LA SANIFICAZIONE IN ALLEVAMENTO Le operazioni di pulizia e disinfezione dei locali di allevamento e delle strutture in essi contenute sono riassumibili nel concetto di sanificazione. Si tratta di un insieme di trattamenti di natura fisica e chimica che sono effettuati affinché una superficie risulti pulita, non sia untuosa al tatto, inodore e quando l’acqua versata cola uniformemente senza separarsi in goccioline. La sola pulizia non può garantire il completo allontanamento dei microbi e virus. Quindi con il termine sanificazione si intendono due fasi operative in successione: 1. pulizia con rimozione ed allontanamento dello sporco per sottrarre ai microrganismi il loro terreno di sviluppo 2. disinfezione utilizzando agenti fisici o molecole in grado di uccidere i microrganismi. Lo scopo della sanificazione è distruggere tutti i batteri patogeni e ridurre al minimo la contaminazione batterica generica. PULIZIA Per effettuare una buona pulizia occorre effettuare un detersione fisica asportando meccanicamente i residui grossolani e risciacquare con acqua tiepida. Utilizzando un detergente si riduce l’energia meccanica necessaria. Una pulizia ben effettuata asporta un gran numero di patogeni riducendo la carica infettante ambientale. Questa operazione consiste nel rimuovere la lettiera, gli alimenti, gli attrezzi. Si deve procedere alla scrostatura dell’intonaco dove presenta crepe e bolle, i divisori, i pavimenti etc. Di eguale importanza è la pulizia degli attrezzi, macchinari, meglio ancora utilizzando acqua calda ed idropulitrice. I detergenti associati ad un radicale pulizia aumentano l’effetto pulente diminuendo l’intensità delle operazioni. Generalmente il detergente è formato da tensioattivi i quali aumentano il potere bagnante dell’acqua. Questi composti sono classificati: • anionici – hanno carica elettrostatica negativa (sodio dodecilsolfato, sodio dodecilbenzensolfato, ecc.), sono i più schiumogeni e vengono impiegati solo nel lavaggio manuale; non sono compatibili con tensioattivi cationici mentre lo sono con quelli non ionici come i fenoli. • Cationici – (ammine ed ammidi, sali d’ammonio quaternario, sali di basi eterocicliche azotate) hanno carica elettrostatica positiva, altamente schiumogeni. Sono privi di effetti negativi quali tossicità, causticità corrosività; hanno interessante potere disinfettante il quale viene fortemente inibito dalla sporcizia, da detergenti anionici e dalla durezza dell’acqua; • Anfoteri – hanno carica elettrica positiva o negativa in funzione al ph, sono schiumogeni e se legati ai Sali d’ammonio quaternario, glutaraldeide e possono essere impiegati come disinfettanti (es. Tego). Oltre ai tensioattivi, nei detergenti sono presenti sostanze complementari, polifosfati utilizzati per attenuare la durezza dell’acqua, i silicati sodici sono utilizzati per stabilizzare il ph, impediscono la corrosione dei metalli. Gli ipocloriti e cloriti che sono definiti ossidanti hanno la proprietà di degradare lo sporco. DISINFEZIONE L’uso del prodotto attivo e la sua efficacia è proporzionata alla concentrazione dello stesso, all’aumentare della concentrazione corrisponde un aumento dell’effetto. È importante non scendere al di sotto delle concentrazioni indicate pena il rischio di favorire lo sviluppo dei microrganismi meno sensibili. La diversa natura dei batteri genera una differente sensibilità nei confronti dei disinfettanti, che sono definiti virucidi, sporicidi, battericidi e fungicidi. Non esiste un disinfettante in grado di agire su tutte e quattro le classi, bensì si sceglierà il disinfettante in funzione alla necessità del momento. Metodi per attuare la disinfezione Innanzitutto è necessario chiarire che il freddo non è un disinfettante, ma può considerarsi un conservante. L’utilizzo di appositi lanciafiamme permette di applicare un calore secco sui materiali. Un’azione sufficientemente prolungata del calore secco devitalizza i microrganismi patogeni altrimenti resistenti, coccidi ed artropodi. Quando si utilizza l’acqua calda ed irrorata a pressione si utilizza il calore umido che devitalizza i microrganismi e sgrassa le superfici. A disinfezione chimica e fisica è opportuno associare la lotta biologica tramite il vuoto sanitario. Il vuoto sanitario è alla base del concetto di risanamento degli ambienti di allevamento mediante il ciclo “tutto pieno/ tutto vuoto” per lasso di tempo in funzione alla resistenza dei microrganismi che si suppone siano presenti. Come operare Operare in assenza di animali sarebbe la situazione migliore. Si procede sgombrando il letame, smontando le attrezzature mobili, allontanando i residui di alimenti. Quindi si procede a pulire l’ambiente allontanando i residui prodotti che saranno trattati successivamente a parte. Si procede al lavaggio a pressione con detergenti che si lasciano ad agire per almeno un’ora. A questo punto inizia la disinfezione