Principi di Termodinamica Termometria Calorimetria Visione Microscopica e macroscopica I principi della termodinamica Il nostro esperimento Breve storia della termodinamica . L’inizio della termodinamica • La termodinamica nasce prima in modo empirico trasformandosi poi in scienza. E’ il progresso tecnologico a dettare i tempi delle scoperte scientifiche. • La termodinamica ha origine da un problema molto consistente all'epoca: l'eliminazione dell'acqua delle miniere. La prima macchina termica dell'era moderna capace di sfruttare la potenza del calore per produrre lavoro fu realizzata nel 1695 da un tecnico inglese, Thomas Savery (1650-1715). Si trattava di una macchina senza cilindro e pistone, di rendimento molto basso ma comunque capace di pompare l'acqua dal sottosuolo delle miniere • • La macchina di Papin (da Denis Papin, 1647-1712) era costituita da un tubo chiuso nella parte inferiore e contenente un pistone sotto al quale si trovava una piccola quantità di acqua che, trasformata in vapore, spingeva il pistone fino in cima al cilindro dove si fermava contro un dente di arresto. Raffreddando il cilindro il vapore condensava producendo un vuoto parziale sotto il pistone. La pressione atmosferica costringeva il pistone ad una rapida discesa (fase attiva). Il tubo svolgeva la triplice funzione di caldaia, cilindro del motore e condensatore. La macchina a vapore sarà realizzata in tappe successive separando queste tre parti. La macchina di Newcomen • • • La prima vera e propria macchina a vapore viene inventata e costruita da Thomas Newcomen (1663-1729), un fabbro inglese che si era interessato al problema. Questa era una macchina a pistone che sfruttava il calore del fuoco. Aveva un rendimento bassissimo e tempi lunghi tra due fasi successive. La prima macchina di Newcomen viene messa in funzione nel 1705. Attorno al 1725 la macchina di Newcomen era impiegata in moltissime miniere ma anche per rifornire di acqua le ruote idrauliche più grandi. Il difetto principale di questa macchina è il continuo raffreddamento del cilindro che causa un enorme consumo di carbone. Il suo rendimento termico era solo dell'1%, cioè ogni 100 Kg di carbone bruciati solo 1 veniva utilizzato per far muovere la pompa. Nonostante questi gravi difetti la macchina non ebbe rivali nelle miniere inglesi per circa 60 anni. La macchina di Watt La macchina di Watt (da James Watt 1736-1819). In essa la condensazione del vapore avviene in un contenitore separato (il condensatore) che permette di mantenere il cilindro col pistone sempre caldo evitando grandi sprechi di carbone e rendendo il processo più veloce e di maggiore rendimento. • Tale realizzazione rese evidente la necessità di avere due sorgenti di calore a temperature diverse, preludio questo al secondo principio della termodinamica. In questo modo si aumentava il rendimento fino al 6 7%. La macchina di Watt • Per avere una macchina a vapore vera e propria, quella cioè che darà il via alla rivoluzione industriale si deve attendere il genio di James Watt (1736-1819). • Nel 1765 egli era impiegato come mantenitore di strumenti presso l'università di Glasgow in Scozia. In tale veste egli dovette riparare un piccolo modello di macchina di Newcomen che non aveva funzionato mai. Watt si rese conto che l'alternativo riscaldamento e raffreddamento del pistone sprecava grandi quantità di calore e quindi di combustibile. Intuì che se la condensazione del vapore fosse avvenuta in un contenitore separato (il condensatore) si poteva mantenere il cilindro col pistone sempre caldo evitando grandi sprechi di carbone e rendendo il processo più veloce e di maggiore rendimento. Calorico e flogisto • Black (1728-1799) per primo comincia ad attuare la distinzione tra il concetto di temperatura e quello di calore. Per il calore anticamente erano state proposta varie teorie. Una di queste, dovuta a J.J. Becher (1635-1682) era la teoria del flogisto (dal greco=combustibile). Tale teoria postulava l'esistenza di una sostanza che era contenuta in tutti i corpi, il flogisto, e che veniva liberata per combustione di materiale organico o per trattamento dei metalli con il calore in aria libera (ossidazione) • Tale teoria dovette poi soccombere alle idee di Lavoisier (17431794) tramite i suoi studi sulle reazioni chimiche ed all'uso di una bilancia di precisione per pesare composti e reagenti. Alla domanda su cose fosse il calore si potevano dare due risposte legate a due correnti di pensiero. Per una di esse il calore era una sostanza, il calorico o calore latente contenuto in tutti i corpi e liberato durante tutti i processi mentre per l'altra il calore era una sorta di moto o vibrazione. Sadi Carnot • • Nonostante le varie migliorie apportate da Watt alle macchine a vapore non se ne conoscevano i principi fisici nel senso che le migliorie aumentavano il rendimento ma nessuno fino ad allora si era posto il problema del limite del rendimento di una macchina. Sadi Carnot (1796-1832), fisico ed ingegnere francese formatosi all’Ecole Polytechnique è considerato il fondatore della termodinamica. Rèflexions sur la puissance motrice du feu et sur les machines propres à développer cette puissance (Riflessioni sulla forza motrice del fuoco e sulle macchine in grado di svilupparla). • Carnot capi’ che era fondamentale