1. INTRODUZIONE Le anomalie molecolari responsabili della trasformazione tumorale consistono in mutazioni multiple a carico di classi fondamentali di geni coinvolti nella moltiplicazione e differenziazione delle cellule, i proto-oncogeni e i geni oncosoppressori. Le proteine espresse dai proto-oncogeni stimolano la cellula a progredire nel suo ciclo cellulare (aumento di volume, replicazione del DNA e divisione cellulare); i geni oncosoppressori, invece, inibiscono la crescita della cellula. I proto-oncogeni modificati da mutazioni provocate da agenti esogeni (chimici, fisici e virali) danno luogo agli oncogeni, la maggior parte dei quali codifica per una proteina tirosin-chinasi. Quasi tutte le mutazioni associate agli oncogeni producono una perdita dell’inibizione dell’attività catalitica e, così facendo, alterano le funzioni che controllano la divisione cellulare1. Numerosi polipeptidi, come i fattori di crescita, i fattori di differenziamento e gli ormoni, si sono dimostrati componenti cruciali nella proliferazione e nel differenziamento cellulare. Molti di questi fattori mediano la loro azione legandosi ed attivando specifici recettori di membrana associati ad attività tirosin-chinasica. Il recettore trasferisce il messaggio chimico extracellulare all’apparato metabolico intracellulare, innescando, attraverso una cascata di reazioni culminanti nella divisione cellulare, la risposta della cellula bersaglio. Questi recettori, quando attivati dal ligando, sono proteine in grado di catalizzare il trasferimento di un gruppo fosfato terminale di una molecola di ATP al gruppo ossidrilico laterale di un residuo di tirosina della molecola substrato o della porzione carbossi-terminale del recettore stesso. L’attività chinasica è indispensabile per la trasduzione del segnale e per l’induzione della risposta cellulare2. La forma fosforilata di una proteina enzimatica o strutturale rappresenta in genere la forma attivata, mentre la proteina defosforilata è la sua controparte inattiva3. 1 Il legame con il ligando provoca la dimerizzazione del recettore, la fosforilazione della tirosina e poi della chinasi. Tali eventi permettono l’attivazione di molte molecole effettrici, tra cui le MAP chinasi attive, che stimolano la sintesi e l’attivazione di fattori trascrizionali, come FOS e JUN, i quali regolano il ciclo cellulare e che sono, pertanto, coinvolti nella tumorigenesi. I recettori tirosin-chinasici delle cellule tumorali, infatti, sono permanentemente dimerizzati, quindi i recettori mutati trasmettono continuamente segnali mitogeni e ciò provoca una crescita incontrollata e incontrollabile2 (Fig. 1). Fig. 1: Dimerizzazione del recettore a tirosin-chinasi. Oltre ai recettori a tirosin-chinasi, che sono proteine integrali della membrana plasmatica, esistono anche tirosin-chinasi definite “non-recettori”, in quanto sono intracitoplasmatiche, localizzate subito all’interno della membrana cellulare (come la famiglia delle Src tirosin-chinasi). Esse, comunque, sono associate con varie membrane, a livello delle quali svolgono la loro attività chinasica4. Esistono diverse famiglie di tirosin-chinasi, sia recettoriale che nonrecettoriali, classificate in base all’oncogene dal quale derivano (Fig. 2). 2 Fig. 2: Alcuni esempi di recettori a tirosin-chinasi. In rosso viene evidenziata la regione conservata responsabile della attività chinasica. I recettori a tirosin-chinasi sono proteine che presentano un solo dominio transmembrana; sono dotate di attività chinasica intrinseca. Tra questi grande rilievo hanno le famiglie di PDGFR, IGFR, EGFR e VEGFR. Le tirosin-chinasi citoplasmatiche coinvolte nella trasmissione del segnale comprendono essenzialmente dieci famiglie, tra cui Src, Abl e Jak hanno suscitato particolare interesse da parte dei gruppi di ricerca. Analizzando la sequenza amminoacidica delle varie tirosin-chinasi si è osservato che esse, nonostante la diversità in dimensioni e composizione, presentano una sequenza comune di circa 250 amminoacidi: questa regione è stata riconosciuta come responsabile dell’attività tirosin-chinasica3. I domini catalitici delle tirosin-chinasi eucariotiche, così come quelli delle Ser/thr chinasi, presentano una struttura e una sequenza altamente conservate. Il dominio chinasico è costituito da una struttura bilobata. Il lobo N contiene un foglietto ed una -elica conservata (elica C). Il lobo C è fortemente elicoidale. All’interfaccia tra i due lobi è presente una tasca di legame per l’ATP, formata da residui estremamente conservati, e la struttura catalitica. Inibitori di piccole 3 dimensioni delle protein-chinasi si legano al dominio chinasico a livello dello spazio tra i due lobi, spiazzando l’ATP5 . Al contrario di quanto avviene nelle cellule normali, dove normalmente funzionano soprattutto chinasi proteiche, quali serina- e treonina-chinasi, e dove le tirosin-chinasi sono quasi inesistenti, nelle cellule tumorali il livello di attività tirosin-chinasica può aumentare di 10-20 volte3. Per questo motivo le tirosine chinasi e i meccanismi di trasduzione del segnale possono essere identificati come potenziali bersagli per la progettazione di farmaci6. Un approccio per l’ideazione di farmaci antineoplastici può essere quello di interrompere la trasmissione del segnale proliferativo, in modo da prevenire la divisione cellulare (Fig. 3). Fig. 3: La via di trasduzione dei segnali di una cellula comprende molte componenti che, se alterate, possono indurre la crescita tumorale. La comprensione dei meccanismi molecolari implicati nella trasformazione neoplastica permette la progettazione di nuovi farmaci ad azione più specifica, che potrebbero essere in grado di ripristinare la normalità nelle cellule trasformate o di eliminarle selettivamente senza danneggiare quelle sane2. 