordine gigante tuscanico su alto basamento, con lesene binate che sembrano concludersi nel coronamento a timpano a profilo spezzato, mentre diviene lineare nella conclusione dei bracci laterali della croce e nelle cimase delle finestre della cupola; l’ingresso, di ridotte dimensioni, è coronato da una cimasa centinata. Non rimangono tracce visibili del convento e dei chiostri a causa degli interventi napoleonici e della conseguente chiusura avvenuta nel 1810. La chiesa passò poi al Demanio militare, che la detiene tuttora. Recentemente è stata sottoposta a una serie di restauri conservativi che ne hanno salvato la configurazione originaria, ma è ancora in attesa di una nuova destinazione d’uso. oratorio di san cristoforo L’Oratorio di San Cristoforo, chiamato anche della Morte nuova, perché in essa aveva sede l’omonima Confraternita, è iniziato il 28 maggio 1687 e inaugurato il 30 ottobre 1690. Soppresso nel periodo francese, viene riaperto durante la Restaurazione. Attualmente è destinato a sede di una scuola di musica sacra. Il progettista è l’architetto di corte Domenico Valmagini (1649 - 1730) che progetta un edificio a pianta centrale caratterizzato da una facciata classicista, sormontata da una cupola, che risente dell’influenza dello scenografo Ferdinando Galli, detto il Bibiena (1657 - 1743), autore delle pitture a quadratura interne nell’impostazione per angolo tipica delle scenografie teatrali. Oratorio di San Cristoforo Veduta esterna DOVE: Via Gregorio X, Piacenza Telefono: 328.9166160 Oratorio di San Cristoforo • Cupola di Ferdinando Galli, detto il Bibiena DOVE: Via Benedettine, Piacenza Telefono: 0523.329324 Città 86 CHIESE piacenzamusei.it CHIESE piacenzamusei.it Città 87 chiesa di san savino Chiesa di San Savino (903-1107) Cripta La basilica è dedicata al vescovo Savino, evangelizzatore e primo organizzatore della Diocesi di Piacenza, che qui è sepolto. Il primitivo luogo di culto fu edificato verso la fine del IV secolo per volere del vescovo Savino come basilica apostolorum, ma venne distrutto definitivamente dagli Ungari nell’899. La sua ricostruzione iniziata nel 903 fu portata a compimento nel 1107 al tempo del vescovo Aldo. La basilica, caratterizzata dallo stile romanico, è preceduta da un elegante portico a colonne binate con cancellata, finestre e frontone, che sono invece di epoca settecentesca (1721). L’interno è diviso in tre navate da pilastri polistili, secondo una successione a sistema alternato di tre campate coperte da volte a crociera; le navate laterali si appoggiano a sud al campanile e sono concluse a nord con un’abside semicircolare, frutto di un restauro. Da rilevare il Crocifisso ligneo medievale che riprende l’iconografia del Cristo triumphans (con testa eretta e occhi aperti). Dell’originale apparato decorativo sono rimaste, oltre alle sculture dei capitelli con decorazioni fitomorfe e vegetali (XI - XII secolo), alcuni brani del pavimento musivo, Sant’Antonino Torre campanaria (XI secolo) Città 88 CHIESE piacenzamusei.it ubicati nel presbiterio, nell’abside nord e nella cripta. Il mosaico del presbiterio presenta un impianto rettangolare, ritagliato da una cornice moderna. Nel riquadro centrale, inscritta a sua volta in un cerchio, campeggia una figura barbuta che reca in mano i simboli del Sole e della Luna e che gli studiosi hanno identificato con l’Anno, confrontandolo con un altro mosaico conservato nella cattedrale di Aosta. Attorno, disposti anch’essi dentro un cerchio, vi sono quattro coppie di animali fantastici. Quattro personaggi sono raffigurati nell’atto di girare il cerchio più esterno. Negli altri comparti sono rappresentate scene allegoriche, che alludono all’eterno conflitto tra Fortuna e Virtù; i mosaici della cripta presentano i segni zodiacali associati al mese e alla relativa attività. Vicino alla Bilancia si nota la figura di una sirena che tiene tra le mani una maschera teatrale, mentre a lato del Sagittario vi è un’altra sirena bicaudata. Nella cripta sono molto interessanti i capitelli con figure e le colonne con pietre più antiche di epoca bizantina, provenienti dal precedente edificio. La basilica subisce diverse manomissioni, soprattutto durante il Seicento e il Settecento; nei primi anni del Novecento viene restaurata dall’ingegner Martini che, secondo l’idea del tempo, opera un restauro integrativo che porta a ricostruire parti decorative in stile neo-romanico. Chiesa di San Savino (903-1107) Interno e facciata Chiesa di San Savino Crocifisso ligneo (XII secolo) DOVE: Via Alberoni 35, Piacenza Telefono: 0523.318165 CHIESE piacenzamusei.it Città 89 Chiesa di san francesco Chiesa di San Francesco (1278) Facciata Il complesso conventuale francescano viene costruito nell’area donata da Ubertino Landi dal 1278 al 1356, anno della consacrazione. Dopo la soppressione viene trasformata in parrocchia per breve tempo, dedicata a San Napoleone. L’impianto planimetrico a tre navate presenta l’interessante soluzione del presbiterio, coperto a volta ad ombrello, dotato di deambulatorio e cappelle radiali, secondo un’articolazione documentata nelle chiese lungo il cammino verso Santiago di Compostela. La facciata a capanna presenta le caratteristiche della progettazione ad quadratum, ossia altezza pari a larghezza, tipica delle chiese medioevali italiane. Di grande interesse sono alcune scene ad affresco tardogotiche, attribuite ai piacentini Bartolomeo e Jacopino da Reggio e il Giudizio Universale (metà XIV sec.), mentre la prima cappella a destra (fine XVI sec), è opera del pittore cremonese Giovan Battista Trotti, detto il Malosso (1555 - 1619). La lapide posta in facciata ricorda il risultato del plebiscito di annessione al Regno Sardo del 1848, che fece meritare a Piacenza il titolo di Primogenita. Chiesa di San Francesco (1278) Interno DOVE: Piazzetta San Francesco, adiacente a Piazza Cavalli, Piacenza Telefono: 0523.321988 chiesa di san donnino La chiesa di San Donnino, come testimonia una lapide conservata nella stessa e trascritta dallo storico Pier Maria Campi, è stata consacrata nel 1236 dal cardinale piacentino Jacopo Pecorara, maestro di Tedaldo Visconti (papa Gregorio X). L’impianto planimetrico è a tre navate; sulla facciata sono documentati diversi interventi nel corso dei secoli. Nel 1818 il professore di prospettiva Giuseppe Pietro Giorgi (1792 - 1865) aveva occultato, dietro una muratura, gli affreschi del XVI secolo dipingendovi “a fresco” un tempio greco-romano. Nel dicembre 1889, dopo soli nove mesi, viene scoperta l’attuale facciata, realizzata in stile lombardo da Camillo Guidotti (1853 - 1925). DOVE: Largo Battisti, Piacenza 90 CHIESE piacenzamusei.it Facciata chiesa di sant’ilario La chiesa di Sant’Ilario è costruita nelle forme attuali agli inizi del XII secolo. Divenuta sede dell’archivio storico comunale, oggi è sala convegni del Comune. In facciata si trovano murate alcune maioliche e l’architrave raffigurante l’incredulità di San Tommaso (1170 - 80), espressione di una precoce ricerca in senso naturalistico nell’ambito della cosiddetta Scuola di Piacenza. DOVE: Via Garibaldi 12, Piacenza Città Chiesa di San Donnino (IX-XIII secolo) Chiesa di Sant’Ilario (XII secolo) • Facciata CHIESE piacenzamusei.it Città 91 chiesa di san sisto Chiesa di San Sisto (1499-1511) A sx: sagrestia grande A dx: veduta esterna della facciata e del chiostro Il complesso abbaziale benedettino, dedicato inizialmente alla Resurrezione, viene edificato nell’anno 852 per volere di Angilberga, moglie dell’imperatore Ludovico II, che lo dota di un ospedale per pellegrini, ottenendo il permesso di cingerlo di mura riutilizzando il materiale delle fortificazioni romane. Il monastero, che possiede beni e diritti d’acqua nelle zone più ricche del territorio (in particolare a Gossolengo e Cotrebbia), svolge un ruolo fondamentale per tutto il medioevo nel controllo della vicina fiera dall’anno 896, in stretto rapporto con il proprio porto sul Po. Dopo la soppressione, la chiesa diventa parrocchiale e il monastero viene destinato a caserma Genio Pontieri. Nel 1424 il complesso monastico viene ceduto alla Congregazione Cassinese di Santa Giustina che, dal 1499, inizia l’opera di ristrutturazione affidata dal 1505 ad Alessio Tramello (1470 - 1529), chiamato in corso d’opera per risolvere alcuni problemi strutturali e realizzare i tempietti a pianta centrale all’ingresso. L’impianto planimetrico è a tre navate con transetto completato dal triportico. La facciata viene commissionata il 15 novembre 1589 ed eseguita