dal parlato al canto: il rapporto tra prosodia e musica

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Istituto Musicale Vincenzo Bellini - Catania
Scuola di DIDATTICA DELLA MUSICA
Corso di DIREZIONE DI CORO E REPERTORIO CORALE
Anno accademico 2006/2007
Prof.ssa Elisa Poidomani
Carmela Caramagno
DAL PARLATO AL CANTO:
PROSODIA E MUSICA
…Alle passioni che si agitano dentro di noi vorremmo
dare quasi una forma visibile, e le moduliamo in
parole; ma non ci basta, e allora queste voci si
prolungano in canto…
CONFUCIO (VI-V sec. a.C.)
OBIETTIVI DIDATTICI
• Usare la voce in modo corretto ed espressivo.
• Mettere in relazione la musica e il linguaggio parlato in una
prospettiva interdisciplinare.
• Stimolare la creatività dell’alunno in campo linguistico e musicale.
• Prosodia come propedeutica alla composizione, all’analisi o
all’esecuzione di una melodia vocale.
Molti studiosi e musicisti hanno fervidamente sostenuto la teoria “logogenica” e “patogenica” della
musica. Secondo tale ipotesi il linguaggio parlato diventa musicale in base alle emozioni e agli stati
d’animo che vuole esprimere.
Riporterò di seguito alcune citazioni di Spencer che confermano tale pensiero:
“Tutta la musica è, nella sua origine, vocale…le variazioni della voce sono il risultato fisiologico di
variazioni del sentimento.”
“I caratteri distintivi del canto non sono altro che i tratti caratteristici, amplificati e sistematizzati, del
discorso emozionale”.
“La musica nasce come necessità comunicativa, come intensificazione della parola parlata e come
esternazione
dell’ansia”.
La principale differenza tra la parola e il suono consiste nel fatto che la prima si presenta nella duplice
connotazione di significante (forma esteriore) e significato (contenuto o concetto mentale a cui il
significante rinvia), mentre il secondo si avvale soltanto del significante.
La parola dunque racchiude un significato, la musica significa solo per se stessa.
Gli elementi prosodici del linguaggio verbale costituiscono invece un elemento comune tra la parola e il
suono: il parlato contiene infatti una grande percentuale di musicalità, che si manifesta nell’intonazione,
nel ritmo, nell’intensità e in molti altri aspetti sonori.
Saper comunicare significa riuscire ad utilizzare la voce nel modo giusto, sfruttandone tutte le
potenzialità: un uso corretto ed espressivo della voce diventa indispensabile per tutti coloro che
esercitano una professione in cui la comunicazione ha un ruolo centrale (attori, insegnanti,
annunciatori, avvocati, commercianti…).
La formazione linguistico - espressiva dell’alunno costituisce, in una prospettiva interdisciplinare, un
obiettivo importante anche per l’educazione musicale e rientra nell’articolato e ampio progetto di
educazione dell’orecchio e della voce.
Rendere l’alunno cosciente della stretta affinità tra musica e linguaggio è utile non solo per
comprendere e gustare meglio una poesia, uno slogan pubblicitario, un pezzo teatrale o un brano
musicale, ma è indispensabile anche per l’uso quotidiano della lingua.
Carlo Delfrati, nel suo libro intitolato “La voce espressiva”, propone una vasta scelta di attività pratiche
sull’uso espressivo della voce parlante, sostenendo l’importanza didattica di questo argomento, che
molto spesso viene trascurato o addirittura ignorato dagli insegnanti.
Presupposti per un uso corretto della voce:
•
importanza dell’ascolto: l’alunno non può trovare l’espressività su una pagina scritta, ma deve
prima di tutto saper ascoltare la propria voce e quella degli altri, concentrarsi sulle caratteristiche
sonore del parlato e provare ad imitarle. Il primo modello dovrebbe essere l’insegnante.