4 2. INIBITORI DELLE TIROSIN-CHINASI Le nuove linee di ricerca farmacologica si sono rivolte alla identificazione di agenti (terapia target) in grado di interferire in maniera selettiva contro bersagli molecolari specifici al fine di aumentare la selettività del bersaglio e di ridurne gli effetti collaterali sistemici7. È evidente che l’inibizione selettiva di singole molecole segnale in determinati punti della trasduzione è fondamentale per ottenere buoni risultati dal punto di vista terapeutico. STI-571 (Gleevec o Imatinib) e Iressa (ZD1839) sono stati i primi farmaci inibitori della chinasi ad essere immessi in commercio. Sebbene siano stati studiati diversi inibitori che agiscono mediante un intermedio allosterico e che non sono competitivi con l’ATP, tutti i farmaci finora commercializzati come inibitori chinasici hanno come bersaglio il relativamente conservato sito di legame per l’ATP. Attualmente più di 30 inibitori che competono con l’ATP sono in varie fasi di studio clinico8(Fig. 4). Fig. 4: Azione degli inibitori delle tirosin-chinasi. Ad oggi sono state cristallizzate 7 strutture del Gleevec co-cristallizzato con alcune tirosin-chinasi (Fig. 5). 5 Fig. 5: Struttura tridimensionale del Gleevec a migliore risoluzione (1.57 Å) co-cristallizzata con la Abl tirosin-chinasi (codice PDB: 1XBB). STI-571 si è dimostrato efficace nella cura della leucemia mieloide cronica (CML) in pazienti resistenti all’interferone alfa e che non possono effettuare il trapianto allogenico di midollo osseo. Essendo estremamente selettivo nei confronti delle cellule tumorali, risparmiando quelle sane, presenta un ridotto numero di effetti collaterali. Fig. 6: Schema del meccanismo di azione del Gleevec. La CML è caratterizzata nel 95% dei casi dalla presenza del cosiddetto cromosoma Philadelphia, una traslocazione reciproca tra i bracci lunghi dei cromosomi 9 e 22. Tale mutazione somatica determina la fusione tra un segmento del gene Bcr, dal cromosoma 9, ed una regione a monte del secondo esone del gene c-Abl, dal cromosoma 229. c-Abl è una proteina piuttosto grande, costituita da circa 1150 residui amminoacidici. La metà N-terminale di c-Abl (circa 530 residui) presenta un’identità di sequenza del 42% con la 6 famiglia delle Src tirosin-chinasi (escluso il dominio N-terminale in quanto tale), oltre a condividere con essa una simile organizzazione all’interno del dominio, che contiene due unità di legame per il peptide (regioni SH2 e SH3) seguite da un dominio tirosin-chinasico. Comunque, c-Abl si distingue dalle Src chinasi in quanto manca di un particolare residuo di tirosina, il quale segue il dominio chinasico di Src. La fosforilazione di tale residuo di tirosina provoca l’inattivazione delle Src chinasi. La metà C-terminale di c-Abl contiene il DNA e i domini di legame per l’actina intervallati da siti di fosforilazione ed altre corte regioni di riconoscimento, inclusi frammenti ricchi di prolina e segnali di localizzazione nucleare. c-Abl codifica per una tirosin-chinasi non recettoriale, la quale presenta un’attività fortemente controllata nelle cellule normali5(Fig. 7). Fig. 7: Strutture del dominio chinasico di c-Src, c-Abl 1b e Bcr-Abl a confronto. Principale responsabile della comparsa della malattia, invece, è proprio la proteina chimerica sregolata sintetizzata dal cromosoma Philadelphia, l’enzima tirosin-chinasi Bcr-Abl, il quale, essendo in stato di continua attivazione, favorisce la proliferazione incontrollata delle cellule ematopoietiche e, in più, ne rallenta l’eliminazione fisiologica, frenando il segnale di apoptosi. La stessa anomalia genetica si riscontra anche nel 5-10 % degli adulti con leucemia linfoblastica acuta, che risulta positivo al cromosoma Philadelphia5. 7 Fig. 8: Schema del sito sul quale va ad agire il Gleevec e pathways da esso inibiti. È stata identificata una serie di inibitori, basati sulla classe di farmacofori delle 2-fenilaminopirimidine, i quali presentano alta affinità e specificità per Abl10. Il più potente tra questi, STI-571 (Gleevec o Imatinib), come già accennato, si è mostrato un ottimo agente terapeutico per la CML, in quanto ben tollerato dal 96% dei pazienti trattati durante i “trials” clinici9.(Fig. 9) Fig. 9: Struttura chimica dell’inibitore di Abl STI-571 (1) e di una sua variante (2), nella quale manca il gruppo piperazinilico; tale variante viene usata per poter cristallizzare la struttura del dominio catalitico della tirosin-chinasi Abl complessato con il farmaco. 8 L’Imatinib inibisce in modo altamente specifico la Bcr-Abl, mentre si è dimostrato completamente inattivo nei confronti delle Ser/Thr-chinasi e molte delle tirosin-chinasi, fatta eccezione per due recettori a tirosin-chinasi correlati, il recettore PDGF (Platelet-Derived Growth Factor) e c-Kit11. La sua notevole specificità sottolinea la sua efficacia nel trattamento delle malattie mieloproliferative croniche che coinvolgono l’attivazione del recettore PDGF e dei tumori stromali gastrointestinali che prevedono l’attivazione del recettore cKit12,13. Il farmaco, infatti, compete con l’ATP, ligando fisiologico della BcrAbl, per lo stesso sito all’interno della proteina. In presenza dell’inibitore, la tirosin-chinasi non è più in grado di trasmettere alle cellule del midollo i segnali difettosi, che causano l’iperproduzione di globuli bianchi. Dal momento che la tirosin-chinasi Bcr-Abl è espressa solo nelle cellule malate, l’Imatinib è una sorta di “proiettile antineoplastico intelligente” 11. Un gruppo di studiosi9 ha dimostrato come sia di cruciale importanza per la formazione del complesso tra il dominio catalitico di Abl e STI-571 è la permanenza nella conformazione inattiva da parte della chinasi, stato in cui lo “anello di attivazione” centralmente localizzato non è fosforilato. La conformazione di tale anello si distingue da quella delle proteine chinasi attive, così come la forma inattiva delle Src chinasi strettamente correlate. I composti che sfruttano i tipici meccanismi di inattivazione delle singole protein-chinasi possono realizzare sia alta affinità che grande specificità (Fig. 10). Se messo a confronto con l’inibitore pirazolo-pirimidinico PP1 legato ad Hck Src-chinasi, STI-571 si estende molto di più nel dominio catalitico, e il suo gruppo piridinilico è inserito al di sotto dell’C elica nel lobo N-terminale della chinasi. Il composto è attorcigliato all’ammino-gruppo secondario, e divarica la regione N-terminale altamente conservata dello “anello di attivazione”9(Fig. 11). 