nel 1591 da Bartolomeo Bosi, Bernardino Storni e Marco Antonio Magnani; affrescata nello stesso anno dal pittore Pietro Dordelli, viene infine conclusa con le sculture in terracotta stuccata. All’interno si trova un ciclo di affreschi di Bernardino Zacchetti, attivo a fianco di Michelangelo nella Cappella Sistina e una copia della Madonna Sistina che Raffaello dipinse per i monaci di Piacenza, venduta però, nel 1754, ad Augusto di Sassonia (ora esposta alla Gemäldegalerie di Dresda). Si ricordano, inoltre, opere di Antonio e Vincenzo Campi e il coro ligneo intarsiato del 1514 firmato da Bartolomeo Spinelli di Busseto e Giampiero Pambianchi di Colorno. Si deve ai restauri compiuti il recupero dell’organo realizzato da Giovan Battista Facchetti (1544 - 5), della cantoria lignea, della cornice della Sistina di Giovanni Sceti (1697 - 8), del cancello in ferro battuto nel triportico (metà XVII secolo) e dell’arredo ligneo della sagrestia grande. Nel transetto sono collocati l’urna di Santa Barbara e il monumento a Margherita d’Austria, alla quale si deve la costruzione di Palazzo Farnese. Margherita, moglie di Ottavio morta a Ortona degli Abruzzi, volle essere sepolta in San Sisto (1586). Presso la Biblioteca Comunale Passerini Landi si conserva il preziosissimo Salterio di Angilberga, da lei donato secondo la tradizione al Monastero di San Sisto; esso fu compilato su pergamena purpurea a lettere d’oro e d’argento nell’anno 827. Il Codice restò al Monastero fino al 1803, quando passò a Moreau de Saint-Méry, amministratore francese del ducato di Parma e Piacenza che, al termine del suo incarico, lo portò con sé in Francia. Fu poi recuperato da Carlo Poggi, che lo acquistò in Francia a proprie spese e, nel 1820, lo donò alla Municipalità di Piacenza. Chiesa di San Sisto (1499-1511) Interno DOVE: Via San Sisto 9, Piacenza Telefono: 0523. 320321 Chiesa di San Sisto (1499-1511) Particolari del coro ligneo della sagrestia grande Città 92 CHIESE piacenzamusei.it CHIESE piacenzamusei.it Città 93 chiesa di santa brigida Chiesa di Santa Brigida (IX-XIII secolo) • Interno La chiesa di Santa Brigida, fondata nell’868, è dotata di un ospizio per pellegrini irlandesi. Ricostruita dopo l’incendio del 1140, è stata la sede di conferma solenne del trattato di Costanza il 21 gennaio 1185. L’immagine attuale si deve a una complessa campagna di interventi sia di liberazione, sia di ricostruzione condotti da Giannantonio Perreau nel 1898, che si concludono nel 1950 con la ricostruzione della torre campanaria su progetto dell’architetto Pietro Berzolla (1898 - 1984). DOVE: Via Garibaldi 66, Piacenza chiesa dei santi nazzaro e celso La chiesa dei SS. Nazzaro e Celso, fondata nel 1025 e dotata di un ospedale per pellegrini, era in origine rivolta verso l’esterno della città. Agli inizi del XVII secolo, la chiesa viene rivolta verso la città, conservando la torre campanaria coperta a cono cestile, rendendo necessario il rifacimento della facciata, che viene terminata nel 1691 dall’architetto Giacomo degli Agostini (1642 ca. - 1720) su commissione di Giulio Alberoni, allora priore della congregazione parrocchiale (1689). La chiesa è ora sede della Galleria d’arte Rosso Tiziano. Chiesa dei Santi Nazzaro e Celso (secoli XIV-XVIII) Città 94 DOVE: Cantone San Nazzaro, Piacenza CHIESE piacenzamusei.it Chiesa di SAN SEPOLCRO Il complesso monastico olivetano viene costruito dall’anno 1498, partendo dal cantiere del monastero e proseguendo poi con quello della chiesa nel 1513. Dopo la soppressione, il monastero passa agli Ospizi Civili e la chiesa al demanio militare. Nel 1903, grazie al Beato Giovan Battista Scalabrini, allora vescovo di Piacenza, la chiesa viene riaperta al culto come parrocchiale. La presenza di Alessio Tramello (1470 - 1529) è documentata nel 1501. Il monastero olivetano, oggi parte dell’ospedale civile, si sviluppa attorno a due grandi chiostri, ai quali viene aggiunto un andito segreto, ossia una sorta di corridoio interno che permette ai monaci di spostarsi senza uscire nelle logge. Nella scelta tipologica della chiesa, Tramello, tende a superare la classica contrapposizione tra l’adozione della pianta longitudinale e quella centrale, dell’originaria chiesa a imitazione del San Sepolcro, proponendo una successione di spazi centrali cupolati articolati tra di loro, dove il riferimento culturale è la chiesa padovana di Santa Giustina dell’ordine Cassinese (ordine al quale nel 1484 viene affidato il monastero di San Sisto). DOVE: Piazza San Sepolcro, Piacenza Telefono: 0523.499822 Chiesa di San Sepolcro (inizi XVI secolo) Facciata CHIESE piacenzamusei.it Città 95 chiesa di santa maria di campagna Sant’Antonino (secoli V-XIV) Esterno Chiesa di Santa Maria di Campagna (dal 1522) Vedute esterne Città 96 Il luogo dove sorge la chiesa di Santa Maria di Campagna è storicamente legato a un momento cruciale nella rinascita dell’Occidente cristiano: il Concilio del 1095, che diede origine al movimento delle Crociate. A quell’epoca, fuori dalle mura cittadine, esisteva un santuario dedicato alla Madonna, detto di Campagnola. Il luogo era, inoltre, passaggio obbligato per i pellegrini in viaggio verso la Terra Santa o verso Roma; rivestiva, dunque, un chiaro significato simbolico nell’ottica di chi, come lo stesso papa Urbano II, che aveva voluto il Concilio, pensava a riunire la cristianità nella grande impresa della riconquista dei luoghi santi. La chiesa attuale è postuma e fu costruita a partire dal 1522 su progetto di Alessio Tramello (1470 - 1529), importante architetto piacentino che in questa, come nelle altre due chiese della città legate al suo nome - San Sepolcro e San Sisto - dimostra di saper declinare con grande padronanza linguistica la lezione di Bramante. In Santa Maria di Campagna egli si confronta con un tema fondamentale dell’architettura rinascimentale, il tempio a pianta centrale, trovando una soluzione originale e complessivamente armonica sia nell’articolazione dei volumi esterni, sia degli spazi interni. Nel 1791 Lotario Tomba abbellì il presbiterio, mentre il coro ebbe un ampliamento nel corso del XVI secolo. Tuttavia il Tramello stesso aveva previsto una leggera dissimmetria alla croce greca nel braccio di ponente, per la presenza della cappella dove, nel 1531 alla fine dei lavori, venne collocata la scultura lignea della Madonna di Campagna. La statua in legno policromo raffigurante la Madonna di Campagna, anticamente molto venerata, e quelle analoghe, di Santa CHIESE piacenzamusei.it Caterina e San Giovanni Battista, risalgono al XIV secolo. Tale datazione è suggerita, ad esempio, dal leggero hanchement del fianco sinistro della Vergine, ancora tipicamente gotico. A partire dal 1530 Giovanni Antonio De Sacchis, detto il Pordenone, realizzò gli affreschi della cupola centrale, della cappella di Santa Caterina, della cappella dei Magi (dove si è individuata anche la partecipazione di aiuti) e, infine, il Sant’Agostino sulla parete sinistra dell’ingresso. L’abilità del pittore nella resa delle figure di scorcio trova la massima espressione negli affreschi della cupola, in particolare nel Dio Padre raffigurato nella lanterna nell’atto di scendere verso l’altare, volteggiando sorretto da putti. La chiesa ebbe il valore di tempio civico e svolse la funzione di cappella ducale dei Farnese; a ciò si devono i riferimenti alla città di Piacenza in alcuni degli affreschi che la decorano. Per esempio, nella lunetta con la Decollazione di Santa Caterina, dove nella scena urbana sullo sfondo si può scorgere il campanile del Duomo, mentre altri riferimenti compaiono nella città alle spalle della scena principale nel San Giorgio e il drago di Bernardino Gatti a destra dell’ingresso. La statua di Ranuccio Farnese, eseguita da Francesco Mochi, dimostra che la funzione di cappella palatina della chiesa si conservò anche nel secolo successivo. L’Annunciazione di Camillo Boccaccino, risalente al 1530 Pordenone e Bernardino Gatti Cupola (XVI secolo) Chiesa di Santa Maria di Campagna (dal 1522) Interno CHIESE piacenzamusei.it Città 97 Chiesa di Santa Maria di Campagna (dal 1522) Interno: sullo sfondo la cappella di Santa Caterina affrescata dal Pordenone; in primo piano in alto sulla sinistra la statua di Ranuccio Farnese di Francesco Mochi e oggi collocata nel presbiterio, costituiva in origine la decorazione delle facce interne delle ante di uno dei due organi della chiesa (all’esterno erano raffigurati Profeti Davide e Isaia, oggi conservati nella Pinacoteca dei Musei Civici di Palazzo