PROCEDURA SELETTIVA PER LA CHIAMATA DI UN PROFESSORE DI SECONDA FASCIA PER IL SETTORE CONCORSUALE 10/A1 SETTORE SCIENTIFICO DISCIPLINARE L-ANT/07 (Decreto del Rettore n.119 del 20 febbraio 2014 - avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.17 - Serie Speciale Concorsi ed Esami - del 28 febbraio 2014 VERBALE DI VALUTAZIONE DEI TITOLI CANDIDATO Marina Albertocchi GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE La candidata dall’anno accademico 2001/’02 ha svolto una consistente attività didattica nel settore disciplinare L-ANT 07/Archeologia Classica (Università Ca’ Foscari di Venezia) e presso altre sedi universitarie e di ricerca italiane. Fa parte del comitato esecutivo dell’ACoSt, associazione scientifica di alta qualificazione internazionale. La copiosa produzione scientifica di Marina Albertocchi appare del tutto congruente col gruppo disciplinare e le sedi di pubblicazione sono soddisfacenti. La Sicilia e le sue produzioni tra età arcaica e classica sono al centro delle ricerche di Marina Albertocchi, dedicate in gran parte alla coroplastica, recentemente, grazie allo studio in corso dei materiali dal santuario demetriaco di Bitalemi, utilmente allargate anche agli aspetti del rituale. Presenta una monografia sulle statuette siceliote con pettorali di età arcaica e classica, condotta con una metodologia rigorosa, in cui evidenzia in queste terrecotte la peculiare elaborazione di elementi del patrimonio iconografico dei coloni in funzione di riti e culti locali; Albertocchi rileva convincentemente come questa immagini fittili abbiano risposto a molteplici e diversificate esigenze religiose; dallo studio emergono l’impulso dato da Agrigento a questa produzione e le relazioni intercorse tra i diversi centri produttivi. Già nel 1999 un breve contributo aveva analizzato le relazioni tra questo tipo di coroplastica e esemplari di imitazione di area punica, e nel 2009 un articolo aveva fatto emergere le tangenze della produzione selinuntina cd. dedalica con le creazioni di area corinzia, piuttosto che con l’artigianato cretese; due contributi del 2012 hanno offerto un’ampia e utile visione d’insieme dalla produzione coroplastica siceliota tra VII e V a. C., anche se la questione della ricezione di modelli dalla grande statuaria trova qui una risposta non molto convincente. L’interesse per le produzioni artigianali ha preso corpo inoltre nell’ accurata edizione della ceramica comune dello scavo del Pretorio di Gortina (2001) oggetto anche di ulteriori considerazioni (2008). Più di recente (2010) ha ripreso, con metodologia più aggiornata lo studio dell’apparato decorativo e dell’arredo scultoreo, datato tra III a. 1 C. e I d. C., conservato nella facies di III d. C. di una casa romana di Cos, già oggetto di un contributo nel 1994; qualche anno prima (2005) aveva affrontato l’edizione della decorazione scultorea dei ninfei minori di Leptis Magna, rivedendo proficuamente le pertinenze dei materiali. I numerosi lavori, accurati e ben documentati, di Marina Albertocchi testimoniano le sue solide conoscenze di diverse classi di materiali sia greci che romani, ma affrontano questioni di ampio respiro solo in rapporto alla produzione coroplastica. Continuità nella ricerca, rilevanza scientifica delle sedi editoriali e il raggiungimento di risultati innovativi nello studio della coroplastica siceliota mostrano in Marina Albertocchi una studiosa capace e preparata. CANDIDATO Pier Matteo Barone GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Il candidato ha svolto breve attività didattica pertinente al settore scientifico disciplinare L-ANT/07 presso le università di Roma “Tor Vergata” e della Tuscia di Viterbo. La produzione scientifica di Barone, ancora numericamente limitata, sembra solo tangente agli ambiti problematici del gruppo disciplinare, giacché concerne principalmente considerazioni di metodologia attinenti all’impiego del georadar, più precisamente inquadrabili nel settore scientifico disciplinare LANT/10 Metodologie della ricerca archeologica; del resto il candidato ha ottenuto l’abilitazione scientifica nazionale nel macrosettore 02/B3 settore scientifico disciplinare FIS/07 Fisica applicata (ai beni culturali, ambientali, biologia e medicina). Egli presenta contributi in volumi con più autori ed articoli che, con l’eccezione di un breve lavoro del 2005 relativo all’economia dei paesi dell’area adriatica, vertono tutti sulle applicazioni dello strumento nelle prospezioni archeologiche, alcune delle quali concernono peraltro siti di grande rilevanza archeologica quali Pompei e la Domus Aurea; altri casi riguardano centri laziali quali Ferento, Crustumerium ed Anzio. Mancano quindi nella produzione scientifica di Barone un ampio lavoro monografico e ricerche che affrontino lo studio analitico di materiali o di complessi monumentali; l’ambito culturale in cui si muove Barone sembra inoltre limitato al mondo romano. La produzione di Barone non è del tutto congruente col s.s.d. disciplinare L-ANT/07, ma attiene principalmente al s.s.d. L-ANT/010 Metodologie della ricerca archeologica. CANDIDATO Luigi Caliò GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Il candidato ha svolto una consistente attività didattica (2005-2013) presso il 2 Politecnico di Bari e l’Università “La Sapienza” di Roma (2007-2010); e nel Master CIRTER PON Calabria (2004-2005). È ricercatore a t. d. e professore aggregato presso il Politecnico di Bari. È responsabile della sezione oreficeria romana nell’ambito del progetto di schedatura on-line Jewellery in Context (Università di Bologna). La numerosa produzione scientifica di Luigi Caliò è perfettamente congruente col gruppo disciplinare e le sedi di pubblicazioni appaiono del tutto soddisfacenti. L’architettura e l’urbanistica greca sono al centro degli interessi scientifici di Caliò, il quale presenta una monografia dedicata alla città nel mondo greco, un utile e aggiornato lavoro di sintesi edito nel 2011, in cui rielabora in parte propri contributi precedenti. Il lavoro analizza, attraverso numerosi esempi, la casistica della polis arcaica a sviluppo spontaneo riservando poi ovviamente uno spazio privilegiato alla teorizzazione della pianificazione urbana, letta con apprezzabile attenzione interdisciplinare. Caliò si sofferma inoltre ad analizzare le sperimentazioni realizzate, tra tardo V e IV sec. nei centri microasiatici costieri e nell’Egeo meridionale, area a cui si riferiscono altri suoi lavori. Nel 2007 del resto egli ha sottolineato l’influenza dei modelli iranici nella pianificazione della tomba di Mausolo, dando spazio anche ad arditi spunti antropologici nel caratterizzarne la committenza. Una documentata rassegna di testimonianze archeologiche, in un ampio arco cronologico, è analizzata nel contributo dedicato ai mutamenti delle cinte murarie, connessi alle trasformazioni economiche e alle innovazioni nelle tecniche di assedio; il lavoro, che si sarebbe giovato di una maggiore sinteticità, pone l’accento sulla ricca documentazione epigrafica dell’evergetismo civico in età ellenistica, legato alla funzione identitaria delle mura. Nel 2008 ha