conoscere i processi alla base delle macchine industrali per scoprire i limiti del rendimento. Per rendimento si intende il rapporto tra il lavoro compiuto e l’energia consumata per compierlo. Per arrivare a ciò Carnot postulò che, in modo analogo a quanto avviene nelle macchine idrauliche (in cui il lavoro dipende dal peso dell'acqua per l'altezza di caduta), nelle macchine termiche il lavoro dipendesse dalla caduta di calore, cioè dal trasferimento di calorico (inizialmente Carnot era fedele alla teoria del calorico, quindi di un fluido che si trasmetteva da corpo a corpo) da una sorgente calda (caldaia) ad una più fredda (condensatore). Inoltre Carnot sosteneva che il rendimento non fosse legato alle caratteristiche del fluido, ma esclusivamente alla differenza di temperatura • • Da queste considerazioni Carnot dedusse che il rendimento delle macchine non poteva essere illimitato e che una macchina ideale è quella che ha il rendimento massimo, sempre comunque inferiore al 100%. Enunciò inoltre quello che viene conosciuto come il Ciclo di Carnot: si tratta di una macchina termica ideale che trasforma il calore in lavoro operando ciclicamente. Nessuna macchina termica reale può avere rendimento superiore ad una macchina di Carnot operante tra le stesse temperature. Come ricordato Carnot inizialmente abbracciò la teoria del calorico. In seguito si avvide del suo errore ma i suoi scritti postumi furono pubblicati quando ormai altri si erano presi il merito della formulazione del primo principio della termodinamica e della conservazione dell’energia. Il lavoro di Carnot tuttavia non incontrò una capillare diffusione, anzi per moltissimo tempo rimase sconosciuto. • Fu Emil Clapeyron (1799-1864) che nel 1834 riprese il lavoro di Carnot evitandogli l'oblio e traducendo in forma matematica le argomentazioni discorsive di Carnot. Nella sua memoria Sur la puissance motrice de la chaleur egli riprende appunto il lavoro di Carnot e lo rende noto alla comunità scientifica. Tutto ciò avrà grandi ripercussioni in Inghilterra dove ormai i tempi erano maturi per trattare in modo più rigoroso la termodinamica. • Di ciò si occuperanno due persone in particolare: Joule e Kelvin Rumford • La teoria del calorico venne messa in discussione da Benjamin Thompson conte Rumford (1753-1814). Nell'ambito del suo studio sull'alesatura dei cannoni, egli nota che il calore che si sprigiona nel forare i cannoni non deriva solo dal taglio del metallo, come richiedeva la teoria del calorico che pensava che dal taglio si liberasse il calorico. Utilizzando attrezzi smussati, quindi non in grado di spezzare il metallo, il calore si produceva lo stesso ed era proporzionale al lavoro compiuto. Rumford fu tra i primi a rifiutare la teoria del calorico come fluido che si trasmette da un corpo all’altro per contatto per abbracciare una teoria che stava facendo breccia in quel tempo, la teoria del calore come lavoro. • A tal proposito sempre nell'ambito dell'esperienza dell'alesatura dei cannoni, misurò in modo molto approssimativo il rapporto calore/lavoro ottenendo il valore di 5.5 joule/caloria (naturalmente le unità di misura utilizzate sono quelle attuali, ma il rapporto rimane invariato: ogni unità di misura del calore si trasforma in 5.5 unità di misura del lavoro. Equivalente meccanico del calore • James Prescott Joule (1818-1889) era un fisico dilettante di Manchester che di professione faceva il birraio e si dedicava nel tempo libero alla fisica. Tra il 1841 ed il 1848 avvia tutta una serie di studi sull'equivalenza tra calore e lavoro, da lui fortemente sostenuta. La bontà delle misure da lui eseguite in molti esperimenti diversi lo portano a ritenere che il rapporto calore/lavoro sia di 4,186 joule/caloria. Questo è anche il valore attuale utilizzato in fisica. Naturalmente in suo onore l’unità di misura del lavoro o dell’energia è chiamata joule. Questo valore ottenuto era naturalmente molto soggetto a imprecisioni dovute alle dispersioni di calore durante gli esperimenti di cui il più celebre di tutti è quello del mulinello. Il peso scendendo fa girare le palette immerse in un recipiente pieno di acqua. La temperatura dell'acqua aumenta a causa dell'attrito. Paragonando il lavoro eseguito dalla discesa del peso con l'aumento di temperatura dell'acqua, Joule ricavò il valore dell' equivalente meccanico del calore. 1 Cal = 1000 cal = 4186 J • In Inghilterra William Thomson (1824-1907), più noto come Lord Kelvin, viene a conoscenza dei lavori di Carnot tramite l'articolo pubblicato in Francia da Clapeyron. In seguito Thomson si recherà in Francia proprio alla ricerca del testo di Carnot. Avutolo tra le mani affronterà i problemi legati al 2° principio della termodinamica. Anche Thomson in un primo momento abbraccia la teoria del calorico che poi abbandona quando prende visione degli esperimenti e delle misure di Joule. • Lord Kelvin conobbe Joule durante un congresso di fisica e subito capì l'importanza del suo lavoro al punto da abbandonare la teoria del calorico per appoggiare in pieno l’equivalenza tra lavoro e calore. Questo diventa il primo passo per una nuova concezione del calore e della termodinamica. Tra la teoria del calorico e quella del calore come lavoro esiste una sostanziale differenza. La teoria del calorico prevedeva che tutto