Farnese). Degno di nota è il coro ligneo realizzato tra il 1560 e il 1565 da Giulio Rossi. Al piacentino Giulio Mazzoni si deve la decorazione a stucco e affresco della cappella di Santa Vittoria, rarissimo esempio di decorazione tardomanierista di derivazione romana. All’inizio del Seicento, risalgono il San Sebastiano e il San Rocco di Camillo Procaccini nel transetto sinistro. Alla fine del Seicento risale, invece, la pala con La Madonna e Santi di Pier Antonio Avanzini per la cappella di Sant’Antonio (dove è oggi collocato anche il quadro di Camillo Procaccini, raffigurante il Perdono di Assisi datato 1610, originariamente destinato al transetto sinistro), la cui decorazione risale alla metà del secolo successivo per opera di Ferdinando Galli Bibiena. L’Annunciazione di Ignazio Stern è datata 1724, mentre al 1757 risale il gruppo scultoreo con il Crocifisso, la Vergine, San Giovanni e la Maddalena per opera di Jan Geernaert, entrambi nel transetto destro. Grande interesse rivestono anche le tele rettangolari del fregio, eseguite da vari artisti tra la prima metà del Seicento e la prima metà dell’Ottocento, tra cui Alessandro Tiarini, Daniele Crespi, Camillo Gavasetti e altri. Tra le opere ottocentesche conservate nella chiesa si possono ricordare i sei ovali con Santi, opere giovanili di Gaspare Landi. Chiesa di sant’eufemia La fondazione della chiesa risale a prima dell’anno Mille, ma l’attuale costruzione fu fatta erigere, per volere del vescovo Aldo, dopo il ritrovamento del corpo della Santa nel 1091. La consacrazione avvenne nel 1107, anche se un’approfondita analisi architettonica ha evidenziato due fasi costruttive ascrivibili agli ultimi decenni del secolo XI e ai primi del XII. La chiesa subisce pesanti rifacimenti tra il Seicento e il Settecento, in parte eliminati nei restauri. Nel 1904 la facciata fu ricostruita in stile neo-romanico per opera dell’architetto Camillo Guidotti (1853 - 1925). Fortunatamente, nel pronao, si conservano ancora gli splendidi capitelli risalenti al XII secolo. Il tema iconografico dei capitelli, come di consueto, è la vittoria del Bene sul Male, rappresentati rispettivamente a sinistra e a destra; simbolo del Male è, per esempio, la sirena che rappresenta la duplicità della natura. All’interno si trova un pregevole dipinto di Cesare Cesariano (1512), che rappresenta la Madonna con Bambino tra Sant’Eufemia, Sant’Agnese e due Santi guerrieri. Chiesa di Sant’Eufemia (secoli XI-XII) Facciata DOVE: Piazzale delle Crociate, Piacenza Telefono: 0523. 490728 DOVE: Via Sant’Eufemia 27, Piacenza Telefono: 0523.320304 Francesco Mochi Ranuccio Farnese, particolare Città 98 CHIESE piacenzamusei.it Chiesa di Sant’Eufemia (secoli XI-XII) Interno CHIESE piacenzamusei.it Città 99 chiesa di san GIOVANNI IN CANALE La fondazione del complesso conventuale domenicano dedicato a San Giovanni Battista è databile, sulla base di recenti studi documentari, all’anno 1227. Dopo la soppressione nel 1810, la chiesa è riaperta come parrocchiale nel 1862, mentre il convento viene in parte distrutto per l’edificazione in via Nova del complesso conventuale del Carmelo nel 1881. La facciata a capanna presenta le caratteristiche della progettazione ad quadratum, ossia altezza pari a larghezza, tipica delle chiese medioevali italiane. L’impianto planimetrico longitudinale è a sala, detto anche Hallenkirche, Chiesa di San Giovanni in Canale caratterizzato da tre navate della medesima altezza, separate da alti pilastri (1121-1270) secondo un modello documentato nei Facciata paesi germanici. La particolarità però, che ha maggiormente attirato l’attenzione degli studiosi del nostro secolo, è l’adozione di due differenti sistemi di copertura, che distinguono lo spazio dedicato ai frati da quello destinato ai fedeli. La chiesa di patronato della famiglia Scotti, è luogo di sepoltura di famiglie del consorzio gentilizio come i Barattieri, che realizzano la cappella familiare. Nella zona presbiteriale, allungata agli inizi del XVI secolo, si trovano affreschi a quadratura di Francesco Natali (1669 - 1735) e di figura di Sebastiano Galeotti (1676 - 1741) e di Bartolomeo Rusca (1680 - 1750). Si Chiesa di San ricorda la neoclassica cappella della B.V. Giovanni in Canale del Rosario con le celebri tele di Gaspare (1121-1270) Landi (1756 - 1830) e Vincenzo Camuccini Interno (1771 - 1844). Nella navata destra si trovano tracce di affreschi staccati e il sarcofago di Alberto Scotti (XIV secolo). Chiesa di SANt’agostino I lavori per la costruzione del complesso monastico sono iniziati il 14 settembre 1550 con la posa della prima pietra del monastero. In seguito alla soppressione nel 1798, il monastero, divenuto proprietà demaniale, viene destinato a caserma Cantore fino agli inizi degli anni ’90 del XX secolo. La costruzione della chiesa viene ripresa nel 1570 su fondamenta del 1555, come documenta il contratto stipulato con l’impresa di costruzione di Bernardino Panizzari detto il Caramosino (1536 - 1612). L’impianto planimetrico basilicale a cinque navate, con transetto a tre navate e zona presbiteriale con deambulatorio, è il più grandioso della città. Le navate sono delimitate da colonne binate di ordine dorico sormontate dal fregio a metope e triglifi, alle quali corrispondono, tra le navate laterali, pilastri con nicchie. La copertura è a volta a botte nella navata centrale, a cupolette in quelle laterali e a volte a crociera in quelle all’estremità. Ampie finestre serliane si aprono in controfacciata nella parete di fondo, in zona presbiteriale e nelle braccia del transetto. La facciata viene conclusa in stile neoclassico nel 1792, dopo un concorso vinto da Camillo Morigia (1743 - 1795). Famoso il refettorio, da anni adibito a palestra, con l’affresco dell’Ultima Cena di Gian Paolo Lomazzo (1538 - 1600) - andato purtroppo distrutto nell’ultima guerra - di cui rimane una piccola parte. Chiesa di Sant’Agostino (1570) Facciata Chiesa di Sant’Agostino (1570) Cupola DOVE: Stradone Farnese 35, Piacenza DOVE: Via Croce, Piacenza Città 100 CHIESE piacenzamusei.it CHIESE piacenzamusei.it Città 101 chiesa di sant’antonino Chiesa di Sant’Antonino (secoli V-XIV) Veduta esterna e interna Città 102 Tra gli edifici sacri piacentini, la basilica di Sant’Antonino è certamente tra i nuclei dove già anticamente si professava la fede cristiana (IV secolo). Si fa risalire agli ultimi anni di questo secolo, nella primitiva basilica, la traslazione del corpo di Sant’Antonino, patrono della città, soldato romano decapitato sotto le persecuzioni di Diocleziano nel 303. I resti del Santo, trovati nell’ipogeo sottostante alla vicina Santa Maria in Cortina, sono ancora conservati in un’urna sotto l’altare maggiore assieme a quelli di San Vittore, secondo la tradizione, primo Vescovo di Piacenza. La collocazione extra moenia spiega come si tratti di una basilica martyrum posta nel territorio di una necropoli romana ed espose la chiesa a continui saccheggi, fino alla sua distruzione avvenuta nel X secolo. Data la sua particolare struttura, l’edificio è stato considerato il frutto di successive campagne di costruzione, ma l’impianto originario è identificabile con quello sostenuto dal vescovo di Piacenza Sigifredo nel 1014. A quest’epoca risale la pianta a croce latina rovesciata, con il transetto che interseca il corpo longitudinale nella zona dell’ingresso e l’imponente torre ottagonale, la cui massiccia struttura in laterizio è alleggerita da bifore disposte su tre ordini. Il portico, detto del Paradiso è stato costruito nel 1350 dall’architetto Pietro Vago, nobilitando l’accesso che guarda verso la Via Francigena e la città. Sulla sommità sono collocati i pinnacoli aggiunti durante la campagna di restauro del 1912. Nella muratura sono inserite alcune lapidi e due iscrizioni che ricordano l’elezione a Papa del piacentino Tedaldo Visconti, Gregorio X (il quale è ritratto nella statua bronzea di Giorgio Groppi) e la CHIESE piacenzamusei.it discussione dei preliminari della pace di Costanza (1183), che avvenne nei pressi della basilica. Alla seconda metà del XII secolo risalgono le figure del portale in pietra, Adamo ed Eva, riconducibili alle maestranze che lavorarono nel piacentino. L’interno è diviso in tre navate da poderosi pilastri e, nella zona occidentale, la struttura sembra recedere per la presenza della torre poligonale. Il pavimento fu sopraelevato, lasciando in evidenza le basi delle colonne risalenti al periodo preromanico. L’importanza della costruzione è confermata dalla presenza