evidenziato l’omogeneità di tipologie e di forme architettoniche creatasi sotto la dominazione Lagide tra Cirene, Alessandria e Rodi; nel 2011 con maggiore originalità, ha analizzato l’organizzazione urbana di Kamiros, distinguendo la funzione dei luoghi di culto dell’acropoli da quella del santuario inferiore dedicato ad Hestia, con restrizioni di accesso, ipotizzando una stretta interconnessione tra questo e l’agorà, ancora da individuare. Hanno invece un carattere compilativo i lavori sulla produzione di oreficerie nell’Atene di età classica e sugli oggetti nelle iscrizioni ellenistiche, come pure il breve contributo sulla topografia di Larino in età preromana e le schede dei manuali di archeologia greca e di architettura. Pur ampiamente informato e ben documentato, anche l’ampio lavoro sulla Tomba di Valerius Herma nella necropoli vaticana aggiunge però poco al già noto, se si eccettua la corretta critica alla proposta della Guarducci di individuare in un’immagine il ritratto di Marco Aurelio. Assai fragile appare invece la proposta di lettura iconologica della patera di Rennes. Informato e metodologicamente aggiornato padroneggia le fonti epigrafiche, ha un ampio raggio di interessi, pur privilegiando questioni di topografia e architettura greca, con particolare attenzione per l’età ellenistica. Tende alla ricostruzione di ampi quadri di insieme piuttosto che 3 ad approfondimenti critici. La continuità nella ricerca e le sedi editoriali appaiono pienamente soddisfacenti, si colgono in alcuni dei numerosi lavori di Caliò interessanti apporti innovativi, che rivelano uno studioso preparato e assai promettente. CANDIDATO Paolo Casari GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Ha organizzato il convegno internazionale “Storie di archeologia e archeologi nelle regioni dell’Alpe Adria tra la metà dell’Ottocento e quella del Novecento (20102011). Ha svolto un’ ampia attività didattica presso l’Università degli Studi di Trieste (2006-2007; 2009 -2010; e dal 2006 al 2014 presso l’Università degli Studi di Udine.; nel 2011-2012 presso la Scuola Interateneo di Specializzazione in Beni Archeologici (Università degli Studi di Trieste, Udine e Venezia). È stato relatore di tesi di laurea . Le numerose pubblicazioni di Casari sono pienamente congruenti col gruppo disciplinare L-ANT/07 e le sedi di pubblicazione sono del tutto soddisfacenti. Casari presenta una monografia dedicata alla decorazione architettonica degli spazi forensi nella Cisalpina nordorientale, un lavoro ben documentato che studia la ricezione dei modelli urbani in quest’area e propone un’interpretazione delle scelte iconografiche; a queste problematiche egli si era già avvicinato qualche anno prima con un’interessante rilettura dei clipei del Foro di Augusto. Numerosi e significativi sono gli aggiustamenti critici che Casari, in alcuni articoli, ha apportato alla conoscenza della ritrattistica di Aquileia tra I e IV sec. d. C., correggendo datazioni ed identificazioni, ma anche rivedendo indicazioni di provenienza di alcuni esemplari attraverso uno studio della loro storia collezionistica; la pubblicazione di numerose sculture dei Musei Civici di Trieste, di varia provenienza, e l’edizione di marmi della collezione fiorentina Medici Riccardi testimoniano della competenza di Casari in quest’ambito. A questi studi Casari ha accompagnato ricerche sul campo, conducendo e pubblicando scavi sul colle di San Giusto a Trieste, indagini in cui è emerso un sistema complesso di terrazzamenti, che in età augusteo-tiberiana modificò l’andamento del colle per renderne possibile la monumentalizzazione, testimoniata anche dalle tracce di un arco. Un’attenta ricerca di materiali d’archivio ha consentito inoltre a Casari di recuperare dati sui ritrovamenti della necropoli romana di San Servolo, sempre a Trieste, così che gli è stato possibile analizzarne le peculiarità dei corredi e del rito funerario, con offerte combuste direttamente sul rogo. L’insieme degli studi condotti da Casari testimoniano dell’articolazione dei suoi interessi e della sua larga competenza in diversi ambiti dell’archeologia romana. La continuità della numerosa produzione, la qualificazione delle sedi editoriali appaiono soddisfacenti ed alcuni degli accurati contributi presentano apporti 4 originali, rivelando uno studioso capace e serio. CANDIDATO Marco Cavalieri GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE È professore associato presso l’Université Catholique de Louvain dal 2003. Ha svolto attività didattica presso l’Università degli studi di Parma (2011), presso la Scuola di Specializzazione dell’Università degli studi di Firenze (2004, 2006, 2008, 2010, 2012); nell’ambito di questa istituzione è stato relatore di dieci tesi di specializzazione. Ha tenuto lezioni presso l’Università “Federico II” di Napoli. All’Università di Louvain è stato relatore di tesi di dottorato ed ha organizzato cicli di conferenze. Nel 2011 ha preso parte all’organizzazione scientifica del Convegno “Destruction, transformation, refunctionalisation: le passage de l’Antiquité au Moyen Age en Toscane (Louvain 2011)”. È fondatore e direttore della collezione FERVET OPUS, membro del comitato scientifico della collezione Homo Religiosus; membro del comitato di redazione della Revue d’histoire de l’art, d’archéologie et de musicologie dell’università di Liegi, membro del comitato scientifico della rivista Res antiquae, della rivista Annals of the University Oradea, History-Archaeology fascicle Università di Oradea, Romania, membro del comitato scientifico e di redazione della rivista Mnemosyne o la costruzione del senso, Università di Louvain. Dal 2007 è responsabile del Projet Miroirs Etrusques et Prénestins. La copiosa produzione scientifica di Marco Cavalieri verte principalmente su problemi di archeologia delle province romane e topografia romana, risultando per questo in parte attinente al settore scientifico disciplinare L-ANT/09 Topografia antica, le sedi di pubblicazione sono pienamente adeguate. Cavalieri presenta una monografia dedicata alle basiliche nei fora delle Gallie, di cui fornisce un dettagliato catalogo; il lavoro contribuisce utilmente a rivedere l’idea di una normatività delle realizzazioni della Cisalpina per le aree provinciali, documentando l’estrema varietà sperimentale delle soluzioni attestate nelle province, sottolineando la contemporaneità esistente tra le prime costruzioni nelle Gallie e nell’Italia settentrionale; la ricerca conferma il noto ruolo trainante avuto dalla Narbonense nella sperimentazione architettonica, dove si avverte anche l’esito delle realizzazioni dei municipia centroitalici di età augustea. Le province galliche ritornano a essere presenti negli studi di Cavalieri con un contributo dedicato ai contesti delle imagines imperiali, ed è probabilmente la tipologia dei santuari isolati in territorio gallico ad averlo indotto ad indagare, in un secondo recente volume, le relazioni tra abitati e santuari extraurbani della Cisalpina, una problematica di ambito specificamente topografico. Le evidenze archeologiche, tra loro assai diversificate, non riescono però