D2 - D3 - LA CELLULA IN SINTESI - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli 1. La cellula eucariote La cellula è la struttura più semplice in grado di svolgere tutte le funzioni vitali di un vivente. Essa è l'unità costitutiva del corpo di qualsiasi vivente, unicellulare o pluricellulare: se unicellulare il corpo è fatto da una sola cellula, se pluricelluare da più cellule. Il riconoscimento della cellula, come unità funzionale di tutti gli esseri viventi, risale al 1838, quando due scienziati tedeschi, Matthias jakob Schleiden (botanico, 1804-1881) e Theodor Schwann (zoologo, 1810-1882), formularono la teoria cellulare, che nella sua forma moderna può essere espressa nei seguenti punti fondamentali: la cellula è l'unità funzionale e strutturale di ogni vivente; tutti i viventi sono costituiti da un numero più o meno grande di cellule; ogni cellula proviene necessariamente da un'altra cellula preesistente; ogni cellula compie le funzioni proprie del vivente, cioè respira, scambia materiali con l'esterno, reagisce agli stimoli e si riproduce: tutte le cellule possiedono una membrana plasmatica che le delimita e seleziona le sostanze in entrata e in uscita. Questi punti fondamentali sono condivisi da entrambi i tipi di cellule che formano il corpo dei viventi: la cellula procariote, costitutiva dei comuni batteri e degli archibatteri, e la cellula eucariote, costitutiva di tutti gli altri organismi non batterici, noi compresi. La cellula procariote, che misura circa 1 micrometro, ha un diametro circa dieci volte più piccolo di quello della cellula eucariote, non possiede una membrana nucleare che racchiuda il DNA e quindi manca di un vero e proprio nucleo. Inoltre, non contiene gli organuli specializzati in compiti diversi che invece troviamo nella cellula eucariote. La cellula eucariote, che costituisce il corpo degli animali, delle piante e dei funghi, ha dimensioni estremamente varie. Di solito, le cellule degli animali variano tra i 10 e i 30 micrometri, mentre quelle delle piante possono raggiungere i 100 micrometri. Le dimensioni delle cellule non dipendono dalle dimensioni dell'organismo a cui appartengono. Per esempio, il nostro stesso corpo è formato da 100 mila miliardi di cellule di dimensioni e forma diverse organizzate in insiemi chiamati tessuti. In genere, per semplicità, le cellule sono rappresentate con una forma regolare cubica o sferica, ma nella realtà possono avere forme molto particolari in relazione alla funzione che svolgono. Un globulo rosso, per esempio, assomiglia a un dischetto biconcavo; una cellula nervosa possiede lunghi prolungamenti filamentosi; in una cellula adiposa quasi tutto lo spazio è occupato da grasso e il nucleo è spinto alla periferia della cellula.I La cellula eucariote, oltre che per le dimensioni e la forma, si differenzia da quella procariote soprattutto perché è molto più complessa. Per usare un'analogia, mentre la cellula procariote è come un piccolo laboratorio costituito da un unico locale, la cellula eucariote, al confronto, assomiglia a un grande stabilimento formato da molti settori diversi: in alcuni arrivano le materie prime, in altri avvengono i processi produttivi, in altri ancora si effettua lo stoccaggio e la spedizione dei prodotti finiti. Come quella procariote, anche la cellula eucariote è delimitata da una sottilissima membrana, la membrana cellulare, che, al microscopio elettronico, appare come un esile bordo al confine tra l'estemo e l'interno della cellula. La membrana cellulare è costituita da un doppio strato di fosfolipidi e svolge il ruolo importante di regolare lo scambio di materiali tra l'ambiente interno alla cellula e l'ambiente esterno in cui la cellula è immersa. La membrana cellulare costituisce, infatti, una "frontiera" che alcune sostanze valicano facilmente, mentre altre la attraversano solo mediante particolari meccanismi di trasporto. Inoltre, raccoglie informazioni sull'ambiente che la circonda e comunica con le altre cellule. Questo permette alla cellula di adattare il proprio comportamento alle condizioni esterne e di agire in modo coordinato con le altre cellule, una proprietà essenziale per il corretto sviluppo e funzionamento degli organismi pluricellulari. La membrana cellulare non deve essere confusa con la parete