di affreschi (metà XI secolo), che dovevano coinvolgere l’intero edificio e di cui oggi rimangono interessanti tracce nel sottotetto e alla base della torre. Gli affreschi rappresentano un importante ritrovamento sia per la stretta integrazione tra la partitura architettonica e la decorazione, sia per la qualità dei brani pittorici, riconducibili alla scuola lombarda; di fronte all’ingresso ovest si trovava l’affresco rappresentante il Giudizio finale. Al 1624 risalgono gli affreschi del presbiterio, raffiguranti la Gloria di Gesù, realizzati da Camillo Gavasetti, pittore patrocinato dal cardinale Odoardo Farnese. Nello stesso anno venne collocata nella cappella del Santissimo Sacramento la pala raffigurante l’Ultima cena dell’artista genovese Bernardo Castello, commissionata da Bernardo Morando, anch’egli di origini liguri e poeta di corte presso i Farnese. Nel presbiterio sono presenti cinque grandi tele realizzate da Robert de Longe (1693 - 1695) con le Storie di Sant’Antonino, indubbiamente la commissione pubblica più importante del pittore a Piacenza. Si segnalano interventi di restauro ottocenteschi (che determinarono l’attuale facies interna) e novecenteschi, questi ultimi condotti dall’architetto G. U. Arata, rimarchevoli per una rigorosa interpretazione dell’idea di restauro analogico. Chiesa di Sant’Antonino Torre campanaria (XI secolo) Robert de Longe Storie di Sant’Antonino (1693-1695) DOVE: Piazza Sant’Antonino, Piacenza Telefono: 0523.320653 CHIESE piacenzamusei.it Città 103 Piacenza racconta la sua storia attraverso monumenti e sculture passate e recenti. Il suo arredo urbano è testimonianza storica importante. 106 | Statue equestri Francesco Mochi 107 | Dolmen William Xerra 107 | Monumento a Garibaldi Enrico Astorri 108 | Monumento a Romagnosi Cristoforo Marzaroli 108 | Scultura 2000 Giorgio Groppi 109 | Monumento ai Pontieri Mario Salazzari 109 | La Lupa 110 | Monumento a Sant’Antonino Sergio Brizzolesi 110 | Ai Caduti del Mare Franco Pizzi 111 | La Grande Avventura Bruno Cassinari Città MONUMENTI Monumenti della città Statue equestri Ranuccio& Alessandro Farnese I due monumenti equestri raffigurano il condottiero Alessandro (1625) e il figlio Ranuccio Farnese (1620). Ranuccio e Alessandro Farnese furono eseguiti da Francesco da Montevarchi (Arezzo), detto il Mochi (1580 - 1654), per essere collocati nella piazza antistante Palazzo Gotico, detta dei Cavalli, a partire dal XVIII secolo. La prima statua ad essere portata a termine è quella di Ranuccio (1620), nella quale l’artista applica un linguaggio classicista che ben esprime il carattere dell’amministratore dello Stato. Non a caso, infatti, sul basamento si trovano le lastre di bronzo che rappresentano le allegorie del Buon Governo. La statua di Alessandro, invece, rispecchia pienamente la scelta barocca che ben esprime il carattere dinamico del condottiero; nel basamento, per l’appunto, si trovano due scene della battaglia delle Fiandre, che rese celebre in Europa Alessandro Farnese. Ai piedi dei monumenti, quattro putti reggono gli stemmi della città. L’opera fu commissionata dal Consiglio Federativo Provinciale della Resistenza all’artista piacentino William Xerra (1937) nel 1976, per celebrare i trentun anni della Liberazione. Il complesso ricorda gli antichi dolmen neolitici - enormi pietre funerarie di uso tombale collettivo e di grande effetto simbolico - e si tratta di un monumento naturale ed essenziale ai Caduti per la Liberazione. Il complesso delle tre lastre granitiche pesa 400 quintali. dolmen DOVE: incrocio tra Stradone Farnese e Corso Vittorio Emanuele II, Piacenza William Xerra Il monumento fu commissionato dalla Società Garibaldi Reduci Patrie Battaglie nel 1889 ad Enrico Astorri (1859 - 1921), artista piacentino formatosi all’Istituto Gazzola, che successivamente operò in diverse città d’Italia, in Russia, Argentina e Uruguay, seguace dello stile verista. Giuseppe Garibaldi è raffigurato come un generale vittorioso, con l’espressione corrucciata e pensosa. Alla base del monumento, un altro garibaldino è ritratto nell’atto di incitare i compagni. Scultore molto abile nella lavorazione del marmo realizzò per Piacenza il busto di Mazzini, la cappella Ceresa e, per il Comune di Bettola, la statua di Cristoforo Colombo. monumento a garibaldi Dolmen (1976) DOVE: Giardini Margherita, lato Stazione Ferroviaria, Piacenza DOVE: Piazza Cavalli, Piacenza Francesco Mochi In alto: Alessandro Farnese In basso e nella pagina di apertura: Ranuccio Farnese Città 106 Enrico Astorri Monumento a Garibaldi (1889) MONUMENTI MONUMENTI piacenzamusei.it piacenzamusei.it Città 107 Cristoforo Marzaroli Monumento a Romagnosi (1866-1867) monumento a ROMAGNOSI Giorgio Groppi Scultura 2000 (2009) Dedicato a Gian Domenico Romagnosi (1761 - 1835), è stato realizzato tra il 1866 e il 1867 da Cristoforo Marzaroli (1836 - 1871). Originario di Salsomaggiore, egli ricevette una formazione di alto profilo a Piacenza nel Collegio Alberoni, divenne giurista e magistrato, passò all’insegnamento universitario ed emerse come una delle maggiori personalità nel campo della giurisprudenza; fu perseguitato sotto il regime austriaco, prima e dopo il periodo napoleonico. Molti suoi autografi si trovano nella Biblioteca Braidense e una sua statua colossale si trova sotto le logge della Biblioteca Ambrosiana. Nella statua bronzea piacentina è ritratto in piedi, avvolto in una toga, con il volto pensoso e chino e con un braccio al petto, mentre nella mano sinistra tiene uno scritto, segno della sua prodigiosa produzione giuridica. DOVE: Piazzetta San Francesco, adiacente a Piazza Cavalli, Piacenza scultura 2000 L’opera, collocata presso Palazzo Farnese nel 2009, è stata donata alla città dallo scultore Giorgio Groppi e dall’Associazione degli Industriali di Piacenza. L’autore reinterpreta in chiave personale il tema del monumento equestre, che trova nella nostra città una tradizione antica. Fu realizzato nel 1928 per volere del podestà di Piacenza, Giuseppe Barbellini Amidei, sulla base di un bozzetto, opera di Mario Salazzari, un giovane in servizio al Genio Pontieri di Verona. La struttura verticale è alta circa 16 m; sul lato sud sono raffigurati i pontieri nell’atto di spingere una barca mentre soccorrono i bisognosi, verso la città è raffigurata la dea Minerva con gli stemmi a fianco, sul lato opposto una madre che solleva un bimbo verso il Po. A est e a ovest troneggiano il Piave e l’Isonzo, realizzati secondo lo stile della statuaria classica, prendendo spunto dal Monumento ai Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini (piazza Navona a Roma). A mezza stele figurano gli stemmi delle città di Piacenza, Verona, Venezia e Roma. Il Reggimento Pontieri di Piacenza è sempre stato un fiore all’occhiello per l’esercito italiano. monumento ai pontieri DOVE: Piazzale Milano, Piacenza Mario Salazzari Monumento ai Pontieri (1928) L’opera fu commissionata nel 1938 in occasione della proclamazione di Vittorio Emanuele a imperatore di Etiopia. Il potestà di Piacenza, De Francesco, fece arrivare da Roma una copia della lupa capitolina e incaricò l’architetto Pietro Berzolla (1898 - 1984) di realizzare il basamento. Quest’ultimo è composto da un dado di 3,5 m e da due colonne di granito alte 7,30 m (provenienti da Palazzo Farnese), collegate da un architrave recante la scritta S.P.Q.R. e la rievocazione della fondazione della città: Vigile scolta tra i barbari vinti. DOVE: Piazzale Roma, Piacenza la lupa La Lupa (1938) DOVE: Viale Risorgimento (lato Palazzo Farnese), Piacenza Città 108 MONUMENTI MONUMENTI piacenzamusei.it piacenzamusei.it Città 109 monumento a sant’ antonino La statua bronzea di Sergio Brizzolesi (1933) raffigura il santo patrono di Piacenza, un soldato valoroso che si convertì al Cristianesimo affrontando il martirio. Installata nel 2002, la statua regge nella mano destra uno stendardo, mentre l’altra mano è appoggiata alla croce che porta raffigurata sul petto. Nel basamento, un meccanismo fa roteare la statua su se stessa in senso orario, grazie al segnale satellitare trasmesso dall’Istituto Galileo Ferraris di Torino. Il basamento racchiude otto formelle: cinque sono dedicate a Piacenza e le restanti tre, a luoghi artistici della provincia. DOVE: collocato tra il Pubblico Passeggio e il Corso Vittorio Emanuele II, Piacenza L’opera è stata portata a termine nel 1983 dall’artista piacentino Bruno Cassinari (1912 - 1992), in occasione delle celebrazioni per il bimillenario della fondazione della città. Sul