9 Fig. 10: Struttura tridimensionale del dominio chinasico di Abl in complesso con la variante di STI-571 (codice PDB: 1FPU). Fig. 11: Loop di attivazione di Abl. La Tyr393 rappresenta il sito di fosforilazione, anche se la forma di Abl cristallizzata non è fosforilata. Il “loop” di attivazione controlla l’attività catalitica nella maggior parte delle chinasi mediante il brusco spostamento in diverse conformazioni in maniera fosforilazione-dipendente. In tutte le chinasi attive, il “loop” è stabilizzato in una conformazione aperta dalla fosforilazione sui residui di serina, treonina o tirosina all’interno del sito, e in questa conformazione un filamento nell’anello funge da “piattaforma” per il legame del substrato9. 10 Fig. : Stereochimica della tasca di legame per il nucleotide di Abl. Si è osservata una forte densità elettronica nella variante di STI-571, la quale occupa il sito dove la base di adenina dell’ATP generalmente si lega. Tre residui altamente conservati nella regione N-terminale di questo sito (un gruppo Asp-Phe-Gly, definito DFG, corrispondente ai residui 381-383 in Abl) sono, così, tenuti in una conformazione che è appropriata per il legame dello ione metallico della catena laterale dell’aspartato. Questo stato attivo dell’anello è molto simile in tutte le strutture conosciute delle chinasi attive. Esiste, invece, una grande diversità nelle conformazioni di questo sito nelle protein-chinasi inattive, nelle quali spesso l’anello ostacola il legame del substrato. Le disposizioni a gomito del “loop” nella regione N-terminale, inoltre, modificano la posizione della triade Asp-Phe-Gly, inibendo, così, la capacità della chinasi di legare l’ATP in modo proficuo9. La Tyr393 nell’anello di attivazione è il più importante sito di fosforilazione in Abl. Il “loop” di attivazione è avvolto all’interno del sito attivo della chinasi e la Tyr393 forma un legame ad idrogeno con l’Asp363, una catena laterale fortemente conservata che risulta fondamentale per la catalisi. Tyr393 viene disposto nel sito attivo mediante un piccolo -filamento antiparallelo, il quale fa parte di una porzione dell’anello di attivazione. Il sito di attivazione mima il meccanismo di legame del substrato, così come era stato precedentemente osservato nell’IRK (insulin receptor tyrosine kinase) (Fig. 12). 11 Fig. 12: Il confronto dei domini catalitici di Abl e IRK inattiva mostra che la parte centrale dell’activation loop in entrambe le chinasi occlude la bocca del dominio catalitico e interferisce con l’utile legame dei substrati del peptide in maniera simile. È importante sottolineare che, ad eccezione della regione di ancoraggio dell’N-terminale, STI-571 non interagisce direttamente con l’anello di attivazione. La sorprendente somiglianza tra la conformazione del sito di attivazione e il modo in cui i substrati del peptide si legano alle tirosin-chinasi suggerisce che il “loop” si trova in una conformazione autoinibitoria naturale. Sebbene Tyr393 si trovi posizionato esattamente come in un peptide substrato, il dominio della chinasi non è in una conformazione adatta per il trasferimento del fosfato alla tirosina, dal momento che il movimento interno dell’anello di attivazione è accoppiato allo spostamento del gruppo Asp-Phe-Gly lontano dalla conformazione attiva sia in Abl che in IRK (Asp381 si orienta lontano dal sito attivo). Nonostante queste somiglianze, STI-571 risulta inattivo nei confronti di IRK, molto probabilmente perché una catena laterale (Thr 315) che forma un particolare contatto con l’inibitore alla periferia del sito di legame per il nucleotide di Abl non è conservato in IRK9. Al contrario di quanto succede nel sito di attivazione, dove verosimilmente STI-571 si lega ad una forma naturale della molecola di Abl, le interazioni del farmaco nel lobo N-terminale della chinasi sembrano far parte di un meccanismo di attacco indotto. L’anello tra i primi due filamenti , che normalmente lega i gruppi fosfato dell’ATP, si ripiega in modo da aumentare la complementarietà di superficie con il farmaco. Questo lembo viene mantenuto in posizione da un legame ad idrogeno mediato dall’acqua tra Tyr 253, un residuo 12 nel lobo N-terminale della chinasi che segue immediatamente il “loop” 1-2, e la catena laterale di Asn322. L’inibitore, inoltre, interagisce con la chinasi attraverso legami ad idrogeno, alcuni dei quali conferiscono la specificità (Fig. 13). Fig. 13: Rappresentazione schematica delle interazioni che la chinasi Abl forma con la variante di STI-571. L’azoto nell’anello della piridina che è attaccato alla metà della pirimidina accetta un legame a idrogeno dall’ammide di Met318, che normalmente forma un legame a idrogeno con l’azoto N1 dell’ATP. La catena laterale di Thr 315 forma un legame a idrogeno con il gruppo amminico secondario nell’inibitore. Questo residuo è rimpiazzato da una metionina in molte protein-chinasi, come in IRK. La metionina non può formare questo legame a idrogeno, e la sua catena laterale potrebbe anche interferire con il legame del “mezzo-fenile” di STI-571. La presenza di Thr315 è, quindi, un requisito chiave affinchè questa classe di composti sia capace di inibire Abl9. 13 Una coppia di ioni tra due catene laterali strettamente conservate (Lys 271 e Glu286 in Abl) è una tipica caratteristica delle conformazioni attive delle proteinchinasi. Tale coppia di ioni viene smembrata nelle conformazioni inattive di molte protein-chinasi, come la Src e le chinasi ciclina-dipendenti, ma non nel complesso di STI-571 con Abl. Invece, una rete di legami a idrogeno, che coinvolge le catene laterali dei residui di Lys271 e Glu286, così come la catena principale di Asp381, il gruppo ammidico acido dell’inibitore e due molecole di acqua, stabilizza ulteriormente il legame. È presente un certo numero di interazioni di van der Waals tra i residui proteici Tyr253, Leu370, Phe382, Met290 e Ile313, e gli anelli aromatici dell’inibitore, che determina un’eccezionale livello di complementarietà di superficie. Lo stretto attacco tiene fortemente conto di alcuni cambiamenti o sull’inibitore o sul dominio chinasico senza compromettere l’affinità di legame. Al contrario, alterazioni nelle sequenze di altre protein-chinasi nelle regioni che compongono il sito di legame, come il rimpiazzamento della Thr 315 da parte della metionina, potrebbe