cellulare che ha una funzione di sostegno e 1 D2 - D3 - LA CELLULA IN SINTESI - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli quindi una struttura diversa. La parete forma uno strato anche 100 volte più spesso della membrana e le si sovrappone, rivestendo la cellula dall'esterno. Non svolge un ruolo selettivo, in quanto lascia passare tutte le sostanze. Manca nelle cellule degli animali, ma si trova in quelle delle piante e dei funghi, oltre che in quelle batteriche. Nelle cellule delle piante, la parete cellulare è fatta principalmente di cellulosa, quasi sempre impregnata di altre sostanze che la induriscono, come la lignina. Essa forma una vera e propria "scatoletta" rigida e resistente, che tiene in forma e sostiene la cellula. Le piante "stanno in piedi" senza bisogno di scheletro. perché miliardi di queste "scatoline" di legno sovrapposte e vicine le une alle altre, anche dopo la morte della cellula formano il legno del tronco. All'interno delle cellule, sia animali sia vegetali, si trova il citoplasma. una massa gelatinosa composta prevalentemente di acqua in cui sono disciolte molte sostanze, come proteine, ioni, zuccheri, aminoacidi, e in cui sono dispersi vari organuli cellulari. Nel citoplasma delle cellule eucariote si trovano migliaia di corpuscoli costituiti da proteine e RNA, chiamati ribosomi. I ribosomi delle cellule eucariote sono più grossi di quelli presenti nei batteri ma svolgono la stessa funzione, cioè controllano la produzione delle proteine seguendo le istruzioni fornite dal DNA. Il citoplasma, in particolare nelle cellule animali, è attraversato da una sottile impalcatura di tubuli e filamenti formati da proteine contrattili che possono allungarsi o ridursi, conferendo forma e flessibilità alla cellula, il citoscheletro, cioè lo scheletro della cellula. Il citoscheletro è responsabile del sostegno meccanico e dei movimenti della cellula. 2. Gli organuli specializzati della cellula eucariote A differenza della cellula procariote, la cellula eucariote contiene gli organuli, strutture ben visibili al microscopio elettronico (alcune anche al microscopio ottico) delimitate da membrane. Ciascun organulo compie una particolare funzione, essenziale alla vita della cellula. Gli organuli non sono strutture statiche; cambiano forma e dimensioni e si spostano di continuo. Cominciamo ora a descriverli a partire dal più importante, il nucleo, quello che controlla le direttive per tutte le attività delle cellule. Il nucleo. È di forma tondeggiante e nella cellula animale è posto più o meno al centro, mentre nella cellula vegetale è spesso addossato alla membrana cellulare. Esso appare nettamente delimitato da una doppia membrana, la membrana nucleare, che presenta piccole aperture, i pori nucleari, che consentono lo scambio di sostanze con il citoplasma. All'interno della membrana nucleare si trova la cromatina, un groviglio di filamenti costituiti da lunghe molecole di DNA (Acido DeossiriboNucleico) legato a proteine dette istoni. Quando la cellula si prepara a dividersi in due cellule figlie, la cromatina si addensa e forma dei bastoncini ben evidenti: i cromosomi. Cromatina e cromosomi sono quindi forme differenti in cui lo stesso DNA si presenta in fasi diverse della vita della cellula. Nella cromatina il DNA è "disteso" e può più facilmente svolgere le sue funzioni. Nei cromosomi, invece, il DNA è ripiegato in una struttura molto compatta che può essere facilmente spostata all'interno della cellula. Il nucleo è il "centro direzionale" della cellula perché contiene, nel DNA dei cromosomi, le informazioni necessarie al suo funzionamento. Il nucleo dirige non solo la vita della cellula, ma anche la sua morte. Talvolta, in risposta a certi segnali esterni, la cellula si riduce in frammenti e muore, realizzando così la morte cellulare programmata dal nucleo, denominata 2 D2 - D3 - LA CELLULA IN SINTESI - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli apoptosi. L'apoptosi permette agli organismi pluricellulari di eliminare le cellule malfunzionanti, come per esempio le cellule tumorali o quelle generate in eccesso. Il nucleo contiene anche uno o più corpiccioli rotondeggianti denominati nucleoli, ricchi di RNA che serve a fabbricare i ribosomi. I mitocondri. Sono organuli a forma di fagiolo e