basamento di granito sono incisi i versi del poeta Salvatore Quasimodo “Ognuno sta solo sul cuore della terra / trafitto da un raggio di sole / ed è subito sera”. La Grande Avventura è collocata in piazzetta Tempio tra palazzo Marliani e palazzo Scotti da Vigoleno, edificio risalente alla metà del XVIII secolo e sede della Prefettura. Bruno Cassinari è uno dei maggiori artisti italiani del secondo Novecento; partecipò al celebre gruppo milanese di Corrente, fu in amicizia con Picasso ad Antibes, tenne una grande mostra antologica a Piacenza a Palazzo Farnese nel 2003. la grande avventura Sergio Brizzolesi Monumento a Sant’Antonino (2002) AI caduti del mare DOVE: Via San Giovanni (Piazzetta Tempio), Piacenza L’opera, portata a termine nel 1986 dall’artista piacentino Franco Pizzi, fu commissionata per ricordare i Caduti del Mare. Il monumento è costituito da un’ancora e da un’onda e si trova nel giardino di fronte al Liceo Pedagogico in via Beverora. L’autore ha voluto rappresentare un’onda il cui ricciolo si trasforma in una figura umana, mettendo in risalto il rapporto tra l’uomo e il mare, a ricordo di tutti i dispersi. Si tratta di un pezzo unico, fuso presso l’Arsenale, costituito da una particolare lega che ha permesso una maggiore resistenza all’ossidazione. DOVE: Via Beverora, Piacenza Bruno Cassinari Franco Pizzi Ai Caduti del Mare (1986) Città 110 La Grande Avventura (1983) MONUMENTI MONUMENTI piacenzamusei.it piacenzamusei.it Città 111 114 | Palazzo Gotico 115 | Palazzo dei Mercanti 115 | Palazzo del Governatore 116 | Palazzo Galli 117 | Palazzo della Provincia 117 | Palazzo Mischi 118 | Palazzo Rota Pisaroni 119 | Palazzo Falconi 119 | Palazzo Baldini Radini Tedeschi 120| Palazzo Scotti di Sarmato 120| Palazzo Anguissola Cimafava Rocca 121 | Palazzo Landi delle Caselle 121 | Palazzo Malvicini Fontana 122| Palazzo Anguissola di Grazzano 122| Palazzo Ferrari Sacchini 123| Palazzo Giacometti 123| Palazzo Bertamini Lucca 124| Palazzo Landi (del Tribunale) Città PALAZZI 125| Palazzo Madama 125| Palazzo Mandelli 126| Palazzo Costa 127| Palazzo Scotti da Vigoleno 127| Palazzo Somaglia palazzo gotico Palazzo Gotico (1281) Scorcio esterno Palazzo Gotico (1281) Salone Sorse nel 1281 sull’area in cui sorgevano il convento di San Bartolomeo e la chiesa di Santa Maria de Bigulis, per iniziativa di Alberto Scoto, potente signore della città, che ne affidò la realizzazione agli architetti piacentini Pietro da Borghetto, Gherardo Campanaro, Pietro da Cagnano e Negro de’ Negri. L’edificio gotico, per la forma ogivale degli archi, è ritenuto uno dei più significativi esempi italiani di Palazzo Comunale. Nel XVII secolo il salone del primo piano di 700 mq, già adibito alle riunioni dell’Anzianato, fu trasformato in teatro a legno, mentre sulla torretta fu collocata una campana di bronzo che, ancora oggi, è utilizzata in occasioni speciali. Il palazzo subì diversi rimaneggiamenti tra il XVI e il XVII secolo, come si deduce da vecchie fotografie, compreso un balcone verso la piazza. Verso la metà del XIX e gli inizi del XX secolo alcuni interventi liberarono il palazzo da sovrastrutture e da modifiche che avevano alterato la conformazione originaria. Oggi la facciata risulta spartita in due ordini: quello inferiore è distinto da cinque possenti arcate a sesto acuto che determinano un portico a due navate coperto da volte a crociera, il superiore, in laterizio, è ritmato invece da sei finestroni a tutto sesto arricchiti da svariati ornati di cotto. Tra la quarta e la quinta finestra è ospitata entro una nicchia, la copia di una statua raffigurante Maria con il Bambino (l’originale, del XIII secolo, è al museo civico), proveniente dalla vicina chiesa di San Francesco. I fianchi dell’edificio presentano soluzioni analoghe al fronte e sono retti da arcate con coronamento a cuspide. La sala del primo piano è adibita a sede di mostre, esposizioni e incontri istituzionali. DOVE: Piazza Cavalli, Piacenza Città 114 PALAZZI piacenzamusei.it Palazzo dei mercanti L’edificio, realizzato su due piani con un vasto portico, fu l’antica sede della Mercanzia di Piacenza e venne riedificato tra il 1679 e il 1697 su progetto di C. Caccialupi. Nel 1840 fu donato al Comune di Piacenza dalla duchessa Maria Luigia. Lo scalone d’onore, affrescato nella volta, presenta una pregevole balaustra su cui è posta una statua raffigurante la Giustizia. Oggi vi ha sede il Municipio, che utilizza la spaziosa sala consigliare del primo piano. DOVE: Piazza Cavalli, Piacenza Palazzo dei Mercanti (16761697) • Facciata palazzo del governatore Così denominato, perché dopo il suo rifacimento settecentesco fu sede fino al 1860 degli uffici del governatore della città. Opera di L. Tomba, l’edificio ben s’inserisce con la sua lunga sagoma nel contesto della piazza. La facciata è siglata in alto da due torrioni angolari squadrati e da statue classiche che affiancano la cimasa centrale con l’orologio. Calendario e meridiana vennero installati nel 1793 dal fisico G.F. Barattieri. Attualmente è sede della Camera di Commercio. DOVE: Piazza Cavalli, Piacenza PALAZZI piacenzamusei.it Città 115 palazzo galli Palazzo Galli è uno dei più eminenti della città, tant’è che nel periodo dell’amministrazione francese (1802 - 1814) venne adibito ad alloggio del Governatore di Piacenza. Già segnalato nel XVII secolo come di proprietà della famiglia Raggia, prende oggi nome dalla famiglia dei conti Galli, che lo possedette dal 1767 sino al 1872, anno in cui venne acquistato dalla Banca Popolare Piacentina, che commissionò, tra gli anni 1904 e 1905, per lo scalone d’onore, gli affreschi raffiguranti l’Allegoria della terra di Alfredo Tansini e L’apoteosi dell’Italia di Francesco Ghittoni. Alla committenza Raggia si devono, invece, gli affreschi del Salone del primo piano raffiguranti Storie di Giulio Cesare, opera del pittore Giovanni Ghisolfi (1623 Palazzo Galli (XVII-XVIII secolo) - 1683), mentre alla committenza Galli Facciata e scorcio si deve, nello stesso Salone, l’affresco di via Mazzini sulla volta raffigurante Giulio Cesare accolto nell’Olimpo da Mercurio, attribuito a Giuseppe Milani (1716 - 1796). Allo stesso artista si deve l’affresco sullo scalone d’onore raffigurante l’Allegoria del mare. Venduto nel 1919 al Consorzio Agrario (nel 1892 fu in esso fondata la Federazione italiana dei Consorzi Agrari), la storia di Palazzo Galli tornò di nuovo a legarsi con quella di un istituto di credito, quando la Banca di Piacenza vi aprì il suo primo sportello e iniziò, in seguito, l’acquisto degli edifici del vicino isolato, fra cui il Palazzo dei conti Barattieri di San Pietro. Il trasferimento del Consorzio Agrario nel nuovo Palazzo dell’Agricoltura di via Colombo rese possibile, nel 1997, la riappropriazione di questo storico immobile da parte della Banca locale che, a seguito di lavori di restauro prontamente avviati, ha Palazzo Galli (XVII-XVIII secolo) restituito il Palazzo alla fruizione da parte della città. Salone dei depositanti DOVE: Via Mazzini 14, Piacenza Città 116 PALAZZI piacenzamusei.it Palazzo della provincia Il palazzo della Provincia è considerato il più alto esempio di edificio in stile umbertino a Piacenza e costituisce un complesso di grande equilibrio spaziale e volumetrico, vivacizzato da elementi Liberty. Progettato dall’Ufficio tecnico provinciale nel 1912, fu successivamente rielaborato nelle attuali forme dall’architetto Manfredo Manfredi, già impegnato a Roma in grandi committenze pubbliche (monumento a Vittorio Emanuele II e Palazzo del Viminale). DOVE: Via Garibaldi 50, Piacenza Palazzo della Provincia (dal 1912) • Facciata palazzo mischi Realizzato nella prima metà del 1700, l’edificio presenta una facciata sobria sulla quale emergono tracce della decorazione ad affresco, arricchita da un bel balcone centrale in ferro battuto. Il cortile porticato presenta un acciottolato a disegni floreali e immette allo scalone che, per le vedute “ad angolo” di chiaro influsso bibienesco, costituisce il motivo di maggior interesse di tutto l’edificio. L’affresco della volta è riconducibile a B. Rusca e alla sua bottega. DOVE: Via Garibaldi 24, Piacenza Palazzo Mischi (I metà del 1700) Facciata PALAZZI piacenzamusei.it Città 117 palazzo rota pisaroni Palazzo Rota Pisaroni (XVIII secolo) Fronte su via Sant’Eufemia Il palazzo è commissionato tra il 1750 e il 1762 dalla famiglia Rota che, nel 1769, ottiene il titolo comitale. Il progetto è stato attribuito a Domenico Cervini (1689 1756). Acquistato nel 1830 dalla cantante