il calore assorbito da una sorgente si trasformasse in lavoro. La teoria del calore come lavoro invece mostra che solo una parte del calore assorbito si trasforma in lavoro mentre il rimanente viene ceduto all’ambiente e non c’è modo di usarlo. Il rendimento del 100% è irrealizzabile in natura. • Sull’equivalenza tra calore e lavoro è da ricordare anche Julius Mayer (1814-1878), medico tedesco, che però non vedrà riconosciuto il suo lavoro se non dopo molto tempo, quando ormai era evidente che la teoria del calore stava soppiantando quella del calorico. Già nel 1838 egli aveva calcolato il rapporto tra calore e lavoro pari a 3.59 Joule/calorie, utilizzando delle considerazioni sui gas. Tuttavia questi suoi lavori non vennero accettati dalla rivista di fisica tedesca dell'epoca e poterono essere pubblicati solo su una rivista di chimica. Il lavoro di Mayer non si fermava qui. Egli aveva già intravisto quello che poi sarà il primo principio della termodinamica e la conservazione dell’energia. Egli sosteneva non solo che il calore fosse equivalente al lavoro, ma che entrambi fossero una forma di energia. • I tempi erano maturi anche per una formulazione definitiva dell'equivalenza tra lavoro e calore. Contemporaneamente anche la meccanica classica, quella newtoniana, stava arrivando ai concetti di • energia e della sua conservazione. • Fu Hermann Helmholtz (1821-1894), fisiologo, fisico e matematico tedesco, che nel 1847 nel suo saggio Sulla conservazione della forza introdusse un nuovo ente fisico: l'energia potenziale da lui chiamata "forza di tensione". In questo saggio egli enuncia il principio di conservazione dell’energia per i sistemi meccanici conservativi. • Una volta che Helmholtz chiarisce il concetto di conservazione dell’energia in meccanica, lo estende anche ad altri campi della fisica, in particolare alla termodinamica dove in quell’epoca Joule aveva calcolato l’equivalente meccanico del calore. . • Nel 1857 Clausius diede un contributo importante alla teoria cinetica del gas (di August Krönig) introducendo i gradi di libertà molecolari (traslazionali, rotazionali e vibrazionali). Nello stesso lavoro introdusse il concetto di cammino libero medio di una particella. Clausius si interessò inoltre di elettrolisi e le sue ricerche furono riprese in seguito da Arrhenius. • In realtà le prime formulazioni di una teoria cinetica risalgono addirittura al 700, quando Daniel Bernoulli (1700-1782) utilizzò concetti atomistici per elaborare una prima teoria cinetica dei gas, spiegando in termini molecolari e probabilistici probabilistici il loro comportamento in condizioni di pressione e temperatura variabili; questo studio, tuttavia, non ebbe molto seguito all'epoca. • Di Clausius è la una delle formulazioni del secondo principio della termodinamica e l’introduzione del concetto di entropia James Clerk Maxwell (1831-1879) • • James Clerk Maxwell (1831-1879) è considerato uno degli scienziati più importanti del XIX° secolo. Il nucleo principale della sua ricerca è l'elettromagnetismo, inoltre sviluppò la teoria cinetica dei gas e indagò sulla visione dei colori e sui principi della termodinamica. Studiò presso le università di Edimburgo e Cambridge; divenne poi professore di fisica all'università di Aberdeen (1856-1860) e di Cambridge (1871). Ludwig Boltzmann (1844 - 1906) • Boltzman fu il primo uomo a capire l'intima struttura delle trasformazioni che si verificano in natura e lo fece prima che l'esistenza degli atomi venisse accettata da tutti gli scienziati. • Carnot si era mosso verso la Termodinamica partendo dalla macchina a vapore, Boltzman si avvicinò alla Termodinamica dalla parte opposta e cioè dalla parte della meccanica statistica, cioè dagli effetti del movimento degli atomi. • Le successive ricerche e i successivi esperimenti confermarono che Boltzman aveva ragione e adesso è universalmente riconosciuto come uno dei massimi fisici teorici della storia della scienza • . La termodinamica E’ la Termodinamica la scienza che si occupa di come il calore , una particolare forma di trasferimento di energia, possa trasformarsi in lavoro, un’altra forma di trasferimento di energia. Come sfruttare il calore per produrre lavoro meccanico? Il che corrisponde a chiedersi Da dove cominciamo? • Esploriamo alcuni concetti di base: • Lavoro • Calore • Temperatura Il lavoro: una definizione operativa (già affrontato: si veda le lunghe lezioni precedenti) Una forza compie lavoro quando sposta il suo punto di applicazione; più forze applicate allo stesso corpo compiono lavoro in modo indipendente l’una dall’altra. Una forza compie lavoro se produce uno spostamento. Se forza F e spostamento s sono vettori paralleli, il lavoro L è il prodotto dei loro moduli: Se forza e spostamento non sono paralleli, si considera solamente la componente della forza parallela allo spostamento: Lavoro come modalità di trasferimento dell’energia • Conosciamo già una modalità di trasferimento di energia, il lavoro. Per esempio, applicando una forza F ad un corpo per un determinato spazio s, si modifica l’energia cinetica del corpo. Il corpo accelera, passando dalla velocità v1 alla velocità v2. • La sua energia cinetica passa dal valore E1 = ½ m v12 al valore E2 = ½ m v22 • Il teorema dell’energia cinetica ci assicura che tramite il lavoro