in questo volume a dare risposte che portino all’individuazione di formule codificate e il discorso prende una maggiore consistenza quando ricorre al sostegno 5 di testimonianze letterarie, pertinenti però a contesti cronologici tra loro assai diversi; a conclusione del lavoro Cavalieri giunge a una distinzione classificatoria tra luoghi di culto legati a elementi naturali e luoghi di culto con strutture, che per essere formulata non avrebbe dovuto richiedere un così laborioso percorso. Il catalogo dei bronzetti del Museo di Parma, accurato ma in cui si possono rimarcare alcuni fraintendimenti, si aggiunge alle due monografie. Il concetto di romanizzazione e le sue articolazioni sono un ripetuto oggetto di riflessione nei lavori di Cavalieri, che a questo dedica anche una breve ma assai stimolante raccolta di testimonianze letterarie edita nel 2013. Nel 2005 un ampio contributo ha sottolineato tra l’altro l’organicità del programma edilizio di Domiziano, un tema che è stato ampiamente rinnovato da più approfonditi studi recenti; superflua poi appare l’appendice sulla decorazione architettonica di età flavia, che riassume le note ricerche di Wegner e Pensabene. Alle campagne di scavo condotte nella villa romana tardoantica di AianoTorraccia di Chiusi si legano utili riflessioni sulle trasformazioni del paesaggio nella tarda antichità in Etruria e la pubblicazione preliminare di alcuni dati getta luce sulle fasi di abbandono della villa e sul riutilizzo dei suoi materiali, per un mercato che resta peraltro ancora da definire. Il corposo contributo del 2009, insieme a S. Jusseret, sulle statue di Adriano a Gortina, che molto dipende dalle ricerche precedenti immancabilmente riferite, non aggiunge spunti rilevanti di riflessione su un quadro culturale ben delucidato da studi recenti, ma in ogni caso non può essere valutato perché le parti dei due autori non sono distinte. I lavori di Cavalieri presentano spunti interessanti specialmente in ambito topografico. I numerosi contributi di Cavalieri sono solo in parte congruenti con il gruppo disciplinare per cui è stata bandita la selezione; la continuità di ricerca appare apprezzabile e così pure le sedi editoriali, ma tra i lavori presentati, che testimoniano di un preponderante interesse per le tematiche circoscrivibili nel s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica, i contributi attinenti al gruppo L-ANT/07 mostrano pochi apporti innovativi, tra i quali sono da annoverare in particolare i dati dallo scavo di Aiano-Torraccia, CANDIDATO Riccardo Chellini GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Il candidato ha svolto breve attività didattica presso le Università di Siena, di Firenze e di Roma “La Sapienza”. È stato consulente scientifico per la Technische Universität di Darmstadt e ha collaborato per ricerche con altre università italiane e straniere, tra le quali l’Università di Heidelberg. Le numerose ricerche di Chellini vertono principalmente sulla topografia dell’Etruria dalla preistoria al medioevo, e sono pertanto in parte congruenti col gruppo L-ANT/09 Topografia antica; le sedi di pubblicazione sono pienamente adeguate. Nel 2002 ha pubblicato un volume in cui raccoglie la documentazione attinente ai luoghi di culto delle acque salutari e sacre in 6 Etruria, sia in grotta che all’aperto, a partire da siti di frequentazione neolitica fino alla tarda romanità; il repertorio raccoglie quindi situazioni culturalmente assai differenziate e mostra come l’età imperiale romana porti ad una standardizzazione dei culti connessi con le acque. A questa ricerca si collega anche un contributo di carattere toponomastico più generale, per molti versi scontato, che non è sempre improntato ad un necessario rigore metodologico. Chellini ha affrontato anche un non semplice impegno filologico con l’edizione critica e il commento di un’opera sulla storia di Firenze che, composta nel XIII sec., fu assai nota nel Medioevo ed è caratterizzata da una peculiare attenzione per il passato romano della città e per le sue origini mitiche; ma questo testo ovviamente non aggiunge molto alle nostre conoscenze circa la città romana e la sua pubblicazione esula dal settore concorsuale a cui fa riferimento il bando del presente concorso. Ẻ apparsa nel 2012 la Carta Archeologica del Valdarno superiore, Val Sieve, Mugello e Romagna toscana, lavoro topografico redatto con accurata informazione; a questo lavoro monografico si collegano una serie di contributi precedenti che concernono la viabilità nei territori in questione, tra l’età romana e il Medioevo. Costituiscono utili raccolte di dati il lavoro dedicato agli insediamenti rurali di età romana tra Firenze e Siena e l’articolo relativo alla romanizzazione nel Volterrano contribuisce alla comprensione delle vicende del territorio. Il riesame delle iscrizioni musive nel pavimento della chiesa di S. Reparata e lo studio delle sepolture rinvenute nei recenti scavi, ben argomentati, hanno inoltre suggerito a Chellini di precisare la datazione dell’edificio paleocristiano; si tratta di un’acquisizione interessante che accresce lo stato della conoscenza. Esula dalle problematiche topografiche il contributo in cui Chellini propone una rilettura delle iscrizioni di uno specchio etrusco del Cabinet des Médailles con la rappresentazione di Pegaso, ma resta da chiarire l’insolita sostituzione del nome di Bellerofonte con quello del suo antenato Eolo; in ogni caso questo lavoro è inquadrabile nel settore scientifico disciplinare LANT/06. La copiosa produzione di Chellini, pur apprezzabile per continuità e sedi di pubblicazione, è in gran parte estranea al gruppo disciplinare L-ANT/07, essendo i suoi lavori, raramente originali, inquadrabili principalmente nei raggruppamenti L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche e LANT/09 Topografia antica. CANDIDATO Alessandro D’Alessio GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Ha partecipato al progetto di ricerca (Firb 2003) relativo ai marmi colorati e ai litotipi utilizzati nell’architettura delle città romane dell’Africa Proconsolare e della Mauretania. Dal 2010 al 2014 ha svolto un’ampia attività didattica presso la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici (Matera) dell’Università degli Studi della Basilicata, ed è stato relatore di tesi di specializzazione. 