utilizzando specifici prodotti chimici in grado di agire sui batteri bersaglio, a seguire un efficace risciacquo ponendo particolare attenzione agli abbeveratoi e mangiatoie. Anche le concimaie come il materiale prodotto dalla pulizia è soggetto a disinfezione utilizzando specifici prodotti come la miscela di Laplace (agenti sporigeni), miscelazione con calce viva in proporzione variabile tra il 1% e 15% associata ad una maturazione del letame. La disinfezione senza una precedente pulizia è spreco di denaro. Si deve separare e rimuovere lo sporco dalle superfici dell’allevamento mediante acqua e detergente, più la superficie sarà pulita maggiore sarà l’azione del disinfettante. Quattro sono i fattori determinanti per la funzionalità di un detergente: pH e concentrazione, i detergenti alcalini rimuovono i grassi e proteine, gli acidi i minerali; calore, sciolgono i grassi a 35° fino a 95°; energia fisica, lavaggio ad alta pressione etc.; tempo di contatto. I DISINFETTANTI CHIMICI IN ZOOTECNIA Gli acidi forti, acido solforico, fosforico, cloridrico e nitrico, sono impiegati esclusivamente nel settore della mungitura meccanica, sono tossici e corrosivi. • Gli acidi organici, come l’acido lattico e citrico, hanno una buona azione disinfettante e antibatterica, non sono né corrosivi né tossici. Si possono utilizzare nella pulizia periodica degli impianti di mungitura per eliminare le concrezioni calcaree. Tuttavia hanno costo elevato. • L’acido acetico è molto attivo, ma ha la l’inconveniente di essere corrosivo per metalli, gomma cemento; non corrosivo per vetro, plastica e ceramica. • L’idrossido di calcio o calce spenta, si ottiene aggiungendo 40 ml di acqua a 100 gr di ossido di calcio. Deve essere utilizzato subito perché a contatto con l’aria si trasforma in carbonato di calcio inattivo. Ha attività battericida, ma non agisce su spore e batteri acido resistenti. Inattiva il virus di Aujeszky nei liquami di porcilaia alla concentrazione di 20Kg/tonnellata. • L’ossido di calcio o calce viva ha scarsa attività disinfettante. • Il carbonato di sodio, o soda o lisciva del commercio ha buon potere detergente, saponifica i grassi. Viene usata in concentrazione del 5-8%. Ha interessante potere disinfettante nei confronti del virus dell’afta epizootica. • Le coramine più utilizzate sono la coramina T e la dicloramina T, usate nei confronti del virus di Aujeszky a concentrazioni del 3.5%, superiori a quelle di cloro 1-2%. • Le clorexidine sono attive nei confronti di batteri Gram+ e Gram-, lieviti e muffe. Sostituiscono i Sali d’ammonio e vengono usate al 0.5% di sostanza attiva. • Il cresoto o creolina ha attività battericida; è tossica, irritante e corrosiva ad alte concentrazioni. Non va usata in presenza di animali in lattazione, galline ovaiole o animali prossimi alla macellazione. Si usa come creolina commerciale al 3-8%. • L’acido fenico è attivo su Gram+, compreso la TBC, ma non su spore, virus e miceti. È tossico, corrosivo per metalli e plastica. • Idrossido di sodio è ottimo disinfettante verso virus pestoso ed aftoso; caustico non va usato in presenza di animali utilizzando precauzioni personali; corrosivo su metalli e vernici anche dopo asciugatura. Usato alle concentrazioni di 1-2% per virus; 2% batteri; 5% su spore. • Iodofori sono composti dello iodio coniugato a prodotti tensioattivi non ionici. Attiviti su batteri e virus, esclusi i miceti. Non sono tossici né corrosivi. Non agiscono in presenza di sporco, instabili in soluzione d’uso (poche ore), utilizzati al 1-2% iodio. • Ipoclorito di sodio composto attivo su batteri e miceti, ottimo per brucelle. È tossico ed irritante. Instabile nelle concentrazioni d’utilizzo ( circa 7 gg.) si utilizza varechina in acqua in rapporto di 1 + 3. COME SCEGLIERE UN BUON DISINFETTANTE? La scelta è funzione alle esigenze aziendali, composizione, efficacia, versatilità, rapporto costo/efficacia. La composizione è funzionale ai principi attivi presenti e se vi è sinergia tra di essi. Ad esempio i Sali d’ammonio lavorano sinergicamente con le aldeidi. Va verifica la presenza di tamponanti e/o stabilizzanti ( in Europa la durata o self life menzionata sotto forma di data di scadenza) e degli agenti sequestranti per l’uso con acque molto dure. L’efficacia va valutata verificando l’azione verso virus, batteri e funghi; in etichetta deve esser citato potere battericida e non batteriostatico. Anche la sicurezza operativa va presa in considerazione sia verso gli operatori, animali, attrezzature ed ambiente. Infine il rapporto costo/efficacia inteso non solo come costo per litro di disinfettante, ma vanno considerate tutte le variabili che insistono nell’operazione di sanificazione dell’ambiente come la concentrazione e successiva diluizione, maneggevolezza del prodotto, azione diretta verso i patogeni, applicabilità su campo, computo di tutte le azioni necessarie per la sanificazione.