L= F· s si trasferisce energia al corpo cosicché la sua energia cinetica aumenta da E1 a E2 Quando diciamo che si trasferisce calore? • A) Quando un cubetto di ghiaccio si scioglie diciamo che passa calore dall’ambiente, più caldo, al cubetto di ghiaccio, più freddo T = 0 °C Q T = 20 °C Quando diciamo che si trasferisce calore? B) Quando mettiamo a contatto un corpo caldo e uno freddo, diciamo che il calore scorre da quello più caldo a quello più freddo 90 °C 10 °C Q T1 T2 T1>T2 Quando diciamo che si trasferisce calore? Ma anche in altri fenomeni è in gioco il trasferimento di calore, per esempio: – nei passaggi di stato (solido - liquido - gas) – nelle reazioni chimiche – nelle reazioni nucleari Cosa significa trasferire calore? • Per capire cosa significhi trasferire calore, o energia termica, ad un corpo, bisogna riuscire a descrivere i fenomeni coinvolti da un punto di vista microscopico, ricordando che la materia, sia allo stato solido che liquido che gassoso è composta da atomi e molecole in continuo movimento Come facciamo a saperlo? • Ricordiamo almeno una prova del movimento delle molecole, che riguarda i fluidi: il moto browniano Il moto browniano Se all’interno di un liquido si introducono particelle solide di dimensioni molto piccole, dell’ordine di 1 micron (10-6)m e si osserva al microscopio una goccia di liquido si può vedere che le particelle solide si muovono in modo molto irregolare. Questo fenomeno viene chiamato moto Browniano perché descritto per la prima volta nel 1828 dal botanico Robert Brown che aveva osservato al microscopio il movimento di granuli di polline di licopodio in acqua. • Nel 1905 Einstein interpretò il moto dei granuli come dovuto alle fluttuazioni del numero di urti delle molecole di liquido su ogni granulo di polline. L’energia interna U Int = ∑ K i • Se è vero che le molecole si muovono incessantemente, esse possiedono energia cinetica K (dovuta al movimento) ed energia potenziale Ep( dovuta alla interazione tra le molecole) • La somma di tutte le energie cinetiche e potenziali si chiama energia interna U • Nel modello che adotteremo per studiare il comportamento delle molecole, in particolare nei gas( modello del gas perfetto), l’energia potenziale è molto piccola rispetto a quella cinetica. In esso l’energia interna è uguale alla somma delle energie cinetiche delle varie molecole: Il calore e l’energia interna • Il calore trasferito ad un sistema, attraversa la superficie di contorno che separa il sistema dall’ambiente e si trasforma in energia interna U accumulata. • Ma tramite quale meccanismo microscopico il calore si trasferisce? Calore (Q) Sistema U aumenta Il calore e l’energia interna • Il calore trasferito da un sistema, attraversa la superficie di contorno che separa il sistema dall’ambiente e “abbassa” l’ energia interna U posseduta. • Ma tramite quale meccanismo microscopico il calore si trasferisce? Calore (Q) Sistema U diminuisce Ipotesi di trasferimento del calore a livello molecolare • Supponiamo di porre una pentola sul fuoco: – Le molecole contenute nella fiamma interagiscono con le molecole del metallo che costituisce la pentola – nelle molecole del metallo aumenta l’energia cinetica, cioè aumentano l’ampiezza e la la velocità di vibrazione; questi aumenti si comunicano all’acqua contenuta nell’interno – anche le molecole dell’acqua aumentano la loro velocità Trasferimento • Sperimentalmente si può verificare che l’ipotesi fatta è corretta • Vedremo (con la teoria cinetica dei gas) che è possibile ricavare un modello in grado di giustificare queste ipotesi. Da esso ricaveremo il significato microscopico di grandezze come temperatura, energia interna, pressione, ecc. Sorgenti di calore • Per trasferire calore è necessario avere a disposizione una sorgente di calore, a temperatura T2 maggiore della temperatura T1 del corpo a cui tale calore si deve trasferire • Si dice TERMOSTATO una sorgente che può trasferire calore ad un corpo senza diminuire sensibilmente la propria temperatura Il concetto di termostato • Termostato o riserva di calore Dalla calorimetria è noto che più grande è la capacità termica di un sistema e minore è la sua variazione di temperatura per un dato flusso di calore (Lo vedremo in seguito). Si chiama riserva di calore (o sorgente ideale di calore o termostato) un sistema a capacità termica infinitamente alta: si può ritenere che la temperatura di una riserva di calore non cambi per quanto grande possa essere il flusso di calore in uscita o in entrata. Il concetto di riserva di calore è un’astrazione utilissima dal punto di vista teorico. Esempi di sistemi che possono ritenersi con buona approssimazione delle riserve di calore: l’atmosfera, un lago, l’oceano... La propagazione del calore • La propagazione del calore può avvenire in tre modi • Conduzione • Convezione • Irraggiamento • Conduzione Scambio di energia cinetica tra le mole cole del sistema, in cui le particelle meno energetiche guadagnano energia dagli urti con quelle più energetiche. La conduzione di calore avviene solamente se c’è una differenza di temperatura tra due parti del mezzo conduttore Conduzione • La quantità di calore che viene trasferita nel tempo t dalla parte più calda (T1) alla parte più fredda (T0) è • Q= k S(T1 - T0) t / x K= coefficiente di conducibilità