7 Le ricerche presentate appaiono pienamente congruenti con il raggruppamento disciplinare L-ANT/07 e le sedi di pubblicazione sono pienamente soddisfacenti. Problematiche architettoniche e topografiche sono al centro degli interessi di ricerca di D’Alessio, a cui si devono lavori di rilevante interesse, ma non una monografia. Le ricerche attinenti al tempio della Magna Mater a Roma sono state anche l’occasione di riflettere proficuamente su aspetti e luoghi del rituale; l’analisi delle strutture relative alla ricostruzione del tempio nel II sec. a. C., con una precoce attestazione dell’opus reticulatum, ha portato inoltre D’Alessio a rivedere criticamente le ipotesi circa la committenza del restauro. Merita poi particolare apprezzamento la rilettura delle strutture individuate nello scavo del Rione Terra a Pozzuoli, precedentemente interpretate come criptoportici, che D’Alessio ha convincentemente riletto come concamerazioni di sostruzioni riferibili ad un grande edificio templare, probabilmente il Capitolium; la relazione istituita tra la costruzione e la presenza puteolana degli Aemili induce ad un collegamento con il tempio da Via San Gregorio, la cui committenza appare invece ora assai dubbia. Alcuni contributi presentati riguardano centri magnogreci quali Sibari/Copia – in cui ha indagato aspetti del tempio delle divinità orientali e studiato materiali - e Canosa, con la pubblicazione dei risultati degli scavi sotto San Leucio e lo studio delle pavimentazioni musive. La competenza di D’Alessio emerge efficacemente anche nella sintesi ben documentata sui riflessi dell’architettura ellenistica a Roma e in Italia pubblicata nel 2010. La continuità nella ricerca e le sedi editoriali appaiono pienamente soddisfacenti, si colgono in alcuni lavori di D’Alessio interessanti apporti originali che rivelano uno studioso preparato e certamente promettente. CANDIDATO Riccardo Di Cesare GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Ha partecipato a progetti di ricerca nazionali (PRIN) e della Scuola Archeologica Italiana di Atene; dal 2011 è membro del Comitato scientifico della collana Insulae Diomedae dell’Università degli Studi di Foggia. Negli anni accademici 2008-2009 e 2007-2008 ha svolto un’ampia attività didattica presso l’Università degli Studi di Foggia, dove è ricercatore per il s.s.d. L-ANT/07 e professore aggregato. È stato relatore di tesi di laurea e di laurea magistrale. Dal 2011 è membro del collegio dei docenti del Corso di dottorato in Storia e Archeologia Globale dei paesaggi della Scuola di Dottorato “Le culture dell’ambiente, del territorio e dei paesaggi” dell’Università degli Studi di Foggia, svolgendo attività di coordinamento e organizzazione dell’attività didattica. Dal 2011 tiene lezioni e seminari presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene, sia nell’ambito dei corsi di specializzazione e perfezionamento, che nei corsi di formazione avanzata. La consistente produzione scientifica di Di Cesare si compone principalmente di 8 contributi che riguardano la topografia greca e l’archeologia romana; le sedi di pubblicazione sono pienamente adeguate. Presenta una monografia su Interamnia Pretuttianorum (Teramo) condotta con intelligente accuratezza; Di Cesare con ampio utilizzo delle testimonianze epigrafiche formula proposte di attribuzione delle sculture a contesti cittadini e suburbani non di rado purtroppo ipotetiche; trae ardimentosamente il massimo da una documentazione assai lacunosa, talvolta dilungandosi eccessivamente su questioni note; qualche scheda avrebbe meritato maggiore approfondimento, ad esempio la testa B1 potrebbe essere stata rilavorata per un reimpiego medievale. Un gruppo consistente di contributi concerne la topografia di Atene, ed è pertanto attinente al ss.d. L-ANT/09 Topografia antica: oltre ad una corposa serie di schede nel volume curato da E. Greco, si segnalano per originalità un articolo dedicato all’Agorà e tre lavori correlati, che trattano il primo dell’identificazione della Stoà delle Erme nella costruzione tradizionalmente identificata con la Poikile, analizzando gli epigrammi tramandatici e cogliendo in essi una precisa strategia autocelebrativa di Cimone, il secondo che, in forza di uno scolio ad Elio Aristide, rialza la datazione della stoà poi detta Poikile e la identifica con la stoà di Peisianatte, il terzo che grazie a un passo delle Ecclesiazuse aristofanee propone di riconoscere la Stoà delle Erme nell’edificio denominato Thracon Stoà. Alcuni lavori investono poi il riutilizzo dei materiali architettonici nella ricostruzione delle mura dell’Acropoli post 480 a. C., con un’interessante proposta di lettura in chiave ideologica, come evocazione delle guerre persiane, che sviluppa un’interpretazione già avanzata da Boersma. Di Cesare ha affrontato poi di nuovo la lettura vexata della iscrizione del kouros dei Nassii a Delo, ponendo in evidenza l’eccezionalità delle dimensioni della base rispetto alle tipologie in uso, una caratteristica che ne giustifica l’esplicita menzione nell’iscrizione. L’interesse di Di Cesare per la scultura si è poi espresso in un gruppo di schede di ritratti greci e romani dei Musei Capitolini, informate e corrette. Gli studi di Di Cesare concernono in parte temi di topografia ateniese; questi numerosi contributi, assai apprezzabili per la considerevole originalità, sono inquadrabili però nel s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica; i lavori attinenti al s.s.d L-ANT/07 sono pienamente soddisfacenti, ma appaiono meno innovativi e originali; pregevoli sono sia le sedi di pubblicazione che la continuità dell’impegno di Di Cesare, che si rivela uno studioso assai promettente nel campo delle ricerche di topografia antica. CANDIDATO Domenico Falcone GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Ha partecipato a programmi di ricerca nazionali ed internazionali. Dall’anno accademico 2004-2005 al 2011-2012 ha svolto attività didattica nell’ambito dei ss.ss.dd. L-ANT/10, L-ANT/07 e L-ART/04 presso la Facoltà di Scienze della 9 Formazione dell’Università degli Studi di Messina , presso masters universitari dell’Università degli Studi di Messina e di Reggio Calabria (anni accademici 20042005 – 2010-2011) e presso il dottorato di ricerca dell’Università di Messina (anni accademici 2004-2005 e 2005-2006). E’ stato relatore di numerose tesi di laurea,. I temi affrontati nella maggior parte dei contributi presentati da Falcone appaiono congruenti col gruppo disciplinare L-ANT/07 Archeologia Classica, ma alcuni lavori topografici sono riferibili al raggruppamento L-ANT/09 Topografia antica, le sedi di pubblicazione invece sono non di rado a carattere esclusivamente locale. Le numerose ricerche di Falcone concernono principalmente l’archeologia e la topografia antica nel territorio dell’attuale Calabria. Due monografie edite nel 2009 e nel 2010, che presenta, sono dedicate una alla figura di Emilio Barillaro, ispettore onorario in Calabria, alla sua collezione e al suo archivio, l’altra alle emergenze archeologiche a Roccella Ionica e nel territorio. Entrambe non mostrano un qualche approfondimento critico e sono inoltre redatte con notevole trascuratezza, anche nella terminologia. Temi di architettura greca e romana e di urbanistica sono affrontati con analogo approccio in altri contributi che spingono lo sguardo dalla civiltà brettia all’età normanna. Maggiore impegno testimonia il volume del 2009 che raccoglie la documentazione circa gli edifici abitativi d’età greca in Calabria, che si ricollega ad un contributo del 2003 sull’architettura domestica di età ellenistica nella stessa area geografica; questo, pur a carattere essenzialmente compilativo, passando in rassegna le tecniche edilizie, le tipologie delle coperture e della decorazione parietale, rivela la conoscenza del tema trattato. Si devono a Falcone in questo contributo alcune ricostruzioni grafiche con proposte per