DI BUON GRADO Primo piano Piero Valdiserra grado P IL NEGRONI Poche persone possono realmente vantarsi di aver dato i natali a un cocktail. Il conte fiorentino Camillo Negroni fu una di loro. Nato a Fiesole nel 1868 da famiglia nobile e benestante, Camillo Negroni fu un autentico vip della sua epoca: vivace, creativo, ribelle, gran schermidore, poliglotta, viaggiatore, seppe farsi notare in ogni frangente della sua vita. Le strade del conte e del buon bere alcolico si incontrarono a Firenze, in un giorno imprecisato fra il 1919 e il 1920. Nel capoluogo toscano esisteva allora un locale, il Caffè Casoni, che era una sorta di spaccio, avendo anche le licenze di profumeria e di tabaccheria. Qui lavorava il giovane barman Fosco Scarselli, poco più che ventenne, che era solito servire al conte Negroni l’aperitivo Milano-Torino (quello che poi sarebbe stato ribattezzato l’Americano). Per il conte, tuttavia, il Milano-Torino era poco più che una spuma alcolica, e non lo convinceva completamente. Fu così che, dietro suo suggerimento, un bel giorno Scarselli rafforzò l’aperitivo con del gin, in modo da aumentarne il grado alcolico e da conferirgli una punta aggiuntiva di amarognolo. Il conte fece poi apporre mezza fetta di arancia, così da distinguere il suo aperitivo da quello degli altri avventori del locale. Per Negroni quella variante divenne ben presto il suo “solito”, per tutti gli altri clienti divenne “un COME SI PREPARA? 3 cl di gin, 3 cl di bitter, 3 cl di vermouth rosso. Si versano direttamente gli ingredienti nel bicchiere oldfashioned colmo di ghiaccio, si mescola delicatamente e si guarnisce con mezza fetta di arancia. Milano-Torino alla maniera del conte Negroni”, poi abbreviato in Negroni. Il Caffè Casoni chiuse definitivamente i battenti negli anni ’30 del secolo scorso, ma il cocktail messo a punto da Scarselli fece ben presto il giro del mondo. Come ogni innovazione di successo, anche il Negroni ebbe i suoi tentativi di imitazione, e non mancò chi cercò di sfruttarne la notorietà a proprio vantaggio. Come un tal signor Negroni che, alla fine degli anni ’50, lanciò sul mercato una bottiglia con il proprio nome in bella evidenza. L’imitatore fu poi costretto a ritirarla dal commercio, dopo aver perso una causa intentatagli dalle case liquoristiche. Fosco Scarselli, dal canto suo, fu ricompensato con un congruo assegno per aver messo a punto la nuova prestigiosa ricetta. Il Negroni entrò fin dal 1961 fra i cocktail classici dell’Iba (International bartenders association), dove ancora figura fra gli “indimenticabili” pre-dinner. La classica composizione tripartita del Negroni (gin, bitter e vermouth rosso) è considerata una formula semplicemente perfetta. Ovviamente c’è spazio per le personalizzazioni e chi lo preferisce più secco può ad esempio prepararlo utilizzando un gin a più elevata gradazione alcolica, così da mantenere inalterato il bilanciamento tradizionale degli ingredienti. È superfluo ricordare che anche del Negroni si contano ormai numerose varianti. La più curiosa delle quali, probabilmente, è il “Negroni sbagliato”, nato nel capoluogo lombardo negli anni della “Milano da bere”: in questa versione meneghina del drink, lo spumante secco ha preso il posto del gin. SETTEMBRE 2012 63