T = tempo X = spessore S = superficie x T0 T1 Q S Convezione Convezione: • Il calore viene trasmesso mediante trasporto di materia Irraggiamento L’energia viene trasmessa attraverso onde elettromagnetiche , senza trasporto di materia. La trasmissione avviene anche nel vuoto. Ad esempio, la radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre trasporta in un secondo una quantità di energia pari a circa 1.3 kJ su una superficie di 1 m2. In fisica, il vettore di Poynting, il cui nome è dovuto a John Henry Poynting, è un vettore che descrive il flusso di energia (energia per unità di superficie per unità di tempo) associato alla propagazione del campo elettromagnetico. Più precisamente, è definito come la quantità di irradianza trasportata dalla radiazione elettromagnetica, e si misura pertanto in W/m^2 In che direzione va il calore? • Proseguiamo nelle nostre osservazioni sulla natura del calore e sulle sue proprietà: • Abbiamo visto che il calore è un trasferimento di energia meccanica a livello molecolare. • Osserviamo che quando si trasferisce calore ad un corpo, questo aumenta la sua temperatura. Cos’è la temperatura? • La nostra esperienza ci dice che il calore passa sempre da un corpo più caldo ad uno più freddo: una pentola di acqua fredda posta sul fuoco si scalda, cioè il calore si trasferisce dalla fiamma (ad alta temperatura) all’acqua ( a bassa temperatura)e non succede il contrario, cioè che la pentola si raffreddi e la fiamma si scaldi ulteriormente. Perché? Due modi per descrivere la termodinamica • Per rispondere a queste (e ad altre ulteriori domande) abbiamo a questo punto due scelte: • Affrontare il problema da un punto di vista macroscopico (Termodinamica classica) • Affrontarlo da un punto di vista microscopico (Termodinamica statistica) Termodinamica classica • La termodinamica classica si limita ad osservare i fenomeni termici a livello macroscopico e a determinare le leggi che collegano tra loro le cosiddette variabili di stato termodinamiche, per esempio la temperatura T, la pressione P, il volume V. Risulta più semplice da un punto di vista matematico, almeno nei suoi primi sviluppi, ma meno intuitiva. Termodinamica al microscopio • Esiste un altro modo di studiare questi fenomeni, quello di cercare di capire che succede a livello microscopico, il che fornisce un maggiore supporto intuitivo. • E’ il metodo che segue la meccanica statistica. Noi seguiremo in parallelo i due metodi, cercando di mettere in evidenza soprattutto il significato microscopico intuitivo delle grandezze macroscopiche che si usano nella termodinamica classica. Termometria Due corpi sono in equlibrio TERMICO se, posti in contatto, le grandezze macroscopiche che li caratterizzano si approcciano a valori uguali e COSTANTI nel tempo Se due sistemi A e B sono in equilibrio TERMICO con un terzo corpo C, allora essi sono in equilibrio TERMICO (Principio 0 della Termodinamica).Equivalente a: Il calore fluisce spontaneamente da un corpo a temperatura maggiore ad un corpo a temperatura minore Dilatazione termica 1 Cal = 1000 cal = 4186 J Q è positivo se assorbito dal sistema, negativo se ceduto, L è positivo se fatto sul sistema, negativo fatto dal sistema. La formula (1) rende evidente il significato dei concetti fisici di calore e di lavoro Il legame tra calore e temperatura ; calore specifico Lo stato di un copro può essere variato scambiando con esso calore o eseguendo su di esso un lavoro. Si definisce Capacita Termica (C’) la quantità di calore Q fornita al copro per variare la sua temperature di ∆T cioè C' = Q ∆T La capcità termica per unità di massa si chiama invece Calore Specifico (c) ed è una proprietà del materiale di cui è costituito il corpo. C' Q c= = m m∆T Cambiamenti di stato • Il cambiamento di stato avviene ad una definita temperatura che dipende dalla sostanza e dalla pressione esterna • Il cambiamento di stato avviene isotermicamente ed è accompagnato da uno scambio di calore, legato alle variazioni dell’energia chimica di legame fusione – • Solido solidificazione ebollizione liquido vapore condensazione A TEMPERATURA COSTANTE! CAMBIAMENTI DI STATO • Temperatura di un campione di acqua in funzione del tempo quando viene somministrato un flusso costante di calore a pressione costante (1 atm). Temperatura (°C) ebollizione +100 fusione 0 P = 1 atm -10 tempo Lo stato gassoso • Tra tutti i possibili stati della materia, per i lo stato gassoso è lo stato più importante per la termodinamica. Infatti le macchine termiche, per esempio le macchine a vapore, utilizzano le proprietà dello stato gassoso per trasformare calore in lavoro. • Ma come sono fatti i gas? Quali leggi regolano il loro comportamento? Gas perfetti Il caso più semplice di gas è quello con molecole monoatomiche. E’ possibile costruire un modello semplificato del gas monoatomico, quello del gas perfetto, che si rivela un ottimo modello, molto vicino alla realtà. Nel modello del gas perfetto: la massa gassosa è costituita da un numero enorme di particelle indistinguibili e, per una stessa specie chimica, identiche le particelle del gas sono immaginate come sferette rigide indeformabili e di dimensioni trascurabili (particelle puntiformi). le particelle si trovano in continuo e disordinato movimento (caos molecolare), sicchè tutte le direzioni