interferire col legame9. In uno studio successivo è stato messo a confronto l’imatinib con un altro inibitore di Abl, PD1739555(Fig. 14). Fig. 14: Strutture chimiche di STI-571 e di PD173955. Entrambi i farmaci si legano al sito di legame per l’ATP del dominio chinasico, ma lo fanno in modi diversi. Una conformazione inattiva del dominio chinasico di Abl, come già detto, sembra essere cruciale per la selettività di STI-571, poiché la struttura studiata differisce dalle conformazioni inattive di altre tirosin-chinasi, come le Src 14 chinasi strettamente correlate, nei confronti delle quali l’imatinib si mostra inefficace. Probabilmente un eventuale effetto di STI-571 nei confronti delle forme attivate di Bcr-Abl deriva dalla natura dinamica delle molecole chinasiche, che hanno la capacità di passare repentinamente dalla forma attiva a quella inattiva in modo transitorio, permettendo all’inibitore di raggiungere l’ingresso del sito di legame5. PD173955 è un inibitore appartenente alla famiglia di composti con un centro pirido-2,3-dpirimidinico14. Al contrario di quanto avviene per l’imatinib, esso si lega ad una conformazione di Abl nella quale il “loop” di attivazione è simile a quello di una chinasi attiva; esso, pertanto non viene influenzato dalla conformazione del sito di attivazione della chinasi, attiva o inattiva che sia5. PD173955, inoltre, riesce ad avere una forza inibitoria di almeno 10 volte superiore a quella dell’imatinib, dal momento che, mentre STI571 lega in maniera specifica una determinata conformazione di Abl, PD173955 ha la capacità di legare forme diverse di Abl. Così come STI-571, esso rappresenta un forte inibitore del recettore tirosin-chinasi c-Kit, ma inibisce anche in modo molto efficace le Src chinasi, al contrario dell’imatinib15. Sono state determinate le strutture tridimensionali del dominio chinasico di Abl in complesso con STI-571 e PD173955 a risoluzioni pari a 2.1 e 2.6 Å (codici PDB: 1IEP e 1M52) rispettivamente. Entrambe le strutture rappresentano la forma non fosforilata di Abl. In entrambi i cristalli il dominio chinasico risulta essere molto simile nel suo complesso con l’architettura bilobata tipica sia delle Ser/Thr- che delle tirosin-chinasi eucariotiche. I residui 225-350 compongono il lobo N della chinasi, mentre i residui 354-498 comprendono il lobo C. Esiste una regione in cui la struttura del dominio chinasico risulta marcatamente differente nei due complessi di STI-571 e PD173955. Tale diversità è ristretta al “loop” di attivazione, più in particolare nella regione compresa tra i residui 381-402 in Abl, che rappresenta un elemento di regolazione localizzato centralmente nelle protein-chinasi5. 15 Mentre le conformazioni delle protein-chinasi attive sono molto simili, nelle varie forme inattive delle chinasi di diverse sottofamiglie sono visibili notevoli differenze (Fig. 15). Fig. 15: Cambiamenti conformazionali all’interno del sito di attivazione in seguito al legame delle protein-chinasi Tali differenze riguardano le alterazioni nell’orientazione della zona tra i due lobi e la disposizione dell’elica C nel lobo N. Un aspetto fondamentale della transizione conformazionale tra lo stato attivo e inattivo è l’anello o il segmento di attivazione, che è di lunghezza e sequenza variabili e rappresenta spesso il sito di fosforilazione nel dominio chinasico5. Nelle protein-chinasi che si trovano in uno stato completamente attivo, il sito di attivazione è in una forma estesa o aperta, che presenta due caratteristiche di grande importanza. Innanzi tutto, un residuo di acido aspartico (Asp381 in Abl) all’interno del frammento Asp-Phe-Gly (DFG) al segmento N-terminale dell’anello di attivazione è posizionato in modo tale da interagire con uno ione magnesio che coordina i gruppi fosfato dell’ATP. Inoltre, il resto dell’anello si 16 trova lontano dal centro catalitico, cosicchè la porzione C-terminale del sito di attivazione funga da “piattaforma” per il legame del substrato5(Fig. 16). Fig. 16: Rappresentazione della struttura del dominio chinasico di Abl in complesso con STI-571 e PD173955 (codici PDB: 1IEP e 1M52). La regione DFG è localizzata all’N-terminale del loop di attivazione. Nel complesso in cui STI-571 si trova legato all’Abl, la regione Nterminale dell’anello di attivazione, incluso il segmento DFG, si trova totalmente ruotata rispetto alla posizione che assume nella forma attiva, in modo che Phe382 del frammento DFG è rivolto al sito di legame per l’ATP al posto di Asp381. La conformazione alterata di Phe382 è la caratteristica principale che rende possibile il tipico legame di STI-571. L’altra parte del “loop” di attivazione assume una conformazione in cui la regione circostante alla Tyr 393 (corrispondente al sito di fosforilazione che in questa struttura cristallizzata non è fosforilata) mima un substrato che si lega all’enzima, bloccando, così, il sito attivo. Nel complesso tra PD173955 e Abl, la maggior parte dell’anello di attivazione si trova in una forma molto simile a quella delle protein-chinasi attive, lasciando il centro catalitico dell’enzima non bloccato, libero. La conformazione del gruppo DFG appare, invece, diversa da quella delle chinasi 17 attive; probabilmente questa è una conseguenza dello stato non fosforilato dell’enzima5 (Fig. 17). Fig. 17: (A) A sinistra, confronto tra STI-571 (verde) e la sua variante (rosso) legate ad Abl. A destra, confronto tra STI-571 (verde) e PD173955 (magenta) legate ad Abl. (B) Confronto tra il loop di attivazione di Abl legato a STI-571 (verde), a PD173955 (rosso) e Lck attiva (magenta). STI-571 è costituito da una struttura centrale, alla quale sono attaccati un sostituente piridinico all’estremità del lato sinistro, e un legame peptidico seguito da un anello fenilico e un anello piperazinilico a destra (Fig. 14). Il farmaco attraversa completamente la regione centrale della chinasi, da una parte all’altra. Soltanto la parte sinistra (anelli di piridina e pirimidina) di STI-571, però, chiude la regione dove normalmente si lega l’adenina dell’ATP. Il resto del composto penetra all’interno del centro idrofobico della chinasi e si incunea tra il “loop” di attivazione e l’elica C, bloccando la chinasi