Rosmunda Benedetta Pisaroni, dal 1906 è di proprietà della Cassa di Risparmio che ne ha affidato il restauro all’architetto Franco Albini. Nel 2007 è stato acquistato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, che ha affidato il restauro all’architetto Angelo Benzi. Di grande effetto è la ricca decorazione tardobarocca della facciata su strada, caratterizzata da un portale a profilo mistilineo e balcone con ringhiera in ferro battuto. La scala nobile segue lo schema della scala libera, ossia è aperta verso il cortile, nella variante a rampe contrapposte detta a tenaglia. Nel salone d’onore a doppia altezza è raffigurata, nella medaglia, la caduta di Fetonte dipinta da Luigi Mussi (1694 1771), entro quadrature del Natali. Sulle pareti vengono collocate, entro cornici in stucco, i fiori di Margherita Caffi (1670 1780), le Stagioni Ludovico Trasi e le Eroine dell’Antico Testamento di Giovanni e Antonio Rubini (1730 ca.). DOVE: Via Sant’Eufemia 13, Piacenza Palazzo Rota Pisaroni (XVIII secolo) Portico Città 118 PALAZZI piacenzamusei.it Palazzo falconi Il palazzo presenta una graziosa scala a rampe parallele con volta nervata e lanterna al centro, attraverso la quale si accede alla loggia del primo piano che immette nel salone decorato da G. B. Ercole, pittore apprezzato nella quadratura e nella figura: vi sono rappresentati Mercurio, Apollo, Ercole e Anteo, dipinti a monocromo tra esedre e colonne che tendono a dilatare lo spazio. DOVE: Via Sant’Antonino 3, Piacenza Palazzo Falconi (XVIII secolo) Volta della scala palazzo baldini radini tedeschi Il palazzo, organizzato intorno a tre cortili, occupa un fronte di 80 m prospiciente la via San Siro. Al piano nobile, di rilievo il vasto salone a doppio corpo, al quale si accede percorrendo lo straordinario scalone d’onore di derivazione bibienesca. Notevoli gli apparati decorativi ad affresco realizzati da importanti pittori: D. Piola, R. De Longe, B. Rusca e F. Natali. DOVE: Via San Siro 72-74-76, Piacenza Palazzo Baldini Radini Tedeschi (XVIII secolo) PALAZZI piacenzamusei.it Città 119 Palazzo scotti di sarmato Costruito a partire dal 1772, probabilmente su progetto di C. Morelli, ha imponenti dimensioni. La scala nobile si caratterizza per la preziosità dei materiali e per le decorazioni a stucco di gusto bibienesco. Di particolare interesse, la visione d’insieme dello splendido giardino all’italiana, fruibile dalla cancellata posta in Stradone Farnese, di fronte alla facciata della basilica Sant’Agostino. Palazzo Scotti di Sarmato (XVIII secolo) • Scala DOVE: Via San Siro 17, Piacenza palazzo anguissola di cimafava rocca Edificio di imponenti dimensioni; l’ampio atrio a pilastri apre al cortile centrale che si dilata verso il giardino, separato da scenografiche arcate, reggenti un percorso pensile che collega le due ali interne. Salendo attraverso lo scalone si giunge al grande salone d’onore che costituisce l’elemento di maggior rilievo del palazzo: di vaste dimensioni, presenta un’elegante decorazione a stucco e un notevole ciclo pittorico dedicato ad Alessandro Magno, che risente degli influssi della pittura veneta, da Tiepolo a Fontebasso. Palazzo Anguissola di Cimafava Rocca • Salone Città 120 DOVE: Via Giordani 2, Piacenza PALAZZI piacenzamusei.it palazzo landi delle caselle Il palazzo fu edificato nella seconda metà del XVIII secolo e presenta una facciata di notevole estensione, ornata da balconi in ferro battuto. Un appartamento interno fu progettato dal piacentino L. Tomba. Dopo aver attraversato l’ampio cortile porticato, attraverso lo scalone d’onore si accede alla galleria e all’ingresso; gli affreschi che adornano vari ambienti interni sono riconducibili ai pittori milanesi Schiepati, Corneliani e Legnani. DOVE: Stradone Farnese 32, Piacenza Palazzo malvicini fontana Vasto edificio con facciata riccamente decorata con elementi che rinviano all’influsso dei Bibiena. L’ampio cortile presenta due lati con portico, da uno dei quali si accede all’imponente scalone d’onore a tre rampe, decorato da pitture, assai alterate, e da decorazioni plastiche, meglio conservate. DOVE: Via Verdi 13-15, Piacenza Palazzo Malvicini Fontana (XVII secolo) • Cortile PALAZZI piacenzamusei.it Città 121 Palazzo anguissola di grazzano Progettato da Cosimo Morelli, che operò a lungo per Papa Braschi a Roma, presenta elementi tardobarocchi che convivono con motivi Luigi XVI. Lo scalone d’onore segue uno schema che trova riferimenti nella scala berniniana di palazzo Barberini in Roma. A. Della Nave e A. Villa hanno decorato la volta dello scalone e dipinto ad affresco il salone delle feste, ove sono inserite strutture architettoniche e bassorilievi assegnabili a G. B. Ercole. DOVE: Via Scalabrini 7, Piacenza Palazzo Anguissola di Grazzano (1777) • Scala Palazzo Giacometti (II metà XVIII secolo) Palazzo che risente dell’influsso dei Bibiena. La vivace facciata barocca presenta due ordini di finestre ravvivate da timpani e, sopra di esse, mensole rigonfie unite fra loro da grosse ghirlande di chiaro gusto bibienesco. Il cortile interno, dal doppio loggiato, apre allo scalone a tre rampe con altana, decorato a stucco. All’interno, pregevoli decorazioni riconducibili a R. De Longe e a M. Rizzi. DOVE: Via Carducci 11, Piacenza Palazzo Ferrari Sacchini • Volta dello scalone 122 L’edificio, realizzato nella seconda metà del XVIII secolo, presenta un’imponente facciata in cotto, con tre ordini di finestre. All’interno è organizzato secondo il consueto schema ad U. L’edificio è sovrastato da altana, una delle più alte della città. Imponente lo scalone d’onore, di chiara derivazione bibienesca. Decorazioni ottocentesche arricchiscono le varie sale. Dal cortile è visibile l’abside della chiesa basilicale di Sant’Antonino. DOVE: Via Roma 99, Piacenza palazzo ferrari sacchini Città palazzo giacometti PALAZZI piacenzamusei.it Palazzo bertamini lucca Il palazzo fu costruito dalla ricca famiglia di mercanti liguri dei Bertamini, che già possedevano un grande palazzo a Fiorenzuola. La facciata in mattoni a vista riporta un bel cancello in ferro, con gigli farnesiani; al piano terra il porticato si affaccia sul giardino, mentre lo scalone a due rampe parallele, di tradizione bibienesca, conduce all’ampio salone dai raffinati stucchi e dalle volte decorate con affreschi realizzati attorno al 1870 da E. Prati. DOVE: Via Sopramuro 60, Piacenza Palazzo Bertamini Lucca (XVIII secolo) Palazzo Malvicini Fontana (XVII secolo) • Cortile PALAZZI piacenzamusei.it Città 123 palazzo landi (del tribunale) Palazzo Landi (fine XVIII - inizio XIX secolo) Portale in marmo Palazzo Landi (fine XVIII - inizio XIX secolo) E’ il più affascinante esempio di residenza signorile del Rinascimento a Piacenza. Edificato alla fine del XV secolo da Manfredo Landi, consigliere dei Duchi di Milano, nel 1578 il complesso fu requisito dal duca Ottavio Farnese, per vendicare la congiura contro il padre Pier Luigi, cui aveva partecipato anche Agostino Landi. Divenne così sede del Supremo Consiglio di Giustizia e poi del Tribunale delle Finanze. Attualmente ospita il Tribunale e la Corte d’Assise. Manfredo Landi affidò la realizzazione della facciata a Giovanni Battagio da Lodi, artefice nel 1488 del Tempio della Incoronata a Lodi, e al genero di questi, Agostino de Fonduli, promulgatore del linguaggio di Bramante da lui assimilato mentre lavorava alla chiesa milanese di San Satiro. Di diretta derivazione dalle soluzioni bramantesche è l’elegante fregio in terracotta che, nel percorrere le due facciate del palazzo, ne alleggerisce la severa struttura, animata solo dalle lunette che incorniciano alcune finestre. Lo splendido portale in marmo, è opera invece dello scultore lombardo Giovan Pietro da Rho, autore del portale di palazzo Stanga di Cremona, ora al Louvre. La sagoma del portale riprende quella degli antichi archi di trionfo romani ed è ornata sul fronte da due medaglioni classici, includenti profili virili. Entrando attraverso il settecentesco atrio, si raggiunge il cortile con un quadriportico retto da colonne, che presenta sulle pareti una decorazione in cotto analoga a quella della facciata. DOVE: Vicolo del Consiglio 12, Piacenza Particolare del portale in marmo Città 124 PALAZZI piacenzamusei.it palazzo madama Il Palazzo di Madama Margherita de’ Medici, madre di Ranuccio II, fu da lei fatto costruire nel 1658. Nel Settecento erano molto noti i giardini che digradavano a terrazze dal retro dell’edificio verso il Po. Palazzo Madama fu destinato a Dogana nel 1779 