sono equiprobabili. Le leggi dei gas perfetti Immaginiamo un recipiente chiuso sulla sommità da un pistone che si può muovere liberamente su e giù. Dentro questo pistone c'è un gas, che per semplicità consideriamo perfetto. Possiamo descrivere lo stato del sistema utilizzando tre grandezze caratteristiche dei gas: • pressione (P); • volume (V); • temperatura (T); Trasformazioni termodinamiche • A questo punto possiamo riscaldare il gas, oppure comprimerlo o espanderlo muovendo il pistone, e così lo stato complessivo del sistema varia. Abbiamo operato una trasformazione termodinamica DA UNO STATO INIZIALE (Ti,Pi,Vi) A UNO STATO FINALE (Tf,Pf,Vf). • Si può notare però che non è possibile modificare a piacimento lo stato del gas, in quanto vi sono delle relazioni tra le varie grandezze: ad esempio non possiamo riscaldare il gas facendo restare costante sia la sua pressione che il suo volume. Vediamo allora di individuare le leggi che regolano le trasformazioni di un gas perfetto. I diagrammi P-V ( di Clapeyron) • È consuetudine rappresentare le trasformazioni e i vari stati di un gas in un grafico che riporta in ascissa il volume e in ordinata la pressione, detto per questo diagramma P-V. P A PA VA V Trasformazione isoterma(T= cost) Immaginiamo di immergere il cilindro in un bagno di acqua a temperatura costante, che così mantiene anche il gas in equilibrio a quella temperatura. Possiamo quindi comprimere oppure far espandere il gas muovendo il pistone. PV = cos tan te In termodinamica una trasformazione isoterma (o semplicemente isoterma) è una variazione dello stato di un sistema fisico durante la quale la temperatura rimane costante. La trasformazione isoterma di un gas perfetto è descritta dalla legge di Boyle che, in un diagramma pressione-volume, è rappresentata da un ramo di iperbole equilatera. Trasformazione isocora (V=cost) Se blocchiamo il pistone in modo che questo non si possa muovere, e quindi riscaldiamo o raffreddiamo il gas fornendo o p=p0 (1+αt), dove p0 è la pressione a 0 °C e a un dato volume; p la pressione alla temperatura di t °C e al medesimo volume V; α=1/273,15 °C^(-1) è il coefficiente di dilatazione termica, uguale per tutti i gas perfetti; nel piano di Clapeyron (piano V, p), le linee i. sono le parallele all’asse p. P=p0/T0*T (seconda legge di Gay-Lussac) Trasformazione isobara (P= cost) • Trasformazione isobara. Se manteniamo costante la pressione del gas lasciando libero il pistone di muoversi, vediamo che fornendo o assorbendo calore dal gas la sua temperatura varia e proporzionalmente anche il volume, secondo la relazione: V= V0 ( 1+ αt) α=1/273.15 V= (V0/T0) T (prima legge di Gay-Lussac) (con T temperatura assoluta CIOE’ IN KELVIN!) Legge di stato dei gas perfetti • Da queste tre relazioni si può ricavare un'espressione più generale, che tenga anche conto della quantità di gas contenuta nel cilindro. La legge di stato dei gas perfetti è quindi: I diagrammi P-V ( di Clapeyron) • È consuetudine rappresentare le trasformazioni e i vari stati di un gas in un grafico che riporta in ascissa il volume e in ordinata la pressione, detto per questo diagramma P-V. P A PA VA • Le trasformazioni prima considerate si rappresentano facilmente: V Isoterma (trasformazione a T= cost) • l'isoterma è un ramo di iperbole equilatera (PV= cost) P V Isocora (Trasformazione a volume cost) • L’isocora è un segmento parallelo all’asse P (V = cost) P2 V = cost P1 V1 Isobara (Trasformazione a pressione cost) • L’isobara è un segmento parallelo all’asse V (P= cost) P1 V1 V2 Trasformazioni possibili • Queste non sono le sole trasformazioni possibili, perchè è possibile qualsiasi percorso nel piano P-V, purchè rispetti la legge di stato dei gas. • In ogni caso quelle presentate sono le trasformazioni più semplici da descrivere e anche le più utilizzate Se un gas ha volume V, per poter rappresentare sul grafico la sua pressione bisogna che ogni punto del gas abbia quella pressione Lo stesso vale per la temperatura Se si varia rapidamente il volume di un gas le condizioni precedenti non si realizzano: si formano onde di compressione e decompressione e la temperatura non è omogenea. Perciò, per un dato V, non c’è una sola P corrispondente. Il grafico non è rappresentabile da una linea. Si dice che la trasformazione è irreversibile. Se invece si effettua la trasformazione molto lentamente, pressione e temperatura possono essere mantenute uniformi per tutto il volume. Al limite, se la trasformazione è infinitamente lenta, il che è una situazione ideale, ad ogni valore di una delle variabili corrisponde un valore perfettamente determinato delle altre e si può rappresentare il grafico della trasformazione: si dice che la trasformazione è reversibile Reversibile/irreversibile • Se è possibile compiere una trasformazione che passa per valori determinati: • (V1,P1,T1) (V2,P2,T2), (V3,P3,T3) , … è possibile anche ripercorrere all’inverso gli stessi valori: (V1,P1,T1) (V2,P2,T2), (V3,P3,T3), … cioè che la trasformazione è reversibile • Se ciò non è possibile, non possiamo dire per quali punti passa la trasformazione, e perciò non ha senso neanche invertirla: la trasformazione è irreversibile Teoria cinetica dei gas Collisione Elastica ∆T=2L/vx Teoria cinetica dei gas Teoria cinetica • Abbiamo così dimostrato che: 1) La