delimitati da una doppia membrana. Essi dispensano energia alla cellula, tanto che potremmo considerarli come delle "centrali energetiche". Grazie ai mitocondri la cellula respira, cioè utilizza l'ossigeno introdotto dall'esterno per bruciare le sostanze organiche, come gli zuccheri ricavati dagli alimenti, e liberare l'energia che esse contengono. Questo processo è detto respirazione cellulare. I cloroplasti. Sono organuli che si trovano solo nelle cellule delle parti verdi delle piante e delle alghe. I cloroplasti, ben visibili al microscopio ottico, hanno la forma di piccole lenticchie verdi, perche contengono clorofilla, e sono avvolti da una doppia membrana. Sono la sede della fotosintesi, il processo che consente alla cellula vegetale di utilizzare l'energia solare per produrre, a partire da anidride carbonica e acqua, sostanze organiche ricche di energia. Il reticolo endoplasmatico. È un sistema di membrane in comunicazione tra loro che attraversano il citoplasma dalla zona intorno al nucleo fino alla membrana cellulare. Si possono distinguere due tipi di reticolo endoplasmatico: uno dall'aspetto granulare, detto perciò rugoso, l'altro privo di granulazioni, detto liscio. Il reticolo endoplasmatico rugoso appare bitorzoluto, perché sulla sua superficie aderiscono i ribosomi, gli stessi corpuscoli presenti anche liberi nel citoplasma. I ribosomi hanno un ruolo molto importante: sono come i "banchi di montaggio" per la produzione delle proteine sulla base delle direttive fornite dal DNA. Il reticolo endoplasmatico liscio non è associato a ribosomi e non partecipa alla costruzione delle proteine, ma è coinvolto nella produzione di sostanze grasse come il colesterolo e gli ormoni sessuali. L'apparato di Golgi. È costituito da una serie di "sacchetti" schiacciati, simill a palloncini sgonfiati, formati da membrane e impilati l'uno sull'altro. Il nome deriva da quello di un medico italiano, Camillo Golgi (1843-1926), che lo mise in evidenza per primo nel 1898. Esso riceve le proteine e i grassi sintetizzati dal reticolo endoplasmatico rugoso, le modifica e quindi le invia all'interno di vescicole in altre parti della cellula o all'esterno. Ciglia e flagelli. Sono gli organuli associati al movimento della cellula. Appaiono come sottili estroflessioni del citoplasma percorse nella loro lunghezza da tubuli del citoscheletro. Le ciglia sono più corte e in genere rivestono numerose tutta la superficie cellulare; i flagelli invece sono più lunghi e in numero limitato. La nostra trachea. il condotto attraverso cui passa l'aria che respiriamo, è tappezzata da cellule dotate di ciglia che si agitano incessantemente allo scopo di rimuovere le particelle estranee introdotte con l'aria. Gli spermatozoi si muovono, invece, grazie a un lungo flagello. 3. La cellula per funzionare ha bisogno di energia La cellula è costantemente al lavoro. Prendiamo per esempio un globulo bianco che deve produrre una grande quantità di anticorpi, le proteine che difendono il nostro corpo; o ancora consideriamo una cellula nervosa che deve trasmettere a distanza un messaggio di tipo elettrico ad altre cellule. Tutte queste attività richiedono molta energia. Da dove proviene l'energia necessaria alle cellule per svolgere i loro specifici compiti e per mantenersi in vita? L'energia che consente alle cellule di svolgere le loro mansioni e mantenersi in vita proviene dal cibo. Le molecole organiche che costituiscono gli alimenti (proteine, grassi e zuccheri) contengono energia chimica, intrappolata nei legami che tengono uniti gli atomi. Come è possibile estrarre questa energia chimica e utilizzarla 3 D2 - D3 - LA CELLULA IN SINTESI - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli per effettuare lavoro? Questa energia può essere estratta rompendo i legami tra gli atomi e convertendo le molecole organiche come il glucosio in molecole più piccole. La reazione che libera la maggior quantità di energia dalle molecole organiche è una particolare combustione lenta, che avviene all'interno della cellula e che a partire dal glucosio porta alla formazione di due molecole semplici e a basso contenuto energetico: l'anidride carbonica (CO2) e l'acqua (H2O). La principale sorgente di energia utilizzata dalle cellule è il glucosio. Il processo di combustione