in una 18 conformazione inattiva. In totale, il farmaco forma sei legami ad idrogeno con la proteina e la maggior parte dei contatti avvengono mediante interazioni di van der Waals5 (Fig. 18). Fig. 18: Rappresentazione schematica dalle interazioni create da STI-571 e da PD173955 con Abl. Il PD173955 presenta un anello biciclico centrale e due sostituenti, un anilino-tiometile sulla sinistra ed un diclorofenile sulla destra. È, quindi, una molecola più piccola rispetto a quella dell’imatinib e non si estende così in profondità all’interno del dominio chinasico. Il suo anello pirido-pirimidinico occupa il posto dove si legano anche gli anelli pirimidinico e piridinico di STI571; il gruppo fenilico ed il tiometile si estendono esternamente nel solvente. L’anello diclorofenilico si sistema in una posizione simile a quella del fenile di STI-571. Anche in questo caso la maggior parte delle interazioni tra PD173955 e la proteina sono di van der Waals5. È interessante notare come, sebbene STI-571 e PD173955 si leghino essenzialmente allo stesso sito di Abl, la differenza tra le loro dimensioni provoca dei cambiamenti anche nelle caratteristiche di legame. Mentre STI-571 interagisce con 21 residui della proteina, PD173955 viene a contatto con solo 11 residui e risulta, nonostante ciò, significativamente più efficace nella sua azione inibitoria nei confronti delle tirosin-chinasi. Mediante i modelli dei complessi di STI-571 e PD173955 con le conformazioni di Abl sia aperta (dove il “loop” di attivazione si protrae verso l’esterno della proteina in una forma estesa, come in una chinasi attiva) che 19 chiusa (in cui il “loop” si attorciglia all’interno della proteina e mima il legame col substrato) si è potuta analizzare l’azione dei due farmaci sull’enzima (Fig. 19). Fig. 19: (A) Modello delle interazioni di van der Waals che PD173955 forma con il dominio chinasico di Abl complessato con STI-571. (B) Modello delle interazioni di van der Waals che PD173955 forma con il dominio chinasico di Abl complessato con STI571. PD173955 nella forma inattiva di Abl può racchiudersi all’interno della tasca di legame senza avere ulteriori scontri con gli atomi della proteina, sebbene siano necessarie piccole variazioni del “P-loop”. Questo si è visto essere estremamente flessibile grazie al suo alto contenuto di glicina. La conformazione del P-loop, quindi, è probabilmente indotta dalla presenza dell’inibitore, che provoca un piccolo spostamento a livello della Tyr 253, affinchè si possa inserire il gruppo fenilico contenente zolfo di PD173955, che è rivolto verso il solvente5. In marcato contrasto, STI-571 non può sistemarsi nella forma di Abl rimodellata da PD173955. Oltre all’ammino-gruppo secondario di STI-571, sia l’anello fenilico che l’anello piperazinilico collidono con i residui del “loop” di attivazione nella conformazione aperta, più in particolare con Asp381 e Leu384. 20 Così, PD173955 può probabilmente legarsi ad Abl a prescindere dalla conformazione del sito di attivazione, mentre STI-571 ha bisogno che questo si trovi nella forma chiusa. Una volta che STI-571 si è legato ad Abl, si blocca tra l’anello di attivazione e l’elica C, evitando che avvenga un cambiamento conformazionale. Per quanto riguarda PD173955, le sue piccole dimensioni non richiedono che il sito di attivazione debba rimanere bloccato5. È interessante notare come in realtà STI-571 presenti un’ulteriore metodo per legarsi al dominio chinasico delle tirosin-chinasi. La tirosin-chinasi della milza (Spleen tyrosine kinase, Syk) appartiene a quella classe di protein-chinasi definite non-recettori indispensabili per la trasmissione del segnale dagli immunorecettori in varie cellule ematopoietiche. La fosforilazione di due residui di tirosina all’interno del “loop” attivazione del dominio catalitico della Syk chinasi rappresenta proprio il passaggio fondamentale per la trasmissione del segnale. L’attività enzimatica di Syk in vitro, però, non dipende dalla fosforilazione; l’enzima, infatti, adotta una conformazione dell’anello di attivazione presente in modo specifico nelle tirosin-chinasi fosforilate e attivate, motivo per cui Syk non richiede la fosforilazione per essere attivata. È stato osservato che il Gleevec (STI-571 o Imatinib) inibisce il dominio chinasico isolato sia della Syk non fosforilata sia dell’Abl fosforilata con una potenza paragonabile. Bisogna, però, sottolineare il fatto che STI-571 lega Syk in modo particolare, cioè con una cis-conformazione compatta, che varia notevolmente dal modo di legame osservato con l’Abl non fosforilata, che è la forma di Abl più sensibile all’Imatinib. Questo suggerisce l’esistenza di due distinti modi di legame per il Gleevec: un’estesa, transconformazione caratteristica dello stretto legame alla forma inattiva di una protein-chinasi e una compatta cis-conformazione tipica del legame più debole alla forma attiva16. La famiglia delle Syk tirosin-chinasi è caratterizzata dalla presenza di due domini SH2 N-terminali, una regione linker ed un dominio catalitico C21 terminale. Il lobo N-terminale è costituito da un foglietto a cinque filamenti e da un’-elica singola. Il lobo C-terminale, più grande, è per lo più -elicoidale con tre corti -filamenti: uno alla regione principale e due tra il “loop” di attivazione e il corpo centrale del lobo C16. È stato precedentemente notato come diverse strutture estese delle forme attiva e inattiva delle tirosin-chinasi hanno avvalorato l’ipotesi del modello di regolazione chinasica secondo cui il loop di attivazione subisce sostanziali cambiamenti conformazionali in conseguenza alla fosforilazione. Il dominio chinasico della Syk cristallizzata assume una forma a “loopout” simile a quella osservata nelle protein-chinasi fosforilate, attive. È definita “loop-out” la conformazione in cui la fosforilazione stabilizza una forma aperta dell’anello di attivazione, il quale non occupa il sito di legame del substrato ed è compatibile con la catalisi. Sono state sovrapposte le strutture di Syk e della chinasi Lck, dove Tyr526 di Syk si allinea con la fosfoTyr394 di Lck16(Fig. 20). Fig. 20: Struttura di Syk (giallo) sovrapposta con la Lck chinasi (turchese) (codice PDB: 1XBB). 