la copertura degli ambienti. La continuità dell’attività di Falcone appare apprezzabile, ma i suoi numerosi lavori, peraltro in parte attinenti al s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica, sono poco originali; in molti casi le sedi di pubblicazione appaiono inoltre di scarsa rilevanza. CANDIDATO Italo Iasiello GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Il candidato ha collaborato a gruppi di ricerca nell’ambito di progetti PRIN. È stato vicedirettore della rivista «Samnium» dal 2006 al 2009. La corposa produzione scientifica di Italo Iasiello riguarda non solo la topografia antica – che attiene al s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica- e la storia dell’archeologia pertinente al s.s.d. L-ANT/07Archeologia Classica; le sedi di pubblicazione sono adeguate. Iasiello presenta una ben documentata monografia edita nel 2003 in cui disegna con apporti originali e ricchezza di informazione il quadro articolato del collezionismo di antichità a Napoli nel periodo del Viceregno, dalla raccolta di Alfonso I d’Aragona, composta di monete e di glittica, con l’eccezionale Tazza Farnese, alle eterogenee collezioni degli umanisti, giungendo poi alle ricche raccolte 10 di funzionari imperiali e a quella del “primo antiquario napoletano” Adriano Spatafora”, per concludersi alle soglie del Settecento con la collezione di Giuseppe Valletta, caratterizzata da un consistente gruppo di vasi; al tema di questo ampio studio si ricollegano anche il contributo del 2002 che concerne Vincenzo I Gonzaga e il bel saggio di sintesi del 2009 che concentra l’attenzione sulle Wunderkammern, sottolineandone il nesso con la circolazione napoletana delle idee di Bruno e Campanella. Una seconda monografia affronta invece capillarmente lo studio della topografia del Sannio in età tardo imperiale, una problematica, attinente al s.s.d. LANT/09 Topografia antica, cui egli si era avvicinato in precedenza a partire dagli studi accurati sugli insediamenti della valle del Tammaro, letti anche in relazione alla Tabula Alimentaria dei Ligures Baebiani, cui ha dedicato alcuni lavori. La focalizzazione su quest’area geografica e su questa complessa testimonianza epigrafica ha suggerito a Iasiello di approfondire, in alcuni lavori, lo studio della personalità di Garrucci, inquadrandola nel contesto della tradizione degli studi epigrafici ed antiquari a Benevento e a Napoli. A questi temi Iasiello ha portato recenti e interessanti contributi, la cui rilevanza culturale si avverte particolarmente nel più recente allargarsi del quadro delineato ad un contesto ampio di relazioni internazionali; in un articolo si delinea la progressiva emarginazione degli studiosi di matrice partenopea nell’epoca post unitaria, sia per l’emergere di una più rigorosa attenzione ai testi epigrafici, che per l’affermarsi di una linea di politica culturale che Iasiello definisce “sabaudo – prussiana”; merita in particolare di essere apprezzato l’ articolo dedicato alla minuziosa e vivace ricostruzione del mercato di antichità a Napoli e alle sue trasformazioni nell’Ottocento, un contesto in cui studi e traffici si intrecciarono. I lavori presentati da Iasiello, che rivelano l’ impegno costante di uno studioso preparato, in parte sono riferibili al s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica; i numerosi contributi di storia dell’archeologia, attinenti invece al s.s.d. L-ANT/07 Archeologia Classica, appaiono sovente originali e sono stati editi in sedi qualificate. CANDIDATO Mario Iozzo GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Il candidato è funzionario archeologo presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (Firenze) dal 1987 e in questo ruolo ha rivestito e riveste numerosi incarichi. Ha svolto una lunga attività didattica (dal 1995/96 al 1998/99, 2006) nell’Università di Pisa, ma anche presso l’Università Internazionale dell’Arte a Firenze (2006-2010) e presso la Scuola Archeologica di Atene È stato vincitore del Premio Delepierre nel 2010. La copiosa produzione scientifica di Iozzo concerne principalmente l’archeologia greca ed è pertanto attinente al gruppo disciplinare LANT/07 Archeologia Classica, le sedi di pubblicazione risultano del tutto adeguate. Presenta una importante monografia sulla ceramica “calcidese”, in cui, anche 11 attraverso un’approfondita analisi epigrafica e l’allargamento della base documentaria ai vasi aniconici; giunge a porre fine alla vexata quaestio del centro di produzione dei vasi detti Calcidesi, individuandone il luogo a Reghion. Iozzo ipotizza inoltre convincentemente una distribuzione in Etruria attraverso la rete commerciale focea. La ricerca ha anche il merito di aver arricchito il catalogo degli esemplari e di aver ampliato la cronologia di questa produzione, che appare ora giungere fino agli inizi del V sec. a. C.; alle problematiche affrontate in questo volume si collega il catalogo dei vasi calcidesi del Museo Archeologico di Firenze. L’interesse per le produzioni magnogreche ha portato Iozzo anche a curare la pubblicazione della collezione Colombo nel museo fiorentino. Nelle sue ricerche la produzione ceramica greca e le imitazioni hanno un peso preponderante, dallo studio dei bacini corinzi ad alto piede del 1985 alle più recenti edizioni delle produzioni a figure nere appartenenti alla Collezione Astarita, pubblicate nei volumi del 2002 e 2012. Le importazioni di ceramica arcaica a Chiusi e nel territorio sono state poi oggetto di assai rilevanti studi recenti; merita particolare attenzione la fine ricostruzione del dinos con le nozze di Peleo e Teti che viene dallo stesso luogo di rinvenimento del Vaso François, consentendo a Iozzo di togliere questo esemplare, di estrema qualità e di grandi dimensioni, dal suo isolamento e di consolidare l’immagine di una committenza aristocratica chiusina che acquistò ed utilizzò questo prezioso vasellame nei suoi banchetti. La ricostruzione del dinos è anche il risultato della capillare conoscenza dell’iconografia del mondo greco che caratterizza la formazione di Iozzo, in quest’ambito si pone anche il lavoro dedicato alle rappresentazioni della Chimera, in cui si presentano le immagini e le testimonianze letterarie, distinguendo finemente le diverse finalità dei differenti generi letterari. L’estrema competenza di Mario Iozzo negli studi di ceramica attica emerge chiaramente dalla curatela e dal contributo negli atti del convegno sul vaso François del 2003, recentemente editi. Il mondo romano resta ai margini degli interessi di ricerca di Iozzo e riaffiora solo grazie al contributo dedicato all’Idolino di Pesaro e all’esauriente presentazione dei votivi ritrovati presso la sorgente di Doccia della Testa a San Casciano dei Bagni, che testimoniano una persistenza inconsueta del tipo dell’ex voto anatomico nella dedica di una liberta del I sec. d. C.; anche in questo caso il problema è trattato con sicura conoscenza dei materiali, con ampi riferimenti tipologici e con un solido inquadramento storico. Le sue numerose pubblicazioni, focalizzate quasi esclusivamente sulla produzione ceramica greca e magnogreca, sono caratterizzate da grande rigore metodologico e dall’attento utilizzo degli strumenti storici e filologici. Continuità nell’impegno scientifico, notevole originalità degli apporti e qualità delle sedi editoriali testimoniano di una rilevante figura di studioso, i cui interessi sono focalizzati però quasi esclusivamente sulla ceramica greca e magnogreca. 