pressione P è dovuta agli urti delle molecole del gas sulle pareti 2) La temperatura assoluta T è una misura dell’energia cinetica media delle molecole 3) Il calore è un modo di trasferimento di energia cinetica alle molecole : fa variare così l’energia interna del gas Gas reali • Il comportamento dei gas reali spesso si discosta anche sensibilmente da quanto previsto dall’equazione dei gas perfetti. Per fornire una buona descrizione dei gas reali sono state quindi proposte alcune modifiche alla legge PV=nRT. Particolarmente utile e molto nota è la legge di Van der Waals: • (P + a/V2) (V - b) = nRT, • dove a e b non sono costanti universali, bensì due parametri ai quali devono essere assegnati valori opportuni, ricavabili per via sperimentale. Anche la legge di Van der Waals può essere interpretata a livello microscopico: le molecole interagiscono tra loro per mezzo di forze a corto raggio che sono fortemente repulsive a piccola distanza, diventano debolmente attrattive a distanza media e si annullano a grande distanza. La mutua repulsione tra molecole proibisce alle particelle di occupare posizioni particolarmente ravvicinate e di conseguenza una parte dell’intero volume non è disponibile al moto casuale: nell’equazione di stato questo volume "proibito" (b), detto covolume, deve essere sottratto al volume del recipiente (V), ottenendo nella formula la quantità (V - b). Il nuovo principio di conservazione dell’energia • ECCO SPIEGATO IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Q è positivo se assorbito dal sistema, negativo se ceduto, L è positivo se fatto sul sistema, negativo fatto dal sistema. La formula (1) rende evidente il significato dei concetti fisici di calore e di lavoro Primo principio della Termodinamica • Il Primo principio della Termodinamica fornisce una precisa definizione del calore identificandolo come una forma di energia che può essere convertita in lavoro meccanico ed essere immagazzinata sotto forma di energia interna. • Il primo principio è dunque un principio di conservazione dell'energia. Esso afferma che, poiché l'energia non può essere né creata né distrutta, la somma della quantità di calore ceduta a un sistema e del lavoro compiuto sul medesimo deve essere uguale all'aumento dell’ energia interna del sistema stesso. • Calore e lavoro sono i mezzi attraverso i quali i sistemi si scambiano energia. ESEMPIO PER I CURIOSI: Hallyday, Resnik, Krane, 5°Edizione. Applicazioni del primo principio trasformazione isoterma • In questo caso la temperatura del gas non varia e quindi nemmeno la sua energia interna. Possiamo quindi scrivere: L=Q Tutto il calore che viene fornito al sistema si converte completamente in calore e viceversa. Applicazioni del primo principio (2): trasformazione isocora ( V = cost) In questa trasformazione il volume resta costante, quindi il gas non compie nessun lavoro. Il primo principio diventa: ΔU = Q Tutto il calore che viene fornito al gas va a variare la sua energia interna e quindi la sua temperatura. Viceversa se il sistema cede calore, la sua energia interna diminuisce e quindi il gas si raffredda. Applicazioni del primo principio (3): trasformazione isobara( P = cost) • Trasformazione isobara. In questa situazione non vi è nessuna grandezza( tra L,U e Q) che si conservi: infatti il sistema compie o subisce lavoro, assorbe o cede calore e quindi la sua energia interna e la sua temperatura variano. In questo caso è però molto semplice calcolare il lavoro, che è dato dal prodotto tra la variazione di volume e la pressione costante: L = P ΔV Lavoro in una trasformazione isobara F A B P cost Lavoro P∆V VA ∆V VB Applicazioni del primo principio (4): trasformazione adiabatica (Q = 0) Se il sistema è termodinamicamente isolato dall'ambiente, ossia se non vi sono scambi di calore con l'esterno( Q = 0), si può scrivere: L=ΔU In questo caso tutto il lavoro compiuto dal gas va a discapito della sua energia interna. Applicazioni I principio: Calori specifici dei gas perfetti (1) Facciamo ricorso ad una trasformazione isocora (V=cost ) per determinare la variazione di energia interna al variare della temperatura. Poiché in un’isocora il lavoro L è uguale a zero, la variazione di energia interna DU è uguale al calore Q scambiato dal sistema e pertanto (ricordando la legge fondamentale della termologia): ∆ U = Q = m cv ∆ T Sostituendo al posto della massa (m) il prodotto del numero di moli (n) per la massa molecolare (mmol) e introducendo il calore molare a volume costante Cv la formula precedente diventa ∆U = n Cv ∆ T. Calori specifici dei gas perfetti (2) Invece in una trasformazione isobara (P = cost), il lavoro è dato da L = p ∆ V, la variazione di energia interna ∆ U da ∆ U = n Cv ∆ T e il calore scambiato Q da Q = n Cp ∆ T Pertanto il primo principio della termodinamica diventa: p ∆ V+ n Cv ∆ T= n Cp ∆ T Per i gas ideali dall'equazione di stato si ottiene p ∆ V = n R ∆ T, quindi sostituendo e semplificando il numero di moli n, si ha Cp=Cv + R (relazione di Mayer) che mette in relazione i calori specifici a volume costante e a pressione costante per i gas perfetti. Questa relazione ci permette di valutare solo la differenza tra i calori specifici. La teoria cinetica ci consente di determinare (per un gas perfetto monoatomico) il calore specifico a volume costante, in