del glucosio. che nelle cellule libera energia utile per le loro attività, è detta respirazione cellulare. Nel nostro corpo il glucosio, ottenuto dal cibo con la digestione, attraversa la parete intestinale e passa nel sangue, che lo distribuisce a tutte le cellule. Qui viene utilizzato per la respirazione cellulare. Tutti gli esseri viventi compiono la respirazione cellulare, ma diversa è la modalità con cui le cellule si procurano il glucosio. Gli organismi eterotrofi, come gll animali, che non sono in grado di produrre il glucosio da soli, usano quello che ricavano dagli alimenti; gli organismi autotrofi invece, come le piante, utilizzano il glucosio che essi stessi hanno prodotto con la fotosintesi. La fotosintesi è il processo mediante il quale le piante e gli altri organismi fotosintetici utilizzano l'energia luminosa del Sole per produrre, a partire dall'anidride carbonica e dall'acqua, molecole organiche ricche di energia chimica quale il glucosio. Le reazioni chimiche come la fotosintesi, che necessitano di energia fornita dall'esterno, vengono definite reazioni endoergoniche. Nelle reazioni endoergoniche il contenuto energetico dei prodotti è maggiore rispetto a quello dei reagenti. Le reazioni chimiche come la respirazione cellulare che liberano energia sono definite reazioni esoergoniche. Nelle reazioni esoergoniche il contenuto energetico dei prodotti è inferiore a quello dei reagenti. 4. Per gli scambi energetici la cellula utilizza l'ATP Ogni cellula, per il suo funzionamento, ha bisogno di energia dispensata a piccole dosi. Come una banconota di grosso taglio non è utilizzabile per piccole spese, come prelevare una bibita da un distributore, così l'energia di "grosso taglio" immagazzinata nella molecola del glucosio non è utilizzabile se liberata tutta in una volta, ma solo se trasformata in "moneta energetica di piccolo taglio". Le dosi di energia spicciola necessarie per il funzionamento della cellula vengono rilasciate nel corso della respirazione cellulare. La "combustione" del glucosio nella respirazione cellulare non avviene in modo rapido e veloce, come quando lo zucchero brucia all'aria producendo una fiamma e un intenso calore. Al contrario, nella respirazione cellulare, al fine di liberare gradualmente l'energia, la combustione del glucosio avviene in modo controllato, a basse temperature e attraverso tappe successive, che liberano l'energia a poco a poco. Per immagazzinare le piccole dosi di energia via via rilasciate, la cellula ricorre a una molecola straordinaria, che si trova in tutti i viventi: l'ATP. L'ATP chimicamente è un nucleotide (simile a quelli che costituiscono gli acidi nucleici) formato dalla base azotata Adenina, dallo zucchero ribosio e da Tre gruppi P o gruppi fosfato (dal simbolo del fosforo, P); il nome per esteso del composto è adenosintrifosfato. L'ATP si forma a partire dall'adenosindifosfato o ADP (una molecola che contiene solo Due gruppi P), con l'aggiunta di un terzo gruppo fosfato. Attraverso tale aggiunta viene incamerata energia all'interno della molecola (reazione endoergonica). La reazione sara dunque: ADP + P + energia → ATP Quando la cellula necessita di energia. può essere rilasciata quella accumulata nell'ATP (reazione esoergonica). Infatti, quando l'ATP cede uno dei suoi gruppi P e libera energia, ridiventa ADP nel corso della reazione inversa: 4 D2 - D3 - LA CELLULA IN SINTESI - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli ATP → ADP + P + energia In ogni istante, in ciascuna cellula, milioni di molecole di ATP si decompongono in ADP + P liberando energia. Questa energia verrà utilizzata per l'attività muscolare, per il trasporto attivo dei materiali attraverso la membrana e per tutte le attività della cellula che richiedono energia. Le riserve di ATP delle cellule sono molto ridotte: 1 kg di muscolo del nostro corpo ne contiene quanto basta per una contrazione che duri 6 secondi. Quindi, è indispensabile che l'ATP venga costantemente ricostituito con l'energia liberata dalla demolizione di altro glucosio. Questo spiega perché la respirazione cellulare è un'attività che non si può interrompere. 