12 CANDIDATO Oscar Mei GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Ha partecipato a progetti di ricerca nazionali (PRIN). Negli anni accademici 20092010; 2010-2011; 2011-2012 ha svolto un’ intensa attività didattica presso l’Università di Urbino. La produzione scientifica di Oscar Mei è attinente al raggruppamento disciplinare L-ANT/07 e le sedi di pubblicazione sono del tutto adeguate. Oltre alla tesi di dottorato sul tempio detto di Cibele a Cirene Mei presenta altri contributi di ambito cirenaico, relativi alla sua lunga collaborazione con gli scavi dell’Università di Urbino; tra questi figura una monografia di recente pubblicazione che concerne i rinvenimenti di ceramica laconica, con un dettagliato catalogo dei tipi ritrovati, nel quale Mei traccia un quadro della distribuzione e delle relazioni commerciali. Alle ricerche cirenaiche si collega un articolo, con Luni a firme distinte, dedicato al tempio con arco siriaco presso l’agorà, che conservava un pavimento musivo con i busti delle muse; Mei ha presentato sinteticamente le sculture trovate in situ ed ha avanzato ipotesi, che necessitano di maggiori conferme, circa l’originaria pertinenza all’edificio di statue di muse rinvenute in altre aree della città. Mei ha inoltre partecipato ad un contributo su Cirene arcaica, presentando i ritrovamenti di ceramica di importazione e di produzione locale, pubblicando anche schede di questa classe di materiali nel catalogo di una mostra dedicata ai rinvenimenti dagli scavi dell’Università di Urbino. Negli Atti del convegno tenuto in occasione di questa mostra ha presentato anche una scultura inedita, frammentaria, interpretata come una ripresa in piccolo formato della testa dell’ Aghias. A Mei si devono inoltre un lavoro di sintesi sulla cultura figurativa nelle Marche, che per il carattere divulgativo non presenta apporti originali ed alcuni lavori di carattere topografico che concernono Fossombrone e il suo territorio, contributi riferibili al s.s. d. L-ANT/09 Topografia antica. Mei ha presentato in proposito cenni alle fasi preromane, ha avanzato un’ipotesi circa la posizione dell’insediamento in relazione ad un meandro del Metauro ed ha riflettuto sul sistema della centuriazione. In quanto rinvenimento dal sito di Forum Sempronii ha inoltre esposto sinteticamente lo stato delle conoscenze circa la Vittoria di Kassel, accennando anche alla storia collezionistica e alla ricezione ottocentesca. La produzione scientifica di Mei mostra un’ apprezzabile continuità e buone sedi di pubblicazione, ma non spicca per l’originalità dei contributi. CANDIDATO Andrea Celestino Montanaro GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Il candidato è ricercatore a t. d. dal maggio 2012 in Archeologia Classica presso il 13 CNR, Istituto per l’applicazione del calcolo M. Picone nell’ambito del progetto “T.He.T.A.”, nel quale ha svolto anche attività di coordinamento. Ha partecipato a progetti internazionali (D.R.A.G.O., OLLA). Componente del comitato di redazione del periodico Taras dal 2009. La copiosa produzione scientifica di Andrea Celestino Montanaro si concentra su problematiche relative alla Puglia preromana, ricadendo prevalentemente nel settore scientifico-disciplinare L-ANT/06. In quest’ambito i lavori più significativi sono dedicati alle necropoli di Ruvo di Puglia. Nella monografia del 2007 illustra dettagliatamente la storia delle ricerche, stabilisce una tipologia delle sepolture ed analizza i contesti, presentando un catalogo dei corredi funerari; a questa tematica si riallaccia un articolo del 2008 in cui è studiato in modo specifico il corredo della Tomba della hydria dei vasai della collezione Intesa – Sanpaolo. Apporti interessanti al progresso degli studi sono offerti attraverso il volume del 2012 dedicato alle ambre figurate, un punto di riferimento per future ricerche, soprattutto grazie all’accurato repertorio tipologico e all’attenzione ai contesti archeologici. Tra gli altri lavori si segnalano in particolare quelli che prendono in esame la tomba principesca di Cupola-Beccarini del VII sec. a. C (monografia del 2010) e la tomba di Salapia (Cerignola), di poco anteriore, probabilmente attribuibile a un capo daunio (articolo del 2009); lo studio dei materiali di queste deposizioni affronta la problematica dell’influenza etrusca in Daunia, già impostata nel contributo del 2008 “La nascita dei Principes” in Daunia. Un ulteriore interesse di ricerca è rappresentato dallo studio della classe delle ceramiche a figure nere prodotte localmente da officine anelleniche, ma in forme prettamente greche e con una decorazione figurata che si avvicina più o meno strettamente a quella della produzione attica a figure nere; questi vasi costituiscono un’importante testimonianza di rapporti culturali e commerciali tra la Campania e la Puglia. La copiosa produzione scientifica di Montanaro, presentata in sedi editoriali adeguate, non manca di contributi originali, ma testimonia della continuità del suo impegno nel s.s.d. L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche, vale a dire non nel settore L-ANT/07 Archeologia Classica, cui si riferisce questa selezione. CANDIDATO Annapaola Mosca GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE La candidata ha svolto attività didattica dall’anno 2001/02 presso varie università italiane (Ca’ Foscari di Venezia, “La Sapienza” di Roma, Trento, Padova, Calabria). Ha collaborato a molti progetti PRIN tra il 1994 e il 2010. Fa parte dal 2008 del comitato di redazione della “Rivista di Topografia Antica”. La sua produzione (monografie e articoli) è ampia e pubblicata in sedi qualificate dal 14 punto di vista scientifico. Riguarda svariati aspetti topografici in ambito italiano (viabilità – terrestre e d’acqua -, insediamenti agrari, divisioni agrarie regolari) e cartaginese (urbanistica e analisi di monumenti). I contributi, che si allargano anche al periodo tardoantico e altomedievale, sono inquadrabili nell’ambito del settore LANT/09 Topografia antica (in cui la candidata ha conseguito un’idoneità prima dell’abilitazione, e che comprende gli insegnamenti che ha tenuto in maniera continuativa negli anni). Di valutabile all’interno del settore L-ANT/07/Archeologia Classica risulta in pieno soltanto l’articolo sulla grande tazza marmorea di Riva del Garda, di cui ipotizza la provenienza da una villa della zona; possono essere presi in considerazione anche il contributo su “Una fontana a cascata a Cartagine (in collaborazione), con un inquadramento del monumento nel contesto urbanistico, e alcune schede di materiali vari comprese nelle carte archeologiche ‘Ager Benacensis’ e ‘Pantelleria’. L’ attività di ricerca di Mosca concerne quasi esclusivamente temi di topografia antica, attinenti al s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica, i