22 L’orientazione dei domini N- e C-terminali di Syk è la stessa di quella visibile in Lck. Nella struttura di Syk i siti di legame per il substrato (ATP o peptide che sia) sono accessibili; la regione DFG alla base N-terminale del loop di attivazione si sistema in una conformazione a “DFG-in”, con Asp512 posizionato in maniera adeguata per la catalisi. Analogamente, Asp494 del loop catalitico ed il resto della struttura catalitica sono organizzati come nella Lck, più attiva, inclusa la parte del ponte salino conservato Glu-Lys16. La forma “loop-out/DFG-in” maggiormente attiva di Syk preclude al Gleevec la possibilità di legarsi nella trans-conformazione osservata per il legame alla forma inattiva di Abl, poiché nella forma DFG-in la fenilalanina occlude un sito di legame secondario per STI-57116(Fig. 21). Fig. 21: Rappresentazione schematica dei diversi modi con cui il Gleevec lega la tirosin-chinasi. Il dominio chinasico di Syk rimane invariato nel complesso Syk-Gleevec, ma la molecola di STI-571 adotta una nuova cis-conformazione, piuttosto diversa dalla trans-conformazione assunta nel legame alla forma inattiva di Abl. In questo secondo caso, l’anello piperazinico si estende nella tasca di legame secondaria, resa accessibile dalla fenilalanina del DFG, che si posiziona esternamente. Nella cis-conformazione l’orientazione fa in modo che l’anello aromatico del Gleevec formi una struttura ad U nel sito attivo con l’anello piperazinico esteso all’esterno verso il solvente16. Si può, a questo punto senza dubbio, affermare che il Gleevec rappresenta un’efficace inibitore dell’Abl non fosforilata, mentre risulta essere relativamente inefficace nei confronti della forma fosforilata, più attiva di Abl. 23 È stata recentemente cristallizzata una struttura ad alta risoluzione (2.0 A) del dominio catalitico di una forma mutante della tirosin-chinasi Abl (H396P), che risulta resistente all’inibitore STI-571. La struttura è osservata in complesso con la piccola molecola dell’inibitore VX-680, il quale blocca l’attività di diverse forme mutanti resistenti all’imatinib, inclusa una (T315I) che si manifesta resistente sia all’Imatinib che a BMS-354825 (dasatinib), un inibitore Src/Abl che sembra essere clinicamente efficace contro tutte le altre forme di Bcr-Abl resistenti all’imatinib. Si è notato che VX-680 ha una notevole attività inibitoria contro Bcr-Abl che presenta la mutazione T315I. Il dominio chinasico di Abl legato a VX-680 non è fosforilato sul loop di attivazione nel cristallo, ma è tuttavia in una conformazione attiva, non osservata per Abl. L’assunzione di tale conformazione sembra essere il risultato di una sinergia tra la mutazione His396Pro, che destabilizza la conformazione inattiva richiesta per il legame dell’imatinib, e il legame di VX-680, che favorisce la conformazione attiva attraverso legami a idrogeno ed effetti sterici. VX-680 è legato all’Abl in un modo che accomoda la sostituzione dell’isoleucina per la treonina al residuo 315 (la posizione del “gatekeeper”). Il fatto che la cavità interna del dominio chinasico di Abl non sia occupata da VX-680 e il riconoscimento specifico della conformazione attiva spiegano l’efficacia di questo composto contro le forme mutanti di Bcr-Abl, incluse quelle con mutazioni alla posizione del “gatekeeper”17. La struttura del dominio chinasico di Abl H396P è molto simile a quella del dominio chinasico della Lck chinasi della famiglia Src nella conformazione attiva18. La conformazione del loop di attivazione non fosforilato, a partire dall’aspartato della regione DFG altamente conservata (Asp381) e continuando con Trp405, è essenzialmente sovrapponibile con il loop di attivazione fosforilato trovato nella struttura di Lck. Anche l’orientazione del lobo N-terminale relativamente al lobo C-terminale è molto simile nelle strutture di Abl H396P e di Lck attivo17 (Fig. 22A). 24 Fig. 22: Confronto del complesso VX-680 con altre strutture. (A) Sovrapposizione del complesso Abl:VX-680 (blu) con la struttura della forma attiva del dominio chinasico di Lck (arancio; codice PDB: 3LCK). (B) Conformazione del loop di attivazione di Abl:VX-680 (blu) sovrapposta alla struttura del loop di attivazione attivo e fosforilato di Lck (arancio). (C) Conformazione dell’anello DFG nel complesso VX-680 (blu) paragonata con la forma attiva di Lck (arancio), con la conformazione inattiva in complesso con PD173955 (rosso; codice PDB: 1M52), e con la conformazione inattiva in complesso con l’imatinib (blu scuro; codice PDB: 1OPJ). La maggiore differenza tra la struttura di Abl H396P e quella dell’Abl wild-type legate al Gleevec sta nella conformazione del loop di attivazione (Fig. 22C). L’aggiunta di un gruppo fosfato sulla Tyr393 dovrebbe stabilizzare la forma attiva dell’anello di attivazione. Due catene laterali cariche positivamente, Arg362 e Arg384, sono posizionate in modo da formare dei ponti salini con un gruppo fosfato sulla Tyr393(Fig. 22B). Nell’Abl wild-type una terza catena laterale basica che potrebbe potenzialmente coordinare il gruppo fosfato basico viene fornita dall’His396(in figura mutata con la prolina). Questo tipo di 25 interazioni sembrano essere importanti nella proteina intatta per svolgere le azioni inibitorie dei domini regolatori. Il dominio chinasico di Abl wild-type è stato cristallizzato anche con l’inibitore PD173955 (codice PDB: 1M52); la struttura del complesso mostra che il loop di attivazione si trova in una conformazione estesa, la quale somiglia alla forma attiva, esclusa la regione DFG e diversi residui (da Asp381 a Gly390) sono leggermente sfasati rispetto a quanto è visibile nella conformazione attiva17(Fig. 22C). VX-680 è una molecola a forma di Y, con un gruppo N-metil-piperazinico che costituisce la base o la “gamba” della Y, un gruppo pirimidinico alla biforcazione, un gruppo metilpirazolico che rappresenta un braccio ed un gruppo fenilico sostituito che va a formare l’altro braccio (Fig. 23). Fig. 23: Struttura del complesso di VX-680. (A) Struttura del dominio chinasico di Abl mutato (H396P) legato all’imatinib (a sinistra; codice PDB: 1OPJ) e a VX-680 (a destra). (B) Struttura chimica di VX-680 e della regione DFG. (C) Legame del VX-680 al dominio chinasico di Abl. Legami ad idrogeno nella regione cardine (linee tratteggiate in giallo) e legame ad idrogeno con l’Asp381 (linee tratteggiate in rosso). 