5. Il lavoro degli enzimi Se si osserva una cellula con un microscopio ad alto ingrandimento, quello che si vede fa pensare a un piccolo mondo in subbuglio. Ciò è dovuto alle migliaia di reazioni chimiche che avvengono in ogni istante tra i materiali contenuti al suo interno. Il lavoro cellulare consiste infatti in un susseguirsi ininterrotto di reazioni chimiche grazie alle quali la cellula è in grado di svolgere le sue funzioni. Sono reazioni chimiche quelle che consentono la rottura a tappe del glucosio per liberare le piccole quantità di energia da immagazzinare nell'ATP; sono reazioni chimiche quelle che consentono la formazione del glucosio nella fotosintesi a partire da CO 2 e H2O; sono reazioni chimiche quelle che consentono alle fibre muscolari di contrarsi, ai globuli rossi del sangue di formare l'emoglobina, alle cellule nervose di trasmettere messaggi per via elettrica. Le reazioni chimiche che avvengono nelle cellule dei viventi tuttavia sarebbero di per sé lentissime e non potrebbero avere luogo in un tempo compatibile con la vita se non ci fossero delle particolari sostanze, gli enzimi, che le accelerano in tempo utile. Per esempio, l'anidrasi carbonica è un enzima che controlla la reazione e la velocità della reazione tra l'anidride carbonica e l'acqua per il trasporto della CO 2 nel sangue sotto forma di acido carbonico (H2CO3). In sua presenza la velocità di reazione aumenta di 10.000.000 di volte rispetto a quella della reazione senza enzimi. Un valore sorprendente, aldilà delle nostre capacità di percezione. Gli enzimi sono proteine che hanno la proprietà di intervenire nelle reazioni chimiche, aumentando la velocità con cui le molecole reagiscono tra loro, senza subire alcuna trasformazione. Alla fine della reazione a cui hanno partecipato essi, infatti, si ritrovano inalterati. In chimica le sostanze che hanno questa proprietà sono dette catalizzatori. Nello stesso modo in cui a ogni serratura si adatta una sola chiave, così ogni enzima ha un sito attivo che può accogliere un solo substrato di forma specifica. Alcuni di essi consentono i processi di assemblaggio di molecole piccole per costruirne di grandi. Per esempio, consentono l'unione o condensazione delle molecole di glucosio per formare l'amido. Altri invece operano la demolizione o idrolisi delle macromolecole. Sono di questo tipo gli enzimi digestivi come la lattasi che permette la digestione dello zucchero del latte (o lattosio), oppure l'arnilasi che permette la digestione dell'amido. Come si deduce, i nomi degli enzimi in genere derivano da quello del substrato su cui agiscono, a cui viene aggiunta la desinenza asi. Raramente gli enzimi compiono un lavoro isolato: in genere, infatti, i processi che conducono alla formazione di importanti molecole biologiche si svolgono attraverso stadi successivi, in una sequenza di reazioni, ciascuna catalizzata da uno specifico enzima. Questa sequenza è detta via metabolica. L'insieme di tutte le vie metaboliche dell'organismo prende nome di metabolismo. Poiché un organismo per funzionare deve avere il suo corredo di enzimi al completo, molti disturbi o malattie sono dovuti alla mancanza o al cattivo funzionamento di enzimi. Per esempio, la mancanza di pigmentazione della pelle, o albinismo, è dovuta al mancato funzionamento di un enzima, la tirosinasi. La tirosinasi controlla una delle tappe della via metabolica che dall'aminoacido tirosina conduce alla melanina, pigmento della pelle. Come può accadere che un enzima non sia in grado di funzionare? Per rispondere a questa domanda, tenete presente che un enzima è una proteina che funziona solo se gli aminoacidi sono disposti secondo la giusta sequenza nella catena proteica. 5 D2 - D3 - LA CELLULA IN SINTESI - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli Le informazioni riguardanti il tipo di aminoacidi necessari e l'ordine cui devono essere disposti nella catena proteica sono contenute in codcei nei geni, costituiti dal DNA. Se il gene che controlla la produzione della tirosinasi è alterato, l'enzima non viene prodotto o, se viene prodotto, non funziona. 