e, verso il 1866, fu trasformato in carcere. Dopo un lungo restauro, oggi, è sede degli uffici della Procura della Repubblica. DOVE: Vicolo del Consiglio 15, Piacenza Palazzo mandelli Il grande edificio, attualmente sede della Banca d’Italia, occupa l’intera via Mandelli ed è organizzato attorno a due cortili. La facciata principale, che si sviluppa per ben 75 m, è a tre ordini di finestre. L’atrio è il più vasto tra quelli dei palazzi piacentini e conduce al cortile d’onore, che reca sulla destra lo scalone nobile a due rampe parallele. Il grande vano della scala costituisce uno degli ambienti meglio conservati dell’edificio. DOVE: Via Mandelli 14, Piacenza Palazzo Mandelli (XVIII secolo) Ingresso PALAZZI piacenzamusei.it Città 125 palazzo costa L’edificio, realizzato su progetto di Ferdinando Bibiena, è uno degli esempi più sontuosi e significativi dell’architettura nobiliare tardo secentesca a Piacenza. Da segnalare le eleganti soluzioni a bugnato liscio della facciata, arricchita da raffinati stucchi e ferri battuti rococò. Il palazzo si sviluppa su tre lati porticati attorno ad un vasto giardino con balaustra e statue dedicate alle stagioni. Originale soluzione quella adottata per lo scalone d’onore, luminoso e scenografico, con la prima rampa inserita nelle tre arcate del portico, come si trattasse di una macchina teatrale; nel grande vano, graziosamente decorato a stucchi e ad affreschi, sono presenti le statue di Giunone, Venere, Flora, e Pomona. Sul lato opposto, una Palazzo Costa (tardo XVII secolo) scala ellittica con gradini a sbalzo e ferri battuti di elevata qualità. Dallo scalone Facciata si giunge alla lunga Galleria Bibiena, dove sono visibili 76 grandi incisioni di architetture dei Bibiena, attraverso la quale si accede al salone (1699), un capolavoro di prospettive a cinque ordini architettonici, ideato da F. Galli Bibiena, con la collaborazione di G. E. Draghi, autore dello sfondato del soffitto, nel quale vengono rappresentati Bacco e Arianna. Le altre sale sono state adibite a Museo Ambientale, aperto al pubblico (per il quale rimandiamo alla sezione Musei della città), e presentano un’interessante raccolta di eleganti mobili settecenteschi oltre ad un’importante quadreria. Palazzo Costa (tardo XVII secolo) Sala degli Stucchi DOVE: Via Roma 80, Piacenza Telefono: 0523.306137 338.7451756 Apertura: tutto l’anno, visite guidate gratuite su appuntamento. Città 126 PALAZZI piacenzamusei.it palazzo scotti da vigoleno Il palazzo, attualmente sede della Prefettura, presenta una struttura semplice e lineare, ma di notevoli dimensioni, con un grandioso atrio. Il grande scalone ha configurazione inconsueta e fortemente monumentale. Splendido il salone d’onore integralmente affrescato. Gli autori dell’importante apparato decorativo del salone sono B. Rusca per il gruppo delle figure, mentre gli affreschi relativi ai motivi architettonici sono riconducibili a G. e F. Natali. Palazzo Scotti da Vigoleno (dal 1718) DOVE: Via San Giovanni 17, Piacenza Palazzo somaglia Realizzato sul finire del Seicento, presenta una facciata semplice nelle linee, scandita da tre ordini di finestre e illeggiadrita da tre balconcini bombati in ferro battuto. Di grande interesse è lo scalone a quattro rampe ad andamento obliquo. Gli affreschi che ornano le volte del vano della scala sono assegnabili al quadraturista F. Natali con la collaborazione, nelle parti figurate, di R. de Longe e della sua bottega (prima metà del XVIII secolo). DOVE: Via Taverna 66, Piacenza Palazzo Somaglia (1688) Interno PALAZZI piacenzamusei.it Città 127 I teatri di Piacenza: spazi affascinanti che raccontano storie ed emozioni di diverse epoche. 130 | Teatro Municipale 132 | Teatro Comunale Filodrammatici 134 | Chiesa di San Vincenzo “Sala dei Teatini” 136 | Teatro San Matteo 137 | Teatro Gioia Città TEATRI teatro municipale La notte di Natale del 1798 bruciò il Teatro della Cittadella, che era stato il centro dell’attività di spettacolo per oltre 150 anni, destinato soprattutto all’aristocrazia e alla corte ducale e, il 24 agosto 1803, iniziò la costruzione del nuovo Teatro su progetto del piacentino Lotario Tomba e per iniziativa di una Società privata appositamente costituita da nobili della città. Vi si trovano tutte le novità introdotte nell’architettura teatrale dal Piermarini e dal Morelli nell’ultimo quarto del secolo XVIII: la forma della sala con curvatura a ellisse, contornata da quattro ordini di 26 palchi allineati in balconata continua, con soprastante loggione e chiusa da volta ellittica centinata. L’inaugurazione avvenne la sera del 10 settembre 1804 con l’opera Zamori, appositamente composta e diretta da Giovanni Simone Mayr, il maggior musicista del momento. Il Teatro fu ceduto nel 1816 alla Comunità di Piacenza, per cui si chiamò comunitativo. Nel 1826 furono eseguiti interventi di abbellimento da parte di Alessandro Sanquirico, celebre scenografo della Scala dal 1806 al 1832, che dipinse anche il Sipario Fiammingo con un ballo campestre. Tre anni dopo il Podestà Luigi Guarnaschelli poté dar luogo alla costruzione della facciata, che rimase quella progettata da Lotario Tomba, con porticato a sette archeggiature in bugnato. Nel 1857 furono compiuti importanti interventi di risanamento e abbellimento, che portarono il Teatro nelle forme di eccellenza tuttora ammirabili. Si cominciò dalla sala dei pittori scenografi e, successivamente, la decorazione artistica riguardò il foyer e la sala di spettacolo ad opera di numerosi artisti piacentini. Il foyer fu suddiviso da vetrate in tre ambienti comunicanti, con un effetto di ampia spazialità, e la volta fu dipinta a fresco; la Sala del Caffè a destra dell’atrio è stata rinnovata e riaperta il 27 gennaio 2001 (primo centenario della morte di Giuseppe Verdi, di origini e di residenza piacentine), insieme al consolidamento statico e al restauro di tutto l’immobile, principalmente ad opera del Comune di Piacenza. All’ingresso della Sala delle Rappresentazioni fu posto un cammeo a stucco con il ritratto del Tomba, mentre la volta della sala ellittica fu dipinta da Girolamo Magnani, che la suddivise in otto scomparti. Le elegantissime cornici e l’arco di proscenio furono indorate in foglia d’oro da artisti piacentini, ai quali si devono anche le graziose bandinelle o rideaux dei palchi sostituite alle cortine primitive. Fu intagliato e dorato anche il Palco della Corona con le sue imponenti e raffinate protomi zoomorfe. Di speciale pregio e bellezza rimangono le lampade della sala, a candeliere e a palloncino, che ricordano rispettivamente l’illuminazione a candele sostituita da quella a gas nella metà dell’Ottocento. Nel 2004 è stata pubblicata una monumentale monografia, in cui si ricostruiscono dalle origini le vicende architettoniche e artistiche, con un catalogo delle opere liriche, dei concerti e balletti e degli spettacoli in prosa. Teatro Municipale (1803-1804) Interno e volta DOVE: Via Verdi 41, Piacenza Teatro Municipale (1803-1804) Corridoi Città 130 Teatro Municipale (1803-1804) Palcoscenico TEATRI piacenzamusei.it Telefono: 0523.492254 Biglietteria: 0523.492251 E-mail: [email protected] Teatro Municipale (1803-1804) Facciata TEATRI piacenzamusei.it Città 131 teatro comunale filodrammatici Teatro Comunale Filodrammatici Facciata Città 132 Inaugurato il 25 ottobre 2000, dopo i lavori di restauro che hanno riportato platea e palchi all’antico splendore, può essere definito una presenza storica nel percorso culturale di Piacenza e un piccolo e prezioso esempio di luogo d’arte degno di attenzione. Nel 1549, all’incrocio tra via San Siro e via Solferino (l’attuale Via Santa Franca), le monache cistercensi di Santa Franca iniziarono la costruzione di una chiesa in cui poter trasportare il corpo della loro patrona. La pianta era basilicale con una sola navata coperta da una volta a botte; a lato fu realizzato il convento per le monache, ora trasformato in sede del Conservatorio e dedicato al musicista piacentino Giuseppe Nicolini. Ai primi dell’800, con il dominio napoleonico, il complesso, la chiesa e il monastero diventarono proprietà dell’amministrazione pubblica; durante il governo di Maria Luigia d’Austria fu ceduto al Comune di Piacenza che lo destinò a diversi usi. Successiva fu la trasformazione in teatro, realizzato all’interno della ex chiesa di Santa Franca e inaugurato nel 1908. Si arrivò agli anni Ottanta e il tetto cominciò a cedere; una lunga e forzata chiusura per i lavori di restauro fu inevitabile. Nel settembre 2000 fu