26 VX-680 è legato al sito di legame per l’ATP del dominio chinasico di Abl, con il gruppo N-metil-piperazinico che si estende all’esterno del dominio chinasico. La molecola si trova ancorata alla regione catalitica mediante quattro legami ad idrogeno (Fig. 23C). Tre di questi si formano tra due gruppi carbonilici (Glu316 e Met318) ed un azoto ammidico (Met318) nella così chiamata “regione cardine” della chinasi, e tre atomi di azoto, uno nel linker tra il gruppo pirimidinico e il gruppo metilpirazolico, e gli altri due nel gruppo metilpirazolico. Il quarto legame ad idrogeno si trova tra l’azoto del gruppo ammidico che lega il gruppo fenilico al sostituente ciclopropilico e la catena laterale dell’aspartato della regione DFG (Asp381). Quest’ultimo legame a idrogeno probabilmente rappresenta l’interazione che rafforza la conformazione attiva del dominio chinasico quando si lega a VX-68017. L’imatinib forma solo un legame ad idrogeno diretto con la regione cardine, sull’azoto ammidico della struttura principale di Met 318. Un secondo legame ad idrogeno tra l’imatinib e la regione cardine avviene sull’ossigeno della catena laterale della Thr315, nella posizione del “gatekeeper”, rendendo STI-571 molto sensibile alle sostituzioni in tale regione. Un’altra differenza chiave tra l’imatinib e VX-680 è rappresentata dal fatto che quest’ultimo si ancora fermamente alla regione cardine e coinvolge Asp381, ma non penetra così in profondità nel dominio chinasico come fa l’imatinib. Il gruppo N-metilpiperazinico di VX-680, dunque, si trova esposto al solvente, mentre la corrispondente regione di STI-571 nella struttura del complesso risulta visibile dall’esterno (Fig. 24A). C’è una caratteristica che STI-571 e VX-680 condividono nel modo di legarsi al dominio chinasico. Il “P-loop” per il legame col fosfato della chinasi (residui Lys247-Val256) viene distorto dalla conformazione a -forcina che esso adotta quando si lega l’ATP e, invece, si attorciglia all’interno del sito attivo della chinasi, cosicchè la catena laterale della Tyr253 vada a formare interazioni idrofobiche con l’inibitore in entrambi i casi17(Fig. 24B). Il P-loop rappresenta 27 il sito di diverse mutazioni che conferiscono resistenza per il legame dell’imatinib19. Fig. 24: Modi di legarsi di VX-680. (A) Strutture a sfere di VX-680 (a sinistra) e dell’imatinib (a destra). (B) Interazioni tra il loop di legame del fosfato (P-loop) del dominio chinasico e il VX-680. (C) Residui che interagiscono con VX-680 mediante la catena laterale. Grazie alla presenza dei quattro legami ad idrogeno che ancorano VX-680 alla regione catalitica, l’inibitore ha la possibilità di venire in contatto con 14 catene laterali all’interno del dominio chinasico (Fig. 24C). Tutte queste, ad eccezione della Met290, appartengono alla regione centrale del dominio chinasico coinvolto nel legame con l’ATP e nella catalisi e sono altamente conservate nelle varie protein-chinasi17. Le proteine recettoriali tirosin-chinasi (RPTKs) hanno la possibilità di assumere diverse conformazioni distinte durante la loro attivazione e sono capaci di tenere a freno l’attività della chinasi nativa anche in assenza di un segnale di fosforilazione attivante8. 28 Fig. 25: Esempio di autofosforilazione Molto spesso a livello dei siti di legame per l’ATP delle chinasi, idrofobici, si è verificata l’autoinibizione soltanto grazie alla presenza di sistemi di anelli planari coniugati, che sono sinonimo di poca solubilità e penetrazione cellulare. Ad esempio, a causa della sua potenza contro un largo numero di bersagli chinasici, l’ingombrante inibitore della chinasi staurosporina e i suoi analoghi non hanno rappresentato adeguati punti di partenza per l’ideazione di inibitori selettivi con buone proprietà fisico-chimiche (Fig. 26). Gli inibitori della PDK-1 bisindolil-maleimide, al contrario, sembrano essere promettenti nello studio e nella scoperta di inibitori utili dal punto di vista terapeutico8. Fig. 26: Legame della staurosporina al sito di legame per l’ATP all’interno delle chinasi Tec. La Phe435 (in giallo) funge da “gate” per la tasca idrofobica. 29 La famiglia III delle RPTKs è implicata in diversi tumori umani altamente maligni. È caratterizzata da domini dell’immunoglobulina extracellulari, una singola elica transmembrana, un dominio citoplasmatico catalitico ad attività chinasica e da un dominio juxtamembranario autoinibitorio (JM), il quale rappresenta la regione di maggiore interesse fra tutte. I complessi RPTK sono responsabili dei segnali di trasmissione extracellulare all’interno delle cellule. Nelle cellule normali il dominio autoinibitorio JM regola con specificità l’attività delle tirosin-chinasi c-KIT e FLT-3 (Fig. 27). Fig. 27: Organizzazione genica e sequenza del dominio juxtamembranario conservato del recettore RPTK di tipo III. (A) Schema dell’organizzazione del gene/proteina RPTK di tipo III: sono mostrati i 5 domini dell’immunoglobulina extracellulari, la membrana cellulare, la regione juxtamembranaria (JM), i domini intracellulari della chinasi c-Kit separati dal dominio di inserzione chinasico (KID). (B) Allineamento della sequenza delle regioni JM di RPTKs di tipo III. L’intricata base strutturale su come la regione JM è capace di funzionare sia come dominio autoinibitorio (nello stato nativo non fosforilato) sia come un dominio di segnale intracellulare fosforilato è stata recentemente rivelata per cKIT (codici PDB: 1T45 e 1T46) e per FLT-3 (codice PDB: 1RJB)8. c-KIT non fosforilato è stato cristallizzato in presenza ed in assenza dell’inibitore STI-571 legato20. In assenza di fosforilazione, si è visto che il dominio JM di c-KIT agisce come una regione autoinibitoria, poiché si inserisce direttamente nella fessura tra i gruppi N- e C-terminali, svolgendo, quindi, la C-elica e proteggendo anche il gruppo DFG catalitico dal raggiungimento di una conformazione produttiva. La fosforilazione del dominio JM di c-KIT, invece, evoca una drastica variazione conformazionale che scopre il sito di legame per l’ATP. Il confronto 