6. Le funzioni della membrana cellulare Molte delle reazioni chimiche che avvengono in ogni istante all'interno della cellula possono richiedere un apporto di materiali dall'esterno. Altre reazioni, invece, possono portare alla formazione di prodotti da eliminare o da esportare al di fuori dell'ambiente cellulare. La cellula deve quindi operare un continuo controllo sia dei materiali che entrano sia di quelli che, una volta elaborati, devono essere rilasciati all'esterno. Questo continuo traffico in entrata e in uscita è regolato dalla membrana cellulare, che delimita la cellula, ne regola gli scambi con l'ambiente e le permette di interagire con le altre cellule. La membrana cellulare è composta principalmente da fosfolipidi organizzati in un doppio strato nel quale si inseriscono delle proteine, dette proteine di membrana. Questa struttura di base risponde al nome di modello a mosaico fluido. Nel doppio strato di fosfolipidi le "teste" idrofile sono rivolte verso il citoplasma e verso l'esterno della cellula, mentre le "code" idrofobe sono nello spessore della membrana rivolte le une contro le altre. Molte proteine di membrana, dette glicoproteine, sono legate a brevi catene di carboidrati rivolte verso l'esterno e servono per la comunicazione e il riconoscimento tra cellule. In un taglio nella pelle, per esempio, le cellule di un lembo che si sta rimarginando cessano di riprodursi quando le loro glicoproteine incontrano e riconoscono quelle delle cellule del lembo opposto. I virus dell'influenza e del raffreddore penetrano nelle cellule delle vie respiratorie perché riconoscono le glicoproteine che si trovano sulla loro membrana. Molte altre proteine associate alla membrana cellulare svolgono la funzione di trasporto (carrier in inglese) e si occupano del trasferimento di ioni e altre molecole attraverso essa. Nell'uomo la distinzione dei gruppi sanguigni secondo il sistema AB0 è legata proprio alla presenza di glicoproteine diverse, denominate A e B, sulla membrana dei globuli rossi. Infine alcune proteine formano delle strutture chiamate giunzioni, che saldano tra loro cellule contigue tenendole unite, come accade nei tessuti della pelle o delle pareti dei vasi sanguigni, i quali. per la loro presenza, risultano compatti e resistenti. 7. La respirazione cellulare Quando respiriamo, cioè compiamo gli atti di inspirazione ed espirazione, introduciamo ossigeno ed espelliamo anidride carbonica dai polmoni. L'ossigeno trasportato dal sangue va alle cellule che lo utilizzano per la respirazione cellulare, mentre l'anidride carbonica, uno dei prodotti di scarto della respirazione cellulare, arriva ai polmoni con un percorso inverso. La reazione complessiva della respirazione cellulare consente la formazione di 36 molecole di ATP a partire da ADP+P per ogni molecola di glucosio trasformata in H2O e CO2. In sintesi la reazione è la seguente: 6 O2 + C6H12O6 → 6 CO2 + 6 H2O La respirazione cellulare si suddivide in due fasi: la fase anaerobica e la fase aerobica. Fase anaerobica. La fase anaerobica (cioè senza ossigeno) o glicolisi avviene nel citoplasma, senza che sia consumato l'ossigeno. Nel corso della glicolisi il glucosio, uno zucchero a 6 atomi di carbonio, è spezzato in due molecole a tre atomi di carbonio (l'acido piruvico); viene così liberata solo una piccola parte dell'energia chimica dello zucchero: quanto basta per la formazione di 2 ATP. Fase aerobica. La fase aerobica avviene nei mitocondri, gli organuli cellulari che si trovano nel citoplasma; in questa fase viene utilizzato l'ossigeno. Gli enzimi necessari sono allineati sulle pieghe della membrana interna dei mitocondri, o creste mitocondriali. Le molecole a tre atomi di carbonio, provenienti dalla fase precedente, nel 6 D2 - D3 - LA CELLULA IN SINTESI - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli corso della fase aerobica sono convertite in CO 2 e H2O e liberano la restante parte dell'energia che consente la formazione di 34 ATP. La respirazione cellulare è un processo che avviene senza sosta e per questo il corpo deve introdurre continuamente ossigeno. Proteine e grassi possono, all'occorrenza, essere anch'essi utilizzati nella respirazione cellulare per liberare energia; anche da queste sostanze, infatti, si formano CO2 e H2O come prodotti finali della combustione. Talvolta, durante uno sforzo fisico prolungato, non riusciamo a rifornire in tempo utile le cellule dell'ossigeno necessario per avviare la fase aerobica. In tal caso si dice che l'organismo è "in debito di ossigeno". In questa situazione le cellule muscolari possono effettuare solo la glicolisi, cioè la parte anaerobica della respirazione cellulare e per questo accumulano acido lattico, una sostanza che deriva dalla molecola a tre atomi di carbonio prodotta dalla glicolisi: è proprio l'acido lattico il responsabile dei crampi e del senso di fatica che proviamo sotto intenso sforzo muscolare. 