Università degli Studi di Brescia, 5 giugno 2015 Convegno internazionale "Water, Climate, and Socio-economic Impact on Rice Crops: from Local to Global Scale" COMUNICATO STAMPA L'Università Statale di Brescia ha organizzato lo scorso venerdì 5 giugno il convegno internazionale "Water, Climate, and Socio-economic Impact on Rice Crops: from Local to Global Scale". Il convegno, organizzato dal prorettore prof. Maurizio Memo, dal prof. Roberto Ranzi e dalla dott. Katherine Ann Koralek, è stato patrocinato dal Comitato Scientifico di EXPO e da diverse associazioni scientifiche. Ha affrontato i temi dell'interazione tra la disponibilità di risorse idriche, le sfide del clima, lo sviluppo socio-economico e le colture risicole. Essendo il riso il secondo cereale più coltivato al mondo dopo il mais, la riflessione sugli aspetti legali, ingegneristici, climatici e genetici legati alla sua coltivazione ha portato un contributo alle idee in corso di elaborazione parallelamente all’esposizione universale in corso a Milano. I docenti bresciani Vera Parisio e Marco Frigessi di Rattalma, ordinari di diritto amministrativo e diritto internazionale, hanno aperto i lavori inquadrando, in un excursus storico, i principi e la prassi del diritto sull’uso delle acque che, soprattutto nei bacini idrografici transfrontalieri, è importante che vengano applicati anche per evitare lo scatenarsi di conflitti per l’uso dell’acqua, l’”oro blu”, una risorsa strategica sempre più importante. Un esempio della centralità delle questioni giuridiche e idrologiche è venuto dall’interessante relazione del Prof. Abdelsalam Ahmed Abdalla, cattedra UNESCO sulle acque all’Università di Khartoum, in Sudan, che ha portato al centro dell’attenzione dell’attento uditorio il caso della diga GERD-Grand Ethiopian Reinassance Dam, in fase di costruzione sul Nilo azzurro, al confine tra Etiopia e Sudan, anche con il contributo dell’ingegneria italiana. Le necessità di energia idroelettrica dell’Etiopia, che ora sta vivendo un momento di relativa stabilità politica che ne favorisce lo sviluppo socioeconomico, non possono trascurare la sicurezza idraulica a valle della diga, con capacità di 64 miliardi di metri cubi di invaso, e le esigenze irrigue sudanesi ed egiziane, dove la coltivazione del riso si sta sempre più diffondendo, essendo il raccolto ancora insufficiente a soddisfare la forte domanda interna. Il prof. Claudio Gandolfi, idraulico agrario dell’Università di Milano, ha illustrato i risultati di recenti ricerche sperimentali, condotte in Lomellina, dove tecniche di irrigazione per sommersione e per scorrimento sono state poste a confronto per cercare di limitare il consumo idrico mantenendo elevati standard di produttività. La produzione risicola padana è resa possibile grazie alla ricchezza dei deflussi dai bacini alpini, dal loro regime nivo-pluviale che è ben sincronizzato con la domanda irrigua, ma anche dalla progettazione di sistemi di regolazione dell’incile dei grandi laghi lombardi opera, nello scorso secolo, di idraulici insigni come Giulio De Marchi. La sua figura e il suo contributo tecnicoscientifico per mettere a disposizione delle esigenze irrigue le ‘acque nuove’ rilasciate dai cinque grandi laghi lombardi, sono stati efficacemente delineati dal prof. Baldassare Bacchi, del Dipartimento DICATAM. De Marchi fu, tra l’altro, direttore del Consorzio dell’Oglio, per la regolazione del lago d’Iseo. Dalla Lombardia l’attenzione del convegno si è poi spostata sul sud-est asiatico dove Thailandia e Vietnam sono i primi due paesi esportatori di riso al mondo, nonostante le avversità del clima che con alluvioni, siccità, tifoni tropicali mette spesso a repentaglio i raccolti, come ha illustrato Nguyen Cao Don, della Water Resources University di Hanoi. La resistenza delle colture risicole indocinesi all’intrusione delle acque marine nelle falde acquifere, alle siccità, alla sommersione prolungata durante le alluvioni è resa possibile anche grazie ad avanzati sistemi di mappatura del genoma e di ibridazione genetica di centinaia di specie di riso messi a punto da centri di ricerca di biotecnologia dell’Università di Kasetsart, in Thailandia e dal Politecnico di Hanoi, e presentati dai ricercatori Theerayut Toojinda e Le Quang Hoa, rispettivamente. I lavori della giornata sono stati conclusi da una relazione del prof. Roberto Ranzi, del DICATAM, che ha illustrato i risultati di ricerche, condotte con un proprio dottorando di ricerca, sugli effetti del riscaldamento globale e dell’urbanizzazione sulla domanda idrica per le risaie del delta del Fiume Rosso, in Vietnam, a conferma della centralità della vocazione ‘asiatica’ nell’internazionalizzazione dell’Università di Brescia. Non è un caso che essa coordini la partecipazione italiana alla rete interuniversitaria ASEA-UNINET la cui referente europea, la prof. Carla Locatelli, aveva portato i propri indirizzi di saluto nell’apertura del convegno, che ha rappresentato un momento di riflessione impegnata sui temi locali e globali della produzione del cibo per sfamare il nostro pianeta in maniera sostenibile. Gli Atti del Convegno sono disponibili al sito http://www.unibs.it/eventi/conferenza-internazionale-waterclimate-and-socio-economic-impact-rice-crops-local-globalscale