quanto, per una mole di gas, U = 3/2 R T e quindi Cv = Q/DT = ΔU/ ΔT = 3/2 R. Poi semplicemente Cp=Cv + R = 3/2 R + R = 5/2R Lavoro in un ciclo • Lavoro utile in un ciclo= P2(V2-V1)B P1(V2-V1)A P2 Lavoro utile = area rettangolo P1 D V1 C V2 Verso il Secondo principio Il primo principio stabilisce la equivalenza tra le varie forme di energia, cioè il principio generale di conservazione dell'energia: è possibile che un corpo perda energia meccanica se acquista energia per esempio sotto forma di energia termica. Un blocco che scivoli su un piano inclinato con attrito perde energia potenziale e non acquista una corrispondente quantità di energia cinetica, ma si riscalda, in quanto la sua energia interna aumenta. Si pone ora il problema seguente: le varie forme di energia sono equivalenti da ogni punto di vista? Per esempio è possibile riutilizzare l'energia termica ottenuta con il blocco precedente per farlo risalire alla sua posizione originaria, senza alcuna altra modifica? Secondo principio (1) • Il primo principio della Termodinamica non pone limitazioni alla trasformazione reciproca di calore in lavoro e viceversa . • Il secondo principio invece stabilisce dei limiti alla trasformazione del calore in lavoro: • Non è possibile, in generale, trasformare tutto il calore in lavoro. Convertire calore in lavoro? E’ consuetudine usare l’espressione “convertire calore in lavoro”. Poiché abbiamo detto che calore e lavoro sono solo metodi di trasferimento dell’energia, una tale espressione non ha alcun significato. In realtà avremmo dovuto dire: “prelevare energia ad un dato corpo mediante assorbimento di calore Q e cedere energia ad un altro corpo facendo lavoro L su di esso”. Verso il secondo principio • E’ esperienza comune il fatto che un gas, lasciato libero di espandersi, tenda ad occupare tutto il volume che gli è accessibile. La conservazione dell’energia non vieterebbe che il gas, inizialmente distribuito su un ampio volume, spontaneamente ne occupasse solo una frazione, limitandosi spontaneamente. • Due corpi, inizialmente a temperature diverse, se vengono messi in contatto, dopo un certo tempo raggiungono la stessa temperatura all’equilibrio termico. Perché due corpi che hanno la stessa temperatura non se ne allontanano, raggiungendo stati con temperature diverse? Energia in forma disordinata • Quando la conversione avviene da forme di energia più ordinate a più disordinate, si ottiene energia meno pregiata e meno utilizzabile. Si dice che aumenta l’entropia : Per esempio, il calore che si produce per attrito è una forma di energia più disordinata, meno pregiata: vedremo che è impossibile riconvertirla tutta in lavoro Sperimentalmente si osserva che in natura spontaneamente l’energia si converte in forme a più degradate (con produzione complessiva di una variazione di entropia positiva). Tempo Verso il secondo principio • Questi esempi, apparentemente scollegati fra loro, in realtà possono essere ricondotti agli effetti di un unico Principio fondamentale: il Secondo Principio della Termodinamica Secondo principio • Esistono 2 formulazioni equivalenti: • 1) formulazione di Kelvin: • E’ impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di trasformare in lavoro tutto il calore estratto da una sola sorgente a temperatura costante Secondo principio • 2) formulazione di Clausius: • È impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di far passare il calore da una sorgente più fredda ad una più calda Macchine termiche • Si chiama macchina termica un dispositivo capace di trasformare calore in lavoro, cioè in energia meccanica (potenziale o cinetica). • Una macchina termica a funzionamento ciclico è una macchina che torna periodicamente nello stato iniziale. • una qualunque macchina termica per poter essere utilizzata indefinitamente deve essere a funzionamento ciclico. Come funziona una macchina termica • Il secondo principio stabilisce che una macchina termica possa funzionare solo assorbendo calore Q2 ad alta temperatura T2 e cedendo calore Q1 a bassa temperatura T1 • Il suo rendimento = Lavoro utile/ calore assorbito Entra calore Q2 ad alta temperatura T2 Lavoro utile= Q2-Q1 Esce calore Q1 a bassa temperatura T1 Rendimento η η= L/Q2 = (Q2-Q1)/Q2 +Q2 entra A B P2 Lavoro utile = area rettangolo P1 D V1 -Q1 esce C V2 Reversibilità e irreversibilità: approfondimenti 1 Le limitazioni alla conversione di energia termica in lavoro sono legate ad un importante concetto, quello già incontrato di irreversibilità La più importante classificazione delle trasformazioni termodinamiche è quella che distingue le trasformazioni cosiddette reversibili da quelle irreversibili. Si dice reversibile un processo ciclico in cui sia il sistema che l’ambiente ritornano nello stato di equilibrio preesistente all’inizio del processo : perciò, una volta tornato al punto iniziale, non deve rimanere nessuna traccia del processo; il sistema è esattamente come prima, e anche l’ambiente è esattamente come prima. Nessun segno ci dice che è avvenuta la trasformazione. E’ possibile? • Se faccio cuocere un uovo, ho fatto una trasformazione. • Posso ora riportarlo al essere un uovo crudo, intero, alla temperatura iniziale, riportando contemporaneamente alle condizioni iniziali tutto l’universo, me compreso? FINE??? . SECONDA ESPERIENZA