8. La fotosintesi Tutta la vita sulla Terra è mantenuta, direttamente o indirettamente, dalla luce del Sole, che inonda continuamente il nostro pianeta di energia. Ma, come sapete, non tutti gli organismi sono in grado di ottenere energia direttamente dalla luce solare. Solo quelli autotrofi, come le piante, le alghe e alcuni batteri, catturano la luce solare, la immagazzinano nell'ATP che poi utilizzano per sintetizzare glucosio e altri composti organici a partire da CO2 e H2O. Con questo processo detto fotosintesi, l'energia solare viene convertita nell'energia chimica di composti organici, che sono poi utilizzati come fonte di energia sia dagli stessi autotrofi sia dagli eterotrofi come l'uomo. La fotosintesi ha un altro aspetto importante: rilascia come sottoprodotto ossigeno, rendendo possibile la sopravvivenza degli organismi aerobi sulla Terra. Nelle piante, la luce solare è catturata da un pigmento verde contenente un atomo di magnesio (Mg), la clorofilla. La clorofilla si trova nei cloroplasti, all'interno di un sistema di membrane interne chiamate tilacoidi, nelle quali si trovano la maggior parte degli enzimi necessari per il compiersi delle reazioni che portano alla formazione del glucosio. La reazione complessiva della fotosintesi è praticamente l'inverso di quella della respirazione cellulare. In realtà la fotosintesi consiste di un gran numero di reazioni, controllate da enzimi, che sono comprese in due fasi: la fase luminosa e la fase oscura, che avvengono entrambe nel cloroplasto. Fase luminosa. In questa fase l'energia solare è convertita nell'energia chimica dell'ATP; essa è detta luminosa perché avviene solo in presenza di luce. Le molecole di clorofilla, raggruppate a centinaia a formare una sorta di "antenna", captano l'energia luminosa, che viene utilizzata per produrre ATP e per scindere la molecola dell'acqua in idrogeno e ossigeno, una reazione che richiede un'enorme quantità di energia. La scissione della molecola dell'acqua nella fotosintesi è paragonabile all'elettrolisi. Come nell'elettrolisi dell'acqua i due elettrodi di una pila forniscono l'energia necessaria perché l'acqua si decomponga in idrogeno e ossigeno, così nei cloroplasti la luce del Sole fornisce l'energia per un analogo processo. L'ossigeno si libera come prodotto di scarto ed esce dai cloroplasti, mentre l'idrogeno viene utilizzato per le successive reazioni della fase oscura. Complessivamente, dunque, nella fase luminosa si libera ossigeno e si forma ATP. Fase oscura. Questa fase è detta oscura perché indipendente dalla luce e comprende una serie di reazioni dette ciclo di Calvin. L'anidride carbonica, proveniente dall'aria, e l'idrogeno, che si è liberato dall'acqua nella fase luminosa, sono impiegati per sintetizzare il glucosio, utilizzando l'energia dell'ATP, prodotto nella fase luminosa. In questo modo il carbonio inorganico della CO 2 è fissato nelle molecole organiche degli zuccheri. Abbiamo visto che il prodotto immediato della fotosintesi è il glucosio. In realtà però l'intero corpo di una pianta può essere considerato prodotto della fotosintesi, poiché ogni atomo di carbonio di ogni molecola di questo 7 D2 - D3 - LA CELLULA IN SINTESI - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli organismo è derivato dall'anidride carbonica, fissata in forma organica durante la fotosintesi. Giungere a questa conclusione non è stato semplice. Secondo la "teoria dell'humus", accettata fino alla seconda metà dell'Ottocento, si riteneva che le piante ricavassero il carbonio dall'humus, ossia dalla materia organica del terreno. Lo scienziato tedesco Justus von Liebig dimostrò che il contenuto di carbonio delle piante è molto più elevato del contenuto di carbonio del terreno in cui esse crescono: questo elemento non poteva perciò provenire dal suolo. Tutte le sostanze che otteniamo dalle piante, farmaci, profumi, spezie, veleni, coloranti e persino l'ambra, una resina utilizzata come pietra preziosa, sono tutti prodotti, indiretti, della fotosintesi. 8