30 tra le strutture non fosforilata e fosforilata rivela che questi ampi cambiamenti conformazionali rimuovono il dominio JM e la regione di attivazione dal sito attivo catalitico, permettendo alla C-elica di entrare e di orientare correttamente gli importanti residui catalitici DFG. Questo è stato proposto come base molecolare per cui la trans-fosforilazione dal dominio JM nelle due regioni chinasiche di c-KIT adiacenti sulla ligazione dei domini del recettore dell’immunoglobulina conduce il segnale nel pathway. L’inibitore STI-571, inoltre, è capace di stabilizzare una conformazione di c-KIT che fa da intermedio per le forme attivata e autoinibita. STI-571 sfrutta molte delle stesse interazioni idrofobiche con c-KIT che stabilizzano l’inusuale conformazione autoinibita del sito di attivazione, ma scaccia il dominio JM dal sito attivo. STI-571, dunque, occupa una piccola tasca idrofobica precedentemente occupata dal residuo Trp577 di JM8(Fig. 28). Fig. 28: Basi strutturali dell’autoinibizione e della inibizione di STI-571 nei confronti di cKit. (a) Senza la fosforilazione, il dominio JM di autoinibizione (rosso) di c-Kit è stabilizzato dalle ampie interazioni idrofobiche con il loop ricco di glicina ed una conformazione inattiva del loop di attivazione. (b) STI-571 si lega ad una forma autoinibita di c-Kit in cui l’anello di attivazione e l’elica C rimangono chiusi. Il dominio JM è liberato dal sito attivo e STI-571 si inserisce in una tasca idrofobica che era precedentemente occupata dal residuo Trp577. La struttura cristallizzata della forma autoinibita, non fosforilata di FLT321 fornisce una visione chiara del meccanismo mediante cui il dominio JM esercita il suo effetto autoinibitorio e anche il ruolo mutazioni di duplicazione sequenziale interna (ITDs; avvengono per lo più a livello di JM o nel loop di attivazione) nell’attivazione costitutiva di FLT-3 nei pazienti con leucemia 31 mieloide acuta (AML)21. Nell’AML, le mutazioni puntiformi dei residui localizzati nel sito di attivazione danno luogo a forme attivate costitutivamente di FLT-3. Il sito di attivazione di FLT-3 è simile a quello osservato in altre chinasi inattive, inclusa c-KIT. È stato spiegato dettagliatamente come la conformazione inattiva di FLT-3 sia correlata alle mutazioni conosciute che generano una chinasi attiva costitutivamente anche senza il legame con il recettore. Si è spiegato un meccanismo in cui un segmento peptidico funge da linker nella regione JM ed è capace di allineare correttamente e mantenere il gruppo di scambio di JM nella propria posizione sia durante che dopo la transizione tra lo stato attivato e quello inattivato di FLT-38. Un importante inibitore selettivo del processo di autoinibizione di FLT-3 è il CEP-701, il quale si è dimostrato estremamente efficace nella terapia della leucemia mieloide acuta (AML) 22. Una conseguenza di questo tipo di passaggio allo stato inattivo è rappresentata dal fatto che un involucro altamente polare creato dai residui coinvolti nel legame col metallo e nella catalisi in c-KIT viene sostitutito da una tasca idrofobica. Quest’ultima è stata prima sfruttata per il legame di STI-571 alla proteina inattiva c-Abl e viene anche usata dallo stesso inibitore per legare c-KIT. Il successo di STI-571 (Gleevec) mette in risalto come queste strutture possono dar vita a nuove opportunità per la creazione di inibitori potenti e selettivi per questi enzimi RPTK inattivi8. 32 3. CONCLUSIONI Le tirosin-chinasi racchiudono un numero molto vasto di proteine ad attività enzimatica, di tipo recettoriale e non-recettoriale. Esse, catalizzando la fosforilazione di varie molecole substrato, svolgono un ruolo fondamentale nella trasmissione del segnale e nell’induzione della risposta cellulare. Un’aumentata attività delle tirosin-chinasi può portare alla persistente stimolazione delle vie di trasduzione del segnale con importanti conseguenze in diversi processi biologici, in particolare nella crescita e nella differenziazione cellulare, nell’apoptosi e nella cancerogenesi. Per questo motivo le tirosine chinasi e i meccanismi di trasduzione del segnale possono essere identificati come potenziali bersagli per la progettazione di nuovi farmaci. Avendo le chinasi una loro specificità di substrato, il numero di proteine bersaglio della loro azione sembra essere relativamente limitato; è, invece, enorme la quantità di funzioni fisiologiche che esse vanno a svolgere una volta attive. Le tirosin-chinasi, pertanto, sono in continua fase di studio, in modo tale da poter essere ben caratterizzate. Questo rende possibile la progettazione di sistemi adatti a bloccare la loro attività incontrollata per poter ripristinare la normalità all’interno delle cellule trasformate e, in particolar modo, recuperare il processo apoptotico delle cellule tumorali. Il Gleevec (Imatinib, STI-571) ha rappresentato il primo inibitore delle tirosin-chinasi ad essere immesso in commercio per la sua efficacia contro la leucemia mieloide cronica. Il suo successo ha lasciato ipotizzare che simili risultati potessero essere raggiunti nel trattamento di altri tumori, agendo a livello molecolare su proteine aberranti espresse dalla neoplasia. In realtà la complessità delle alterazioni molecolari inerente i tumori ha, in alcuni casi, deluso le aspettative, ma ha sicuramente offerto una nuova via di attacco e sviluppo farmacologico da associare alla chemioterapia o da utilizzare come trattamento alternativo ai farmaci citotossici. 33 Bibliografia 1. farmacia.unical.it/cartelle/download/dispense/sisci/ 2. Davies DE, Chamberlin SG Targeting the Epidermal Growth Factor Receptor for therapy of carcinomas. Biochemical Pharmacology 1996 51: 1101-1110 3. Pontieri GM, Patologia generale, Ed. Piccin, 1987 4. Thomas S, Brugge J Cellular functions regulated by Src family kinase. Annual Reviews of Cell and Developmental Biology 1997 13: 513-609 5. Nagar B, Bornmann WG, Pellicena P, Schindler T, Veach DR, Miller WT, Clarkson B, Kuriyan J Crystal structures of the kinase domain of c-Abl in complex with the small molecule inhibitors PD173955 and Imatinib (STI571). Cancer Research 2002 62: 4236-4243 6. 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