pochi contributi riferibili al s.s.d. L-ANT/07 Archeologia Classica appaiono poco rilevanti e scarsamente originali, ma le sedi di pubblicazione sono qualificate e l’impegno nella ricerca è costante. CANDIDATO Valentino Nizzo GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Ha partecipato a progetti di ricerca nazionali (PRIN), e a comitati scientifici di convegni nazionali e internazionali nel 2012 e nel 2013. Dal 2010 è direttore scientifico della Collana Antropologia e archeologia a confronto. Nella sua qualità di funzionario archeologo presso la Soprintendenza archeologica dell’Emilia Romagna, ha partecipato alla realizzazione di progetti didattici per Istituti di istruzione primaria e secondaria. Gli interessi di ricerca di Valentino Nizzo concernono la protostoria dell’Italiapertinente al s.s.d. L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche- ma anche le prime fasi della colonizzazione greca e la storia dell’archeologia; sono pertanto in parte attinenti al gruppo disciplinare L-ANT/07 Archeologia Classica e le sedi appaiono del tutto adeguate. Presenta due monografie, nella prima del 2007 con minuzia ed acume, ha riaffrontato, anche grazie alle nuove conoscenze sui materiali, lo studio dei vecchi scavi di Buchner e Ridgway nella necropoli di Pithecoussai per arrivare a comprendere meglio la logica associativa delle tombe, riflettendo sulla compresenza di etnie diverse, sulle cui relazioni la necropoli offre utili indicazioni. Nizzo ha analizzato i rituali funerari e le tipologie delle tombe anche in relazione alle differenze di status, di sesso e di età dei defunti, giungendo a disegnare una nuova mappa di rapporti e cronologie relative, e facendo emergere la complessità della situazione stratigrafica della tomba nota per il rinvenimento della coppa di Nestore. A 15 queste problematiche si collegano un lavoro precedente.(2003), che riflette sui rapporti cronologici tra le fasi culturali laziali e quelle del mondo greco, ed anche un ampio contributo del 2010, che con una meditata analisi esamina i casi di tesaurizzazione e di trasmissione familiare identificabili nelle necropoli dell’Italia centrale tirrenica tra IX e VII sec., come pure due saggi, uno circa le modalità e la funzione delle sepolture di bambini e l’altro sul rituale dell’incinerazione nel Lazio arcaico. In tutti questi lavori, che attengono al s.s.d. L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche, emerge la dimestichezza di Nizzo con le più recenti ricerche antropologiche, testimoniata anche dalle ampie riflessioni metodologiche dedicate nel 2012 alla storia degli studi di storia delle religioni e di antropologia culturale. La seconda monografia, ben costruita e ben documentata, edita nel 2013, è invece dedicata alla storia degli studi protostorici in Italia e alla polemica sorta intorno ad una possibile origine pelasgica delle popolazioni italiche, che divampò negli anni seguiti all’unità d’Italia e che si concluse con lo scavo delle mura di Norba e la loro datazione in età romana. Questo dato archeologico liberò il campo dall’ipotesi “pelasgica”, cioè di arrivo di popolazioni dall’Egeo, fondata su una somiglianza di tecniche costruttive tra le mura di centri laziali e le mura micenee. A queste problematiche Nizzo aveva già dedicato un denso contributo nel 2009. Le ricerche d’archivio, condotte con finezza e consapevolezza dei problemi storici, hanno portato Nizzo ad acquisire una ricca documentazione sugli scavi ottocenteschi a Cuma, presentata nel 2007 e nel 2008, mentre nel 2010 egli ha pubblicato un ampio lavoro che ricostruisce il quadro delle personalità e dell’attività degli studiosi che tra tardo Ottocento e primi del Novecento hanno curato la raccolta numismatica del Museo Archeologico di Napoli, un contributo ricco di nuove informazioni, ma talvolta appesantito dall’esposizione del già noto. La produzione scientifica di Nizzo si distingue per la complessità e l’articolazione che testimoniano vasti interessi culturali e un approccio metodologico di notevole solidità. L’ impegno nella ricerca costante, i numerosi apporti originali e le sedi di pubblicazione qualificate mostrano in Nizzo uno studioso capace e promettente; una parte considerevole dei suoi lavori attiene però al s.s. L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche, ma tra i titoli presentati figurano anche alcuni interessanti contributi di storia dell’archeologia che ricadono nel s.s.d. L-ANT/07 Archeologia Classica. CANDIDATO Ilaria Romeo GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE La candidata è stata dal 1996 al 2004 ricercatore di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana presso il Dipartimento di Antichità e Tradizione Classica dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2004 è professore associato presso la 16 Facoltà di Beni Culturali dell’Università del Salento (Lecce), dove ricopre incarichi istituzionali. E’ stata membro del Consiglio dei Docenti del Dottorato presso l’Università di Roma “Tor Vergata” fino al 2006, dal 2007 al 2013 dell’Università Cattolica di Milano e dal 2013 di Lecce (Scienze del Patrimonio Culturale). In qualità di professore associato nell’università del Salento ha svolto un’intensa attività didattica ed è stata relatore di molte tesi di laurea, di specializzazione e di dottorato. Ha organizzato nel 2007 un convegno internazionale a Lecce sulla “Scultura Romana in Asia Minore”. Le numerose ricerche di Ilaria Romeo vertono su problemi di archeologia greca e romana e sono quindi del tutto attinenti al s.s.d. L-ANT/07; le sedi di pubblicazione sono pienamente adeguate. La Romeo presenta un’innovativa monografia dedicata al ritratto di Agrippa, studiato con un taglio storico del tutto originale. In questo lavoro infatti ,l’analisi delle immagini monetali e della documentazione epigrafica va ben oltre le consuete problematiche di cronologia e diffusione di tipi iconografici, facendo emergere in modo nuovo il mutare nei luoghi e nel tempo della fruizione della figura del luogotenente e genero di Augusto, mostrando come il suo ruolo sia stato sostanzialmente secondario nelle raffigurazioni della domus imperiale durante la sua vita e come il moltiplicarsi delle sue immagini sia successivo alla sua morte e si colleghi alle esigenze di legittimazione dinastica di Caligola e di Claudio. Allo studio dei ritratti Romeo è tornata poi nel progetto di un riesame della ritrattistica ostiense, sgombrando il campo di una immotivata identificazione di Plotino e dando consistenza ad un particolare Zeitgesicht di età gallienica. La capacità di porsi domande storiche e di cercarne le risposte nelle iscrizioni, nelle monete, nelle testimonianze letterarie costituisce una caratteristica peculiare dei molti originali lavori di Romeo, tra cui si segnala il contributo del 2010 dedicato all’evocazione delle ascendenze dinastiche dai re ellenistici nei monumenti figurati in Asia Minore; in questo lavoro Romeo presenta anche una convincente reinterpretazione di una raffigurazione di Filopappo, figlio dell’ultimo re di Commagene. Il suo monumento funerario non lo