riaperto per iniziativa del Comune con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e della Regione Emilia Romagna. Dal 2001, il Teatro Comunale Filodrammatici è la sede primaria di Teatro Gioco Vita, direzione artistica Diego Maj, che vi ospita una parte di programmazione della Stagione di Prosa Tre per Te del Teatro Municipale di Piacenza, il Festival di teatro contemporaneo L’altra scena e il teatro danza, le stagioni di teatro ragazzi e attività collaterali. Attualmente il teatro accoglie circa 300 posti. Nel dettaglio architettonico, la facciata del Teatro Comunale TEATRI piacenzamusei.it Filodrammatici, realizzata dall’ing. Giovanni Gazzola in stile liberty, è divisa in tre parti ognuna con un’entrata: una principale e, ai lati, due minori. Il motivo decorativo che caratterizza l’esterno è definito ad ali di farfalla, poiché le cornici seguono linee curve in armonia con la scelta di colori delicati come rosa e grigio; i portoni e le parti in ferro battuto ricalcano gli stessi motivi artistici. Da osservare con attenzione i lampioncini posti per illuminare la facciata, che presentano un’insolita coda a serpentina, rendendoli tra gli oggetti liberty più interessanti della città. Questo stile decorativo, che ricorda l’arte floreale, ha come caratteri costanti l’asimmetria, il richiamo alle forme della natura, la predilezione per le curve, i movimenti flessuosi, l’utilizzo del ferro e del vetro. Dalla porta principale si accede al foyer dal pavimento alla veneziana, dove campeggia la scritta 1908 a ricordo dell’anno dei lavori di ristrutturazione e successiva inaugurazione. La sala a ferro di cavallo è circondata da loggiati su due ordini: cavea e boccascena sono ornati da intagli in legno dorato. I due ordini di gallerie sono sostenuti da pilastrini e arcatelle tipo palchetti; i colori dominanti sono l’avorio e il verde tenue, mentre le decorazioni floreali sono dorate a stucco e con inserti geometrici che ornano il proscenio. Il soffitto della sala, una volta divisa a spicchi, è affrescato con motivi a mazzo di fiori (glicini, rose, dalie, gerbere). Il palcoscenico è proporzionato alle non vaste dimensioni della sala, ma adeguatamente attrezzato. Si conserva il sipario originale sottoposto recentemente a restauri, ma non ancora montato. Sul palcoscenico è possibile osservare elementi architettonici legati all’originaria destinazione religiosa: la copertura a volta e alcuni semipilastri. L’ultima ristrutturazione ha permesso di allestire ampi camerini per artisti e uffici. Teatro Comunale Filodrammatici Palcoscenico Teatro Comunale Filodrammatici Gallerie e platea DOVE: Via Santa Franca 33, Piacenza Telefono: 0523.315578 Biglietteria: Via San Siro 9, Piacenza TEATRI piacenzamusei.it Città 133 Chiesa di san vincenzo “sala dei teatini” Sala dei Teatini Facciata e interno La chiesa di San Vincenzo, iniziata nel 1595, viene consacrata il 29 giugno 1612. Chiusa nel 1810, viene riaperta nel 1822 per iniziativa di alcuni privati che, nel 1843, cedono l’intero complesso conventuale ai Fratelli delle Scuole Cristiane, che lo vendono negli anni ‘70 del XX secolo al Comune di Piacenza. Nel 2010 ha meritato il premio Gazzola per il restauro, condotto per destinare la chiesa a sala prove per orchestre e auditorium, in seguito al quale ha assunto la denominazone di Sala dei Teatini. La costruzione della nuova chiesa, che presumibilmente riutilizza la precedente come transetto, viene commissionata dai padri Teatini al confratello napoletano Pietro Caracciolo, nel 1595. L’impianto planimetrico è a pianta longitudinale con transetto, suddivisa in tre navate da colonne di ordine tuscanico e conclusa, nella crociera, da una cupola sormontata da un alto tiburio sopralzato esternamente, oltre la cornice marcapiano, concluso dal lanternino. Nelle navate laterali si sussegue una serie di cupolette (come nella chiesa di Sant’Agostino), mentre la navata centrale è coperta da una volta a botte unghiata in corrispondenza delle finestre. All’interno è presente un ciclo ad affresco (1706 - 1712) con opere di figura di Robert De Longe (1646 - 1709) e di Giovan Evangelista Draghi (1654 - 1712) nella cupola e nel transetto di quadratura dei piacentini Andrea e Giambattista Galluzzi, mentre la volta a botte della navata centrale (1760 - 1761) è affrescata dai lombardi Felice Biella (quadratura) e Federico Ferrario (figura). In zona presbiteriale si ricordano le tre scene del martirio di San Vincenzo, dipinte dal già citato Robert de Longe; le pale d’altare delle cappelle sono conservate presso la pinacoteca del Museo Civico di Palazzo Farnese. Sala dei Teatini Palcoscenico DOVE: Via Scalabrini 9, Piacenza Telefono: 0523.492251 0523.492259 Città 134 TEATRI piacenzamusei.it TEATRI piacenzamusei.it Città 135 teatro san matteo Teatro San Matteo Aperto nel 1986, dopo i restauri realizzati da Teatro Gioco Vita, grazie ai finanziamenti reperiti autonomamente dalla compagnia guidata da Diego Maj, il Teatro San Matteo rivela nell’architettura origini sacre: da tempietto protoromantico a chiesa dell’ospizio di San Matteo destinata al culto fino al 1895. Nel 900, muta radicalmente la propria vocazione e conosce un momento di splendore, in virtù della trasformazione in sala cinematografica: il Verdi, questo il nome del cinema, ospitava avanspettacolo e un impegnativo repertorio di prosa, ridotto nei tardi anni Trenta a piccolo cinema di terz’ordine. Nel 1987, il teatro alza il sipario su Odissea, spettacolo d’ombre di Teatro Gioco Vita. Da allora l’attività si articola intorno a programmazioni serali di teatro d’autore, comico e di ricerca, e a una programmazione pomeridiana per le famiglie e la mattina per le scuole. Ospita, inoltre, laboratori teatrali, incontri, conferenze. Con circa 200 posti, ha comunque permesso un contatto sempre più stretto con gli spettatori, dando un contributo notevole al rinnovamento del pubblico teatrale in città e nel territorio. Dalla stagione 2003/2004 il Teatro è stato messo a disposizione di associazioni e gruppi teatrali amatoriali. L’edificio è un valido esempio di chiesa minore posta in una zona che, in passato, era uno degli accessi principali della città. Un complesso scultoreo attribuito da alcuni a Niccolò, allievo di Wiligelmo, è l’architrave dell’ingresso laterale, conservata al Museo Civico di Piacenza; una seconda architrave è murata nella facciata e riporta scolpita una mano benedicente. La facciata è stata sottoposta a un impegnativo intervento di consolidamento e restauro a fine anni Novanta. 136 Il Teatro Gioia è di proprietà della Fondazione di Piacenza e Vigevano che, dopo aver curato il recupero dell’edificio su progetto di Marcello Spigaroli, lo ha dato in locazione a Teatro Gioco Vita. Ha sede nell’ex Chiesa dei Gesuiti fondata attorno all’anno Mille da cittadini che la dedicano alla SS. Trinità. Viene donata al monastero di San Savino (1031) che la cede ai frati Minimi (1492), i quali la intitoleranno al loro fondatore Francesco di Paola. All’interno, con la costruzione di una complessa impalcatura lignea, s’inserisce un nuovo teatro dedicato a Gian Domenico Romagnosi. Nella sala si programmano spettacoli di teatro leggero e d’intrattenimento. La platea è circondata da 2 ordini continui, conclusi in sommità da una piccola galleria, la zona scenica e il retropalco si concentrano nel presbiterio, articolandosi su più livelli; ospita circa 250 spettatori. Nel 1887 torna ad essere una chiesa e viene ceduta ai Gesuiti che smantellano la struttura teatrale, dotano l’aula di un nuovo apparato pittorico-decorativo e intervengono anche sulla ricostruzione del campanile; fu riconsacrata nel 1896 e intitolata al Sacro Cuore. L’edificio è composto da un’unica navata coperta a botte e ripartita da arcate su lesene di 8 segmenti, 3 per il presbiterio e 5 per la navata. La decorazione interna è ricca ed estesa a tutta la superficie muraria, pareti e volte. Il restauro è stato pensato per creare uno spazio polivalente: struttura tradizionale con palco e platea, ma anche spazio espositivo o per creazioni itineranti, spettacoli a pianta centrale, allestimenti, laboratori, conferenze, proiezioni ecc. Nel 2015 è stata creata una sala più piccola nella Sala delle Colonne per spettacoli a pubblico limitato, conferenze, laboratori. Teatro Gioia Vedute dello spazio interno DOVE: Via Melchiorre Gioia 20/A, Piacenza DOVE: Vicolo San Matteo 8, Piacenza Interno Città teatro gioia TEATRI piacenzamusei.it Telefono: 0523.1860191/0523.315578 TEATRI piacenzamusei.it Città 137