•
igiene vocale: mettere l’alunno in condizioni di parlare e cantare in modo corretto e
consapevole. Lavorare sulla respirazione costo-diaframmatica, sull’ emissione coperta, sulle
caratteristiche delle vocali e delle consonanti, sugli elementi di ortofonia (per correggere i difetti
della voce e dell’articolazione) e di ortoepia (per la corretta pronuncia).
La prosodia: (dal greco pros “quasi” e odè “musica”)
Il significato e l’efficacia di un messaggio verbale dipendono dalle caratteristiche e dai principali aspetti
prosodici della voce (che sono anche le quattro fondamentali proprietà della musica):
ƒ
intensità o volume
ƒ
velocità o durata
ƒ
intonazione o altezza
ƒ
timbro
La sapiente combinazione dei vari parametri permette di comunicare un’infinita gamma di emozioni e
di sentimenti (gioia, tristezza, paura, malinconia, rabbia, entusiasmo ecc.)
Proposta di lavoro:
Applicare su una parola o su un breve testo, singolarmente e poi contemporaneamente, i tratti prosodici sopraelencati, in
base al significato o all’emozione che si vuole comunicare.
Provare anche a rappresentare graficamente il messaggio verbale.
Le pause
Quando si legge o si parla, (lo stesso vale per il linguaggio musicale), è importantissimo utilizzare le
pause al momento giusto: cambiare la posizione della pausa all’interno di una stessa frase permette di
variare l’effetto espressivo o addirittura, in alcuni casi, di modificare il significato del messaggio.
Proposta di lavoro
Inserire delle pause all’interno di frasi e provare a cambiare la posizione.
Esercizi sulla punteggiatura.
Proporre un confronto tra il valore espressivo dei vari segni di punteggiatura e quello delle pause in un brano musicale.
Aspetti musicali della poesia
A differenza del testo in prosa, il testo poetico si distingue per una struttura in versi, che si
caratterizzano per il numero delle sillabe, per i rapporti di durata tra le sillabe e per la disposizione degli
accenti. Questo determina la struttura metrica e il ritmo della poesia. Le assonanze, le consonanze, le
allitterazioni e le rime creano inoltre delle corrispondenze musicali tra le parole. Si potrebbe affermare
che il linguaggio poetico è una sorta di “musica verbale”.
Proposta di lavoro
Provare a recitare delle poesie, mettendo in risalto tutti gli aspetti musicali sopraelencati.
Ascoltare registrazioni di attori o personaggi che recitano dei testi poetici.
Interiezioni, oralismi, onomatopee
Le interiezioni sono delle espressioni orali (sillabe o suoni) prive di significato, che però servono a
puntualizzare il senso della frase in cui vengono inserite, in base all’intonazione, alla durata, all’intensità
e al timbro (elementi prosodici) con cui vengono pronunciate.
Gli oralismi sono espressioni sonore spesso involontarie (tosse, sbadiglio, fischio, sospiro ecc.) che
manifestano uno stato d’animo o un’intenzione del parlante.
Le onomatopee sono invece fonemi o parole che imitano un suono, un rumore, il verso di un animale
ecc. Si tratta di un inesauribile patrimonio di risorse sonore che permette di colorire e di dare infinite
sfumature al linguaggio parlato.
Proposta di lavoro
Analizzare interiezioni, oralismi e onomatopee, ricercandoli nel linguaggio parlato e nei fumetti.
Applicarli ad un testo in prosa o in versi. (R. Queneau “Esercizi di stile”)
Creare sonorizzazioni o sequenze sulla base di un testo o di una situazione proposta dall’insegnante.
Gli stili orali
Ogni persona ha il suo modo di parlare, che può essere definito stile orale. Oltre allo stile di una singola
persona, ci sono stili tipici di varie categorie sociali o lavorative, che in base al pubblico a cui si
rivolgono, si caratterizzano per differenti tratti prosodici. Ecco alcuni esempi:
Il cronista sportivo: andamento veloce, crescendo, rapidi cambiamenti di tono in base alla situazione.