raffigura come letterato o in forma divinizzata, come avevano inteso studi precedenti, ma come dinasta, per porre in evidenza la sua discendenza da Seleuco Nikator e Antioco IV di Commagene, entrambi ritratti sul monumento. A queste feconde ricerche si ricollega anche la recentissima edizione dello straordinario sarcofago dalla cd Tomba Bella di Afrodisia, un precoce sarcofago figurato, di cui Romeo offre una lettura globale, dall’interpretazione delle immagini - condotta in base a confronti monetali e alle consonanze con il monumento di Zoilos - alle proposte relative al centro di produzione. Una parte consistente dei contributi di Ilaria Romeo riguarda Creta. A lei si deve l’ edizione delle sculture di tipo ideale da Gortina, in cui si avverte la presenza di maestranze di formazione attica; nel catalogo le opere sono studiate con un’intelligente attenzione al contesto di provenienza e alle sue vicende. Le ricerche di Ilaria Romeo concernono anche la cultura materiale a 17 Creta e fanno emergere, con lo studio dei contenitori da trasporto di età proto e medio imperiale, aspetti dell’economia locale e significative relazioni commerciali. Il problema della percezione di un’identità culturale cretese da parte dei Romani è analizzato efficacemente attraverso le immagini della monetazione, le fonti letterarie, la documentazione archeologica attinente ai luoghi di culto locale, per arrivare a porre in evidenza l’oscillare tra due opposte visioni dell’isola, come culla della civiltà o come luogo barbaro. Sull’identità culturale Romeo torna a riflettere in un denso contributo di grande interesse, che concerne la realizzazione adrianea del Panhellenion; nella sua istituzione rileva le tangenze con l’anfizionia delfica e ipotizza che la corrente di pensiero che pone l’accento più sulla comunanza culturale che non sulla consanguineità degli appartenenti alla comunità si sia formata nell’ambito della seconda sofistica, probabilmente a Smirne, dove Polemone aveva la sua scuola. L’ampiezza degli interessi scientifici, che spaziano dal mondo greco a quello romano, dalla produzione figurativa alla cultura materiale, la padronanza degli strumenti esegetici, la solidità del metodo sono testimonianze di una studiosa matura, il cui valore appare con piena evidenza. La continuità di impegno nella ricerca, l’ampia e articolata produzione di contributi di grande originalità, ricchi di approcci e di risultati altamente innovativi, presentati in sedi di pubblicazione molto qualificate, fanno indubitabilmente emergere Ilaria Romeo tra gli altri candidati come studiosa di più alto livello. CANDIDATO Riccardo Villicich GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE Il candidato ha svolto un’ampia attività didattica presso l’Università di Bologna, a partire del 2005-2006. La copiosa produzione scientifica di Riccardo Villicich attiene all’architettura ellenistica e romana, compresa nel gruppo LANT/07 e alla topografia, che è inclusa nel gruppo L-ANT/09 Topografia antica, perciò corrisponde solo parzialmente al gruppo disciplinare per cui la selezione è stata bandita; le sedi di pubblicazione risultano pienamente adeguate. Villicich presenta un’accurata monografia edita nel 2007 dedicata agli impianti forensi della Cisalpina, in cui si sottolinea finemente l’importanza di Benevagenna come prototipo di foro tripartito e si avanza l’ipotesi che i centri minori abbiano offerto una maggiore possibilità di sperimentazione architettonica rispetto ai centri maggiori condizionati dalle preesistenze; tra questi emerge ad es. il caso Zuglio che Villicich considera un riuscito adattamento del modello del foro di Cesare; si ribadisce qui la funzione generatrice dei grandi assi stradali, che vengono inglobati negli spazi forensi di numerosi centri e si osserva che nei centri di altura, di frequente sovrapposti ad abitati preromani, si determinano invece percorsi stradali perimetrali. A questo lavoro topografico, dotato di un 18 catalogo dettagliato, Villicich ha aggiunto poi nel 2011 un contributo specificamente dedicato alla committenza degli interventi evergetici in questi stessi centri, osservando che, a parte un ipotetico intervento di Agrippa a Claterna e di Augusto a Benevagenna, gli atti di evergetismo si devono a personaggi delle élites locali, di rango senatorio a Velleia, ma anche equites ad es. a Zuglio e a Sarsina. Molta parte delle ricerche di Villicich è dedicata allo studio e alla esauriente pubblicazione degli scavi condotti dall’Università di Bologna a Phoinike e in particolare nel teatro, tra 2001 e 2007, pubblicazioni in cui sono analizzate con intelligenza soprattutto le nuove emergenze relative all’età ellenistica. Villicich ha condotto inoltre e tra il 1998 e il 2012 indagini in un importante sito tardoantico, la cd. residenza di Teoderico a Galeata, presentando accuratamente i risultati delle sue ricerche che offrono nuovi importanti dati sul complesso termale e suggeriscono una più precisa datazione del vasto edificio residenziale tra la seconda metà del V e gli inizi del VI sec. d. C. Al 1999 inoltre risale un contributo in cui Villicich ha ristudiato, proponendo una nuova datazione al 30 a. C, due fregi d’acanto, forse già posti ad incorniciare una porta in analogia con il fregio dell’edificio di Eumachia a Pompei;i marmi erano forse pertinenti ad una costruzione di Bononia e sono stati reimpiegati probabilmente nel XII sec. nella chiesa bolognese del S. Sepolcro. La produzione continuativa, la presentazione in sedi qualificate di nuovi dati dagli scavi di Phoinike e Galeata, con diversi apporti originali accrescono la conoscenza di quei siti e mostrano in Villicich l’ impegno costante di uno studioso serio e preparato. VERBALE DI INDIVIDUAZIONE DEL CANDIDATO IDONEO Il giorno 15 ottobre 2014 alle ore 9.00 i commissari della selezione in epigrafe si riuniscono nei locali del Dipartimento SAGAS dell'Università degli Studi di Firenze per concludere la procedura. La commissione riesaminati i giudizi espressi sulle pubblicazioni scientifiche, sui curricula riferiti all’attività scientifica e didattica dei candidati e dato atto del superamento della prova didattica, dopo attenta e approfondita discussione, nel corso della quale compara tra di loro tutti i candidati, individua idoneo alla selezione il candidato Ilaria Romeo per le seguenti motivazioni: Ilaria Romeo dimostra ampiezza di interessi scientifici - che spaziano dal mondo greco a quello romano, dalla produzione figurativa alla cultura materiale padronanza degli strumenti esegetici, solidità di metodo. La continuità di impegno nella ricerca, l’ampia e articolata produzione di contributi di grande originalità, ricchi di approcci e di risultati altamente innovativi, presentati in sedi di pubblicazione molto qualificate e tutti congruenti con il s.s.d. L-ANT/07 19 Archeologia classica, fanno indubitabilmente emergere tra gli altri candidati Ilaria Romeo come studiosa di più alto livello. La seduta è tolta alle ore 18.30. Letto, approvato e sottoscritto LA COMMISSIONE prof. Lucia Faedo presidente prof. Maria Grazia Picozzi membro prof. Margherita Bonanno segretario 20