Disc-jockey: ritmo costante, tono coinvolgente.
Avvocato in tribunale: tono persuasivo, ritmo concitato, tono di voce squillante.
Proposta di lavoro
Simulare differenti stili orali, imitando i compagni di classe, o alcune categorie lavorative.
La musicalità di una lingua straniera
Anche le lingue straniere si distinguono per la musicalità dei tratti prosodici. Ecco alcuni esempi:
Inglese: lingua sul palato, “r” floscia, vocali chiuse.
Tedesco: suono duro e gutturale, finali di parola prolungate, consonanti aspirate, parole ben scandite.
Francese: vocali chiusissime, “r” moscia, intonazione discendente delle sillabe accentate.
Spagnolo: “s” fra i denti, andamento velocissimo e agitato.
Russo: tono solenne, ieratico, laringe bassissima, suoni prolungati, intonazione discendente e poi
ascendente delle finali di parola.
Cinese: laringe altissima, “l” al posto della “r”, tono interrogativo.
Proposta di lavoro
Simulare la pronuncia di alcune lingue straniere, individuando i tratti prosodici caratteristici.
Dal parlato al canto
Come avviene il passaggio dal parlato al canto? Che relazione si instaura tra gli aspetti musicali del
parlato e la nuova melodia?
La storia della musica ci insegna che molti compositori, tra i quali Vincenzo Bellini, si ispiravano alle
caratteristiche prosodiche e alle inflessioni del testo parlato.
Quando una parola diventa musica, si crea un legame tra il contenuto della parola e la forma sonora.
Il canto permette di esprimere un sentimento, e di puntualizzare ed enfatizzare un concetto o un
messaggio. Ciò che distingue il canto dalla prosodia è la componente melodica: i suoni delle vocali
hanno un’altezza e una durata ben definite.
Molto spesso dunque la melodia deriva dalle inflessioni della voce parlata. E’ infatti fondamentale:
¾ declamare
¾ ascoltare
¾ comporre
Il regista Stanislawsky voleva che i suoi attori ripetessero una stessa parola almeno quaranta volte, con
inflessioni diverse, ma sempre con un senso compiuto. Soltanto così una frase poteva essere “matura
per la scena”.
Declamare più volte un testo permette di capirne meglio il significato, di percepirne le inflessioni e i
tratti prosodici, rendendo più semplice e immediato il passaggio dal parlato al canto.
Proposte di lavoro:
Trasformare una frase parlata in una frase cantata, cercando di mantenere il più possibile gli aspetti melodici, ritmici e
dinamici.
Analizzare alcune tecniche di canto utilizzate nel corso del tempo, individuando i tratti prosodici nel rapporto musica parola. (Esempi di: Recitar cantando; Recitativo; Arioso; Aria; Sprechgesang; Rap.)
Analizzare alcune forme vocali, tratte dalla musica colta e dalla musica leggera, individuando il rapporto parola- musica.
( Mottetto, Madrigale, Recitativo, Aria, Lied…)
( Repertorio di musica leggera )
Ma che rapporto c’è tra il significato di una parola e il suono di cui essa si riveste nel canto?
E’ un equilibrio misterioso, difficile da comprendere…
Come puntualizza Schafer, nel canto le vocali sono gli elementi di sostegno melodico, mentre le
consonanti servono ad articolare il ritmo; inoltre egli sostiene che “quando il linguaggio si eleva al
livello del canto deve perdere il suo significato”.
Egli ha cercato di chiarire questo concetto attraverso uno schema, inserendo tra i due poli estremi (il
massimo di significato e il massimo di musicalità) una serie di situazioni intermedie.
MASSIMO DI MUSICALITA’
MASSIMO DI SIGNIFICATO
Suoni vocalici elaborati elettronicamente
Manifestazioni fonetiche
Canto melismatico
Canto sillabico
Recitativo - Recitar cantando - Sprechgesang
Parlando (parlare leggermente melodico)
Linguaggio quotidiano
Linguaggio teatrale
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